La nebbia quella mattina era padrona del cielo.La rugiada,nella notte,aveva bagnato ogni cosa con le sue fini e leggere gocce. L’inverno era appena finito,ma i suoi effetti non se n’erano ancora andati.

Quell’inverno nella vecchia città non aveva nevicato,ma il freddo non aveva dato tregua.Con il freddo, era arrivata anche la tristezza,che se per Giovanni di solito era normale,non doveva esserlo quell’inverno. Ora che stava arrivando la primavera,sapeva che doveva gettare via quella tristezza.Il suo cuore,lentamente, si stava scaldando sotto l’affettuoso abbraccio dei raggi di sole.Il suo cuore ricominciava a battere,dopo che qualche settimana prima era stato bloccato.Mentre vedeva la città rinascere dopo la notte, capì che la sua vita valeva troppo per lasciarla andare così senza opporre resistenza,senza cercare di dimenticare ma anche di ricordare.Dimenticare quelle cose tristi,ma ricordare gli avvenimenti piacevoli.Quella mattina aveva capito che anche se per lui era molto importante, doveva comunque reagire con estrema decisione e sicurezza per non cadere in un baratro di malinconia. Tutta quella storia aveva in sé del dolce, dell’amaro, della disperazione e della gioia. Forse, la cosa che legava tutti questi termini era l’illogicità degli avvenimenti.

Quell’anno Giovanni doveva fare la terza media.Un nuovo anno di scuola cominciava.Era un altro anno nella stessa classe che per due anni lo aveva insultato, maltrattato e in qualche maniera bocciato.Era la stessa classe che lo aveva lasciato da parte senza una spiegazione.Lui era solo un ragazzo normale, uno come tutti gli altri.Una delle tante piantine nella foresta del mondo. I suoi compagni però lo trattavano da essere inferiore e lui di conseguenza si credeva realmente inferiore agli altri.Ma quale era il suo difetto? Forse era quello di non essere particolarmente bello o di non avere gli occhi chiari? Oppure il suo difetto era quello di venire da una famiglia troppo normale e non ricca come quella di alcuni suoi compagni di classe?

Suo padre lavorava in un negozio di personal computer, e la sera costruiva programmi per il calcolo veloce di alcune serie di dati immagazzinati nell’azienda in cui lavorava di giorno.Sua madre faceva la casalinga. Giovanni aveva anche un fratellino che frequentava il terzo anno delle scuole elementari.

Fisicamente Giovanni non era proprio quello che si poteva definire un bel ragazzo.Era molto alto e magro con delle mani strette e lunghe,come i rami di un albero in autunno.Aveva delle dita molto fine e leggermente piegate, ma le unghie erano sempre tenute molto bene.Portava dei capelli ricci e scuri all’inverosimile.Erano tutti increspati come tanti cespugli spinosi intrecciati tra di loro.Non ne aveva molta cura e il pettine era un attrezzo che usava molto raramente.Aveva degli occhi allungati e delle labbra piccole. Solitamente, la parte superiore di queste era coperta dai baffi incolti.Delle altre particolarità erano la sua carnagione più scura del normale e la sua spiccata dote nel saltare grazie anche alla sua indifesa gracilità.

Era una persona normalissima ma lasciata in disparte.Per cercare di farsi notare in qualche maniera, gli venne l’oscura quanto angosciosa idea di lanciare insulti,coprendo di male parole la prima persona che gli capitasse davanti. Cominciò con i professori per passare ai compagni.Questo atteggiamento però, come è lecito pensare, non fece altro che allontanarlo dal gruppo. Così durante i primi giorni di scuola si ritrovò come tutti gli altri anni: ’da solo’!

Era in banco da solo, durante la ricreazione era da solo e quando veniva chiesto dall’insegnante di lavorare a gruppi di due lui era l’unico a rimanere da solo.Era già pronto a passare tutto il resto dell’anno in disparte,come viene lasciata in disparte una fotocopia stampata male.Il destino però, gli avrebbe riservato una sorpresa che si sarebbe rivelata molto piacevole ma anche catastrofica.

Una persona nella classe si comportava diversamente nei suoi confronti dagli altri.Questa persona si chiamava Laura.Forse anche lei rientrava in quella fascia di persone che guardavano la propria vita scorrere senza riuscire a viverla. I primi giorni Giovanni si irritò di questa improvvisa vicinanza particolare, ed eresse una simbolica barriera che però non sarebbe resistita molto.

Laura, da parte sua, aveva una grande voglia di parlare con una persona delle cose che le stavano accadendo. Infatti si era infatuata di un ragazzo forse per lei irraggiungibile,non perché a questo ragazzo piacesse un’altra ragazza, ma per tutt’altri motivi.Questo ragazzo alto, dagli occhi azzurri e dai capelli graziosamente spettinati si chiamava Marco. A Marco proprio non interessavano le ragazze e tanto meno Laura.Era perennemente impegnato ad ascoltare la sua musica, una musica indefinibile e di condanna.In classe era sempre seduto nell’ultimo banco e non parlava mai con nessuno.Questo non perché fosse un segnato come Laura e Giovanni, ma semplicemente perché gli dava fastidio la presenza di altre persone da lui definite false.Voleva solamente starsene da solo.Tutta la classe, però, inspiegabilmente lo adorava. Questo dava un fastidio terribile a Giovanni, ma eccitava Laura. Non riusciva più a dormire la notte.Quando chiudeva gli occhi e si lasciava abbracciare dalle mani avvolgenti del buio vedeva una luce abbagliante e questa nasceva dal viso di Marco.Quel viso perennemente arrabbiato, incattivito ma soddisfatto e sicuro. E forse era proprio quella sicurezza che l’attirava,quella sicurezza che lei non aveva mai avuto.

Laura provava sentimenti ogni giorno nuovi e non riusciva a tenerseli tutti per sé, voleva condividerli con qualcuno.La sua scelta era caduta su Giovanni, perché in lui aveva visto qualcosa di particolare e di profondo che non era comune in un ragazzo della sua età.Per questo stava cercando di avvicinarsi a lui.

Anche se sulle prime, come già detto,Giovanni non era contento di questa nuova amicizia, col tempo, e con il passare dei giorni il parlare con una persona della sua età gli faceva incredibilmente piacere.Riusciva in qualche maniera a sentirsi apprezzato. Con lei riusciva a parlare di tutto.Non si doveva preoccupare di niente. Non si doveva preoccupare che i suoi segreti fossero raccontati, oppure del fatto che il suo Italiano fosse alquanto scadente. A Giovanni piaceva anche ascoltarla mentre lei faceva uno dei suoi lunghi monologhi su i suoi sentimenti per Marco. A lui non dava fastidio, come poteva capitare agli altri suoi compagni, che la ragazza con cui stava, parlasse dei suoi sentimenti per un altro ragazzo.Era già infinitamente contento di aver trovato finalmente un’amica.

Questa condizione di stabilità e felicità durò per circa due mesi. Giovanni, infatti, negli ultimi giorni si accorse che tutti quei discorsi su Marco gli cominciavano a dare fastidio.Dopo molto tempo che non gli accadeva iniziava a sentirsi nuovamente un peso.Non riusciva a spiegarsi cosa gli stava accadendo e così chiese il parere di suo padre che riusciva a essergli,in parte, ancora amico. Gelosia fu l’unica parola che gli disse il padre.Il resto disse che doveva capirlo da solo. Ma non gli ci volle molto.Gli bastarono pochi minuti per capire che quella amicizia si stava trasformando in qualcosa di più profondo.Normalmente sarebbe andato da Laura a raccontarle tutte queste nuove emozioni e tutte queste nuove scoperte, ma questa volta, per ragioni ovvie, non poteva farlo.

Si sentiva, dopo diverso tempo, nuovamente solo.Non gli piaceva affatto questa condizione e per questo tentava di parlare con Laura e di chiarirle suoi sentimenti,ma aveva paura che quell’amicizia si rovinasse. Giovanni mostrava in effetti, in quel periodo, un comportamento diverso dal solito e la sua migliore amica non tardò ad accorgersene.Vederlo così accigliato la preoccupava.Erano almeno due mesi che non lo vedeva così. Per questo si decise a parlargli. L’occasione le si presentò due giorni dopo. Giovanni si recò a casa di lei come tutti i giovedì.Non voleva andare, ma sentiva il forte bisogno di vederla e parlarle.Arrivato davanti al portone suonò il campanello.Le rispose lei e gli aprì il portone. Salendo le scale sentiva qualcosa di diverso nell’aria.La sentiva rarefatta. Entrò e lei era in piedi di fronte alla porta nel corridoio.Lo guardò fisso negli occhi.Lui si sentì come paralizzato, congelato e pietrificato.La vedeva così bella con quei riccioli che le cadevano sul viso, e in parte le coprivano gli occhi così seri in quel momento. E quanto gli piacevano quelle labbra così sensuali risaltate dal trucco che le rendeva lucide e fresche.Non voleva che quel momento finisse, ma non riuscì a resistere.In una serie di frasi a malapena comprensibili le disse quello che provava. Si avvicinò a piccoli e lenti passi verso di lei  nell’intento di abbracciarla.Le mani le stavano già accarezzando quei formosi e morbidi fianchi e gli occhi di Giovanni cercavano pietosamente di incrociare i verdi occhi di Laura ma, lei lo svegliò da quel sogno.Si scostò leggermente senza dire niente e corse verso la sua stanza. Laura non riusciva a capire più niente.Voleva solo una semplice amicizia, non voleva niente altro.Voleva solo un amico con cui parlare di Marco, la persona dalla quale voleva qualche cosa in più. Giovanni era rimasto solo nel corridoio.Rimase fermo immobile per qualche secondo e dopodiché con grande forza di volontà tornò verso casa.Lo stavano aspettando i suoi genitori.Entrambi avevano un sorriso serio stampato sulle labbra.Li salutò come era suo solito e loro lo trattarono con insolita benevolenza. Gli dissero che avevano una cosa molto importante da dirgli.

Dissero che sarebbe stato meglio per tutti e in particolar modo per lui.Alla fine di un breve e contorto monologo dissero, che avrebbero traslocato.Non avrebbero cambiato solo casa, ma anche città e lui si sarebbe trovato di fronte un’altra classe e degli altri compagni che non lo avrebbero accettato. Non riuscì a dichiararsi contrariato per quella decisione.Era ancora frastornato dagli avvenimenti avvenuti solo qualche minuto prima.Quel pomeriggio gli sarebbe rimasto impresso per il resto della sua vita.

Il giorno dopo Giovanni e Laura non si salutarono e non si guardarono nemmeno. Quell’amicizia che sembrava indissolubile non esisteva più.

I giorni e le settimane passarono. Laura cercava di farsi notare in qualche maniera da Marco,ma contemporaneamente i suoi pensieri erano sempre rivolti a Giovanni.Si sentiva triste e sola senza lui.Non ne poteva più. Si chiese allora se magari non era accaduto anche a lei.Forse anche lei in realtà provava qualche cosa di più profondo nei confronti di Giovanni?Aveva assolutamente bisogno di parlargli.

Quello stesso pomeriggio corse verso la casa di Giovanni e le mani le si gelarono quando vide che stava traslocando.Ormai il lavoro più grande era stato fatto.Salendo le scale, e dirigendosi verso la camera di Giovanni, vedeva i muri spogli delle cose che le ricordavano i tanti momenti passati assieme.

Aprì lentamente la porta della camera, e lo vide seduto con gli occhi che guardavano le foglie nuove sugli alberi spinte dalla primavera già ampiamente arrivata.Lui si voltò e si guardarono per qualche istante.Lei le corse incontro.Si guardarono nuovamente negli occhi e si baciarono.Una lacrima scendendo dagli occhi di Giovanni bagnò delicatamente le due labbra unite.Le mani di Laura accarezzavano la nuca di Giovanni che poteva finalmente accarezzare i fianchi di quella persona che era scappata via da lui.Le due anime erano unite e i due cuori erano finalmente diventati uno solo.Nessuno dei due avrebbe voluto più smettere di apprezzare e di adorare quel momento così inconsciamente aspettato.Ma ormai era tutto andato perso.Era troppo tardi per tornare indietro.Lui doveva andarsene, ma avrebbe avuto per sempre il ricordo di quell’ultimo pomeriggio in quella città abbracciato con una persona che non avrebbe mai dimenticato.Quella persona che ancora ora in quella nuova città voleva disperatamente ma non poteva avere.Certo sarebbe stato felice nel sapere che anche Laura,mentre lui decideva di continuare a vivere comunque, in quel momento lo stava pensando.Piangeva anche lei perché si rendeva conto di quanto stupida fosse stata a lasciar andare via una persona così importante e per la quale avrebbe ceduto la sua vita.Entrambi però avrebbero vissuto con quel ricordo per il resto della loro vita.