Tixotropismo (Tissotropismo) |
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Il tissotropismo (dal gr. Thìxis, tocco, e Tropè, conversione) è quel fenomeno per cui un sistema colloidale può passare dallo stato di sol a quello di gel passando da un’agitazione meccanica a una di quiete e viceversa. Tale trasformazione modifica le proprietà visco-elastiche del gel. Il tissotropismo muscolare ovviamente non riguarda la sua trasformazione in liquido, ma la capacità di cambiare proprietà visco-elastiche in funzione di quello che è successo, della sua storia passata. Dunque, se comunemente si pensa che dato lo stato del muscolo (lunghezza e velocità) si può cercare di definirne il comportamento in termini di proprietà visco-elastiche , questo non risulta più essere vero, ci serve sapere quale era lo stato del muscolo nel suo immediato passato. Come primo concetto si potrebbe introdurre quello di stato del muscolo. Il muscolo si trova durante l’attività quotidiana in uno stato indefinito (non facilmente misurabile). E’ possibile, attraverso un opportuno condizionamento muscolare (esercizi di stretch-release), portare il muscolo in uno stato noto. Questo concetto è fondamentale sia per chi vuole fare ricerca sui muscoli, sia per chi si occupa della riabilitazione. Ad esempio : uno stesso esercizio potrebbe avere effetti diversi se viene eseguito con il muscolo in stati diversi
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Tissotropismo dei fusi muscolari |
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Proprietà
meccaniche
E’
necessario, prima di descrivere il tissotropismo, conoscere il comportamento e
le proprietà dei fusi muscolari, principali responsabili del
fenomeno che vogliamo studiare.Il fuso è una formazione capsulare lunga
circa 4-10 mm che racchiude una certa quantità di fibre muscolari, chiamate
intrafusali, che sono molto più piccole di quelle extrafusali e non forniscono
contributi significativi alla forza generata dalla contrazione. Le regioni che
sono in grado di contrarsi, sono quelle polari, la cui funzione principale è
quella di poter modulare lo stiramento al centro del fuso. Infatti nella zona
centrale sono presenti le terminazioni sensitive (provenienti dalle fibre
afferenti primarie e secondarie) avvolte a spirale intorno alla fibra e sono
attivate in presenza di uno stiramento. Sono note tre tipi di fibre intrafusali
: uno a catena di nuclei e due a sacco di nuclei. Le fibre a sacco
di nuclei hanno un diametro maggiore e sono suddivise in statiche e dinamiche.
(Generalmente nei mammiferi il fuso muscolare contiene due fibre a sacco e un
numero variabile, ma generalmente intorno a cinque, di fibre a catena di
nuclei).
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Le
innervazioni afferenti
Sono
quelle che “misurano lo stato del fuso” e portano l’informazione ai centri
superiori. Nel fuso vi è una sola terminazione afferente di tipo Ia, le cui
diramazioni avvolgono tutti i tipi di fibre, e generalmente vi è una sola
terminazione nervosa afferente di tipo II le cui diramazioni avvolgono solo le
fibre a catena di nuclei e a sacco di nuclei statiche. (Vedi Figura). I due tipi di terminazioni nervose hanno risposte diverse
agli stimoli; la differenza principale è che le innervazioni di tipo Ia sono
molto più sensibili alla variazione di velocità dei fusi che non quelle
secondarie. Le
innervazioni efferenti Sono
quelle che “comandano” l’attività contrattile dei poli del fuso e
provengono dai motoneuroni. Osservazione : negli anfibi e in altri vertebrati
inferiori questi assoni sono collaterali dei motoneuroni che innervano le fibre
extrafusali. Nei mammiferi invece l’innervazione motoria tra fibre intra -
extra – fusali è in generale distinta.
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Risposta delle terminazioni nervose afferenti | ||
Nella figura a
sinistra sono mostrate le diverse risposte delle terminazioni afferenti. Le
terminazioni primarie sono sensibili ai cambiamenti di velocità, e lo sono per
qualsiasi lunghezza, sono in grado
di ristabilire il proprio livello di sensibilità subito dopo aver assunto la
nuova lunghezza, informando costantemente il SNC quando il muscolo è in
movimento. Le fibre secondarie invece forniscono un’informazione circa lo
stato di lunghezza del muscolo indipendentemente dalla velocità con cui avviene
la transizione. Quindi, la relazione tra andamento della frequenza di scarica e
velocità di variazione della lunghezza e ben lungi dall’essere lineare e
dipende in modo complesso anche da altri fattori, in particolare dalla lunghezza
iniziale e dallo stato dell’attività del fuso prima della variazione di
lunghezza. Questo concetto è alla base del fenomeno tissotropico del muscolo.
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Gli assoni dei motoneuroni gamma non innervano tutte le fibre, ma si dividono in
gamma-statici e gamma-dinamici. Rispettivamente aumentano la sensibilità del
fuso alla lunghezza e alla velocità. Ma
come è possibile spiegare la differenza tra risposta statica e dinamica ? Chi
è “diverso” ? I motoneuroni, le
afferenze, o gli stessi fusi ? E’ stato dimostrato che la diversità di
risposta alle sollecitazioni meccaniche risiede nelle diverse proprietà
visco-elastiche delle fibre intrafusali. Quelle dinamiche hanno una risposta
meccanica che “esalta” i transitori del movimento. In
figura è mostrato questo meccanismo chiamato scorrimento fusale. Con lo
stesso principio è possibile dimostrare che l’aumentata sensibilità dovuta
all’attivazione gamma avviene attraverso due principi diversi. Nel caso
dinamico in realtà non viene stirata, se non debolmente, la parte centrale del
fuso, ma viene irrigidita la zona polare (aumento della viscosità); così
facendo la zona centrale risulta più sensibile agli stiramenti.
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Meccanismo
di base |
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Nelle fibre
intrafusali, come in quelle extrafusali, si formano legami stabili tra
actina e miosina. In altre parole le fibre intrafusali mostrano un
comportamento simile alla SREC per le fibre extrafusali (Short Range Elastic
Component). Dire che le fibre intrafusali sono
“incollate” ad una particolare lunghezza (all’interno del fuso)
implica che tutti i legami stabili si formano a quella lunghezza. Una volta che
i legami si sono formati, se il muscolo non viene attivato o disturbato, questi
rimangono intatti per lunghi periodi. In seguito ad un disturbo i legami si
possono distruggere, ma essi si
riformeranno in pochi secondi alla lunghezza muscolare corrente. Questo
comportamento sta alla base di tutti i fenomeni tissotropici osservati. ( Se il
muscolo si trova in uno stato di quiete si formano dei legami stabili che hanno
come effetto macroscopico quello di rendere il muscolo più viscoso. Durante
un’agitazione meccanica i legami non riescono a formarsi, lasciando il muscolo
meno rigido) Una conseguenza di questa rapida riformazione dei legami consiste
in un irrigidimento muscolare. Se il muscolo viene accorciato dopo che i legami
si sono formati le fibre non sono in grado di assorbire il cambio di lunghezza
attraverso l’accorciamento dei sarcomeri, rimanendo di fatto “allentate”.
(E questo è un altro passo fondamentale per la comprensione del tissotropismo) Il “burst”
di scarica dei fusi muscolari in risposta ad uno stiramento è dovuto ad una
over – estensione delle terminazioni nervose a causa della maggiore resistenza
delle fibre intrafusali alla prima parte dello stiramento. L’alta stiffness si
suppone sia dovuta alla SREC delle fibre intrafusali. Il picco
iniziale di scarica del secondo stiramento (di due ravvicinati 100-200 ms) è
molto più piccolo, ma recupera completamente entro 1-2 secondi. Durante uno
stiramento lento i legami vengono stirati fino al punto in cui si staccano, per
poi riformarsi. E’ importante osservare che si ha una significativa
riformazione dei legami anche durante la presenza dello stiramento, in
particolar modo se è lento. Alla fine dello stretch quindi è possibile trovare
un gran numero di legami nell’intorno della lunghezza raggiunta alla fine
dell’ allungamento. Di conseguenza se il muscolo viene accorciato alla sua
lunghezza iniziale molte delle fibre intrafusali si troveranno allentate. Questo
è il motivo per cui la scarica iniziale viene eliminata quando si esegue un
movimento di allungamento seguito da un accorciamento. La contrazione
muscolare spezza i legami in modo che possano prendere parte attivamente alla
contrazione muscolare , al termine del movimento si riformeranno dei legami alla
nuova lunghezza. Analogamente, una contrazione isometrica può essere vista come
un processo che elimina tutti legami associati alle fibre allentate
e li porta alla lunghezza del muscolo.
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Eccitabilità allo stiramento | ||
Le osservazioni
sperimentali evidenziano che se un muscolo è sottoposto ad un ciclo di
stretch-release e poi da una stimolazione delle fibre fusali dinamiche, viene
prodotta una più ampia risposta dalle terminazioni nervose che non quando la
stimolazione non è preceduta dagli stiramenti. Anche in questo caso è
possibile spiegare il fenomeno in termini di numero di fibre intrafusali
“tese” (o allentate). Senza un pre–condizionamento
(stretch-release) il muscolo si trova in uno stato indefinito, con un
certo numero di fibre intrafusali allentate che in seguito alla stimolazione
diretta risponderanno debolmente. Lo scuotimento del muscolo rompe i
legami stabili e ne crea di nuovi ad una determinata lunghezza (quella alla
quale il muscolo si ferma) creando di fatto molte più fibre intrafusali
“tese” che in seguito ad una stimolazione produrranno una risposta più
accentuata. |
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Condizionamento
muscolare |
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Il concetto di
muscolo in uno stato indefinito porta inevitabilmente a
considerare la necessità di dover conoscere e di poter gestire lo stato
del muscolo. Si ricorre quindi ad una sorta di condizionamento muscolare
che ci permette di portare il muscolo in uno stato voluto per poi studiarne le
conseguenze dal punto di vista del comportamento tissotropico. Il primo metodo
consiste nell’eseguire una serie di allungamenti ed accorciamenti del muscolo
e fermarsi nella posizione di allungamento per un po’ e poi tornare nella
posizione originale (HOLD LONG) mentre il secondo si ferma già nella posizione
accorciata (HOLD SHORT) Per studiare
quello che succede iniziamo a tirare lentamente il muscolo (partono entrambi
dalla stessa posizione, ma con storie precedenti diverse) e ad un
certo punto stimoliamo i fusi. (stimoliamo la terminazione primaria che come
ricordiamo innerva tutti i fusi) Quello che si
può osservare è che il condizionamento hold-short produce una più
rapida e ampia risposta dei fusi che non con il condizionamento di tipo hold-long.
Questo si spiega pensando che con il condizionamento di tipo hold-long i
cross-bridge si formano ad una certa lunghezza, poi accorciamo il muscolo
creando un allentamento delle fibre che in seguito alla stimolazione, dovranno
prima recuperare l’allentamento (questo concorda con il ritardo nella
risposta) e poi avranno meno possibilità di avere una risposta alta.
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Conseguenze
a breve termine del condizionamento
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Tutti gli
effetti che abbiamo descritto scompaiono quando il muscolo è allungato.
In uno studio si è dimostrato che
per lunghezze 8mm inferiori alla lunghezza massima (Lm-8) si ha un tempo di
latenza alla stimolazione dei fusi dinamici (in entrambi i condizionamenti
muscolari) che non cambia significativamente nei 400 secondi successivi (da 150
a 120 ms). Se il muscolo viene allungato di 2 millimetri (Lm-6) i tempi di
latenza vanno da 70 a 40 ms. Ad Lm-4 la
latenza è di 20ms e sparisce a zero nei 50 ms successivi ( prima erano
400 secondi ! ). Quindi a lunghezze maggiori gli effetti sono più
piccoli e spariscono molto rapidamente. Una spiegazione a tale fenomeno è
basata sulla presenza di una tensione passiva nelle fibre muscolari per alte
lunghezze. Le fibre intrafusali, irrigidite dai cross – bridge stabili,
si allentano quando sono accorciate (in pratica non perdono il
legame). La proposta è che in corrispondenza dell’allungamento muscolare
l’elevata tensione passiva nel muscolo risulta come una grossa forza di
compressione che agisce sulle fibre rompendo i legami e consentendo di
recuperare l’allentamento. Tanto più rapidamente questo succede, tanto più
rapidamente scompare l’after-effect.
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Conseguenze
della stimolazione fusale |
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Sotto
certe condizioni la stimolazione degli assoni gamma statici può aumentare
(paradossalmente) la sensibilità dinamica del fuso muscolare. Questo
esperimento consiste nel sovrapporre un piccolo movimento sinusoidale ad uno
triangolare più ampio e lento. La modulazione della risposta delle terminazioni
primarie (dinamica e statica) in risposta alla sinusoide cresce durante la fase
di stiramento del movimento triangolare quando è stato preceduto da una
stimolazione delle innervazioni statiche. Una possibile spiegazione è che la
stimolazione potrebbe rimuovere l’allentamento nelle fibre coinvolte nel
movimento sinusoidale. Condizionando il fuso con una stimolazione alle
innervazioni dinamiche, possiamo potenziare la risposta durante uno stiramento
lento, a patto che la stimolazione condizionante sia fatta durante un lento
accorciamento e non durante un allungamento. Una interpretazione potrebbe essere
che durante l’accorciamento le fibre tenderebbero ad allentarsi e la
stimolazione agisce contro questo processo facendo in modo che ci siano molte
fibre “ tese” pronte per la risposta allo stiramento. Al contrario
l’allungamento lento produce continuamente fibre tese e la stimolazione
accentua questo processo. Al termine della stimolazione si produrranno delle
fibre molli (o un accorciamento intrafusali). Un fenomeno correlato a questo è
la possibilità di avere per più stiramenti consecutivi una accentuata risposta
fusimotoria se il movimento di ritorno è effettuato molto rapidamente. |
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Il tissotropismo per studiare il meccanismo dei fusi | ||
E’
noto che i fusi hanno la capacità di mantenere una scarica spontanea per
diverse lunghezze muscolari. Alcuni tipi di fusi, in seguito al condizionamento
di tipo hold-long perdono questa capacità e vengono chiamati fusi
silenti. Altri invece continuano ad avere una scarica nonostante
teoricamente non si trovino nella condizione adatta a farlo, sono i fusi
spontanei. La capacità di fornire una scarica anche quando le fibre sono
completamente allentate (in seguito al condizionamento muscolare) è nota fin
dal 1954 (Hunt) sebbene non ci sia una spiegazione soddisfacente del fenomeno. |
In A il fuso silente
accorciato non presenta attività. In presenza dell’allentamento (indicato
dallo zig-zag della fibra) non c’è stiramento delle terminazioni nervose a
spirale. In B è mostrato come il fuso spontaneo recupera l’attività.
Viene schiacciato dalle fibre elastiche che di fatto producono un allontanamento
tra le spire delle terminazioni nervose, permettendo una scarica spontanea anche
in presenza del rilassamento. In C un fuso silente accorciato viene
stimolato (barra ) costringendolo a recuperare la condizione di tensione anche
in presenza dell’accorciamento permettendo nuovamente la scarica spontanea. |
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Bibliografia |
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