I giudei fecero
chiamare per la seconda volta l'uomo che era stato cieco e gli dissero: "Dà gloria a Dio, noi sappiamo
che quest'uomo è un peccatore".
Gv 9 Vs 24 Primo
tema.
Titolo: L'insidia antica.
Argomenti: Il posto della creazione. L’uomo vivendo per-, diventa dipendente da-. Il
conflitto col mondo nell’uomo che cerca Dio. L’insidia
al calcagno: confondere la Volontà di Dio. L'autorità deve essere servizio. Capire personalmente la Volontà di Dio.
24/Gennaio/1988 Casa di preghiera Fossano.
Siamo giunti al versetto 21
del capitolo nono di San Giovanni.
Qui si dice: "Essi,
cioè i giudei fecero chiamare per la seconda volta l'uomo che era stato cieco e
gli dissero: "Dà lode a Dio, noi sappiamo che quest'uomo è un
peccatore".
Quando l'uomo non riesce ad
andare avanti si volta indietro e così noi vediamo questi giudei che non
riuscendo ad andare avanti nella conoscenza della verità, incominciano a girare
su se stessi.
Prima hanno interrogato
l'uomo che era stato guarito dalla sua cecità del Gesù, poi sono passati ai
genitori, e adesso ritornano a interrogare quest'uomo.
È quello che accade nella
vita di ogni uomo.
L'uomo si trova su un
cammino e il cammino ha una meta ben precisa.
Dio ha creato l'uomo per la
vita eterna e la vita eterna è conoscere Dio.
Quindi il cammino della
vita andando verso una meta è rettilineo.
Può succedere però a un
certo momento che l'uomo non riesca più ad andare avanti e allora incomincia a
girare su se stesso, si volta indietro.
Abbiamo visto le domeniche
scorse che l'uomo è costituito sostanzialmente da tre fattori: la Presenza di
Dio, la presenza delle creature, e la passione di Assoluto.
L'uomo è costituito da
questi tre elementi.
Proprio per la passione di
Assoluto, l'uomo è portato a vivere per-.
La passione d'Assoluto è
una passione unificante.
Per cui la vita diventa uno
scegliere continuo.
Scegliere che vuol dire
mettere qualche cosa al di sopra di tutto e raccogliere tutto in questo fine.
Proprio qui l'uomo scopre
il primo posto di blocco.
Perché l'uomo è portato a
vivere per ciò che vede e tocca e ciò che vede e tocca non è Dio ma l'opera di
Dio, è la creazione di Dio. Per cui l'uomo è portato "naturalmente" a
vivere per il mondo esterno, per le creature, per le cose che vede e tocca.
Qui l'uomo trova il primo
posto di blocco.
In questo posto di blocco
esperimenta la solitudine (creata dall'incomprensione), la paura (creata dal
mutare delle cose, dagli avvenimenti) e esperimenta il legame forte con ciò per
cui vive.
Per cui gli riesce sempre
più difficile separarsi da ciò per cui vive.
Ma Dio non abbandona
l'uomo: proprio facendogli esperimentare questa solitudine, questa paura,
questa schiavitù che l'uomo prova vivendo per le cose del mondo, suscita
nell'uomo stesso questa forza di reazione per la ricerca di un Bene in cui
trovi la comprensione, la pace, la sicurezza e non trovi più la schiavitù ma la
libertà.
La prima opera che Dio fa
per riportare l'uomo sul cammino verso la meta per la quale l'ha destinato.
Dio opera in continuazione per
liberare l'uomo dai posti di blocco, dalle prigioni in cui si chiude, mentre
l'uomo tende in continuazione a fermarsi e a chiudersi in posti di blocco.
Abbiamo anche visto che
l'uomo vivendo per-, diventa dipendente da- e quindi finisce di appartenere a
ciò per cui vive e come sotto l'opera di Dio, l'uomo tende a superare queste
sue schiavitù, questa sua dipendenza dal mondo a cui appartiene.
Nella rottura con il suo
mondo viene a esperimentare le lotte, i conflitti del mondo stesso, perché il
mondo vanta dei diritti su coloro che vi appartengono e allora c'è tutto il
problema delle conflittualità con l'ambiente, con il mondo.
Questo in quanto
attiene ha un aspetto positivo perché, abbiamo detto che l'amore
contrastato diventa un amore fortificato. Come Dio opera per liberare l'uomo
dai posti di blocco suscita contemporaneamente queste forze di contraddizione
per purificare l'uomo che, avendo capito il piano di Dio ha incominciato a
cercare Dio, a rivolgersi a Dio, a cercare di fare la volontà di Dio e non più
seguire il mondo.
È un rischio questo, uno
dei primi rischi che l'uomo esperimenta quando fa il tentativo di alzarsi dal
mondo verso il cielo di Dio.
È un rischio, e lo dice
Gesù stesso quando parla del seminatore.
Il seme che cade in quel
terreno pietroso rappresenta coloro che subito, avendo ricevuto la parola,
partono con entusiasmo verso ciò che ha indicato la parola.
Il seme rappresenta la
Parola di Dio e la Parola di Dio indica una meta unica: "Cerca prima di
tutto Dio perché uomo, sei stato creato per Dio.
Costoro partono con
entusiasmo ma poi, in conseguenza delle persecuzioni, delle conflittualità che
sorgono dal mondo per questa parola, questi uomini avendo poca profondità
perdono la Parola.
Il terreno essendo
pietroso, ecco che perde la parola, ritorna indietro e spegne la vita.
La contraddizione, la
conflittualità, hanno un aspetto positivo ma, rappresentano un rischio per
l'uomo, un rischio per cui se la sua fede, il suo amore sono deboli, tutto si
spegne e l'uomo ritorna nel mondo di prima, peggio di prima.
Ma sul cammino dell'uomo
c'è un altro posto di blocco e c'è un altro rischio ed ancora più grave perché
ha l'apparenza della volontà di Dio.
Ritroviamo questi farisei
che dicono al cieco nato e guarito da Gesù in giorno di sabato: "Dà Gloria
a Dio". L'uomo è fatto per dare gloria di Dio, qui dicono: "Dà
gloria di Dio" e lo invitano quindi a fare la volontà di Dio.
Il primo termine è buono, è
giusto.
Anche il serpente quando
tenta Eva si fonda sul termine giusto: "Voi siete stati creati per
conoscere Dio, per essere come Dio", e fa leva su questo: l'uomo è stato
creato per essere come Dio.
Ma è il secondo termine che
è sbagliato.
Quando il primo termine è
giusto e il secondo è sbagliato abbiamo l'insidia.
Qui dicono: "Dà gloria
di Dio, noi sappiamo che quest'uomo è peccatore".
Il primo termine è giusto,
il secondo è sbagliato, perché dicono: "Dà gloria a Dio" ma, in
sostanza dicono: "Dà Gloria a noi, perché noi sappiamo che quest'uomo è
peccatore".
Ecco l'insidia.
È l'insidia del serpente
antico nel paradiso terrestre.
Dio stesso quando condanna
il serpente gli dice: "Ci sarà in inimicizia fra
te e la donna, essa ti calpesterà e tu le insedierai il calcagno".
In che cosa consiste questa
insidia al calcagno?
L' insidia che l'uomo
riceve quando parte per cercare di conoscere Dio, quando supera il suo mondo?
Quando l'uomo supera il suo
mondo, è vero che nel mondo nascono delle conflittualità per questa partenza.
In quanto l'uomo è in
cammino viene a trovarsi in situazioni scelte da lui in conseguenza di questa
ricerca di Dio.
Va magari nel deserto, va
in istituzioni, abbraccia una regola.
Questa è conseguenza di
questa sua volontà di occuparsi di Dio, crede in Dio, si occupa di Dio, parte
verso Dio e partendo viene a trovarsi in certe nuove situazioni e l'insidia sta
in questo: l'uomo viene a confondere la nuova situazione in cui si trova, in
cui è venuto a trovarsi per cercare di conoscere Dio, per volontà di Dio e
chiama (può correre il rischio) di chiamare volontà di Dio il luogo in cui si
trova, per cui comincia vivere per un istituto, per una regola, per
un'autorità, ritenendo che tutto ciò che fa per questa situazione o in
ubbidienza a quest'autorità sia volontà di Dio.
È un insidia perché a
questo punto l'uomo partito per conoscere Dio, conclude per vivere per
un'istituzione, per una regola, per un'ubbidienza non c'è nessuna regola,
nessuna autorità, nessuna istituzione che possa essere messa al posto di Dio.
Dio non si confonde con
nessuno e quando abbiamo un'autorità, una regola che si mette al posto della
volontà di Dio, l'uomo viene a trovarsi in questo rischio.
Perché l'uomo è in cammino
e quando è in cammino non conosce ancora la Volontà di Dio.
La situazione in cui l'uomo
viene a trovarsi è Volontà di Dio, perché tutto ciò che esiste è voluto da Dio.
Quindi se un uomo per
cercare di conoscere Dio è partito per andare in una trappa, quel luogo in cui
viene a trovarsi è voluto da Dio, voluto da Dio, però non è Volontà di Dio.
Se l'uomo vive per quel
luogo in cui lui è andato, se l'uomo confonde la situazione in cui si trova
(famiglia, buoi, campi, moglie, lavoro, l'istituzione, trappa, regola), se vive
per qualche cosa che è altro da conoscere Dio, cade in queste insidia perché
sostituisce a quella della conoscenza di Dio, altro da Dio.
Abbiamo detto che è un
insidia.
Insidia viene dal latino
"in- sido", "in-sidere", che vuol dire "sedersi
dentro, immergersi in, sprofondarsi".
Tutti i luoghi che fanno
parte della creazione, sono tutti opera di Dio sono tutti voluti da Dio ma,
l'uomo non deve sedersi in essi, sprofondarsi in essi, perché essi non debbono
essere lo scopo di vita dell'uomo, perché scopo di vita dell'uomo è Dio.
"Tu non avrai altro
Dio all'infuori di Me", ossia: " Tu non avrai altra vita, altro
scopo, altro fine all'infuori di me".
Quindi se tutta la
creazione è voluta da Dio, è voluta da Dio non perché l'uomo viva per essa ma,
perché l'uomo capisca la Volontà di Dio.
Per questo la situazione in
cui l'uomo si trova, non deve essere il suo fine, anche se viene a trovarsi in
essa in conseguenza del fatto che è partito per cercare di conoscere Dio,
perché Dio gli ha fatto capire che è stato creato per conoscerlo e che soltanto
vivendo per cercare di conoscere Dio troverà quel bene in cui c'è comprensione,
pace, libertà, luce, conoscenza della Verità.
Se l'uomo è partito per
questo e partendo per questo ha lasciato tutti i luoghi in cui si vive secondo
la mentalità del mondo, ed è venuto trovarsi in altri luoghi, quell'uomo deve
stare molto attento a non confondere la situazione in cui è venuto a trovarsi
come scopo della sua vita.
È molto facile perché dice:
" Dio mi ha messo qui (ed è vero che Dio l'ha messo lì) quindi vivo per
questo": è sbagliato!
Dio ti ha messo lì e tu non
devi vivere per quello.
Dio ti ha messo in una
istituzione, in una famiglia, ma tu non devi vivere per questo e non sei
giustificato, altrimenti ricadi in quella categoria di quelli che ritengono di
essere giustificati dicendo: "Io ho i campi, i buoi, la moglie, quindi non
posso venire".
"Io ho una regola,
quindi non posso dedicarmi a cercare di conoscere Dio".
Ecco l'insidia del serpente
antico, l'insidia che troviamo qui: "Dà gloria di Dio, ubbidisce a
noi".
No, non è che ubbidendo
alla creatura l'uomo dia gloria a Dio.
La creatura anche se è un'autorità, è al servizio dell'uomo, affinché l'uomo
cerchi Dio.
Gesù dice: "Nel mondo
le autorità comandano, impongono, non sarà così tra voi".
"Tra voi sarà che chi
ha più autorità più deve servire".
Servire vuol dire aiutare
l'uomo a cercare di conoscere Dio.
Quindi non è fa servire
l'uomo a una regola, a una istituzione, a una famiglia, a un lavoro ma, è
aiutare l'uomo a superare tutti questi condizionamenti per essere sempre più
libero di cercare di Dio, perché il fine si realizza nel'uomo, non in un
istituto.
Non è l'istituto che
conosce Dio, è l'anima dell'uomo che conosce Dio.
È l'anima dell'uomo che
entra nella vita eterna, non è l'istituto.
Come non è il mondo che
entra nella vita eterna ma l'uomo.
Il tema di oggi è l'insidia
del calcagno.
In quest'affermazione i
giudei dicono: "Dà gloria a Dio, noi sappiamo che quest'uomo è
peccatore", c'è un insidia.
È l'insidia che il demonio
rivolge a Gesù quando Gesù va nel deserto per 40 giorni: "Se tu sei Figlio
di Dio, dì a queste pietre che diventino pane".
È sempre l'insidia che
propone di vivere per la situazione. Abbiamo visto in questi giorni l'insidia
che è capitata sul Saul e quella che è capitato su Davide.
Saul a un certo momento
sente le ragazze di Gerusalemme cantare: "Saul ne ha uccisi mille, Davide
diecimila".
È l'insidia e Saul comincia
a invidiare Davide e già pensa di ucciderlo.
Ecco la situazione che
diventa determinante.
Saul è caduto nell'insidia.
Anche Davide subisce
l'insidia.
Nella grotta di Engaddi,
quando i suoi uomini gli dicono: "Dio ti ha messo il nemico a
disposizione".
Saul è nelle mani Davide e
gli amici di Davide dicono: "Dio ti ha messo il tuo nemico nelle tue mani,
uccidilo".
Ecco l'insidia.
Dio ha messo Saul nelle
mani di Davide: "Dà gloria di Dio, fa la volontà di Dio, uccidilo".
L'insidia sta lì, sembra
una cosa buona.
Certo Dio l'ha messo nelle
mani su una (tutto è voluto da Dio), ma Davide non cade nell'insidia: la vede
ma non cade.
Dobbiamo chiederci perché.
Tutto ha un significato.
Come domenica scorsa
abbiamo visto il significato della conflittualità che si forma nel mondo quando
l'uomo incomincia partire verso Dio, così c'è anche un significato positivo in
questa insidia perché, in quanto accade è voluta da Dio.
Ora perché questo fatto,
questa tentazione che grava sull'uomo, tentazione dell'uomo che dice: "Qui
mi ha portato Dio, adesso io vivendo per questo faccio la volontà di Dio"?
Perché l'insidia?
"Qui mi ha portato
Dio": giusto.
"Adesso vivendo per
questo faccio la volontà di Dio": sbagliato.
Così quello che l'uomo
partendo per cercare Dio ha scacciato dalla porta, adesso
entra dalla finestra.
Si fa lo stesso
ragionamento di quelli che dicono: "Io i buoi, i campi, la moglie, me li
hai dati Tu Dio, è volontà di Dio, io vivo per questi quindi faccio la volontà
di Dio": sbagliato.
Infatti Gesù dice:
"Non assaggeranno la mia cena".
Vivono per cose che ha dato
loro Dio (i buoi ci sono, i campi, la moglie è Dio che li vuole): "È
giusto questo, è Dio che mi ha dato i campi e la moglie, io vivo per loro e
quindi non posso occuparmi di Dio".
Dio ti ha dato questo,
perché tu abbia a superare ogni cosa per cercare di conoscere Dio.
Quindi ogni situazione in
cui l'uomo viene a trovarsi non deve mai essere motivo di vita e se lo diventa,
si entra nel vivere per- che ti fa appartenere a- ed è finita, l'uomo si chiude
in un cerchio.
Ecco l'insidia antica.
Allora quale è il
significato?
Il significato di questo è
sollecitare l'uomo a capire qual è la Volontà di Dio e a capirla personalmente,
non a capirla perché gli altri lo dicono, perché gli altri dicono una volontà
di Dio sbagliata.
È l'uomo che deve capire la
Volontà di Dio.
L'insidia confonde la
volontà di Dio.
Dicono: "Dà gloria a
Dio, noi sappiamo che quest'uomo è peccatore", il che vuol dire: "Dì
che quest'uomo peccatore, è peccatore perché ti ha guarito il giorno di sabato,
ha trasgredito al comandamento di Dio, quindi è un peccatore, e il
riconoscerlo, questo è fare la volontà di Dio, te lo dice l'autorità".
Questo cieco non cade
nell'insidia.
Era cieco ma vedeva più di
loro.
Era cieco, guarito da Gesù
e dimostra (lo vedremo in seguito) che aveva gli occhi più aperti di coloro che
gli dicevano: "Dà gloria di Dio".
C'è questa insidia da parte
delle situazioni in cui veniamo a trovarci, per sollecitare noi personalmente a
capire presso Dio qual è la sua Volontà, quindi a partecipare a quella che è la
Volontà di Dio, il Pensiero di Dio.
Il Pensiero di Dio viene da
Dio, non c'è nessuna creatura, nessun superiore che possa indicare la Volontà
di Dio e faccio male se vado cercare da un superiore la Volontà di Dio.
Non c'è nessuna creatura al
mondo che ti possa indicare la Volontà di Dio perché questa viene solo da Dio,
si può trovare solo da Dio.
E solo da Dio che si
conosce quale è la Volontà di Dio, quale è l'Intenzione, il Fine, il Pensiero
di Dio.
E siccome Dio è persona, si
attinge soltanto attraverso un rapporto diretto, personale.
È solo personalmente che
noi possiamo attingere il Pensiero, l'Intenzione, la Volontà di Dio da ciò che
Dio è.
La conoscenza di Dio è
personale quindi anche la conoscenza della volontà di Dio è personale, nessuno
te la può dare al posto suo. Capiamo perché ci sia questa insidia a confondere
la Volontà di Dio per cui Dio dice: "Verranno tempi (e vengono per ognuno
di noi) in cui sorgeranno falsi profeti, superiori che vi diranno: eccolo qui,
eccolo là, vi diranno: ecco la volontà di Dio è qui, è là: non seguiteli".
Perché la Volontà di Dio
sarà come un lampo nella notte che si illumina.
I giudei fecero chiamare per la
seconda volta l'uomo che era stato cieco e gli dissero: "Dà gloria a Dio, noi sappiamo che quest'uomo è un
peccatore".
Gv 9 Vs 24 Secondo tema.
Titolo: La gloria di Dio.
Argomenti: Solitudine
e paura. La Volontà di Dio si
trova solo da Dio. Cosa significa dare gloria a Dio? Il vedere dipende
dall'essere nel luogo del Figlio. Il nostro pensiero diventa figlio di ciò cui pensa.
Il nostro essere deriva dal conoscere.
31/Gennaio/1988 Casa di preghiera
Fossano.
Restiamo ancora nel versetto 24 del capitolo nono di San
Giovanni dove si dice: "I giudei fecero richiamare quell'uomo che era
stato cieco e gli dissero: Dà gloria a Dio, noi sappiamo che quest'uomo è
peccatore".
Abbiamo visto domenica scorsa come in questa proposta dei
giudei a quell'uomo cieco ci fosse un’insidia determinata dalla prima
dichiarazione che è buona ("Dà gloria a Dio").
La seconda dichiarazione invece ("Noi sappiamo che
quest'uomo è peccatore"), è un'affermazione che parte dagli uomini, non è
contemplata in Dio e quindi è carica di errore.
Abbiamo visto che, quando arriva a noi una proposta di
una cosa buona mentre sotto poi, c'è un distacco da Dio, questa sia un'insidia
dalla quale ognuno deve guardarsi, soprattutto quando questa insidia assume un
aspetto religioso che può essere un istituto, una regola,un convento, una
famiglia, un dovere.
Perché allora scambiamo una cosa buona come Volontà di
Dio, come proposta per la nostra vita e viviamo per essa, dimenticando che Dio
ci ha creati per cercare e per conoscere Lui.
Non bisogna che alcuna istituzione, comunità, attragga
l'attenzione dell'uomo, perché ogni istituzione o comunità è un mezzo per
l'uomo e non deve strumentalizzare l'uomo, non deve diventare fine per l'uomo
ma, mezzo per servire l'uomo, affinché questi cammini verso il suo Fine.
Perché ogni uomo ha il suo Fine in se stesso e il Fine
dell'uomo è conoscere Dio e conoscere Dio è la vita eterna e chi entra nella
vita eterna non sono le istituzioni, le regole, le comunità, ma le persone
singole.
Poiché sono le persone singole che giungono a conoscere
Dio come Dio vuole essere conosciuto.
È un'insidia che grava soprattutto su quanti hanno fatto
una scelta religiosa, perché avendo fatto una scelta religiosa sono portati a
confondere il luogo, la situazione in cui vengono a trovarsi per volontà di Dio
e a vivere per questo, ritenendo che sia la volontà di Dio.
Certamente tutto ciò che esiste è voluto da Dio ma,
quello che conta non è ciò che esiste ma, il fine per cui Dio vuole ciò che
esiste.
Quindi noi non dobbiamo mai scambiare ciò che esiste come
fine, perché altrimenti, anche i buoi, i campi, la moglie, essendo creature
volute da Dio, giustificherebbero, invece sono diventate motivo di esclusione
dal banchetto della vita.
Proprio queste scuse impediscono agli invitati della
parabola del Signore di partecipare al banchetto della vita, al banchetto
nuziale.
Questo per dire che non dobbiamo mai confondere tutto ciò
che esiste, per volontà di Dio per noi.
Anche se in ciò che esiste noi, veniamo a trovarci per
scelta, per vocazione, per dedicarci a Dio.
Certamente Dio fa tutte le cose, tutto è opera sua, ma
ciò che conta è il fine per cui Dio fa tutte le cose.
L'argomento di oggi è la prima parte (quella buona) di
questa proposta che i farisei fanno a quell'uomo cieco nato: "Dà Gloria a
Dio".
Il tema di oggi è la gloria di Dio.
Una proposta per ogni uomo, perché ogni uomo è stato
creato per essere una gloria di Dio.
Giungiamo qui dopo aver considerato, attraverso gli argomenti
delle domeniche scorse, tutta una serie di problemi, di situazioni, di
tentazioni, attraverso cui a poco per volta si è precisata la situazione
dell'uomo verso Dio.
Abbiamo concluso domenica scorsa dicendo che tutto ciò
che accade, tentazioni, insidie, eccetera, ha un aspetto positivo.
L'aspetto positivo e quello di portare ognuno di noi a
capire personalmente quale sia la Volontà di Dio.
Gesù dice: "Perché non riconoscete da voi stessi
quello che è giusto?".
Quando Gesù dice questo, lo dice perché noi corriamo il
rischio, sempre, di scambiare per Volontà di Dio ciò che dicono gli altri, ciò
che propongono gli altri.
Se Gesù dice: "Perché non riconoscete da voi
stessi?", è perché soltanto personalmente noi possiamo conoscere quale sia
la Volontà di Dio e personalmente dobbiamo assumerci la responsabilità di
riconoscere tale Volontà.
Poiché l'uomo è stato creato per questo, ogni uomo e a
contatto con Dio, è portatore di Dio e Dio parla personalmente a ogni uomo,
ogni uomo è tenuto personalmente a rispondere alla Parola di Dio.
È vero che noi possiamo confondere la Volontà
di Dio ma, proprio per evitarci questo, Dio opera per condurci a poco per volta
a prendere consapevolezza di ciò che essa è.
Come ci ha condotto?
Abbiamo visto che l'uomo passa attraverso l'esperienza
della solitudine e abbiamo visto che la solitudine è determinata dalla presenza
di creature che non possono capirci.
La solitudine che ogni uomo esperimenta è data dalle
incomprensioni che trova attorno a sé.
Non c'è nessuna creatura al mondo che possa comprendere
l'uomo.
L'uomo è una passione di Assoluto, d'infinito e non c'è
nessuna cosa finita, nessuna creatura, che possa comprenderlo.
Solo Dio.
Abbiamo detto che l'esperienza della solitudine ci porta
a identificare qual è l'Oggetto di cui si ha bisogno.
Inoltre l'uomo fa l'esperienza della paura e abbiamo
osservato che l'esperienza della paura è determinata dal vivere per delle
creature che possiamo perdere.
La paura nasce dall'amore verso ciò che possiamo perdere.
E anche questa è l'opera di Dio per portarci a
identificare in noi, qual è il vero bene verso cui dobbiamo tendere.
Il vero bene che non possiamo perdere né ora né mai.
Così Dio, facendoci passare attraverso l'esperienza della
paura, ci orienta all'identificazione del nostro Fine: tu sei stato creato per
cercare un bene infinito che nessuno ti può portare via e che non può mutare:
un bene immutabile.
Così siamo orientati alla ricerca di un bene che possa
comprenderci, che non sia soggetto a mutamento.
Abbiamo anche visto che l'uomo passa attraverso
l'esperienza del legame forte verso ciò per cui vive.
Un legame forte che l'uomo stabilisce ma che poi, non può
più rompere ("Chi fa il male resta schiavo di esso", dice il Signore).
Il che vuol dire che l'uomo crea dei legami che sfuggono
poi alle sue possibilità e resta legato, schiavo senza la possibilità di
romperli.
Ma anche questa è un'esperienza positiva: è per farci
capire che soltanto quando Dio diventa l'oggetto della nostra vita, diventa ciò
per cui noi viviamo, si stabilisce, tra noi e Lui, quel legame forte,
quell'unione che nessuna cosa può rompere più, nemmeno noi stessi.
È un legame più forte di noi.
Per cui quello che determina la nostra vita, è ciò per
cui noi viviamo e soltanto quando noi ci orientiamo a vivere per Dio, si
stabilisce questo legame che costituisce tutto di noi e trasforma tutto di noi.
Così, passando attraverso queste esperienze s'identifica
in noi il vero bene verso cui dobbiamo tendere, caratterizzato
dall'immutabilità, dall'eternità, dalla Verità (perché solo la Verità ha in Sé
la ragione di tutto, quindi può comprendere anche noi), da questa Verità che è
proposta come oggetto, scopo della nostra vita.
E abbiamo anche visto come quando l'uomo incomincia
cercare Dio prima di tutto e si orienta a vivere per Dio, si scatenino attorno
a lui, nel mondo, nell'ambiente in cui si trova, delle conflittualità fino ad
arrivare all'insidia.
Ed è quello che abbiamo considerato domenica scorsa.
Insidia in nome della volontà stessa di Dio.
Così c'è chi propone: "Questa è la Volontà di Dio e
tu devi farla se vuoi essere secondo Dio".
"Tu devi essere lì, deve correre là, devi fare
questo o quell'altro, devi ubbidire a questo o a quell'altro".
Intanto il Signore ammonisce e dice: "È necessario
che tutte queste cose accadano", è necessario che accadano le insidie, le
conflittualità attorno a voi perché tutto ha un aspetto positivo, tutto
contribuisce a rafforzare in voi l'amore vero, personale, la dedizione verso
l'unico fine per cui siete stati creati, soprattutto per condurvi a
identificare in voi stessi quale è la Volontà di Dio.
Tutte le cose cooperano per formare
in noi questa convinzione, perché uno dei danni maggiori che può accadere
all'uomo e l'illusione di fare la Volontà di Dio mentre non fa la Volontà di
Dio.
Abbiamo detto che la Volontà di Dio non si confonde con
nessuna creatura, con nessuna situazione in cui veniamo a trovarci, anche se in
quella situazione veniamo a trovarci per cercare di conoscere Dio.
La volontà di Dio non si confonde con nessuna autorità,
con nessuna istituzione.
E allora dove troviamo la Volontà di Dio?
Come fare per trovare la Volontà di Dio?
La Volontà di Dio si trova soltanto in Dio, solo da Dio.
L'uomo è chiamato a cercare personalmente Dio e abbiamo
visto tutti i fattori che operano per condurre l'uomo qui.
Soltanto in Dio e da Dio si conosce qual è la Volontà di
Dio.
Per cui bisogna superare tutto il nostro mondo, tutte le
nostre situazioni e alzare i nostri pensieri, i nostri occhi a Dio per
attingere da Lui e solo da Lui la Volontà sua.
Se noi pensiamo Dio e partiamo da Dio, cominciamo a
capire che la volontà di Dio, il fine, l'intenzione per cui Dio fa tutte le
cose è una sola: Lui stesso.
Lui è la sua Volontà.
Dio fa tutte le cose per farsi conoscere.
Se questa è la Volontà di Dio, noi facciamo la Volontà di
Dio in quanto cerchiamo di conoscere Dio.
Ma questo lo possiamo capire soltanto se partiamo da Dio,
perché se partiamo dalle situazioni del mondo noi, cominciamo a dire: "È
volontà di Dio quello che è buono, quello che è bene, quello che è giusto"
e confondiamo tutte le cose.
Perché una cosa può essere giusta e può essere anche
ingiusta e noi, nel pensiero del nostro io, creiamo una situazione per cui c'è
il bene e c'è il male, c'è il buono e il cattivo, c'è il giusto e l'ingiusto, e
lì cominciamo a dire: "È Volontà di Dio questo o quello".
No, tu devi partire da Dio se vuoi capire qual è la
Volontà di Dio.
E se tu parti da Dio, perché Dio solo è, Lui solo è il
Creatore, allora comprendi che tutte le cose che Dio fa, le fa unicamente per
Se stesso.
Non può farle per altri, perché Lui solo è.
Quindi tutte le cose che Dio fa, le fa per manifestare Se
stesso, per farsi conoscere.
Allora qui abbiamo la rivelazione della Volontà di Dio, e
abbiamo detto che se questa è la Volontà di Dio, noi se vogliamo fare la
Volontà di Dio, dobbiamo cercare di conoscere Dio.
Ma qui nasce il problema come fare per conoscere Dio?
Eliminate tutte quelle che sono le confusioni che possono
esserci circa il termine "Volontà di Dio", per cui a un certo punto
non possiamo più chiamare Volontà di Dio le situazioni in cui ci troviamo o la
volontà delle creature o il cercare di piacere alle creature, anche se queste
creature fossero la massima autorità per noi, si fa chiaro in noi che la
Volontà di Dio non sta lì.
Purificato il campo da tutte queste nozioni che
confondono e arrivati a precisare che la Volontà di Dio è una sola e che siamo
stati creati unicamente per questa, per conoscere Dio, noi entriamo nel campo
della glorificazione di Dio.
Abbiamo visto che la dichiarazione dei farisei è:
"Dà gloria a Dio".
E in questa voce dei farisei, in questa prima loro affermazione giusta e vera, è riassunta la voce di
tutti profeti, di tutte le creature.
Tutte le creature a una voce dicono a noi: "Dà
gloria a Dio, dà gloria a Dio".
Sì, ma cosa significa dare gloria a Dio?
Perché anche qui abbiamo un campo di confusione.
Quante volte noi riteniamo che dare gloria a Dio sia
glorificare Dio con le parole, oppure cantare la gloria di Dio.
Non si rende gloria a Dio con le parole, non si rende
gloria a Dio con i canti, non si rende gloria a Dio con le opere.
Si rende gloria di Dio facendo la Volontà di Dio e la
Volontà di Dio è conoscere Dio.
Si rende gloria a Dio cercando e conoscendo Dio.
Ma come si fa a conoscere Dio?
Cristo è venuto per questo.
Cristo ha una frase molto vera e molto bella su quest’argomento,
pregando il Padre dice: "Io voglio che, dove Io sono siano anche loro,
affinché vedano la mia gloria".
Loro cioè i suoi discepoli, coloro che l'ascoltavano, lo
seguivano.
È l'argomento di questa sera che è tutto incentrato su
questa frase di Gesù: "Io voglio che dove Io sono".
Ma dove Lui è?
Cosa vuol dire: "Dove Io sono?".
Cosa significa: "Dove Io sono?".
"Dove Io sono" è dove Lui riceve l'essere.
E dove Lui riceve l'essere?
Lui si rivolge al Padre, Lui è Figlio del Padre.
Se è Figlio del Padre, Lui l'essere lo riceve dal Padre.
Quindi quel: "Dove Io solo" indica a noi il luogo in cui si riceve l'essere dal Padre.
E allora notiamo che il Figlio è il Figlio del Padre, è
quindi Persona diversa dal Padre, non è il Padre, è Figlio del Padre, quindi
riceve l'essere dal Padre.
Se riceve l'essere dal Padre riceve quel: "Io
sono".
Ed è il Padre che dice: "Io sono" e Lui riceve
l'"Io sono" dal Padre.
Qui abbiamo due Persone ma un Essere solo.
L'essere, il Figlio lo riceve dal Padre.
Ora Gesù dice:"Io voglio che, dove Io sono siano
anche loro affinché vedano".
Allora se dice: "Siano anche loro", è possibile
essere dove Egli è.
È possibile a chi?
A tutti coloro che ascoltano Lui, quindi ad ogni uomo perché
ogni uomo è fatto per ascoltare Dio.
A ogni uomo che ascolti il Figlio di Dio, è possibile
essere dove il Figlio riceve l'essere dal Padre e quindi vedere.
Gesù fa dipendere il vedere la sua gloria dall'essere
dove "Io sono".
Questo ci fa capire una cosa: che fintanto che noi non
siamo in quel luogo dove Egli riceve l'essere, noi non possiamo vedere.
Quindi il vedere dipende dall'essere in un certo luogo.
"Affinché vedano la mia gloria" dice Gesù.
Qual è la gloria di Gesù?
La gloria di Gesù è la gloria del Figlio e la gloria del
Figlio è il Padre: "Affinché vedano il Padre".
Solo se noi siamo dove Lui riceve l'essere e Lui riceve
l'essere dal Padre, possiamo vedere il Padre.
Lui è solo Pensiero del Padre.
Qui ci fa capire un'altra grande cosa: pensando
a, si riceve l'essere da-.
È la potenza tremenda del nostro pensiero di cui noi non
ce ne rendiamo mai sufficientemente conto.
Noi pensando a-, riceviamo l'essere da-.
Ecco perché attraverso tutta l'opera creatrice di Dio,
Dio forma l'uomo che è essenzialmente pensiero, il quale pensiero è possibilità
di ricevere l'essere da ciò cui si dedica.
Noi pensando a-, riceviamo l'essere da-.
Qui si rivela il nostro destino: noi abbiamo la
possibilità di pensare Dio e pensando Dio noi riceviamo l'essere da Dio.
Ma qui si rivela anche la nostra responsabilità e la
nostra tragedia perché se noi pensiamo ad altro, noi riceviamo l'essere da
altro. Noi diventiamo dipendenti da-, figli di-.
Proprio perché siamo creati con un pensiero e proprio
perché attraverso il pensiero, noi diventiamo figli di ciò cui noi dedichiamo
il nostro pensiero.
Questo rivela noi la grandezza del nostro destino che è
quello di diventare figli di Dio ma, ci rivela anche che la condizione per
diventare figli di Dio è pensare Dio.
Non soltanto pensare Dio ma, essere dove il Figlio è,
perché il Figlio è solo Pensiero del Padre.
Quindi fintanto che in noi non si realizza questo: solo
Pensiero di Dio, noi non riceviamo l'essere da Dio, quindi non diventiamo figli
di Dio, quindi non glorifichiamo Dio.
La gloria.
Cosa significa la gloria?
La gloria e ciò che uno è.
Ognuno di noi è per quello che riceve da Dio perché Dio
solo è.
Noi siamo per il rapporto che abbiamo con Dio.
La gloria di ognuno è determinata da ciò
che ognuno conosce di Dio, è determinata dal rapporto che ha con Dio.
E la gloria di Dio è ciò che Dio è.
Ma chi ci dà la possibilità di penetrare in questa gloria
di Dio?
Gesù dice: "Nessuno viene al Padre se non per mezzo
di Me".
Allora il passaggio obbligato è questo, è quel "Dove
Io sono" del Figlio, quel "Dove Io sono" del Figlio, puro
Pensiero del Padre.
Per cui soltanto se in noi si forma questo puro Pensiero
del Padre, che è Cristo, il Figlio di Dio, soltanto lì noi possiamo penetrare
nella gloria di Dio, noi possiamo conoscere quello che Dio è in Sé.
E qui glorifichiamo Dio perché noi siamo stati creati per
essere nella gloria di Dio.
Soltanto nella misura in cui noi glorifichiamo Dio, noi
siamo.
Un'altra cosa importante è questa: qui scopriamo che il
nostro essere deriva dal conoscere.
Il Figlio, conoscendo il Padre, riceve l'essere dal Padre
e siccome siamo chiamati a formare una cosa sola col Figlio, siamo chiamati a
conoscere Dio, a partecipare di Colui che, conoscendo solo il Padre, riceve
l'essere dal Padre.
Questo ci rivela che soltanto conoscendo Dio, noi
riceviamo l'essere da Dio.
Ognuno di noi partecipa nella misura in cui conosce.
Chi vede la luce partecipa della luce, chi vede la Verità
partecipa della Verità.
Ma nessuno di noi partecipa della Verità se non la vede.
Si può sentire parlare della luce, della Verità ma,
fintanto che personalmente noi non vediamo la Verità, non partecipiamo della
Verità.
Fintanto che non vediamo la luce, non partecipiamo della
luce.
Sentiamo tutti che parlano della luce ma, non
partecipiamo della luce.
Partecipa della luce soltanto colui che vede la luce.
Qui abbiamo il fatto che la partecipazione deriva dal
vedere, cioè deriva dal conoscere.
Quindi l'essere nostro deriva dal conoscere.
Partecipare vuol dire vivere.
La vita viene dalla conoscenza.
E allora qui capiamo perché Gesù dice che la vita vera,
la vita eterna, sta nel conoscere Dio.
La vita che è comunione, che è partecipazione, è
possibile attingerla soltanto in quanto si vede.
Partecipa della Verità soltanto colui che vede la Verità.
Partecipa della luce soltanto colui che vede la luce.
Ecco allora la necessità di avere quest’unico pensiero in
noi, perché fintanto che non si forma quest’unico pensiero, Pensiero di Dio,
Pensiero del Padre, non possiamo ricevere la luce e quindi non possiamo
partecipare della luce e avere la vita.
Soltanto in questa purezza di pensiero si riceve
l'essere, la conoscenza, la gloria di Dio, la vita.
Qui capiamo l'importanza di Maria.
Maria ha glorificato Dio ("L'anima mia magnifica il
Signore"), ha riconosciuto tutto di Dio, ha attribuito tutto a Dio:
"Dio ha deposto i potenti dai troni, Dio ha innalzato gli umili, Dio ha
rimandato a mani vuote i ricchi".
Maria lo dice perché ha visto l'opera, il Regno di Dio.
Ha visto come Dio regna in tutto.
Ma perché ha visto?
Perché aveva questa purezza di sguardo.
Soltanto là, dove c'è questa semplicità di pensiero
("Non voglio conoscere altro, altro che Dio"), soltanto dove c'è questa
purezza, questa intenzione, questa finalità, lì c'è la partecipazione
dell'essere, lì c'è la luce della Verità: la Vita.
È
per questo che i suoi genitori avevano risposto interrogatelo personalmente
perché ne ha l'età.I giudei fecero chiamare per la
seconda volta l'uomo che era stato cieco e gli dissero: "Dà gloria a Dio, noi sappiamo che quest'uomo è un
peccatore".
Gv 9 Vs 23-24
RIASSUNTI Domenica-Lunedì.
Argomenti: Illudersi di rendere gloria a Dio. Disubbidire all’autorità. La verità e l’autorità. L’essere si riceve dalla
conoscenza. Con Dio non si giudica. La morte
di Cristo ci libera dalla passione per l’incompiuto. Le
vergini stolte. Il distacco dai beni materiali. Il
Cristo fisico. Il crocifisso.
Trarre dalle cose
motivo di preghiera.
Guai al lavoro che t’impedisce di pregare. Cercare
il giudizio di Dio. L’uomo è portato a non pensare. Portando a Dio l’io si scopre il significato di Dio
nell’io. La Madonna è stata salvata dal
Figlio. Il
rapporto diretto con Dio in paradiso. Ogni
persona è nascosta all’altro. Le insidie di
David. La potenza del pensiero. La misericordia di Dio.
7/ Febbraio /1988 Casa di preghiera Fossano.