Prima della
festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo
mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano al mondo, li amò sino alla fine. Gv 13
Vs 1
Argomenti: La capacità di
sopportare Dio è soggetta al tempo – L’obbligo di scegliere fra la menzogna e
la verità – L’ultimo segno di Dio – Il tutto compiuto è la consumazione di Sé –
Il tutto compiuto di Dio e dell’uomo – Intelligenza e stoltezza – Interesse e
appartenenza – La manifestazione del Pensiero di Dio -
28/ Giugno /1987
Luigi: Primo versetto: “Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo
che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i
suoi che erano al mondo, li amò fino alla fine”. Franco…
Franco: Questo “passare al Padre” significa
l’Ascensione che ci sarà dopo la morte e la resurrezione. E questa può avvenire
solo nel momento in cui “è giunta la sua ora”
che capita nello stesso momento della Pasqua degli ebrei che si celebrava in
ricordo dell’uscita dall’Egitto. Però nella vita di Gesù c'erano già state
altre Pasque. Come mai questa terza Pasqua è giunta a quest’ora, cos’è che ha
determinato la possibilità di arrivare al “tutto
compiuto” da parte di Gesù, cioè alla sua morte in croce. Cos’è che ha
determinato…
Luigi: La determinazione è
sempre da Dio perché i tempi sono di Dio. Ora, tutto va verso un fine ben
preciso…
(pausa per nuovi arrivati)
Franco: I tempi sono del Padre
e Gesù deve aver visto che i discepoli erano pronti per questa nuova lezione, no?
Luigi: Anche se non sono
pronti, i tempi sono di Dio per cui si va verso una conclusione; sia che l’uomo
sia pronto, sia che l’uomo non sia pronto. Ora, il Figlio di Dio si incarna
proprio perché l’uomo possa essere pronto, però la conclusione è decisa.
Perché l’opera di Dio tende verso una conclusione; l’opera di Dio è una
conversazione, un discorso. E in quanto è un discorso, opera, tende a
rivelare il suo pensiero. Quindi quando uno ti parla, la conclusione è
decisa: la rivelazione di un pensiero. Quindi si va verso -; tutta la nostra
vita va verso questo a tu per tu con Dio. Stiamo andando verso una situazione di “a tu per tu con Dio”. Cioè siamo
posti di fronte al suo Pensiero, al suo Pensiero come Realtà, non come
pensiero come possiamo immaginare noi. Per cui tutta la realtà che attualmente
per noi è realtà, tende a svanire, e a questa subentra la presenza del Pensiero
di Dio. Solo che la sopportazione, la capacità di sopportare questo Pensiero,
cioè la capacità di sopportare la Verità, presuppone in noi questa
preparazione. Cristo viene in noi a formare questa preparazione che ci fa
capaci di portare il Pensiero del Padre. Però il tempo è fatale perché non
è che se io non mi preparo il Padre proroghi la sua scadenza. Dio non proroga
la scadenza se io non sono preparato. Cioè la vergini stolte vengono chiuse
fuori anche se non sono preparate, non è che Dio tenga la porta aperta perché
sono stolte. No! la porta si chiude! Quindi, l’argomento di domenica scorsa, la
formazione della capacità è soggetta al tempo; il tempo passa; la formazione
della capacità di portare Dio, di portare la Verità, di sopportare la presenza
di Dio, è soggetta al tempo. Per cui si va verso un campo di irreversibilità.
Franco: Però Dio ci dà più
occasioni per fare questo passaggio…
Luigi: Dio fino all’ultimo…
però, capisci, la cosa è progressiva, cioè tu non resti mai come prima; ogni
giorno è diverso dal giorno precedente; tu sei diverso perché ogni giorno tu
sei costretto a fare delle scelte. Ogni giorno, tutti i fatti che ti arrivano,
essendo parole di Dio, quindi essendo proposte, ti impegnano a fare delle
scelte. Tu le scelte le fai anche se non te ne accorgi, ma le scelte le fai, e
quando fai una scelta, tu sei diverso, non sei più come prima. Prima di
ricevere una proposta, tu sei in una certa situazione; ricevuta la proposta, tu
sei diverso, perché ti sei assunto la responsabilità di una risposta. Per cui
ogni giorno è diverso, la creatura cambia e cambiando va verso due campi ben
chiari e definiti di irreversibilità:
-
o incapacità di portare la Verità;
-
o capacità di portare la Verità.
Nino: Qui Cristo ci avverte
di questo fatto: che Lui ci ha sempre amati, come Dio ci ha sempre amati, però
ci amerà fino alla fine; ci darà la prova tangibile del suo amore in quel: “È necessario che io soffra, che io muoia”
che è poi quel “Verbum breviatum” che
riassume tutto l’insegnamento del Cristo.
Luigi: Certo.
Delfina: Mi fa pensare che il
Signore ci invita con tanti segni, che se cerchiamo di capirli, siamo già sulla
buona strada, però siamo sempre ancora prima del passaggio…
Luigi: No, anche il passaggio
è ancora un segno per dire a noi il passaggio che dobbiamo fare. Come la
morte di Cristo in croce è ancora un segno per dire a noi come dobbiamo morire
a noi stessi, così la sua resurrezione è ancora un segno. Cioè sono tutte
proposte, i segni sono delle proposte…
Nino: Noi avremmo dovuto già
renderci conto del suo amore. Lui ci dice prima quello che dovrà succedere….
Delfina: L’ultimo segno è la
crocifissione?
Luigi: L’ultimo segno è
Lui che viene a morire in noi. Come Lui viene a morire in noi, l’ultimo
segno di Dio è la sua concessione a noi; è Lui che si dona a noi per cui noi
possiamo affermare noi stessi. Io posso dire: “Io sono”, “Io posso parlare di me”, “Io posso esperimentare il
silenzio di Dio”, “Dio non urla contro di me” mi spiego? È Dio che viene
a consumarsi dentro di noi, cioè lascia dominare la creatura, lascia prevalere
la creatura; quindi è Dio che si concede, è rivelazione del Pensiero di
Dio che si concede all’uomo. Ora, siccome Dio è Pensiero, come Lui si
concede all’uomo: ha concesso tutto! Di Lui non c'è più niente! Per cui se noi
non facciamo risorgere Lui che è venuto a morire in noi, noi non troviamo più
la vita, non c'è niente da fare! La vita Lui ce l’ha data nelle mani, dandoci
Se stesso, ma se noi adesso non facciamo risorgere Dio, noi rimaniamo con la
sua morte, nient’altro! È la sua morte, la nostra morte! Quindi l’esperienza
che facciamo noi, non è mica l’esperienza di Dio! Noi facciamo esperienza della
morte! Noi facciamo esperienza dell’assenza di Dio, della morte; perché,
essendoci dato nelle nostre mani, se io stesso non lo faccio risorgere, Lui non
risorge! Per cui sono io stesso che debbo voler Dio: perché si è dato a noi!
Quindi, se noi moriamo a noi stessi per vivere per Lui, Lui si fa ritrovare, si
risorge e allora diventa nostra vita! Ma se noi non superiamo noi stessi e non
ci dimentichiamo, Lui resta morto in noi….
Delfina: Se noi penetriamo la
sua parola…
Luigi: Penetriamo la sua
parola …. La penetrazione della sua parola consiste nel superare il pensiero
del nostro io per vivere per Lui, per conoscere Lui, allora sì; in caso diverso
no!
Piero: Cristo ci ama in
quanto si rende presente nel pensiero del nostro io e ci dà la possibilità di
superare il pensiero di noi stessi e di incontrare il Pensiero di Dio, Presenza
oggettiva, presente in noi indipendentemente da noi. In questa presenza siamo
condotti al Padre; l’amore di Cristo sta in questo: nell’opera di
raccoglimento…
Luigi: Certo! Però la sua
concessione, come Pensiero di Dio nel pensiero del nostro io, non si distingue
dal pensiero del nostro io. Se non moriamo a noi stessi, non capiamo che il
Pensiero di Dio è Pensiero di Dio! Noi lo riteniamo pensiero nostro; nel
pensiero del nostro io noi riteniamo di essere noi a pensare Dio: “Sono io che penso Dio!”; non mi rendo
conto che il Pensiero di Dio in me è Pensiero di Dio! Non è pensiero
mio, è Pensiero di Dio! Cioè è una presenza oggettiva, indipendente da
me. Ma per rendermi conto di questo, devo superare me stesso; ma nel pensiero
del mio io non mi posso rendere conto! Nel pensiero del mio io non prendo
coscienza della realtà: è Dio che mi fa prendere coscienza della realtà.
Allora noi abbiamo lo spettacolo del Cristo fuori di noi, che è rivelazione del
Pensiero di Dio in noi, che viene a morire per “causam nostra”. Però dobbiamo vederlo come opera di Dio e cercarne
il significato: che cosa Dio mi ha voluto significare attraverso questa morte
di suo Figlio. È attraverso Cristo che noi siamo condotti a capire, a renderci
conto della necessità di morire a noi stessi, per scoprire. Perché allora noi
scopriamo il Pensiero di Dio; scoprendo la realtà del Pensiero di Dio, noi
abbiamo la resurrezione. Cioè, la scoperta della presenza in noi del
Pensiero di Dio come presenza oggettiva, indipendente da noi, è già ritrovare
Cristo risorto; ma questo presuppone la morte a noi stessi.
Flavio: “Li amò sino alla fine” mi fa pensare come l’amore di Dio sia
completo, c'è una pienezza di vita; l’amore che Gesù ha per noi è la
comunicazione del Padre, Lui ci comunica la vita. Se noi siamo uniti a Lui
interiormente, siamo condotti alla pienezza di vita, cioè alla comunione col
Padre…
Luigi: Col Padre, col Figlio
e con lo Spirito Santo. Cioè siamo proprio chiamati a partecipare dell’Unità di
Dio nella Trinità delle sue Persone: Unità come Sostanza e Trinità nelle sue
Persone. Cioè siamo chiamati a partecipare della natura divina, che è poi la
vera realtà in cui noi ci troviamo; che è poi significata in tutta la natura e
in tutte le cose, perché Dio non fa altro che significare Se stesso e quindi
anche la sua Trinità in tutto il mondo che è attorno a noi e anche in noi
stessi (significato), ma Lui è la Realtà di questi segni, il resto è segno.
Ora, i segni non sono intelletti senza di Lui, noi assistiamo ai segni, però i
segni per noi sono mistero; è soltanto con Lui che noi possiamo capire il
significato dei segni. Cioè, soltanto alla presenza della sua realtà noi
capiamo perché i segni sono così, in caso diverso no!
Flavio: In Lui, nel quale
tutto è compiuto, se noi siamo in Lui, si compie il fine, che è la conoscenza.
Luigi: Sì! E questo, essendo
conoscenza della Verità, la Verità non è più soggetta al tempo, quindi diventa
vita eterna per noi. La vita eterna sta nella conoscenza della Verità. Fintanto
che noi conosciamo cose soggette al tempo, noi non siamo nella vita eterna,
perché le cose sono soggette al tempo, quindi mutano; la verità invece non
muta, però trovare ciò che non muta è già trovare la vita eterna.
Flavio: Questo fine è proprio
il fine della vita di ogni uomo…
Luigi: Certo!
Maria Pia: Pensavo a questa festa;
che la vera festa è riuscire a capire, a conoscere il Pensiero di Dio. Quindi
nel momento in cui noi riusciamo a fare un passaggio, Pasqua, nella nostra
vita, è questa la vera festa.
Luigi: Ogni festa ci propone
un passaggio da fare, passaggio nella conoscenza di qualcosa di Dio. Se noi
capiamo abbiamo fatto il passaggio, quindi abbiamo fatto la festa, in caso
diverso no! Noi abbiamo soltanto recitato, abbiamo mangiato un pranzo…
Daniela: “Dopo aver amato i suoi che erano nel mondo”, Dio ci ama anche
quando siamo nel mondo…
Luigi: Certo, se viene a noi
nel mondo, se non venisse nel mondo noi saremo separati; noi siamo finiti! Dal
finito non si può passare all’infinito. Però l’infinito può passare al finito,
quindi dal cielo si può arrivare in terra, dalla terra non si può arrivare al
cielo; quindi dall’infinito non si può arrivare al finito, e quindi dare a noi
la possibilità (noi che siamo finiti), di passare all’infinito; ma noi possiamo
soltanto passare per mezzo di Lui. Quindi solo se il cielo viene sulla terra,
noi abbiamo la possibilità di salire dalla terra al cielo, ma solo se il cielo
viene sulla terra…
Daniela: ….
Luigi: Sì, soltanto nella
misura in cui si concede noi abbiamo la possibilità di fare il passaggio. Tu
impari a fare la sottrazione, in quanto hai imparato a fare l’addizione; se
prima non hai imparato a fare l’addizione non puoi fare la sottrazione; così
tutte le operazioni reciproche non puoi farle se prima non hai imparato il
positivo.
Daniela: L’amore di Gesù
sarebbe il desiderio di salvarci?
Luigi: Sì, ti conduce alla
verità. “Dio vuole che tutti si salvino e
giungano a conoscere la Verità”, “Dio vuole che tutti….”: quindi
questa è la volontà di Dio, questa è l’intenzione di Dio. Dio fa tutte le cose per
manifestare Se stesso, per farsi conoscere. Questa è la sua intenzione:
farsi conoscere! Noi facciamo la volontà di Dio in quanto cerchiamo di
conoscerlo; se cerchiamo altro, non facciamo la volontà di Dio.
Daniela: “Sino alla fine” significa sino a quando noi siamo arrivati a
conoscerlo?
Luigi: No, fino alla
consumazione di Sé. La fine cioè il “tutto
è compiuto” è la consumazione di Sé. Non è detto che il “tutto compiuto” di Dio sia il tutto
compiuto per noi. Perché Colui che ti crea senza di te, non ti salva senza di
te. Quindi abbiamo un’opera di Dio che opera per concessione fino al “tutto compiuto” di concessione, che
non coincide con il “tutto compiuto”
della creatura; perché tra la sua concessione e il “tutto compiuto” della creatura, c'è la risposta della creatura che
può non esserci. Per cui Dio si può concedere e noi non arrivare a capire il
dono che Lui ci ha fatto.
Fabiola: L’uomo deve proprio
meditare il mistero dell’amore di Dio…
Luigi: Siamo immersi in Dio!
Perché Dio è la Realtà… conoscendo Dio conosciamo la nostra vita, perché solo
conoscendo Dio conosciamo noi stessi, conosciamo la nostra vita. In caso
diverso no, navighiamo nel buio. È solo conoscendo Lui, siccome siamo fatti
dalla sua presenza. Il mondo che è tutto significazione di Dio, dell’Unità e
della Trinità di Dio, tutto il mondo per noi è mistero! Non possiamo ignorare
il mondo, non possiamo non vederlo, però non possiamo capirlo. Soltanto
conoscendo Dio capiremo perché il mondo è fatto così e perché noi siamo fatti
così. Cioè, la giustificazione di quello che è il mondo e di quello che siamo
noi, è in Dio per cui non è che sezionando l’uomo io conosca l’uomo, io
analizzando l’uomo, perdo l’uomo; non lo conosco ma lo perdo! Conoscendo Dio io
conosco l’uomo.
Amalia: L’ora di Gesù è la
nostra ora, l’ora in cui siamo chiamati a fare il passaggio. Gesù ha la
consapevolezza di quest’ora, invece noi possiamo rischiare di vivere tutta la
vita senza sapere di dover vivere questo passaggio…
Luigi: Non è detto! Non è
detto! noi sperimentiamo il suo dono, sperimentiamo la sua concessione,
sperimentiamo la sua morte; la morte del Cristo noi la esperimentiamo, non è
detto che noi capiamo.
Amalia: Possiamo dire che la
vita è una chiamata a questo passaggio.
Luigi: Certamente,
certamente! Non è automatico, non c'è automatismo nelle cose di Dio, c'è
l’intelligenza e l’intelligenza non è un fatto automatico.
L’intelligenza
richiede partecipazione, richiede il superamento del pensiero del nostro io.
Nel pensiero del nostro io noi diventiamo stolti, la stoltezza è un
automatismo. L’intelligenza non è automatismo. L’intelligenza richiede prima di
tutto il superamento di noi stessi, e poi la ricerca nella Causa, cioè la
ricerca in Dio, di tutte le cose. Allora se Dio per primo non si concedesse,
noi non avremmo nemmeno l’occasione, non ce lo immagineremmo nemmeno, ma non è
detto che Lui concedendosi, noi lo facciamo….
Silvana: La comprensione di
queste parole: “Li amò fino alla fine”,
può essere soltanto per i suoi, coloro che hanno seguito questo tratto di
strada con Lui…
Luigi: Sono suoi soprattutto
coloro che sono attratti dal Padre, che hanno interesse per Dio: “Nessuno può venire a Me se non è attratto
dal Padre”. Poi Gesù, nell’ultima preghiera dice: “Erano tuoi, Tu li hai dati a Me”. abbiamo visto molte volte che il
criterio di appartenenza a -, deriva dall’interesse che uno ha per; è
l’interesse che mi fa appartenere. Quindi uno appartiene, appartiene al Padre
“Erano tuoi…”, in quanto ha interesse per Dio. Allora: “Erano tuoi e Tu li hai
dati a Me”, è l’interesse per Dio che ci conduce al Cristo e che ci fa
appartenere a Cristo. Se non abbiamo interesse per il Cristo, anche se lo
incontriamo, non sappiamo cosa farcene, lo mandiamo a morte perché abbiamo
altri interessi. Quando ci sono due interessi in conflitto, uno distrugge
l’altro.
Franca: Quando Gesù ha detto:
“È bene per voi che io me ne vada” come presenza fisica, si può intendere come “l’ultimo segno”?
Luigi: No, l’ultimo segno è
la concessione; perché Lui morendo dice: “Tutto è compiuto!”. Si, l’ultimo
segno è la concessione; la creazione è una concessione, tutto è Dio che si
concede perché se Lui per primo non si concedesse, noi non potremmo. Noi siamo
creature, possiamo qualche cosa nella misura in cui noi riceviamo; quindi
possiamo amare nella misura in cui riceviamo amore, ma l'iniziativa non può
partire da noi, l’iniziativa è sempre di Dio. Quindi Dio si concede,
concedendosi, dà a noi la possibilità, non è detto, ma la possibilità ce la dà.
Se Lui ci parla, dà a noi la possibilità di capirlo; ma se Lui non ci parla,
noi restiamo nella bagna e non c'è più niente da fare.
Franca: L’ultimo segno sarebbe
l’ultima concessione.
Luigi: L’ultima concessione
che la concessione del suo Pensiero, prima si concede sotto altre forme…
Rita: Stavo pensando a
questa opera grandiosa che Dio compie con ogni uomo, mandando Gesù Cristo in
mezzo a noi, per farci capire che è necessario che noi moriamo a noi stessi.
Sono attonita nel pensare quali grandi cose ha messo in moto il Signore per
realizzare questo nell’uomo, alla potenza di Dio…. E come l’amore vince
perdendo!
Luigi: Certo! Sembra che
abbia messo in moto venti miliardi di anni luce, come minimo…poi tutto il
resto…
Pinuccia: Qui l’ora di Gesù è
giunta. Sovente aveva parlato di quest’ora, nel capitolo precedente avevamo
visto come quei Greci volessero vedere Gesù, e Lui risponde: “È giunta l’ora in cui il Figlio dell’uomo
deve essere glorificato”. E qui è giunta l’ora, il passaggio obbligato per
arrivare alla sua glorificazione.
Luigi: Noi non possiamo glorificarlo
se Lui per primo non si concedesse a noi; concedendosi ci dà la possibilità di
glorificarlo.
Pinuccia: L’espressione: “Far risorgere Dio” equivale a morire a
noi stessi per cercare Lui..
Luigi: San Paolo: dice: “Fate
risorgere la parola che è sepolta in voi, in cui è nascosta la vostra vita”.
Nella Parola che è venuta a morire in noi, c'è il potere di realizzarla, ma noi
dobbiamo farla risorgere.
Pinuccia: Quindi essendosi dato
nelle nostre mani fino a quel punto lì che se noi non decidiamo che Lui viva
per noi…
Luigi: Noi sperimentiamo la
morte, noi infatti sperimentiamo l’assenza di Dio, non esperimentiamo la
presenza di Dio. Tu puoi correre tutto il mondo, tu non trovi Dio! Tu trovi
l’assenza di Dio! Per esperimentare la presenza devi farlo risorgere.
Pinuccia: È un’espressione
forte: far risorgere! Comunque vuol dire morire a noi stessi per vivere per
Dio.
Luigi: Vuol dire dedicarsi a
-. Siccome Lui si è fatto nostra vita, e siccome noi viviamo per ciò che
scegliamo, Lui si offre ad essere scelto da noi per farsi nostra vita. Tu
capisci che se io mi offro ad una creatura per essere scelto da quella
creatura, mi metto nelle mani di quella creatura, sono destinato a morire, è
bilanciata la cosa, è programmata, non posso farne a meno.
Pinuccia: Solo che se Lo faccio
morire, muoio io; se Lo faccio risorgere, risorgo io.
Luigi: Si, perché in Lui è la
mia vita. Per cui è assolutamente necessario che io scelga. Perché faccio
risorgere in quanto scelgo Lui, quindi supero me stesso, ma scelgo in quanto mi
dedico a vivere per Lui, a conoscere Lui, allora Lui si fa trovare…
Riassunto del versetto 1:
-
Il collegamento con il capitolo XII è nelle parole di
Gesù: “Ancora per poco tempo la luce è
con voi…”, infatti Gesù annuncia ai suoi ciò che avverrà da lì a poche
ore..
-
“Prima della festa di
Pasqua”:
l’anticipo. Gesù anticipa ciò che avverrà: la sua Pasqua.
-
“sapendo che..”: il sapere del
Figlio. La consapevolezza..
- “..era giunta la sua ora di passare da questo
mondo al Padre…”
-
le parole passano per lasciarci il significato (es.
ponte di neve); il Figlio passa al Padre
-
la determinazione è sempre da Dio perché i tempi sono
di Dio; tutto va verso un fine ben preciso, si va verso una conclusione; sia
che l’uomo sia pronto, sia che l’uomo non sia pronto. Il Figlio di Dio si
incarna proprio perché l’uomo possa essere pronto, però la conclusione è
decisa. Perché l’opera di Dio tende verso una conclusione; l’opera di Dio è una
conversazione, un discorso che si conclude con la manifestazione del Suo
Pensiero.
.
Cristo viene in noi a formare questa preparazione che ci fa capaci di “portare”
il Pensiero del Padre.
-
la sua ora è la sua glorificazione, la sua morte in croce: Dio vince perdendo!
La formazione della capacità è soggetta al tempo; il tempo passa; la
formazione della capacità di portare Dio, di portare la Verità, di sopportare
la presenza di Dio, è soggetta al tempo. Per cui si va verso un campo di
irreversibilità:
-
capacità di conoscere Dio;
-
o incapacità di conoscere Dio.
-
“Avendo amato il suoi
che erano nel mondo”: i suoi sono coloro che sono erano attratti dal Padre,
il quale li consegna a Gesù per formare in loro la capacità; ora Gesù li
riconsegna al Padre. Tutti gli uomini sono suoi, ma non tutti sono suoi
(contraddizione apparente; se si va in profondità si scopre che non è una
contraddizione).
-
Ama i suoi in quanto rivela loro il Padre quando ancora
sono nel mondo ma non appartengono più al mondo.
-
“Li amò fino alla
fine”:
sino all’ultimo segno, la croce. Non va inteso in senso cronologico.
-
Li amò fino alla consumazione di Sé. Il “Tutto compiuto” è la consumazione di
Sé, da parte di Dio, poi ci vuole la risposta della creatura.
-
L’ultima concessione è la concessione del suo Pensiero (non
è detto che…); prima Gesù si concede sotto altre forme..
Appendice:
La sua ora, l’ora di Gesù è l’ora della sua crocifissione; l’ora di
passare da questo mondo al Padre, ma è anche l’ora della sua glorificazione.
Il
vedere la glorificazione di Cristo nell’ora della sua morte.
Quest’ora
è sempre per noi, sia della sua morte che della sua glorificazione perché Lui
appartiene al Padre, Lui è sempre nel Padre; quindi è quasi un’ingiustizia che
Lui sia nel mondo, il Verbo che si è fatto carne, è un’ingiustizia perché Lui è
Spirito.
Ora
ritorna alla gloria che ebbe prima che il mondo fosse.
Egli
la chiede al Padre nella preghiera sacerdotale; qual è questa gloria che Egli
ebbe prima che il mondo fosse? Si intende la parola gloria come conoscenza,
conoscere ciò che uno è in Dio. Questa è l’essenza della gloria. Quindi la
gloria del Figlio prima che il mondo fosse, vuol dire conoscere il Figlio per
quello che Lui è dal Padre, generato dal Padre, prima della creazione del
mondo.
Nella
preghiera sacerdotale Gesù chiede al Padre quella gloria che aveva prima che il
mondo fosse. Ritorna alla gloria che non ha mai perso come Dio, ma essendosi
fatto uomo, la sua gloria si è offuscata per noi. Egli arriva ad annientarsi
per noi. Egli chiede al Padre quella gloria che ebbe.. proprio perché il mondo
Lo priva di qualcosa in noi.
Quel
mondo che Dio creò per glorificarlo, è diventato motivo di oscuramento della
gloria di Dio in noi, come mai? Perché nel peccato, nell’autonomia, noi vediamo
i corpi al posto di Dio, non vediamo più i segni di Dio, ma vediamo le creature
come operatori, non Dio Operatore.
Se
io vedo Dio Operatore, le creature, le cose, sono segni, parole: è Dio che mi
sta parlando. Invece noi vediamo le cose e le scambiamo per realtà: qui abbiamo
la gloria del Verbo offuscata.
La
gloria del Verbo che noi possiamo conoscere solo nel seno del Padre,
incarnandosi ha annullato la sua gloria, si è annientato per la creatura, si è
messo nelle mani della creatura.
Abbiamo
uno spogliamento di gloria, lo Spirito incarnato si annulla perché noi vediamo
solo la materia, anche in Gesù a volte vediamo solo l’uomo; dov’è Dio?
Glorificando l’uomo, ciò che fa l’uomo, noi priviamo Dio della sua gloria. Dio
non ha corpo e se si manifesta in un corpo, la sua verità si annulla perché si
confonde con la materia. In Cristo vediamo solo il corpo, non la divinità. In
Cristo abbiamo la rivelazione di Dio che si abbassa a noi, che si spoglia della
sua gloria, che prende su di sé il peccato dell’uomo, che scende a dialogare
col peccato dell’uomo. L’Agnello di Dio che prende su di sé il peccato degli
uomini, rivela come Dio salva gli uomini, prende su di sé il peccato dell’uomo
facendoglielo esteriorizzare per fargliene prendere consapevolezza e offrirgli
così la salvezza. Cristo rivela l’abbassamento, lo spogliamento di Dio nella
creazione a causa del peccato dell’uomo; Dio si abbassa a creare la morte, la
malattia, i terremoti, le guerre. All’inizio invece, prima del peccato di
Adamo, la creazione non era uno spogliamento di Dio, ma una glorificazione di
Dio. Tutto era fatto bene, tutto aiutava la creatura a collegarsi con Dio,
tutto invitava la creatura a parlare col Creatore, tutto glorificava Dio.
Cristo
è venuto per riportarci in quella situazione lì, in modo che tutto diventi
glorificazione di Dio.
Per
Adamo, tutto era segno; durante il giorno riceveva i segni e il significato di
essi lo comprendeva alla sera, quando conversava con il suo Creatore.
Ora,
nella situazione di peccato, la creazione non è più segno per l’uomo, ma
realtà.
Il
peccato è dentro l’uomo, nel pensiero dell’uomo staccato da Dio; nel pensiero
dell’uomo che divide i segni di Dio, per cui essi diventano per lui la realtà.
Per
l’uomo in peccato, non è più Dio la Realtà, l’unica Realtà che va tenuta
presente. Per l’uomo in peccato, Dio è diventato un’astrazione, e le creature
idoli, realtà.
Il
peccato quindi è dentro l’uomo, non nella creazione; ma dopo il peccato, dopo
aver messo Dio come principio, dato che l’uomo diventa figlio delle sue opere,
la creazione ha cessato di essere segno per l’uomo ed è diventata la realtà
Dopo
il peccato, la realtà per l’uomo è quella materiale, quella che preme su di
lui. L’uomo non vede più Dio agisce, che parla, che opera, ma vede come
operatori autonomi le creature, la natura, gli avvenimenti, ecc.
Qui
abbiamo il mondo che annienta la gloria di Dio.
L’uomo,
dopo il peccato, deve superarsi per vedere tutto come segno, per rivedere cioè
la gloria di Dio, per passare dall’apparenza al significato,
quindi
nella situazione di peccato in cui ci troviamo, in un primo tempo la creazione
è per noi realtà, quando la creatura scopre Dio, allora la creazione diventa
segno.
Gesù
chiedendo al Padre: “Padre, glorifica tuo
Figlio con quella gloria che ebbe presso di Te prima che il mondo fosse”,
la chiede per noi perché Lui non l’ha mai persa. Lui è sempre nel seno del
Padre, siamo noi che non la vediamo più. la chiede prima di morire, quasi ad
indicare il prezzo che anche noi dobbiamo pagare per poter rivedere la sua
gloria: morire al nostro io.
E durante la cena, avendo il diavolo, già messo in cuore a Giuda Iscariota figlio di Simone di tradirlo…. Gv 13 Vs 2
Argomenti: Il diavolo è un io autonomo da Dio – L’ora del Cristo – Concentrazione di pensieri – Il tradimento è sempre interno – Il deicidio è non tenere conto di Dio – L’esteriorizzazione del nostro male interno – Il diavolo non è esterno – La gelosia di Giuda – Vigilare – L’omissione – I delitti del mondo sono i nostri delitti -
28/ Giugno /1987
Franco: Pensavo che il
diavolo, come intenzione di tradire Gesù, entrasse nel momento in cui Gesù gli
dà il boccone; qui invece dice che questo avviene già prima…
Luigi: Ma è chiaro che il
diavolo è il pensiero dell’io autonomo, il diavolo è un io. Cioè, Giuda era
chiuso nel pensiero del proprio io e questo l’ha provocato.
Franco: Giuda aveva già deciso
di tradire Gesù, per questo Gesù si alza e comincia a lavare il piedi..
Luigi: Si, Gesù non fa niente
di sua iniziativa, Lui è il Figlio del Padre, quindi Gesù osserva quello che il
Padre sta facendo; la sua ora è determinata da:
-
una maturazione dell’universo in un io (che si chiama
Giuda); una maturazione del deicidio;
-
e di Dio che si concede a -; ma tutto per opera del
Padre.
Per
cui l’ora è una convergenza di due fattori:
-
un io che sta maturando per uccidere Dio, per far fuori
Dio, quindi una maturazione di pensieri.
Quindi,
come c'è la formazione in noi della capacità per portare la verità è una
concentrazione di pensieri in Dio, perché questa capacità viene da Dio, quindi
la concentrazione che forma in noi il luogo, così la formazione in noi del
delitto, per l’uccisione di Dio, è una concentrazione di pensiero nel nostro
io. Ora, noi vivendo, andiamo verso una concentrazione di pensiero: o il
nostro pensiero si concentra tutto nel pensiero di noi stessi, per cui tu vedi
che una persona anziana è tutta presa soltanto dal pensiero del suo io, oppure
si concentra tutto nel Pensiero di Dio.
L’ora del Cristo è la convergenza, la concentrazione nella
creatura, del Pensiero di Dio e della concessione da parte di Dio del Pensiero
di Dio.
Ora,
il Figlio di Dio, vede queste convergenze per opera del Padre, e capisce che
l’ora sta arrivando. Per noi invece sono fatti esterni, non ce ne rendiamo
conto. Lui vede dove sta andando il tempo che il Padre gli sta facendo vivere,
perché Lui vede le cose, vede il disegno del Padre e quindi può parlare.
Nino: Il nostro pensiero
precede sempre l’azione e noi necessariamente, o siamo nel pensiero del proprio
io o siamo nel Pensiero di Dio.
Luigi: Tutte le cose che noi
facciamo fuori, occasionate dal fuori, quando uno tradisce, ho detto molte
volte, non può mai dire: “C'è stata l’occasione!” no, l’occasione tu la vedi in
quanto hai già tradito dentro di te. Quindi il fatto esterno è già sempre una
conseguenza di un fatto interno che è avvenuto nel nostro pensiero.
Delfina: Avvicinandoci a Dio
rischiamo di tradire.
Luigi: Certo! Pero non basta!
Tutto è lezione per noi; perché gli diranno: “Signore, noi abbiamo mangiato con te alla tua mensa, noi ti abbiamo
ascoltato nelle piazze!” e Lui dirà: “Andate
via ipocriti!” perché noi ci possiamo illudere: “Io partecipo, vado a fare la comunione tutti i giorni, io sto a
sentire la predicazione di Gesù!”, noi ci possiamo illudere perché non
bastano queste cose! Perché se in noi non c'è l’interesse, non c'è il desiderio
di conoscere Dio, se non ci impegniamo personalmente a conoscere Dio, non c'è
nessuna regola, come non c'è nessun ascolto che ti salva. Ci vuole questa
partecipazione personale per capire ciò che Dio mi fa sentire. Non basta
ricevere da Dio, bisogna portare il frutto, bisogna dedicarci a capire quello
che Dio ci vuole significare di Sé.
Flavio: Mette in evidenza come
noi non possiamo arrestare il pensiero che abbiamo avuto.
Luigi: No!
Flavio: Un pensiero fuori dal
Pensiero di Dio ti porta inevitabilmente ad agire in un certo modo.
Luigi: Noi, quando pensiamo,
stabiliamo già un programma: dai l’input
nel programmatore, introduci nel programma. Presto o tardi questo
programma salterà fuori. Il tempo non è tuo, ma già in quanto hai pensato a
-, hai già programmato; arriva un momento in cui lo farai. Il fare
te lo determina Dio, ma il farlo tu lo hai già programmato dentro. Per questo
il Signore dice di far attenzione nel pensare, al pensiero. Se noi pensiamo a
Dio, programmiamo la nostra vita con Dio: arriverà un momento in cui questo
sogno si realizzerà, Lui ce lo realizzerà. Se noi programmiamo il delitto,
arriverà un momento in cui noi faremo il delitto. Non possiamo farne a meno
perché non siamo mica liberi! L’uomo non è libero. Per cui Dio ci conosce in
tutto! Sapendo il livello in cui noi ci troviamo, Lui sa tutto quello che noi
faremo o non faremo…
Flavio: In questa luce qui è
evidente come se ci danniamo è causa nostra e se ci salviamo è opera di Dio…
Luigi: Certo, è opera di Lui…
Maria Pia: Questa cena ha vari
significati a seconda di come la vediamo…
Luigi: Paradiso e inferno non
sono dei luoghi, sono stati d’animo. Due persone possono essere vicinissime, a
contatto di gomito, o alla stessa mensa; uno può essere all’inferno e uno può
essere nel Cielo di Dio, perché tutto dipende dall’interno, capisci?
Daniela: Quindi se uno pensa
qualcosa di male necessariamente lo deve fare… non è che ci sia la possibilità
di ripensarci…
Luigi: Se tu ascolti Dio, Dio
trasforma in male in bene, però non è automatico. Tanto che, tu puoi
programmare non è che certamente quel pensiero si realizzerà: soltanto se Dio
vorrà. Per cui è Dio che te lo fa fare eventualmente perché per fartelo fare
deve prendere su di sé il tuo male, altrimenti tu non lo vedi mica. Cioè per
farci fare una cosa, questa cosa qui deve essere esterna a te, allora partecipi
della creazione di Dio, allora deve essere opera di Dio. Quindi il fare è opera
di Dio: “È Dio che muove in te il volere
e il fare!”. Siccome noi non siamo consapevoli del male che portiamo dentro
di noi, dei pensieri che facciamo dentro di noi, Dio ce li fa esteriorizzare
per farcene prendere coscienza. Al fine, esterna suo Figlio per farci prendere
coscienza che noi, pensando a noi stessi, siamo deicidi, uccidiamo in noi Dio,
la verità di Dio, la nostra stessa vita, siamo noi che la uccidiamo. Lui per
evidenziarci questo, prende su di Sé il peccato, ecco come prende su di Sé il
nostro peccato: lo fa sua creazione. E questo ce lo fa ancora per misericordia,
per farci capire. Ma il male è stato fatto tutto nel pensiero; nel pensiero che
non collega le cose con Dio, si ferma al suo io. Per cui il vero male è un
omissione perché non dai a Dio quello che è di Dio; non riporti a Dio quello
che devi riportare in Dio, quindi il male è un’omissione.
L’omissione
quindi è colpa tua, il portare a compimento in Dio è grazia di Dio.
Daniela: L’ultimo segno è
Cristo che muore in croce, ma noi lo uccidiamo ogni volta che lo rifiutiamo..
Luigi: Il vero delitto
avviene in quanto io soffoco in me il Pensiero di Dio, cioè lo faccio fuori
dalla mia vita. Perché spiritualmente parlando, tu uccidi quando fai fuori
dalla tua vita, fai fuori dal tuo pensare, non tieni conto di -. Se tu non tieni
conto di una persona, in te la uccidi, non tenendo conto; non tenendo conto di
Dio tu spiritualmente uccidi Dio; il Cristo ci rivela questo delitto, perché
nel pensiero del nostro io facciamo fuori Dio dalla nostra vita. Far fuori Dio
vuol dire uccidere.
Daniela: Non capisco come sia
l’ultimo segno quando noi lo possiamo rifiutare non solo una volta, ma diverse
volte nella giornata…
Luigi: Si, ma siccome tutto
avviene nel pensiero, il rifiuto del Pensiero di Dio è l’ultimo segno; la
concessione del Pensiero di Dio che si concede a noi per essere soffocato da
noi, è l’ultimo segno di Dio. Non l’ultimo segno in senso di tempo, le cose di
Dio vanno capite nello spirito, non in senso lineare…
Daniela: Può essere già
avvenuto o no..
Luigi: Certo…
Franco: Mi chiedevo: il
diavolo è soltanto il pensiero che vive dentro di me di male, non esiste
fisicamente…
Luigi: Fisicamente no! Il
diavolo esiste come spirito; il diavolo è spirito. Quindi, non te lo trovi
all’esterno. Se dici di trovarlo all’esterno confondi le cose! Perché tutto
quello che avviene attorno a te è opera di Dio, è tutta creazione di Dio.
Il
diavolo è soltanto la separazione da Dio, cioè è un pensiero che impazzisce in
quanto si separa da Dio, non riferisce più le cose a Dio, le riferisce a sé;
quindi attribuisce a sé quello che dovrebbe attribuire a Dio. Ora, siccome non
è esterno, quindi partecipa soltanto essendo spirito, può influire soltanto su
coloro che si separano da Dio. Per cui, là dove c'è Dio il diavolo non può fare
assolutamente niente. Cioè se il nostro io è unito a Dio, il diavolo non può
fare la minima cosa. Dove c'è Dio il diavolo non può fare assolutamente niente;
se il nostro io si separa da Dio, allora si cade sotto l’influsso di -. Allora,
ad un certo momento, nel pensiero del nostro io, noi ci accorgiamo che siamo
portati via da cose che ci superano, ma in quanto ti sei separato da Dio, per
cui sei in balìa di -. Basta vedere uno che si appassioni al denaro; ad un
certo punto è costretto da questa passione qui a fare….; tutto questo per farci
capire che il punto determinante per noi è l’unione o la separazione; il tener
conto o il non tener conto di Dio. Se tu in tutte le cose tieni conto di Dio, e
in noi c'è il Pensiero di Dio, se ne tieni conto, non c'è da temere nulla dal
diavolo; il diavolo non può fare assolutamente niente. Come con il mondo; a chi
è con Dio, a chi ha in sé tutte le ragioni di Dio, tutte le ragioni del mondo
non ti toccano! Non possono farci niente perché uno porta in sé una ragione che
supera infinitamente tutti i motivi degli altri. Così come tutti i motivi,
tutte le ragioni del demonio, non possono toccarci e non ci toccano.
Amalia: Quando già il diavolo
aveva messo in cuore a Giuda… è Dio che opera!
Luigi: Certo!
Amalia: Qui sembra che ci
siano due principi…
Luigi: No, non ci sono due
principi però noi possiamo separarci da Dio come pensiero, cioè noi possiamo
omettere; il peccato è un omissione. Questa omissione vuol dire che non riporto
più le cose a Dio; quello che non riporto a Dio mi schiavizza, resto succube di
ciò che non riporto a Dio. Per cui io cado in questa problematica di ciò che
non ho riportato a Dio. Quindi, se porto a Dio un segno, una parola, un
avvenimento, mi lascia libero anzi mi libera! Ma quello che non riporto a Dio
mi rende schiavo; schiavo cosa vuol dire? Che mi incatena per cui io incomincio
ad essere appassionato ad una cosa che non ho riportato a Dio; divento
appassionato. Se io penso a me stesso, provoco in me una problematica di
confronto con gli altri, di invidie, di gelosie, di guerre, di concorrenze che
si conclude con questo Giuda.
Ad
un certo momento è il problema di gelosia di Giuda che l’ha provocato nei
riguardi del Maestro, per cui è rimasto geloso nei confronti di un altro
discepolo, di un altro fratello, per cui si è scatenato questa situazione.
Perché
noi, nel pensiero del nostro io, cadiamo succubi di tutte queste passioni; la
passione del confronto, della gelosia sono problematiche del pensiero dell’io.
Se
uno invece raccoglie in Dio, unifica in Dio, vede l’amore, il dono di Dio in
tutto e non invidia nessuno, anzi in tutto trova un motivo per glorificare Dio.
Giuda, evidentemente, non ha trovato altro motivo per glorificare
Dio, perché ha considerato le cose in concorrenza con se stesso.
Qui
abbiamo la problematica del demonio, questa passionalità che porta via; perché,
se con Dio c'è libertà, separati da Dio c'è schiavitù; schiavitù vuol dire che
io non posso resistere, sono dominato!
Franca: Pensavo all’importanza
di vigilare sul nostro pensiero…
Luigi: Noi non possiamo
vigilare! Noi possiamo solo riportare le cose a Dio o non riportarle.
Perché tu puoi vigilare sul tuo pensiero, montare sentinelle da mattino a sera,
ma “Ivano vigila la sentinella sulla
città” dice il Salmo, la città è poi il nostro pensiero. Quindi invano tu
vigili sulla città se Dio non vigila; cioè se tu non sei unita a Dio, tu puoi
vigilare tutto quello che vuoi….. arriva il vento e ti porta via, non c'è
niente da fare. È soltanto in quanto uno riferisce tutte le cose a Dio, allora
Dio vigila per noi, Dio ti protegge, ti difende, allora capiamo veramente
quanto Dio sia la fortezza, il muro che protegge, che ci difende la nostra
città. Ma è Dio….
Franca: Di nostro è solo
l’omissione…
Luigi: Di nostro è solo
l’omissione; il riportare a Dio invece, è grazia di Dio ed è opera di Dio,
perché senza Dio non possiamo riportare niente. Invece senza Dio noi
omettiamo….
Franca: E tutto è determinato
da Dio…
Luigi: Omissione è proprio
rifiuto di Dio perché non do a Dio quello che è di Dio: sono ingiusto! Le cose
sono di Dio; io non le riporto a Dio, quindi compio un’ingiustizia, ma compio
un’ingiustizia proprio perché non tengo conto di Dio. Ora il non tener conto di
Dio, non è voluto da Dio.
Rita: Dio opera in tutto per
salvarci, ci dice prima le cose…
Pinuccia: Il non riportare a Dio
è già un tradire, per cui si può ritenere il più grande…
Luigi: È un’ingiustizia,
quindi un’ingiustizia è già un tradimento…
Pinuccia: “Avendo già messo in cuore a Giuda Iscariota di tradirlo…”, cioè Giuda
già non riportava in Dio; quindi ogni delitto è possibile..
Luigi: Quando noi non
riportiamo a Dio, implicitamente noi abbiamo già fatto tutti i delitti di
questo mondo; se non li abbiamo fatti è solo perché Dio ci ha impedito di
farlo, ma noi siamo responsabili di tutto. Ecco per cui dico, non succede
nessun delitto nel mondo senza che noi, in qualche modo, ne siamo responsabili.
Quando non riportiamo a Dio, noi già implicitamente, siamo rei di tutti i mali.
Pinuccia: Anche quelli che non
conosciamo…
Luigi: Io non posso dire: “Io non ho mai fatto la prostituta”. In
quanto non ho tenuto conto di Dio, ad un certo momento il Signore mi farà
capire, mi farà vedere, che io ero una prostituta; se non mi sono messo a
passeggiare sui marciapiedi, è soltanto perché Dio non mi ha dato la
possibilità, non mi ha messo nell’occasione; ma dentro, nel mio animo era tutto
così. Per cui non c'è nessuno che davanti a Dio possa dire: “Signore, io no… io no… io no…..”, perché il Signore mi farà
vedere! perché tutto quello che si fa, è soltanto opera sua, se non l’ho fatto,
è perché Lui mi ha impedito di farlo, ma intimamente io avevo già fatto tutto!!
Pinuccia: Cioè intimamente io ho
fatto la vera prostituzione…
Luigi: Quando uno tradisce un amore, non può dire per giustificarsi: “Sai, ho incontrato la tale… è stata un’occasione”, tu hai visto l’occasione perché già dentro di te avevi tradito, è tutto intimo. Perché tutto è nel rapporto tra il tuo pensiero e il Pensiero di Dio, tutto avviene lì, in quel segreto lì, mica è un fatto esterno. Certo, noi nella nostra giustizia, nel nostro codice, si osservano i fatti esterni; Dio invece guarda soltanto il fatto interno, perché il fatto esterno è opera sua; e nell’interno ti guarda nel rapporto tra il tuo pensiero e il Pensiero suo, in questo “a tu per tu”: lì si decide tutto!
“Sapendo che il Padre gli aveva messo tutto nelle mani e che era venuto da Dio, e che a Dio ritornava….” Gv 13 Vs 3
Argomenti: Conoscere
principio e fine - Salvati o condannati
dal nostro fine - Cercare il Pensiero di
Dio – La liberta dell’uomo e del Figlio – Il tutto di Dio – Le menzogne dell’io
– Scoprire il nostro niente e il tutto di Dio – Portare in noi l’immagine di
Dio – La morte -
28/ Giugno /1987
Franco: Lui sa da dove viene e
dove va…
Luigi: Noi non sappiamo né da
dove veniamo, né dove andiamo.
Franco: E sa benissimo che
cosa è venuto a fare, e allora va avanti nella volontà del regno di Dio…
Luigi: Ecco, vedendo, può andare
avanti, e va avanti in un quadro ben preciso perché capisce. Lui vede l’opera
del Padre; vedendo l’opera del Padre, vive nell’opera del Padre.
Nino: Più incitamento a noi
a desiderare con tutte le nostre forze di arrivare a conoscere da dove veniamo,
dove andiamo, qual è il nostro destino e come possiamo compierlo..
Luigi: Certo, noi siamo
chiamati a conoscere il nostro principio e il nostro fine, perché soltanto
conoscendo il principio e il fine noi possiamo fare la volontà di Dio e restare
con Dio.
Nino: Il principio e il fine
devono coincidere..
Delfina: Se vogliamo ritornare
a Dio dobbiamo motivare la nostra vita nella conoscenza della verità..
Luigi: Certo, siamo stati
creati per quello, quindi dobbiamo avere quel fine lì…
Delfina: Però lo sappiamo che
veniamo da Dio!
Luigi: Dio è Colui che
nessuno può ignorare, come Principio e come Creatore, però possiamo
trascurarlo; cioè, noi siamo in colpa se trascuriamo quello che sappiamo. Se tu
trascuri una cosa che non sai, evidentemente non c'è colpa. Dio Creatore è
Colui che nessuno può ignorare; Dio come fine, invece, pochissimi lo conoscono.
Cioè, noi esistiamo, e basta un filo d’erba per capire che non sono io che l’ho
fatto, è un Altro che l’ha fatto, basta quello. Quindi Dio tu non lo puoi
ignorare, cioè tu non puoi ignorare che Qualcuno sta facendo tutte le cose,
perché certamente non sono io che l’ho fatto, non è l’uomo che l’ha fatto. Noi
ci accorgiamo che magari vorremmo vivere in un certo modo e invece le cose
vanno a rovescio e chi è che interviene nella nostra vita e ci manda tutte le
cose al rovescio? Noi in un primo tempo diciamo che sono gli uomini, ma ad un
certo momento ci accorgiamo che non sono gli uomini. Quindi c'è una potenza
diversa che opera, questo è ciò che nessun uomo può ignorare; però l’uomo può
trascurarlo, può vivere per altro.
Allora,
avere Dio come fine, cioè come oggetto di pensiero, di preoccupazione
nostra, pochissimi ce l’hanno. Quello che conta è averlo come fine, perché noi
siamo salvati o siamo perduti non da ciò che accettiamo come principio ma da
ciò che accettiamo come fine: è il fine che ci qualifica. Quindi il nome
non è dato dal fatto di dire: “Io credo
in Dio!”, no! quello non ti dà il nome. Quello che ti dà il vero nome è ciò
per cui tu vivi. Perché tu puoi dire: “Io
credo in Dio!” ma poi tu vivi per la gloria: quello sarà il tuo nome, tu
sei vissuto per quello. Quindi il fine per cui noi viviamo ci qualifica, ci
determina, ci personifica; noi saremo conosciuti per il fine che avremo avuto.
Ora,
la cosa veramente importante, è avere Dio come fine; cioè avere come fine il
principio. Principio che tu non puoi ignorare; cioè ciò che tu non puoi
ignorare, deve essere tuo fine, allora quello ti qualifica, allora tu diventi…
Delfina: È difficile ritornare,
cioè è difficile avere Dio come fine. Infatti tutti credono in Dio ma
pochissimi cercano Dio, perché vivono per altro. E allora tutte le obiezioni: “Io ho i campi, io ho i buoi, io ho la
moglie” è perché ci sono altri fini. E questo ti rende impossibile avere
Dio come fine; ad un certo momento c'è il conflitto, non puoi sopportarlo.
Fintanto che Dio lo vedi come uno che ti concede le grazie, che crea, che fa
doni, lo accetti; quando vedi che Dio si propone come fine, che si mette in
concorrenza con i tuoi fini non lo sopporti più.
Piero: Tutta la creazione
viene a noi nel pensiero del nostro io e chiede a noi di essere riportata a Dio
per essere intelletta …
Luigi: Certamente, quindi il
grande momento dell’uomo non sta mica nel credere in Dio, ma sta nel
riportare le cose a Dio, quindi sta nel cercare il Pensiero di Dio: “Signore che cosa mi vuoi dire di Te in
quello?” qui l’uomo si rivela, in quanto tende a Dio, non in quanto riceve
da Dio perché tutti ricevono da Dio, in un modo o nell’altro, tutti ricevono da
Dio; invece il cercare Dio è opera di molto pochi, di pochissimi. “Molti sono quelli che si perdono, dice il
Signore, pochissimi sono quelli che entrano per la porta stretta”, pochissimi
perché poi la cosa diventa personale perché richiede il superamento dell’io.
Flavio: Dio ha posto il
Principio del suo Pensiero in noi, in quel Pensiero lì diventa una realtà il
fatto che Lui riceve tutto da Dio e tutto in Lui si illumina, ci dà quindi la
possibilità di riconoscere il tempo, quindi si incomincia a vivere da figli…
Luigi: Il Pensiero di Dio
in noi è un Principio Luce, trascurato quello per noi tutto diventa confusione,
e tutto ci contraddice; noi stessi diventiamo in noi motivo di
contraddizione di noi stessi; ad un certo momento arriviamo ad un punto in cui
non sappiamo più chi siamo né per che cosa dobbiamo vivere, né quale pensiero
portiamo in noi, non ci conosciamo più…
Flavio: Però se per grazia di
Dio si è uniti a Lui, a volte si può vedere prima quello che avviene…
Luigi: Ma certo, perché il
Pensiero di Dio, il disegno di Dio è Uno solo, più ti avvicini a Dio e più
conosci che tutto va verso il compimento e il compimento è certo, è quello! Gli
avvenimenti non fanno altro che confermare “quello
che hai visto!”, diventano una conferma. Per cui tutto ti conferma in
quella verità lì.
Maria Pia: Dio ci ha dato tutto e
noi non dobbiamo fare altro che riportarlo a Lui per capire…
Luigi: Certo, perché il
Tutto – di Dio deve diventare il tutto – nostro.
Fabiola: Ad un certo punto Dio,
selezionando nella mia vita..
Luigi: Deve diventare il
nostro tutto, personalmente deve diventare il mio tutto; per cui tutto di me
deve dipendere da quello.
….
: Pensavo che Gesù non fa nulla se non lo vede fare dal Padre invece noi agiamo
di nostra iniziativa.. è per la libertà che abbiamo?
Luigi: Per la schiavitù che
abbiamo, noi non siamo mica liberi! Lui che è libero non può fare niente se non
lo vede fare dal Padre, Lui che è libero…
Rita: Sembra una
contraddizione…
Luigi: Noi che siamo schiavi
diciamo: “Io sono libero e faccio quel che
voglio!” poi praticamente, tutti vanno al mare: e stiamo tutti correndo al
mare! Tutti vanno alla festa: tutti vanno alla festa! Tutti portano i pacchi:
tutti portano i pacchi! E poi diciamo che siamo liberi! Quando Gesù ha detto: “Se resterete nelle mie parole, conoscerete
la verità e la verità vi farà liberi”, i farisei si offendono: “Cosa dici! Noi siamo liberi!” mentre
erano schiavi dei romani, erano schiavi di se stessi, erano schiavi della
legge, del tempio, erano schiavi di tutto e dicono: “Noi siamo liberi, non siamo mica nati da prostituzione!”. L’uomo è
schiavo di tutto e si vanta di essere libero!
Per
cui Lui che è Figlio di Dio non può fare niente se non lo vede fare dal
Padre, noi facciamo tutto senza vederlo fare dal Padre; noi crediamo di
essere liberi, è l’illusione dell’uomo. Per questo soltanto conoscendo Dio
noi scopriamo veramente ciò che siamo noi, allora scopriamo quanta schiavitù
c'è nella nostra sensazione di libertà. Perché noi a parole diciamo: “Io ti amo” con la bocca, crediamo di
amare e invece siamo infinitamente lontani dall’amore. Appunto perché nel
pensiero del nostro io siamo una sorgente di menzogna, ma di menzogna su noi
stessi, per cui noi ci inganniamo e vogliamo essere ingannati. Se uno mi dice
la verità io mi offendo; se uno mi loda, mi esalta, allora dico che è un grande
perché mi glorifica. Nel pensiero dell’io quindi noi amiamo che dice a noi la
menzogna, noi vogliamo essere ingannati nel pensiero del nostro io. Soltanto
con Dio noi incominciamo ad amare la verità e allora se siamo con Dio e uno mi
dice: “Tu sei un grande!”, noi
facciamo il sorrisetto perché capiamo perfettamente chi siamo, altro che essere
grandi. E allora noi scopriamo anche il nostro niente e il Suo Tutto, la
nostra schiavitù la Sua Libertà, la nostra miseria e la Sua Ricchezza; ma senza
Dio noi non capiamo niente, il non capire niente vuol dire che ci illudiamo di
essere ciò che non siamo.
Silvana: Questo aver dato tutto
nelle mani al Cristo vuol dire che non possiamo
giungere al Padre se non per mezzo di Lui…
Luigi: Certo, “Nessuno può venire al Padre se non per
mezzo di Me”. É tutto affidato al Figlio il che vuol dire che “Senza di Me non potete fare niente”,
perché è tutto affidato al Figlio.
Franca: Se tutto quello che
abbiamo viene da Dio, deve ritornare tutto a Dio…
Luigi: Certo, tutto è di Dio!
Tutta la creazione, tutte le creature, noi stessi portiamo questo sigillo: “Tu sei mio!”, “Tu sei mio!”. Dio ha
posto il sigillo di Sé su tutto e su tutti, tutto è di Dio. “Dio creò l’uomo ad immagine e somiglianza”;
Gesù dice: “Di chi è questa immagine su
questa moneta?”, “È di Cesare!”, “E allora dalla a Cesare, ma dà a Dio quello
che è di Dio!”. “Qual è l’immagine che porti in te?”, “L’immagine che porti in
te è Dio”, “E allora datti a Dio!”. Noi portiamo l’immagine in noi, la
scrittura di Dio e tutta la creazione porta l’immagine, la scrittura di Dio, e
allora dalla a Dio perché è di Dio.
Se non la riportiamo a Dio è peccato, è un’ingiustizia perché
rubiamo a Dio ciò che è di Dio.
Rita: In questo momento Gesù
è molto vicino alla sua morte, è turbato perché sa quello che lo aspetta,
eppure queste parole trasmettono una pace profonda, la stessa pace che Gesù
vuol dare a noi…
Luigi: Certo, infatti Gesù
dice: “Chi viene dietro di Me non proverà
la morte” anche se esperimenterà la morte, non proverà la morte.
Pinuccia: Se ci viene detto che
Gesù ha questa consapevolezza del Principio e del Fine, è perché vuole
insegnarci a raggiungere quella consapevolezza…
Luigi: Non da noi, in Lui
noi abbiamo la consapevolezza del Principio e del Fine, in Lui…
Pinuccia: Sapendo che il Padre
aveva affidato tutto nelle sue mani vuol dire che dobbiamo prendere
consapevolezza che Dio ha affidato tutto nelle nostre mani?
Luigi: No!!!! Senza di Lui
non facciamo niente e non possiamo fare niente! Quindi tutto è affidato
nelle Sue mani, non nelle nostre mani.
Pinuccia: Ma pensavo al Pensiero
di Dio che ci è dato, è dato a noi personalmente…
Luigi: Certo, ma senza di Lui
non facciamo niente…
Pinuccia: Ah, noi lo uccidiamo….
Luigi: Tutto è messo lì,
in quel Pensiero lì; se tu trascuri quel Pensiero lì, tu trascuri tutto, se tu
hai cura di quel Pensiero lì, hai cura di quel Pensiero lì, tu in quello trovi
tutto, perché tutto è posto in quel Pensiero lì.
Pinuccia: Quindi in questo
Pensiero, in Lui, noi abbiamo la consapevolezza che tutto ci è affidato a Dio
per riportarlo in Dio.
Luigi: Tutto è affidato al
Pensiero di Dio…
Pinuccia: Noi partecipiamo di
questo…
Luigi: Tutto è nel Pensiero
di Dio, senza il Pensiero di Dio noi non facciamo niente, niente, e noi stessi
siamo ridotti a niente ed esperimentiamo il nostro niente perché tutto è nel
Pensiero di Dio.
Appendice sul versetto 3
Viene
proposto a noi il sapere del Figlio. In che cosa consiste il sapere del Figlio?
Che
cosa sa? Che il Padre gli ha messo tutto nelle mani. E questo lo dice per noi
(per due motivi).
Era
venuto da Dio e a Dio ritornava. Ecco cosa sa il Figlio: sa che il Padre è il
suo Principio e il suo Fine (veniva da Dio e a Dio ritornava); se noi vogliamo
essere figli, dobbiamo sapere tutto questo.
Il
sapere del Figlio: Lui sa dal Padre, cioè vede da -, vede nel Padre le cose. Ci
contempla nel Padre
Noi
le cose come le sappiamo? Da come appaiono ai nostri sensi, da come appaiono al
nostro intelletto, o come appare al nostro sentimento: questo è il nostro
sapere.
Ma
il sapere da Dio le cose, è tutta un’altra cosa: è lì il superamento dell’io.
Ciò
che avvenne in Gesù deve attuarsi anche in noi, deve attuarsi in noi questa consapevolezza
di ciò che già è; quindi siamo noi anche che dobbiamo imparare che il Padre ci
ha posto tutto nelle mani e addirittura, ci ha messo lo stesso suo Figlio nelle
nostre mani.
Qual
è il punto di contatto tra:
-
Dio ha posto tutto nelle mani del Figlio
- Dio ha posto il Figlio nelle nostre mani?
“Si alzò da tavola depose le sue vesti e preso un asciugatoio se ne cinse”. Gv 13 Vs 4
Argomenti: La vera autorità –
L’amore vince perdendo – Il nostro niente e il tutto di Dio – Togliersi l’abito
– Imparare a lasciarsi servire – Il padrone e i servi – Le pretese umane -
28/ Giugno /1987
Franco: Dopo queste cose Gesù
si mise a lavare i piedi che ha il significato del servizio...
Luigi: “Io sono tra voi come Uno che serve” e ci ha insegnato qual è la
vera autorità; la vera autorità è quella che serve, non quella che fa
servire: è Lui che ce l’ha insegnato! Perché dice: “Nel mondo chi esercita l’autorità comanda: non sia così tra voi!
Perché Io che sono Maestro e Signore, sono tra voi come uno che serve”,
così deve essere tra voi, chi è più in alto deve servire, non farsi servire.
Franco: La tavola è intesa
come il luogo in cui si mangia, bisogna alzarsi da dove si mangia..
Luigi: Bisogna concedersi,
perché soltanto concedendosi… perché, ho detto molte volte, che il processo
d’amore si realizza perdendo, l’amore si realizza perdendo. Questa è la via
inaugurata da Dio, l’unica caratteristica; gli uomini credono di vincere
affermandosi, comandando, andando in alto, più andiamo in alto, più crediamo di
affermare noi stessi. In Dio, invece, che è amore, l’amore vince servendo,
perdendo, lì trionfa, lì si rivela. L’amore si rivela in quanto perde.
Franco: Questo deporre le
vesti cosa significa?
Luigi: Le vesti di Dio! Si
spoglia della sua grandezza, Lui che è il centro di tutto, si riduce a niente,
si confonde con un nostro pensiero, tant’è vero che possiamo dire: “Sono io che penso Dio!”.
Franco: Mantenendo sempre
l’unione con Dio. Perché questo: “Si alzò
da tavola..”
Luigi: “Si alzò da tavola..” nel senso che a tavola c'è sempre colui che
si fa servire, mentre il servo non sta a tavola; Gesù manifesta con questo
gesto la sua volontà: si concede.
Nino: Vuol dire che il
servire è più importante del mangiare, del vestire; anche noi siamo chiamati a
spogliarci dei nostri vestiti...
Delfina: Per noi deporre i
vestiti vuol dire spogliarci di tutte le cose che ci legano…
Luigi: Anche di tutto ciò di
cui ci vantiamo, perché noi attraverso i vestiti ci presentiamo, è il
problema della figura; ognuno viene giudicato secondo i vestiti che ha. “Togliti tutto quello che hai! Rivela la tua
povertà, il tuo niente prendi consapevolezza di questo tuo niente! Perché ci si
avvicina a Dio non attraverso i nostri abiti sfarzosi, ma attraverso la
coscienza del nostro niente! È soltanto attraverso il nostro niente che
scopriamo il tutto di Dio!”. Noi abbiamo bisogno di essere vestiti
da Dio e di toglierci i vestiti nostri. Noi più siamo ben vestiti, più
siamo onorati, siamo riveriti, mentre uno straccione viene scartato. Ma Dio ci
dice: “Guarda che fintanto che tu
falsifichi te stesso attraverso l’abito, è uno sdoppiamento che ti impedisce di
arrivare alla verità”.
Piero: Pensavo che più la
creatura si avvicina a Dio più c'è questa presa di coscienza progressiva del
suo niente. Sembra una contraddizione: più la creatura si avvicina alla verità…
Luigi: E più resta illuminata
dalla verità. E la verità è: Dio è tutto ed io sono niente. Sembra che essendo
niente noi siamo umiliati, invece attraverso il nostro niente siamo glorificati,
perché Dio ha glorificato il niente. Il niente che noi siamo, l’ha glorificato
al punto da renderlo partecipe di quello che Lui è, è lì la meraviglia. Noi il
più delle volte, vediamo una creatura umiliata che si sente a terra,
angosciata; in Dio, invece, la coscienza del nostro niente ci esalta, ci fa
glorificare Dio.
Flavio: Pensavo a quel brano
che parlando di Gesù dice: “Non ha nulla
nell’aspetto per attirare su di sé l’attenzione” e il Pensiero di Dio in
noi a questo punto assume proprio questo aspetto; però se noi lasciamo
purificare il nostro pensiero da quel Pensiero..
Luigi: Sì, infatti il regno
di Dio è un seme piccolissimo, a confronto di tutti i semi che ci sono nel
mondo, tutte cose grandiose, importanti; quello lì è un pensiero; sembra che si
possa trascurare tranquillamente, eppure lì c'è tutta la nostra vita. Ad un
certo punto cresce al punto che assorbe tutto. La persona che sia con Dio,
praticamente tutta la sua vita sta in un pensiero; infatti agli occhi degli
altri: “Non fanno niente!”, è niente,
tutta la vita è in un pensiero, agli occhi del mondo è niente! Se invece uno si
dà da fare, corre qui, corre là, quello si dà da fare. È tutto un
capovolgimento!
Flavio: L’asciugatoio ha
proprio la funzione di asciugare; serve per evitare che ci si confonda coi
pensieri che fanno conto sul proprio terreno. Se mi lavo i piedi e non mi
asciugo mi appiccico di nuovo la terra.
Luigi: Tutto ha un
significato! Ti lava e poi dopo ti asciuga in modo che tu non abbia a coprirti
di fango; nel bagnato la terra diventa fango.
Flavio: Quindi quelle parole,
quei pensieri che Lui ci ha dato non devono confondersi con quelli del mondo…
Luigi: Certo..
Maria Pia: Questo asciugatoio
significa che Dio opera su di noi e ci cambia vuole che entriamo nel suo
pensiero in tutto e per tutto…
Luigi: Dio vuole che noi
impariamo a lasciarci servire, perché c'è anche un vanto, molte volte, a
servire; ci può anche essere una superbia, un orgoglio nel servire. A volte
bisogna anche imparare a lasciarci servire, Pietro non voleva lasciarsi servire
ma Gesù gli dice: “Se non ti lasci
servire non potrai prendere parte con Me”. Questa è una grande lezione: molte
volte bisogna anche lasciarci servire.
Daniela: Questo alzarsi da
tavola ha anche un significato?
Luigi: Sì, che a tavola resta
sempre il padrone che si fa servire, il servo non sta a tavola. Chi si alza da
tavola assume la condizione di servo. I suoi discepoli sono a tavola, Lui si
alza da tavola quindi assume la condizione di servo per poi dopo lavare i
piedi.
Franca: Cosa vuol dire che
Gesù si cinse?
Luigi: Non lo so.
Pinuccia: Ci sono parole
speciali con cui Dio ci lava e l’asciugamano, nello spirito, sono sempre le sue
parole ma di un altro tipo.
Luigi: Certo, perché tutto ha
una sua funzione, tutto ha un suo significato per farci capire più a fondo il
suo pensiero.
Franca: Cosa vuol dire
asciugarci in senso spirituale?
Luigi: Sai cosa vuol dire
essere bagnati?
Rita: Noi dobbiamo
presentarci davanti a Dio spogli,..
Luigi: Senza le nostre
pretese, perché i nostri vestiti sono le nostre pretese; ad un certo momento
Dio ci riduce nudi, senza pretese: “Fa tu quel che vuoi!”. Prima noi siamo
pretesa, chiediamo e poi siamo inondati di luce: è lì la meraviglia.
Pinuccia: Di fronte a questo suo
atteggiamento di servizio di concessione estrema, cadono tutte le nostre
pretese o affermazioni dell’io; dovrebbero…
Luigi: Se è Dio, che è Dio…
Pinuccia: L’unico modo per
disarmare un orgoglio è quello di servirlo...
Luigi: Certo.
Pensieri conclusivi:
Franco: Il servire dobbiamo vederlo
in Dio, se no rischiamo di farlo nell’orgoglio.
Nino: Dio ci ha amati così
tanto che anche se noi siamo nel mondo vuole che passiamo a Lui.
Delfina: Avere ben presente la
meta per non smarrirci per strada.
Luigi: Quando parti se non
sai dove vai..
Piero: I figli si lasciano
guidare in tutto dallo Spirito del Padre.
Flavio: Il Pensiero di Dio in
noi, per quanto si spogli, si renda servo è un pensiero netto che chiede a noi
di diventare netti..
Maria Pia:
Daniela:
Fabiola: Anch’io come lei,
scoprire la propria identità spirituale.
…:
Riportare le cose in Dio.
Zina:
Lasciarci guidare dal Pensiero di Dio.
Amalia: Solo Dio ci fa liberi.
Silvana: Aprire gli occhi per
vedere le grandi opere che Dio sta facendo con noi.
Luigi: C'è solo un difetto:
chiudere gli occhi per vedere, non aprirli…
Franca: “Non sapevate che io mi debbo occupare delle cose del Padre mio?” e
qui mi dice che devo sapere che tutto mi viene da Dio e che tutto deve
ritornare a Dio.
Paola: Che Gesù ci insegna a
pensare a Dio.
Rita: Il Pensiero di Dio è
il pensiero del pensiero. Si può dire?
Luigi: Dio è l’Essere, il suo
nome è “Io sono Colui che è”, il
Figlio è il Pensiero dell’Essere.
Pinuccia: Colpisce questo
“sapendo” che viene ripetuto per far prendere anche a noi la consapevolezza di
quello che Gesù dice.
Luigi: Certo.
Appendice al versetto 4:
Lo
spogliamento di Gesù: “Gesù depose le
vesti…” è segno che nella sua incarnazione si spoglia della sua divinità,
quindi è preludio alla sua crocifissione con la quale si spoglia addirittura
della sua umanità: “Faranno di me tutto
quello che vorranno”. Si è dato nelle mani dell’uomo.
Quindi
nell’incarnazione è nascosta la divinità di Gesù, e nell’Eucarestia è nascosta
anche l’umanità.
In
Gesù non c'è l'io umano: l'io è unico ed è divino, è una persona unica con due
nature.
Nella
lettera di San Paolo: leggiamo: “Cristo non considerò un tesoro geloso la
sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso assumendo la condizione di
servo…”.
Gesù
si spoglia in noi al punto in cui noi possiamo dire: “Sono io che penso Dio”, si fa oggetto del nostro pensiero affinché
noi scopriamo che Lui è il Soggetto.
“Si cinse
l’asciugatoio..” cioè prende gli strumenti del servizio,
serve. La vera autorità è quella che serve, non quella che fa servire.
Versò quindi
dell’acqua in un catino e cominciò a lavare i piedi dei suoi
discepoli e ad asciugarli col panno di cui si era cinto. Gv 13 Vs 5
Argomenti: La purificazione di
Cristo – Il figlio dell’uomo – La vera autorità serve – Il tutto compiuto – La
Vita del Figlio – Il superamento dell’io – La fede è interesse per capire – La
Vita e la Verità sono nel pensiero – Il primo e il secondo comandamento –
Vivere nell’iniziativa di Dio – La novità di Dio -
4/ Luglio /1987
Introduzione:
Pinuccia: Che cosa significa la dedica sul libro: “Il tempo di Maria”: soli Soli soli?
Luigi: Ci sono due dativi e un
genitivo e significa: “All’unico Sole
della terra”, del suolo. Esprime bene l’atteggiamento della Madonna che è puro
sguardo all’unico Sole della terra; infatti la Vergine è puro sguardo a Dio,
unico sguardo a Dio.
Pinuccia: Tu hai detto che è l’espressione della Madonna che
guarda solo al Divino, però il libro è dedicato all’unico Sole della terra.
Nino: È l’estrema concessione che il Figlio di Dio fa all’uomo
per educarlo, per fargli vedere che è più importante servire che comandare; si è più autorità servendo che
comandando. Siamo sempre sulla linea dell’amore che vince perdendo.
Delfina: Io penso che la lavanda dei piedi, oltre all’esempio di
grande umiltà, vuole farci capire, siccome accade prima del sacrificio della
croce, ci dice che dobbiamo essere mondi per capire il sacrificio della croce,
la passione, per intraprendere un lungo cammino.
Luigi: No, ma qui la lezione principale è che Lui, il
Maestro, che lava i piedi ai suoi allievi, ai suoi discepoli, serve.
Infatti lo commenterà in seguito: “Se Io
che sono il Signore vi ho lavato i piedi, anche voi dovete fare lo stesso tra
di voi”, per farci capire che mentre nel mondo chi esercita l’autorità
comanda, si fa servire, nel regno dello Spirito, invece, chi è più in alto,
deve servire, deve sottomettersi, non deve comandare. La vera autorità sta nel
servire, non nel farsi servire.
Giusy: Se non ci purifica Lui, noi da soli non possiamo…
Luigi: Ah, certo! Noi da soli non
possiamo fare assolutamente niente! Ma
Lui ci purifica servendoci, cioè abbassandosi al si sotto di noi; infatti Lui
si chiamerà Figlio dell’uomo, si è sempre chiamato figlio dell’uomo; non è
venuto con autorità, ma è venuto prendendo su di sé la nostra situazione, le
nostre colpe. Infatti è morto in croce portando le nostre colpe, affinché noi
potessimo scoprire la nostra colpa perché soltanto se noi capiamo i nostri
errori, la nostra colpa, abbiamo la possibilità di liberarci. Quindi Dio, opera
tutto per farci toccare con mano la nostra povertà; perché, il più delle volte,
noi siamo incoscienti, non sappiamo che pensando a noi stessi, noi facciamo la
nostra morte, non la nostra vita; mentre la nostra vita sta nel pensare a Dio,
quindi nel dimenticarsi, nel superarsi. Allora Dio, per evidenziare a noi, per
farci prendere coscienza di questo male che portiamo in noi, in cui noi
uccidiamo la nostra vita, prende su di sé la nostra situazione e si lascia
uccidere.
Come mai? Adesso è la creatura che riflette: come mai io
l’ho ucciso? Cosa c'è di male dentro di me da arrivare a questo? È lì che poi
scopro… e c'è la possibilità della risurrezione.
Giovanna: “Si preparava a
lavare i piedi e ad asciugarli”…
Luigi: Per non lasciarceli bagnati,
se li lava deve pur asciugarli altrimenti ce li lascia bagnati; il servizio
è completo; Dio opera bene, porta le cose a conclusione, ci mette nella
possibilità di poter camminare; non lascia i lavori a metà, il suo servizio è
totale, completo. Infatti Lui morendo in croce dice: “Tutto è compiuto!”, quindi il servizio è completo. È già fatto
tutto, non manca niente, da parte di Dio; per qualunque situazione veniamo a
trovarci. Per cui nessuno di noi può dire: “Per
me non hai fatto abbastanza!”. Per ognuno di noi Lui ha fatto tutto quello
che poteva fare per condurci alla salvezza. Per cui chi si danna, si danna
unicamente per colpa sua, perché non può attribuire qualcosa a Dio, perché Dio
non abbia provveduto, non sia intervenuto. Noi possiamo trovarci in situazioni,
evidentemente, anche incresciose, ambientalmente difettose; ma Dio provvede da
un’altra parte, supplisce al difetto delle creature che abbiamo attorno a noi,
al difetto dell’ambiente che abbiamo intorno a noi, con sovrabbondanza di luce,
con sovrabbondanza di grazia.
Maria Pia: “… del
panno con cui si era cinto”, Gesù si è fatto figlio nostro e ci ama come il
Padre ha amato il Figlio, Gesù ama noi allo stesso modo. Quindi come il Padre
ha dato tutto al Figlio, affinché lo rivelasse a noi, così il Figlio ama
completamente noi.
Luigi: Si, “Come il Padre
dà la vita al Figlio” perché il Padre è la vita del Figlio, così il Figlio
dà la vita a noi, per cui Lui diventa la nostra vita. Per questo, nel rapporto
d’amore, chi serve dà la vita, non chi si fa servire, è servendo, è amando che
si dà la vita.
Franco: Dobbiamo servire il fratello anche se non capiamo..
Luigi: No, l’invito qui è lasciarci servire anche se non
capiamo; l’elemento principale è questo perché siamo tutti serviti da Dio.
Dal sole che sorge al mattino a tutti gli incontri, a tutte le vicende della
giornate, è tutta creazione di Dio, è Dio che viene a servirci. È Dio che ci
serve attraverso l’aria, il sole, l’acqua, il mangiare, il vestire, gli
incontri, le persone, quindi tutte le cose che succedono durante il giorno, è
servizio di Dio per noi. Ora, noi dobbiamo accettare tutto da Dio anche se non
capiamo: accettare tutto! Perché se tu non accetti non potrai certamente
arrivare, cioè se tu non credi, non puoi arrivare a capire. L’allievo in
classe, prima di tutto deve credere, quindi deve accettare quello che
l’insegnante gli dice, per poi dopo arrivare a capire la lezione, prima deve
accettare; se si rifiuta, certamente non arriverà. Quindi la fede è la premessa
per arrivare a capire, però ci deve essere interesse per capire; noi il più
delle volte diciamo: “Ma io credo, ma non
mi interessa capire!” lì sta l’errore, allora non c'è nemmeno fede perché
la vera fede è interesse per capire. Quindi tu accetti ma per l’interesse per
capire e vuoi arrivare a capire. Quindi la fede non è fermarci
prima di capire, ma è camminare per arrivare a capire. Allora Dio tutte
le cose ce le fa arrivare per sollecitare, quindi ci serve in quello, perché
sollecita in te il pensare, il pensare a Lui. Non pensare a te; ti libera dal
pensiero di te stesso e ti forma qualche cosa affinché tu abbia a pensare a
Lui. La vita sta nel pensiero, la verità sta nel pensiero.
Franco: Ma il superamento dell’io non
avviene già servendo altre persone?
Luigi: No, perché tu puoi servire gli altri anche nel pensiero
di te stesso. Tu puoi anche dare tutto ai poveri, puoi anche offrirti al
servizio degli altri, e farlo per ambizione, farlo nel pensiero del tuo io. Non
è sufficiente, ci vuole Dio; è proprio la presenza di Dio che ti dà la
capacità di superare il pensiero del tuo io. Gli altri, gli uomini, le
altre persone, no. Perché nelle altre persone c'è il riflesso di te stesso; è
soltanto un Essere che è superiore a te stesso, che dà a te la possibilità di
superarti. Ma altrimenti negli altri, tu vedi sempre te stesso. La creatura
è finita, gli altri sono finiti, gli altri non ti liberano dal pensiero del tuo
io. Solo Dio ha la possibilità di farci superare il pensiero del nostro io.
Bisogna lasciarci servire, bisogna cioè accogliere quello che Dio ti propone e
di impegnarti, altrimenti io ho il mio problema. Tu puoi avere tutti i tuoi
problemi: impegnati nel problema di Dio, perché Dio ti presenta un suo
problema. Quindi noi non dobbiamo chiuderci nel nostro problema, ma essere
aperti al problema che ogni giorno Dio ci propone. E ogni giorno Dio ci propone
un suo problema: “Dacci oggi il nostro
pane quotidiano”, direi: “Dacci oggi
il tuo problema! Fammi vedere oggi il tuo problema quotidiano, il problema che
tu oggi mi proponi”. Ogni giorno Dio ha un problema da proporci di Sé. Ora,
per applicarmi al problema di un altro, io debbo superare me stesso, superare
quindi il mio problema, altrimenti non posso entrare nel suo problema. Ora, io
mi salvo impegnandomi nel Suo problema non nel mio, capisci? Quindi c'è sempre
questo superamento, come disse Dio ad Abramo: “Parti dal tuo problema!”, cioè “Parti
dal tuo paese, parti dalla tua casa, parti dalla tua situazione e vieni là dove
Io ti dirò!”, quindi “Parti dal tuo
problema e vieni là in quel problema che Io ti propongo e impegnati lì!”.
Il prossimo, il servizio ai fratelli è un banco di prova
se tu credi in Dio, ma prima di tutto (prima di tutto che non è un secondo), ma
prima di tutto tu devi cercare Dio con tutta la tua mente, con tutte le tue
forze, con tutto il tuo cuore, con tutto te stesso; il secondo fine, è il banco
di prova del primo.
Per cui se tu nel primo fine sei autentico, allora anche
secondo il prossimo ti comporti secondo l’amore di Dio; se amerai Dio non il
tuo io, non in quanto ti conviene, non in quanto appartieni ad una società che
magari ti dice di servire gli altri, per una regola; ma perché è Dio che me lo
presenta; ma è per la presenza di Dio che tu ami gli altri.
Allora gli
altri diventano il banco di prova dell’autenticità dell’amore che tu hai per
Dio; quindi Dio ha creato il rapporto vero, unico, che è il rapporto della
nostra anima con Dio, direttamente con Dio, personalmente con Dio e il banco di
prova di questo perché noi ci illudiamo. Ora, per evitare a noi questa
illusione, ci ha messo il banco di prova affinché tu possa verificare se
effettivamente stai cercando Dio prima di tutto.
Paola: Quindi servire significa vivere nell’iniziativa di Dio..
Luigi: Vivere nell’iniziativa di Dio, giusto! Vivere
nell’iniziativa di Dio, non avere noi l’iniziativa nostra ma imparare a vivere
nell’iniziativa di Dio perché è Dio il Creatore. Dobbiamo imparare a vivere
con Dio Creatore. Ora, Dio Creatore è Lui che inizia tutte le cose e noi
subentriamo. Ma tu subentri in quanto accogli dall’Altro, quello che l’Altro ti
propone. Allora l’iniziativa è:
“Perché fai questo?”, “Perché Tu, Signore, mi hai proposto quello!”.
Allora, se in tutte le cose noi possiamo dire: “Faccio questo perché Tu mi hai proposto questo!” io sto
nell’iniziativa di Dio quindi la cosa non è partita da me. Allora mi impegno in
ciò che Lui mi propone; allora siamo nel quadro di Dio, allora facciamo la
volontà di Dio.
Tiziana: Alle volte l’opera del Signore è così lontana dai nostri
pensieri che, pur cercando Lui, possiamo rimanere scandalizzati, non volere che
sia così l’opera di Dio; perché quello che abbiamo conosciuto di Lui è diverso…
Luigi: Certo, perché noi dobbiamo
sempre superare, l’ho detto mille volte, dobbiamo avvicinarci a Dio più non
sapendo che sapendo. Siccome Dio è un infinito, ci supera infinitamente,
dobbiamo sempre impegnarci nelle sue novità. Ed essendo novità, dobbiamo
sempre superare ciò che sappiamo, anche quello che sappiamo di Lui. “Oggi di Te ho conosciuto questo!”, stai
attento perché oggi Dio ti propone qualcosa di nuovo. È necessario vederla
questa novità, ed impegna questa novità; quindi ogni giorno con Dio è un impegno;
non si vive di abitudini con Dio, non si vive di routine, con Dio non c'è la
routine. Non basta recitare i salmi! Dio vuole l’impegno della mente, Dio ci
osserva nel pensare. Ora, la nostra mente si impegna in quanto trova
qualche cosa da scoprire, altrimenti non si impegna più! Là dove penso di aver
scoperto tutto, la mia mente non funziona più, la mia mente muore. La mente si
impegna in quanto c'è qualche cosa che non capisco, che non so come fare,
allora qui la mente si deve impegnare per cercare la soluzione. Devo vedere
tutti i giorni qualche cosa di nuovo che Dio mi propone di nuovo alla nostra
mente per conoscere qualcosa di Lui. Altrimenti la nostra giornata diventa
vuota, non serve a niente. Tutte le giornate che non sono servite per conoscere
qualcosa di Dio, cadono nel nulla e noi le abbiamo vissute come se non le
avessimo vissute, non le ricordiamo nemmeno più, non sono servite a niente. Il
giorno vale in quanto ci serve per farci conoscere qualcosa di Dio e per farci
entrare nella vita eterna.
Flavio: Mettere l’acqua in un catino e come dire che Dio è il
Principio della nostra purificazione, è Lui che parlando…
Luigi: Sì, è Lui che parlando… cioè quell’acqua è la sua
Parola. Infatti Gesù dice: “Voi siete
puri a motivo della Parola che vi ho detto”, quindi la parola di Dio ci
lava, se ascoltiamo e se ci impegniamo a capirla, allora ci lava. Altrimenti se
non ci impegniamo a capirla, non ci lava; quindi chi ci trasforma, ci purifica,
ci libera, è la sua parola. Quindi, l’acqua che Gesù adopera per lavare
rappresenta la sua parola. La presenta a noi affinché noi ci possiamo
impegnare in essa: “Colui che parla a te
senza di te, non ti conduce a capire le sue parole senza di te” per cui si
richiede da parte tua: prima di tutto che tu la creda, la mediti, l’accolga,
l’approfondisca, fino ad arrivare al frutto che essa propone, in quanto Dio ti
vuole comunicare qualcosa di Sé. Ora, noi abbiamo capito la parola di Dio
quando Dio ci ha condotti a capire cosa Lui ci vuol dire di Sé attraverso
quella parola. Non basta che diciamo:
“Ah, io quella parola di Dio l’ho capita e adesso mi comporterò così!”. No!
Non hai ancora capito la parola di Dio. Dio non ti fa arrivare una sua
parola per insegnarti una regola, un comportamento, un modo di vivere, con gli altri,
con il mondo, con te stesso. Non è questo! Perché Dio in tutte le opere che
opera, che fa, in tutte le sue parole, parla di Sé. Quindi in tutte le sue
parole dobbiamo cercare: “Cosa, o
Signore, mi dici di Te in questo?”. Fintanto che non arrivo qui, vuol
dire che non ho ancora capito la parola di Dio.
Franca: Ogni cosa Gesù la fa con consapevolezza…
Teresa: L’acqua rappresenta la sua parola…
Luigi: Lo dice Lui stesso: “Voi
siete puri a motivo delle parole che Io vi ho detto!”, quindi sono le
parole che lavano. L’acqua rappresenta la parola. I piedi camminando sulla
terra raccolgono polvere. Cioè noi camminando, vivendo nel mondo, ci
impiastricciamo con le cose del mondo, restiamo attaccati alle cose del mondo,
allora abbiamo bisogno che in continuazione Dio…
Ho fatto molte volte l’esempio del cane da guardia del
pastore che raccoglie continuamente il gregge che viene disperso.
Quindi Dio: “Fintanto
che ero con loro li raccoglievo, li custodivo..”, si parla di custodire
in quanto ci sono delle cose che si stanno disperdendo.
Ora, noi vivendo nel mondo, soprattutto i nostri
pensieri, tendono a disperdersi, a saltare da una cosa all’altra, dietro gli
avvenimenti, dietro ai fatti del mondo; invece il Cristo viene a custodirci, a
riportarci sempre al Principio: “Ma
guarda al Padre; guarda che è Dio Creatore; guarda che è Dio che opera!”.
La dispersione che c'è in Marta quando dice a Gesù: “Ma dì a Maria che mi dia una mano perché io sto tribolando…”, è
sempre quest’opera continua…
Anche quando i discepoli stanno discutendo tra loro
mentre Gesù stava parlando della crocifissione, e loro parlavano del primato,
Gesù risponde: “Guarda che il primato è
essere più piccoli!”. Questo continuo raccoglierli! Noi, nel pensiero del
nostro io, anche se siamo con Lui, anche se siamo religiosi, se noi pensiamo a
noi stessi, noi tendiamo sempre a disperderci. E Lui fa quest’opera qui; come
tende a raccoglierci? Riportandoci sempre al Principio. Noi stiamo perdendo il
Principio, ci allontaniamo sempre dietro le cose del mondo, per cui parliamo
degli uomini, della politica della società e Dio ci dice: “Ma guarda che chi governa tutto è Dio!” ecco che ci raccoglie
sempre nel Principio. Il lavarci i piedi è quello! Perché ci libera da
tutta quella polvere che noi raccogliamo pensando e vivendo per le cose del
mondo e ci riporta tutto a Dio.
Pinuccia: L’acqua è la parola di Dio,
l’asciugare i piedi è il compimento dell’opera di Dio, ma attraverso che cosa?
L’acqua è la parola di Dio, il catino è il nostro pensiero ma qual è il segno
dell’asciugatoio?
Luigi: Non lo so..
Pinuccia: Attraverso che cosa Dio porta a compimento questa parola
che semina in noi?
Luigi: L’opera è compiuta morendo sulla croce, quindi
annullandosi. Annullandosi perché questa è rivelazione di Dio che viene a morire
in noi, ma proprio venendo a morire in noi deve farci toccare con mano, deve
farci esperimentare la morte di Dio. Ora noi come sperimentiamo la morte di
qualcuno? Quando quel qualcuno non parla più con noi, per noi quindi diventa
morto. Ora, noi sperimentiamo la morte di Dio proprio in quanto interroghiamo
Dio e Dio tace. Ora, qui esperimentiamo l’assenza di Dio, la morte di Dio. Ora,
questo ci fa sperimentare e ci rivela il significato di questa morte di Dio. Il
Cristo muore perché, siccome noi non siamo intelligenti, noi arriviamo a
scoprire l’importanza di una cosa perdendola. Noi arriviamo a scoprire
l’importanza di Dio perdendo Dio.
Pinuccia: Questo mi è chiaro, ma collegandolo con il gesto di
asciugare i piedi non lo collego. Spiritualmente avere i piedi bagnati cosa
vuol dire? Essere inondati dalla parola di Dio?
Luigi: Non lo so!
Appendice versetto 5:
- La
lavanda dei piedi ha una funzione molto importante per la nostra salvezza; Gesù
infatti chiede agli apostoli: “Capite
quello che vi ho fatto?” e poi dice loro: “Come ho fatto Io fatelo anche tra di voi!”.
- Simbolicamente
è il compimento dell’opera di purificazione iniziata tanto tempo prima con le
sue parole: “Voi siete già mondi per le
parole che vi ho detto”.
- Il
lavarsi i piedi a vicenda è un test per verificare se in noi c'è vero amore per
Dio o se c'è per il nostro io.
-
Se in noi c'è vero amore per Dio
allora facciamo questo servizio di lavarci i piedi gli uni gli altri perché
cerchiamo il vero bene per gli altri (purificare il pensiero che viene a
contatto con la mentalità del mondo). Il servizio fatto nel pensiero dell’io
cerca di soddisfare l'io, quindi strumentalizza. Il prossimo è il nostro banco di prova.
- La
lavanda dei piedi è un servizio che Dio fa alla nostra anima: camminando sulla
terra i nostri piedi si sporcano; i piedi sono il punto di contatto tra il
cielo e la terra. Gesù viene a purificarci; come? Collegandoci tutto con il
Principio, riportandoci sempre nel Principio.
- Gesù
in tutto ciò che fa ci lava i piedi e più avanti farà la distinzione tra chi ha
fatto il bagno, al quale basta solo lavarsi i piedi, e chi non l’ha fatto.
- L’acqua
che ci lava e che ci fa fare il bagno è la sua parola e ci lava nella misura in
cui noi l’ascoltiamo (il catino è il nostro pensiero perché Colui che parla a
te senza di te, non ti conduce a capire senza di te).
- Noi
ci inquiniamo continuamente perché ci abbarbichiamo alle parole degli uomini.
- Gesù
ci lava i piedi e ce li asciuga, servizio completo: cioè Dio non lascia niente
di incompiuto, porta a compimento l’opera che ha iniziato in noi.
-
Il vero servizio che Dio ci dà è
quello di farsi pensare: non è detto che noi Lo pensiamo!
Venne dunque da Simon Pietro e gli disse: “Signore,
tu lavare i piedi a me?” Gv 13 Vs 6
Argomenti: I disegni di Dio non
sono i nostri – Accettare l’opera di Dio – L’impossibile – Il passaggio
obbligato per la salvezza – Tutto è opera di Dio – Accettazione è purificazione
– I tanti no di Dio – Quello che illumina è il fine -
4/Luglio/1987
Nino: Pietro sembra che sia quello
che ama di più, in realtà vede le cose dal suo punto di vista e si lascia
dominare dai sentimenti…
Daniela: Cosa significa questa frase?
Luigi: Questa situazione si verifica quando la parola di Dio
non entra nella nostra mentalità; cioè noi vediamo Dio operante, ma
operante in un certo modo e non accettiamo che magari Dio operi in un altro
modo. Per cui, magari ci scandalizziamo! Perché i disegni di Dio sono diversi
dai nostri, la volontà di Dio è diversa dalla nostra. Noi, anche nei riguardi
di Dio, tendiamo a classificare Dio e accettare le opere di Dio soltanto quando
rientrano nella mia mentalità e non accettiamo qualcosa che sia diverso. Noi
dobbiamo capire che tutte le cose che Dio fa, le fa per lavarci, per purificarci,
essendo parola di Dio, quindi noi dobbiamo accettare da Dio tutto quello che
a noi sembra giusto, ma anche tutto quello che a noi sembra ingiusto: perché
è parola di Dio per te! Quindi è necessario accettare e cercare di capire.
anche se dico: “Mi sembra impossibile che
Dio lo voglia: mi sembra impossibile che tu o Signore voglia la guerra, i
terremoti”, invece non separare da Dio ciò che a te sembra impossibile. Se
la Madonna avesse scartato ciò che agli occhi suoi era impossibile certamente
non avrebbe concepito il Figlio di Dio, non ci avrebbe dato il suo Figlio.
Quindi lavarci i piedi vuol dire accettare
l’impossibile: che Lui ci lavi i piedi; accettare quello che agli occhi
nostri sembra impossibile perché è proprio accettando l’impossibile che noi siamo
salvati.
Tiziana: Quindi il distacco da noi stessi è quello di cui abbiamo
bisogno e il Signore lo sa..
Luigi: Si, perché il pensiero del nostro io è un posto di
blocco, oltre il quale noi non possiamo andare, stiamo lì fermi e lì moriamo. Ed
è soltanto per grazia di Dio, per opera di Dio che possiamo superare questo
posto di blocco, ma noi da soli, non possiamo superarlo; abbiamo bisogno di
un Altro, e di un Altro che parli a noi perché è parlando a noi, che dà a noi
la possibilità di fare attenzione a Lui, a quello che Lui ci dice, e
quindi di superarci. In caso diverso no! In caso diverso proiettiamo il
pensiero del nostro io su tutte le cose che ci stanno attorno, su tutti gli
uomini che ci stanno attorno e continuamente diciamo: “Ma io qui… ma io là!” e noi moriamo in questo: “Ma io….”.
Tiziana: Infatti mi ha richiamato una frase di Santa Caterina da
Siena che dice che ci sono due strade per arrivare a Dio: una è quella della
perfezione spirituale e l’altra è la via più semplice per la quale molto pochi
sono coloro che la percorrono perché è contro la propria volontà. Infatti se
noi fossimo in grado di lasciare completamente la nostra volontà, ci sarebbe
solo più Dio…
Luigi: Si, ma noi la nostra volontà non possiamo lasciarla, noi
non siamo liberi di lasciarla, l’uomo non è libero. Se Dio non parla a noi… è
solo parlando a noi che dà a noi la possibilità di fare un’azione libera,
quella di superarci, di aderire a Dio, viene data a noi dal Dio che parla a noi.
Altrimenti se Dio non parla a noi, noi stiamo lì, battiamo la testa in fondo e
restiamo al fondo e non ci alziamo più.
Flavio: Dio non fa preferenze di persone, fa con tutti la stessa
opera, parla personalmente e vuole risposte personali..
Luigi: Certo, Dio vuole salvare tutti e adopera tutti per
salvare tutti; quindi tutto quello che fa
per uno, vuole farlo per tutte le sue creature perché le vuole salvare
tutte.
Ora, siccome il passaggio obbligato per raggiungere la
salvezza è quella della morte al pensiero del nostro io, di superare il
pensiero del nostro io e di mettere Dio al centro, e quindi di riferire tutte
le cose a Dio, ad un certo momento ecco che tutti gli sforzi di Dio ci
conducono lì: al Cristo che muore in croce.
Cristo muore in croce per insegnare a noi a morire a noi
stessi: questo è il passaggio obbligato per incominciare a vivere.
Franca: Quello che Gesù sta facendo a Pietro, lo sta facendo con
ognuno di noi continuamente e penso che noi siamo come Pietro tutte le volte
che non accettiamo da Dio quello che Lui ci dà: è volere diversamente da quello
che Dio vuole.
Luigi: La lezione fondamentale di tutto è questa: Dio è il
Creatore di tutto, noi dobbiamo accettare tutto da Dio; poi, in questa
accettazione, si incomincia a pensare, a pensare a Dio, per capire il pensiero
di Dio, che cosa Dio ci vuole significare di Sé, attraverso le cose che noi
abbiamo accettato. Ma prima dobbiamo accettare, perché se tu non accetti non
puoi arrivare a capire: devi accettare per arrivare a capire. Capirai dopo,
ma se non ti lasci lavare non arriverai a capire.
Franca: Allora vuol dire che capiremo quando saremo purificati…
Luigi: Ma è Lui che ci purifica: l’importante è accettare da
Lui tutto, se non accettiamo da Lui tutto non possiamo arrivare alla luce,
giriamo sempre attorno a noi stessi.
Franca: Allora l’accettazione è purificazione..
Luigi: Attraverso l’accettazione c'è la purificazione.
Teresa: Naturalmente noi siamo abituati a programmare da noi la
nostra vita e anche noi come Pietro facciamo tante volte questa domanda: “Proprio tu dirigi la mia vita?”
Luigi: Noi siamo disposti a fare mille sacrifici, ci
torturiamo, ci tormentiamo, facciamo dei sacrifici enormi, corriamo a destra,
corriamo a sinistra, ma non accettiamo quella piccola cosa che il Signore ci
manda. Quindi, tutto quello che parte da noi lo accettiamo e siamo
disposti a fare sacrifici enormi, ma quello parte da noi, serve a niente!
Magari il Signore ci presenta una piccola cosa: quello viene da Lui, noi
dobbiamo accettarla. Ora, la vita nasce da quella piccola cosa lì, se noi
l’accettiamo; non nasce dalle grandi opere che noi facciamo, dalle grandi
rinunce, dai voti che diciamo, non nasce da lì. La vita viene da Dio e quindi nasce da quello che noi
accogliamo da Dio.
Teresa: Ma quando sappiamo che è iniziativa nostra o se
decliniamo un invito Suo?
Luigi: Tutto è opera di Dio, soprattutto quello che a noi non
piace, soprattutto quello che è contro di noi, soprattutto quello che non è
secondo noi, ma certamente tutto è opera di Dio; quindi non dobbiamo prendere a
calci niente e nessuno, perché tutto quello che accade, in quanto accade,
appartiene alla creazione di Dio, quindi è voluto da Dio. Non possiamo
criticare, non possiamo prendere a calci..
Teresa: Siccome ci sono delle cose contrastanti, è difficile
prendere tutto da Dio..
Luigi: No, se noi prendiamo tutto da Dio non ci sono cose
contrastanti; le cose contrastanti sono in quanto noi pensiamo a noi stessi. È
nel pensiero del nostro io che si creano i conflitti, si creano quelle cose che
non convengono. Ma se noi accettiamo tutto da Dio e accettando tutto da Dio
siamo orientati alla convinzione che Dio vuole una cosa sola e quando noi
vogliamo una cosa sola stai tranquilla che non ci sono cose contrastanti. Anzi,
anche le cose che apparentemente sono contrastanti si potenziano in quella cosa
lì: perché si arriva a dire un grande “sì” a Dio, dicendo tanti “no”; ma i “no”
non sono mica contrastanti, i “no” sono per potenziarci nel “si”. Per cui se
uno dice: “Debbo andare a Torino”, tutte le altre segnalazioni sono per
confermarlo nella sua andata a Torino; se lui non è convinto di andare a
Torino, tutte le altre segnalazione lo possono distrarre dalla meta. Ma se uno
ha davanti a sé il fine e il fine è la prima cosa da mettere: “Sei stato creato
per conoscere Dio!”; allora tu, alla luce del fine, questa è la prima luce che
Dio ha creato nell’universo, nel fine, allora attraverso questo fine qui, tu
accetti tutto quello che Dio ti manda; allora ti accorgi che tutto è in
armonia, perché tutto ti potenzia in questo fine e tutto ti aiuta, magari
dicendo dei grandi “no”. Allora tutto ci aiuta a correre, a camminare verso
questo fine qui: quello che illumina è il fine, quindi il Pensiero di Dio.
Pinuccia: Quindi per vedere l’iniziativa di Dio, ci vuole la fede
che tutto viene da Dio e quindi in tutto noi possiamo vedere l’opera di Dio. Il
compito nostro è quello di riportare tutto nello spirito di Dio, dopo averlo
accettato, per rivedere tutto nello spirito di Dio, per vedere perché mi
propone questo..
Luigi: Per vedere il Pensiero di Dio, cioè il fine per cui Dio
manda questo, cioè il pensiero, la finalità, l’intenzione.
Pinuccia: Può essere una prova perché io dica di “no” per
affermare lo spirito..
Luigi: Si, ma tutto combacia, perché Dio opera tutto per
condurti e per farti camminare verso il fine. Prima opera per illuminarti,
per farti capire; da qui tutte le problematiche sul senso della vita. Già tutta
questa problematica qui è Dio che la suscita, è Dio che mi annulla tutti i
punti di riferimento, che mi sta annullando tutto nella vita: perché mi annulla
tutto? Appunto per farmi scoprire il “tutto”. Dio mi annulla tutto per farmi
scoprire il “tutto”, appunto perché non siamo intelligenti; se noi fossimo
intelligenti, non avrebbe bisogno di annullare tutto. Dio all’inizio non ha
mica annullato! Perché Dio ha creato l’uomo intelligente e poi l’uomo è
diventato stolto; allora, l’uomo che è diventato stolto, per necessità, per
far capire allo stolto, bisogna che Dio annulli tutto. Forse togliendogli
tutto, incomincerà a rendersi conto. Siccome l’uomo ha la passione
dell’assoluto, non può vivere per le cose che passano, forse incomincia ad
alzare gli occhi e ad interrogare. Quindi, tutto è fatto da Dio; quando l’uomo
è orientato, tutto continua ad essere fatto da Dio, perché l’uomo possa
camminare fino a condurlo a raggiungere il fine, la vita vera, la conoscenza di
Dio come vero Dio. Quindi, sapendo che tutto viene da Dio, dobbiamo
accettare tutto, in tutto cercare il Pensiero di Dio, e imparare a convivere
con questo Pensiero.
Pinuccia: Perché in tutto Dio ci lava i piedi.
Luigi: Si capisce!
“Gesù rispose: quello che io
faccio tu ora non lo puoi capire. Lo capirai dopo!” Gv 13 Vs 7
Argomenti: Credere per vedere –
L’universo è una scuola – L’ascolto della Parola – La vera preghiera – Il
silenzio – Non c’è automatismo presso Dio – La scoperta del nostro niente – La
lezione di Pietro – Banale e singolare -
4/Luglio/1987
Nino: Non può capire perché non ha accettato la cosa nel
pensiero di Dio.
Luigi: “Lo capirai
dopo” cioè lo capirai dopo aver accettato di lasciarti lavare i
piedi; dopo che io ti avrò lavato i piedi. Cioè prima di tutto bisogna
accettare tutto, bisogna accettare per arrivare a vedere, ma se uno non accetta
non può arrivare a capire. Cioè tutto è una scuola, l’universo è un’aula,
l’insegnante è Dio. La prima cosa che si richiede agli allievi è quella di
accettare, di credere quello che il maestro insegna, credere per arrivare a
capire. quindi, credere vuol dire accettare per poter poi dopo riflettere,
meditare, per poi arrivare a capire. Ma se tu non accetti, credi che siano
tutte storie, non arriverai mai a capire! oppure se lo credi impossibile, non
arriverai mai a capire! siccome Dio è superiore a noi, le cose che ci fa
arrivare, come arrivano, non le capiamo, perché Lui è superiore. Se io parlo
con una persona che è superiore a me, le cose che dice, come le dice,
certamente non le capisco, però se non accetto e non ascolto, non arriverò mai
a capire. quindi questo lavare i piedi vuol dire: “Stai attento, perché c'è un
Essere Superiore che sta parlando a te. Quindi comincia ad ascoltarlo, comincia
ad accettare quello che Lui ti dice, col desiderio di arrivare a capire”.
allora arriverai, ma se non accetti, certamente non arriverai a capire.
Delfina: Quel “dopo” significa la Pentecoste, quando la luce di
Dio arriva e ci illumina?
Luigi: Quel “dopo” è già adesso tu non puoi. “Dopo” aver
accettato; se tu vuoi capire prima….
È un po’ come Tommaso che dice: “Se io non metto le mani nelle sue ferite, se io non tocco non
crederò!”. Capovolgi le cose! Se tu pretendi di toccare per poter credere
non arriverai mai, bisogna credere per arrivare a toccare. Quindi se tu non
credi, “dopo” aver creduto, arriverai a capire, prima no! quindi la condizione
per arrivare a capire, è non pretendere di capire prima di accettare: ma
accetta per arrivare a capire; credi per arrivare ad intendere. E non
pretendere di credere per accettare perché altrimenti tu metti il carro prima
dei buoi e la cosa va a rotoli.
Perché siamo con un Dio che sta parlando a noi, sta
travasando in noi la sua luce, la sta travasando; bisogna che la nostra tazza
sia vuota per poter accogliere quello che Lui versa. Se io invece pretendo,
la mia tazza è piena e allora non posso accogliere quello che Lui sta
travasando, versa tutto fuori. Quindi la condizione essenziale è questa: se tu
sei in situazione di tazza vuota, se Dio versa, ti stai riempiendo; quindi
accogli, accogliendo arriverai a capire. quindi quel “dopo” è “dopo aver
accolto”. Non pretendere quindi di capire prima di accogliere. Non dire: “Io
prima devo capire, poi accoglierò!”, no prima devi accogliere. “E come faccio
ad accogliere?” , accogli perché tutto è opera di Dio, perché Dio è il Creatore;
è Lui il Creatore di tutte le cose. “Signore io non capisco niente, ma
certamente sei tu il Creatore!” quindi questa cosa che mi accade è certamente
voluta da Te. Adesso l’accolgo, Tu aiutami a capire il significato”, aiutami a
capire cosa mi vuoi dire attraverso questa cosa. Allora, lì incomincio la
preghiera; la preghiera incomincia in quanto uno ha accolto e quindi
incomincia a desiderare, a conoscere l’intenzione di Dio, il significato presso
Dio. Perché altrimenti tutte le preghiere che noi facciamo sono tutte nel
pensiero del nostro io e sono sempre frustranti, servono a niente perché sono
fatte nel pensiero del nostro io. La vera preghiera non è dire delle parole,
tendere noi, o chiedere noi, la vera preghiera è mettersi lì ad ascoltare
quello che Lui ti dice. Cioè la vera preghiera è mettersi lì, tazza vuota: “Signore io sono qui, vuoto, parla Tu perché
io non so dire niente! Mi metto qui in ascolto di Te, dì Tu!”. Ora, sono le
sue parole che ci fanno vivere, non sono le nostre parole che ci fanno vivere,
noi quando parliamo ci versiamo tutto addosso e versandoci tutto addosso, non è
che ci purifichiamo, ci sporchiamo sempre di più.
Giusy:.....
Luigi: Ma la vera gioia è.. perché noi riceviamo in quanto
ascoltiamo, non in quanto parliamo; parlando noi non impariamo mica niente, ci
sfoghiamo, riversiamo su altri ma non impariamo mica! Se io vedo una persona e
mi metto io a parlare, non imparo assolutamente niente. Se voglio imparare
qualcosa, debbo andare da quella persona e lasciarla parlare e ascoltare quello
che l’altro ha da dirmi, allora ricevo qualche cosa. Ora, chi ha da dire
qualche cosa è Dio, Dio è Colui che parla; noi siamo come la Madonna, siamo
creature fatte per l’ascolto; ascoltando si concepisce. Ma chi rende feconda
la nostra vita, è la Parola di Dio. È quello che Lui dice che rende fecondo
il nostro pensiero, la nostra anima, la nostra vita, tutto, ma è la sua Parola.
Noi il più delle volte crediamo che pregare sia parlare noi, no! tu parlando,
non fai altro che raccoglierti alla sua Presenza per ascoltare, perché non hai
ancora pregato. La preghiera vera incomincia quando tu finalmente non parli più
e lasci parlare Lui, allora lì incomincia la vera preghiera, perché incominci a
ricevere da Lui qualche cosa.
Giovanna: Ma Lui i piedi ce li lava comunque perché …
Luigi: No, no, no, no! se non ti lasci lavare non ti lava!
Colui che ti ha creato senza di te, non ti salva senza di te. La condizione per
arrivare alla salvezza è quella di lasciarci lavare. “Se tu non ti lasci lavare” qui vuol dire che la creatura ha la
possibilità di non lasciarsi lavare, perché dice: “Se tu non ti lasci lavare non avrai parte con me”, non direbbe “Se tu non ti lasci lavare..”; se la
creatura non avesse la possibilità di non lasciarsi lavare. Quindi non è che ce
li lavi comunque; Lui ad un certo momento non ti inchioda sulla sedia, non ti
toglie le scarpe, non ti costringe a lasciarsi lavare i piedi, no!
Giovanna: Volevo dire che la sua volontà si compie comunque sia
che io mi lasci lavare…
Luigi: Ah certo, io posso andare anche nell’inferno! Lui non mi
lava se io non mi lascio lavare: “Se tu vuoi…” perché non siamo come le rotelle
di una macchina, Dio non ci considera rotelle di una macchina; i rapporti con
Dio sono rapporti personali, quindi sono rapporti consapevoli. Dio chiede
sempre, anche alla Madonna chiede l’approvazione e aspetta finché la Madonna
dice: “Sia fatto di me secondo la tua
parola”. Quindi ci vuole questa apertura; perché se non c'è quest’apertura,
noi restiamo chiusi nel pensiero del nostro io e il pensiero del nostro io ci
danna. Ci vuole questa apertura, mettere noi in questa situazione di niente, di
vuoto: “Signore, sono un niente, Tu sei
tutto” perché è solo scoprendo la nostra povertà, la nostra miseria, la
nostra incapacità, la nostra impotenza; scoprendo questo, toccando con mano che
noi non siamo capaci a fare niente, non siamo capaci nemmeno a pensare;
soltanto lì iniziamo a dire: “Signore,
lavami tu perché io fallisco in tutto”. Questo è un rapporto di giustizia;
il rapporto di giustizia sta in: io niente, Dio tutto; io sono creatura, Tu sei
il Creatore; Tu sei quello che deve parlare, io sono quello che deve tacere. Se
noi non impariamo a tacere, certamente non possiamo ascoltare; perché quando
uno parla non può ascoltare; la qualità per ascoltare è fare silenzio. Dobbiamo
mettere a tacere tutto di noi, i nostri pensieri, le nostre preoccupazioni, i
nostri problemi; mettere tutto a tacere per renderci disponibili, metterci in
silenzio per ascoltare quello che Lui ci vuol dire di Sé perché noi ci salviamo
ascoltando quello che Lui ci dice di Sé, non quello che noi diciamo di noi;
perché noi possiamo fare la lagna da mattina a sera e non è che non questo ci
salviamo, assolutamente.
Signora: Io sono attratta da tutto questo ma non riesco a…
Luigi: Fintanto che dice “io” certamente..
Signora: Io non riesco a fare silenzio e non riesco ad ascoltare…
Luigi: Perché ha sempre parlato troppo! Si deve convincere che
deve tacere, non deve parlare di sé, deve ricordarsi, deve tenere presente che
tutte le volte che dice: “io”, lei si mette in una situazione di chiusura, di
lontananza, di allontanamento e si rende sempre più difficile il problema.
Tutte le volte che le salta sulla bocca “io”, si metta lo scotch sulle labbra.
Metta a tacere il suo io, parli soltanto quando può dire “Dio”, tutto il resto
non serve a niente. Fintanto che lei dice “io” lei fa il suo danno. Deve
incominciare a dire “Dio”; quando lei si accorge che la prima parola che dice è
“Dio”, finalmente può parlare, prima non parli.
Maria Pia: Fintanto che non siamo con Lui, noi non
capiamo. L’unica condizione per rimanere con Lui è quella di..
Luigi: Certo, “Senza di
Me non potete fare niente”; quando ho capito che senza di Lui faccio
niente, o mi spacco la testa oppure…
Tiziana: L’importante è rimanere con il Signore perché anche se
Pietro dopo si lascia lavare i piedi, però non capisce lo stesso; infatti
quando Gesù gli lava i piedi morendo in croce Pietro non capisce ancora…
Luigi: Eh, ma ci vuole tanto prima di capire! Però attraverso
tutte queste lezioni capiamo che ad esempio la grandezza di Pietro consiste
in questo: ha sempre sbagliato, ha sbagliato tutto, però è rimasto, non è
scappato. Il fatto che sia rimasto, ad un certo momento, significa che Dio
non ci abbandona mai, l’importante è restare. Per cui ci dice: “Sbaglia pure ma
resta con Lui, resta con Dio; Dio in un modo o nell’altro ti tirerà fuori” però
l’importante è restare con Lui. Perché il pensiero del nostro io dice: “Io non
ce la faccio!” e allora scappo. No, resta! Perché Lui è la salvezza.
L’importante è questo: non ripiegarti nemmeno sui tuoi peccati, sulle tue
colpe, sulle tue incapacità, sulle tue miserie. Ho detto molte volte che la
prostituta di Magdala, se si fosse ripiegata su se stessa: “Io mi debbo pulire
e poi mi avvicinerò a Lui”, certamente non sarebbe mai arrivata. È arrivata a
Lui sporca com’era e Lui l’ha liberata da tutto, da sette demoni. L’importante
è questo: non aver paura di avvicinarci a Lui con tutta la nostra miseria, con
tutta la nostra povertà addosso; l’importante però è avvicinarci, voler restare
con Lui. Pietro è rimasto, anche se ne ha combinate di tutti i colori, è
arrivato a dire davanti a una servetta, dopo aver detto a Gesù: “Io non
permetterò che ti conducano a morte!”, dopo poche ore dice: “Io quell’uomo lì
non l’ho mai visto! Non l’ho mai conosciuto!”. Tutto detto! Eppure è rimasto!
Ha pianto, si è disperato, eppure è rimasto. L’importante è quello!
Silvana: Questa frase ci dice che noi siamo chiamati a capire
tutto quello che Dio ci fa..
Luigi: Certo, i figli di Dio sono figli intelligenti, Dio vuole
l’intelligenza: “Anche voi siete senza intelligenza? Non siate come il cavallo,
il mulo…” Dio vuole creature intelligenti. Li ha creati intelligenti e vuole
che siano intelligenti.
Rita: È Dio che ha creato i muli, anch’io sono così…
Luigi: E tu accettati così, prima di tutto accettati come sei,
come Dio ti ha fatta, come Dio ti ha voluta, anche se sei su una carozzella: “Dio mi ha voluta così”. Ma da qui ad
adesso, accettandoti così, si incomincia
a ragionare con Dio, incomincia ad ascoltare Dio, incomincia a lasciar
parlare Dio; è lì che si incomincia a cambiare. Ma se io sono un mulo e voglio
pretendere di essere un cavallo da corsa, non lo sarò mai! Se tu ti accetti
come mulo Dio ti farà cavallo da corsa, ma adesso ti devi accettare come Dio ti
ha fatto.
Flavio: Dio fa un discorso con Dio, quindi la risposta di Gesù è
determinante, quel “dopo”…
Luigi: In tutto il parlare di Dio, siccome Dio parla in tutto,
non c'è nessuna parola che sia banale, non c'è niente di banale, se tu fai
attenzione, anche la parola più piccola, detta magari da un bambino, la parola
più insignificante: “Signore, che cosa mi vuoi dire di Te attraverso questa
parola?”; ad un certo momento ti accorgi che si apre un infinito di sapienza,
di profondità, partendo da una parola che sembrava niente. In nome di che cosa
tu ti applichi? Perché sei tu Signore, che me la fai arrivare. In questo
momento mi ha fatto arrivare questa parola da un bimbo, da un handicappato, che
sembrava sciocca, eppure sei tu che me la fai arrivare. Se tu me la fai
arrivare è per me, che cosa mi vuoi dire? Allora ti accorgi che la panoramica
si allarga. Per questo bisogna essere attenti, perché è Dio che parla in tutto
e che opera in tutto, bisogna prima di tutto convincerci di questo: tutto è
opera di Dio! Quando siamo convinti che tutto è opera di Dio, allora
incominciamo ad essere attenti verso tutto e verso tutti perché tutto è opera
di Dio; essere attenti ad accettare: quindi custodire, la Madonna custodiva
tutto, meditava, per cercare di capire che cosa Dio ti vuol dire attraverso
quello. Allora quella è la vita spirituale, incominci a vivere spiritualmente;
prima si è morti, fintanto che noi pensiamo a noi, al nostro io, siamo morti;
per Dio siamo morti!
Franca: Gesù ci insegna come arriviamo a capire. adesso quello
che Lui fa non lo capiamo, però dobbiamo accettarlo per “dopo” poterlo capire..
Luigi: Certo.
Teresa: Pensavo ai pastori che prima hanno creduto..
Luigi: E poi sono partiti, però per partire hanno lasciato il
gregge, il loro mondo e sono arrivati a vedere quello che è stato annunciato.
Teresa: Anche la Madonna non capiva però custodiva la parola…
Luigi: In attesa di capire. É tutta lezione di Dio per noi, è
tutta parola di Dio per noi; ci ha tracciato l’esempio, la strada: se tu non
fai così non arrivi alla salvezza, cioè non arrivi a vedere la realtà di quello
che ti è detto, non realizzi.
Pinuccia: C'è una scoperta stupenda, cioè Dio conosce la nostra
situazione, noi non comprendiamo. Quindi è Gesù stesso che ce lo dice: “Tu non
capisci” quindi non dobbiamo stupirci del fatto che non capiamo. “Lo capirai
dopo”, quindi è Gesù stesso che ce lo promette, se lo dice Lui…
Luigi: Certo, bisogna credere e bisogna avere la speranza; la
speranza di che cosa? Di arrivare a capire quello che Dio fa, di arrivare a
capire perché se tu accetti ma non hai la speranza di arrivare a capire, tu
rifiuti e offendi Dio perché se Dio parla, vuole che tu capisca. Quindi se Dio
parla, prima di tutto vuol dire che ti ha formato l’orecchio; io non debbo
offendere Dio dicendo: “Io non posso ascoltare…”, guarda che Dio ha fatto le
cose bene, quindi se ti fa arrivare una parola vuol dire che prima ti ha
formato l’orecchio. Oppure non devi dire: “Si,
io l’orecchio ce l’ho ma non ho l’intelligenza!”; no! perché se Dio parla,
parla per farti capire quello che Lui dice, altrimenti ci tratterebbe da
sciocchi, quindi ti ha anche dato l’intelligenza per capire. Quindi non rifiutare
la speranza! Per restare unito a Dio devi credere a tutto quello che Dio ti fa
arrivare, con la speranza di arrivare a capire.
Pinuccia: “Dopo capirai”..
Luigi: Certo.
Pensieri
conclusivi:
Nino: Dio opera tutto in tutti. Credi, cioè accetta con la
speranza di arrivare a capire.
Delfina: Essere disponibile ad accettare…
Linuccia: L’importanza del silenzio..
Giovanna: Credere con la speranza di giungere a capire..
Luigi: Si, perché la nostra fede, la nostra speranza non
dev’essere fondata su noi, deve essere fondata su Lui, su quello che Lui ha
detto. Quindi: “Io credo Signore, perché
Tu hai detto questo!”, “Io spero perché Tu hai detto questo!”. Dobbiamo
poter dire: “Signore, io ho fatto conto
sulla tua parola, non sulla mia; non sulle mie promesse, non sui miei impegni,
ma ho fatto conto su di Te!”.
Maria Pia: Dio ci ama così come siamo però ci chiama a
partecipare personalmente di Lui.
Franco: Lasciar fare Dio per arrivare a capire come il cieco che
si è fatto mettere il fango sugli occhi; sembra l’opposto ma non lo è…
Luigi: Certo, apparentemente sembra l’opposto; il cieco avrebbe
potuto ribellarsi: “Sei matto? Sono già cieco e mi metti ancora il fango sugli
occhi?”.
Franco: È l’opposto del lavare..
Luigi: Si, perché agli occhi nostri, ci sono delle cose che ci
sembrano assurde, per farci accettare anche l’assurdo da parte di Dio, perché
c'è la sua mano, Lui sa, Lui sa dove vuole condurci. La Guida sa dove ti
conduce, lasciati portare.
Paola: Vivere nell’iniziativa di Dio.
Tiziana: Se riferiamo allo spirito di Dio crediamo anche che in
tutto quello che Lui opera, lo fa per donarci il suo spirito.
Silvana: Lasciarci lavare i piedi.
Flavio: Che Dio continua a parlarci fintanto che non ci arriva
quella parola che illumina tutto il suo discorso.
Franca: La sua opera è fatta molto bene, è completa ed è fatta
per essere capita.
Teresa: Non abbiamo motivo di giudicare perché ….
Pinuccia: Credere che in tutto Dio ci sta lavando i piedi, per
purificarci, per farci capire ciò che ci vuol dire.
Gli disse
Simon Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!». Gli rispose Gesù:
«Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gv 13 Vs 8
Argomenti: Le parole di Cristo
e le parole degli uomini – Lasciare operare Dio su di noi – La Parola che
purifica – Confidare in Dio e non in noi – La Parola ci fa essere – Accettare
da Dio ciò che non capiamo – Il peccato dell’autonomia da Dio -
11/ Luglio /1987
Nino: Ogni segno che Dio ci fa giungere va riportato a Dio per
capirne il significato. Quindi qui Pietro è nel pensiero del suo io perché non
cerca il pensiero di Dio….
Franco: È più difficile lasciarsi servire che servire…
Grazia: Prima Pietro dice che non vuole farsi lavare i piedi ma
dopo vuole farsi lavare tutto il corpo.. ci lasciamo prendere dall’entusiasmo..
Luigi: Però qui dice: “Se
Io non ti lavo non avrai parte con Me”, cosa vuol dire?
Grazia: Che se tu non ti lasci purificare da me..
Luigi: Quindi non siamo noi che possiamo andare con Lui o che
possiamo restare con Lui, che possiamo partecipare di quello che è Lui; ma è
Lui che ci rende partecipi di Sé se però noi Lo lasciamo fare, Lo lasciamo
operare su di noi.
Grazia: A noi tocca solo lasciarlo fare..
Luigi: Noi dobbiamo sempre avere come
prototipo Maria che ha lasciato fare. Dire questo “Sì”, questo accogliere; ma è
la Parola che ci trasforma, è la Parola di Dio che ci lava, che ci purifica, ci
libera, ci conduce a far parte di quello che Lui è. Si entra nel regno di Dio
dicendo: “È stato sempre dono tuo! Tutta opera tua!” non mai qualche cosa di
nostro! Perché l’opera è di Dio. L’importante è questo lasciarsi fare da Dio.
Noi non siamo fatti, è Dio che ci sta facendo, anche adesso, noi siamo creature
in gestazione. Colui che ha cominciato l’opera è Dio creandoci, ma l’opera non
è ancora fatta! Bisogna lasciare che quest’opera che Dio ha cominciato, Lui la
conduca al compimento, al suo sabato. Ma è Lui che conduce al compimento.
Giovanna: Lasciarci lavare è un credere che Lui può…
Luigi: Dunque, Lui dice che sono le sue parole che ci lavano:
“Voi siete mondi a motivo delle parole che vi ho detto”, le parole. Quindi le
parole di Dio, arrivando a noi, prima di tutto ci liberano dalle parole degli
uomini. Noi siamo sempre pieni di parole, o siamo pieni di parole di uomini, o
siamo pieni di parole di Dio. Le parole degli uomini ci sporcano, ci inquinano;
le parole di Dio ci liberano e ci purificano da tutto. Perché? Perché le parole
di Dio ci raccolgono nell’unica cosa essenziale; le parole degli uomini ci
dicono: “Questo è importante, questo è importante, questo è necessario, questo
bisogna farlo…”. Invece Gesù ci ribalta tutto: “No, questo non vale, questo non
è importante; fidati di Dio; fa conto su Dio; una cosa sola è necessaria!
Impegnati lì” perché Colui che ti ha creato senza di te non ti salva senza di
te. Colui che crea, che parla in tutte le cose senza di te, non te le illumina
senza di te. Quindi cosa richiede da te questo pensiero? Impegnati in Lui.
Quindi la parola di Dio ci lava, quindi quel lavare vuol dire purificare;
purificare in quanto uno è sporco, è sporco in quanto è inquinato. L’anima si
inquina in quanto ha altri interessi, sono i tanti interessi, sono i tanti
amori che inquinano la nostra anima, la indeboliscono, la rendono incapace di
portare la luce. La parola di Dio ci libera da tutto questo inquinamento, e
quindi la fortifica, perché la incentra in un unico amore. Concentrata in un
unico pensiero, diventa capace di portare la verità, altrimenti non possiamo
restare.
Maria Pia: Quando abbiamo capito una parola di Dio
vogliamo subito fare noi, prendere l’iniziativa..
Luigi: Ci si avvicina a Dio con tutta la nostra povertà
addosso, mai crederci qualcuno, mai crederci così sicuri di noi stessi. Bisogna
avere questa convinzione, che per poco che Dio si allontani da noi, immediatamente
noi precipitiamo e nelle cose più impensate. Bisogna proprio avere questa
consapevolezza del nostro nulla e del Suo tutto; è necessario restare sempre
attenti a Lui, mai perderlo di vista, né Lui, né le sue parole.
Fabiola: Qui Pietro esprime un atteggiamento interiore, anche se
vuole essere tutto di Dio, non accetta di lasciarsi fare…
Silvana: In tutto quello che Dio ci fa, che ci piaccia o non ci
piaccia, c'è una positività per noi, anche se non capiamo dobbiamo accettare
sapendo che è per il nostro bene.
Luigi: Tutto quello che accade attorno a noi e dentro di noi è
sempre grazia di Dio, perché uno solo è il Creatore; in quanto tutto è
creazione di Dio, anche se non capiamo, e soprattutto se non capiamo, dobbiamo
accettarlo. La prima cosa da fare è accettare perché c'è la Sua mano; quindi io
non capisco però so che è opera tua, se Tu mi presenti questo, c'è la tua mano,
aiutami a cercare il Tuo pensiero. Accettare, credere perché appartiene alla
creazione di Dio. Quindi se appartiene alla creazione di Dio c'è una parola per
me, Dio vuole comunicarmi qualcosa, perché la parola è una comunicazione:
“Signore aiutami a capire quello che Tu mi vuoi comunicare”. Quindi in tutte le
cose noi dobbiamo avere questo atteggiamento qui. Perché attraverso tutte le
cose è Dio che ci sta facendo, soprattutto attraverso quelle cose che a noi
sembrano impossibili, che restano dure da accettare, apparentemente assurde.
Anche per Maria il problema è stato quasi assurdo; eppure è proprio accogliendo
quello che umanamente non poteva capire, ecco che Lei ha incarnato Dio nel
mondo.
Franca: Se capiamo possiamo partecipare di Dio…
Luigi: Se Dio non parla con noi, noi cadiamo nel nulla; quello
che ci sostiene è la parola di Dio, che ci fa essere. Se Dio tace noi percepiamo
il nostro nulla. È necessario che Lui in continuazione parli, perché parlando
ci sostiene, quindi ci rende partecipi. Parlando, Lui ci comunica qualche cosa
di Sé, quindi ci rende partecipi. Nella misura in cui noi assimiliamo le sue
parole, partecipiamo del suo essere.
Lui, essendo l’Infinito, parlando, partecipa il suo
infinito, il suo eterno, il suo assoluto, lo partecipa a noi che siamo niente;
a poco per volta ci fa passare attraverso la sua parola, dal nostro niente al
suo tutto; dal nostro infinito al Suo infinito; dal nostro tempo alla sua
eternità. Ma è sempre attraverso la sua parola.
Franca: Lui partecipa del Padre quindi la sua parola ci fa
partecipare…
Luigi: Ci fa partecipi perché Lui è: conoscere Lui è vita
eterna.
Teresa: Anche se le cose ci sembrano buone, non ci è mai lecito
agire autonomamente..
Luigi: L’autonomia è un grande peccato, è il peccato originale,
cioè che è a fondamento di tutti gli altri peccati. Anche quando Gesù dice: “È
necessario che il figlio dell’uomo sia mandato a morte, calpestato,
disprezzato…” e lui, Pietro, sempre il solito, dice: “No, noi lo impediremo, ti
difenderemo”, Gesù gli dice: “Sei un demonio, vattene via”. Ecco questo far
conto su noi stessi. L’importante non è far conto su noi stessi, anche magari
per difendere Dio (perché Pietro voleva difendere Dio). No, non difendere Dio,
cerca di capire quello che Dio sta operando, sta facendo. L’importante è
capire, perché è dal capire che la nostra anima viene trasformata: è la
conoscenza che ci trasforma.
Rita: È necessario accettare tutto da Lui..
Luigi: Certo, soprattutto le cose che non ci piacciono: quelle
ci trasformano. E quali sono le cose che ci piacciono? Sono quelle compatibili
con quello che pensi tu, allora quelle non ti cambiano. È proprio accettando
quello che non piace, che ci fa fare un salto di qualità.
Pinuccia: Pietro non ha capito il gesto di Gesù, questo rifiuto
della creatura è in buona fede infatti si capisce che è in buona fede perché
quando capisce l’intenzione del Signore, vuole farsi lavare tutto.
Luigi: È esagerato prima ed è esagerato dopo..
Pinuccia: Rivela anche la buona fede perché….
Luigi: Guarda che si va all’inferno in “buona fede”..
Pinuccia: Ma quando siamo in buona fede il Signore ci riprende..
Luigi: Si, Dio ci aiuta, ci ammonisce, ma dico che c'è il
rischio di andare all’inferno in buona fede..
Pinuccia: E Pietro si è lasciato ammonire, ha accettato la
correzione..
Gli disse
Simon Pietro: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e
il capo!». Gv 13 Vs 9
Argomenti: La vera religiosità
– Pietro il sentimentale – Viviamo in un pensato di Dio – La maschera della
fede – Il sentimento non deve essere dominante in noi -
11/ Luglio /1987
Nino: Il sentimento è troppo poco, o troppo..
Luigi: Esagerato prima ed esagerato dopo: sempre così… Dio
vuole fare questo: no, o niente, o tutto; bisogna imparare ad accettare.
Franco: Vuol fare di testa sua.
Luigi: Si, c'è sempre il nostro io di mezzo. “Signore, anche se tutti ti tradissero, io
no!”. “Tu mi ami più di tutti?”, perché Pietro credeva di amare Gesù più di
tutti gli altri… e poi arriva la prova!
Franco: Che gli fa rimangiare tutto!
Fabiana: Poi quando ha capito si è lasciato fare…
Luigi: Però qui Pietro voleva qualcosa di più di quello che il Signore
gli voleva fare..
Maria Pia: Conferma che non ha capito in quanto il
Signore non può lavare le mani e la testa, nel senso che non può cambiarci le
idee..
Luigi: No, Lui ce le cambia proprio le idee, Lui vuole
cambiarcele! Gesù ci propone la conversione. Gesù dice che loro erano già stati
lavati perché avevano già seguito Lui, seguendo Lui, Lui ci lava, ci cambia la
testa. Noi corriamo sempre il rischio di ritenere che la religiosità stia nel
fare certe cose, comportarci in un certo modo, non stia nel cambiare le testa.
Invece la vera religiosità, comincia nel cambiare dentro, nel cambiare i
pensieri, nel cambiare la testa, poi tutto il resto viene poi di conseguenza;
prima di tutto è un cambiare dentro, cambiare la mentalità. Allora l’uomo viene
cambiato autenticamente. In caso diverso, uno si mette una maschera; se tu
continui a pensare come pensavi prima, però ti comporti esteriormente in modo diverso, allora tu hai adottato una
maschera, un vestito diverso, però la tua testa è sempre quella. Invece di
cambiare dal di dentro, magari fuori è come prima, comincia dal cambiare
dentro, come pensiero, come giudizio, comincia a giudicare in modo diverso, dal
punto di vista di Dio, e non più dal punto di vista degli uomini; non secondo
quel che appare, ma secondo quella che è la realtà di Dio.
Silvana: Qui Pietro esagera però rivela il desiderio di far parte
con Gesù, di essere con Gesù.
Luigi: Sì, certo. D’altronde aveva lasciato tutto per seguire
Gesù, quindi c'era un legame. Pietro sbaglia molto, è un sentimentale, si
lascia trasportare dagli avvenimenti, dalle cose, però è sempre rimasto con
Gesù. È proprio questo restare, nonostante tutto. È una grande lezione quella
che riceviamo da Dio attraverso Pietro. L’importante è restare sempre con Lui.
Franca: Pietro vuol fare qualunque cosa pur di restare con
Gesù..
Luigi: Poco dopo dirà: “Io ti seguirò fino alla morte..”
Franca: Ma noi non siamo padroni dei nostri sentimenti..
Luigi: Appunto perché noi non dobbiamo far conto sui nostri
sentimenti, ma bisogna superare tutto di noi; per cui se Dio vuole che tu resti
all’ultimo, tu resti all’ultimo. Bisogna imparare ad accogliere tutto da Dio,
perché uno che abbia superato se stesso non importa, non vuole amare più degli
altri, “No, io non ti tradirò mai!”, l'io nostro crolla perché la nostra forza
deve essere in Dio. E quando per uno la sua forza è in Dio non pensa più a se
stesso. Quando uno non pensa a se stesso non si sente più forte degli altri. Il
sentimento non può essere un punto di riferimento, è come se tu volessi
respirare qui l’aria che c'è a duemila metri. Quella è una sciocchezza. Il
sentimento è conseguenza della situazione in cui tu ti trovi. Ma è conseguenza,
non premessa. Quindi a seconda della situazione in cui ti trovi, senti; ma il
sentire è una conseguenza, non deve essere la premessa, non deve essere
l’elemento dominante. L’elemento dominante è il Pensiero di Dio, non deve
essere il sentimento. Se tu ti trovi a duemila metri e respiri, senti quello
che respiri; se ti trovi in riva al mare senti quello che respiri. Sono
situazioni diverse, ma non ti lasci dominare. A seconda della situazione in cui
uno si trova, percepisce, sente qualcosa, ma sono conseguenze…
Nino: I sentimenti servono a confrontarci con la passione di
assoluto che portiamo in noi…
Luigi: Ma non deve essere l’elemento dominante, non deve essere
il punto orientante. Il punto orientante deve essere il pensiero. Il pensiero
non è il sentimento.
Nino: No, ma hanno la funzione di farci vedere il punto in cui
siamo..
Luigi: Il sentimento è quello che tu avverti nella situazione
in cui ti trovi ma non deve essere il motivo che ti fa scegliere..
Teresa: La pazienza del Signore con noi..
Luigi: Tutto è opera di Dio, noi se siamo è perché Lui ci
vuole, ci pensa. Noi siamo pensati e viviamo in un pensato di Dio.
Rita: Nel pensiero di Dio Pietro è simpatico…. L’importante è
rimanere..
Pinuccia: Io vedo in Pietro un atteggiamento di totale
disponibilità. Non vuole più di quello che il Signore vuole dargli ma si rende
disponibile per riparare a quel no che aveva detto prima..
Luigi: (n.r.)
Gesù rispose:
Chi ha fatto un bagno non ha bisogno di lavarsi che i piedi,
perché è interamente puro. Anche voi siete puri, ma non tutti” Gv 13 Vs 10
Argomenti: Il bagno spirituale
– L’orientamento al fine – L’unificazione nel Pensiero di Dio – L’occupazione
della mente – La conversione al Fine di Dio – La gelosia di Giuda – Sapere
quello che si vuole -
11/ Luglio /1987
Nino: Il bagno nella sua parola che ci purifica…
Luigi: Ti faccio una domanda: quand’è che uno ha fatto il
bagno? Quand’è che si lava i piedi; e quand’è che uno si lava i piedi prima di
fare il bagno? perché può anche succedere questo. E perché chi ha fatto il
bagno ha bisogno di lavarsi i piedi?
Franco: Perché finché siamo sulla terra, camminiamo sulla terra,
ci sporchiamo continuamente, quindi bisogna lasciarci servire dalla parola di
Dio.
Luigi: Cosa vuol dire questo sporcarsi i piedi? cosa vuol dire
fare il bagno spiritualmente parlando? Perché c'è gente che si lava soltanto i
piedi e non fa il bagno.
Si fa il bagno in quanto uno si converte da un fine ad un
altro; cioè, tu camminavi verso un tale fine, adesso hai capito ed hai
accettato e ti sei orientato a camminare sull’altro fine. È in quanto ti
immergi nel fine che tu fai il bagno. Poi, camminando in continuazione sulla
terra, si creano dei rapporti con le creature, allora hai sempre bisogno di
rivedere nel fine, riportarti sempre nel fine. Tutto quello che ti resta
attaccato ai piedi, va sempre riportato nel fine, è il lavare i piedi, il
riportare al fine. Ma se tu non hai il fine, non hai fatto il bagno, anche se
ti lavi i piedi tutti i giorni, diventa un rito, perché tu ti lavi i piedi in
un fine diverso da Dio. Quindi il bagno è proprio la conversione, in quanto uno
si converte. Convertire vuol dire: allontanarsi da un fine e rivolgersi ad un
altro fine. Sei stato creato per cercare e per conoscere Dio, hai capito?
Allora, ti impegni per cercare e per conoscere Dio? Cioè, ti impegni sul tuo
destino? Allora se tu accetti di camminare verso la ricerca, verso la
conoscenza di Dio, hai fatto il bagno. Adesso c'è il problema di purificare
tutti i rapporti che ci sono con la terra, con il mondo, però il tuo fine è
quello!
Franco: Questo nuovo fine che ci provoca la conversione è Dio
che ce lo propone con la sua parola…
Luigi: Ah, si, è solo la parola di Dio! Senza la parola di Dio
abbiamo i fini che ci propongono gli uomini, che vediamo e tocchiamo nel mondo.
Franco: Dio ci propone il suo fine ma noi possiamo dare maggiore
importanza ad altri fini, infatti dice: “… non tutti..”..
Luigi: No, se tu dai importanza ad altri fini allora ritorni
nella situazione di prima, ti sporchi tutto, hai bisogno di un bagno. Perché il
fine è questo bagno, è il fine che lava, è questa lavatura completa. Ho detto
che siccome tutto dipende dal pensiero, il bagno avviene proprio in quanto
avviene un’unificazione del tuo pensiero. Ed è Dio che ce lo propone, perché se
Dio non ce lo proponesse, tu non lo potresti neanche lontanamente immaginare!
Tu sei convinto di quello per cui tu vivi; Dio invece ti propone il suo fine.
Siccome la parola di Dio convince, ti dà la possibilità di fare il bagno. Il
bagno l’ha fatto San Paolo: quando, convinto
che i cristiani fossero dei pagani che doveva combattere contro di loro, ad un
certo momento scopre invece che lui sta combattendo contro Gesù, ecco, qui
abbiamo il bagno, c'è la conversione completa; ha dovuto cambiare tutta la sua
vita. È questo cambiare tutto! Ma cambiare tutto in quanto ha scoperto una
verità diversa da quella che lui credeva. Ora, fintanto che uno crede che la
vita stia nel fare carriera, che serva per guadagnare soldi, posizione, per la
casa, ecc., è immerso nel mondo. Poi ad un certo momento ti arriva la parola di
Dio che ti fa capire un’altra presenza: “Tu sei qui per questo!”. Allora quello
ti sconvolge tutto, ti mette in crisi e sbagli. Poi dopo, se tu accetti questo,
allora poi dopo c'è il problema del rapporto col mondo, per mantenere sempre
questo orientamento, questa purificazione con Dio.
Franco: Presenta anche la possibilità di essere apostoli ma non
avere questo orientamento, infatti dice che non tutti sono puri…
Luigi: Qui parla di Giuda. Giuda è tutt’altro che orientato al
fine che propone Dio, qui Giuda ha come fine il suo io; è tutto un problema di
gelosia che era dominato dal pensiero del suo io. Quindi qui vuol dire che
Giuda non aveva fatto il bagno, anche se Gesù gli aveva lavato i piedi, lui non
aveva fatto il bagno, quindi c'è la presenza dell’io. Quindi a quel punto lì i
piedi lavati servono a un bel cavolo!!!! Perché se non c'è il cambiamento nella
mente, quindi se non c'è lo spostamento di pensieri dal pensiero del nostro io
al Pensiero di Dio, tutte le altre purificazione non servono più a niente.
Grazia: Quindi prima di lavarci i piedi dobbiamo sempre vedere
se abbiamo già fatto il bagno..
Luigi: Certo; è come dire: se non sei convinta del fine, ti
preoccupi tanto di avere i mezzi, la macchina bella e poi non sai dove andare.
No! prima devi sapere dove andare e poi vai a cercare i mezzi, e la strada per
arrivare alla meta. Se non fai così vuol dire che sali in macchina solo per la
figura, affinché tutti ti battano le mani: allora c'è il pensiero dell’io.
allora, le cose sono autentiche, diventano vere, in quanto uno deve arrivare ad
una meta e adesso va a cercare i mezzi necessari per poter arrivare a quella
meta che si è proposto. Però il bagno è convincersi della meta verso la quale
bisogna andare, poi dopo si cercano i mezzi.
Daniela: Siamo attratti dall’interesse per il mondo fintanto che
non abbiamo chiaro il fine…
Luigi: Ah, certo! Se non abbiamo il fine ben preciso, siamo
portati via. È come uno che sia disoccupato, è sempre in balìa di tutto e di
tutti; non sa dove andare e quando non sai dove andare tutte le vetrine sono
tue, con tutti quelli che incontri perdi del tempo a chiacchierare perché tanto
non sai cosa fare. L’importante invece è essere occupati; Dio viene ad
occuparci. Quindi bisogna prima di tutto avere la mente ben occupata. Se
abbiamo la mente ben occupata, allora ti accorgi che incominci a non perdere
del tempo perché hai un impegno ben preciso davanti a te.
Giusy: ….
Luigi: Senza Dio non possiamo fare niente e tutto quello che
facciamo è niente. Senza Dio non si possiamo fare niente e tutto quello che
facciamo lo facciamo diventare niente e perdiamo anche tutto quello che
abbiamo. Quindi il Pensiero di Dio è essenziale sia per restare con Lui (perché
è grazia sua se possiamo pensare a Lui) e sia per camminare verso di Lui, per
fare qualche cosa con Lui. Il Pensiero di Dio è essenziale, senza di Lui non
possiamo fare niente.
Giovanna: Pietro aveva Dio come fine però faceva tutti questi
sbagli che abbiamo visto, l’importante è che Lui è rimasto. Per noi questo
rimanere, questo restare è ritornare sempre al principio (quando uno se ne
accorge)…
Luigi: Ma il principio è essenziale, non bisogna mai perderlo
di vista: Dio è il Creatore di tutte le cose; bisogna sempre riportare tutto al
principio delle cose, perché soltanto riportando al principio tutte le cose si
illuminano, lontane dal principio tutte le cose si oscurano. Più ci
allontaniamo dalla sorgente, l’acqua si inquina perché raccoglie, man mano che
scende sulla terra, raccoglie tanti elementi e diventa gialla, sporca. Quindi
ogni opera di Dio, quanto più si allontana da Dio, tanto più raccoglie
elementi. Come la luce che parte da una sorgente, passando in luoghi diversi
raccoglie tracce; per cui osservando in un punto ti accorgi che ha raccolto
tante cose lungo il cammino: però è inquinata, non ti rivela più la sorgente
nel senso puro. Così è lo stesso. Ora, per vedere le cose nella luce vera,
bisogna sempre recuperare il principio: riporta sempre tutto nel principio. Nel
principio le cose sono vere: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso
Dio e il Verbo era Dio; tutto è stato fatto per mezzo di Lui e niente è stato
fatto di tutto ciò che è fatto”. ecco, qui abbiamo la luce chiara delle cose,
bisogna sempre recuperare questo principio. Mentre se sei lontano dalla
sorgente pensi: “Ah, ma questa è una cosa buona; questo è giusto; bisogna
farlo, perché è importante” e ad un certo momento ci accorgiamo che stiamo
girando su una giostra.
Maria Pia: Dio quando ci ha creati tutto era buono, poi
man mano noi siamo cresciuti e ci siamo staccati da Lui per questo dice: “… non
tutti siete mondi”.
Luigi: Più che cresciuti ci siamo gonfiati….
Maria Pia: Cresciamo dopo, quando ci sgonfiamo…
Luigi: Sì, certo!
Margherita: Anche io vorrei capire meglio questo: “Anche
voi siete puri…”..
Luigi: Dunque, la purezza è data dalla semplicità di sguardo,
perché Gesù stesso dice: “Luce del tuo corpo è il tuo occhio: se il tuo occhio
è semplice, tutto il tuo corpo è puro, è illuminato”. Questa purezza viene data
dallo sguardo; sguardo cosa vuol dire? Guardo alla meta, guardo al fine.
Quindi, se tu guardi una cosa sola, tutta la tua vita diventa semplice, perché
la semplicità viene data dall’unità dello sguardo. Ma se tu guardi a tre o
quattro cose, la tua vita si sporca, diventa inquinata perché vuoi questo, ma vuoi
anche quell’altro, ma anche quell’altro, ma anche quell’altro…. quindi la
semplicità di interessi, che deriva dalla molteplicità di sguardi; questo
inquina la nostra vita, la macchia per cui non sei più limpida perché c'è anche
quell’altro, c'è anche quell’altro: è la molteplicità di amori, molteplicità di
interessi, inquinamento, non si capisce più niente. Cioè, non si capisce più
quello che uno vuole. Hai già visto quei bambini che vogliono e non vogliono la
stessa cosa; non sanno più quello che vogliono. Così è lo stesso! ad un certo
momento non sappiamo più quello che vogliamo, nella molteplicità. Allora, la
purezza “Voi siete puri..” in quanto avete accettato da Me, Figlio di Dio, di
guardare una cosa sola.
Margherita: Si riferisce ai discepoli…
Luigi: Certo, “…. a motivo delle parole che vi ho detto e che
voi avete accolto” … infatti i discepoli dicono: “Noi abbiamo lasciato tutto
per seguire Te”, cosa vuol dire quel “seguire Te”? Lui parla che “Una cosa sola
è necessaria”; quindi li ha orientati a “Una cosa sola è necessaria”: conoscere
il Padre. Quindi li ha orientati a questo; quando hanno una cosa sola: ecco la
purezza. Guardando una cosa sola c'è anche la liberazione.
Signora: Si può lasciare tutto come Pietro e si può lasciare
tutto come Giuda…
Luigi: Ho detto che: anima di tutto è sempre il pensiero; noi
possiamo esteriormente lasciare tutto e poi non lasciare il pensiero del nostro
io, ed è qui che si gioca tutto! Perché uno può anche lasciare la sua casa e andare
nel deserto, ma continuare al pensiero del suo io, allora si abbarbicherà
magari al granello di sabbia piuttosto che al filo d’erba ma resta schiavo di
tutto un mondo. San Giovanni della croce dice che si resta legati sia con una
catena sia con un filo di seta ma si è sempre legati! Il principio di schiavitù
è il pensiero del nostro io mentre il principio di liberazione è il Pensiero di
Dio. Ora, quel che veramente importa nel lasciare è questo lasciare il pensiero
del nostro io, cioè metterlo a tacere, dimenticarsi, non pensare a noi stessi.
Non pensare a se stessi vuol dire: non pensare ai nostri sentimenti, non
pensare a quello che abbiamo provato, esperimentato, dimenticarci, e cercare in
tutto il Pensiero di Dio, cercare cioè quello che vuole Dio, la sua intenzione,
portare tutte le cose sempre in Dio. Questo vuol dire dimenticarsi, superarsi.
In caso diverso noi ci regoliamo così: “Questo mi piace, questo non mi piace;
questo è simpatico; quello è antipatico; questo mi conviene, quello non mi conviene”.
Allora giudichiamo sempre in funzione del pensiero del nostro io in rapporto a
quello che mi può servire, quello non mi può servire, quello mi piace, quello
non mi piace; ma al centro c'è il pensiero dell’io. allora uno può anche dare
via tutte le sue sostanze, come dice San Paolo:
può anche bruciare il suo corpo: ma è sempre un centro di egoismo! Allora qui
non si fa altro che costruire dei monumenti di orgoglio e nient’altro! ora,
l’anima di tutto questo lasciare è il Pensiero di Dio: “Chi vuol venire dietro
di Me, rinneghi se stesso” cioè non pensi a se stesso perché chi vuole salvare
la sua vita, deve ignorare la sua vita, non deve pensare a sé. Perché non deve
pensare a sé? Perché deve cercare Dio; deve cercare tutto quello che riguarda
Dio, cioè deve cercare il Pensiero di Dio in tutto. Quindi c'è questo
superamento continuo. Il nostro io è un rischio perché è un posto di blocco, in
quanto si avvertono le cose, le quali, arrivando a noi, provocano in noi delle
sensazioni, e noi corriamo il rischio di vivere di queste sensazioni. Per cui,
ho fame, adesso vivo per il mangiare; ho bisogno di riposarmi, adesso vivo per
dormire; ho bisogno di ripararmi, adesso vivo per la casa; tutto in conseguenza
del pensiero del nostro io, in relazione alle sensazioni che le opere di Dio
provocano in me; per cui non cerco più il Pensiero di Dio. Le sensazioni mi
arrivano ma non devo farmi dominare da queste che arrivano a me; devo cercare
cosa il Signore mi vuol dire attraverso questa sensazione che il Signore mi fa
arrivare; bisogna cercare il Pensiero di Dio.
Silvana: Questo lavarsi i piedi quindi significa la Parola di Dio
che ci aiuta a fedeli all’orientamento.
Luigi: Sì, quindi che ti aiuta ad interpretare tutte le cose
che avvengono nel tuo mondo, che raccogli vivendo nel mondo, camminando sulla
terra, ti aiuta a vederle nel fine; però l’anima deve già essere orientata al
fine; quindi il bagno avviene in quanto uno si è orientato al fine poi il
lavare i piedi è tutto questo vedere ogni fatto, ogni parola, ogni avvenimento,
notizia che arriva a noi, a cosa serve per il fine.
Franca: Cosa vuol dire personalmente questo: “… non tutti siete
puri”?
Luigi: Qui lo dice dopo pensando al traditore, quindi lo dice riferendosi
a uno che non aveva fatto il bagno: “C'è qualcuno tra voi che non ha fatto il
bagno”. Cioè, fintanto che in noi non è avvenuta la conversione del pensiero,
perché il bagno sta nel pensiero; quindi in quanto tu hai messo a tacere il tuo
io ed hai accettato di orientarti a conoscere Dio, tu hai fatto il bagno; se
invece vivi nel pensiero del tuo io, fossi anche discepolo del Cristo, al posto
del Cristo, mangiassi alla stessa mensa del Cristo, ascoltassi tutti i giorni
parlare Cristo, se non hai fatto questo bagno qui, non sei lavato.
Franca: Il cieco, fintanto che non si è immerso nelle acque non
si è lavato..
Luigi: No, il cieco ha accettato l’orientamento in quanto ha
ascoltato la parola di Gesù ed è andato. Già il fatto di andare… perché Gesù gli
ha messo il fango e poi gli ha detto di andare alla piscina e lui è andato, si
sarà fatto aiutare, comunque è andato. Quindi già il fatto di andare è
l’orientamento.
Teresa: … denuncia che c'è un traditore..
Luigi: Si, ma non dice chi è..
Teresa: Però penso che sia stato un atto di misericordia; cioè
ha dato la possibilità all’altro di..
Luigi: A tutti, perché tutti potevano essere puri, ma tutti
potevano essere quell’uno che non era puro; perché altrimenti uno poteva
pensare: “Io sono a posto!”. No, il Signore non lo dice per cui tutti quanti
possono pensare: “Posso essere io!”: bisogna mantenere questa consapevolezza;
non bisogna far conto su noi stessi mai! Perché si entra nel regno di Dio
facendo conto su Dio, non su quello che noi siamo. Anche se il Signore dice:
“Beato te Pietro” il Signore non dice: “Beato te che sei a posto”.
Tutto Dio lo fa per misericordia, tutto Dio fa per
salvare e anche se lascia dubitare a ognuno di essere quel “uno” non lavato, lo
fa per misericordia.
Teresa: Anche i piedi a Giuda non glieli ha lavati soltanto
così…
Luigi: Glieli ha lavati un po’ di più! ma Dio vuole salvare
tutti, tutti! L’importante è accettare tutto da Lui e poi Lui sa; fossimo anche
lontanissimi, non importa, Lui ti salva!
Rita: Non sono d’accordo perché Gesù ha scelto Giuda per fare
questa parte qui..
Luigi: Certo, Giuda è per noi per insegnarci a non essere dei
Giuda…
“Perché sapeva
chi sarebbe stato il traditore, per questo disse: non tutti
siete puri”. Gv 13 Vs 11
Argomenti: La purezza è nel fine
– Tutti possiamo essere Giuda – L’uomo non conosce se stesso – La confusione
lontano da Dio – Le parole vanno intellette nell’intenzione di chi parla –
L’intenzione illumina il segno – La misericordia di Dio -
11/Luglio/1987
Nino: Noi se vogliamo conoscerci dobbiamo conoscerci nel
Pensiero di Dio.
Luigi: Certo, solo in Dio ci conosciamo. Infatti noi ci
possiamo illudere di essere puri e non lo siamo, o possiamo crederci peccatori
e forse magari siamo puri.
Franco: “Non tutti siete puri” è per noi; interroghiamoci se in
noi c'è questa purezza di sguardo perché magari tutti i giorni cerco di
approfondire il vangelo poi magari scopro che il fine è un altro..
Daniela: Per sapere se abbiamo fatto il bagno cioè se il nostro
fine è giusto, davanti ad ogni scelta dovrei essere sicura, non avere
conflitti…
Luigi: Se hai fatto la scelta è perché sai quello che vuoi. Se
non sai quel che vuoi non hai fatto la scelta.
Maria Pia: L’importanza della consapevolezza: sapere quello
che vogliamo che è ciò che Dio ci propone e quindi partecipare personalmente e
andare fino in fondo.
Luigi: Certo, fino in fondo!
Margherita: “Non tutti siete puri” significa che c'è
sempre qualcosa in noi da superare?
Luigi: No, “non tutti siete puri” vuol dire che qualcuno tra
voi non è orientato al fine, cioè vive nel pensiero di se stesso; c'è il
pensiero del suo io che lo domina, cioè è dominato dal pensiero del suo io.
Margherita: Allora non distinguo più tra il fatto che si
riferisce all’apostolo oppure si riferisce a me?
Luigi: Si, lo dice a me! per cui mi lascia dubitare che posso
essere io quell’uno che non è puro. Quindi la parola di Dio mi invita sempre a
mettere a fuoco il mio fine, perché posso essere io quell’uno. Perché se avesse
detto: “No, non sei tu Pietro; tu sei puro! È l’altro che non è puro”. Ma
invece Lui dice: “Non tutti siete puri”, lascia il dubbio in tutti che “forse
quell’uno sono io!”. infatti quando più avanti dirà: “Uno di voi mi tradirà”
rispondono: “Sono io; sono io”, la creatura, l’uomo non si conosce mai, non è
mai sicuro di sé, la sicurezza arriva solo da Dio. È la tanta conoscenza di Dio
che dà a noi sicurezza, che ci fa conoscere veramente noi stessi. Lontano da
Dio noi, magari, ci crediamo giusti, e siamo ingiusti; oppure ci crediamo molto
peccatori e invece… noi crediamo di pregare e invece preghiamo assolutamente
niente; l’altro che crede di non pregare, invece prega molto”. Perché lontano
da Dio c'è confusione.
Margherita: Gesù lo fa per misericordia di lasciarci nel
dubbio..
Luigi: Tutto il Signore fa per misericordia perché Lui stesso
dice che: “Dio vuole che tutti si salvino e giungano a conoscere la verità”,
quindi tutte le cose che Lui dice, anche se dicesse: “È meglio per te non
essere mai nato”, dicesse anche questo, lo dice per misericordia per salvarti.
Perché? Perché tutte le parole devono essere intellette; le parole sono dei
segni. Uno ti può dire: “Guarda che tu sei un infelice” e magari quella parola
è piena di attenzione, è piena d’amore. Quante mamme danno dei nomacci ai figli
e quei nomacci sono pieni d’amore. Tutti i segni vanno sempre intelletti
nell’intenzione, è l’intenzione che mi illumina il segno, non è il segno di per sé, è l’intenzione. Quando conosciamo
l’intenzione di una persona, possiamo digerire tutte le parole che dice quella
persona, perché le vediamo in quella intenzione lì e allora possiamo sopportare
tutto. Ora, se vedo l’intenzione di Dio: “Dio vuole che tutti si salvino”
anch’io rientro in questo “tutti”. Allora tutte le parole che Dio mi dice, me
le dice in questa finalità qui, in questa intenzione qui. Allora non c'è la
disperazione; la disperazione c'è in quanto dimentico l’intenzione di Dio,
allora intendo le mie cose nell’intenzione del mio io. allora per me è finita
perché rimango nel pensiero del mio io. ma ogni cosa va intelletta nel pensiero
di chi la dice, nell’intenzione di chi la dice; e l’intenzione ce l’ha detta
chiara, grossa così: “Io voglio che tutti si salvino”. Allora, tutte le parole
che Lui dice, anche quando dice: “Tu sei un demonio”, sono per salvare, quindi
è misericordia.
Franca: Quando Gesù dice a Pietro: “No, tu non hai bisogno di
essere lavato tutto, ma solo i piedi..” perché lui aveva fatto il bagno, era
orientato; allora lui poteva pensare: “Ma sono forse io?”.
Luigi: No, un momento! Pietro aveva detto: “Lavami anche la
testa”, allora il Signore dice: “Chi ha fatto il bagno non ha bisogno che di
lavarsi i piedi…” allora Pietro voleva che Gesù lo lavasse tutto. Il parlare di
Gesù lascia sempre le frange…
Franca: Mi sembrava che a tutti gli altri lasciasse il dubbio ma
a Pietro no!
Luigi: Tu guarda cinque minuti dopo il suo pensiero è chiaro!
Franca: “Non tutti siete puri”, quindi vuol dire che quando non
c'è l’orientamento, quindi non c'è il fine prima di tutto, non dobbiamo mai far
conto su noi stessi ma…
Luigi: Si fa conto su Dio! Se sono orientato a Dio mi ritengo a
posto! No! È proprio quel guardare a Dio, non è il guardare di un momento,
oppure fare un voto. Quel guardare a Dio è un guardare continuo. Cioè se tu
parti in macchina e ad un certo momento dimentichi dove devi andare, dove vai a
finire? ora, il fine dobbiamo averlo sempre alla base. Il fine dobbiamo averlo
sempre, costantemente davanti. Non puoi dire: “Io parto e poi non ci penso
più!”, no! tu parti se pensi in continuazione! Perché ad ogni bivio tu entri in
crisi, se non sai dove devi andare.
Franca: Se dimentico il fine, è lì che non sono pura.
Luigi: Certo, perché quello che mi inquina tutto è questo. Io
parto e debbo andare là; poi a metà strada mi dimentico e non so più dove
andare: tutto mi sporca, tutto mi porta via.
Franca: E l’orientamento non basta…
Luigi: È la cosa continua, permanente; vale in quanto permane,
non in quanto uno ha fatto una scelta. L’errore grosso della nostra vita è
quello!
Pensieri conclusivi:
Teresa: L’importante di accettare tutte le parole di Dio
direttamente, anche quando si riferisce ad un altro, è ancora per salvarmi…
Luigi: Sempre, perché tutto quello che riguarda anche per
l’altro, un giorno il Signore ci dirà: “Guarda che la parola che avevo detto
per quell’altro era per te!” oppure: “Guarda che ho fatto recitare a quella
persona quella parte ma era per te”. E tutto quello che arriva a noi, comunque
sia, arriva sempre da migliaia di chilometri lontano, ma in quanto arriva al
nostro occhio, alla nostra attenzione, è Dio che ce la fa arrivare, quindi è
una parola di Dio per me, quindi debbo ragionarla con Dio.
Pinuccia: L’importanza di questo sguardo puro verso Dio, che
bisogna rinnovare sempre attraverso la parola: “Voi siete puri a motivo della
parola che avete udito”. Quindi l’unico modo per purificare il nostro cuore è
immergersi nella parola..
Luigi: L’unico modo è guardare Dio, guardando Dio si ascoltano
le sue parole, perché altrimenti se io ascolto le parole, ma guardo ad un
altro, quelle per me non sono parole di Dio, sono parole di un altro.
Pinuccia: Io devo prendere le parole che escono dalla bocca di
Dio..
Luigi: Dalla bocca quindi alla presenza di Dio; quindi debbo
avere il pensiero attento a Dio e con Pensiero di Dio, allora si che ascolto,
ma ci vuole il pensiero.
“Quando dunque
ebbe lavato loro i piedi ed ebbe ripreso i suoi abiti e si
fu messo di nuovo a tavola, disse loro: “Capite quello che vi ho fatto?”. Gv 13 Vs 12
Argomenti: Il significato degli
abiti – Il diluvio nella vita di ogni uomo – Il bisogno di capire – Tutti gli
avvenimenti sono opera di Dio – La confusione del mondo – Partecipare all’opera
di Dio -
11/Luglio/1987
Nino: Qui c'è un invito
molto forte a capire il suo segno; perché anche tutta la scena serve a far
notare la differenza tra l’atto di lavare i piedi e poi dopo quando assume di
nuovo la sua veste mi maestro…
Franco: Gesù riprende il suoi abiti e poi ci invita a capire;
prima succedono delle cose che è Lui che ce le fa ma noi corriamo il rischio di
attribuirle ad altri..
Luigi: Si, perché si sveste; ora, questo svestirsi degli abiti
vuol dire… cosa sono questi abiti? È Lui! Tutte le cose sono opera sua. Allora
qui abbiamo il Signore in quanto è Lui che regna, è Lui che opera in tutto.
Quando invece si sveste, le cose arrivano a noi attraverso altri, allora a noi
sembra che siano gli altri che fanno, non è più Lui. Allora, questo riprendere
gli abiti vuol dire che riporta le cose a Sé, per cui ti invita a capire.
Quindi, prima fa, fa attraverso tutto; noi crediamo che siano gli uomini,
invece è tutto Dio che fa, però tu non Lo vedi, è come se Dio si fosse
spogliato dei suoi abiti. Poi ad un certo momento Dio ti invita a capire: “No,
sono Io!”, riprende i suoi abiti e ti invita a capire: “Capisci quello che ti
ho fatto? Sono Io che ti ho fatto questo. Sono Io che ti ho fatto arrivare
questo!”, mentre io credevo che fosse l’uomo. Dicendomi: “Sono Io…” mi invita a
capire il suo pensiero.
Franco: Questo “riprendere gli abiti” può avvenire in noi se
abbiamo fede, perché apparentemente sono sempre gli altri che operano, solo
se..
Luigi: Arriva un certo momento in cui Dio….., se vieni domani
se ne parliamo, ti arriva il sabato addosso! Allora è Lui che fa. È Dio che si
annuncia: “Sono Io che regno! Sono Io il Creatore! Sono Io che faccio!”. In un
primo tempo noi crediamo di essere noi, che siano gli altri, crediamo di poter
manipolare, ma arriva un certo momento in cui non puoi più fare niente. Dio ti
mette con le spalle al muro: “Sono Io!”..
Franco: Lì è quando la verità si impone, quindi non c'è più
possibilità…
Luigi: No, prima ancora… in quanto si annuncia, ti dà la
possibilità di capire, per cui mi dice: “Capisci? Sono Io che faccio questo…
sono Io che faccio questo. Sono Io il Creatore. Sono Io il Signore!” è parola
di Dio che arriva a te. Come arriva questa parola mi rendo conto: “Ma io
credevo di capire tutto invece non capivo niente” allora è Lui che ti dice:
“Capisci quello che Io ti ho voluto fare?” allora ti invita a capire.
Grazia: Prima Gesù spiega adagio le cose, poi ti dice: “Hai
capito?”..
Luigi: Sì, prima Gesù ci parla in parabole, fa degli esempi,
poco per volta, poi ad un certo momento arriva l’alluvione; prima c'è la
pioggerellina, il venticello, poi arriva la burrasca, la tempesta che travolge tutto. Nella vita di ogni uomo
c'è questo!
Giovanna: Prima il Signore ci manda i segni poi ci chiede se abbiamo capito..
Luigi: Si, perché sono Io che l’ho fatto, quindi capisci?
Perché all’inizio noi capiamo tutte le cose come: è il gatto che fa, è il cane
che fa, è la natura che fa. La natura un cavolo! È Dio il Creatore. Eppure noi
interpretiamo tutte le cose come se tutti fossero degli enti autonomi che
agiscono: “Il gatto mi ha portato via la cotoletta”, “Il gatto mi ha rovinato i
fiori” il gatto, e Dio dov’è? È Dio che regna, è Dio il Creatore! Ma quel Dio
Creatore che ti dice: “Nemmeno una foglia cade senza che Lui lo voglia. Anche i
capelli del tuo capo sono tutti contati. Non accade niente senza di Lui!”
allora, se è Lui l’Operatore, è Lui il Protagonista di tutti gli eventi, guarda
un po’ dietro alla scena, non fermarti qua, guarda dall’altra! Allora è Lui che
muove il gatto, è Lui che muove il politico, è Lui che muove la natura, è Lui
che ci fa succedere questo! Allora, se è Lui in tutto, cosa vuol dirci? Qui
nasce l’interrogativo: “Perché?”. Prima non c'era il perché! Attribuendo alle
creature non vediamo la parola di Dio per noi. quando tutte le cose sono
riferite a Dio, nasce il problema del capire: “Signore, tu mi fai assistere a
tutte queste cose ma io non capisco niente!”, è come se uno straniero mi stesse
parlando ma io non capisco niente. Allora nasce il bisogno di capire. Arriva
quel momento in cui Lui riprende le sue vesti, attribuisce tutto a Sé: “Sono
Io! Sono Io che faccio tutto! Non c'è un altro Dio! Non c'è un altro Signore!
Sono Io!” a quel punto lì dice: “Capisci?”. Bisogna capire, cioè cercare presso
di Lui il perché, la ragione; qui comincia la vita dello spirito, prima non
c'era la vita dello spirito! Quando attribuisco alle creature, vivo di
emozioni, di sensazioni, di impressioni, non c'è la vita dello spirito, resto
in superficie. Allora lì vegeto, non vivo. La vita comincia quando uno sente il
bisogno di interrogare Dio: “Ma perché, che cosa mi vuoi significare, che cosa
mi vuoi dire?”. Se uno ti prende dall’Italia e ti porta in Russia, ti mette in
movimento, ti fa fare dei salti mortali perché devi vivere con un popolo che
non capisci. Lì tutto è in movimento. Ora, arriva un momento in cui Dio ci
prende dalla nostra situazione, e ci porta in un paese in cui non capiamo
niente, il Suo Paese, ed io sono tutto in movimento: “Ma Signore tu mi parli in
continuazione ed io non capisco niente!”. Qui comincia la vita dello spirito.
Fabiola: Volevo capire il significa di quando dice: “Gesù prese
la sua veste…”, non mi è chiaro quel concetto..
Luigi: L’ho detto appena adesso: dov’eri? In quale stanza?
Riprende le vesti vuol dire che attribuisce tutto a Sé. Tutti gli avvenimenti
sono opera di Dio ma se tu li attribuisci al “tale”, attribuisci questo
vestito, questo avvenimento al “tale”. Quando Dio prende su di Sé i suoi abiti,
tutta la creazione è Suo abito, lo prende su di Sé e dice: “Questo è mio”.
L’abito è tuo, è ciò attraverso cui ti esprimi; quindi tutta la creazione,
tutti gli avvenimenti, Dio dice: “Questo è l’abito mio attraverso il quale mi
presento a te!”. Prendere i suoi abiti quindi, significa attribuire tutto a sé;
tutto quello che accade lo attribuisce a Sé. Quindi è Dio che attribuisce a Sé
tutti gli avvenimenti. Gli avvenimenti quindi non sono del tale o del talaltro,
non sono del governo, non sono della politica, non sono della natura, non sono
del caso, sono tutti di Dio. È Dio che riprende su di Sé tutti i suoi abiti.
Maria Pia: “Si fu messo di nuovo a tavola” pensavo come
Dio opera un segno e poi ci dà la possibilità di capirlo…
Linuccia: Questo versetto l’ho collegato con il Vangelo di oggi
che dice che ciò che è detto nell’orecchio, bisogna gridarlo sui tetti…
Luigi: Bisogna viverlo, non tirarlo fuori..
Linuccia: Bisogna metterlo in pratica..
Luigi: Ma cosa vuol dire “metterlo in pratica”?
Linuccia: Capire che è Lui che ci ha parlato attraverso una cosa o
un’altra.
Luigi: Vuol dire fare le sue parole, fare le sue parole cosa
vuol dire? Perché uno può ascoltare le sue parole e non farle; vuol dire
affrontare di vivere per quello che Lui ci ha proposto. Ora, il più delle volte
noi ascoltiamo le parole e diciamo: “È
giusto questo!”. Però non viviamo per quello che ci propone, perché abbiamo
paura del giudizio degli altri, della critica degli altri, della condanna degli
altri. Perché noi, in un modo o nell’altro, rendiamo testimonianza di ciò per
cui viviamo e se viviamo per qualcosa di diverso dall’ambiente, dal mondo che
ci circonda, certamente noi ci esponiamo ad essere odiati dal mondo, da essere
criticati dagli altri. Infatti il Vangelo di stamattina dice: “Chi avrà arrossito di Me, non sarà degno
di Me” e vuol dire questo! Questo fare la parola, questo predicarlo sui
tetti; cioè questo viverla, vivere questa parola qui! Perché ognuno di noi,
come ho detto, è sulla scena e rende spettacolo di ciò per cui vive, non rende
spettacolo di ciò che dice, non rende spettacolo di ciò che recita; rende
spettacolo di ciò per cui vive. Allora, il vivere per quello che la parola di
Dio mi propone, questo mi fa fare un certo spettacolo; siccome la parola di Dio
mi propone una cosa che è contraria a quella che mi propone il mondo, ecco che
mi espone alla persecuzione del mondo, alla critica del mondo, alla condanna
del mondo. Questo è il predicare sui tetti. Capito?
Margherita: Il fatto che Gesù riprende i suoi abiti vuol
dire che ad un certo momento nella vita di ogni uomo la verità si impone. In relazione
alla creatura che non è mai stata orientata al fine, e di una creatura che ha
desiderato unificare tutto in Dio, la differenza consiste nel fatto che uno
comprende e l’altro non capisce più niente?
Luigi: Certo, se uno è orientato, Gesù che riprende i suoi
abiti cioè che riferisce tutto a Sé, per lui diventa motivo di gioia perché era
già convinto; quello che ti conferma ti dà gioia perché ti conferma quello che
porti dentro. Allora, se dentro tu eri già convinta che era tutta opera di Dio,
adesso, vedendo che Dio riprende i suoi abiti quindi attribuisce tutto a Sé
dice: “Ah, era proprio quello!”.
Prima ero convinto però vedevo che il mondo parlava tutto un linguaggio
diverso; qui abbiamo la gioia perché è la parola stessa di Dio che conferma.
Mentre si capisce che l’altro rimane confuso; quanto più Dio si afferma, quanto
più c'è confusione per coloro che credono in altro. non capiscono più niente.
Margherita: Ma allora da quel momento in poi tutto è
motivo di gioia? Cioè da questo momento in cui Dio si manifesta.
Luigi: Più Dio si manifesta più Dio diventa motivo di gioia per
coloro che l’hanno sognato, per coloro che l’hanno pensato, per coloro che sono
vissuti per Lui diventa motivo di gioia perché diventa una conferma; si va di
conferma in conferma e quindi diventa un motivo di gioia.
Linuccia: Ma se uno non riconosce che Dio opera in tutto, Gesù non
mi dice: “Capisci quello che ti ho
fatto?”
Luigi: No, assolutamente, conferma soltanto la confusione, va
di confusione in confusione, non capisce più niente perché tutte le cose mi
contraddicono; vivo in una contraddizione, c'è tutta una contraddizione, cioè
il mondo diventa tutto una contraddizione e non capisco il bandolo della
matassa. Anche dentro di noi siamo in contraddizione; un pensiero contraddice
l’altro, c'è questa grande Babele, questa confusione dentro di noi perché
soltanto con Dio si forma la luce, si forma l’ordine ma senza Dio si forma la
Babele.
Franca: Fare il bagno vuol dire avere l’orientamento e lavare i
piedi vuol dire vedere tutto nel fine poi Gesù chiede se abbiamo capito!!
Rita: (testimonianza)
Pinuccia: Questa scena dovrebbe avvenire tutte le sere nella
nostra vita, come Adamo che conversava alla sera con Dio. Cioè se gli abiti di
Dio sono segni di Dio, sono creazione di Dio, alla sera, quando noi ci
raccogliamo con Lui, alla sua luce comprendiamo che sono suoi, diventano
parole, non sono più cose. Durante il giorno la realtà ci preme, alla sera Gesù
ci chiede se abbiamo capito cosa Lui ha fatto in quel giorno; ogni volta che ci
raccogliamo in Dio, Dio riprende i suoi abiti e dice: “Questo è mio!”.
Senza aspettare l’imposizione della verità; arriverà un
giorno in cui Lui si imporrà, senz’altro, però quando..
Luigi: In quanto mi invita a capire c'è la mia partecipazione,
mi invita a partecipare, non è ancora imposizione, ma è partecipazione.
Pensieri
conclusivi:
Nino: Credo che Gesù ci voglia dare l’idea di quanto Lui ci
stia dietro e di quanto noi dobbiamo essere attenti a Lui.
Franco: Il Signore ci invita a rivedere il fine.
Grazia: Abbiamo una grossa responsabilità perché dopo ogni
parola che Lui ci manda, ci chiede se abbiamo capito..
Luigi: Sì la realtà diventa personale, anzi si incomincia
proprio a vivere in quanto prendiamo su di noi la responsabilità personale
della verità: “Prendete su di voi il mio giogo” vuol dire: “Prendete su di voi
la responsabilità della verità che si annuncia a noi”, vale il rapporto
personale perché Dio ci tratta personalmente quindi anche noi dobbiamo trattare
con Lui personalmente.
Daniela: Avere un fine unico per..
Luigi: Se vuoi andare contemporaneamente da Torino a Genova
vedi cosa succede!
Giusy: Dobbiamo ringraziare il Signore perché anche oggi ci
chiede: “Comprendi quello che ti ho fatto?”..
Luigi: Ci vuole pazienza, il Signore dice: “Con la pazienza
giungerete a capire…”; con la pazienza, guardando Lui, con la pazienza, si
giunge..
Giovanna: Il Signore dopo ogni segno, dopo ogni avvenimento, mi
dice: “Capisci?”, debbo accogliere questa parola anche se non capisco..
Luigi: No, debbo accoglierla senza capire, appunto perché so che viene da Dio, e poi debbo desiderare
di capire. Non basta accogliere, come non basta ascoltare, bisogna desiderare
di capire, perché la fede è fede in quanto mi fa desiderare di capire.
Giovanna: Si, ma dal momento che Lui mi interroga, mi dice:
“Capisci?”, mi fa pensare anche se non capisco…
Luigi: Mi invita a capire!
Fabiana: Cercare continuamente il pensiero di Dio.
Luigi: Certo, perché tutto viene da Lui quindi in tutto bisogna
cercare il suo pensiero; altrimenti tutte le cose noi le rivestiamo del
pensiero del nostro io. Allora, quando rivestiamo con il nostro pensiero,
rubiamo a Dio quello che è di Dio, cioè rubiamo a Dio i suoi vestiti.
Maria Pia: Dio vuole essere conosciuto.
… : Cercare Dio..
….: L’importante è amare..
Linuccia: Quando capiamo quello che Gesù ci fa, entriamo nella
pace..
Luigi: Si, infatti San Paolo:
dice: “Se tu oggi senti la parola di Dio, se la parola di Dio arriva a te, affrettati
ad entrare nella sua pace, affrettati a capirla, perché nel capirla c'è la tua
pace…
Margherita: Questo interrogativo continuo del Signore che
ci dice: “Comprendi quello che ti faccio?”.
Luigi: Sì, tutti i giorni Lui fa qualcosa attorno a noi e ci
invita quindi a capire quello che Lui fa a noi.
…: Se affidiamo tutto a Dio, nulla viene a caso.
Silvana: In tutto Dio opera per raccoglierci nell’unica cosa
necessaria.
Luigi: Vedevo in questo l’opera misericordiosa di Dio che ci
raccoglie, poi ci lava i piedi, ci raccoglie nell’unico fine, poi ci chiede se
abbiamo capito.
Teresa: Dio non parla a vanvera…
Luigi: Oh, lo credo bene!
Rita: Quando si comincia a comprendere come Dio opera, non si
può più dire che Dio è lassù e noi siamo quaggiù, perché Dio è ora presente qui
in mezzo a noi ed è Lui che opera tutto in tutti.
Pinuccia: Lasciarci lavare i piedi da Gesù vuol dire quello che
Gesù un giorno farà con noi, perché tutto ciò che fa lo fa per lavarci i piedi,
per orientarci sempre di più verso il fine.
Voi mi
chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Gv 13 Vs 13
Argomenti: Dio non si confonde
con nulla e nessuno – L’interrogazione premessa per imparare – Lo scollamento
della parola dal pensiero – Solo il Padre rivela l’identità delle persone – La
menzogna nel regno di Dio – La risposta al bisogno dell’uomo -
18/ Luglio /1987
Paola: Si, qui Gesù dice: “Io
sono il maestro e il Signore” quindi ci dà la vita perché ci dice che il fine
è conoscere il Signore e ci indica anche la via perché Lui è il maestro.
Luigi: Soprattutto dicendo: “Io
sono il…”, non dice “un”,
quindi esclude tutti gli altri maestri; infatti dice: “Non fatevi chiamare
maestro perché uno solo è il Maestro”. Ora, sapendo che uno solo è il maestro,
noi dobbiamo sempre fare riferimento a Lui, non bisogna accontentarci di quello
che ci dicono gli altri; in tute le cose dobbiamo sempre cercare la sua parola,
il suo pensiero, la sua approvazione, la sua luce, perché non dobbiamo
ritenerci soddisfatti fintanto che non udiamo dalla sua bocca la sua parola, la
conferma.
Cris: Lui è la nostra guida..
Luigi: Si, in quanto è guida, la guida si suppone che abbia il
contatto con noi in qualunque luogo in cui ci troviamo, altrimenti non è più
guida. È guida in quanto può essere contattata ovunque uno si trovi, per cui è
accessibile in qualunque luogo in cui uno si trovi.
Piero: L’importanza di mantenere attualmente presente il
Pensiero di Dio..
Luigi: E far riferimento a tutto in quello, niente escluso
perché Lui solo è quindi tutto deve far riferimento a Lui, fintanto che non
vedi la sua luce, che non ascolti la sua parola direttamente da Lui, non
bisogna accontentarci. Perché il più delle volte noi ci accontentiamo soltanto
di cose per sentito dire, di seconda mano, riferite, valutate da altri, non
bisogna mai! Perché Lui non si confonde con nessuna creatura, con nessuna
autorità perché Lui solo è.
Giovanna: Dice Gesù: “Voi mi
chiamata maestro e Signore …” dopo che aveva detto: “Comprendete quello che vi ho fatto?”; vuol dire che hanno
compreso…
Luigi: No, non dice ancora che abbiano compreso! Il Maestro
interroga, invita a capire; perché una delle funzioni principali del Maestro è
proprio quella di risvegliare l’interesse, l’interrogazione. Se in noi non si
forma l’interrogazione, non possiamo imparare; l’interrogazione è la premessa.
Il Maestro parla a noi senza di noi, ma tutto quello che dice a noi, non è
illuminato, se noi, ascoltando quello che dice Lui, non interroghiamo. Dall’interrogazione,
viene poi dopo la luce su quello che abbiamo ascoltato; ma si richiede la
partecipazione personale. Ecco per cui tutto l’universo cammina verso questa
forma interrogativa. Il bambino è tutta un’apertura, tutto un desiderio di
capire, è sempre un “perché”, è interrogazione perché Dio sta formando l’uomo.
Formando l’uomo, Dio ha formato l’interrogazione nell’universo; senza l’uomo,
l’universo non interroga; con l’uomo, abbiamo l’interrogazione nell’universo.
Tiziana: Queste parole di Gesù mi hanno richiamato che alle volte
noi possiamo capire delle cose di Dio, dire delle verità senza però averle
partecipate personalmente..
Luigi: Certo, noi più delle volte diciamo cose che non sappiamo,
o crediamo di sapere cose che non sappiamo, ci illudiamo quindi parliamo senza
sapere quello che diciamo. Soltanto con Dio e in Dio prendiamo coscienza delle
cose che diciamo. In caso diverso c'è lo scollamento; infatti noi possiamo dire
delle parole ma avere il pensiero altrove perché c'è uno scollamento tra il
pensiero e la parola che si dice. Ora, quello che prende coscienza è il
pensiero, non è la parola che noi diciamo con la bocca. Noi possiamo ripetere
anche parole straniere senza capirne il significato, bisogna arrivare al
pensiero. Infatti i discepoli lo chiamavano “Signore” senza rendersene conto;
può anche essere un titolo onorifico come “Cavaliere”
(che è poi un uomo che va a cavallo), “Commendatore”;
diciamo “uomo, donna” e non sappiamo
che cosa sia uomo e donna; ci diamo dei titoli e non sappiamo che cosa siano.
Quindi, tutto il nostro parlare è tutto un parlare scollato dalla coscienza
dalla consapevolezza, fintanto che è scollato da Dio, che è solo in Dio che i
segni prendono consapevolezza di quello che veramente vogliono dire, ma
staccate da Dio tutte le parole sono soltanto rumore, sentimento, creano una
certa sensazione. Sentire uno che urla tanto, crea una certa sensazione, però
non capisci niente.
Raffaella: Qui Cristo rivela apertamente la sua
identità..
Luigi: Ma la sua identità non viene dal Cristo; il “Signore e Maestro” è sempre un rapporto
con la creatura: il Signore è Colui che domina su tutto, che regna; Maestro è
Colui che insegna. Ma è sempre in relazione all’allievo, in relazione alla
creatura. La vera identità del Cristo è l’identità del Figlio, e solo il Padre
può rivelare l’identità del Figlio; solo guardando il Padre che possiamo dire:
“Ah, è proprio il Figlio”, ma questo viene solo dal Padre. Non basta che Gesù lo
dica… anche noi possiamo dire: “Io sono questo…”, ma facciamo ridere…; non è
che dicendo: “Io sono questo.. diciamo la nostra identità. L’identità viene
solo da Colui che ci fa essere; Colui che ci fa essere è Colui che dà a noi
l’essere. Colui che dà a noi l’essere è Dio; solo Dio che è, può comunicare a
noi l’essere.
Maria Pia: La persona “dice bene” solo in quanto è unita
a Dio..
Luigi: Perché il vero bene è Dio, soltanto guardando Dio noi
possiamo dire le cose giuste; quando noi distogliamo il nostro sguardo da Dio,
noi non sappiamo più cosa è bene. Noi possiamo dire: “Se è Dio che regna in
tutto come mai l’uomo dice la menzogna?”, non ci dovrebbe essere la menzogna
nell’universo di Dio, Dio che è tutto verità. La menzogna nasce dalla distanza,
perché soltanto uniti a Dio si può dire la verità, ma per poco che l’uomo
trascuri Dio, immediatamente dice già qualcosa di falso.
Daniela: Gesù dice che è il Signore perché Dio regna in tutto e
poi dice maestro perché attraverso le cose in cui regna ci insegna..
Luigi: Si, ci insegna, ci fa conoscere qualche cosa, ci fa
capire; per mezzo di Lui noi capiamo. Cioè ci comunica la luce. Perché tutte le
cose arrivano a noi, noi le vediamo ma noi non capiamo niente: perché si nasce,
perché si muore, perché si deve vivere in questo mondo.. noi viviamo in una
notte e questa notte ha bisogno di essere illuminata e la luce ci viene da Dio.
Franca: “Voi chiamate Me…” quel “Me” è Pensiero del Padre...
Luigi: Si…
Franca: Il Pensiero del Padre deve essere il nostro Signore,
cioè Colui che regna nel nostro Pensiero..
Luigi: No, Lui ci dice questo affinché per noi sia “questo”
(Pensiero del Padre). Lui si annuncia dicendo: “Io sono il Signore e il
Maestro” affinché Io per te sia il Signore e il Maestro. Lui è il Signore e il
Maestro in quanto in tutte le cose mi rivolgo a Lui. Allora, Lui si annuncia
dicendo: “Guarda che Io sono questo” è come se un uomo che ti dice di essere un
medico quindi di rivolgerti a lui in caso di malattia.
Franca: Ma i discepoli chiamavano Gesù “Maestro” ma non come
Figlio di Dio..
Luigi: No, era Colui che rispondeva al loro bisogno di Dio.
“Abbiamo trovato..”, Gesù si presenta come Uno che risponde al bisogno che
l’uomo porta in sé.
Teresa: Gesù lavando i piedi ai discepoli li ha preparati al fine
di rivelare loro di essere il Maestro..
Luigi: No, lavando i piedi non è che si sia manifestato come
maestro, anzi si è manifestato come servo…
Teresa: Gesù dicendo che è maestro ci invita a rimanere
nell’ascolto..
Luigi: Si, non soltanto… ma invita noi a interrogare Lui per
tutto. In quanto si presenta come medico, se tu hai bisogno, se sei malato sai
che ti puoi rivolgere a Lui.. se uno si presenta come maestro, se non hai
capito qualcosa ti puoi rivolgere a Lui.
Rita: È un invito a diventare suoi allievi perché Lui è
l’Unico Maestro..
Luigi: Quindi ci invita ad andare a scuola, alla sua scuola:
quindi è una vocazione. Dicendo: “Io sono il Maestro”.. “il”, mi voca, mi
chiama da tutte le altre scuole, per andare alla sua scuola..
Franco: In quel punto bisogna che Cristo si identifichi, per
darci la possibilità di capire ciò che sta facendo..
Luigi: Si, l’iniziativa viene da Dio, se Dio non parla noi non
capiamo niente; parlando ci orienta, perché tu sentendo uno che parla, hai già
la possibilità di orientarti verso Colui che parla; quindi uno che parla ti
convoca. Se non parla tu non fai attenzione, ma se lo senti parlare, anche se
non lo vedi ma senti la voce, già ti orienti verso per arrivare poi alla
presenza. Soltanto poi dalla presenza tu intendi il significato delle cose che
Lui dice. I discepoli sono ancora con la sua presenza fisica, ma non basta la
presenza fisica, quella che conta è la presenza della persona e la persona non
si identifica con il corpo. Quindi se tu ti fermi soltanto ad ascoltare colui
che parla con la presenza fisica, non intendi mica! Bisogna arrivare alla
persona e la persona è il pensiero, è lo spirito. Bisogna arrivare lì per
intendere. Gesù dicendo: “Io sono il Maestro” non intende: “Io sono il Maestro
perché sono presente in mezzo a voi con la mia presenza fisica; io sono il
maestro in quanto sono presente come persona, come spirito, come conoscenza dal
Padre”.
Pinuccia: Dicendo: “Comprendete quello che vi ho fatto?” si rivela
già il Maestro..
Luigi: Si, perché ci sollecita ad interrogare, perché soltanto
interrogando si giunge a capire. fintanto che in noi non si forma
l’interrogazione, prima di tutto riveliamo che non abbiamo interesse e in
secondo luogo, fintanto che non si forma in noi l’interrogazione, non possiamo
capire ciò che ci viene detto perché il capire è una sintesi di Colui che parla
e dell’altro che ascolta, che ha interesse. Quindi è una composizione
altrimenti non si arriva a capire.
Pinuccia: “Capite quello che Io vi ho fatto..” il “fare” è un
insegnamento…
Luigi: Tutto è insegnamento; tutti i giorni Dio fa, Dio è il
Creatore. Quindi tutti i giorni Dio fa e ci fa arrivare dei segni di Sé, tutti
i giorni! Alla sera ci dice: “Capisci quello che ti ho fatto?” mi invita al
raccoglimento per capire. Perché col raccoglimento, con l’interrogazione, io mi
rivolgo direttamente a Lui, a Colui che ha fatto, per ricevere direttamente da
Lui la spiegazione, l’illuminazione su quello che Lui ha fatto. Quindi si
richiede sempre questo secondo tempo della sera.
Pinuccia: Abbiamo a nostra disposizione il Maestro…
Luigi: Il guaio più grosso da parte nostra è quello di non
interrogarlo mai, noi interroghiamo a destra e a sinistra e non interroghiamo
mai Lui. E abbiamo in noi il Signore, Colui dal quale tutto dipende.
Nino: Qui Gesù stabilisce una realtà come quando dice: “Io
sono la via, la verità, la vita”, “Io sono la luce”.
Luigi: Certo..
“Se dunque vi
ho lavato i piedi, Io il Signore e il Maestro, anche
voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri”. Gv 13 Vs 14
Argomenti: Dio ci parla negli
altri – Le pretese – La molteplicità di desideri – L’aito del prossimo –
L’iniziativa è sempre di Dio – L’autorità di Dio e del mondo – Il Creatore e la
creazione -
18/ Luglio /1987
Paola: Qui Gesù ci invita a guardare Lui, perché in Lui scende
nella nostra situazione per farci vedere il “come”..
Luigi: Si, perché noi nella nostra situazione tendiamo ad
esaltarci, a farci servire; noi, nel pensiero del nostro io tendiamo a
possedere, a strumentalizzare, a far servire gli altri a noi. Dio ci fa capire
il rovescio; nel campo dello spirito il superiore si rivela in quanto
maggiormente serve: Dio tra noi è Colui che serve, serve tutti noi, serve in
quanto opera per condurci alla vita, per condurci alla luce; quindi non
pretende di essere servito e nello stesso tempo insegna anche a noi perché,
come dico, nel pensiero del nostro io, noi tendiamo a strumentalizzare gli
altri, a possedere gli altri, a far servire gli altri. E non ci rendiamo conto che
proprio pretendendo di far servire gli altri a noi, noi ci priviamo della vita.
La vita nasce proprio in quanto noi ci rendiamo attenti a quello che Dio fa
agli altri, non far servire gli altri a noi, al nostro io, ma in quanto noi
stiamo attenti a quello che Dio ci presenta attraverso gli altri, quindi ci
sottomettiamo a quello che Dio ci dice attraverso gli altri: è qui che
incomincia la vita!
Piero: Pensavo che noi ci lasciamo lavare i piedi da Gesù nella
misura in cui prendiamo su di noi tutto quello che Dio ci presenta..
Luigi: Perché noi camminando nel mondo, tendiamo sempre a
sporcarci, ad inquinarci perché ogni cosa che tocchiamo ci resta attaccata; San
Giovanni della Croce dice che quello che inquina la nostra anima sono i nostri
desideri, la molteplicità di desideri; quindi, ogni cosa che tocchiamo, se non
la riportiamo in Dio, suscita in noi un desiderio. Ecco, lavarci i piedi vuol
dire aiutarci a liberarci da questo per orientarci sempre più a: “Guarda che
l’unico desiderio deve essere quello! L’unico interesse deve essere quello!
L’unica cosa necessaria deve essere quella!”. Quindi ci si lava in quanto in
continuazione ci aiutiamo gli uni gli altri a guardare sempre all’unico fine,
perché noi tendiamo a disperderci dietro tutte le cose del mondo(un po’ come il
gregge che tende a disperdersi), perché tutte le cose sembrano interessanti,
importanti, e allora dobbiamo aiutarci gli uni gli altri ad ammonirci: “Fa
attenzione, guarda che il Maestro sta parlando, non stare a guarda altro!”.
Questo vuol dire lavarci i piedi, questo orientarci all’ascolto del Maestro che
parla.
Giovanna: Pensavo proprio a questo richiamarci…
Luigi: Certo! Il vero aiuto che possiamo darci gli uni gli
altri è questo: “Guarda che l’importante è pensare Dio, cercare Dio, quello che
Lui ci vuole significare in tutto!” e non lasciarci portare via da questo;
perché noi, siccome siamo in cammino, quando uno è in cammino è debole perché
non è ancora arrivato alla meta e nella debolezza tende a disperdersi dietro a
tante cose; e allora l’aiuto è quello di riportarci sempre al fine. Come quando
si va in montagna, uno tende a sedersi, tende a divertirsi, a fermarsi a
guardare una cosa o l’altra: “Guarda che c'è ancora tanto cammino da fare,
quindi non fermarti altrimenti non arriviamo mai!”, questo richiamo continuo
all’unica cosa necessaria che è poi il richiamo a vivere veramente.
Tiziana: Pensavo che Cristo lava i piedi a tutti, quindi
significa che Cristo serve ognuno di noi e poi invita ciascuno a lavare gli
altri..
Luigi: Perché l’iniziativa di tutto è sempre in Dio, se Dio non
inizia noi non sappiamo cosa fare; se Dio inizia ci insegna come fare e
soltanto se noi adesso operiamo come Lui ha operato siamo motivati, motivati da
Lui: “Perché fai questo?”, “Perché Dio ha fatto così”, allora sono motivato. E
quando sono motivato, sono unito; noi siamo uniti soltanto a ciò che ci motiva;
noi diventiamo figli della nostra motivazione e restiamo uniti alla nostra
motivazione. Per cui se la mia motivazione è il mio interesse, la mia ambizione,
è l’essere il centro degli altri, io divento figlio di questo e sono unito a
questo, anche se magari dico: “Signore, Signore..” ma non sono mica unito a
Dio, io sono unito a ciò che mi motiva. Solo se Dio è la motivazione del mio
pensare, del mio parlare, del mio agire, allora sono unito a Dio. Allora, è
necessario che Dio sia sempre il primo, che abbia Lui l’iniziativa, perché
soltanto avendo Lui l’iniziativa io posso essere motivato da Lui, altrimenti
non posso fare niente. Se non vedo Lui che fa, io non posso fare niente a meno
di perdere l’unione, nemmeno lavare i piedi agli altri, niente, non posso fare
assolutamente niente, perché tutto quello che faccio è macchiato dal mio io se
non vedo Lui che fa. Soltanto vedendo Lui che fa, allora ho la motivazione:
“Faccio perché è Lui che fa! Perché Tu hai incominciato a fare e allora anch’io
faccio!” allora sono motivato, allora sono unito, altrimenti perdo l’unione con
Dio.
Raffaella: …
Luigi: Si, infatti il Signore dice: “Il Figlio non può fare niente se non lo vede fare dal Padre” e
anche noi dobbiamo imparare questo che è la condizione per stare uniti a Dio.
Per restare uniti a Dio non serve un atto di volontà, soltanto se tu hai Dio
come motivazione di te, allora sarai con Dio, altrimenti diventa una recitazione
anche l’unione con Dio, perché noi siamo sempre uniti a ciò che ci motiva. Per
essere persone, noi abbiamo sempre una motivazione che ci motiva…
Maria Pia: Gesù dice che Lui è “il” Maestro e “il”
Signore, vuol dire che “il” è uno solo..
Luigi: Si, “il” è uno solo. In antico
“Il” significava Dio e noi adesso siamo arrivati a dire “il cane”, diciamo “il”
a tutto. Ma una volta “Il” era Dio, solo “Il” era Dio, tutti gli altri erano
“un” qualunque..
Maria Pia: Gesù è il Signore perché regna e il Maestro perché
ci insegna..
Luigi: A differenza di noi che noi vogliamo operare, essere
signori comandando, non insegnando, comandando, non convincendo ma imponendo.
Margherita: Il vero bene è orientarci a Dio..
Luigi: Si, perché il guaio più grande è il disorientamento; noi
con grande facilità ci lasciamo portare via dalle cose, ci lasciamo
disorientare perché tutte le cose sono belle. Siccome sono tutte creature Dio
sono vere, sono belle e buone; ogni cosa, non c'è una cosa brutta di per sé,
cattiva di per sé, non vera di per sé, perché tutta la creazione, essendo segno
di Dio, è vera, ha un certo grado di verità, ha un certo grado di bellezza, ha
un certo grado di verità. E proprio per questi caratteri ci attira; noi, nella
nostra debolezza, ci lasciamo attirare. Eva, ad un certo momento, ha visto
l’albero “bello e buono”, i frutti dell’albero “belli e buoni” e quindi ne è
rimasta attratta. Quindi, siccome noi siamo incompiuti, siamo in cammino, tutte
le cose hanno un aspetto attraente e allora l’aiuto più grande è questo: “No,
bisogna guardare alla meta! Bisogna camminare!”.
Linuccia: …
Luigi: Il nostro grande guaio è lì! Noi non impariamo la vera,
grande lezione e oltretutto lo fa per noi! Il cammino della liberazione
passa proprio attraverso “il cammino del servizio”; per cui se uno vuole
contendere con te per l’abito, dagli anche il soprabito; se uno ti offende su
una guancia, tu offrigli anche l’altra e proprio questo è il cammino di
liberazione! Perché se tu resisti, crei la guerra, crei il conflitto e quello
ti rende schiavo, perché il conflitto rende schiavo.
Silvana: È proprio il capovolgimento di come si intende
l’autorità nel mondo..
Luigi: Poco ma sicuro; Gesù stesso lo dice: “Nel mondo, coloro che
comandano… tra voi non sia così..”. Dicendo: “tra voi” si rivolge a tutti,
perché tutti gli uomini sono “tra voi”, tutti gli uomini devono essere gli
allievi. Quindi: “..tra voi che siete a scuola non deve essere così; chi è più
in alto deve servire”. Servire vuol dire: abbassarsi ad ascoltare. Quindi a
questo punto qui, chi è più in alto deve ascoltare chi è più in basso, non deve
imporre l’ascolto a quello che è più in basso, ma deve ascoltare chi è più in
basso. Cioè deve comprendere perché Dio opera comprendendo e ci attrae
comprendendoci non imponendo; quando qualcuno si impone, ci fa scappare, invece
quando uno ci comprende, noi, sentendoci compresi, siamo attirati. Dio opera
comprendendo.
Amalia: Il lavarci i piedi non è solo un servizio, ma è un orientarci
al fine..
Luigi: Si, tutte le cose di Dio e tutto è di Dio, va sempre
inteso nello spirito, il grave è fermarci all’apparenza. Il Signore arriva a
dirci: “Se il tuo braccio ti scandalizza taglialo!”, non è che tagliandomi il
braccio materialmente mi liberi da una schiavitù. Quindi, tutte le opere di
Dio, e tutto è opera di Dio, tutto, niente escluso, va inteso spiritualmente;
perché ogni cosa va intesa secondo lo spirito di Colui che parla. Colui che
parla è Dio, quindi ogni cosa va intesa nello spirito di Dio. Nel pensiero del
mio io, posso intendere materialmente e adesso mi metto a lavare i piedi a
tutti quelli che incontro e credo di aver risolto il problema (a parte che
trovo ancora qualcuno che mi dà un calcio!).
Teresa: I piedi sono la parte del corpo a contatto con la terra…
Luigi: I piedi sono il punto di contatto con la terra; noi
siamo fatti in verticale: la testa già appartiene al cielo, i piedi invece sono
il punto di contatto con la terra. Bisogna capire cosa significa la terra e
allora ci accorgiamo anche che cosa significano i piedi.
Teresa: Lavarsi i piedi gli uni gli altri vuol dire aiutarsi a
seguire il Maestro..
Luigi: E a guardare il cielo; soltanto guardando in cielo
camminiamo bene in terra… e se ci inciampiamo cadiamo… ma anche quella è grazia
di Dio!
Rita: Gesù lavando i piedi, siccome è un atto intimo, crea un
rapporto di amicizia con i suoi discepoli e li invita ad instaurare anche fra
di loro un rapporto intimo di comprensione e di amicizia tra di loro.
Luigi: Si, ma è Dio che unisce, è Dio che fa abitare tutti
sotto la stessa tenda. Quindi è un errore grande dire tra di noi: “Vogliamoci
bene, uniamoci, camminiamo insieme!” cioè, esortare gli uomini a fare lo
sforzo, a fare forza sulla volontà. Non possono! Gli uomini non possono! Gli
uomini sono schiavi, quindi non possono! Non posso dire ad un melo: “Per
favore, fammi delle susine!”, non posso dirlo! Perché l’uomo è quello che è
quindi non posso dirlo. Però posso dire all’uomo: “Guarda Dio, cerca Dio”
cercando Dio, allora certamente l’uomo diventa amico di tutti. Quindi è Dio che
unisce, è Dio che fa vivere, è Dio che crea l’armonia, non sono gli uomini che
creano l’armonia, tutto è dono di Dio!
Franco: Lavarsi i piedi l’uno con l’altro però in che cosa
consiste?
Luigi: Se tu hai accettato il bagno, se hai accettato
l’orientamento, allora accetti che ti si dica: “Non disperderti dietro tutte le
cose che accadono! Hai riconosciuto che è giusto, che è buono, che è vero
camminare verso Dio, cercare Dio prima di tutto e poi ti accorgi che durante il
giorno ti lasci portare via (magari dagli zucchini), ti lasci distrarre da
tante cose”. Allora l’aiuto vero è: “Senti guardiamo l’essenziale!”, è questo
l’aiuto: mantenere sempre a questa conversione che già hai accolto, hai
condiviso, di cui sei già convinto. Perché noi molte volte siamo già convinti
ma poi ci lasciamo portare via da tutte le occasioni che ci capitano durante la
giornata. È questo mantenerci sempre concentrati sull’essenziale: quello che ti
dice la parola di Dio, non c'è nessun altro che te lo possa dire; quindi
manteniamoci sempre alla fonte, perché è alla fonte che tu trovi sempre l’acqua
fresca; tutti gli altri, poco o tanto, sono sempre inquinati. Quindi questo richiamo
continuo è questo lavarci i piedi.
Pinuccia: I nostri rapporti con gli altri non sono mai
indifferenti, quindi o ci aiutiamo a lavarci i piedi o ce li sporchiamo; sapere
questo, ci deve rendere molto attenti, o si aiuta o si scandalizza. Qui pare
che Gesù dia una definizione di Sé…
Luigi: Sì, ma “Signore e Maestro” è sempre un rapporto, non è
quello che Lui è in Sé; quello che è in Sé solo il Padre lo può comunicare e ce
lo può comunicare. Qui abbiamo una conoscenza di Lui in rapporto, quindi è come
dire che Dio è il Creatore, io conosco Dio Creatore in quanto conosco la
creazione. In rapporto alla creazione Dio è il Creatore, non è la vera
conoscenza di Dio. Quando dico: “Dio è il Creatore!” non è la vera conoscenza
perché conosco Dio in quanto esiste il creato; ma conoscere Dio perché esiste
il creato non è la vera conoscenza. La vera conoscenza c'è quando uno conosce
Dio per quello che Dio è in Sé; Dio non dipende dal creato; Dio non esiste
perché esiste il creato. Dio esiste anche se il creato non c'è. Dio non esiste
perché c'è l’uomo. Allora, fintanto che io conosco Dio perché c'è l’uomo, non è
vera conoscenza, è una conoscenza di relazione.
Nino: Qui Gesù ci ha spiegato che cos’è l’autorità….
“Infatti Io
vi ho dato l’esempio affinché come Io vi ho fatto,
facciate anche voi…” Gv 13 Vs 15
Argomenti: Come in cielo così
in terra – Dentro e fuori – Convinzione e distrazione – La creatura imperfetta
– La Verità e le verità – Il sole – Cause ed effetti – Solo Dio è vero – Il
nostro io principio di menzogna -
18/ Luglio /1987
Paola: Gesù ci chiama ad interiorizzare le sue parole, ad
interiorizzare le tappe…
Luigi: Gesù ci presenta il “come”. Il vero “come” è accettare
la sua volontà “come in cielo così in terra”; per cui noi siamo invitati a contemplare
le cose nel cielo, infatti Gesù dice: “Non raccogliete tesori in terra, ma
raccogliete tesori in cielo”. Ora, noi contempliamo sempre là dove noi
raccogliamo le cose, quello diventa il punto di contemplazione. Ora,
raccogliendo in cielo noi contempliamo le cose in cielo, cioè “come” sono fatte
nel cielo di Dio. Nel cielo di Dio tutte le cose sono rapportate a Dio, sono
riferite a Dio come unico punto di riferimento; in terra ci sono tanti punti di
riferimento, di dispersione, e poi invita a fare le cose in terra “come” le
vedi contemplate in cielo in modo da partecipare.
Giovanna: Gesù guarda sempre il Padre,
fa tutto quello che fa il Padre..
Luigi: Sì, perché è Figlio del
Padre..
Maria Pia: Il grande insegnamento che Gesù ci dà è quello
di guardare il Padre “come” Lui lo guarda, così noi dobbiamo guardare il Figlio
per imparare..
Luigi: Noi abbiamo bisogno sempre di questo “come”; perché non
basta la segnalazione della meta. Uno ti può dire: “Guarda che devi arrivare
alla cima del Monte Bianco”, io posso anche dire che è giusto che io arrivi
sulla cima del Monte Bianco, ma “come”? Quindi ho bisogno di vedere uno che
faccia per me, prima di me tutta la strada che collega il punto in cui io mi
trovo con la vetta; allora, vedendo il collegamento, allora io posso camminare;
se non vedo il collegamento, non posso, perché c'è una frattura; io vedo che
devo arrivare ma non so come fare perché io mi trovo qui e la montagna è là.
Gesù collega il punto in cui io mi trovo; per cui se noi siamo attenti a Lui,
noi ci accorgiamo che Lui fa un passo e poi mi dice: “Vedi dove Io ho messo il
piede? Adesso mettilo anche tu” e a poco per volta mi conduce alla meta.
Margherita: Il significato di questo versetto è che un
fratello verso l’altro si orientino al fine; come mai c'è questa significazione
“fuori” della lavanda dei piedi, quando il significato è tutto interiore?
Luigi: Perché noi siamo “tutto fuori”! Noi siamo “tutto fuori”
e “niente dentro” e dobbiamo diventare “tutto dentro” e “niente fuori”. Gesù è
venuto a servirci e siccome noi siamo “tutto fuori”, quando uno è “tutto fuori”
cosa fa? Tu lo prendi dove lui si trova se vuoi entrare in comunicazione, se no
non puoi entrare in comunicazione. Se uno ha la testa solo nella natura, se io
voglio comunicare con lui, devo parlargli della natura; Gesù scende là dove noi
ci troviamo e a poco per volta ci riconduce dentro, va a raccogliere la pecora dispersa che è fuori
e a poco per volta la raccoglie e la porta dentro, nell’ovile perché la verità
si trova dentro, non si trova fuori. Noi crediamo che la vita sia fuori, che il
nostro interesse deve essere fuori, che la verità sia fuori, siamo tutti
rivolti fuori e corriamo per il mondo credendo di trovare fuori ciò che
cerchiamo.
Allora il Signore scende nella nostra situazione di
dispersione, e a poco per volta ci raccoglie. Tu prima correvi per io mondo e
adesso sei fermo, come mai non corri più? Sei sempre in una stanza, chiuso,
come mai? Sono entrato tutto dentro, perché quando uno è dentro, il suo lavoro
principale è quello di pensare e di pensare con Dio. Quando uno incomincia a
pensare con Dio, non sente più il bisogno di correre.
Quindi, quando uno manca di vita dentro, necessariamente
o corre o si spara. Infatti se noi consigliamo ad uno che non ha la vita
dentro, di stare chiuso in una stanza, o si spara o spacca i vetri e salta
fuori, non può fare in modo diverso perché non trova vita! Non puoi
costringerlo a stare al chiuso perché deve necessariamente attingere vita a
qualche cosa, da solo si sente vuoto, si sente morire. Come incomincia a
scoprire, per opera del Cristo, l’interiorità, la vita interiore, anche se tu
lo prendi per il collo e lo tiri fuori, Lui entra sempre dentro.
Linuccia: Noi accettiamo che Dio ci serva però poi non vogliamo
servire gli altri…
Luigi: Sì, il guaio è sempre quello! Siamo contenti di ricevere
una lettera ma poi non abbiamo voglia di rispondere. Ogni dono che Dio ci fa è
sempre una proposta e ogni proposta richiede una risposta, quindi si richiede
la dedizione.
Daniela: La lavanda dei piedi si può fare solo a coloro che
abbiano già ricevuto il bagno..
Luigi: Sì, che abbiamo già accettato l’orientamento, che siano
già convinti; perché chi ti fa il bagno è proprio il Signore in quanto ti fa
capire il fine per cui devi vivere, perché solo Lui convince. Uno può essere
convinto e poi, durante il cammino, può distrarsi; proprio perché, essendo in
cammino, non si inserito nel “tutto”; per cui tutte le cose, essendo una
creatura imperfetta, ti possono portare via: ecco quindi la funzione del lavare
i piedi che ti riporta all’unica cosa necessaria.
Raffaella: L’altro giorno ho parlato con una persona che
mi diceva: “Ma non c'è solo una verità, ci sono tante verità!”..
Luigi: Ci sono tante verità nel senso che “uno più uno fa
quattro”, che l’albero è verde perché tutte le cose, essendo significazione di
Dio, sono vere; sono buone e sono belle, hanno un aspetto di verità. Ma se io
ritengo che quello sia “vero”, prendo una cantonata. Le cose sono vere
“relativamente”; allora uno può dire: “la verità è una sola” come Dio è uno
solo. La verità è ciò che ha in sé la ragione di qualche cosa. Ora, siccome Dio
significa Se stesso in tutto, siccome Lui è Colui che ha in Sé la ragione di
tutto, allora ci presenta delle cose che hanno in sé la ragione di qualche
cosa. Ad esempio, se adesso fa caldo è perché siamo in estate, c'è il sole che
è più lontano dalla terra (più lontano perché scalda di più); quindi c'è una
certa giustificazione. D’inverno il sole è più vicino alla terra, però ha
un’inclinazione diversa, per cui scalda meno. Il cerchio non è rotondo, è un
ellisse per cui in quanto ellisse, ci sono due fuochi: ci sono momenti in cui
il sole è più vicino e momenti in cui il sole è più lontano; d’inverno il sole
è più vicino a noi però è più inclinato; d’estate è più lontano però è più
perpendicolare. Dio si significa in tutte le cose, infatti le cose si
giustificano tutte in causa ed effetto, tutte le cose hanno un causa – effetto.
Per cui c'è un’apparente giustificazione perché c'è quella causa; poi a sua
volta quella causa lì, è effetto di un’altra per cui non è la verità. Però
tutto, essendo significazione di Dio, e Dio essendo verità, significa Se stesso
come verità; la verità è ciò che ha in sé la giustificazione. Dio in tutte le
creature presenta questa significazione di Sé: una cosa che giustifica
un’altra, cose che giustificano altre. Però apparentemente c'è una certa
giustificazione perché è un segno e il segno ad un certo momento ti saluta,
perché è segno, passa. Allora, quello
che un tempo ti giustificava, poi non ti giustifica più. Quante volte noi
crediamo di aver capito, poi voltiamo la pagina e non si capisce più; prima
c'era una giustificazione che adesso non c'è più. E più uno va a fondo e più si
accorge di non capire, perché la vera giustificazione si trova solo in Dio; per
cui Dio solo è la verità, non ci sono due verità o molte verità: c'è una verità
sola. E soltanto in quanto noi ci orientiamo a quella verità, solo lì
incominciamo a partecipare di ciò che è eterno perché conoscendo la verità
“sola”, quella non muta più. invece tutte le altre verità mutano, muta anche
“due più due fa quattro”, muta anche la geometria più elementare: “la somma
degli angoli del triangolo, ad un certo momento, non è più centottanta gradi”;
quindi tutte le cose sono relative, c'è una relatività che domina in tutto.
Appunto per farci capire che niente è vero perché solo Dio è vero. Ora, è
proprio scoprendo questa “sola” verità, e convincendoci in questa “sola”
verità, noi incominciamo a vivere. Cioè incominciamo a riferire le cose a
questo unico punto; per cui non ci accontentiamo più della giustificazione che
si dà nel mondo: “questo succede perché è così!”; “è diminuita la pressione per
cui ci sono le nuvole..” non mi accontento più di questa giustificazione!”.
Ecco, presso Dio c'è il Maestro; quindi interrogo Dio, non mi accontento più di
quello che mi si dice o di quello che mi dicono i sensi, gli occhi o la mia
esperienza, la mia conoscenza, la scienza o quello che dicono gli uomini.
Perché apparentemente c'è una giustificazione, ma a fondo non c'è più quella
giustificazione. Quindi la verità è una sola, come Dio è uno solo; quindi la
luce è una sola e la luce si attinge soltanto in quanto uno arriva a quel
principio lì, alla verità, a Dio; in quanto attinge in Dio perché tutte le
altre verità, presto o tardi, ci deludono, ci smentiscono, perché ad un certo
momento ci dicono: “Dio solo è la verità, quindi non fermarti a noi; noi siamo
soltanto segni di Dio! Proprio perché siamo segni di Dio, apparentemente siamo
delle cause che giustificano delle altre, ma chi è la causa di tutto è Dio!”.
Se noi fossimo intelligenti le cose non ci deluderebbero, noi siamo delusi
dalla nostra stoltezza, perché noi, siccome subiamo la passione di assoluto,
chiamiamo vero, assolutamente vero ciò che vero non è, e allora restiamo
delusi.
Silvana: Questa parola del Cristo, possiamo desiderare di
attuarla ma non riuscirci; ci riesce soltanto chi ha già la capacità di
raccogliere interiormente ogni cosa, ogni fatto, nel Pensiero di Dio.
Luigi: Anche se non hai la possibilità di farlo, devi crederlo;
non riuscendo, ti senti povera, ti rendi conto di essere incapace, di non
potere, riconosci la tua impotenza.
Nel pensiero del nostro io noi siamo portati a
demoralizzarci: “Io non ce la farò mai!”; no, tu devi dimenticarti e devi far
conto su Dio. Dio più la mia povertà… al contrario di quel tale che diceva: “Io
e la Cassa di Risparmio abbiamo dei miliardi!”; quindi il tutto di Dio con il
mio niente, fa tutto. Perché il tutto di Dio assorbe il mio niente. Ma se io mi
separo da Dio, esperimento, tocco con mano solo il mio niente, la mia
incapacità, la mia impotenza, ad un certo momento mi spengo e quello mi porta
alla disperazione. Guarda Dio! Guardando Dio, facendo conto su Dio, Dio è
Onnipotente, quindi può fare del mio nulla il suo tutto.
Franca: Nel pensiero del nostro io fraintendiamo il significato
di “autorità”..
Luigi: Autorità viene da “autor” che significa autore,
creatore; se io dico ad un altro: “Tu sei colui che fa tutto” prendo una
cantonata; ma la colpa non è dell’altro, la colpa è mia perché sono io che ho
detto all’altro: “Tu fai tutto!”.
Franca: Noi questo sbaglio lo facciamo su tutte le cose..
Luigi: Si, su tutte le cose; nel pensiero del nostro io noi
sbagliamo tutto perché noi ci fermiamo all’apparenza, e ci rendiamo schiavi di
tutto; il nostro io è un principio di menzogna, Dio è la verità.
Franca: Come facciamo a correggere tutti gli errori?
Luigi: Guardando Dio!
Franca: E quand’è che “due più due” non fa più quattro?
Luigi: ….
Teresa: “Io e il Padre siamo Uno”, “Io faccio solo la volontà
del Padre”..;
Luigi: Ma noi siamo uniti a Dio solo se siamo motivati da Dio,
perché quello che ci mantiene uniti è solo la motivazione. Quindi solo se sono
motivato da Dio a pensare una cosa, il mio pensiero resta unito a Dio,
altrimenti non rimango unito a Dio. Solo se sono motivato da Dio a dire una
certa parola, la mia parola resta unita a Dio.
Teresa: Sì, ma come faccio ad essere motivata da Dio?
Luigi: Perché Dio essendo verità ha in Sé la ragione di tutto,
quindi anche la ragione del mio pensare, del mio parlare, del mio agire, del
mio vivere, deve essere in Dio. Quindi devo partire da Dio per, il figlio non
può fare niente se non può arrivare lì. Allora anche noi dobbiamo dire: “Io non
faccio niente perché non vedo che Dio fa”, se vogliamo essere a posto! Possiamo
stare a letto tutto il giorno, non fare niente perché non vediamo che Dio fa.
Soltanto quando vedo che Dio mi fa qualche cosa, allora incomincio a fare.
Allora lì incominci a camminare restando unita a Dio. Perché bisogna imparare a
camminare stando fermi; fintanto che non impari a camminare stando ferma,
allora è meglio che tu stia ferma, non faccia niente perché intanto, tutto
quello che fai guasta!!!!
Rita: Tutto l’insegnamento di Cristo è nel vangelo, quindi
basta seguirlo..
Luigi: Il fatto è che tu non puoi seguirlo se non capisci! Cioè
se non sei intelligente! Senza intelligenza, non basta imitare Cristo; è come
se volessi imitare un quadro!
Franco: “Ama il Signore Dio tuo ed ama il prossimo come te
stesso; il secondo è conseguenza del primo!”.
Luigi: Certo!
Pinuccia: Cristo non è da imitare ma è da capire; allora perché
Gesù dice: “Vi ho dato l’esempio”?
Luigi: Perché è da imitare.
Pinuccia: Ma se dice di non imitarlo..
Luigi: Appunto: contraddizione! Bisogna approfondire…
Nino: Per capire il “come” bisogna interiorizzare tutte le
parole di Gesù..
“In verità in
verità Io ve lo dico, il servo non è da più del suo padrone,
né l’apostolo è più di chi lo ha mandato”. Gv 13 Vs 16
Argomenti: L’autonomia da Dio –
L’allievo e il maestro – Dio è il centro – Servire la creatura -
18/Luglio/1987
Paola: Nel pensiero del nostro io facciamo sempre i confronti..
Luigi: Dio è il punto fisso di riferimento e noi dobbiamo tutto
sottomettere a Lui; non pretendere di essere indipendenti. Quindi dobbiamo
comprendere tutte le cose da Lui, sottomettere tutto a Lui e questa è la meta
di ogni creatura. Nulla va all’iniziativa della creatura; ora, in quanto ho
come punto di riferimento un altro, mi sottometto all’altro; quando sono
dipendente e voglio diventare indipendente, voglio essere di più dell’altro.
allora c'è questo grado di indipendenza, c'è questo scollamento, voglio essere
autonomo, il mio io tende a scollarsi dall’altro e lì c'è il peccato originale
perché si perde il rapporto; ora, la
vita viene da un rapporto, dalla comunione, dalla partecipazione. L’autonomia
diventa un principio di morte e la morte è entrata in conseguenza del peccato.
Piero: Il punto luce è il Pensiero di Dio; rimango nella luce
in quanto mi raccolgo nel Pensiero di Dio, rimango nella mia condizione di
servo..
Luigi: Sì, un servo che vuole farla da padrone o che attira lo
sguardo su di sé, è un servo sfalsato; il servo è tale in quanto tutti coloro
che arrivano li indirizza al padrone; non si mette lui in mezzo, non si mette
al posto del padrone, ma raccoglie tutti davanti al padrone. Noi tutti diciamo
di voler servire e poi ci comportiamo da padroni. La donna dice: “Ti servirò
per tutta la vita” e poi…
Maria Pia: Un servo non è più del suo padrone..
Luigi: Quindi dobbiamo riferire tutto a Lui, non metterci noi
in vetrina, soprattutto non farla da padrone. È sbalzato il criterio di
autorità; la vera autorità è aiutare l’altro a vedere le cose in Dio, perché
soltanto Dio ti può illuminare, ti può convincere. Non bisogna mai dire: “Devi
credere a questo perché te lo dico io”, mai! Soltanto in quanto questa cosa la
vedrai giustificata in Dio, allora riposerai! Altrimenti abbiamo il servo che
si comporta da padrone.
Tiziana: San Paolo:
dice: “Mi sono fatto tutto a tutti”..
Luigi: In Dio non si disprezza nulla e nessuno perché tutto è
opera di Dio, dobbiamo rispettare il padrone. “Togliti i calzari!” il Signore lo
dice a Mosè nel roveto ardente e Dio lo dice ad ognuno di noi, tutti i giorni:
“Togliti le scarpe perché la terra su cui tu stai è terra sacra!”, cioè
appartiene a Dio. Quindi rispetta la presenza di Dio in tutto e in tutti, anche
nella creatura più umile ed insignificante di questa terra, in quanto esiste,
esiste perché Dio la vuole, e se Dio la vuole, tu rispettala perché è una
parola di Dio per te.
Raffaella: Dobbiamo prendere coscienza che siamo dei
servi…
Luigi: Basta prendere coscienza che non siamo noi il Creatore,
non siamo noi che creiamo il filo d’erba… e poi mantieni questa coerenza: non
sei tu il Creatore; se il Creatore è un Altro, rispetta tutto perché tutto è
dell’Altro.
Maria Pia: …..
Luigi: Gesù insegna a noi a riferire tutto al Padre; bisogna
raccogliere tutto nel Padre, sia quello che il Padre ci dà, sia quello che non
ci dà. Perché anche in quello che non ci dà, ci dà qualche cosa di molto
importante. Cerca di capire il significato di quello che non ti dà perché c'è
una lezione molto importante.
Margherita: Non capisco questa frase perché il servo non
è inferiore al suo padrone…
Luigi: Il padrone è il Signore perché il Signore è uno solo,
Dio è uno solo, quindi è Lui che regna in tutto, che governa in tutto; tutte le
creature sono serve, sono discepole, dipendono da Dio e non devono mettersi al
posto di Dio. Quindi l’allievo non deve mettersi al posto del maestro, non deve
mettersi in vetrina, non deve accentrare l’attenzione su di sé, non deve
mettersi al centro; perché il centro è un Altro, il centro è Dio di tutto e di
tutti. Noi, nel pensiero del nostro io tendiamo a metterci al centro, della
nostra famiglia, di una creatura. Invece no, devi rispettare il Signore, Dio è
al centro, il Signore è al centro di tutto e di tutti! Allora se tu mantieni
questo rapporto: Dio al centro di me e di tutti i miei pensieri, di tutto
allora io sono al giusto posto, al posto di servo. Ma Dio deve essere al centro
anche per tutti gli altri; per cui io non devo pretendere che tutti gli altri
guardino me, ma io stesso non devo farmi centro degli altri. Perché noi corriamo questo
duplice rischio:
-
primo, quello di farci noi il
centro degli altri, di esercitare la nostra autorità;
-
secondo possiamo fare gli altri il
centro di noi e allora diventiamo succubi degli altri e anche quello è un
peccato.
È un peccato imporre, essere autoritari, ma è un peccato
anche essere servo, dipendere da, perché tu devi dipendere da Dio, perché uno
solo è il Signore.
Non renderti succube di nessuno perché è il tuo io che ti
porta ad esaltare l’altro, a dire all’altro: “Tu sei il mio signore!”, è il
pensiero del mio io.
Quindi dobbiamo evitare questo duplice aspetto.
Linuccia: Gesù che è il mandato dal Padre, non fa niente se non lo
vede fare dal Padre, insegna a noi a fare altrettanto..
Franca: “Il Padre è più grande di Me”, “Il Figlio non fa niente
se non lo vede fare dal Padre”.. Gesù in tutto serve…
Teresa: Gesù ci insegna a farci guidare in tutto…
Luigi: E a riferire tutto al padrone, tutto, non soltanto di
noi. L’errore grande che facciamo è quello di riferire tutte le cose a noi, ci
presentiamo in primo piano verso gli altri. No, collega sempre col padrone, non
fermare nessuna creatura a se stessa; perché aiutando l’altro a collegarsi con
Dio, aiuti anche la tua anima a collegarsi con Dio, per cui ti mantieni nel
rapporto giusto con Dio, unita a Dio.
Rita: È un invito all’umiltà: “Imparate da me che sono mite ed
umile di cuore”.
Luigi: Ma la vera umiltà è verità, il rapporto di verità.
Franco: È un orientamento al fine..
Luigi: Quindi non farti servire e non servire l’altro nel senso
di ritenere l’altro come tuo fine, non ritenere che il fine sia lavare i piedi
all’altro, non farlo come tuo fine perché il tuo fine deve essere Dio.
Pinuccia: È un invito a tenere il nostro posto di creature,
dipendenti.
Luigi: Certo!
Nino: Lui è l’Assoluto, non ce n’è un altro!
Luigi: Lui è l’Assoluto!
Pensieri conclusivi:
Nino: Più rimaniamo orientati e più aiutiamo gli altri a
rimanere orientati e più ci avviciniamo all’unità con Dio.
Paola: Avere lo sguardo rivolto a Cristo è la via della
liberazione.
Cris: Riconoscere che Gesù è il nostro unico Maestro.
Piero: Raccogliendo le parole di Dio in Dio si serve veramente
senza parole.
Giusy: Noi siamo gli allievi e Lui il Maestro.
Luigi: Bisogna essere accettati come allievi perché se il
Maestro non mi prende, bisogna che Lui mi prenda (bisogna fare domanda in carta
bollata).
Tiziana: Tutto è nostro ma noi siamo di Cristo e Cristo è di Dio.
Raffaella: Riconoscere la nostra dimensione.
Maria Pia: Dio è uno solo.
Margherita: Dio deve diventare il motivo del mio pensare,
del mio fare..
Luigi: Perché solo così posso restare con Lui.
Linuccia: Che si può anche fare l’errore di essere sottomessi, succubi,
ma Gesù ci insegna: “Fate come me!”.
Luigi: Bisogna essere molto attenti a Lui perché Lui è venuto a
servire, si è sottomesso fino alla morte, ma non si è sottomesso…
Linuccia: È una contraddizione..
Luigi: Si, per quello che è necessaria l’intelligenza,
altrimenti noi ci sottometteremmo pensando di essere a posto.
Fabiola: Riconoscere che tutto è di Dio.
Daniela: Fare giustizia significa riconoscere che Dio è il
padrone.
Franca: Riconoscere che Gesù è il Maestro e il Signore..
Luigi: Ma si riconosce in quanto in tutto si interroga Lui e
riferisce tutto a Lui, non basta dirlo a parole!
Silvana: Raccogliere tutto nel Pensiero di Dio.
Amalia: Non si può seguire Cristo se non lo si capisce.
Luigi: Certo, se non sono attratto dal Padre, cioè se non sono
attratto dalla luce del Padre, dal desiderio di capire. “Chi non è attratto dal
Padre, non può venire a me!”.
Amalia: La sequela è proprio comprendere.
Luigi: Certo, ma la comprensione avviene in quanto io sono
attratto dal Padre perché chi mi fa comprendere le parole del Figlio è il
Padre.
Franca: Il Maestro è a nostra disposizione..
Luigi: È a nostra disposizione però ci vuole sempre una certa
pazienza ad aspettare, perché i tempi sono suoi. Non posso caricare la sveglia
e dire: “Se tu non mi rispondi entro cinque minuti bene, altrimenti ti
saluto!”.
Teresa: Il Signore ci dice: “Abbi fiducia, fidati di me!”.
Luigi: Si, perché se Lui ci fa aspettare, non lo fa per
capriccio ma è perché nell’attesa, la tua anima si forma a quel livello di
capacità tale da ricevere quello che tu domandi. Noi il più delle volte non ci
rendiamo conto che Lui ci fa aspettare perché sta formando la mia mente, la mia
anima a quel livello di capacità da poter ricevere quello che chiedo. Lui sta
già rispondendo alla mia preghiera; ma mi sta rispondendo in quanto mi sta
facendo capace di ricevere quello che gli chiedo. Per cui se io non aspetto,
perdo questa capacità per cui non riceverò certamente quello che chiedo.
Rita: Solo Dio che è l’Essere può farci essere.
Franco: Non si può essere lavati se non c'è attrazione..
Luigi: Si, è l’attrazione che ci lava, anche l’acqua…
Pinuccia: Cristo ci dà l’esempio ma che va capito non imitato,
cioè il segreto di quell’imitazione sta nel “come”..
Luigi: Si, comprendendo faccio il “come”…