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Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano al mondo, li amò sino alla fine.  Gv 13 Vs 1


Argomenti: La capacità di sopportare Dio è soggetta al tempo – L’obbligo di scegliere fra la menzogna e la verità – L’ultimo segno di Dio – Il tutto compiuto è la consumazione di Sé – Il tutto compiuto di Dio e dell’uomo – Intelligenza e stoltezza – Interesse e appartenenza – La manifestazione del Pensiero di Dio -


 

28/ Giugno /1987


Luigi: Primo versetto: “Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano al mondo, li amò fino alla fine”. Franco…

Franco: Questo “passare al Padre” significa l’Ascensione che ci sarà dopo la morte e la resurrezione. E questa può avvenire solo nel momento in cui “è giunta la sua ora” che capita nello stesso momento della Pasqua degli ebrei che si celebrava in ricordo dell’uscita dall’Egitto. Però nella vita di Gesù c'erano già state altre Pasque. Come mai questa terza Pasqua è giunta a quest’ora, cos’è che ha determinato la possibilità di arrivare al “tutto compiuto” da parte di Gesù, cioè alla sua morte in croce. Cos’è che ha determinato…

Luigi: La determinazione è sempre da Dio perché i tempi sono di Dio. Ora, tutto va verso un fine ben preciso…

(pausa per nuovi arrivati)

Franco: I tempi sono del Padre e Gesù deve aver visto che i discepoli erano pronti per  questa nuova lezione, no?

Luigi: Anche se non sono pronti, i tempi sono di Dio per cui si va verso una conclusione; sia che l’uomo sia pronto, sia che l’uomo non sia pronto. Ora, il Figlio di Dio si incarna proprio perché l’uomo possa essere pronto, però la conclusione è decisa. Perché l’opera di Dio tende verso una conclusione; l’opera di Dio è una conversazione, un discorso. E in quanto è un discorso, opera, tende a rivelare il suo pensiero. Quindi quando uno ti parla, la conclusione è decisa: la rivelazione di un pensiero. Quindi si va verso -; tutta la nostra vita va verso questo a tu per tu con Dio. Stiamo andando verso una situazione di “a tu per tu con Dio”. Cioè siamo posti di fronte al suo Pensiero, al suo Pensiero come Realtà, non come pensiero come possiamo immaginare noi. Per cui tutta la realtà che attualmente per noi è realtà, tende a svanire, e a questa subentra la presenza del Pensiero di Dio. Solo che la sopportazione, la capacità di sopportare questo Pensiero, cioè la capacità di sopportare la Verità, presuppone in noi questa preparazione. Cristo viene in noi a formare questa preparazione che ci fa capaci di portare il Pensiero del Padre. Però il tempo è fatale perché non è che se io non mi preparo il Padre proroghi la sua scadenza. Dio non proroga la scadenza se io non sono preparato. Cioè la vergini stolte vengono chiuse fuori anche se non sono preparate, non è che Dio tenga la porta aperta perché sono stolte. No! la porta si chiude! Quindi, l’argomento di domenica scorsa, la formazione della capacità è soggetta al tempo; il tempo passa; la formazione della capacità di portare Dio, di portare la Verità, di sopportare la presenza di Dio, è soggetta al tempo. Per cui si va verso un campo di irreversibilità.

Franco: Però Dio ci dà più occasioni per fare questo passaggio…

Luigi: Dio fino all’ultimo… però, capisci, la cosa è progressiva, cioè tu non resti mai come prima; ogni giorno è diverso dal giorno precedente; tu sei diverso perché ogni giorno tu sei costretto a fare delle scelte. Ogni giorno, tutti i fatti che ti arrivano, essendo parole di Dio, quindi essendo proposte, ti impegnano a fare delle scelte. Tu le scelte le fai anche se non te ne accorgi, ma le scelte le fai, e quando fai una scelta, tu sei diverso, non sei più come prima. Prima di ricevere una proposta, tu sei in una certa situazione; ricevuta la proposta, tu sei diverso, perché ti sei assunto la responsabilità di una risposta. Per cui ogni giorno è diverso, la creatura cambia e cambiando va verso due campi ben chiari e definiti di irreversibilità:

-                            o incapacità di portare la Verità;

-                            o capacità di portare la Verità.

Nino: Qui Cristo ci avverte di questo fatto: che Lui ci ha sempre amati, come Dio ci ha sempre amati, però ci amerà fino alla fine; ci darà la prova tangibile del suo amore in quel: “È necessario che io soffra, che io muoia” che è poi quel “Verbum breviatum” che riassume tutto l’insegnamento del Cristo.

Luigi: Certo.

Delfina: Mi fa pensare che il Signore ci invita con tanti segni, che se cerchiamo di capirli, siamo già sulla buona strada, però siamo sempre ancora prima del passaggio…

Luigi: No, anche il passaggio è ancora un segno per dire a noi il passaggio che dobbiamo fare. Come la morte di Cristo in croce è ancora un segno per dire a noi come dobbiamo morire a noi stessi, così la sua resurrezione è ancora un segno. Cioè sono tutte proposte, i segni sono delle proposte…

Nino: Noi avremmo dovuto già renderci conto del suo amore. Lui ci dice prima quello che dovrà succedere….

Delfina: L’ultimo segno è la crocifissione?

Luigi: L’ultimo segno è Lui che viene a morire in noi. Come Lui viene a morire in noi, l’ultimo segno di Dio è la sua concessione a noi; è Lui che si dona a noi per cui noi possiamo affermare noi stessi. Io posso dire: “Io sono”, “Io posso parlare di me”, “Io posso esperimentare il silenzio di Dio”, “Dio non urla contro di me” mi spiego? È Dio che viene a consumarsi dentro di noi, cioè lascia dominare la creatura, lascia prevalere la creatura; quindi è Dio che si concede, è rivelazione del Pensiero di Dio che si concede all’uomo. Ora, siccome Dio è Pensiero, come Lui si concede all’uomo: ha concesso tutto! Di Lui non c'è più niente! Per cui se noi non facciamo risorgere Lui che è venuto a morire in noi, noi non troviamo più la vita, non c'è niente da fare! La vita Lui ce l’ha data nelle mani, dandoci Se stesso, ma se noi adesso non facciamo risorgere Dio, noi rimaniamo con la sua morte, nient’altro! È la sua morte, la nostra morte! Quindi l’esperienza che facciamo noi, non è mica l’esperienza di Dio! Noi facciamo esperienza della morte! Noi facciamo esperienza dell’assenza di Dio, della morte; perché, essendoci dato nelle nostre mani, se io stesso non lo faccio risorgere, Lui non risorge! Per cui sono io stesso che debbo voler Dio: perché si è dato a noi! Quindi, se noi moriamo a noi stessi per vivere per Lui, Lui si fa ritrovare, si risorge e allora diventa nostra vita! Ma se noi non superiamo noi stessi e non ci dimentichiamo, Lui resta morto in noi….

Delfina: Se noi penetriamo la sua parola…

Luigi: Penetriamo la sua parola …. La penetrazione della sua parola consiste nel superare il pensiero del nostro io per vivere per Lui, per conoscere Lui, allora sì; in caso diverso no!

Piero: Cristo ci ama in quanto si rende presente nel pensiero del nostro io e ci dà la possibilità di superare il pensiero di noi stessi e di incontrare il Pensiero di Dio, Presenza oggettiva, presente in noi indipendentemente da noi. In questa presenza siamo condotti al Padre; l’amore di Cristo sta in questo: nell’opera di raccoglimento…

Luigi: Certo! Però la sua concessione, come Pensiero di Dio nel pensiero del nostro io, non si distingue dal pensiero del nostro io. Se non moriamo a noi stessi, non capiamo che il Pensiero di Dio è Pensiero di Dio! Noi lo riteniamo pensiero nostro; nel pensiero del nostro io noi riteniamo di essere noi a pensare Dio: “Sono io che penso Dio!”; non mi rendo conto che il Pensiero di Dio in me è Pensiero di Dio! Non è pensiero mio, è Pensiero di Dio! Cioè è una presenza oggettiva, indipendente da me. Ma per rendermi conto di questo, devo superare me stesso; ma nel pensiero del mio io non mi posso rendere conto! Nel pensiero del mio io non prendo coscienza della realtà: è Dio che mi fa prendere coscienza della realtà. Allora noi abbiamo lo spettacolo del Cristo fuori di noi, che è rivelazione del Pensiero di Dio in noi, che viene a morire per “causam nostra”. Però dobbiamo vederlo come opera di Dio e cercarne il significato: che cosa Dio mi ha voluto significare attraverso questa morte di suo Figlio. È attraverso Cristo che noi siamo condotti a capire, a renderci conto della necessità di morire a noi stessi, per scoprire. Perché allora noi scopriamo il Pensiero di Dio; scoprendo la realtà del Pensiero di Dio, noi abbiamo la resurrezione. Cioè, la scoperta della presenza in noi del Pensiero di Dio come presenza oggettiva, indipendente da noi, è già ritrovare Cristo risorto; ma questo presuppone la morte a noi stessi.

Flavio: “Li amò sino alla fine” mi fa pensare come l’amore di Dio sia completo, c'è una pienezza di vita; l’amore che Gesù ha per noi è la comunicazione del Padre, Lui ci comunica la vita. Se noi siamo uniti a Lui interiormente, siamo condotti alla pienezza di vita, cioè alla comunione col Padre…

Luigi: Col Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo. Cioè siamo proprio chiamati a partecipare dell’Unità di Dio nella Trinità delle sue Persone: Unità come Sostanza e Trinità nelle sue Persone. Cioè siamo chiamati a partecipare della natura divina, che è poi la vera realtà in cui noi ci troviamo; che è poi significata in tutta la natura e in tutte le cose, perché Dio non fa altro che significare Se stesso e quindi anche la sua Trinità in tutto il mondo che è attorno a noi e anche in noi stessi (significato), ma Lui è la Realtà di questi segni, il resto è segno. Ora, i segni non sono intelletti senza di Lui, noi assistiamo ai segni, però i segni per noi sono mistero; è soltanto con Lui che noi possiamo capire il significato dei segni. Cioè, soltanto alla presenza della sua realtà noi capiamo perché i segni sono così, in caso diverso no!

Flavio: In Lui, nel quale tutto è compiuto, se noi siamo in Lui, si compie il fine, che è la conoscenza.

Luigi: Sì! E questo, essendo conoscenza della Verità, la Verità non è più soggetta al tempo, quindi diventa vita eterna per noi. La vita eterna sta nella conoscenza della Verità. Fintanto che noi conosciamo cose soggette al tempo, noi non siamo nella vita eterna, perché le cose sono soggette al tempo, quindi mutano; la verità invece non muta, però trovare ciò che non muta è già trovare la vita eterna.

Flavio: Questo fine è proprio il fine della vita di ogni uomo…

Luigi: Certo!

Maria Pia: Pensavo a questa festa; che la vera festa è riuscire a capire, a conoscere il Pensiero di Dio. Quindi nel momento in cui noi riusciamo a fare un passaggio, Pasqua, nella nostra vita, è questa la vera festa.

Luigi: Ogni festa ci propone un passaggio da fare, passaggio nella conoscenza di qualcosa di Dio. Se noi capiamo abbiamo fatto il passaggio, quindi abbiamo fatto la festa, in caso diverso no! Noi abbiamo soltanto recitato, abbiamo mangiato un pranzo…

Daniela: “Dopo aver amato i suoi che erano nel mondo”, Dio ci ama anche quando siamo nel mondo…

Luigi: Certo, se viene a noi nel mondo, se non venisse nel mondo noi saremo separati; noi siamo finiti! Dal finito non si può passare all’infinito. Però l’infinito può passare al finito, quindi dal cielo si può arrivare in terra, dalla terra non si può arrivare al cielo; quindi dall’infinito non si può arrivare al finito, e quindi dare a noi la possibilità (noi che siamo finiti), di passare all’infinito; ma noi possiamo soltanto passare per mezzo di Lui. Quindi solo se il cielo viene sulla terra, noi abbiamo la possibilità di salire dalla terra al cielo, ma solo se il cielo viene sulla terra…

Daniela: ….

Luigi: Sì, soltanto nella misura in cui si concede noi abbiamo la possibilità di fare il passaggio. Tu impari a fare la sottrazione, in quanto hai imparato a fare l’addizione; se prima non hai imparato a fare l’addizione non puoi fare la sottrazione; così tutte le operazioni reciproche non puoi farle se prima non hai imparato il positivo.

Daniela: L’amore di Gesù sarebbe il desiderio di salvarci?

Luigi: Sì, ti conduce alla verità. “Dio vuole che tutti si salvino e giungano a conoscere la Verità”, “Dio vuole che tutti….”: quindi questa è la volontà di Dio, questa è l’intenzione di Dio. Dio fa tutte le cose per manifestare Se stesso, per farsi conoscere. Questa è la sua intenzione: farsi conoscere! Noi facciamo la volontà di Dio in quanto cerchiamo di conoscerlo; se cerchiamo altro, non facciamo la volontà di Dio.

Daniela: “Sino alla fine” significa sino a quando noi siamo arrivati a conoscerlo?

Luigi: No, fino alla consumazione di Sé. La fine cioè il “tutto è compiuto” è la consumazione di Sé. Non è detto che il “tutto compiuto” di Dio sia il tutto compiuto per noi. Perché Colui che ti crea senza di te, non ti salva senza di te. Quindi abbiamo un’opera di Dio che opera per concessione fino al “tutto compiuto” di concessione, che non coincide con il “tutto compiuto” della creatura; perché tra la sua concessione e il “tutto compiuto” della creatura, c'è la risposta della creatura che può non esserci. Per cui Dio si può concedere e noi non arrivare a capire il dono che Lui ci ha fatto.

Fabiola: L’uomo deve proprio meditare il mistero dell’amore di Dio…

Luigi: Siamo immersi in Dio! Perché Dio è la Realtà… conoscendo Dio conosciamo la nostra vita, perché solo conoscendo Dio conosciamo noi stessi, conosciamo la nostra vita. In caso diverso no, navighiamo nel buio. È solo conoscendo Lui, siccome siamo fatti dalla sua presenza. Il mondo che è tutto significazione di Dio, dell’Unità e della Trinità di Dio, tutto il mondo per noi è mistero! Non possiamo ignorare il mondo, non possiamo non vederlo, però non possiamo capirlo. Soltanto conoscendo Dio capiremo perché il mondo è fatto così e perché noi siamo fatti così. Cioè, la giustificazione di quello che è il mondo e di quello che siamo noi, è in Dio per cui non è che sezionando l’uomo io conosca l’uomo, io analizzando l’uomo, perdo l’uomo; non lo conosco ma lo perdo! Conoscendo Dio io conosco l’uomo.

Amalia: L’ora di Gesù è la nostra ora, l’ora in cui siamo chiamati a fare il passaggio. Gesù ha la consapevolezza di quest’ora, invece noi possiamo rischiare di vivere tutta la vita senza sapere di dover vivere questo passaggio…

Luigi: Non è detto! Non è detto! noi sperimentiamo il suo dono, sperimentiamo la sua concessione, sperimentiamo la sua morte; la morte del Cristo noi la esperimentiamo, non è detto che noi capiamo.

Amalia: Possiamo dire che la vita è una chiamata a questo passaggio.

Luigi: Certamente, certamente! Non è automatico, non c'è automatismo nelle cose di Dio, c'è l’intelligenza e l’intelligenza non è un fatto automatico.

L’intelligenza richiede partecipazione, richiede il superamento del pensiero del nostro io. Nel pensiero del nostro io noi diventiamo stolti, la stoltezza è un automatismo. L’intelligenza non è automatismo. L’intelligenza richiede prima di tutto il superamento di noi stessi, e poi la ricerca nella Causa, cioè la ricerca in Dio, di tutte le cose. Allora se Dio per primo non si concedesse, noi non avremmo nemmeno l’occasione, non ce lo immagineremmo nemmeno, ma non è detto che Lui concedendosi, noi lo facciamo….

Silvana: La comprensione di queste parole: “Li amò fino alla fine”, può essere soltanto per i suoi, coloro che hanno seguito questo tratto di strada con Lui…

Luigi: Sono suoi soprattutto coloro che sono attratti dal Padre, che hanno interesse per Dio: “Nessuno può venire a Me se non è attratto dal Padre”. Poi Gesù, nell’ultima preghiera dice: “Erano tuoi, Tu li hai dati a Me”. abbiamo visto molte volte che il criterio di appartenenza a -, deriva dall’interesse che uno ha per; è l’interesse che mi fa appartenere. Quindi uno appartiene, appartiene al Padre “Erano tuoi…”, in quanto ha interesse per Dio. Allora: “Erano tuoi e Tu li hai dati a Me”, è l’interesse per Dio che ci conduce al Cristo e che ci fa appartenere a Cristo. Se non abbiamo interesse per il Cristo, anche se lo incontriamo, non sappiamo cosa farcene, lo mandiamo a morte perché abbiamo altri interessi. Quando ci sono due interessi in conflitto, uno distrugge l’altro.

Franca: Quando Gesù ha detto: “È bene per voi che io me ne vada” come presenza fisica, si può intendere come “l’ultimo segno”?

Luigi: No, l’ultimo segno è la concessione; perché Lui morendo dice: “Tutto è compiuto!”. Si, l’ultimo segno è la concessione; la creazione è una concessione, tutto è Dio che si concede perché se Lui per primo non si concedesse, noi non potremmo. Noi siamo creature, possiamo qualche cosa nella misura in cui noi riceviamo; quindi possiamo amare nella misura in cui riceviamo amore, ma l'iniziativa non può partire da noi, l’iniziativa è sempre di Dio. Quindi Dio si concede, concedendosi, dà a noi la possibilità, non è detto, ma la possibilità ce la dà. Se Lui ci parla, dà a noi la possibilità di capirlo; ma se Lui non ci parla, noi restiamo nella bagna e non c'è più niente da fare.

Franca: L’ultimo segno sarebbe l’ultima concessione.

Luigi: L’ultima concessione che la concessione del suo Pensiero, prima si concede sotto altre forme…

Rita: Stavo pensando a questa opera grandiosa che Dio compie con ogni uomo, mandando Gesù Cristo in mezzo a noi, per farci capire che è necessario che noi moriamo a noi stessi. Sono attonita nel pensare quali grandi cose ha messo in moto il Signore per realizzare questo nell’uomo, alla potenza di Dio…. E come l’amore vince perdendo!

Luigi: Certo! Sembra che abbia messo in moto venti miliardi di anni luce, come minimo…poi tutto il resto…

Pinuccia: Qui l’ora di Gesù è giunta. Sovente aveva parlato di quest’ora, nel capitolo precedente avevamo visto come quei Greci volessero vedere Gesù, e Lui risponde: “È giunta l’ora in cui il Figlio dell’uomo deve essere glorificato”. E qui è giunta l’ora, il passaggio obbligato per arrivare alla sua glorificazione.

Luigi: Noi non possiamo glorificarlo se Lui per primo non si concedesse a noi; concedendosi ci dà la possibilità di glorificarlo.

Pinuccia: L’espressione: “Far risorgere Dio” equivale a morire a noi stessi per cercare Lui..

Luigi: San Paolo: dice: “Fate risorgere la parola che è sepolta in voi, in cui è nascosta la vostra vita”. Nella Parola che è venuta a morire in noi, c'è il potere di realizzarla, ma noi dobbiamo farla risorgere.

Pinuccia: Quindi essendosi dato nelle nostre mani fino a quel punto lì che se noi non decidiamo che Lui viva per noi…

Luigi: Noi sperimentiamo la morte, noi infatti sperimentiamo l’assenza di Dio, non esperimentiamo la presenza di Dio. Tu puoi correre tutto il mondo, tu non trovi Dio! Tu trovi l’assenza di Dio! Per esperimentare la presenza devi farlo risorgere.

Pinuccia: È un’espressione forte: far risorgere! Comunque vuol dire morire a noi stessi per vivere per Dio.

Luigi: Vuol dire dedicarsi a -. Siccome Lui si è fatto nostra vita, e siccome noi viviamo per ciò che scegliamo, Lui si offre ad essere scelto da noi per farsi nostra vita. Tu capisci che se io mi offro ad una creatura per essere scelto da quella creatura, mi metto nelle mani di quella creatura, sono destinato a morire, è bilanciata la cosa, è programmata, non posso farne a meno.

Pinuccia: Solo che se Lo faccio morire, muoio io; se Lo faccio risorgere, risorgo io.

Luigi: Si, perché in Lui è la mia vita. Per cui è assolutamente necessario che io scelga. Perché faccio risorgere in quanto scelgo Lui, quindi supero me stesso, ma scelgo in quanto mi dedico a vivere per Lui, a conoscere Lui, allora Lui si fa trovare…

Riassunto del versetto 1:

-                            Il collegamento con il capitolo XII è nelle parole di Gesù: “Ancora per poco tempo la luce è con voi…”, infatti Gesù annuncia ai suoi ciò che avverrà da lì a poche ore..

-                            “Prima della festa di Pasqua”: l’anticipo. Gesù anticipa ciò che avverrà: la sua Pasqua.

-                            “sapendo che..”: il sapere del Figlio. La consapevolezza..

-  “..era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre…”

-                            le parole passano per lasciarci il significato (es. ponte di neve); il Figlio passa al Padre

-                            la determinazione è sempre da Dio perché i tempi sono di Dio; tutto va verso un fine ben preciso, si va verso una conclusione; sia che l’uomo sia pronto, sia che l’uomo non sia pronto. Il Figlio di Dio si incarna proprio perché l’uomo possa essere pronto, però la conclusione è decisa. Perché l’opera di Dio tende verso una conclusione; l’opera di Dio è una conversazione, un discorso che si conclude con la manifestazione del Suo Pensiero.

. Cristo viene in noi a formare questa preparazione che ci fa capaci di “portare” il Pensiero del Padre.

- la sua ora è la sua glorificazione, la sua morte in croce: Dio vince perdendo!

La formazione della capacità è soggetta al tempo; il tempo passa; la formazione della capacità di portare Dio, di portare la Verità, di sopportare la presenza di Dio, è soggetta al tempo. Per cui si va verso un campo di irreversibilità:

-                            capacità di conoscere Dio;

-                            o incapacità di conoscere Dio.

-                            “Avendo amato il suoi che erano nel mondo”: i suoi sono coloro che sono erano attratti dal Padre, il quale li consegna a Gesù per formare in loro la capacità; ora Gesù li riconsegna al Padre. Tutti gli uomini sono suoi, ma non tutti sono suoi (contraddizione apparente; se si va in profondità si scopre che non è una contraddizione).

-                            Ama i suoi in quanto rivela loro il Padre quando ancora sono nel mondo ma non appartengono più al mondo.

-                            “Li amò fino alla fine”: sino all’ultimo segno, la croce. Non va inteso in senso cronologico.

-                            Li amò fino alla consumazione di Sé. Il “Tutto compiuto” è la consumazione di Sé, da parte di Dio, poi ci vuole la risposta della creatura.

-                            L’ultima concessione è la concessione del suo Pensiero (non è detto che…); prima Gesù si concede sotto altre forme..

Appendice:

La sua ora, l’ora di Gesù è l’ora della sua crocifissione; l’ora di passare da questo mondo al Padre, ma è anche l’ora della sua glorificazione.

Il vedere la glorificazione di Cristo nell’ora della sua morte.

Quest’ora è sempre per noi, sia della sua morte che della sua glorificazione perché Lui appartiene al Padre, Lui è sempre nel Padre; quindi è quasi un’ingiustizia che Lui sia nel mondo, il Verbo che si è fatto carne, è un’ingiustizia perché Lui è Spirito.

Ora ritorna alla gloria che ebbe prima che il mondo fosse.

Egli la chiede al Padre nella preghiera sacerdotale; qual è questa gloria che Egli ebbe prima che il mondo fosse? Si intende la parola gloria come conoscenza, conoscere ciò che uno è in Dio. Questa è l’essenza della gloria. Quindi la gloria del Figlio prima che il mondo fosse, vuol dire conoscere il Figlio per quello che Lui è dal Padre, generato dal Padre, prima della creazione del mondo.

Nella preghiera sacerdotale Gesù chiede al Padre quella gloria che aveva prima che il mondo fosse. Ritorna alla gloria che non ha mai perso come Dio, ma essendosi fatto uomo, la sua gloria si è offuscata per noi. Egli arriva ad annientarsi per noi. Egli chiede al Padre quella gloria che ebbe.. proprio perché il mondo Lo priva di qualcosa in noi.

Quel mondo che Dio creò per glorificarlo, è diventato motivo di oscuramento della gloria di Dio in noi, come mai? Perché nel peccato, nell’autonomia, noi vediamo i corpi al posto di Dio, non vediamo più i segni di Dio, ma vediamo le creature come operatori, non Dio Operatore.

Se io vedo Dio Operatore, le creature, le cose, sono segni, parole: è Dio che mi sta parlando. Invece noi vediamo le cose e le scambiamo per realtà: qui abbiamo la gloria del Verbo offuscata.

La gloria del Verbo che noi possiamo conoscere solo nel seno del Padre, incarnandosi ha annullato la sua gloria, si è annientato per la creatura, si è messo nelle mani della creatura.

Abbiamo uno spogliamento di gloria, lo Spirito incarnato si annulla perché noi vediamo solo la materia, anche in Gesù a volte vediamo solo l’uomo; dov’è Dio? Glorificando l’uomo, ciò che fa l’uomo, noi priviamo Dio della sua gloria. Dio non ha corpo e se si manifesta in un corpo, la sua verità si annulla perché si confonde con la materia. In Cristo vediamo solo il corpo, non la divinità. In Cristo abbiamo la rivelazione di Dio che si abbassa a noi, che si spoglia della sua gloria, che prende su di sé il peccato dell’uomo, che scende a dialogare col peccato dell’uomo. L’Agnello di Dio che prende su di sé il peccato degli uomini, rivela come Dio salva gli uomini, prende su di sé il peccato dell’uomo facendoglielo esteriorizzare per fargliene prendere consapevolezza e offrirgli così la salvezza. Cristo rivela l’abbassamento, lo spogliamento di Dio nella creazione a causa del peccato dell’uomo; Dio si abbassa a creare la morte, la malattia, i terremoti, le guerre. All’inizio invece, prima del peccato di Adamo, la creazione non era uno spogliamento di Dio, ma una glorificazione di Dio. Tutto era fatto bene, tutto aiutava la creatura a collegarsi con Dio, tutto invitava la creatura a parlare col Creatore, tutto glorificava Dio.

Cristo è venuto per riportarci in quella situazione lì, in modo che tutto diventi glorificazione di Dio.

Per Adamo, tutto era segno; durante il giorno riceveva i segni e il significato di essi lo comprendeva alla sera, quando conversava con il suo Creatore.

Ora, nella situazione di peccato, la creazione non è più segno per l’uomo, ma realtà.

Il peccato è dentro l’uomo, nel pensiero dell’uomo staccato da Dio; nel pensiero dell’uomo che divide i segni di Dio, per cui essi diventano per lui la realtà.

Per l’uomo in peccato, non è più Dio la Realtà, l’unica Realtà che va tenuta presente. Per l’uomo in peccato, Dio è diventato un’astrazione, e le creature idoli, realtà.

Il peccato quindi è dentro l’uomo, non nella creazione; ma dopo il peccato, dopo aver messo Dio come principio, dato che l’uomo diventa figlio delle sue opere, la creazione ha cessato di essere segno per l’uomo ed è diventata la realtà

Dopo il peccato, la realtà per l’uomo è quella materiale, quella che preme su di lui. L’uomo non vede più Dio agisce, che parla, che opera, ma vede come operatori autonomi le creature, la natura, gli avvenimenti, ecc.

Qui abbiamo il mondo che annienta la gloria di Dio.

L’uomo, dopo il peccato, deve superarsi per vedere tutto come segno, per rivedere cioè la gloria di Dio, per passare dall’apparenza al significato,

quindi nella situazione di peccato in cui ci troviamo, in un primo tempo la creazione è per noi realtà, quando la creatura scopre Dio, allora la creazione diventa segno.

Gesù chiedendo al Padre: “Padre, glorifica tuo Figlio con quella gloria che ebbe presso di Te prima che il mondo fosse”, la chiede per noi perché Lui non l’ha mai persa. Lui è sempre nel seno del Padre, siamo noi che non la vediamo più. la chiede prima di morire, quasi ad indicare il prezzo che anche noi dobbiamo pagare per poter rivedere la sua gloria: morire al nostro io.


E durante la cena, avendo il diavolo, già messo in cuore a Giuda Iscariota figlio di Simone di tradirlo…. Gv 13 Vs 2


Argomenti: Il diavolo è un io autonomo da Dio – L’ora del Cristo – Concentrazione di pensieri – Il tradimento è sempre interno – Il deicidio è non tenere conto di Dio – L’esteriorizzazione del nostro male interno – Il diavolo non è esterno – La gelosia di Giuda – Vigilare – L’omissione – I delitti del mondo sono i nostri delitti -


 

28/ Giugno /1987


Franco: Pensavo che il diavolo, come intenzione di tradire Gesù, entrasse nel momento in cui Gesù gli dà il boccone; qui invece dice che questo avviene già prima…

Luigi: Ma è chiaro che il diavolo è il pensiero dell’io autonomo, il diavolo è un io. Cioè, Giuda era chiuso nel pensiero del proprio io e questo l’ha provocato.

Franco: Giuda aveva già deciso di tradire Gesù, per questo Gesù si alza e comincia a lavare il piedi..

Luigi: Si, Gesù non fa niente di sua iniziativa, Lui è il Figlio del Padre, quindi Gesù osserva quello che il Padre sta facendo; la sua ora è determinata da:

-                            una maturazione dell’universo in un io (che si chiama Giuda); una maturazione del deicidio;

-                            e di Dio che si concede a -; ma tutto per opera del Padre.

Per cui l’ora è una convergenza di due fattori:

-                            un io che sta maturando per uccidere Dio, per far fuori Dio, quindi una maturazione di pensieri.

Quindi, come c'è la formazione in noi della capacità per portare la verità è una concentrazione di pensieri in Dio, perché questa capacità viene da Dio, quindi la concentrazione che forma in noi il luogo, così la formazione in noi del delitto, per l’uccisione di Dio, è una concentrazione di pensiero nel nostro io. Ora, noi vivendo, andiamo verso una concentrazione di pensiero: o il nostro pensiero si concentra tutto nel pensiero di noi stessi, per cui tu vedi che una persona anziana è tutta presa soltanto dal pensiero del suo io, oppure si concentra tutto nel Pensiero di Dio.

L’ora del Cristo è la convergenza, la concentrazione nella creatura, del Pensiero di Dio e della concessione da parte di Dio del Pensiero di Dio.

Ora, il Figlio di Dio, vede queste convergenze per opera del Padre, e capisce che l’ora sta arrivando. Per noi invece sono fatti esterni, non ce ne rendiamo conto. Lui vede dove sta andando il tempo che il Padre gli sta facendo vivere, perché Lui vede le cose, vede il disegno del Padre e quindi può parlare.

Nino: Il nostro pensiero precede sempre l’azione e noi necessariamente, o siamo nel pensiero del proprio io o siamo nel Pensiero di Dio.

Luigi: Tutte le cose che noi facciamo fuori, occasionate dal fuori, quando uno tradisce, ho detto molte volte, non può mai dire: “C'è stata l’occasione!” no, l’occasione tu la vedi in quanto hai già tradito dentro di te. Quindi il fatto esterno è già sempre una conseguenza di un fatto interno che è avvenuto nel nostro pensiero.

Delfina: Avvicinandoci a Dio rischiamo di tradire.

Luigi: Certo! Pero non basta! Tutto è lezione per noi; perché gli diranno: “Signore, noi abbiamo mangiato con te alla tua mensa, noi ti abbiamo ascoltato nelle piazze!” e Lui dirà: “Andate via ipocriti!” perché noi ci possiamo illudere: “Io partecipo, vado a fare la comunione tutti i giorni, io sto a sentire la predicazione di Gesù!”, noi ci possiamo illudere perché non bastano queste cose! Perché se in noi non c'è l’interesse, non c'è il desiderio di conoscere Dio, se non ci impegniamo personalmente a conoscere Dio, non c'è nessuna regola, come non c'è nessun ascolto che ti salva. Ci vuole questa partecipazione personale per capire ciò che Dio mi fa sentire. Non basta ricevere da Dio, bisogna portare il frutto, bisogna dedicarci a capire quello che Dio ci vuole significare di Sé.

Flavio: Mette in evidenza come noi non possiamo arrestare il pensiero che abbiamo avuto.

Luigi: No!

Flavio: Un pensiero fuori dal Pensiero di Dio ti porta inevitabilmente ad agire in un certo modo.

Luigi: Noi, quando pensiamo, stabiliamo già un programma: dai l’input  nel programmatore, introduci nel programma. Presto o tardi questo programma salterà fuori. Il tempo non è tuo, ma già in quanto hai pensato a -, hai già programmato; arriva un momento in cui lo farai. Il fare te lo determina Dio, ma il farlo tu lo hai già programmato dentro. Per questo il Signore dice di far attenzione nel pensare, al pensiero. Se noi pensiamo a Dio, programmiamo la nostra vita con Dio: arriverà un momento in cui questo sogno si realizzerà, Lui ce lo realizzerà. Se noi programmiamo il delitto, arriverà un momento in cui noi faremo il delitto. Non possiamo farne a meno perché non siamo mica liberi! L’uomo non è libero. Per cui Dio ci conosce in tutto! Sapendo il livello in cui noi ci troviamo, Lui sa tutto quello che noi faremo o non faremo…

Flavio: In questa luce qui è evidente come se ci danniamo è causa nostra e se ci salviamo è opera di Dio…

Luigi: Certo, è opera di Lui…

Maria Pia: Questa cena ha vari significati a seconda di come la vediamo…

Luigi: Paradiso e inferno non sono dei luoghi, sono stati d’animo. Due persone possono essere vicinissime, a contatto di gomito, o alla stessa mensa; uno può essere all’inferno e uno può essere nel Cielo di Dio, perché tutto dipende dall’interno, capisci?

Daniela: Quindi se uno pensa qualcosa di male necessariamente lo deve fare… non è che ci sia la possibilità di ripensarci…

Luigi: Se tu ascolti Dio, Dio trasforma in male in bene, però non è automatico. Tanto che, tu puoi programmare non è che certamente quel pensiero si realizzerà: soltanto se Dio vorrà. Per cui è Dio che te lo fa fare eventualmente perché per fartelo fare deve prendere su di sé il tuo male, altrimenti tu non lo vedi mica. Cioè per farci fare una cosa, questa cosa qui deve essere esterna a te, allora partecipi della creazione di Dio, allora deve essere opera di Dio. Quindi il fare è opera di Dio: “È Dio che muove in te il volere e il fare!”. Siccome noi non siamo consapevoli del male che portiamo dentro di noi, dei pensieri che facciamo dentro di noi, Dio ce li fa esteriorizzare per farcene prendere coscienza. Al fine, esterna suo Figlio per farci prendere coscienza che noi, pensando a noi stessi, siamo deicidi, uccidiamo in noi Dio, la verità di Dio, la nostra stessa vita, siamo noi che la uccidiamo. Lui per evidenziarci questo, prende su di Sé il peccato, ecco come prende su di Sé il nostro peccato: lo fa sua creazione. E questo ce lo fa ancora per misericordia, per farci capire. Ma il male è stato fatto tutto nel pensiero; nel pensiero che non collega le cose con Dio, si ferma al suo io. Per cui il vero male è un omissione perché non dai a Dio quello che è di Dio; non riporti a Dio quello che devi riportare in Dio, quindi il male è un’omissione.

L’omissione quindi è colpa tua, il portare a compimento in Dio è grazia di Dio.

Daniela: L’ultimo segno è Cristo che muore in croce, ma noi lo uccidiamo ogni volta che lo rifiutiamo..

Luigi: Il vero delitto avviene in quanto io soffoco in me il Pensiero di Dio, cioè lo faccio fuori dalla mia vita. Perché spiritualmente parlando, tu uccidi quando fai fuori dalla tua vita, fai fuori dal tuo pensare, non tieni conto di -. Se tu non tieni conto di una persona, in te la uccidi, non tenendo conto; non tenendo conto di Dio tu spiritualmente uccidi Dio; il Cristo ci rivela questo delitto, perché nel pensiero del nostro io facciamo fuori Dio dalla nostra vita. Far fuori Dio vuol dire uccidere.

Daniela: Non capisco come sia l’ultimo segno quando noi lo possiamo rifiutare non solo una volta, ma diverse volte nella giornata…

Luigi: Si, ma siccome tutto avviene nel pensiero, il rifiuto del Pensiero di Dio è l’ultimo segno; la concessione del Pensiero di Dio che si concede a noi per essere soffocato da noi, è l’ultimo segno di Dio. Non l’ultimo segno in senso di tempo, le cose di Dio vanno capite nello spirito, non in senso lineare…

Daniela: Può essere già avvenuto o no..

Luigi: Certo…

Franco: Mi chiedevo: il diavolo è soltanto il pensiero che vive dentro di me di male, non esiste fisicamente…

Luigi: Fisicamente no! Il diavolo esiste come spirito; il diavolo è spirito. Quindi, non te lo trovi all’esterno. Se dici di trovarlo all’esterno confondi le cose! Perché tutto quello che avviene attorno a te è opera di Dio, è tutta creazione di Dio.

Il diavolo è soltanto la separazione da Dio, cioè è un pensiero che impazzisce in quanto si separa da Dio, non riferisce più le cose a Dio, le riferisce a sé; quindi attribuisce a sé quello che dovrebbe attribuire a Dio. Ora, siccome non è esterno, quindi partecipa soltanto essendo spirito, può influire soltanto su coloro che si separano da Dio. Per cui, là dove c'è Dio il diavolo non può fare assolutamente niente. Cioè se il nostro io è unito a Dio, il diavolo non può fare la minima cosa. Dove c'è Dio il diavolo non può fare assolutamente niente; se il nostro io si separa da Dio, allora si cade sotto l’influsso di -. Allora, ad un certo momento, nel pensiero del nostro io, noi ci accorgiamo che siamo portati via da cose che ci superano, ma in quanto ti sei separato da Dio, per cui sei in balìa di -. Basta vedere uno che si appassioni al denaro; ad un certo punto è costretto da questa passione qui a fare….; tutto questo per farci capire che il punto determinante per noi è l’unione o la separazione; il tener conto o il non tener conto di Dio. Se tu in tutte le cose tieni conto di Dio, e in noi c'è il Pensiero di Dio, se ne tieni conto, non c'è da temere nulla dal diavolo; il diavolo non può fare assolutamente niente. Come con il mondo; a chi è con Dio, a chi ha in sé tutte le ragioni di Dio, tutte le ragioni del mondo non ti toccano! Non possono farci niente perché uno porta in sé una ragione che supera infinitamente tutti i motivi degli altri. Così come tutti i motivi, tutte le ragioni del demonio, non possono toccarci e non ci toccano.

Amalia: Quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda… è Dio che opera!

Luigi: Certo!

Amalia: Qui sembra che ci siano due principi…

Luigi: No, non ci sono due principi però noi possiamo separarci da Dio come pensiero, cioè noi possiamo omettere; il peccato è un omissione. Questa omissione vuol dire che non riporto più le cose a Dio; quello che non riporto a Dio mi schiavizza, resto succube di ciò che non riporto a Dio. Per cui io cado in questa problematica di ciò che non ho riportato a Dio. Quindi, se porto a Dio un segno, una parola, un avvenimento, mi lascia libero anzi mi libera! Ma quello che non riporto a Dio mi rende schiavo; schiavo cosa vuol dire? Che mi incatena per cui io incomincio ad essere appassionato ad una cosa che non ho riportato a Dio; divento appassionato. Se io penso a me stesso, provoco in me una problematica di confronto con gli altri, di invidie, di gelosie, di guerre, di concorrenze che si conclude con questo Giuda.

Ad un certo momento è il problema di gelosia di Giuda che l’ha provocato nei riguardi del Maestro, per cui è rimasto geloso nei confronti di un altro discepolo, di un altro fratello, per cui si è scatenato questa situazione.

Perché noi, nel pensiero del nostro io, cadiamo succubi di tutte queste passioni; la passione del confronto, della gelosia sono problematiche del pensiero dell’io.

Se uno invece raccoglie in Dio, unifica in Dio, vede l’amore, il dono di Dio in tutto e non invidia nessuno, anzi in tutto trova un motivo per glorificare Dio.

Giuda, evidentemente, non ha trovato altro motivo per glorificare Dio, perché ha considerato le cose in concorrenza con se stesso.

Qui abbiamo la problematica del demonio, questa passionalità che porta via; perché, se con Dio c'è libertà, separati da Dio c'è schiavitù; schiavitù vuol dire che io non posso resistere, sono dominato!

Franca: Pensavo all’importanza di vigilare sul nostro pensiero…

Luigi: Noi non possiamo vigilare! Noi possiamo solo riportare le cose a Dio o non riportarle. Perché tu puoi vigilare sul tuo pensiero, montare sentinelle da mattino a sera, ma “Ivano vigila la sentinella sulla città” dice il Salmo, la città è poi il nostro pensiero. Quindi invano tu vigili sulla città se Dio non vigila; cioè se tu non sei unita a Dio, tu puoi vigilare tutto quello che vuoi….. arriva il vento e ti porta via, non c'è niente da fare. È soltanto in quanto uno riferisce tutte le cose a Dio, allora Dio vigila per noi, Dio ti protegge, ti difende, allora capiamo veramente quanto Dio sia la fortezza, il muro che protegge, che ci difende la nostra città. Ma è Dio….

Franca: Di nostro è solo l’omissione…

Luigi: Di nostro è solo l’omissione; il riportare a Dio invece, è grazia di Dio ed è opera di Dio, perché senza Dio non possiamo riportare niente. Invece senza Dio noi omettiamo….

Franca: E tutto è determinato da Dio…

Luigi: Omissione è proprio rifiuto di Dio perché non do a Dio quello che è di Dio: sono ingiusto! Le cose sono di Dio; io non le riporto a Dio, quindi compio un’ingiustizia, ma compio un’ingiustizia proprio perché non tengo conto di Dio. Ora il non tener conto di Dio, non è voluto da Dio.

Rita: Dio opera in tutto per salvarci, ci dice prima le cose…

Pinuccia: Il non riportare a Dio è già un tradire, per cui si può ritenere il più grande…

Luigi: È un’ingiustizia, quindi un’ingiustizia è già un tradimento…

Pinuccia: “Avendo già messo in cuore a Giuda Iscariota di tradirlo…”, cioè Giuda già non riportava in Dio; quindi ogni delitto è possibile..

Luigi: Quando noi non riportiamo a Dio, implicitamente noi abbiamo già fatto tutti i delitti di questo mondo; se non li abbiamo fatti è solo perché Dio ci ha impedito di farlo, ma noi siamo responsabili di tutto. Ecco per cui dico, non succede nessun delitto nel mondo senza che noi, in qualche modo, ne siamo responsabili. Quando non riportiamo a Dio, noi già implicitamente, siamo rei di tutti i mali.

Pinuccia: Anche quelli che non conosciamo…

Luigi: Io non posso dire: “Io non ho mai fatto la prostituta”. In quanto non ho tenuto conto di Dio, ad un certo momento il Signore mi farà capire, mi farà vedere, che io ero una prostituta; se non mi sono messo a passeggiare sui marciapiedi, è soltanto perché Dio non mi ha dato la possibilità, non mi ha messo nell’occasione; ma dentro, nel mio animo era tutto così. Per cui non c'è nessuno che davanti a Dio possa dire: “Signore, io no… io no… io no…..”, perché il Signore mi farà vedere! perché tutto quello che si fa, è soltanto opera sua, se non l’ho fatto, è perché Lui mi ha impedito di farlo, ma intimamente io avevo già fatto tutto!!

Pinuccia: Cioè intimamente io ho fatto la vera prostituzione…

Luigi: Quando uno tradisce un amore, non può dire per giustificarsi: “Sai, ho incontrato la tale… è stata un’occasione”, tu hai visto l’occasione perché già dentro di te avevi tradito, è tutto intimo. Perché tutto è nel rapporto tra il tuo pensiero e il Pensiero di Dio, tutto avviene lì, in quel segreto lì, mica è un fatto esterno. Certo, noi nella nostra giustizia, nel nostro codice, si osservano i fatti esterni; Dio invece guarda soltanto il fatto interno, perché il fatto esterno è opera sua; e nell’interno ti guarda nel rapporto tra il tuo pensiero e il Pensiero suo, in questo “a tu per tu”: lì si decide tutto!


“Sapendo che il Padre gli aveva messo tutto nelle mani e che era venuto da Dio, e che a Dio ritornava….” Gv 13 Vs 3


Argomenti: Conoscere principio e fine -  Salvati o condannati dal nostro fine -  Cercare il Pensiero di Dio – La liberta dell’uomo e del Figlio – Il tutto di Dio – Le menzogne dell’io – Scoprire il nostro niente e il tutto di Dio – Portare in noi l’immagine di Dio – La morte -


 

28/ Giugno /1987


Franco: Lui sa da dove viene e dove va…

Luigi: Noi non sappiamo né da dove veniamo, né dove andiamo.

Franco: E sa benissimo che cosa è venuto a fare, e allora va avanti nella volontà del regno di Dio…

Luigi: Ecco, vedendo, può andare avanti, e va avanti in un quadro ben preciso perché capisce. Lui vede l’opera del Padre; vedendo l’opera del Padre, vive nell’opera del Padre.

Nino: Più incitamento a noi a desiderare con tutte le nostre forze di arrivare a conoscere da dove veniamo, dove andiamo, qual è il nostro destino e come possiamo compierlo..

Luigi: Certo, noi siamo chiamati a conoscere il nostro principio e il nostro fine, perché soltanto conoscendo il principio e il fine noi possiamo fare la volontà di Dio e restare con Dio.

Nino: Il principio e il fine devono coincidere..

Delfina: Se vogliamo ritornare a Dio dobbiamo motivare la nostra vita nella conoscenza della verità..

Luigi: Certo, siamo stati creati per quello, quindi dobbiamo avere quel fine lì…

Delfina: Però lo sappiamo che veniamo da Dio!

Luigi: Dio è Colui che nessuno può ignorare, come Principio e come Creatore, però possiamo trascurarlo; cioè, noi siamo in colpa se trascuriamo quello che sappiamo. Se tu trascuri una cosa che non sai, evidentemente non c'è colpa. Dio Creatore è Colui che nessuno può ignorare; Dio come fine, invece, pochissimi lo conoscono. Cioè, noi esistiamo, e basta un filo d’erba per capire che non sono io che l’ho fatto, è un Altro che l’ha fatto, basta quello. Quindi Dio tu non lo puoi ignorare, cioè tu non puoi ignorare che Qualcuno sta facendo tutte le cose, perché certamente non sono io che l’ho fatto, non è l’uomo che l’ha fatto. Noi ci accorgiamo che magari vorremmo vivere in un certo modo e invece le cose vanno a rovescio e chi è che interviene nella nostra vita e ci manda tutte le cose al rovescio? Noi in un primo tempo diciamo che sono gli uomini, ma ad un certo momento ci accorgiamo che non sono gli uomini. Quindi c'è una potenza diversa che opera, questo è ciò che nessun uomo può ignorare; però l’uomo può trascurarlo, può vivere per altro.

Allora, avere Dio come fine, cioè come oggetto di pensiero, di preoccupazione nostra, pochissimi ce l’hanno. Quello che conta è averlo come fine, perché noi siamo salvati o siamo perduti non da ciò che accettiamo come principio ma da ciò che accettiamo come fine: è il fine che ci qualifica. Quindi il nome non è dato dal fatto di dire: “Io credo in Dio!”, no! quello non ti dà il nome. Quello che ti dà il vero nome è ciò per cui tu vivi. Perché tu puoi dire: “Io credo in Dio!” ma poi tu vivi per la gloria: quello sarà il tuo nome, tu sei vissuto per quello. Quindi il fine per cui noi viviamo ci qualifica, ci determina, ci personifica; noi saremo conosciuti per il fine che avremo avuto.

Ora, la cosa veramente importante, è avere Dio come fine; cioè avere come fine il principio. Principio che tu non puoi ignorare; cioè ciò che tu non puoi ignorare, deve essere tuo fine, allora quello ti qualifica, allora tu diventi…

Delfina: È difficile ritornare, cioè è difficile avere Dio come fine. Infatti tutti credono in Dio ma pochissimi cercano Dio, perché vivono per altro. E allora tutte le obiezioni: “Io ho i campi, io ho i buoi, io ho la moglie” è perché ci sono altri fini. E questo ti rende impossibile avere Dio come fine; ad un certo momento c'è il conflitto, non puoi sopportarlo. Fintanto che Dio lo vedi come uno che ti concede le grazie, che crea, che fa doni, lo accetti; quando vedi che Dio si propone come fine, che si mette in concorrenza con i tuoi fini non lo sopporti più.

Piero: Tutta la creazione viene a noi nel pensiero del nostro io e chiede a noi di essere riportata a Dio per essere intelletta …

Luigi: Certamente, quindi il grande momento dell’uomo non sta mica nel credere in Dio, ma sta nel riportare le cose a Dio, quindi sta nel cercare il Pensiero di Dio: “Signore che cosa mi vuoi dire di Te in quello?” qui l’uomo si rivela, in quanto tende a Dio, non in quanto riceve da Dio perché tutti ricevono da Dio, in un modo o nell’altro, tutti ricevono da Dio; invece il cercare Dio è opera di molto pochi, di pochissimi. “Molti sono quelli che si perdono, dice il Signore, pochissimi sono quelli che entrano per la porta stretta”, pochissimi perché poi la cosa diventa personale perché richiede il superamento dell’io.

Flavio: Dio ha posto il Principio del suo Pensiero in noi, in quel Pensiero lì diventa una realtà il fatto che Lui riceve tutto da Dio e tutto in Lui si illumina, ci dà quindi la possibilità di riconoscere il tempo, quindi si incomincia a  vivere da figli…

Luigi: Il Pensiero di Dio in noi è un Principio Luce, trascurato quello per noi tutto diventa confusione, e tutto ci contraddice; noi stessi diventiamo in noi motivo di contraddizione di noi stessi; ad un certo momento arriviamo ad un punto in cui non sappiamo più chi siamo né per che cosa dobbiamo vivere, né quale pensiero portiamo in noi, non ci conosciamo più…

Flavio: Però se per grazia di Dio si è uniti a Lui, a volte si può vedere prima quello che avviene…

Luigi: Ma certo, perché il Pensiero di Dio, il disegno di Dio è Uno solo, più ti avvicini a Dio e più conosci che tutto va verso il compimento e il compimento è certo, è quello! Gli avvenimenti non fanno altro che confermare “quello che hai visto!”, diventano una conferma. Per cui tutto ti conferma in quella verità lì.

Maria Pia: Dio ci ha dato tutto e noi non dobbiamo fare altro che riportarlo a Lui per capire…

Luigi: Certo, perché il Tutto – di Dio deve diventare il tutto – nostro.

Fabiola: Ad un certo punto Dio, selezionando nella mia vita..

Luigi: Deve diventare il nostro tutto, personalmente deve diventare il mio tutto; per cui tutto di me deve dipendere da quello.

…. : Pensavo che Gesù non fa nulla se non lo vede fare dal Padre invece noi agiamo di nostra iniziativa.. è per la libertà che abbiamo?

Luigi: Per la schiavitù che abbiamo, noi non siamo mica liberi! Lui che è libero non può fare niente se non lo vede fare dal Padre, Lui che è libero…

Rita: Sembra una contraddizione…

Luigi: Noi che siamo schiavi diciamo: “Io sono libero e faccio quel che voglio!” poi praticamente, tutti vanno al mare: e stiamo tutti correndo al mare! Tutti vanno alla festa: tutti vanno alla festa! Tutti portano i pacchi: tutti portano i pacchi! E poi diciamo che siamo liberi! Quando Gesù ha detto: “Se resterete nelle mie parole, conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”, i farisei si offendono: “Cosa dici! Noi siamo liberi!” mentre erano schiavi dei romani, erano schiavi di se stessi, erano schiavi della legge, del tempio, erano schiavi di tutto e dicono: “Noi siamo liberi, non siamo mica nati da prostituzione!”. L’uomo è schiavo di tutto e si vanta di essere libero!

Per cui Lui che è Figlio di Dio non può fare niente se non lo vede fare dal Padre, noi facciamo tutto senza vederlo fare dal Padre; noi crediamo di essere liberi, è l’illusione dell’uomo. Per questo soltanto conoscendo Dio noi scopriamo veramente ciò che siamo noi, allora scopriamo quanta schiavitù c'è nella nostra sensazione di libertà. Perché noi a parole diciamo: “Io ti amo” con la bocca, crediamo di amare e invece siamo infinitamente lontani dall’amore. Appunto perché nel pensiero del nostro io siamo una sorgente di menzogna, ma di menzogna su noi stessi, per cui noi ci inganniamo e vogliamo essere ingannati. Se uno mi dice la verità io mi offendo; se uno mi loda, mi esalta, allora dico che è un grande perché mi glorifica. Nel pensiero dell’io quindi noi amiamo che dice a noi la menzogna, noi vogliamo essere ingannati nel pensiero del nostro io. Soltanto con Dio noi incominciamo ad amare la verità e allora se siamo con Dio e uno mi dice: “Tu sei un grande!”, noi facciamo il sorrisetto perché capiamo perfettamente chi siamo, altro che essere grandi. E allora noi scopriamo anche il nostro niente e il Suo Tutto, la nostra schiavitù la Sua Libertà, la nostra miseria e la Sua Ricchezza; ma senza Dio noi non capiamo niente, il non capire niente vuol dire che ci illudiamo di essere ciò che non siamo.

Silvana: Questo aver dato tutto nelle mani  al Cristo vuol dire che non possiamo giungere al Padre se non per mezzo di Lui…

Luigi: Certo, “Nessuno può venire al Padre se non per mezzo di Me”. É tutto affidato al Figlio il che vuol dire che “Senza di Me non potete fare niente”, perché è tutto affidato al Figlio.

Franca: Se tutto quello che abbiamo viene da Dio, deve ritornare tutto a Dio…

Luigi: Certo, tutto è di Dio! Tutta la creazione, tutte le creature, noi stessi portiamo questo sigillo: “Tu sei mio!”, “Tu sei mio!”. Dio ha posto il sigillo di Sé su tutto e su tutti, tutto è di Dio. “Dio creò l’uomo ad immagine e somiglianza”; Gesù dice: “Di chi è questa immagine su questa moneta?”, “È di Cesare!”, “E allora dalla a Cesare, ma dà a Dio quello che è di Dio!”. “Qual è l’immagine che porti in te?”, “L’immagine che porti in te è Dio”, “E allora datti a Dio!”. Noi portiamo l’immagine in noi, la scrittura di Dio e tutta la creazione porta l’immagine, la scrittura di Dio, e allora dalla a Dio perché è di Dio.

Se non la riportiamo a Dio è peccato, è un’ingiustizia perché rubiamo a Dio ciò che è di Dio.

Rita: In questo momento Gesù è molto vicino alla sua morte, è turbato perché sa quello che lo aspetta, eppure queste parole trasmettono una pace profonda, la stessa pace che Gesù vuol dare a noi…

Luigi: Certo, infatti Gesù dice: “Chi viene dietro di Me non proverà la morte” anche se esperimenterà la morte, non proverà la morte.

Pinuccia: Se ci viene detto che Gesù ha questa consapevolezza del Principio e del Fine, è perché vuole insegnarci a raggiungere quella consapevolezza…

Luigi: Non da noi, in Lui noi abbiamo la consapevolezza del Principio e del Fine, in Lui…

Pinuccia: Sapendo che il Padre aveva affidato tutto nelle sue mani vuol dire che dobbiamo prendere consapevolezza che Dio ha affidato tutto nelle nostre mani?

Luigi: No!!!! Senza di Lui non facciamo niente e non possiamo fare niente! Quindi tutto è affidato nelle Sue mani, non nelle nostre mani.

Pinuccia: Ma pensavo al Pensiero di Dio che ci è dato, è dato a noi personalmente…

Luigi: Certo, ma senza di Lui non facciamo niente…

Pinuccia: Ah, noi lo uccidiamo….

Luigi: Tutto è messo lì, in quel Pensiero lì; se tu trascuri quel Pensiero lì, tu trascuri tutto, se tu hai cura di quel Pensiero lì, hai cura di quel Pensiero lì, tu in quello trovi tutto, perché tutto è posto in quel Pensiero lì.

Pinuccia: Quindi in questo Pensiero, in Lui, noi abbiamo la consapevolezza che tutto ci è affidato a Dio per riportarlo in Dio.

Luigi: Tutto è affidato al Pensiero di Dio…

Pinuccia: Noi partecipiamo di questo…

Luigi: Tutto è nel Pensiero di Dio, senza il Pensiero di Dio noi non facciamo niente, niente, e noi stessi siamo ridotti a niente ed esperimentiamo il nostro niente perché tutto è nel Pensiero di Dio.

Appendice sul versetto 3

Viene proposto a noi il sapere del Figlio. In che cosa consiste il sapere del Figlio?

Che cosa sa? Che il Padre gli ha messo tutto nelle mani. E questo lo dice per noi (per due motivi).

Era venuto da Dio e a Dio ritornava. Ecco cosa sa il Figlio: sa che il Padre è il suo Principio e il suo Fine (veniva da Dio e a Dio ritornava); se noi vogliamo essere figli, dobbiamo sapere tutto questo.

Il sapere del Figlio: Lui sa dal Padre, cioè vede da -, vede nel Padre le cose. Ci contempla nel Padre

Noi le cose come le sappiamo? Da come appaiono ai nostri sensi, da come appaiono al nostro intelletto, o come appare al nostro sentimento: questo è il nostro sapere.

Ma il sapere da Dio le cose, è tutta un’altra cosa: è lì il superamento dell’io.

Ciò che avvenne in Gesù deve attuarsi anche in noi, deve attuarsi in noi questa consapevolezza di ciò che già è; quindi siamo noi anche che dobbiamo imparare che il Padre ci ha posto tutto nelle mani e addirittura, ci ha messo lo stesso suo Figlio nelle nostre mani.

Qual è il punto di contatto tra:

-                            Dio ha posto tutto nelle mani del Figlio

-                             Dio ha posto il Figlio nelle nostre mani?

-       

 “Si alzò da tavola depose le sue vesti e preso un asciugatoio se ne cinse”. Gv 13 Vs 4


Argomenti: La vera autorità – L’amore vince perdendo – Il nostro niente e il tutto di Dio – Togliersi l’abito – Imparare a lasciarsi servire – Il padrone e i servi – Le pretese umane -


 

28/ Giugno /1987


Franco: Dopo queste cose Gesù si mise a lavare i piedi che ha il significato del servizio...

Luigi: “Io sono tra voi come Uno che serve” e ci ha insegnato qual è la vera autorità; la vera autorità è quella che serve, non quella che fa servire: è Lui che ce l’ha insegnato! Perché dice: “Nel mondo chi esercita l’autorità comanda: non sia così tra voi! Perché Io che sono Maestro e Signore, sono tra voi come uno che serve”, così deve essere tra voi, chi è più in alto deve servire, non farsi servire.

Franco: La tavola è intesa come il luogo in cui si mangia, bisogna alzarsi da dove si mangia..

Luigi: Bisogna concedersi, perché soltanto concedendosi… perché, ho detto molte volte, che il processo d’amore si realizza perdendo, l’amore si realizza perdendo. Questa è la via inaugurata da Dio, l’unica caratteristica; gli uomini credono di vincere affermandosi, comandando, andando in alto, più andiamo in alto, più crediamo di affermare noi stessi. In Dio, invece, che è amore, l’amore vince servendo, perdendo, lì trionfa, lì si rivela. L’amore si rivela in quanto perde.

Franco: Questo deporre le vesti cosa significa?

Luigi: Le vesti di Dio! Si spoglia della sua grandezza, Lui che è il centro di tutto, si riduce a niente, si confonde con un nostro pensiero, tant’è vero che possiamo dire: “Sono io che penso Dio!”.

Franco: Mantenendo sempre l’unione con Dio. Perché questo: “Si alzò da tavola..”

Luigi: “Si alzò da tavola..” nel senso che a tavola c'è sempre colui che si fa servire, mentre il servo non sta a tavola; Gesù manifesta con questo gesto la sua volontà: si concede.

Nino: Vuol dire che il servire è più importante del mangiare, del vestire; anche noi siamo chiamati a spogliarci dei nostri vestiti...

Delfina: Per noi deporre i vestiti vuol dire spogliarci di tutte le cose che ci legano…

Luigi: Anche di tutto ciò di cui ci vantiamo, perché noi attraverso i vestiti ci presentiamo, è il problema della figura; ognuno viene giudicato secondo i vestiti che ha. “Togliti tutto quello che hai! Rivela la tua povertà, il tuo niente prendi consapevolezza di questo tuo niente! Perché ci si avvicina a Dio non attraverso i nostri abiti sfarzosi, ma attraverso la coscienza del nostro niente! È soltanto attraverso il nostro niente che scopriamo il tutto di Dio!”. Noi abbiamo bisogno di essere vestiti da Dio e di toglierci i vestiti nostri. Noi più siamo ben vestiti, più siamo onorati, siamo riveriti, mentre uno straccione viene scartato. Ma Dio ci dice: “Guarda che fintanto che tu falsifichi te stesso attraverso l’abito, è uno sdoppiamento che ti impedisce di arrivare alla verità”.

Piero: Pensavo che più la creatura si avvicina a Dio più c'è questa presa di coscienza progressiva del suo niente. Sembra una contraddizione: più la creatura si avvicina alla verità…

Luigi: E più resta illuminata dalla verità. E la verità è: Dio è tutto ed io sono niente. Sembra che essendo niente noi siamo umiliati, invece attraverso il nostro niente siamo glorificati, perché Dio ha glorificato il niente. Il niente che noi siamo, l’ha glorificato al punto da renderlo partecipe di quello che Lui è, è lì la meraviglia. Noi il più delle volte, vediamo una creatura umiliata che si sente a terra, angosciata; in Dio, invece, la coscienza del nostro niente ci esalta, ci fa glorificare Dio.

Flavio: Pensavo a quel brano che parlando di Gesù dice: “Non ha nulla nell’aspetto per attirare su di sé l’attenzione” e il Pensiero di Dio in noi a questo punto assume proprio questo aspetto; però se noi lasciamo purificare il nostro pensiero da quel Pensiero..

Luigi: Sì, infatti il regno di Dio è un seme piccolissimo, a confronto di tutti i semi che ci sono nel mondo, tutte cose grandiose, importanti; quello lì è un pensiero; sembra che si possa trascurare tranquillamente, eppure lì c'è tutta la nostra vita. Ad un certo punto cresce al punto che assorbe tutto. La persona che sia con Dio, praticamente tutta la sua vita sta in un pensiero; infatti agli occhi degli altri: “Non fanno niente!”, è niente, tutta la vita è in un pensiero, agli occhi del mondo è niente! Se invece uno si dà da fare, corre qui, corre là, quello si dà da fare. È tutto un capovolgimento!

Flavio: L’asciugatoio ha proprio la funzione di asciugare; serve per evitare che ci si confonda coi pensieri che fanno conto sul proprio terreno. Se mi lavo i piedi e non mi asciugo mi appiccico di nuovo la terra.

Luigi: Tutto ha un significato! Ti lava e poi dopo ti asciuga in modo che tu non abbia a coprirti di fango; nel bagnato la terra diventa fango.

Flavio: Quindi quelle parole, quei pensieri che Lui ci ha dato non devono confondersi con quelli del mondo…

Luigi: Certo..

Maria Pia: Questo asciugatoio significa che Dio opera su di noi e ci cambia vuole che entriamo nel suo pensiero in tutto e per tutto…

Luigi: Dio vuole che noi impariamo a lasciarci servire, perché c'è anche un vanto, molte volte, a servire; ci può anche essere una superbia, un orgoglio nel servire. A volte bisogna anche imparare a lasciarci servire, Pietro non voleva lasciarsi servire ma Gesù gli dice: “Se non ti lasci servire non potrai prendere parte con Me”. Questa è una grande lezione: molte volte bisogna anche lasciarci servire.

Daniela: Questo alzarsi da tavola ha anche un significato?

Luigi: Sì, che a tavola resta sempre il padrone che si fa servire, il servo non sta a tavola. Chi si alza da tavola assume la condizione di servo. I suoi discepoli sono a tavola, Lui si alza da tavola quindi assume la condizione di servo per poi dopo lavare i piedi.

Franca: Cosa vuol dire che Gesù si cinse?

Luigi: Non lo so.

Pinuccia: Ci sono parole speciali con cui Dio ci lava e l’asciugamano, nello spirito, sono sempre le sue parole ma di un altro tipo.

Luigi: Certo, perché tutto ha una sua funzione, tutto ha un suo significato per farci capire più a fondo il suo pensiero.

Franca: Cosa vuol dire asciugarci in senso spirituale?

Luigi: Sai cosa vuol dire essere bagnati?

Rita: Noi dobbiamo presentarci davanti a Dio spogli,..

Luigi: Senza le nostre pretese, perché i nostri vestiti sono le nostre pretese; ad un certo momento Dio ci riduce nudi, senza pretese: “Fa tu quel che vuoi!”. Prima noi siamo pretesa, chiediamo e poi siamo inondati di luce: è lì la meraviglia.

Pinuccia: Di fronte a questo suo atteggiamento di servizio di concessione estrema, cadono tutte le nostre pretese o affermazioni dell’io; dovrebbero…

Luigi: Se è Dio, che è Dio…

Pinuccia: L’unico modo per disarmare un orgoglio è quello di servirlo...

Luigi: Certo.

Pensieri conclusivi:

Franco: Il servire dobbiamo vederlo in Dio, se no rischiamo di farlo nell’orgoglio.

Nino: Dio ci ha amati così tanto che anche se noi siamo nel mondo vuole che passiamo a Lui.

Delfina: Avere ben presente la meta per non smarrirci per strada.

Luigi: Quando parti se non sai dove vai..

Piero: I figli si lasciano guidare in tutto dallo Spirito del Padre.

Flavio: Il Pensiero di Dio in noi, per quanto si spogli, si renda servo è un pensiero netto che chiede a noi di diventare netti..

Maria Pia:

Daniela:

Fabiola: Anch’io come lei, scoprire la propria identità spirituale.

…: Riportare le cose in Dio.

Zina: Lasciarci guidare dal Pensiero di Dio.

Amalia: Solo Dio ci fa liberi.

Silvana: Aprire gli occhi per vedere le grandi opere che Dio sta facendo con noi.

Luigi: C'è solo un difetto: chiudere gli occhi per vedere, non aprirli…

Franca: “Non sapevate che io mi debbo occupare delle cose del Padre mio?” e qui mi dice che devo sapere che tutto mi viene da Dio e che tutto deve ritornare a Dio.

Paola: Che Gesù ci insegna a pensare a Dio.

Rita: Il Pensiero di Dio è il pensiero del pensiero. Si può dire?

Luigi: Dio è l’Essere, il suo nome è “Io sono Colui che è”, il Figlio è il Pensiero dell’Essere.

Pinuccia: Colpisce questo “sapendo” che viene ripetuto per far prendere anche a noi la consapevolezza di quello che Gesù dice.

Luigi: Certo.

Appendice al versetto 4:

Lo spogliamento di Gesù: “Gesù depose le vesti…” è segno che nella sua incarnazione si spoglia della sua divinità, quindi è preludio alla sua crocifissione con la quale si spoglia addirittura della sua umanità: “Faranno di me tutto quello che vorranno”. Si è dato nelle mani dell’uomo.

Quindi nell’incarnazione è nascosta la divinità di Gesù, e nell’Eucarestia è nascosta anche l’umanità.

In Gesù non c'è l'io umano: l'io è unico ed è divino, è una persona unica con due nature.

Nella lettera di San Paolo: leggiamo: “Cristo non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso assumendo la condizione di servo…”.

Gesù si spoglia in noi al punto in cui noi possiamo dire: “Sono io che penso Dio”, si fa oggetto del nostro pensiero affinché noi scopriamo che Lui è il Soggetto.

“Si cinse l’asciugatoio..” cioè prende gli strumenti del servizio, serve. La vera autorità è quella che serve, non quella che fa servire.


Versò quindi dell’acqua in un catino e cominciò a lavare i piedi dei suoi discepoli e ad asciugarli col panno di cui si era cinto. Gv 13 Vs 5


Argomenti: La purificazione di Cristo – Il figlio dell’uomo – La vera autorità serve – Il tutto compiuto – La Vita del Figlio – Il superamento dell’io – La fede è interesse per capire – La Vita e la Verità sono nel pensiero – Il primo e il secondo comandamento – Vivere nell’iniziativa di Dio – La novità di Dio -


 

4/ Luglio /1987


Introduzione:

Pinuccia: Che cosa significa la dedica sul libro: “Il tempo di Maria”: soli Soli soli?

Luigi: Ci sono due dativi e un genitivo e significa: “All’unico Sole della terra”, del suolo. Esprime bene l’atteggiamento della Madonna che è puro sguardo all’unico Sole della terra; infatti la Vergine è puro sguardo a Dio, unico sguardo a Dio.

Pinuccia: Tu hai detto che è l’espressione della Madonna che guarda solo al Divino, però il libro è dedicato all’unico Sole della terra.


Nino: È l’estrema concessione che il Figlio di Dio fa all’uomo per educarlo, per fargli vedere che è più importante servire  che comandare; si è più autorità servendo che comandando. Siamo sempre sulla linea dell’amore che vince perdendo.

Delfina: Io penso che la lavanda dei piedi, oltre all’esempio di grande umiltà, vuole farci capire, siccome accade prima del sacrificio della croce, ci dice che dobbiamo essere mondi per capire il sacrificio della croce, la passione, per intraprendere un lungo cammino.

Luigi: No, ma qui la lezione principale è che Lui, il Maestro, che lava i piedi ai suoi allievi, ai suoi discepoli, serve. Infatti lo commenterà in seguito: “Se Io che sono il Signore vi ho lavato i piedi, anche voi dovete fare lo stesso tra di voi”, per farci capire che mentre nel mondo chi esercita l’autorità comanda, si fa servire, nel regno dello Spirito, invece, chi è più in alto, deve servire, deve sottomettersi, non deve comandare. La vera autorità sta nel servire, non nel farsi servire.

Giusy: Se non ci purifica Lui, noi da soli non possiamo…

Luigi: Ah, certo! Noi da soli non possiamo fare assolutamente niente!  Ma Lui ci purifica servendoci, cioè abbassandosi al si sotto di noi; infatti Lui si chiamerà Figlio dell’uomo, si è sempre chiamato figlio dell’uomo; non è venuto con autorità, ma è venuto prendendo su di sé la nostra situazione, le nostre colpe. Infatti è morto in croce portando le nostre colpe, affinché noi potessimo scoprire la nostra colpa perché soltanto se noi capiamo i nostri errori, la nostra colpa, abbiamo la possibilità di liberarci. Quindi Dio, opera tutto per farci toccare con mano la nostra povertà; perché, il più delle volte, noi siamo incoscienti, non sappiamo che pensando a noi stessi, noi facciamo la nostra morte, non la nostra vita; mentre la nostra vita sta nel pensare a Dio, quindi nel dimenticarsi, nel superarsi. Allora Dio, per evidenziare a noi, per farci prendere coscienza di questo male che portiamo in noi, in cui noi uccidiamo la nostra vita, prende su di sé la nostra situazione e si lascia uccidere.

Come mai? Adesso è la creatura che riflette: come mai io l’ho ucciso? Cosa c'è di male dentro di me da arrivare a questo? È lì che poi scopro… e c'è la possibilità della risurrezione.

Giovanna: “Si preparava a lavare i piedi e ad asciugarli”…

Luigi: Per non lasciarceli bagnati, se li lava deve pur asciugarli altrimenti ce li lascia bagnati; il servizio è completo; Dio opera bene, porta le cose a conclusione, ci mette nella possibilità di poter camminare; non lascia i lavori a metà, il suo servizio è totale, completo. Infatti Lui morendo in croce dice: “Tutto è compiuto!”, quindi il servizio è completo. È già fatto tutto, non manca niente, da parte di Dio; per qualunque situazione veniamo a trovarci. Per cui nessuno di noi può dire: “Per me non hai fatto abbastanza!”. Per ognuno di noi Lui ha fatto tutto quello che poteva fare per condurci alla salvezza. Per cui chi si danna, si danna unicamente per colpa sua, perché non può attribuire qualcosa a Dio, perché Dio non abbia provveduto, non sia intervenuto. Noi possiamo trovarci in situazioni, evidentemente, anche incresciose, ambientalmente difettose; ma Dio provvede da un’altra parte, supplisce al difetto delle creature che abbiamo attorno a noi, al difetto dell’ambiente che abbiamo intorno a noi, con sovrabbondanza di luce, con sovrabbondanza di grazia.

Maria Pia: “… del panno con cui si era cinto”, Gesù si è fatto figlio nostro e ci ama come il Padre ha amato il Figlio, Gesù ama noi allo stesso modo. Quindi come il Padre ha dato tutto al Figlio, affinché lo rivelasse a noi, così il Figlio ama completamente noi.

Luigi: Si, “Come il Padre dà la vita al Figlio” perché il Padre è la vita del Figlio, così il Figlio dà la vita a noi, per cui Lui diventa la nostra vita. Per questo, nel rapporto d’amore, chi serve dà la vita, non chi si fa servire, è servendo, è amando che si dà la vita.

Franco: Dobbiamo servire il fratello anche se non capiamo..

Luigi: No, l’invito qui è lasciarci servire anche se non capiamo; l’elemento principale è questo perché siamo tutti serviti da Dio. Dal sole che sorge al mattino a tutti gli incontri, a tutte le vicende della giornate, è tutta creazione di Dio, è Dio che viene a servirci. È Dio che ci serve attraverso l’aria, il sole, l’acqua, il mangiare, il vestire, gli incontri, le persone, quindi tutte le cose che succedono durante il giorno, è servizio di Dio per noi. Ora, noi dobbiamo accettare tutto da Dio anche se non capiamo: accettare tutto! Perché se tu non accetti non potrai certamente arrivare, cioè se tu non credi, non puoi arrivare a capire. L’allievo in classe, prima di tutto deve credere, quindi deve accettare quello che l’insegnante gli dice, per poi dopo arrivare a capire la lezione, prima deve accettare; se si rifiuta, certamente non arriverà. Quindi la fede è la premessa per arrivare a capire, però ci deve essere interesse per capire; noi il più delle volte diciamo: “Ma io credo, ma non mi interessa capire!” lì sta l’errore, allora non c'è nemmeno fede perché la vera fede è interesse per capire. Quindi tu accetti ma per l’interesse per capire e vuoi arrivare a capire. Quindi la fede non è fermarci prima di capire, ma è camminare per arrivare a capire. Allora Dio tutte le cose ce le fa arrivare per sollecitare, quindi ci serve in quello, perché sollecita in te il pensare, il pensare a Lui. Non pensare a te; ti libera dal pensiero di te stesso e ti forma qualche cosa affinché tu abbia a pensare a Lui. La vita sta nel pensiero, la verità sta nel pensiero.

Franco: Ma il superamento dell’io non avviene già servendo altre persone?

Luigi: No, perché tu puoi servire gli altri anche nel pensiero di te stesso. Tu puoi anche dare tutto ai poveri, puoi anche offrirti al servizio degli altri, e farlo per ambizione, farlo nel pensiero del tuo io. Non è sufficiente, ci vuole Dio; è proprio la presenza di Dio che ti dà la capacità di superare il pensiero del tuo io. Gli altri, gli uomini, le altre persone, no. Perché nelle altre persone c'è il riflesso di te stesso; è soltanto un Essere che è superiore a te stesso, che dà a te la possibilità di superarti. Ma altrimenti negli altri, tu vedi sempre te stesso. La creatura è finita, gli altri sono finiti, gli altri non ti liberano dal pensiero del tuo io. Solo Dio ha la possibilità di farci superare il pensiero del nostro io. Bisogna lasciarci servire, bisogna cioè accogliere quello che Dio ti propone e di impegnarti, altrimenti io ho il mio problema. Tu puoi avere tutti i tuoi problemi: impegnati nel problema di Dio, perché Dio ti presenta un suo problema. Quindi noi non dobbiamo chiuderci nel nostro problema, ma essere aperti al problema che ogni giorno Dio ci propone. E ogni giorno Dio ci propone un suo problema: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, direi: “Dacci oggi il tuo problema! Fammi vedere oggi il tuo problema quotidiano, il problema che tu oggi mi proponi”. Ogni giorno Dio ha un problema da proporci di Sé. Ora, per applicarmi al problema di un altro, io debbo superare me stesso, superare quindi il mio problema, altrimenti non posso entrare nel suo problema. Ora, io mi salvo impegnandomi nel Suo problema non nel mio, capisci? Quindi c'è sempre questo superamento, come disse Dio ad Abramo: “Parti dal tuo problema!”, cioè “Parti dal tuo paese, parti dalla tua casa, parti dalla tua situazione e vieni là dove Io ti dirò!”, quindi “Parti dal tuo problema e vieni là in quel problema che Io ti propongo e impegnati lì!”.

Il prossimo, il servizio ai fratelli è un banco di prova se tu credi in Dio, ma prima di tutto (prima di tutto che non è un secondo), ma prima di tutto tu devi cercare Dio con tutta la tua mente, con tutte le tue forze, con tutto il tuo cuore, con tutto te stesso; il secondo fine, è il banco di prova del primo.

Per cui se tu nel primo fine sei autentico, allora anche secondo il prossimo ti comporti secondo l’amore di Dio; se amerai Dio non il tuo io, non in quanto ti conviene, non in quanto appartieni ad una società che magari ti dice di servire gli altri, per una regola; ma perché è Dio che me lo presenta; ma è per la presenza di Dio che tu ami gli altri.

Allora gli altri diventano il banco di prova dell’autenticità dell’amore che tu hai per Dio; quindi Dio ha creato il rapporto vero, unico, che è il rapporto della nostra anima con Dio, direttamente con Dio, personalmente con Dio e il banco di prova di questo perché noi ci illudiamo. Ora, per evitare a noi questa illusione, ci ha messo il banco di prova affinché tu possa verificare se effettivamente stai cercando Dio prima di tutto.

Paola: Quindi servire significa vivere nell’iniziativa di Dio..

Luigi: Vivere nell’iniziativa di Dio, giusto! Vivere nell’iniziativa di Dio, non avere noi l’iniziativa nostra ma imparare a vivere nell’iniziativa di Dio perché è Dio il Creatore. Dobbiamo imparare a vivere con Dio Creatore. Ora, Dio Creatore è Lui che inizia tutte le cose e noi subentriamo. Ma tu subentri in quanto accogli dall’Altro, quello che l’Altro ti propone. Allora l’iniziativa è: “Perché fai questo?”, “Perché Tu, Signore, mi hai proposto quello!”. Allora, se in tutte le cose noi possiamo dire: “Faccio questo perché Tu mi hai proposto questo!” io sto nell’iniziativa di Dio quindi la cosa non è partita da me. Allora mi impegno in ciò che Lui mi propone; allora siamo nel quadro di Dio, allora facciamo la volontà di Dio.

Tiziana: Alle volte l’opera del Signore è così lontana dai nostri pensieri che, pur cercando Lui, possiamo rimanere scandalizzati, non volere che sia così l’opera di Dio; perché quello che abbiamo conosciuto di Lui è diverso…

Luigi: Certo, perché noi dobbiamo sempre superare, l’ho detto mille volte, dobbiamo avvicinarci a Dio più non sapendo che sapendo. Siccome Dio è un infinito, ci supera infinitamente, dobbiamo sempre impegnarci nelle sue novità. Ed essendo novità, dobbiamo sempre superare ciò che sappiamo, anche quello che sappiamo di Lui. “Oggi di Te ho conosciuto questo!”, stai attento perché oggi Dio ti propone qualcosa di nuovo. È necessario vederla questa novità, ed impegna questa novità; quindi ogni giorno con Dio è un impegno; non si vive di abitudini con Dio, non si vive di routine, con Dio non c'è la routine. Non basta recitare i salmi! Dio vuole l’impegno della mente, Dio ci osserva nel pensare. Ora, la nostra mente si impegna in quanto trova qualche cosa da scoprire, altrimenti non si impegna più! Là dove penso di aver scoperto tutto, la mia mente non funziona più, la mia mente muore. La mente si impegna in quanto c'è qualche cosa che non capisco, che non so come fare, allora qui la mente si deve impegnare per cercare la soluzione. Devo vedere tutti i giorni qualche cosa di nuovo che Dio mi propone di nuovo alla nostra mente per conoscere qualcosa di Lui. Altrimenti la nostra giornata diventa vuota, non serve a niente. Tutte le giornate che non sono servite per conoscere qualcosa di Dio, cadono nel nulla e noi le abbiamo vissute come se non le avessimo vissute, non le ricordiamo nemmeno più, non sono servite a niente. Il giorno vale in quanto ci serve per farci conoscere qualcosa di Dio e per farci entrare nella vita eterna.

Flavio: Mettere l’acqua in un catino e come dire che Dio è il Principio della nostra purificazione, è Lui che parlando…

Luigi: Sì, è Lui che parlando… cioè quell’acqua è la sua Parola. Infatti Gesù dice: “Voi siete puri a motivo della Parola che vi ho detto”, quindi la parola di Dio ci lava, se ascoltiamo e se ci impegniamo a capirla, allora ci lava. Altrimenti se non ci impegniamo a capirla, non ci lava; quindi chi ci trasforma, ci purifica, ci libera, è la sua parola. Quindi, l’acqua che Gesù adopera per lavare rappresenta la sua parola. La presenta a noi affinché noi ci possiamo impegnare in essa: “Colui che parla a te senza di te, non ti conduce a capire le sue parole senza di te” per cui si richiede da parte tua: prima di tutto che tu la creda, la mediti, l’accolga, l’approfondisca, fino ad arrivare al frutto che essa propone, in quanto Dio ti vuole comunicare qualcosa di Sé. Ora, noi abbiamo capito la parola di Dio quando Dio ci ha condotti a capire cosa Lui ci vuol dire di Sé attraverso quella parola. Non basta che diciamo: “Ah, io quella parola di Dio l’ho capita e adesso mi comporterò così!”. No! Non hai ancora capito la parola di Dio. Dio non ti fa arrivare una sua parola per insegnarti una regola, un comportamento, un modo di vivere, con gli altri, con il mondo, con te stesso. Non è questo! Perché Dio in tutte le opere che opera, che fa, in tutte le sue parole, parla di Sé. Quindi in tutte le sue parole dobbiamo cercare: “Cosa, o Signore, mi dici di Te in questo?”. Fintanto che non arrivo qui, vuol dire che non ho ancora capito la parola di Dio.

Franca: Ogni cosa Gesù la fa con consapevolezza…

Teresa: L’acqua rappresenta la sua parola…

Luigi: Lo dice Lui stesso: “Voi siete puri a motivo delle parole che Io vi ho detto!”, quindi sono le parole che lavano. L’acqua rappresenta la parola. I piedi camminando sulla terra raccolgono polvere. Cioè noi camminando, vivendo nel mondo, ci impiastricciamo con le cose del mondo, restiamo attaccati alle cose del mondo, allora abbiamo bisogno che in continuazione Dio…

Ho fatto molte volte l’esempio del cane da guardia del pastore che raccoglie continuamente il gregge che viene disperso.

Quindi Dio: “Fintanto che ero con loro li raccoglievo, li custodivo..”, si parla di custodire in quanto ci sono delle cose che si stanno disperdendo.

Ora, noi vivendo nel mondo, soprattutto i nostri pensieri, tendono a disperdersi, a saltare da una cosa all’altra, dietro gli avvenimenti, dietro ai fatti del mondo; invece il Cristo viene a custodirci, a riportarci sempre al Principio: “Ma guarda al Padre; guarda che è Dio Creatore; guarda che è Dio che opera!”. La dispersione che c'è in Marta quando dice a Gesù: “Ma dì a Maria che mi dia una mano perché io sto tribolando…”, è sempre quest’opera continua…

Anche quando i discepoli stanno discutendo tra loro mentre Gesù stava parlando della crocifissione, e loro parlavano del primato, Gesù risponde: “Guarda che il primato è essere più piccoli!”. Questo continuo raccoglierli! Noi, nel pensiero del nostro io, anche se siamo con Lui, anche se siamo religiosi, se noi pensiamo a noi stessi, noi tendiamo sempre a disperderci. E Lui fa quest’opera qui; come tende a raccoglierci? Riportandoci sempre al Principio. Noi stiamo perdendo il Principio, ci allontaniamo sempre dietro le cose del mondo, per cui parliamo degli uomini, della politica della società e Dio ci dice: “Ma guarda che chi governa tutto è Dio!” ecco che ci raccoglie sempre nel Principio. Il lavarci i piedi è quello! Perché ci libera da tutta quella polvere che noi raccogliamo pensando e vivendo per le cose del mondo e ci riporta tutto a Dio.

Pinuccia: L’acqua è la parola di Dio, l’asciugare i piedi è il compimento dell’opera di Dio, ma attraverso che cosa? L’acqua è la parola di Dio, il catino è il nostro pensiero ma qual è il segno dell’asciugatoio?

Luigi: Non lo so..

Pinuccia: Attraverso che cosa Dio porta a compimento questa parola che semina in noi?

Luigi: L’opera è compiuta morendo sulla croce, quindi annullandosi. Annullandosi perché questa è rivelazione di Dio che viene a morire in noi, ma proprio venendo a morire in noi deve farci toccare con mano, deve farci esperimentare la morte di Dio. Ora noi come sperimentiamo la morte di qualcuno? Quando quel qualcuno non parla più con noi, per noi quindi diventa morto. Ora, noi sperimentiamo la morte di Dio proprio in quanto interroghiamo Dio e Dio tace. Ora, qui esperimentiamo l’assenza di Dio, la morte di Dio. Ora, questo ci fa sperimentare e ci rivela il significato di questa morte di Dio. Il Cristo muore perché, siccome noi non siamo intelligenti, noi arriviamo a scoprire l’importanza di una cosa perdendola. Noi arriviamo a scoprire l’importanza di Dio perdendo Dio.

Pinuccia: Questo mi è chiaro, ma collegandolo con il gesto di asciugare i piedi non lo collego. Spiritualmente avere i piedi bagnati cosa vuol dire? Essere inondati dalla parola di Dio?

Luigi: Non lo so!

Appendice versetto 5:

-    La lavanda dei piedi ha una funzione molto importante per la nostra salvezza; Gesù infatti chiede agli apostoli: “Capite quello che vi ho fatto?” e poi dice loro: “Come ho fatto Io fatelo anche tra di voi!”.

-    Simbolicamente è il compimento dell’opera di purificazione iniziata tanto tempo prima con le sue parole: “Voi siete già mondi per le parole che vi ho detto”.

-    Il lavarsi i piedi a vicenda è un test per verificare se in noi c'è vero amore per Dio o se c'è per il nostro io.

-    Se in noi c'è vero amore per Dio allora facciamo questo servizio di lavarci i piedi gli uni gli altri perché cerchiamo il vero bene per gli altri (purificare il pensiero che viene a contatto con la mentalità del mondo). Il servizio fatto nel pensiero dell’io cerca di soddisfare l'io, quindi strumentalizza. Il prossimo è il nostro banco di prova.

-    La lavanda dei piedi è un servizio che Dio fa alla nostra anima: camminando sulla terra i nostri piedi si sporcano; i piedi sono il punto di contatto tra il cielo e la terra. Gesù viene a purificarci; come? Collegandoci tutto con il Principio, riportandoci sempre nel Principio.

-    Gesù in tutto ciò che fa ci lava i piedi e più avanti farà la distinzione tra chi ha fatto il bagno, al quale basta solo lavarsi i piedi, e chi non l’ha fatto.

-    L’acqua che ci lava e che ci fa fare il bagno è la sua parola e ci lava nella misura in cui noi l’ascoltiamo (il catino è il nostro pensiero perché Colui che parla a te senza di te, non ti conduce a capire senza di te).

-    Noi ci inquiniamo continuamente perché ci abbarbichiamo alle parole degli uomini.

-    Gesù ci lava i piedi e ce li asciuga, servizio completo: cioè Dio non lascia niente di incompiuto, porta a compimento l’opera che ha iniziato in noi.

-   Il vero servizio che Dio ci dà è quello di farsi pensare: non è detto che noi Lo pensiamo!

-    

Venne dunque da Simon Pietro e gli disse: “Signore, tu lavare i piedi a me?” Gv 13 Vs 6


Argomenti: I disegni di Dio non sono i nostri – Accettare l’opera di Dio – L’impossibile – Il passaggio obbligato per la salvezza – Tutto è opera di Dio – Accettazione è purificazione – I tanti no di Dio – Quello che illumina è il fine -


 

4/Luglio/1987


Nino: Pietro sembra che sia quello che ama di più, in realtà vede le cose dal suo punto di vista e si lascia dominare dai sentimenti…

Daniela: Cosa significa questa frase?

Luigi: Questa situazione si verifica quando la parola di Dio non entra nella nostra mentalità; cioè noi vediamo Dio operante, ma operante in un certo modo e non accettiamo che magari Dio operi in un altro modo. Per cui, magari ci scandalizziamo! Perché i disegni di Dio sono diversi dai nostri, la volontà di Dio è diversa dalla nostra. Noi, anche nei riguardi di Dio, tendiamo a classificare Dio e accettare le opere di Dio soltanto quando rientrano nella mia mentalità e non accettiamo qualcosa che sia diverso. Noi dobbiamo capire che tutte le cose che Dio fa, le fa per lavarci, per purificarci, essendo parola di Dio, quindi noi dobbiamo accettare da Dio tutto quello che a noi sembra giusto, ma anche tutto quello che a noi sembra ingiusto: perché è parola di Dio per te! Quindi è necessario accettare e cercare di capire. anche se dico: “Mi sembra impossibile che Dio lo voglia: mi sembra impossibile che tu o Signore voglia la guerra, i terremoti”, invece non separare da Dio ciò che a te sembra impossibile. Se la Madonna avesse scartato ciò che agli occhi suoi era impossibile certamente non avrebbe concepito il Figlio di Dio, non ci avrebbe dato il suo Figlio.

Quindi lavarci i piedi vuol dire accettare l’impossibile: che Lui ci lavi i piedi; accettare quello che agli occhi nostri sembra impossibile perché è proprio accettando l’impossibile che noi siamo salvati.

Tiziana: Quindi il distacco da noi stessi è quello di cui abbiamo bisogno e il Signore lo sa..

Luigi: Si, perché il pensiero del nostro io è un posto di blocco, oltre il quale noi non possiamo andare, stiamo lì fermi e lì moriamo. Ed è soltanto per grazia di Dio, per opera di Dio che possiamo superare questo posto di blocco, ma noi da soli, non possiamo superarlo; abbiamo bisogno di un Altro, e di un Altro che parli a noi perché è parlando a noi, che dà a noi la possibilità di fare attenzione a Lui, a quello che Lui ci dice, e quindi di superarci. In caso diverso no! In caso diverso proiettiamo il pensiero del nostro io su tutte le cose che ci stanno attorno, su tutti gli uomini che ci stanno attorno e continuamente diciamo: “Ma io qui… ma io là!” e noi moriamo in questo: “Ma io….”.

Tiziana: Infatti mi ha richiamato una frase di Santa Caterina da Siena che dice che ci sono due strade per arrivare a Dio: una è quella della perfezione spirituale e l’altra è la via più semplice per la quale molto pochi sono coloro che la percorrono perché è contro la propria volontà. Infatti se noi fossimo in grado di lasciare completamente la nostra volontà, ci sarebbe solo più Dio…

Luigi: Si, ma noi la nostra volontà non possiamo lasciarla, noi non siamo liberi di lasciarla, l’uomo non è libero. Se Dio non parla a noi… è solo parlando a noi che dà a noi la possibilità di fare un’azione libera, quella di superarci, di aderire a Dio, viene data a noi dal Dio che parla a noi. Altrimenti se Dio non parla a noi, noi stiamo lì, battiamo la testa in fondo e restiamo al fondo e non ci alziamo più.

Flavio: Dio non fa preferenze di persone, fa con tutti la stessa opera, parla personalmente e vuole risposte personali..

Luigi: Certo, Dio vuole salvare tutti e adopera tutti per salvare tutti; quindi tutto quello che fa  per uno, vuole farlo per tutte le sue creature perché le vuole salvare tutte.

Ora, siccome il passaggio obbligato per raggiungere la salvezza è quella della morte al pensiero del nostro io, di superare il pensiero del nostro io e di mettere Dio al centro, e quindi di riferire tutte le cose a Dio, ad un certo momento ecco che tutti gli sforzi di Dio ci conducono lì: al Cristo che muore in croce.

Cristo muore in croce per insegnare a noi a morire a noi stessi: questo è il passaggio obbligato per incominciare a vivere.

Franca: Quello che Gesù sta facendo a Pietro, lo sta facendo con ognuno di noi continuamente e penso che noi siamo come Pietro tutte le volte che non accettiamo da Dio quello che Lui ci dà: è volere diversamente da quello che Dio vuole.

Luigi: La lezione fondamentale di tutto è questa: Dio è il Creatore di tutto, noi dobbiamo accettare tutto da Dio; poi, in questa accettazione, si incomincia a pensare, a pensare a Dio, per capire il pensiero di Dio, che cosa Dio ci vuole significare di Sé, attraverso le cose che noi abbiamo accettato. Ma prima dobbiamo accettare, perché se tu non accetti non puoi arrivare a capire: devi accettare per arrivare a capire. Capirai dopo, ma se non ti lasci lavare non arriverai a capire.

Franca: Allora vuol dire che capiremo quando saremo purificati…

Luigi: Ma è Lui che ci purifica: l’importante è accettare da Lui tutto, se non accettiamo da Lui tutto non possiamo arrivare alla luce, giriamo sempre attorno a noi stessi.

Franca: Allora l’accettazione è purificazione..

Luigi: Attraverso l’accettazione c'è la purificazione.

Teresa: Naturalmente noi siamo abituati a programmare da noi la nostra vita e anche noi come Pietro facciamo tante volte questa domanda: “Proprio tu dirigi la mia vita?”

Luigi: Noi siamo disposti a fare mille sacrifici, ci torturiamo, ci tormentiamo, facciamo dei sacrifici enormi, corriamo a destra, corriamo a sinistra, ma non accettiamo quella piccola cosa che il Signore ci manda. Quindi, tutto quello che parte da noi lo accettiamo e siamo disposti a fare sacrifici enormi, ma quello parte da noi, serve a niente! Magari il Signore ci presenta una piccola cosa: quello viene da Lui, noi dobbiamo accettarla. Ora, la vita nasce da quella piccola cosa lì, se noi l’accettiamo; non nasce dalle grandi opere che noi facciamo, dalle grandi rinunce, dai voti che diciamo, non nasce da lì. La vita viene da  Dio e quindi nasce da quello che noi accogliamo da Dio.

Teresa: Ma quando sappiamo che è iniziativa nostra o se decliniamo un invito Suo?

Luigi: Tutto è opera di Dio, soprattutto quello che a noi non piace, soprattutto quello che è contro di noi, soprattutto quello che non è secondo noi, ma certamente tutto è opera di Dio; quindi non dobbiamo prendere a calci niente e nessuno, perché tutto quello che accade, in quanto accade, appartiene alla creazione di Dio, quindi è voluto da Dio. Non possiamo criticare, non possiamo prendere a calci..

Teresa: Siccome ci sono delle cose contrastanti, è difficile prendere tutto da Dio..

Luigi: No, se noi prendiamo tutto da Dio non ci sono cose contrastanti; le cose contrastanti sono in quanto noi pensiamo a noi stessi. È nel pensiero del nostro io che si creano i conflitti, si creano quelle cose che non convengono. Ma se noi accettiamo tutto da Dio e accettando tutto da Dio siamo orientati alla convinzione che Dio vuole una cosa sola e quando noi vogliamo una cosa sola stai tranquilla che non ci sono cose contrastanti. Anzi, anche le cose che apparentemente sono contrastanti si potenziano in quella cosa lì: perché si arriva a dire un grande “sì” a Dio, dicendo tanti “no”; ma i “no” non sono mica contrastanti, i “no” sono per potenziarci nel “si”. Per cui se uno dice: “Debbo andare a Torino”, tutte le altre segnalazioni sono per confermarlo nella sua andata a Torino; se lui non è convinto di andare a Torino, tutte le altre segnalazione lo possono distrarre dalla meta. Ma se uno ha davanti a sé il fine e il fine è la prima cosa da mettere: “Sei stato creato per conoscere Dio!”; allora tu, alla luce del fine, questa è la prima luce che Dio ha creato nell’universo, nel fine, allora attraverso questo fine qui, tu accetti tutto quello che Dio ti manda; allora ti accorgi che tutto è in armonia, perché tutto ti potenzia in questo fine e tutto ti aiuta, magari dicendo dei grandi “no”. Allora tutto ci aiuta a correre, a camminare verso questo fine qui: quello che illumina è il fine, quindi il Pensiero di Dio.

Pinuccia: Quindi per vedere l’iniziativa di Dio, ci vuole la fede che tutto viene da Dio e quindi in tutto noi possiamo vedere l’opera di Dio. Il compito nostro è quello di riportare tutto nello spirito di Dio, dopo averlo accettato, per rivedere tutto nello spirito di Dio, per vedere perché mi propone questo..

Luigi: Per vedere il Pensiero di Dio, cioè il fine per cui Dio manda questo, cioè il pensiero, la finalità, l’intenzione.

Pinuccia: Può essere una prova perché io dica di “no” per affermare lo spirito..

Luigi: Si, ma tutto combacia, perché Dio opera tutto per condurti e per farti camminare verso il fine. Prima opera per illuminarti, per farti capire; da qui tutte le problematiche sul senso della vita. Già tutta questa problematica qui è Dio che la suscita, è Dio che mi annulla tutti i punti di riferimento, che mi sta annullando tutto nella vita: perché mi annulla tutto? Appunto per farmi scoprire il “tutto”. Dio mi annulla tutto per farmi scoprire il “tutto”, appunto perché non siamo intelligenti; se noi fossimo intelligenti, non avrebbe bisogno di annullare tutto. Dio all’inizio non ha mica annullato! Perché Dio ha creato l’uomo intelligente e poi l’uomo è diventato stolto; allora, l’uomo che è diventato stolto, per necessità, per far capire allo stolto, bisogna che Dio annulli tutto. Forse togliendogli tutto, incomincerà a rendersi conto. Siccome l’uomo ha la passione dell’assoluto, non può vivere per le cose che passano, forse incomincia ad alzare gli occhi e ad interrogare. Quindi, tutto è fatto da Dio; quando l’uomo è orientato, tutto continua ad essere fatto da Dio, perché l’uomo possa camminare fino a condurlo a raggiungere il fine, la vita vera, la conoscenza di Dio come vero Dio. Quindi, sapendo che tutto viene da Dio, dobbiamo accettare tutto, in tutto cercare il Pensiero di Dio, e imparare a convivere con questo Pensiero.

Pinuccia: Perché in tutto Dio ci lava i piedi.

Luigi: Si capisce!


 “Gesù rispose: quello che io faccio tu ora non lo puoi capire. Lo capirai dopo!” Gv 13 Vs 7

Argomenti: Credere per vedere – L’universo è una scuola – L’ascolto della Parola – La vera preghiera – Il silenzio – Non c’è automatismo presso Dio – La scoperta del nostro niente – La lezione di Pietro – Banale e singolare -


 

4/Luglio/1987


Nino: Non può capire perché non ha accettato la cosa nel pensiero di Dio.

Luigi: “Lo capirai dopo” cioè lo capirai dopo aver accettato di lasciarti lavare i piedi; dopo che io ti avrò lavato i piedi. Cioè prima di tutto bisogna accettare tutto, bisogna accettare per arrivare a vedere, ma se uno non accetta non può arrivare a capire. Cioè tutto è una scuola, l’universo è un’aula, l’insegnante è Dio. La prima cosa che si richiede agli allievi è quella di accettare, di credere quello che il maestro insegna, credere per arrivare a capire. quindi, credere vuol dire accettare per poter poi dopo riflettere, meditare, per poi arrivare a capire. Ma se tu non accetti, credi che siano tutte storie, non arriverai mai a capire! oppure se lo credi impossibile, non arriverai mai a capire! siccome Dio è superiore a noi, le cose che ci fa arrivare, come arrivano, non le capiamo, perché Lui è superiore. Se io parlo con una persona che è superiore a me, le cose che dice, come le dice, certamente non le capisco, però se non accetto e non ascolto, non arriverò mai a capire. quindi questo lavare i piedi vuol dire: “Stai attento, perché c'è un Essere Superiore che sta parlando a te. Quindi comincia ad ascoltarlo, comincia ad accettare quello che Lui ti dice, col desiderio di arrivare a capire”. allora arriverai, ma se non accetti, certamente non arriverai a capire.

Delfina: Quel “dopo” significa la Pentecoste, quando la luce di Dio arriva e ci illumina?

Luigi: Quel “dopo” è già adesso tu non puoi. “Dopo” aver accettato; se tu vuoi capire prima….

È un po’ come Tommaso che dice: “Se io non metto le mani nelle sue ferite, se io non tocco non crederò!”. Capovolgi le cose! Se tu pretendi di toccare per poter credere non arriverai mai, bisogna credere per arrivare a toccare. Quindi se tu non credi, “dopo” aver creduto, arriverai a capire, prima no! quindi la condizione per arrivare a capire, è non pretendere di capire prima di accettare: ma accetta per arrivare a capire; credi per arrivare ad intendere. E non pretendere di credere per accettare perché altrimenti tu metti il carro prima dei buoi e la cosa va a rotoli.

Perché siamo con un Dio che sta parlando a noi, sta travasando in noi la sua luce, la sta travasando; bisogna che la nostra tazza sia vuota per poter accogliere quello che Lui versa. Se io invece pretendo, la mia tazza è piena e allora non posso accogliere quello che Lui sta travasando, versa tutto fuori. Quindi la condizione essenziale è questa: se tu sei in situazione di tazza vuota, se Dio versa, ti stai riempiendo; quindi accogli, accogliendo arriverai a capire. quindi quel “dopo” è “dopo aver accolto”. Non pretendere quindi di capire prima di accogliere. Non dire: “Io prima devo capire, poi accoglierò!”, no prima devi accogliere. “E come faccio ad accogliere?” , accogli perché tutto è opera di Dio, perché Dio è il Creatore; è Lui il Creatore di tutte le cose. “Signore io non capisco niente, ma certamente sei tu il Creatore!” quindi questa cosa che mi accade è certamente voluta da Te. Adesso l’accolgo, Tu aiutami a capire il significato”, aiutami a capire cosa mi vuoi dire attraverso questa cosa. Allora, lì incomincio la preghiera; la preghiera incomincia in quanto uno ha accolto e quindi incomincia a desiderare, a conoscere l’intenzione di Dio, il significato presso Dio. Perché altrimenti tutte le preghiere che noi facciamo sono tutte nel pensiero del nostro io e sono sempre frustranti, servono a niente perché sono fatte nel pensiero del nostro io. La vera preghiera non è dire delle parole, tendere noi, o chiedere noi, la vera preghiera è mettersi lì ad ascoltare quello che Lui ti dice. Cioè la vera preghiera è mettersi lì, tazza vuota: “Signore io sono qui, vuoto, parla Tu perché io non so dire niente! Mi metto qui in ascolto di Te, dì Tu!”. Ora, sono le sue parole che ci fanno vivere, non sono le nostre parole che ci fanno vivere, noi quando parliamo ci versiamo tutto addosso e versandoci tutto addosso, non è che ci purifichiamo, ci sporchiamo sempre di più.

Giusy:.....

Luigi: Ma la vera gioia è.. perché noi riceviamo in quanto ascoltiamo, non in quanto parliamo; parlando noi non impariamo mica niente, ci sfoghiamo, riversiamo su altri ma non impariamo mica! Se io vedo una persona e mi metto io a parlare, non imparo assolutamente niente. Se voglio imparare qualcosa, debbo andare da quella persona e lasciarla parlare e ascoltare quello che l’altro ha da dirmi, allora ricevo qualche cosa. Ora, chi ha da dire qualche cosa è Dio, Dio è Colui che parla; noi siamo come la Madonna, siamo creature fatte per l’ascolto; ascoltando si concepisce. Ma chi rende feconda la nostra vita, è la Parola di Dio. È quello che Lui dice che rende fecondo il nostro pensiero, la nostra anima, la nostra vita, tutto, ma è la sua Parola. Noi il più delle volte crediamo che pregare sia parlare noi, no! tu parlando, non fai altro che raccoglierti alla sua Presenza per ascoltare, perché non hai ancora pregato. La preghiera vera incomincia quando tu finalmente non parli più e lasci parlare Lui, allora lì incomincia la vera preghiera, perché incominci a ricevere da Lui qualche cosa.

Giovanna: Ma Lui i piedi ce li lava comunque perché …

Luigi: No, no, no, no! se non ti lasci lavare non ti lava! Colui che ti ha creato senza di te, non ti salva senza di te. La condizione per arrivare alla salvezza è quella di lasciarci lavare. “Se tu non ti lasci lavare” qui vuol dire che la creatura ha la possibilità di non lasciarsi lavare, perché dice: “Se tu non ti lasci lavare non avrai parte con me”, non direbbe “Se tu non ti lasci lavare..”; se la creatura non avesse la possibilità di non lasciarsi lavare. Quindi non è che ce li lavi comunque; Lui ad un certo momento non ti inchioda sulla sedia, non ti toglie le scarpe, non ti costringe a lasciarsi lavare i piedi, no!

Giovanna: Volevo dire che la sua volontà si compie comunque sia che io mi lasci lavare…

Luigi: Ah certo, io posso andare anche nell’inferno! Lui non mi lava se io non mi lascio lavare: “Se tu vuoi…” perché non siamo come le rotelle di una macchina, Dio non ci considera rotelle di una macchina; i rapporti con Dio sono rapporti personali, quindi sono rapporti consapevoli. Dio chiede sempre, anche alla Madonna chiede l’approvazione e aspetta finché la Madonna dice: “Sia fatto di me secondo la tua parola”. Quindi ci vuole questa apertura; perché se non c'è quest’apertura, noi restiamo chiusi nel pensiero del nostro io e il pensiero del nostro io ci danna. Ci vuole questa apertura, mettere noi in questa situazione di niente, di vuoto: “Signore, sono un niente, Tu sei tutto” perché è solo scoprendo la nostra povertà, la nostra miseria, la nostra incapacità, la nostra impotenza; scoprendo questo, toccando con mano che noi non siamo capaci a fare niente, non siamo capaci nemmeno a pensare; soltanto lì iniziamo a dire: “Signore, lavami tu perché io fallisco in tutto”. Questo è un rapporto di giustizia; il rapporto di giustizia sta in: io niente, Dio tutto; io sono creatura, Tu sei il Creatore; Tu sei quello che deve parlare, io sono quello che deve tacere. Se noi non impariamo a tacere, certamente non possiamo ascoltare; perché quando uno parla non può ascoltare; la qualità per ascoltare è fare silenzio. Dobbiamo mettere a tacere tutto di noi, i nostri pensieri, le nostre preoccupazioni, i nostri problemi; mettere tutto a tacere per renderci disponibili, metterci in silenzio per ascoltare quello che Lui ci vuol dire di Sé perché noi ci salviamo ascoltando quello che Lui ci dice di Sé, non quello che noi diciamo di noi; perché noi possiamo fare la lagna da mattina a sera e non è che non questo ci salviamo, assolutamente.

Signora: Io sono attratta da tutto questo ma non riesco a…

Luigi: Fintanto che dice “io” certamente..

Signora: Io non riesco a fare silenzio e non riesco ad ascoltare…

Luigi: Perché ha sempre parlato troppo! Si deve convincere che deve tacere, non deve parlare di sé, deve ricordarsi, deve tenere presente che tutte le volte che dice: “io”, lei si mette in una situazione di chiusura, di lontananza, di allontanamento e si rende sempre più difficile il problema. Tutte le volte che le salta sulla bocca “io”, si metta lo scotch sulle labbra. Metta a tacere il suo io, parli soltanto quando può dire “Dio”, tutto il resto non serve a niente. Fintanto che lei dice “io” lei fa il suo danno. Deve incominciare a dire “Dio”; quando lei si accorge che la prima parola che dice è “Dio”, finalmente può parlare, prima non parli.

Maria Pia: Fintanto che non siamo con Lui, noi non capiamo. L’unica condizione per rimanere con Lui è quella di..

Luigi: Certo, “Senza di Me non potete fare niente”; quando ho capito che senza di Lui faccio niente, o mi spacco la testa oppure…

Tiziana: L’importante è rimanere con il Signore perché anche se Pietro dopo si lascia lavare i piedi, però non capisce lo stesso; infatti quando Gesù gli lava i piedi morendo in croce Pietro non capisce ancora…

Luigi: Eh, ma ci vuole tanto prima di capire! Però attraverso tutte queste lezioni capiamo che ad esempio la grandezza di Pietro consiste in questo: ha sempre sbagliato, ha sbagliato tutto, però è rimasto, non è scappato. Il fatto che sia rimasto, ad un certo momento, significa che Dio non ci abbandona mai, l’importante è restare. Per cui ci dice: “Sbaglia pure ma resta con Lui, resta con Dio; Dio in un modo o nell’altro ti tirerà fuori” però l’importante è restare con Lui. Perché il pensiero del nostro io dice: “Io non ce la faccio!” e allora scappo. No, resta! Perché Lui è la salvezza. L’importante è questo: non ripiegarti nemmeno sui tuoi peccati, sulle tue colpe, sulle tue incapacità, sulle tue miserie. Ho detto molte volte che la prostituta di Magdala, se si fosse ripiegata su se stessa: “Io mi debbo pulire e poi mi avvicinerò a Lui”, certamente non sarebbe mai arrivata. È arrivata a Lui sporca com’era e Lui l’ha liberata da tutto, da sette demoni. L’importante è questo: non aver paura di avvicinarci a Lui con tutta la nostra miseria, con tutta la nostra povertà addosso; l’importante però è avvicinarci, voler restare con Lui. Pietro è rimasto, anche se ne ha combinate di tutti i colori, è arrivato a dire davanti a una servetta, dopo aver detto a Gesù: “Io non permetterò che ti conducano a morte!”, dopo poche ore dice: “Io quell’uomo lì non l’ho mai visto! Non l’ho mai conosciuto!”. Tutto detto! Eppure è rimasto! Ha pianto, si è disperato, eppure è rimasto. L’importante è quello!

Silvana: Questa frase ci dice che noi siamo chiamati a capire tutto quello che Dio ci fa..

Luigi: Certo, i figli di Dio sono figli intelligenti, Dio vuole l’intelligenza: “Anche voi siete senza intelligenza? Non siate come il cavallo, il mulo…” Dio vuole creature intelligenti. Li ha creati intelligenti e vuole che siano intelligenti.

Rita: È Dio che ha creato i muli, anch’io sono così…

Luigi: E tu accettati così, prima di tutto accettati come sei, come Dio ti ha fatta, come Dio ti ha voluta, anche se sei su una carozzella: “Dio mi ha voluta così”. Ma da qui ad adesso, accettandoti così, si incomincia  a ragionare con Dio, incomincia ad ascoltare Dio, incomincia a lasciar parlare Dio; è lì che si incomincia a cambiare. Ma se io sono un mulo e voglio pretendere di essere un cavallo da corsa, non lo sarò mai! Se tu ti accetti come mulo Dio ti farà cavallo da corsa, ma adesso ti devi accettare come Dio ti ha fatto.

Flavio: Dio fa un discorso con Dio, quindi la risposta di Gesù è determinante, quel “dopo”…

Luigi: In tutto il parlare di Dio, siccome Dio parla in tutto, non c'è nessuna parola che sia banale, non c'è niente di banale, se tu fai attenzione, anche la parola più piccola, detta magari da un bambino, la parola più insignificante: “Signore, che cosa mi vuoi dire di Te attraverso questa parola?”; ad un certo momento ti accorgi che si apre un infinito di sapienza, di profondità, partendo da una parola che sembrava niente. In nome di che cosa tu ti applichi? Perché sei tu Signore, che me la fai arrivare. In questo momento mi ha fatto arrivare questa parola da un bimbo, da un handicappato, che sembrava sciocca, eppure sei tu che me la fai arrivare. Se tu me la fai arrivare è per me, che cosa mi vuoi dire? Allora ti accorgi che la panoramica si allarga. Per questo bisogna essere attenti, perché è Dio che parla in tutto e che opera in tutto, bisogna prima di tutto convincerci di questo: tutto è opera di Dio! Quando siamo convinti che tutto è opera di Dio, allora incominciamo ad essere attenti verso tutto e verso tutti perché tutto è opera di Dio; essere attenti ad accettare: quindi custodire, la Madonna custodiva tutto, meditava, per cercare di capire che cosa Dio ti vuol dire attraverso quello. Allora quella è la vita spirituale, incominci a vivere spiritualmente; prima si è morti, fintanto che noi pensiamo a noi, al nostro io, siamo morti; per Dio siamo morti!

Franca: Gesù ci insegna come arriviamo a capire. adesso quello che Lui fa non lo capiamo, però dobbiamo accettarlo per “dopo” poterlo capire..

Luigi: Certo.

Teresa: Pensavo ai pastori che prima hanno creduto..

Luigi: E poi sono partiti, però per partire hanno lasciato il gregge, il loro mondo e sono arrivati a vedere quello che è stato annunciato.

Teresa: Anche la Madonna non capiva però custodiva la parola…

Luigi: In attesa di capire. É tutta lezione di Dio per noi, è tutta parola di Dio per noi; ci ha tracciato l’esempio, la strada: se tu non fai così non arrivi alla salvezza, cioè non arrivi a vedere la realtà di quello che ti è detto, non realizzi.

Pinuccia: C'è una scoperta stupenda, cioè Dio conosce la nostra situazione, noi non comprendiamo. Quindi è Gesù stesso che ce lo dice: “Tu non capisci” quindi non dobbiamo stupirci del fatto che non capiamo. “Lo capirai dopo”, quindi è Gesù stesso che ce lo promette, se lo dice Lui…

Luigi: Certo, bisogna credere e bisogna avere la speranza; la speranza di che cosa? Di arrivare a capire quello che Dio fa, di arrivare a capire perché se tu accetti ma non hai la speranza di arrivare a capire, tu rifiuti e offendi Dio perché se Dio parla, vuole che tu capisca. Quindi se Dio parla, prima di tutto vuol dire che ti ha formato l’orecchio; io non debbo offendere Dio dicendo: “Io non posso ascoltare…”, guarda che Dio ha fatto le cose bene, quindi se ti fa arrivare una parola vuol dire che prima ti ha formato l’orecchio. Oppure non devi dire: “Si, io l’orecchio ce l’ho ma non ho l’intelligenza!”; no! perché se Dio parla, parla per farti capire quello che Lui dice, altrimenti ci tratterebbe da sciocchi, quindi ti ha anche dato l’intelligenza per capire. Quindi non rifiutare la speranza! Per restare unito a Dio devi credere a tutto quello che Dio ti fa arrivare, con la speranza di arrivare a capire.

Pinuccia: “Dopo capirai”..

Luigi: Certo.

Pensieri conclusivi:

Nino: Dio opera tutto in tutti. Credi, cioè accetta con la speranza di arrivare a capire.

Delfina: Essere disponibile ad accettare…

Linuccia: L’importanza del silenzio..

Giovanna: Credere con la speranza di giungere a capire..

Luigi: Si, perché la nostra fede, la nostra speranza non dev’essere fondata su noi, deve essere fondata su Lui, su quello che Lui ha detto. Quindi: “Io credo Signore, perché Tu hai detto questo!”, “Io spero perché Tu hai detto questo!”. Dobbiamo poter dire: “Signore, io ho fatto conto sulla tua parola, non sulla mia; non sulle mie promesse, non sui miei impegni, ma ho fatto conto su di Te!”.

Maria Pia: Dio ci ama così come siamo però ci chiama a partecipare personalmente di Lui.

Franco: Lasciar fare Dio per arrivare a capire come il cieco che si è fatto mettere il fango sugli occhi; sembra l’opposto ma non lo è…

Luigi: Certo, apparentemente sembra l’opposto; il cieco avrebbe potuto ribellarsi: “Sei matto? Sono già cieco e mi metti ancora il fango sugli occhi?”.

Franco: È l’opposto del lavare..

Luigi: Si, perché agli occhi nostri, ci sono delle cose che ci sembrano assurde, per farci accettare anche l’assurdo da parte di Dio, perché c'è la sua mano, Lui sa, Lui sa dove vuole condurci. La Guida sa dove ti conduce, lasciati portare.

Paola: Vivere nell’iniziativa di Dio.

Tiziana: Se riferiamo allo spirito di Dio crediamo anche che in tutto quello che Lui opera, lo fa per donarci il suo spirito.

Silvana: Lasciarci lavare i piedi.

Flavio: Che Dio continua a parlarci fintanto che non ci arriva quella parola che illumina tutto il suo discorso.

Franca: La sua opera è fatta molto bene, è completa ed è fatta per essere capita.

Teresa: Non abbiamo motivo di giudicare perché ….

Pinuccia: Credere che in tutto Dio ci sta lavando i piedi, per purificarci, per farci capire ciò che ci vuol dire.


Gli disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me».  Gv 13 Vs 8


Argomenti: Le parole di Cristo e le parole degli uomini – Lasciare operare Dio su di noi – La Parola che purifica – Confidare in Dio e non in noi – La Parola ci fa essere – Accettare da Dio ciò che non capiamo – Il peccato dell’autonomia da Dio -


 

11/ Luglio /1987


Nino: Ogni segno che Dio ci fa giungere va riportato a Dio per capirne il significato. Quindi qui Pietro è nel pensiero del suo io perché non cerca il pensiero di Dio….

Franco: È più difficile lasciarsi servire che servire…

Grazia: Prima Pietro dice che non vuole farsi lavare i piedi ma dopo vuole farsi lavare tutto il corpo.. ci lasciamo prendere dall’entusiasmo..

Luigi: Però qui dice: “Se Io non ti lavo non avrai parte con Me”, cosa vuol dire?

Grazia: Che se tu non ti lasci purificare da me..

Luigi: Quindi non siamo noi che possiamo andare con Lui o che possiamo restare con Lui, che possiamo partecipare di quello che è Lui; ma è Lui che ci rende partecipi di Sé se però noi Lo lasciamo fare, Lo lasciamo operare su di noi.

Grazia: A noi tocca solo lasciarlo fare..

Luigi: Noi dobbiamo sempre avere come prototipo Maria che ha lasciato fare. Dire questo “Sì”, questo accogliere; ma è la Parola che ci trasforma, è la Parola di Dio che ci lava, che ci purifica, ci libera, ci conduce a far parte di quello che Lui è. Si entra nel regno di Dio dicendo: “È stato sempre dono tuo! Tutta opera tua!” non mai qualche cosa di nostro! Perché l’opera è di Dio. L’importante è questo lasciarsi fare da Dio. Noi non siamo fatti, è Dio che ci sta facendo, anche adesso, noi siamo creature in gestazione. Colui che ha cominciato l’opera è Dio creandoci, ma l’opera non è ancora fatta! Bisogna lasciare che quest’opera che Dio ha cominciato, Lui la conduca al compimento, al suo sabato. Ma è Lui che conduce al compimento.

Giovanna: Lasciarci lavare è un credere che Lui può…

Luigi: Dunque, Lui dice che sono le sue parole che ci lavano: “Voi siete mondi a motivo delle parole che vi ho detto”, le parole. Quindi le parole di Dio, arrivando a noi, prima di tutto ci liberano dalle parole degli uomini. Noi siamo sempre pieni di parole, o siamo pieni di parole di uomini, o siamo pieni di parole di Dio. Le parole degli uomini ci sporcano, ci inquinano; le parole di Dio ci liberano e ci purificano da tutto. Perché? Perché le parole di Dio ci raccolgono nell’unica cosa essenziale; le parole degli uomini ci dicono: “Questo è importante, questo è importante, questo è necessario, questo bisogna farlo…”. Invece Gesù ci ribalta tutto: “No, questo non vale, questo non è importante; fidati di Dio; fa conto su Dio; una cosa sola è necessaria! Impegnati lì” perché Colui che ti ha creato senza di te non ti salva senza di te. Colui che crea, che parla in tutte le cose senza di te, non te le illumina senza di te. Quindi cosa richiede da te questo pensiero? Impegnati in Lui. Quindi la parola di Dio ci lava, quindi quel lavare vuol dire purificare; purificare in quanto uno è sporco, è sporco in quanto è inquinato. L’anima si inquina in quanto ha altri interessi, sono i tanti interessi, sono i tanti amori che inquinano la nostra anima, la indeboliscono, la rendono incapace di portare la luce. La parola di Dio ci libera da tutto questo inquinamento, e quindi la fortifica, perché la incentra in un unico amore. Concentrata in un unico pensiero, diventa capace di portare la verità, altrimenti non possiamo restare.

Maria Pia: Quando abbiamo capito una parola di Dio vogliamo subito fare noi, prendere l’iniziativa..

Luigi: Ci si avvicina a Dio con tutta la nostra povertà addosso, mai crederci qualcuno, mai crederci così sicuri di noi stessi. Bisogna avere questa convinzione, che per poco che Dio si allontani da noi, immediatamente noi precipitiamo e nelle cose più impensate. Bisogna proprio avere questa consapevolezza del nostro nulla e del Suo tutto; è necessario restare sempre attenti a Lui, mai perderlo di vista, né Lui, né le sue parole.

Fabiola: Qui Pietro esprime un atteggiamento interiore, anche se vuole essere tutto di Dio, non accetta di lasciarsi fare…

Silvana: In tutto quello che Dio ci fa, che ci piaccia o non ci piaccia, c'è una positività per noi, anche se non capiamo dobbiamo accettare sapendo che è per il nostro bene.

Luigi: Tutto quello che accade attorno a noi e dentro di noi è sempre grazia di Dio, perché uno solo è il Creatore; in quanto tutto è creazione di Dio, anche se non capiamo, e soprattutto se non capiamo, dobbiamo accettarlo. La prima cosa da fare è accettare perché c'è la Sua mano; quindi io non capisco però so che è opera tua, se Tu mi presenti questo, c'è la tua mano, aiutami a cercare il Tuo pensiero. Accettare, credere perché appartiene alla creazione di Dio. Quindi se appartiene alla creazione di Dio c'è una parola per me, Dio vuole comunicarmi qualcosa, perché la parola è una comunicazione: “Signore aiutami a capire quello che Tu mi vuoi comunicare”. Quindi in tutte le cose noi dobbiamo avere questo atteggiamento qui. Perché attraverso tutte le cose è Dio che ci sta facendo, soprattutto attraverso quelle cose che a noi sembrano impossibili, che restano dure da accettare, apparentemente assurde. Anche per Maria il problema è stato quasi assurdo; eppure è proprio accogliendo quello che umanamente non poteva capire, ecco che Lei ha incarnato Dio nel mondo.

Franca: Se capiamo possiamo partecipare di Dio…

Luigi: Se Dio non parla con noi, noi cadiamo nel nulla; quello che ci sostiene è la parola di Dio, che ci fa essere. Se Dio tace noi percepiamo il nostro nulla. È necessario che Lui in continuazione parli, perché parlando ci sostiene, quindi ci rende partecipi. Parlando, Lui ci comunica qualche cosa di Sé, quindi ci rende partecipi. Nella misura in cui noi assimiliamo le sue parole, partecipiamo del suo essere.

Lui, essendo l’Infinito, parlando, partecipa il suo infinito, il suo eterno, il suo assoluto, lo partecipa a noi che siamo niente; a poco per volta ci fa passare attraverso la sua parola, dal nostro niente al suo tutto; dal nostro infinito al Suo infinito; dal nostro tempo alla sua eternità. Ma è sempre attraverso la sua parola.

Franca: Lui partecipa del Padre quindi la sua parola ci fa partecipare…

Luigi: Ci fa partecipi perché Lui è: conoscere Lui è vita eterna.

Teresa: Anche se le cose ci sembrano buone, non ci è mai lecito agire autonomamente..

Luigi: L’autonomia è un grande peccato, è il peccato originale, cioè che è a fondamento di tutti gli altri peccati. Anche quando Gesù dice: “È necessario che il figlio dell’uomo sia mandato a morte, calpestato, disprezzato…” e lui, Pietro, sempre il solito, dice: “No, noi lo impediremo, ti difenderemo”, Gesù gli dice: “Sei un demonio, vattene via”. Ecco questo far conto su noi stessi. L’importante non è far conto su noi stessi, anche magari per difendere Dio (perché Pietro voleva difendere Dio). No, non difendere Dio, cerca di capire quello che Dio sta operando, sta facendo. L’importante è capire, perché è dal capire che la nostra anima viene trasformata: è la conoscenza che ci trasforma.

Rita: È necessario accettare tutto da Lui..

Luigi: Certo, soprattutto le cose che non ci piacciono: quelle ci trasformano. E quali sono le cose che ci piacciono? Sono quelle compatibili con quello che pensi tu, allora quelle non ti cambiano. È proprio accettando quello che non piace, che ci fa fare un salto di qualità.

Pinuccia: Pietro non ha capito il gesto di Gesù, questo rifiuto della creatura è in buona fede infatti si capisce che è in buona fede perché quando capisce l’intenzione del Signore, vuole farsi lavare tutto.

Luigi: È esagerato prima ed è esagerato dopo..

Pinuccia: Rivela anche la buona fede perché….

Luigi: Guarda che si va all’inferno in “buona fede”..

Pinuccia: Ma quando siamo in buona fede il Signore ci riprende..

Luigi: Si, Dio ci aiuta, ci ammonisce, ma dico che c'è il rischio di andare all’inferno in buona fede..

Pinuccia: E Pietro si è lasciato ammonire, ha accettato la correzione..


Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!».  Gv 13 Vs 9


Argomenti: La vera religiosità – Pietro il sentimentale – Viviamo in un pensato di Dio – La maschera della fede – Il sentimento non deve essere dominante in noi -


 

11/ Luglio /1987


Nino: Il sentimento è troppo poco, o troppo..

Luigi: Esagerato prima ed esagerato dopo: sempre così… Dio vuole fare questo: no, o niente, o tutto; bisogna imparare ad accettare.

Franco: Vuol fare di testa sua.

Luigi: Si, c'è sempre il nostro io di mezzo. “Signore, anche se tutti ti tradissero, io no!”. “Tu mi ami più di tutti?”, perché Pietro credeva di amare Gesù più di tutti gli altri… e poi arriva la prova!

Franco: Che gli fa rimangiare tutto!

Fabiana: Poi quando ha capito si è lasciato fare…

Luigi: Però qui Pietro voleva qualcosa di più di quello che il Signore gli voleva fare..

Maria Pia: Conferma che non ha capito in quanto il Signore non può lavare le mani e la testa, nel senso che non può cambiarci le idee..

Luigi: No, Lui ce le cambia proprio le idee, Lui vuole cambiarcele! Gesù ci propone la conversione. Gesù dice che loro erano già stati lavati perché avevano già seguito Lui, seguendo Lui, Lui ci lava, ci cambia la testa. Noi corriamo sempre il rischio di ritenere che la religiosità stia nel fare certe cose, comportarci in un certo modo, non stia nel cambiare le testa. Invece la vera religiosità, comincia nel cambiare dentro, nel cambiare i pensieri, nel cambiare la testa, poi tutto il resto viene poi di conseguenza; prima di tutto è un cambiare dentro, cambiare la mentalità. Allora l’uomo viene cambiato autenticamente. In caso diverso, uno si mette una maschera; se tu continui a pensare come pensavi prima, però ti comporti esteriormente  in modo diverso, allora tu hai adottato una maschera, un vestito diverso, però la tua testa è sempre quella. Invece di cambiare dal di dentro, magari fuori è come prima, comincia dal cambiare dentro, come pensiero, come giudizio, comincia a giudicare in modo diverso, dal punto di vista di Dio, e non più dal punto di vista degli uomini; non secondo quel che appare, ma secondo quella che è la realtà di Dio.

Silvana: Qui Pietro esagera però rivela il desiderio di far parte con Gesù, di essere con Gesù.

Luigi: Sì, certo. D’altronde aveva lasciato tutto per seguire Gesù, quindi c'era un legame. Pietro sbaglia molto, è un sentimentale, si lascia trasportare dagli avvenimenti, dalle cose, però è sempre rimasto con Gesù. È proprio questo restare, nonostante tutto. È una grande lezione quella che riceviamo da Dio attraverso Pietro. L’importante è restare sempre con Lui.

Franca: Pietro vuol fare qualunque cosa pur di restare con Gesù..

Luigi: Poco dopo dirà: “Io ti seguirò fino alla morte..”

Franca: Ma noi non siamo padroni dei nostri sentimenti..

Luigi: Appunto perché noi non dobbiamo far conto sui nostri sentimenti, ma bisogna superare tutto di noi; per cui se Dio vuole che tu resti all’ultimo, tu resti all’ultimo. Bisogna imparare ad accogliere tutto da Dio, perché uno che abbia superato se stesso non importa, non vuole amare più degli altri, “No, io non ti tradirò mai!”, l'io nostro crolla perché la nostra forza deve essere in Dio. E quando per uno la sua forza è in Dio non pensa più a se stesso. Quando uno non pensa a se stesso non si sente più forte degli altri. Il sentimento non può essere un punto di riferimento, è come se tu volessi respirare qui l’aria che c'è a duemila metri. Quella è una sciocchezza. Il sentimento è conseguenza della situazione in cui tu ti trovi. Ma è conseguenza, non premessa. Quindi a seconda della situazione in cui ti trovi, senti; ma il sentire è una conseguenza, non deve essere la premessa, non deve essere l’elemento dominante. L’elemento dominante è il Pensiero di Dio, non deve essere il sentimento. Se tu ti trovi a duemila metri e respiri, senti quello che respiri; se ti trovi in riva al mare senti quello che respiri. Sono situazioni diverse, ma non ti lasci dominare. A seconda della situazione in cui uno si trova, percepisce, sente qualcosa, ma sono conseguenze…

Nino: I sentimenti servono a confrontarci con la passione di assoluto che portiamo in noi…

Luigi: Ma non deve essere l’elemento dominante, non deve essere il punto orientante. Il punto orientante deve essere il pensiero. Il pensiero non è il sentimento.

Nino: No, ma hanno la funzione di farci vedere il punto in cui siamo..

Luigi: Il sentimento è quello che tu avverti nella situazione in cui ti trovi ma non deve essere il motivo che ti fa scegliere..

Teresa: La pazienza del Signore con noi..

Luigi: Tutto è opera di Dio, noi se siamo è perché Lui ci vuole, ci pensa. Noi siamo pensati e viviamo in un pensato di Dio.

Rita: Nel pensiero di Dio Pietro è simpatico…. L’importante è rimanere..

Pinuccia: Io vedo in Pietro un atteggiamento di totale disponibilità. Non vuole più di quello che il Signore vuole dargli ma si rende disponibile per riparare a quel no che aveva detto prima..

Luigi: (n.r.)


 Gesù rispose: Chi ha fatto un bagno non ha bisogno di lavarsi che i piedi, perché è interamente puro. Anche voi siete puri, ma non tutti” Gv 13 Vs 10


Argomenti: Il bagno spirituale – L’orientamento al fine – L’unificazione nel Pensiero di Dio – L’occupazione della mente – La conversione al Fine di Dio – La gelosia di Giuda – Sapere quello che si vuole -


 

11/ Luglio /1987


Nino: Il bagno nella sua parola che ci purifica…

Luigi: Ti faccio una domanda: quand’è che uno ha fatto il bagno? Quand’è che si lava i piedi; e quand’è che uno si lava i piedi prima di fare il bagno? perché può anche succedere questo. E perché chi ha fatto il bagno ha bisogno di lavarsi i piedi?

Franco: Perché finché siamo sulla terra, camminiamo sulla terra, ci sporchiamo continuamente, quindi bisogna lasciarci servire dalla parola di Dio.

Luigi: Cosa vuol dire questo sporcarsi i piedi? cosa vuol dire fare il bagno spiritualmente parlando? Perché c'è gente che si lava soltanto i piedi e non fa il bagno.

Si fa il bagno in quanto uno si converte da un fine ad un altro; cioè, tu camminavi verso un tale fine, adesso hai capito ed hai accettato e ti sei orientato a camminare sull’altro fine. È in quanto ti immergi nel fine che tu fai il bagno. Poi, camminando in continuazione sulla terra, si creano dei rapporti con le creature, allora hai sempre bisogno di rivedere nel fine, riportarti sempre nel fine. Tutto quello che ti resta attaccato ai piedi, va sempre riportato nel fine, è il lavare i piedi, il riportare al fine. Ma se tu non hai il fine, non hai fatto il bagno, anche se ti lavi i piedi tutti i giorni, diventa un rito, perché tu ti lavi i piedi in un fine diverso da Dio. Quindi il bagno è proprio la conversione, in quanto uno si converte. Convertire vuol dire: allontanarsi da un fine e rivolgersi ad un altro fine. Sei stato creato per cercare e per conoscere Dio, hai capito? Allora, ti impegni per cercare e per conoscere Dio? Cioè, ti impegni sul tuo destino? Allora se tu accetti di camminare verso la ricerca, verso la conoscenza di Dio, hai fatto il bagno. Adesso c'è il problema di purificare tutti i rapporti che ci sono con la terra, con il mondo, però il tuo fine è quello!

Franco: Questo nuovo fine che ci provoca la conversione è Dio che ce lo propone con la sua parola…

Luigi: Ah, si, è solo la parola di Dio! Senza la parola di Dio abbiamo i fini che ci propongono gli uomini, che vediamo e tocchiamo nel mondo.

Franco: Dio ci propone il suo fine ma noi possiamo dare maggiore importanza ad altri fini, infatti dice: “… non tutti..”..

Luigi: No, se tu dai importanza ad altri fini allora ritorni nella situazione di prima, ti sporchi tutto, hai bisogno di un bagno. Perché il fine è questo bagno, è il fine che lava, è questa lavatura completa. Ho detto che siccome tutto dipende dal pensiero, il bagno avviene proprio in quanto avviene un’unificazione del tuo pensiero. Ed è Dio che ce lo propone, perché se Dio non ce lo proponesse, tu non lo potresti neanche lontanamente immaginare! Tu sei convinto di quello per cui tu vivi; Dio invece ti propone il suo fine. Siccome la parola di Dio convince, ti dà la possibilità di fare il bagno. Il bagno l’ha fatto San Paolo: quando, convinto che i cristiani fossero dei pagani che doveva combattere contro di loro, ad un certo momento scopre invece che lui sta combattendo contro Gesù, ecco, qui abbiamo il bagno, c'è la conversione completa; ha dovuto cambiare tutta la sua vita. È questo cambiare tutto! Ma cambiare tutto in quanto ha scoperto una verità diversa da quella che lui credeva. Ora, fintanto che uno crede che la vita stia nel fare carriera, che serva per guadagnare soldi, posizione, per la casa, ecc., è immerso nel mondo. Poi ad un certo momento ti arriva la parola di Dio che ti fa capire un’altra presenza: “Tu sei qui per questo!”. Allora quello ti sconvolge tutto, ti mette in crisi e sbagli. Poi dopo, se tu accetti questo, allora poi dopo c'è il problema del rapporto col mondo, per mantenere sempre questo orientamento, questa purificazione con Dio.

Franco: Presenta anche la possibilità di essere apostoli ma non avere questo orientamento, infatti dice che non tutti sono puri…

Luigi: Qui parla di Giuda. Giuda è tutt’altro che orientato al fine che propone Dio, qui Giuda ha come fine il suo io; è tutto un problema di gelosia che era dominato dal pensiero del suo io. Quindi qui vuol dire che Giuda non aveva fatto il bagno, anche se Gesù gli aveva lavato i piedi, lui non aveva fatto il bagno, quindi c'è la presenza dell’io. Quindi a quel punto lì i piedi lavati servono a un bel cavolo!!!! Perché se non c'è il cambiamento nella mente, quindi se non c'è lo spostamento di pensieri dal pensiero del nostro io al Pensiero di Dio, tutte le altre purificazione non servono più a niente.

Grazia: Quindi prima di lavarci i piedi dobbiamo sempre vedere se abbiamo già fatto il bagno..

Luigi: Certo; è come dire: se non sei convinta del fine, ti preoccupi tanto di avere i mezzi, la macchina bella e poi non sai dove andare. No! prima devi sapere dove andare e poi vai a cercare i mezzi, e la strada per arrivare alla meta. Se non fai così vuol dire che sali in macchina solo per la figura, affinché tutti ti battano le mani: allora c'è il pensiero dell’io. allora, le cose sono autentiche, diventano vere, in quanto uno deve arrivare ad una meta e adesso va a cercare i mezzi necessari per poter arrivare a quella meta che si è proposto. Però il bagno è convincersi della meta verso la quale bisogna andare, poi dopo si cercano i mezzi.

Daniela: Siamo attratti dall’interesse per il mondo fintanto che non abbiamo chiaro il fine…

Luigi: Ah, certo! Se non abbiamo il fine ben preciso, siamo portati via. È come uno che sia disoccupato, è sempre in balìa di tutto e di tutti; non sa dove andare e quando non sai dove andare tutte le vetrine sono tue, con tutti quelli che incontri perdi del tempo a chiacchierare perché tanto non sai cosa fare. L’importante invece è essere occupati; Dio viene ad occuparci. Quindi bisogna prima di tutto avere la mente ben occupata. Se abbiamo la mente ben occupata, allora ti accorgi che incominci a non perdere del tempo perché hai un impegno ben preciso davanti a te.

Giusy: ….

Luigi: Senza Dio non possiamo fare niente e tutto quello che facciamo è niente. Senza Dio non si possiamo fare niente e tutto quello che facciamo lo facciamo diventare niente e perdiamo anche tutto quello che abbiamo. Quindi il Pensiero di Dio è essenziale sia per restare con Lui (perché è grazia sua se possiamo pensare a Lui) e sia per camminare verso di Lui, per fare qualche cosa con Lui. Il Pensiero di Dio è essenziale, senza di Lui non possiamo fare niente.

Giovanna: Pietro aveva Dio come fine però faceva tutti questi sbagli che abbiamo visto, l’importante è che Lui è rimasto. Per noi questo rimanere, questo restare è ritornare sempre al principio (quando uno se ne accorge)…

Luigi: Ma il principio è essenziale, non bisogna mai perderlo di vista: Dio è il Creatore di tutte le cose; bisogna sempre riportare tutto al principio delle cose, perché soltanto riportando al principio tutte le cose si illuminano, lontane dal principio tutte le cose si oscurano. Più ci allontaniamo dalla sorgente, l’acqua si inquina perché raccoglie, man mano che scende sulla terra, raccoglie tanti elementi e diventa gialla, sporca. Quindi ogni opera di Dio, quanto più si allontana da Dio, tanto più raccoglie elementi. Come la luce che parte da una sorgente, passando in luoghi diversi raccoglie tracce; per cui osservando in un punto ti accorgi che ha raccolto tante cose lungo il cammino: però è inquinata, non ti rivela più la sorgente nel senso puro. Così è lo stesso. Ora, per vedere le cose nella luce vera, bisogna sempre recuperare il principio: riporta sempre tutto nel principio. Nel principio le cose sono vere: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio; tutto è stato fatto per mezzo di Lui e niente è stato fatto di tutto ciò che è fatto”. ecco, qui abbiamo la luce chiara delle cose, bisogna sempre recuperare questo principio. Mentre se sei lontano dalla sorgente pensi: “Ah, ma questa è una cosa buona; questo è giusto; bisogna farlo, perché è importante” e ad un certo momento ci accorgiamo che stiamo girando su una giostra.

Maria Pia: Dio quando ci ha creati tutto era buono, poi man mano noi siamo cresciuti e ci siamo staccati da Lui per questo dice: “… non tutti siete mondi”.

Luigi: Più che cresciuti ci siamo gonfiati….

Maria Pia: Cresciamo dopo, quando ci sgonfiamo…

Luigi: Sì, certo!

Margherita: Anche io vorrei capire meglio questo: “Anche voi siete puri…”..

Luigi: Dunque, la purezza è data dalla semplicità di sguardo, perché Gesù stesso dice: “Luce del tuo corpo è il tuo occhio: se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo è puro, è illuminato”. Questa purezza viene data dallo sguardo; sguardo cosa vuol dire? Guardo alla meta, guardo al fine. Quindi, se tu guardi una cosa sola, tutta la tua vita diventa semplice, perché la semplicità viene data dall’unità dello sguardo. Ma se tu guardi a tre o quattro cose, la tua vita si sporca, diventa inquinata perché vuoi questo, ma vuoi anche quell’altro, ma anche quell’altro, ma anche quell’altro…. quindi la semplicità di interessi, che deriva dalla molteplicità di sguardi; questo inquina la nostra vita, la macchia per cui non sei più limpida perché c'è anche quell’altro, c'è anche quell’altro: è la molteplicità di amori, molteplicità di interessi, inquinamento, non si capisce più niente. Cioè, non si capisce più quello che uno vuole. Hai già visto quei bambini che vogliono e non vogliono la stessa cosa; non sanno più quello che vogliono. Così è lo stesso! ad un certo momento non sappiamo più quello che vogliamo, nella molteplicità. Allora, la purezza “Voi siete puri..” in quanto avete accettato da Me, Figlio di Dio, di guardare una cosa sola.

Margherita: Si riferisce ai discepoli…

Luigi: Certo, “…. a motivo delle parole che vi ho detto e che voi avete accolto” … infatti i discepoli dicono: “Noi abbiamo lasciato tutto per seguire Te”, cosa vuol dire quel “seguire Te”? Lui parla che “Una cosa sola è necessaria”; quindi li ha orientati a “Una cosa sola è necessaria”: conoscere il Padre. Quindi li ha orientati a questo; quando hanno una cosa sola: ecco la purezza. Guardando una cosa sola c'è anche la liberazione.

Signora: Si può lasciare tutto come Pietro e si può lasciare tutto come Giuda…

Luigi: Ho detto che: anima di tutto è sempre il pensiero; noi possiamo esteriormente lasciare tutto e poi non lasciare il pensiero del nostro io, ed è qui che si gioca tutto! Perché uno può anche lasciare la sua casa e andare nel deserto, ma continuare al pensiero del suo io, allora si abbarbicherà magari al granello di sabbia piuttosto che al filo d’erba ma resta schiavo di tutto un mondo. San Giovanni della croce dice che si resta legati sia con una catena sia con un filo di seta ma si è sempre legati! Il principio di schiavitù è il pensiero del nostro io mentre il principio di liberazione è il Pensiero di Dio. Ora, quel che veramente importa nel lasciare è questo lasciare il pensiero del nostro io, cioè metterlo a tacere, dimenticarsi, non pensare a noi stessi. Non pensare a se stessi vuol dire: non pensare ai nostri sentimenti, non pensare a quello che abbiamo provato, esperimentato, dimenticarci, e cercare in tutto il Pensiero di Dio, cercare cioè quello che vuole Dio, la sua intenzione, portare tutte le cose sempre in Dio. Questo vuol dire dimenticarsi, superarsi. In caso diverso noi ci regoliamo così: “Questo mi piace, questo non mi piace; questo è simpatico; quello è antipatico; questo mi conviene, quello non mi conviene”. Allora giudichiamo sempre in funzione del pensiero del nostro io in rapporto a quello che mi può servire, quello non mi può servire, quello mi piace, quello non mi piace; ma al centro c'è il pensiero dell’io. allora uno può anche dare via tutte le sue sostanze, come dice San Paolo: può anche bruciare il suo corpo: ma è sempre un centro di egoismo! Allora qui non si fa altro che costruire dei monumenti di orgoglio e nient’altro! ora, l’anima di tutto questo lasciare è il Pensiero di Dio: “Chi vuol venire dietro di Me, rinneghi se stesso” cioè non pensi a se stesso perché chi vuole salvare la sua vita, deve ignorare la sua vita, non deve pensare a sé. Perché non deve pensare a sé? Perché deve cercare Dio; deve cercare tutto quello che riguarda Dio, cioè deve cercare il Pensiero di Dio in tutto. Quindi c'è questo superamento continuo. Il nostro io è un rischio perché è un posto di blocco, in quanto si avvertono le cose, le quali, arrivando a noi, provocano in noi delle sensazioni, e noi corriamo il rischio di vivere di queste sensazioni. Per cui, ho fame, adesso vivo per il mangiare; ho bisogno di riposarmi, adesso vivo per dormire; ho bisogno di ripararmi, adesso vivo per la casa; tutto in conseguenza del pensiero del nostro io, in relazione alle sensazioni che le opere di Dio provocano in me; per cui non cerco più il Pensiero di Dio. Le sensazioni mi arrivano ma non devo farmi dominare da queste che arrivano a me; devo cercare cosa il Signore mi vuol dire attraverso questa sensazione che il Signore mi fa arrivare; bisogna cercare il Pensiero di Dio.

Silvana: Questo lavarsi i piedi quindi significa la Parola di Dio che ci aiuta a fedeli all’orientamento.

Luigi: Sì, quindi che ti aiuta ad interpretare tutte le cose che avvengono nel tuo mondo, che raccogli vivendo nel mondo, camminando sulla terra, ti aiuta a vederle nel fine; però l’anima deve già essere orientata al fine; quindi il bagno avviene in quanto uno si è orientato al fine poi il lavare i piedi è tutto questo vedere ogni fatto, ogni parola, ogni avvenimento, notizia che arriva a noi, a cosa serve per il fine.

Franca: Cosa vuol dire personalmente questo: “… non tutti siete puri”?

Luigi: Qui lo dice dopo pensando al traditore, quindi lo dice riferendosi a uno che non aveva fatto il bagno: “C'è qualcuno tra voi che non ha fatto il bagno”. Cioè, fintanto che in noi non è avvenuta la conversione del pensiero, perché il bagno sta nel pensiero; quindi in quanto tu hai messo a tacere il tuo io ed hai accettato di orientarti a conoscere Dio, tu hai fatto il bagno; se invece vivi nel pensiero del tuo io, fossi anche discepolo del Cristo, al posto del Cristo, mangiassi alla stessa mensa del Cristo, ascoltassi tutti i giorni parlare Cristo, se non hai fatto questo bagno qui, non sei lavato.

Franca: Il cieco, fintanto che non si è immerso nelle acque non si è lavato..

Luigi: No, il cieco ha accettato l’orientamento in quanto ha ascoltato la parola di Gesù ed è andato. Già il fatto di andare… perché Gesù gli ha messo il fango e poi gli ha detto di andare alla piscina e lui è andato, si sarà fatto aiutare, comunque è andato. Quindi già il fatto di andare è l’orientamento.

Teresa: … denuncia che c'è un traditore..

Luigi: Si, ma non dice chi è..

Teresa: Però penso che sia stato un atto di misericordia; cioè ha dato la possibilità all’altro di..

Luigi: A tutti, perché tutti potevano essere puri, ma tutti potevano essere quell’uno che non era puro; perché altrimenti uno poteva pensare: “Io sono a posto!”. No, il Signore non lo dice per cui tutti quanti possono pensare: “Posso essere io!”: bisogna mantenere questa consapevolezza; non bisogna far conto su noi stessi mai! Perché si entra nel regno di Dio facendo conto su Dio, non su quello che noi siamo. Anche se il Signore dice: “Beato te Pietro” il Signore non dice: “Beato te che sei a posto”.

Tutto Dio lo fa per misericordia, tutto Dio fa per salvare e anche se lascia dubitare a ognuno di essere quel “uno” non lavato, lo fa per misericordia.

Teresa: Anche i piedi a Giuda non glieli ha lavati soltanto così…

Luigi: Glieli ha lavati un po’ di più! ma Dio vuole salvare tutti, tutti! L’importante è accettare tutto da Lui e poi Lui sa; fossimo anche lontanissimi, non importa, Lui ti salva!

Rita: Non sono d’accordo perché Gesù ha scelto Giuda per fare questa parte qui..

Luigi: Certo, Giuda è per noi per insegnarci a non essere dei Giuda…


“Perché sapeva chi sarebbe stato il traditore, per questo disse: non tutti siete puri”. Gv 13 Vs 11


Argomenti: La purezza è nel fine – Tutti possiamo essere Giuda – L’uomo non conosce se stesso – La confusione lontano da Dio – Le parole vanno intellette nell’intenzione di chi parla – L’intenzione illumina il segno – La misericordia di Dio -


 

11/Luglio/1987


Nino: Noi se vogliamo conoscerci dobbiamo conoscerci nel Pensiero di Dio.

Luigi: Certo, solo in Dio ci conosciamo. Infatti noi ci possiamo illudere di essere puri e non lo siamo, o possiamo crederci peccatori e forse magari siamo puri.

Franco: “Non tutti siete puri” è per noi; interroghiamoci se in noi c'è questa purezza di sguardo perché magari tutti i giorni cerco di approfondire il vangelo poi magari scopro che il fine è un altro..

Daniela: Per sapere se abbiamo fatto il bagno cioè se il nostro fine è giusto, davanti ad ogni scelta dovrei essere sicura, non avere conflitti…

Luigi: Se hai fatto la scelta è perché sai quello che vuoi. Se non sai quel che vuoi non hai fatto la scelta.

Maria Pia: L’importanza della consapevolezza: sapere quello che vogliamo che è ciò che Dio ci propone e quindi partecipare personalmente e andare fino in fondo.

Luigi: Certo, fino in fondo!

Margherita: “Non tutti siete puri” significa che c'è sempre qualcosa in noi da superare?

Luigi: No, “non tutti siete puri” vuol dire che qualcuno tra voi non è orientato al fine, cioè vive nel pensiero di se stesso; c'è il pensiero del suo io che lo domina, cioè è dominato dal pensiero del suo io.

Margherita: Allora non distinguo più tra il fatto che si riferisce all’apostolo oppure si riferisce a me?

Luigi: Si, lo dice a me! per cui mi lascia dubitare che posso essere io quell’uno che non è puro. Quindi la parola di Dio mi invita sempre a mettere a fuoco il mio fine, perché posso essere io quell’uno. Perché se avesse detto: “No, non sei tu Pietro; tu sei puro! È l’altro che non è puro”. Ma invece Lui dice: “Non tutti siete puri”, lascia il dubbio in tutti che “forse quell’uno sono io!”. infatti quando più avanti dirà: “Uno di voi mi tradirà” rispondono: “Sono io; sono io”, la creatura, l’uomo non si conosce mai, non è mai sicuro di sé, la sicurezza arriva solo da Dio. È la tanta conoscenza di Dio che dà a noi sicurezza, che ci fa conoscere veramente noi stessi. Lontano da Dio noi, magari, ci crediamo giusti, e siamo ingiusti; oppure ci crediamo molto peccatori e invece… noi crediamo di pregare e invece preghiamo assolutamente niente; l’altro che crede di non pregare, invece prega molto”. Perché lontano da Dio c'è confusione.

Margherita: Gesù lo fa per misericordia di lasciarci nel dubbio..

Luigi: Tutto il Signore fa per misericordia perché Lui stesso dice che: “Dio vuole che tutti si salvino e giungano a conoscere la verità”, quindi tutte le cose che Lui dice, anche se dicesse: “È meglio per te non essere mai nato”, dicesse anche questo, lo dice per misericordia per salvarti. Perché? Perché tutte le parole devono essere intellette; le parole sono dei segni. Uno ti può dire: “Guarda che tu sei un infelice” e magari quella parola è piena di attenzione, è piena d’amore. Quante mamme danno dei nomacci ai figli e quei nomacci sono pieni d’amore. Tutti i segni vanno sempre intelletti nell’intenzione, è l’intenzione che mi illumina il segno, non è il  segno di per sé, è l’intenzione. Quando conosciamo l’intenzione di una persona, possiamo digerire tutte le parole che dice quella persona, perché le vediamo in quella intenzione lì e allora possiamo sopportare tutto. Ora, se vedo l’intenzione di Dio: “Dio vuole che tutti si salvino” anch’io rientro in questo “tutti”. Allora tutte le parole che Dio mi dice, me le dice in questa finalità qui, in questa intenzione qui. Allora non c'è la disperazione; la disperazione c'è in quanto dimentico l’intenzione di Dio, allora intendo le mie cose nell’intenzione del mio io. allora per me è finita perché rimango nel pensiero del mio io. ma ogni cosa va intelletta nel pensiero di chi la dice, nell’intenzione di chi la dice; e l’intenzione ce l’ha detta chiara, grossa così: “Io voglio che tutti si salvino”. Allora, tutte le parole che Lui dice, anche quando dice: “Tu sei un demonio”, sono per salvare, quindi è misericordia.

Franca: Quando Gesù dice a Pietro: “No, tu non hai bisogno di essere lavato tutto, ma solo i piedi..” perché lui aveva fatto il bagno, era orientato; allora lui poteva pensare: “Ma sono forse io?”.

Luigi: No, un momento! Pietro aveva detto: “Lavami anche la testa”, allora il Signore dice: “Chi ha fatto il bagno non ha bisogno che di lavarsi i piedi…” allora Pietro voleva che Gesù lo lavasse tutto. Il parlare di Gesù lascia sempre le frange…

Franca: Mi sembrava che a tutti gli altri lasciasse il dubbio ma a Pietro no!

Luigi: Tu guarda cinque minuti dopo il suo pensiero è chiaro!

Franca: “Non tutti siete puri”, quindi vuol dire che quando non c'è l’orientamento, quindi non c'è il fine prima di tutto, non dobbiamo mai far conto su noi stessi ma…

Luigi: Si fa conto su Dio! Se sono orientato a Dio mi ritengo a posto! No! È proprio quel guardare a Dio, non è il guardare di un momento, oppure fare un voto. Quel guardare a Dio è un guardare continuo. Cioè se tu parti in macchina e ad un certo momento dimentichi dove devi andare, dove vai a finire? ora, il fine dobbiamo averlo sempre alla base. Il fine dobbiamo averlo sempre, costantemente davanti. Non puoi dire: “Io parto e poi non ci penso più!”, no! tu parti se pensi in continuazione! Perché ad ogni bivio tu entri in crisi, se non sai dove devi andare.

Franca: Se dimentico il fine, è lì che non sono pura.

Luigi: Certo, perché quello che mi inquina tutto è questo. Io parto e debbo andare là; poi a metà strada mi dimentico e non so più dove andare: tutto mi sporca, tutto mi porta via.

Franca: E l’orientamento non basta…

Luigi: È la cosa continua, permanente; vale in quanto permane, non in quanto uno ha fatto una scelta. L’errore grosso della nostra vita è quello!

Pensieri conclusivi:

Teresa: L’importante di accettare tutte le parole di Dio direttamente, anche quando si riferisce ad un altro, è ancora per salvarmi…

Luigi: Sempre, perché tutto quello che riguarda anche per l’altro, un giorno il Signore ci dirà: “Guarda che la parola che avevo detto per quell’altro era per te!” oppure: “Guarda che ho fatto recitare a quella persona quella parte ma era per te”. E tutto quello che arriva a noi, comunque sia, arriva sempre da migliaia di chilometri lontano, ma in quanto arriva al nostro occhio, alla nostra attenzione, è Dio che ce la fa arrivare, quindi è una parola di Dio per me, quindi debbo ragionarla con Dio.

Pinuccia: L’importanza di questo sguardo puro verso Dio, che bisogna rinnovare sempre attraverso la parola: “Voi siete puri a motivo della parola che avete udito”. Quindi l’unico modo per purificare il nostro cuore è immergersi nella parola..

Luigi: L’unico modo è guardare Dio, guardando Dio si ascoltano le sue parole, perché altrimenti se io ascolto le parole, ma guardo ad un altro, quelle per me non sono parole di Dio, sono parole di un altro.

Pinuccia: Io devo prendere le parole che escono dalla bocca di Dio..

Luigi: Dalla bocca quindi alla presenza di Dio; quindi debbo avere il pensiero attento a Dio e con Pensiero di Dio, allora si che ascolto, ma ci vuole il pensiero.


“Quando dunque ebbe lavato loro i piedi ed ebbe ripreso i suoi abiti e si fu messo di nuovo a tavola, disse loro: “Capite quello che vi ho fatto?”. Gv 13 Vs 12


Argomenti: Il significato degli abiti – Il diluvio nella vita di ogni uomo – Il bisogno di capire – Tutti gli avvenimenti sono opera di Dio – La confusione del mondo – Partecipare all’opera di Dio -


 

11/Luglio/1987


Nino:  Qui c'è un invito molto forte a capire il suo segno; perché anche tutta la scena serve a far notare la differenza tra l’atto di lavare i piedi e poi dopo quando assume di nuovo la sua veste mi maestro…

Franco: Gesù riprende il suoi abiti e poi ci invita a capire; prima succedono delle cose che è Lui che ce le fa ma noi corriamo il rischio di attribuirle ad altri..

Luigi: Si, perché si sveste; ora, questo svestirsi degli abiti vuol dire… cosa sono questi abiti? È Lui! Tutte le cose sono opera sua. Allora qui abbiamo il Signore in quanto è Lui che regna, è Lui che opera in tutto. Quando invece si sveste, le cose arrivano a noi attraverso altri, allora a noi sembra che siano gli altri che fanno, non è più Lui. Allora, questo riprendere gli abiti vuol dire che riporta le cose a Sé, per cui ti invita a capire. Quindi, prima fa, fa attraverso tutto; noi crediamo che siano gli uomini, invece è tutto Dio che fa, però tu non Lo vedi, è come se Dio si fosse spogliato dei suoi abiti. Poi ad un certo momento Dio ti invita a capire: “No, sono Io!”, riprende i suoi abiti e ti invita a capire: “Capisci quello che ti ho fatto? Sono Io che ti ho fatto questo. Sono Io che ti ho fatto arrivare questo!”, mentre io credevo che fosse l’uomo. Dicendomi: “Sono Io…” mi invita a capire il suo pensiero.

Franco: Questo “riprendere gli abiti” può avvenire in noi se abbiamo fede, perché apparentemente sono sempre gli altri che operano, solo se..

Luigi: Arriva un certo momento in cui Dio….., se vieni domani se ne parliamo, ti arriva il sabato addosso! Allora è Lui che fa. È Dio che si annuncia: “Sono Io che regno! Sono Io il Creatore! Sono Io che faccio!”. In un primo tempo noi crediamo di essere noi, che siano gli altri, crediamo di poter manipolare, ma arriva un certo momento in cui non puoi più fare niente. Dio ti mette con le spalle al muro: “Sono Io!”..

Franco: Lì è quando la verità si impone, quindi non c'è più possibilità…

Luigi: No, prima ancora… in quanto si annuncia, ti dà la possibilità di capire, per cui mi dice: “Capisci? Sono Io che faccio questo… sono Io che faccio questo. Sono Io il Creatore. Sono Io il Signore!” è parola di Dio che arriva a te. Come arriva questa parola mi rendo conto: “Ma io credevo di capire tutto invece non capivo niente” allora è Lui che ti dice: “Capisci quello che Io ti ho voluto fare?” allora ti invita a capire.

Grazia: Prima Gesù spiega adagio le cose, poi ti dice: “Hai capito?”..

Luigi: Sì, prima Gesù ci parla in parabole, fa degli esempi, poco per volta, poi ad un certo momento arriva l’alluvione; prima c'è la pioggerellina, il venticello, poi arriva la burrasca, la tempesta  che travolge tutto. Nella vita di ogni uomo c'è questo!

Giovanna: Prima il Signore ci manda i segni poi  ci chiede se abbiamo capito..

Luigi: Si, perché sono Io che l’ho fatto, quindi capisci? Perché all’inizio noi capiamo tutte le cose come: è il gatto che fa, è il cane che fa, è la natura che fa. La natura un cavolo! È Dio il Creatore. Eppure noi interpretiamo tutte le cose come se tutti fossero degli enti autonomi che agiscono: “Il gatto mi ha portato via la cotoletta”, “Il gatto mi ha rovinato i fiori” il gatto, e Dio dov’è? È Dio che regna, è Dio il Creatore! Ma quel Dio Creatore che ti dice: “Nemmeno una foglia cade senza che Lui lo voglia. Anche i capelli del tuo capo sono tutti contati. Non accade niente senza di Lui!” allora, se è Lui l’Operatore, è Lui il Protagonista di tutti gli eventi, guarda un po’ dietro alla scena, non fermarti qua, guarda dall’altra! Allora è Lui che muove il gatto, è Lui che muove il politico, è Lui che muove la natura, è Lui che ci fa succedere questo! Allora, se è Lui in tutto, cosa vuol dirci? Qui nasce l’interrogativo: “Perché?”. Prima non c'era il perché! Attribuendo alle creature non vediamo la parola di Dio per noi. quando tutte le cose sono riferite a Dio, nasce il problema del capire: “Signore, tu mi fai assistere a tutte queste cose ma io non capisco niente!”, è come se uno straniero mi stesse parlando ma io non capisco niente. Allora nasce il bisogno di capire. Arriva quel momento in cui Lui riprende le sue vesti, attribuisce tutto a Sé: “Sono Io! Sono Io che faccio tutto! Non c'è un altro Dio! Non c'è un altro Signore! Sono Io!” a quel punto lì dice: “Capisci?”. Bisogna capire, cioè cercare presso di Lui il perché, la ragione; qui comincia la vita dello spirito, prima non c'era la vita dello spirito! Quando attribuisco alle creature, vivo di emozioni, di sensazioni, di impressioni, non c'è la vita dello spirito, resto in superficie. Allora lì vegeto, non vivo. La vita comincia quando uno sente il bisogno di interrogare Dio: “Ma perché, che cosa mi vuoi significare, che cosa mi vuoi dire?”. Se uno ti prende dall’Italia e ti porta in Russia, ti mette in movimento, ti fa fare dei salti mortali perché devi vivere con un popolo che non capisci. Lì tutto è in movimento. Ora, arriva un momento in cui Dio ci prende dalla nostra situazione, e ci porta in un paese in cui non capiamo niente, il Suo Paese, ed io sono tutto in movimento: “Ma Signore tu mi parli in continuazione ed io non capisco niente!”. Qui comincia la vita dello spirito.

Fabiola: Volevo capire il significa di quando dice: “Gesù prese la sua veste…”, non mi è chiaro quel concetto..

Luigi: L’ho detto appena adesso: dov’eri? In quale stanza? Riprende le vesti vuol dire che attribuisce tutto a Sé. Tutti gli avvenimenti sono opera di Dio ma se tu li attribuisci al “tale”, attribuisci questo vestito, questo avvenimento al “tale”. Quando Dio prende su di Sé i suoi abiti, tutta la creazione è Suo abito, lo prende su di Sé e dice: “Questo è mio”. L’abito è tuo, è ciò attraverso cui ti esprimi; quindi tutta la creazione, tutti gli avvenimenti, Dio dice: “Questo è l’abito mio attraverso il quale mi presento a te!”. Prendere i suoi abiti quindi, significa attribuire tutto a sé; tutto quello che accade lo attribuisce a Sé. Quindi è Dio che attribuisce a Sé tutti gli avvenimenti. Gli avvenimenti quindi non sono del tale o del talaltro, non sono del governo, non sono della politica, non sono della natura, non sono del caso, sono tutti di Dio. È Dio che riprende su di Sé tutti i suoi abiti.

Maria Pia: “Si fu messo di nuovo a tavola” pensavo come Dio opera un segno e poi ci dà la possibilità di capirlo…

Linuccia: Questo versetto l’ho collegato con il Vangelo di oggi che dice che ciò che è detto nell’orecchio, bisogna gridarlo sui tetti…

Luigi: Bisogna viverlo, non tirarlo fuori..

Linuccia: Bisogna metterlo in pratica..

Luigi: Ma cosa vuol dire “metterlo in pratica”?

Linuccia: Capire che è Lui che ci ha parlato attraverso una cosa o un’altra.

Luigi: Vuol dire fare le sue parole, fare le sue parole cosa vuol dire? Perché uno può ascoltare le sue parole e non farle; vuol dire affrontare di vivere per quello che Lui ci ha proposto. Ora, il più delle volte noi ascoltiamo le parole e diciamo: “È giusto questo!”. Però non viviamo per quello che ci propone, perché abbiamo paura del giudizio degli altri, della critica degli altri, della condanna degli altri. Perché noi, in un modo o nell’altro, rendiamo testimonianza di ciò per cui viviamo e se viviamo per qualcosa di diverso dall’ambiente, dal mondo che ci circonda, certamente noi ci esponiamo ad essere odiati dal mondo, da essere criticati dagli altri. Infatti il Vangelo di stamattina dice: “Chi avrà arrossito di Me, non sarà degno di Me” e vuol dire questo! Questo fare la parola, questo predicarlo sui tetti; cioè questo viverla, vivere questa parola qui! Perché ognuno di noi, come ho detto, è sulla scena e rende spettacolo di ciò per cui vive, non rende spettacolo di ciò che dice, non rende spettacolo di ciò che recita; rende spettacolo di ciò per cui vive. Allora, il vivere per quello che la parola di Dio mi propone, questo mi fa fare un certo spettacolo; siccome la parola di Dio mi propone una cosa che è contraria a quella che mi propone il mondo, ecco che mi espone alla persecuzione del mondo, alla critica del mondo, alla condanna del mondo. Questo è il predicare sui tetti. Capito?

Margherita: Il fatto che Gesù riprende i suoi abiti vuol dire che ad un certo momento nella vita di ogni uomo la verità si impone. In relazione alla creatura che non è mai stata orientata al fine, e di una creatura che ha desiderato unificare tutto in Dio, la differenza consiste nel fatto che uno comprende e l’altro non capisce più niente?

Luigi: Certo, se uno è orientato, Gesù che riprende i suoi abiti cioè che riferisce tutto a Sé, per lui diventa motivo di gioia perché era già convinto; quello che ti conferma ti dà gioia perché ti conferma quello che porti dentro. Allora, se dentro tu eri già convinta che era tutta opera di Dio, adesso, vedendo che Dio riprende i suoi abiti quindi attribuisce tutto a Sé dice: “Ah, era proprio quello!”. Prima ero convinto però vedevo che il mondo parlava tutto un linguaggio diverso; qui abbiamo la gioia perché è la parola stessa di Dio che conferma. Mentre si capisce che l’altro rimane confuso; quanto più Dio si afferma, quanto più c'è confusione per coloro che credono in altro. non capiscono più niente.

Margherita: Ma allora da quel momento in poi tutto è motivo di gioia? Cioè da questo momento in cui Dio si manifesta.

Luigi: Più Dio si manifesta più Dio diventa motivo di gioia per coloro che l’hanno sognato, per coloro che l’hanno pensato, per coloro che sono vissuti per Lui diventa motivo di gioia perché diventa una conferma; si va di conferma in conferma e quindi diventa un motivo di gioia.

Linuccia: Ma se uno non riconosce che Dio opera in tutto, Gesù non mi dice: “Capisci quello che ti ho fatto?”

Luigi: No, assolutamente, conferma soltanto la confusione, va di confusione in confusione, non capisce più niente perché tutte le cose mi contraddicono; vivo in una contraddizione, c'è tutta una contraddizione, cioè il mondo diventa tutto una contraddizione e non capisco il bandolo della matassa. Anche dentro di noi siamo in contraddizione; un pensiero contraddice l’altro, c'è questa grande Babele, questa confusione dentro di noi perché soltanto con Dio si forma la luce, si forma l’ordine ma senza Dio si forma la Babele.

Franca: Fare il bagno vuol dire avere l’orientamento e lavare i piedi vuol dire vedere tutto nel fine poi Gesù chiede se abbiamo capito!!

Rita: (testimonianza)

Pinuccia: Questa scena dovrebbe avvenire tutte le sere nella nostra vita, come Adamo che conversava alla sera con Dio. Cioè se gli abiti di Dio sono segni di Dio, sono creazione di Dio, alla sera, quando noi ci raccogliamo con Lui, alla sua luce comprendiamo che sono suoi, diventano parole, non sono più cose. Durante il giorno la realtà ci preme, alla sera Gesù ci chiede se abbiamo capito cosa Lui ha fatto in quel giorno; ogni volta che ci raccogliamo in Dio, Dio riprende i suoi abiti e dice: “Questo è mio!”.

Senza aspettare l’imposizione della verità; arriverà un giorno in cui Lui si imporrà, senz’altro, però quando..

Luigi: In quanto mi invita a capire c'è la mia partecipazione, mi invita a partecipare, non è ancora imposizione, ma è partecipazione.

Pensieri conclusivi:

 

Nino: Credo che Gesù ci voglia dare l’idea di quanto Lui ci stia dietro e di quanto noi dobbiamo essere attenti a Lui.

Franco: Il Signore ci invita a rivedere il fine.

Grazia: Abbiamo una grossa responsabilità perché dopo ogni parola che Lui ci manda, ci chiede se abbiamo capito..

Luigi: Sì la realtà diventa personale, anzi si incomincia proprio a vivere in quanto prendiamo su di noi la responsabilità personale della verità: “Prendete su di voi il mio giogo” vuol dire: “Prendete su di voi la responsabilità della verità che si annuncia a noi”, vale il rapporto personale perché Dio ci tratta personalmente quindi anche noi dobbiamo trattare con Lui personalmente.

Daniela: Avere un fine unico per..

Luigi: Se vuoi andare contemporaneamente da Torino a Genova vedi cosa succede!

Giusy: Dobbiamo ringraziare il Signore perché anche oggi ci chiede: “Comprendi quello che ti ho fatto?”..

Luigi: Ci vuole pazienza, il Signore dice: “Con la pazienza giungerete a capire…”; con la pazienza, guardando Lui, con la pazienza, si giunge..

Giovanna: Il Signore dopo ogni segno, dopo ogni avvenimento, mi dice: “Capisci?”, debbo accogliere questa parola anche se non capisco..

Luigi: No, debbo accoglierla senza capire, appunto perché  so che viene da Dio, e poi debbo desiderare di capire. Non basta accogliere, come non basta ascoltare, bisogna desiderare di capire, perché la fede è fede in quanto mi fa desiderare di capire.

Giovanna: Si, ma dal momento che Lui mi interroga, mi dice: “Capisci?”, mi fa pensare anche se non capisco…

Luigi: Mi invita a capire!

Fabiana: Cercare continuamente il pensiero di Dio.

Luigi: Certo, perché tutto viene da Lui quindi in tutto bisogna cercare il suo pensiero; altrimenti tutte le cose noi le rivestiamo del pensiero del nostro io. Allora, quando rivestiamo con il nostro pensiero, rubiamo a Dio quello che è di Dio, cioè rubiamo a Dio i suoi vestiti.

Maria Pia: Dio vuole essere conosciuto.

… : Cercare Dio..

….: L’importante è amare..

Linuccia: Quando capiamo quello che Gesù ci fa, entriamo nella pace..

Luigi: Si, infatti San Paolo: dice: “Se tu oggi senti la parola di Dio, se la parola di Dio arriva a te, affrettati ad entrare nella sua pace, affrettati a capirla, perché nel capirla c'è la tua pace…

Margherita: Questo interrogativo continuo del Signore che ci dice: “Comprendi quello che ti faccio?”.

Luigi: Sì, tutti i giorni Lui fa qualcosa attorno a noi e ci invita quindi a capire quello che Lui fa a noi.

…: Se affidiamo tutto a Dio, nulla viene a caso.

Silvana: In tutto Dio opera per raccoglierci nell’unica cosa necessaria.

Luigi: Vedevo in questo l’opera misericordiosa di Dio che ci raccoglie, poi ci lava i piedi, ci raccoglie nell’unico fine, poi ci chiede se abbiamo capito.

Teresa: Dio non parla a vanvera…

Luigi: Oh, lo credo bene!

Rita: Quando si comincia a comprendere come Dio opera, non si può più dire che Dio è lassù e noi siamo quaggiù, perché Dio è ora presente qui in mezzo a noi ed è Lui che opera tutto in tutti.

Pinuccia: Lasciarci lavare i piedi da Gesù vuol dire quello che Gesù un giorno farà con noi, perché tutto ciò che fa lo fa per lavarci i piedi, per orientarci sempre di più verso il fine.


Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Gv 13 Vs 13


Argomenti: Dio non si confonde con nulla e nessuno – L’interrogazione premessa per imparare – Lo scollamento della parola dal pensiero – Solo il Padre rivela l’identità delle persone – La menzogna nel regno di Dio – La risposta al bisogno dell’uomo -


 

18/ Luglio /1987


Paola: Si, qui Gesù dice: “Io sono il maestro e il Signore” quindi ci dà la vita perché ci dice che il fine è conoscere il Signore e ci indica anche la via perché Lui è il maestro.

Luigi: Soprattutto dicendo: “Io sono il…”, non dice “un”, quindi esclude tutti gli altri maestri; infatti dice: “Non fatevi chiamare maestro perché uno solo è il Maestro”. Ora, sapendo che uno solo è il maestro, noi dobbiamo sempre fare riferimento a Lui, non bisogna accontentarci di quello che ci dicono gli altri; in tute le cose dobbiamo sempre cercare la sua parola, il suo pensiero, la sua approvazione, la sua luce, perché non dobbiamo ritenerci soddisfatti fintanto che non udiamo dalla sua bocca la sua parola, la conferma.

Cris: Lui è la nostra guida..

Luigi: Si, in quanto è guida, la guida si suppone che abbia il contatto con noi in qualunque luogo in cui ci troviamo, altrimenti non è più guida. È guida in quanto può essere contattata ovunque uno si trovi, per cui è accessibile in qualunque luogo in cui uno si trovi.

Piero: L’importanza di mantenere attualmente presente il Pensiero di Dio..

Luigi: E far riferimento a tutto in quello, niente escluso perché Lui solo è quindi tutto deve far riferimento a Lui, fintanto che non vedi la sua luce, che non ascolti la sua parola direttamente da Lui, non bisogna accontentarci. Perché il più delle volte noi ci accontentiamo soltanto di cose per sentito dire, di seconda mano, riferite, valutate da altri, non bisogna mai! Perché Lui non si confonde con nessuna creatura, con nessuna autorità perché Lui solo è.

Giovanna: Dice Gesù: “Voi mi chiamata maestro e Signore …” dopo che aveva detto: “Comprendete quello che vi ho fatto?”; vuol dire che hanno compreso…

Luigi: No, non dice ancora che abbiano compreso! Il Maestro interroga, invita a capire; perché una delle funzioni principali del Maestro è proprio quella di risvegliare l’interesse, l’interrogazione. Se in noi non si forma l’interrogazione, non possiamo imparare; l’interrogazione è la premessa. Il Maestro parla a noi senza di noi, ma tutto quello che dice a noi, non è illuminato, se noi, ascoltando quello che dice Lui, non interroghiamo. Dall’interrogazione, viene poi dopo la luce su quello che abbiamo ascoltato; ma si richiede la partecipazione personale. Ecco per cui tutto l’universo cammina verso questa forma interrogativa. Il bambino è tutta un’apertura, tutto un desiderio di capire, è sempre un “perché”, è interrogazione perché Dio sta formando l’uomo. Formando l’uomo, Dio ha formato l’interrogazione nell’universo; senza l’uomo, l’universo non interroga; con l’uomo, abbiamo l’interrogazione nell’universo.

Tiziana: Queste parole di Gesù mi hanno richiamato che alle volte noi possiamo capire delle cose di Dio, dire delle verità senza però averle partecipate personalmente..

Luigi: Certo, noi più delle volte diciamo cose che non sappiamo, o crediamo di sapere cose che non sappiamo, ci illudiamo quindi parliamo senza sapere quello che diciamo. Soltanto con Dio e in Dio prendiamo coscienza delle cose che diciamo. In caso diverso c'è lo scollamento; infatti noi possiamo dire delle parole ma avere il pensiero altrove perché c'è uno scollamento tra il pensiero e la parola che si dice. Ora, quello che prende coscienza è il pensiero, non è la parola che noi diciamo con la bocca. Noi possiamo ripetere anche parole straniere senza capirne il significato, bisogna arrivare al pensiero. Infatti i discepoli lo chiamavano “Signore” senza rendersene conto; può anche essere un titolo onorifico come “Cavaliere” (che è poi un uomo che va a cavallo), “Commendatore”; diciamo “uomo, donna” e non sappiamo che cosa sia uomo e donna; ci diamo dei titoli e non sappiamo che cosa siano. Quindi, tutto il nostro parlare è tutto un parlare scollato dalla coscienza dalla consapevolezza, fintanto che è scollato da Dio, che è solo in Dio che i segni prendono consapevolezza di quello che veramente vogliono dire, ma staccate da Dio tutte le parole sono soltanto rumore, sentimento, creano una certa sensazione. Sentire uno che urla tanto, crea una certa sensazione, però non capisci niente.

Raffaella: Qui Cristo rivela apertamente la sua identità..

Luigi: Ma la sua identità non viene dal Cristo; il “Signore e Maestro” è sempre un rapporto con la creatura: il Signore è Colui che domina su tutto, che regna; Maestro è Colui che insegna. Ma è sempre in relazione all’allievo, in relazione alla creatura. La vera identità del Cristo è l’identità del Figlio, e solo il Padre può rivelare l’identità del Figlio; solo guardando il Padre che possiamo dire: “Ah, è proprio il Figlio”, ma questo viene solo dal Padre. Non basta che Gesù lo dica… anche noi possiamo dire: “Io sono questo…”, ma facciamo ridere…; non è che dicendo: “Io sono questo.. diciamo la nostra identità. L’identità viene solo da Colui che ci fa essere; Colui che ci fa essere è Colui che dà a noi l’essere. Colui che dà a noi l’essere è Dio; solo Dio che è, può comunicare a noi l’essere.

Maria Pia: La persona “dice bene” solo in quanto è unita a Dio..

Luigi: Perché il vero bene è Dio, soltanto guardando Dio noi possiamo dire le cose giuste; quando noi distogliamo il nostro sguardo da Dio, noi non sappiamo più cosa è bene. Noi possiamo dire: “Se è Dio che regna in tutto come mai l’uomo dice la menzogna?”, non ci dovrebbe essere la menzogna nell’universo di Dio, Dio che è tutto verità. La menzogna nasce dalla distanza, perché soltanto uniti a Dio si può dire la verità, ma per poco che l’uomo trascuri Dio, immediatamente dice già qualcosa di falso.

Daniela: Gesù dice che è il Signore perché Dio regna in tutto e poi dice maestro perché attraverso le cose in cui regna ci insegna..

Luigi: Si, ci insegna, ci fa conoscere qualche cosa, ci fa capire; per mezzo di Lui noi capiamo. Cioè ci comunica la luce. Perché tutte le cose arrivano a noi, noi le vediamo ma noi non capiamo niente: perché si nasce, perché si muore, perché si deve vivere in questo mondo.. noi viviamo in una notte e questa notte ha bisogno di essere illuminata e la luce ci viene da Dio.

Franca: “Voi chiamate Me…” quel “Me” è Pensiero del Padre...

Luigi: Si…

Franca: Il Pensiero del Padre deve essere il nostro Signore, cioè Colui che regna nel nostro Pensiero..

Luigi: No, Lui ci dice questo affinché per noi sia “questo” (Pensiero del Padre). Lui si annuncia dicendo: “Io sono il Signore e il Maestro” affinché Io per te sia il Signore e il Maestro. Lui è il Signore e il Maestro in quanto in tutte le cose mi rivolgo a Lui. Allora, Lui si annuncia dicendo: “Guarda che Io sono questo” è come se un uomo che ti dice di essere un medico quindi di rivolgerti a lui in caso di malattia.

Franca: Ma i discepoli chiamavano Gesù “Maestro” ma non come Figlio di Dio..

Luigi: No, era Colui che rispondeva al loro bisogno di Dio. “Abbiamo trovato..”, Gesù si presenta come Uno che risponde al bisogno che l’uomo porta in sé.

Teresa: Gesù lavando i piedi ai discepoli li ha preparati al fine di rivelare loro di essere il Maestro..

Luigi: No, lavando i piedi non è che si sia manifestato come maestro, anzi si è manifestato come servo…

Teresa: Gesù dicendo che è maestro ci invita a rimanere nell’ascolto..

Luigi: Si, non soltanto… ma invita noi a interrogare Lui per tutto. In quanto si presenta come medico, se tu hai bisogno, se sei malato sai che ti puoi rivolgere a Lui.. se uno si presenta come maestro, se non hai capito qualcosa ti puoi rivolgere a Lui.

Rita: È un invito a diventare suoi allievi perché Lui è l’Unico Maestro..

Luigi: Quindi ci invita ad andare a scuola, alla sua scuola: quindi è una vocazione. Dicendo: “Io sono il Maestro”.. “il”, mi voca, mi chiama da tutte le altre scuole, per andare alla sua scuola..

Franco: In quel punto bisogna che Cristo si identifichi, per darci la possibilità di capire ciò che sta facendo..

Luigi: Si, l’iniziativa viene da Dio, se Dio non parla noi non capiamo niente; parlando ci orienta, perché tu sentendo uno che parla, hai già la possibilità di orientarti verso Colui che parla; quindi uno che parla ti convoca. Se non parla tu non fai attenzione, ma se lo senti parlare, anche se non lo vedi ma senti la voce, già ti orienti verso per arrivare poi alla presenza. Soltanto poi dalla presenza tu intendi il significato delle cose che Lui dice. I discepoli sono ancora con la sua presenza fisica, ma non basta la presenza fisica, quella che conta è la presenza della persona e la persona non si identifica con il corpo. Quindi se tu ti fermi soltanto ad ascoltare colui che parla con la presenza fisica, non intendi mica! Bisogna arrivare alla persona e la persona è il pensiero, è lo spirito. Bisogna arrivare lì per intendere. Gesù dicendo: “Io sono il Maestro” non intende: “Io sono il Maestro perché sono presente in mezzo a voi con la mia presenza fisica; io sono il maestro in quanto sono presente come persona, come spirito, come conoscenza dal Padre”.

Pinuccia: Dicendo: “Comprendete quello che vi ho fatto?” si rivela già il Maestro..

Luigi: Si, perché ci sollecita ad interrogare, perché soltanto interrogando si giunge a capire. fintanto che in noi non si forma l’interrogazione, prima di tutto riveliamo che non abbiamo interesse e in secondo luogo, fintanto che non si forma in noi l’interrogazione, non possiamo capire ciò che ci viene detto perché il capire è una sintesi di Colui che parla e dell’altro che ascolta, che ha interesse. Quindi è una composizione altrimenti non si arriva a capire.

Pinuccia: “Capite quello che Io vi ho fatto..” il “fare” è un insegnamento…

Luigi: Tutto è insegnamento; tutti i giorni Dio fa, Dio è il Creatore. Quindi tutti i giorni Dio fa e ci fa arrivare dei segni di Sé, tutti i giorni! Alla sera ci dice: “Capisci quello che ti ho fatto?” mi invita al raccoglimento per capire. Perché col raccoglimento, con l’interrogazione, io mi rivolgo direttamente a Lui, a Colui che ha fatto, per ricevere direttamente da Lui la spiegazione, l’illuminazione su quello che Lui ha fatto. Quindi si richiede sempre questo secondo tempo della sera.

Pinuccia: Abbiamo a nostra disposizione il Maestro…

Luigi: Il guaio più grosso da parte nostra è quello di non interrogarlo mai, noi interroghiamo a destra e a sinistra e non interroghiamo mai Lui. E abbiamo in noi il Signore, Colui dal quale tutto dipende.

Nino: Qui Gesù stabilisce una realtà come quando dice: “Io sono la via, la verità, la vita”, “Io sono la luce”.

Luigi: Certo..


“Se dunque vi ho lavato i piedi, Io il Signore e il Maestro, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri”. Gv 13 Vs 14


Argomenti: Dio ci parla negli altri – Le pretese – La molteplicità di desideri – L’aito del prossimo – L’iniziativa è sempre di Dio – L’autorità di Dio e del mondo – Il Creatore e la creazione -


 

18/ Luglio /1987


Paola: Qui Gesù ci invita a guardare Lui, perché in Lui scende nella nostra situazione per farci vedere il “come”..

Luigi: Si, perché noi nella nostra situazione tendiamo ad esaltarci, a farci servire; noi, nel pensiero del nostro io tendiamo a possedere, a strumentalizzare, a far servire gli altri a noi. Dio ci fa capire il rovescio; nel campo dello spirito il superiore si rivela in quanto maggiormente serve: Dio tra noi è Colui che serve, serve tutti noi, serve in quanto opera per condurci alla vita, per condurci alla luce; quindi non pretende di essere servito e nello stesso tempo insegna anche a noi perché, come dico, nel pensiero del nostro io, noi tendiamo a strumentalizzare gli altri, a possedere gli altri, a far servire gli altri. E non ci rendiamo conto che proprio pretendendo di far servire gli altri a noi, noi ci priviamo della vita. La vita nasce proprio in quanto noi ci rendiamo attenti a quello che Dio fa agli altri, non far servire gli altri a noi, al nostro io, ma in quanto noi stiamo attenti a quello che Dio ci presenta attraverso gli altri, quindi ci sottomettiamo a quello che Dio ci dice attraverso gli altri: è qui che incomincia la vita!

Piero: Pensavo che noi ci lasciamo lavare i piedi da Gesù nella misura in cui prendiamo su di noi tutto quello che Dio ci presenta..

Luigi: Perché noi camminando nel mondo, tendiamo sempre a sporcarci, ad inquinarci perché ogni cosa che tocchiamo ci resta attaccata; San Giovanni della Croce dice che quello che inquina la nostra anima sono i nostri desideri, la molteplicità di desideri; quindi, ogni cosa che tocchiamo, se non la riportiamo in Dio, suscita in noi un desiderio. Ecco, lavarci i piedi vuol dire aiutarci a liberarci da questo per orientarci sempre più a: “Guarda che l’unico desiderio deve essere quello! L’unico interesse deve essere quello! L’unica cosa necessaria deve essere quella!”. Quindi ci si lava in quanto in continuazione ci aiutiamo gli uni gli altri a guardare sempre all’unico fine, perché noi tendiamo a disperderci dietro tutte le cose del mondo(un po’ come il gregge che tende a disperdersi), perché tutte le cose sembrano interessanti, importanti, e allora dobbiamo aiutarci gli uni gli altri ad ammonirci: “Fa attenzione, guarda che il Maestro sta parlando, non stare a guarda altro!”. Questo vuol dire lavarci i piedi, questo orientarci all’ascolto del Maestro che parla.

Giovanna: Pensavo proprio a questo richiamarci…

Luigi: Certo! Il vero aiuto che possiamo darci gli uni gli altri è questo: “Guarda che l’importante è pensare Dio, cercare Dio, quello che Lui ci vuole significare in tutto!” e non lasciarci portare via da questo; perché noi, siccome siamo in cammino, quando uno è in cammino è debole perché non è ancora arrivato alla meta e nella debolezza tende a disperdersi dietro a tante cose; e allora l’aiuto è quello di riportarci sempre al fine. Come quando si va in montagna, uno tende a sedersi, tende a divertirsi, a fermarsi a guardare una cosa o l’altra: “Guarda che c'è ancora tanto cammino da fare, quindi non fermarti altrimenti non arriviamo mai!”, questo richiamo continuo all’unica cosa necessaria che è poi il richiamo a vivere veramente.

Tiziana: Pensavo che Cristo lava i piedi a tutti, quindi significa che Cristo serve ognuno di noi e poi invita ciascuno a lavare gli altri..

Luigi: Perché l’iniziativa di tutto è sempre in Dio, se Dio non inizia noi non sappiamo cosa fare; se Dio inizia ci insegna come fare e soltanto se noi adesso operiamo come Lui ha operato siamo motivati, motivati da Lui: “Perché fai questo?”, “Perché Dio ha fatto così”, allora sono motivato. E quando sono motivato, sono unito; noi siamo uniti soltanto a ciò che ci motiva; noi diventiamo figli della nostra motivazione e restiamo uniti alla nostra motivazione. Per cui se la mia motivazione è il mio interesse, la mia ambizione, è l’essere il centro degli altri, io divento figlio di questo e sono unito a questo, anche se magari dico: “Signore, Signore..” ma non sono mica unito a Dio, io sono unito a ciò che mi motiva. Solo se Dio è la motivazione del mio pensare, del mio parlare, del mio agire, allora sono unito a Dio. Allora, è necessario che Dio sia sempre il primo, che abbia Lui l’iniziativa, perché soltanto avendo Lui l’iniziativa io posso essere motivato da Lui, altrimenti non posso fare niente. Se non vedo Lui che fa, io non posso fare niente a meno di perdere l’unione, nemmeno lavare i piedi agli altri, niente, non posso fare assolutamente niente, perché tutto quello che faccio è macchiato dal mio io se non vedo Lui che fa. Soltanto vedendo Lui che fa, allora ho la motivazione: “Faccio perché è Lui che fa! Perché Tu hai incominciato a fare e allora anch’io faccio!” allora sono motivato, allora sono unito, altrimenti perdo l’unione con Dio.

Raffaella:

Luigi: Si, infatti il Signore dice: “Il Figlio non può fare niente se non lo vede fare dal Padre” e anche noi dobbiamo imparare questo che è la condizione per stare uniti a Dio. Per restare uniti a Dio non serve un atto di volontà, soltanto se tu hai Dio come motivazione di te, allora sarai con Dio, altrimenti diventa una recitazione anche l’unione con Dio, perché noi siamo sempre uniti a ciò che ci motiva. Per essere persone, noi abbiamo sempre una motivazione che ci motiva…

Maria Pia: Gesù dice che Lui è “il” Maestro e “il” Signore, vuol dire che “il” è uno solo..

Luigi: Si, “il” è uno solo. In antico “Il” significava Dio e noi adesso siamo arrivati a dire “il cane”, diciamo “il” a tutto. Ma una volta “Il” era Dio, solo “Il” era Dio, tutti gli altri erano “un” qualunque..

Maria Pia: Gesù è il Signore perché regna e il Maestro perché ci insegna..

Luigi: A differenza di noi che noi vogliamo operare, essere signori comandando, non insegnando, comandando, non convincendo ma imponendo.

Margherita: Il vero bene è orientarci a Dio..

Luigi: Si, perché il guaio più grande è il disorientamento; noi con grande facilità ci lasciamo portare via dalle cose, ci lasciamo disorientare perché tutte le cose sono belle. Siccome sono tutte creature Dio sono vere, sono belle e buone; ogni cosa, non c'è una cosa brutta di per sé, cattiva di per sé, non vera di per sé, perché tutta la creazione, essendo segno di Dio, è vera, ha un certo grado di verità, ha un certo grado di bellezza, ha un certo grado di verità. E proprio per questi caratteri ci attira; noi, nella nostra debolezza, ci lasciamo attirare. Eva, ad un certo momento, ha visto l’albero “bello e buono”, i frutti dell’albero “belli e buoni” e quindi ne è rimasta attratta. Quindi, siccome noi siamo incompiuti, siamo in cammino, tutte le cose hanno un aspetto attraente e allora l’aiuto più grande è questo: “No, bisogna guardare alla meta! Bisogna camminare!”.

Linuccia: 

Luigi: Il nostro grande guaio è lì! Noi non impariamo la vera, grande lezione e oltretutto lo fa per noi! Il cammino della liberazione passa proprio attraverso “il cammino del servizio”; per cui se uno vuole contendere con te per l’abito, dagli anche il soprabito; se uno ti offende su una guancia, tu offrigli anche l’altra e proprio questo è il cammino di liberazione! Perché se tu resisti, crei la guerra, crei il conflitto e quello ti rende schiavo, perché il conflitto rende schiavo.

Silvana: È proprio il capovolgimento di come si intende l’autorità nel mondo..

Luigi: Poco ma sicuro; Gesù stesso lo dice: “Nel mondo, coloro che comandano… tra voi non sia così..”. Dicendo: “tra voi” si rivolge a tutti, perché tutti gli uomini sono “tra voi”, tutti gli uomini devono essere gli allievi. Quindi: “..tra voi che siete a scuola non deve essere così; chi è più in alto deve servire”. Servire vuol dire: abbassarsi ad ascoltare. Quindi a questo punto qui, chi è più in alto deve ascoltare chi è più in basso, non deve imporre l’ascolto a quello che è più in basso, ma deve ascoltare chi è più in basso. Cioè deve comprendere perché Dio opera comprendendo e ci attrae comprendendoci non imponendo; quando qualcuno si impone, ci fa scappare, invece quando uno ci comprende, noi, sentendoci compresi, siamo attirati. Dio opera comprendendo.

Amalia: Il lavarci i piedi non è solo un servizio, ma è un orientarci al fine..

Luigi: Si, tutte le cose di Dio e tutto è di Dio, va sempre inteso nello spirito, il grave è fermarci all’apparenza. Il Signore arriva a dirci: “Se il tuo braccio ti scandalizza taglialo!”, non è che tagliandomi il braccio materialmente mi liberi da una schiavitù. Quindi, tutte le opere di Dio, e tutto è opera di Dio, tutto, niente escluso, va inteso spiritualmente; perché ogni cosa va intesa secondo lo spirito di Colui che parla. Colui che parla è Dio, quindi ogni cosa va intesa nello spirito di Dio. Nel pensiero del mio io, posso intendere materialmente e adesso mi metto a lavare i piedi a tutti quelli che incontro e credo di aver risolto il problema (a parte che trovo ancora qualcuno che mi dà un calcio!).

Teresa: I piedi sono la parte del corpo a contatto con la terra…

Luigi: I piedi sono il punto di contatto con la terra; noi siamo fatti in verticale: la testa già appartiene al cielo, i piedi invece sono il punto di contatto con la terra. Bisogna capire cosa significa la terra e allora ci accorgiamo anche che cosa significano i piedi.

Teresa: Lavarsi i piedi gli uni gli altri vuol dire aiutarsi a seguire il Maestro..

Luigi: E a guardare il cielo; soltanto guardando in cielo camminiamo bene in terra… e se ci inciampiamo cadiamo… ma anche quella è grazia di Dio!

Rita: Gesù lavando i piedi, siccome è un atto intimo, crea un rapporto di amicizia con i suoi discepoli e li invita ad instaurare anche fra di loro un rapporto intimo di comprensione e di amicizia tra di loro.

Luigi: Si, ma è Dio che unisce, è Dio che fa abitare tutti sotto la stessa tenda. Quindi è un errore grande dire tra di noi: “Vogliamoci bene, uniamoci, camminiamo insieme!” cioè, esortare gli uomini a fare lo sforzo, a fare forza sulla volontà. Non possono! Gli uomini non possono! Gli uomini sono schiavi, quindi non possono! Non posso dire ad un melo: “Per favore, fammi delle susine!”, non posso dirlo! Perché l’uomo è quello che è quindi non posso dirlo. Però posso dire all’uomo: “Guarda Dio, cerca Dio” cercando Dio, allora certamente l’uomo diventa amico di tutti. Quindi è Dio che unisce, è Dio che fa vivere, è Dio che crea l’armonia, non sono gli uomini che creano l’armonia, tutto è dono di Dio!

Franco: Lavarsi i piedi l’uno con l’altro però in che cosa consiste?

Luigi: Se tu hai accettato il bagno, se hai accettato l’orientamento, allora accetti che ti si dica: “Non disperderti dietro tutte le cose che accadono! Hai riconosciuto che è giusto, che è buono, che è vero camminare verso Dio, cercare Dio prima di tutto e poi ti accorgi che durante il giorno ti lasci portare via (magari dagli zucchini), ti lasci distrarre da tante cose”. Allora l’aiuto vero è: “Senti guardiamo l’essenziale!”, è questo l’aiuto: mantenere sempre a questa conversione che già hai accolto, hai condiviso, di cui sei già convinto. Perché noi molte volte siamo già convinti ma poi ci lasciamo portare via da tutte le occasioni che ci capitano durante la giornata. È questo mantenerci sempre concentrati sull’essenziale: quello che ti dice la parola di Dio, non c'è nessun altro che te lo possa dire; quindi manteniamoci sempre alla fonte, perché è alla fonte che tu trovi sempre l’acqua fresca; tutti gli altri, poco o tanto, sono sempre inquinati. Quindi questo richiamo continuo è questo lavarci i piedi.

Pinuccia: I nostri rapporti con gli altri non sono mai indifferenti, quindi o ci aiutiamo a lavarci i piedi o ce li sporchiamo; sapere questo, ci deve rendere molto attenti, o si aiuta o si scandalizza. Qui pare che Gesù dia una definizione di Sé…

Luigi: Sì, ma “Signore e Maestro” è sempre un rapporto, non è quello che Lui è in Sé; quello che è in Sé solo il Padre lo può comunicare e ce lo può comunicare. Qui abbiamo una conoscenza di Lui in rapporto, quindi è come dire che Dio è il Creatore, io conosco Dio Creatore in quanto conosco la creazione. In rapporto alla creazione Dio è il Creatore, non è la vera conoscenza di Dio. Quando dico: “Dio è il Creatore!” non è la vera conoscenza perché conosco Dio in quanto esiste il creato; ma conoscere Dio perché esiste il creato non è la vera conoscenza. La vera conoscenza c'è quando uno conosce Dio per quello che Dio è in Sé; Dio non dipende dal creato; Dio non esiste perché esiste il creato. Dio esiste anche se il creato non c'è. Dio non esiste perché c'è l’uomo. Allora, fintanto che io conosco Dio perché c'è l’uomo, non è vera conoscenza, è una conoscenza di relazione.

Nino: Qui Gesù ci ha spiegato che cos’è l’autorità….


“Infatti Io vi ho dato l’esempio affinché come Io vi ho fatto, facciate anche voi…” Gv 13 Vs 15


Argomenti: Come in cielo così in terra – Dentro e fuori – Convinzione e distrazione – La creatura imperfetta – La Verità e le verità – Il sole – Cause ed effetti – Solo Dio è vero – Il nostro io principio di menzogna -


 

18/ Luglio /1987


Paola: Gesù ci chiama ad interiorizzare le sue parole, ad interiorizzare le tappe…

Luigi: Gesù ci presenta il “come”. Il vero “come” è accettare la sua volontà “come in cielo così in terra”; per cui noi siamo invitati a contemplare le cose nel cielo, infatti Gesù dice: “Non raccogliete tesori in terra, ma raccogliete tesori in cielo”. Ora, noi contempliamo sempre là dove noi raccogliamo le cose, quello diventa il punto di contemplazione. Ora, raccogliendo in cielo noi contempliamo le cose in cielo, cioè “come” sono fatte nel cielo di Dio. Nel cielo di Dio tutte le cose sono rapportate a Dio, sono riferite a Dio come unico punto di riferimento; in terra ci sono tanti punti di riferimento, di dispersione, e poi invita a fare le cose in terra “come” le vedi contemplate in cielo in modo da partecipare.

Giovanna: Gesù guarda sempre il Padre, fa tutto quello che fa il Padre..

Luigi: Sì, perché è Figlio del Padre..

Maria Pia: Il grande insegnamento che Gesù ci dà è quello di guardare il Padre “come” Lui lo guarda, così noi dobbiamo guardare il Figlio per imparare..

Luigi: Noi abbiamo bisogno sempre di questo “come”; perché non basta la segnalazione della meta. Uno ti può dire: “Guarda che devi arrivare alla cima del Monte Bianco”, io posso anche dire che è giusto che io arrivi sulla cima del Monte Bianco, ma “come”? Quindi ho bisogno di vedere uno che faccia per me, prima di me tutta la strada che collega il punto in cui io mi trovo con la vetta; allora, vedendo il collegamento, allora io posso camminare; se non vedo il collegamento, non posso, perché c'è una frattura; io vedo che devo arrivare ma non so come fare perché io mi trovo qui e la montagna è là. Gesù collega il punto in cui io mi trovo; per cui se noi siamo attenti a Lui, noi ci accorgiamo che Lui fa un passo e poi mi dice: “Vedi dove Io ho messo il piede? Adesso mettilo anche tu” e a poco per volta mi conduce alla meta.

Margherita: Il significato di questo versetto è che un fratello verso l’altro si orientino al fine; come mai c'è questa significazione “fuori” della lavanda dei piedi, quando il significato è tutto interiore?

Luigi: Perché noi siamo “tutto fuori”! Noi siamo “tutto fuori” e “niente dentro” e dobbiamo diventare “tutto dentro” e “niente fuori”. Gesù è venuto a servirci e siccome noi siamo “tutto fuori”, quando uno è “tutto fuori” cosa fa? Tu lo prendi dove lui si trova se vuoi entrare in comunicazione, se no non puoi entrare in comunicazione. Se uno ha la testa solo nella natura, se io voglio comunicare con lui, devo parlargli della natura; Gesù scende là dove noi ci troviamo e a poco per volta ci riconduce dentro, va  a raccogliere la pecora dispersa che è fuori e a poco per volta la raccoglie e la porta dentro, nell’ovile perché la verità si trova dentro, non si trova fuori. Noi crediamo che la vita sia fuori, che il nostro interesse deve essere fuori, che la verità sia fuori, siamo tutti rivolti fuori e corriamo per il mondo credendo di trovare fuori ciò che cerchiamo.

Allora il Signore scende nella nostra situazione di dispersione, e a poco per volta ci raccoglie. Tu prima correvi per io mondo e adesso sei fermo, come mai non corri più? Sei sempre in una stanza, chiuso, come mai? Sono entrato tutto dentro, perché quando uno è dentro, il suo lavoro principale è quello di pensare e di pensare con Dio. Quando uno incomincia a pensare con Dio, non sente più il bisogno di correre.

Quindi, quando uno manca di vita dentro, necessariamente o corre o si spara. Infatti se noi consigliamo ad uno che non ha la vita dentro, di stare chiuso in una stanza, o si spara o spacca i vetri e salta fuori, non può fare in modo diverso perché non trova vita! Non puoi costringerlo a stare al chiuso perché deve necessariamente attingere vita a qualche cosa, da solo si sente vuoto, si sente morire. Come incomincia a scoprire, per opera del Cristo, l’interiorità, la vita interiore, anche se tu lo prendi per il collo e lo tiri fuori, Lui entra sempre dentro.

Linuccia: Noi accettiamo che Dio ci serva però poi non vogliamo servire gli altri…

Luigi: Sì, il guaio è sempre quello! Siamo contenti di ricevere una lettera ma poi non abbiamo voglia di rispondere. Ogni dono che Dio ci fa è sempre una proposta e ogni proposta richiede una risposta, quindi si richiede la dedizione.

Daniela: La lavanda dei piedi si può fare solo a coloro che abbiano già ricevuto il bagno..

Luigi: Sì, che abbiamo già accettato l’orientamento, che siano già convinti; perché chi ti fa il bagno è proprio il Signore in quanto ti fa capire il fine per cui devi vivere, perché solo Lui convince. Uno può essere convinto e poi, durante il cammino, può distrarsi; proprio perché, essendo in cammino, non si inserito nel “tutto”; per cui tutte le cose, essendo una creatura imperfetta, ti possono portare via: ecco quindi la funzione del lavare i piedi che ti riporta all’unica cosa necessaria.

Raffaella: L’altro giorno ho parlato con una persona che mi diceva: “Ma non c'è solo una verità, ci sono tante verità!”..

Luigi: Ci sono tante verità nel senso che “uno più uno fa quattro”, che l’albero è verde perché tutte le cose, essendo significazione di Dio, sono vere; sono buone e sono belle, hanno un aspetto di verità. Ma se io ritengo che quello sia “vero”, prendo una cantonata. Le cose sono vere “relativamente”; allora uno può dire: “la verità è una sola” come Dio è uno solo. La verità è ciò che ha in sé la ragione di qualche cosa. Ora, siccome Dio significa Se stesso in tutto, siccome Lui è Colui che ha in Sé la ragione di tutto, allora ci presenta delle cose che hanno in sé la ragione di qualche cosa. Ad esempio, se adesso fa caldo è perché siamo in estate, c'è il sole che è più lontano dalla terra (più lontano perché scalda di più); quindi c'è una certa giustificazione. D’inverno il sole è più vicino alla terra, però ha un’inclinazione diversa, per cui scalda meno. Il cerchio non è rotondo, è un ellisse per cui in quanto ellisse, ci sono due fuochi: ci sono momenti in cui il sole è più vicino e momenti in cui il sole è più lontano; d’inverno il sole è più vicino a noi però è più inclinato; d’estate è più lontano però è più perpendicolare. Dio si significa in tutte le cose, infatti le cose si giustificano tutte in causa ed effetto, tutte le cose hanno un causa – effetto. Per cui c'è un’apparente giustificazione perché c'è quella causa; poi a sua volta quella causa lì, è effetto di un’altra per cui non è la verità. Però tutto, essendo significazione di Dio, e Dio essendo verità, significa Se stesso come verità; la verità è ciò che ha in sé la giustificazione. Dio in tutte le creature presenta questa significazione di Sé: una cosa che giustifica un’altra, cose che giustificano altre. Però apparentemente c'è una certa giustificazione perché è un segno e il segno ad un certo momento ti saluta, perché  è segno, passa. Allora, quello che un tempo ti giustificava, poi non ti giustifica più. Quante volte noi crediamo di aver capito, poi voltiamo la pagina e non si capisce più; prima c'era una giustificazione che adesso non c'è più. E più uno va a fondo e più si accorge di non capire, perché la vera giustificazione si trova solo in Dio; per cui Dio solo è la verità, non ci sono due verità o molte verità: c'è una verità sola. E soltanto in quanto noi ci orientiamo a quella verità, solo lì incominciamo a partecipare di ciò che è eterno perché conoscendo la verità “sola”, quella non muta più. invece tutte le altre verità mutano, muta anche “due più due fa quattro”, muta anche la geometria più elementare: “la somma degli angoli del triangolo, ad un certo momento, non è più centottanta gradi”; quindi tutte le cose sono relative, c'è una relatività che domina in tutto. Appunto per farci capire che niente è vero perché solo Dio è vero. Ora, è proprio scoprendo questa “sola” verità, e convincendoci in questa “sola” verità, noi incominciamo a vivere. Cioè incominciamo a riferire le cose a questo unico punto; per cui non ci accontentiamo più della giustificazione che si dà nel mondo: “questo succede perché è così!”; “è diminuita la pressione per cui ci sono le nuvole..” non mi accontento più di questa giustificazione!”. Ecco, presso Dio c'è il Maestro; quindi interrogo Dio, non mi accontento più di quello che mi si dice o di quello che mi dicono i sensi, gli occhi o la mia esperienza, la mia conoscenza, la scienza o quello che dicono gli uomini. Perché apparentemente c'è una giustificazione, ma a fondo non c'è più quella giustificazione. Quindi la verità è una sola, come Dio è uno solo; quindi la luce è una sola e la luce si attinge soltanto in quanto uno arriva a quel principio lì, alla verità, a Dio; in quanto attinge in Dio perché tutte le altre verità, presto o tardi, ci deludono, ci smentiscono, perché ad un certo momento ci dicono: “Dio solo è la verità, quindi non fermarti a noi; noi siamo soltanto segni di Dio! Proprio perché siamo segni di Dio, apparentemente siamo delle cause che giustificano delle altre, ma chi è la causa di tutto è Dio!”. Se noi fossimo intelligenti le cose non ci deluderebbero, noi siamo delusi dalla nostra stoltezza, perché noi, siccome subiamo la passione di assoluto, chiamiamo vero, assolutamente vero ciò che vero non è, e allora restiamo delusi.

Silvana: Questa parola del Cristo, possiamo desiderare di attuarla ma non riuscirci; ci riesce soltanto chi ha già la capacità di raccogliere interiormente ogni cosa, ogni fatto, nel Pensiero di Dio.

Luigi: Anche se non hai la possibilità di farlo, devi crederlo; non riuscendo, ti senti povera, ti rendi conto di essere incapace, di non potere, riconosci la tua impotenza.

Nel pensiero del nostro io noi siamo portati a demoralizzarci: “Io non ce la farò mai!”; no, tu devi dimenticarti e devi far conto su Dio. Dio più la mia povertà… al contrario di quel tale che diceva: “Io e la Cassa di Risparmio abbiamo dei miliardi!”; quindi il tutto di Dio con il mio niente, fa tutto. Perché il tutto di Dio assorbe il mio niente. Ma se io mi separo da Dio, esperimento, tocco con mano solo il mio niente, la mia incapacità, la mia impotenza, ad un certo momento mi spengo e quello mi porta alla disperazione. Guarda Dio! Guardando Dio, facendo conto su Dio, Dio è Onnipotente, quindi può fare del mio nulla il suo tutto.

Franca: Nel pensiero del nostro io fraintendiamo il significato di “autorità”..

Luigi: Autorità viene da “autor” che significa autore, creatore; se io dico ad un altro: “Tu sei colui che fa tutto” prendo una cantonata; ma la colpa non è dell’altro, la colpa è mia perché sono io che ho detto all’altro: “Tu fai tutto!”.

Franca: Noi questo sbaglio lo facciamo su tutte le cose..

Luigi: Si, su tutte le cose; nel pensiero del nostro io noi sbagliamo tutto perché noi ci fermiamo all’apparenza, e ci rendiamo schiavi di tutto; il nostro io è un principio di menzogna, Dio è la verità.

Franca: Come facciamo a correggere tutti gli errori?

Luigi: Guardando Dio!

Franca: E quand’è che “due più due” non fa più quattro?

Luigi: ….

Teresa: “Io e il Padre siamo Uno”, “Io faccio solo la volontà del Padre”..;

Luigi: Ma noi siamo uniti a Dio solo se siamo motivati da Dio, perché quello che ci mantiene uniti è solo la motivazione. Quindi solo se sono motivato da Dio a pensare una cosa, il mio pensiero resta unito a Dio, altrimenti non rimango unito a Dio. Solo se sono motivato da Dio a dire una certa parola, la mia parola resta unita a Dio.

Teresa: Sì, ma come faccio ad essere motivata da Dio?

Luigi: Perché Dio essendo verità ha in Sé la ragione di tutto, quindi anche la ragione del mio pensare, del mio parlare, del mio agire, del mio vivere, deve essere in Dio. Quindi devo partire da Dio per, il figlio non può fare niente se non può arrivare lì. Allora anche noi dobbiamo dire: “Io non faccio niente perché non vedo che Dio fa”, se vogliamo essere a posto! Possiamo stare a letto tutto il giorno, non fare niente perché non vediamo che Dio fa. Soltanto quando vedo che Dio mi fa qualche cosa, allora incomincio a fare. Allora lì incominci a camminare restando unita a Dio. Perché bisogna imparare a camminare stando fermi; fintanto che non impari a camminare stando ferma, allora è meglio che tu stia ferma, non faccia niente perché intanto, tutto quello che fai guasta!!!!

Rita: Tutto l’insegnamento di Cristo è nel vangelo, quindi basta seguirlo..

Luigi: Il fatto è che tu non puoi seguirlo se non capisci! Cioè se non sei intelligente! Senza intelligenza, non basta imitare Cristo; è come se volessi imitare un quadro!

Franco: “Ama il Signore Dio tuo ed ama il prossimo come te stesso; il secondo è conseguenza del primo!”.

Luigi: Certo!

Pinuccia: Cristo non è da imitare ma è da capire; allora perché Gesù dice: “Vi ho dato l’esempio”?

Luigi: Perché è da imitare.

Pinuccia: Ma se dice di non imitarlo..

Luigi: Appunto: contraddizione! Bisogna approfondire…

Nino: Per capire il “come” bisogna interiorizzare tutte le parole di Gesù..


“In verità in verità Io ve lo dico, il servo non è da più del suo padrone, né l’apostolo è più di chi lo ha mandato”. Gv 13 Vs 16


Argomenti: L’autonomia da Dio – L’allievo e il maestro – Dio è il centro – Servire la creatura -


 

18/Luglio/1987


Paola: Nel pensiero del nostro io facciamo sempre i confronti..

Luigi: Dio è il punto fisso di riferimento e noi dobbiamo tutto sottomettere a Lui; non pretendere di essere indipendenti. Quindi dobbiamo comprendere tutte le cose da Lui, sottomettere tutto a Lui e questa è la meta di ogni creatura. Nulla va all’iniziativa della creatura; ora, in quanto ho come punto di riferimento un altro, mi sottometto all’altro; quando sono dipendente e voglio diventare indipendente, voglio essere di più dell’altro. allora c'è questo grado di indipendenza, c'è questo scollamento, voglio essere autonomo, il mio io tende a scollarsi dall’altro e lì c'è il peccato originale perché  si perde il rapporto; ora, la vita viene da un rapporto, dalla comunione, dalla partecipazione. L’autonomia diventa un principio di morte e la morte è entrata in conseguenza del peccato.

Piero: Il punto luce è il Pensiero di Dio; rimango nella luce in quanto mi raccolgo nel Pensiero di Dio, rimango nella mia condizione di servo..

Luigi: Sì, un servo che vuole farla da padrone o che attira lo sguardo su di sé, è un servo sfalsato; il servo è tale in quanto tutti coloro che arrivano li indirizza al padrone; non si mette lui in mezzo, non si mette al posto del padrone, ma raccoglie tutti davanti al padrone. Noi tutti diciamo di voler servire e poi ci comportiamo da padroni. La donna dice: “Ti servirò per tutta la vita” e poi…

Maria Pia: Un servo non è più del suo padrone..

Luigi: Quindi dobbiamo riferire tutto a Lui, non metterci noi in vetrina, soprattutto non farla da padrone. È sbalzato il criterio di autorità; la vera autorità è aiutare l’altro a vedere le cose in Dio, perché soltanto Dio ti può illuminare, ti può convincere. Non bisogna mai dire: “Devi credere a questo perché te lo dico io”, mai! Soltanto in quanto questa cosa la vedrai giustificata in Dio, allora riposerai! Altrimenti abbiamo il servo che si comporta da padrone.

Tiziana: San Paolo: dice: “Mi sono fatto tutto a tutti”..

Luigi: In Dio non si disprezza nulla e nessuno perché tutto è opera di Dio, dobbiamo rispettare il padrone. “Togliti i calzari!” il Signore lo dice a Mosè nel roveto ardente e Dio lo dice ad ognuno di noi, tutti i giorni: “Togliti le scarpe perché la terra su cui tu stai è terra sacra!”, cioè appartiene a Dio. Quindi rispetta la presenza di Dio in tutto e in tutti, anche nella creatura più umile ed insignificante di questa terra, in quanto esiste, esiste perché Dio la vuole, e se Dio la vuole, tu rispettala perché è una parola di Dio per te.

Raffaella: Dobbiamo prendere coscienza che siamo dei servi…

Luigi: Basta prendere coscienza che non siamo noi il Creatore, non siamo noi che creiamo il filo d’erba… e poi mantieni questa coerenza: non sei tu il Creatore; se il Creatore è un Altro, rispetta tutto perché tutto è dell’Altro.

Maria Pia: …..

Luigi: Gesù insegna a noi a riferire tutto al Padre; bisogna raccogliere tutto nel Padre, sia quello che il Padre ci dà, sia quello che non ci dà. Perché anche in quello che non ci dà, ci dà qualche cosa di molto importante. Cerca di capire il significato di quello che non ti dà perché c'è una lezione molto importante.

Margherita: Non capisco questa frase perché il servo non è inferiore al suo padrone…

Luigi: Il padrone è il Signore perché il Signore è uno solo, Dio è uno solo, quindi è Lui che regna in tutto, che governa in tutto; tutte le creature sono serve, sono discepole, dipendono da Dio e non devono mettersi al posto di Dio. Quindi l’allievo non deve mettersi al posto del maestro, non deve mettersi in vetrina, non deve accentrare l’attenzione su di sé, non deve mettersi al centro; perché il centro è un Altro, il centro è Dio di tutto e di tutti. Noi, nel pensiero del nostro io tendiamo a metterci al centro, della nostra famiglia, di una creatura. Invece no, devi rispettare il Signore, Dio è al centro, il Signore è al centro di tutto e di tutti! Allora se tu mantieni questo rapporto: Dio al centro di me e di tutti i miei pensieri, di tutto allora io sono al giusto posto, al posto di servo. Ma Dio deve essere al centro anche per tutti gli altri; per cui io non devo pretendere che tutti gli altri guardino me, ma io stesso non devo farmi centro degli altri. Perché noi corriamo questo duplice rischio:

-         primo, quello di farci noi il centro degli altri, di esercitare la nostra autorità;

-         secondo possiamo fare gli altri il centro di noi e allora diventiamo succubi degli altri e anche quello è un peccato.

È un peccato imporre, essere autoritari, ma è un peccato anche essere servo, dipendere da, perché tu devi dipendere da Dio, perché uno solo è il Signore.

Non renderti succube di nessuno perché è il tuo io che ti porta ad esaltare l’altro, a dire all’altro: “Tu sei il mio signore!”, è il pensiero del mio io.

Quindi dobbiamo evitare questo duplice aspetto.

Linuccia: Gesù che è il mandato dal Padre, non fa niente se non lo vede fare dal Padre, insegna a noi a fare altrettanto..

Franca: “Il Padre è più grande di Me”, “Il Figlio non fa niente se non lo vede fare dal Padre”.. Gesù in tutto serve…

Teresa: Gesù ci insegna a farci guidare in tutto…

Luigi: E a riferire tutto al padrone, tutto, non soltanto di noi. L’errore grande che facciamo è quello di riferire tutte le cose a noi, ci presentiamo in primo piano verso gli altri. No, collega sempre col padrone, non fermare nessuna creatura a se stessa; perché aiutando l’altro a collegarsi con Dio, aiuti anche la tua anima a collegarsi con Dio, per cui ti mantieni nel rapporto giusto con Dio, unita a Dio.

Rita: È un invito all’umiltà: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore”.

Luigi: Ma la vera umiltà è verità, il rapporto di verità.

Franco: È un orientamento al fine..

Luigi: Quindi non farti servire e non servire l’altro nel senso di ritenere l’altro come tuo fine, non ritenere che il fine sia lavare i piedi all’altro, non farlo come tuo fine perché il tuo fine deve essere Dio.

Pinuccia: È un invito a tenere il nostro posto di creature, dipendenti.

Luigi: Certo!

Nino: Lui è l’Assoluto, non ce n’è un altro!

Luigi: Lui è l’Assoluto!

Pensieri conclusivi:

Nino: Più rimaniamo orientati e più aiutiamo gli altri a rimanere orientati e più ci avviciniamo all’unità con Dio.

Paola: Avere lo sguardo rivolto a Cristo è la via della liberazione.

Cris: Riconoscere che Gesù è il nostro unico Maestro.

Piero: Raccogliendo le parole di Dio in Dio si serve veramente senza parole.

Giusy: Noi siamo gli allievi e Lui il Maestro.

Luigi: Bisogna essere accettati come allievi perché se il Maestro non mi prende, bisogna che Lui mi prenda (bisogna fare domanda in carta bollata).

Tiziana: Tutto è nostro ma noi siamo di Cristo e Cristo è di Dio.

Raffaella: Riconoscere la nostra dimensione.

Maria Pia: Dio è uno solo.

Margherita: Dio deve diventare il motivo del mio pensare, del mio fare..

Luigi: Perché solo così posso restare con Lui.

Linuccia: Che si può anche fare l’errore di essere sottomessi, succubi, ma Gesù ci insegna: “Fate come me!”.

Luigi: Bisogna essere molto attenti a Lui perché Lui è venuto a servire, si è sottomesso fino alla morte, ma non si è sottomesso…

Linuccia: È una contraddizione..

Luigi: Si, per quello che è necessaria l’intelligenza, altrimenti noi ci sottometteremmo pensando di essere a posto.

Fabiola: Riconoscere che tutto è di Dio.

Daniela: Fare giustizia significa riconoscere che Dio è il padrone.

Franca: Riconoscere che Gesù è il Maestro e il Signore..

Luigi: Ma si riconosce in quanto in tutto si interroga Lui e riferisce tutto a Lui, non basta dirlo a parole!

Silvana: Raccogliere tutto nel Pensiero di Dio.

Amalia: Non si può seguire Cristo se non lo si capisce.

Luigi: Certo, se non sono attratto dal Padre, cioè se non sono attratto dalla luce del Padre, dal desiderio di capire. “Chi non è attratto dal Padre, non può venire a me!”.

Amalia: La sequela è proprio comprendere.

Luigi: Certo, ma la comprensione avviene in quanto io sono attratto dal Padre perché chi mi fa comprendere le parole del Figlio è il Padre.

Franca: Il Maestro è a nostra disposizione..

Luigi: È a nostra disposizione però ci vuole sempre una certa pazienza ad aspettare, perché i tempi sono suoi. Non posso caricare la sveglia e dire: “Se tu non mi rispondi entro cinque minuti bene, altrimenti ti saluto!”.

Teresa: Il Signore ci dice: “Abbi fiducia, fidati di me!”.

Luigi: Si, perché se Lui ci fa aspettare, non lo fa per capriccio ma è perché nell’attesa, la tua anima si forma a quel livello di capacità tale da ricevere quello che tu domandi. Noi il più delle volte non ci rendiamo conto che Lui ci fa aspettare perché sta formando la mia mente, la mia anima a quel livello di capacità da poter ricevere quello che chiedo. Lui sta già rispondendo alla mia preghiera; ma mi sta rispondendo in quanto mi sta facendo capace di ricevere quello che gli chiedo. Per cui se io non aspetto, perdo questa capacità per cui non riceverò certamente quello che chiedo.

Rita: Solo Dio che è l’Essere può farci essere.

Franco: Non si può essere lavati se non c'è attrazione..

Luigi: Si, è l’attrazione che ci lava, anche l’acqua…

Pinuccia: Cristo ci dà l’esempio ma che va capito non imitato, cioè il segreto di quell’imitazione sta nel “come”..

Luigi: Si, comprendendo faccio il “come”…