E qui gli fecero
una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Gv 12 Vs 2
TITOLO: La
tristezza di Gesù.
ARGOMENTI: Gesù costringe alla scelta. Si nasce
attraverso la scelta.Dio si mette nelle mani
dell'uomo. L'incapacità dell'uomo di comprendere Gesù.L'uomo ha bisogno di comprensione e Gesù come uomo ha
bisogno di comprensione. Dio va scelto personalmente. Portare l'infinito.Trascurare ciò che non si può
ignorare.
23/Ottobre/1994 Casa di Preghiera Fossano.
Siamo ritornati nell'ambiente della morte e della
resurrezione di Lazzaro.
E anche qui dobbiamo chiederci quale lezione Dio ci vuole
dare presentandoci questa cena che fanno a Gesù.
Quale lezione per noi, per ognuno di noi.
Tutto é lezione di Dio.
E in tutto noi dobbiamo cercare il pensiero, il
significato delle cose in Dio e da Dio.
Perché Dio é Colui che crea, quindi é Colui
che parla.
Ed essendo Lui che parla, é anche Lui che spiega il
significato delle cose che fa e ci rivela quindi il suo pensiero.
Il suo pensiero é unigenito.
E quindi viene solo da Lui.
Non c'é altra interpretazione.
Non ci sono altri che interpretano.
Lui solo essendo l'autore delle sue parole é anche
Lui l'autore della rivelazione del Suo pensiero.
Per cui dobbiamo sempre cercare presso Dio il significato
se non vogliamo restare schiavi della superficialità delle cose.
Dell'impressione e dei sentimenti che recano a noi le
cose.
Qui, infatti, si dice: "Gli fecero una cena".
E apparentemente sembra una festa.
Ma come già nel versetto uno, per capire il significato
di quel ritorno di Gesù a Betania, abbiamo dovuto approfondire lo stato d'animo
delle persone, così, anche se noi vogliamo capire il significato di questa
cena, che fanno a Gesù, dobbiamo approfondire quello che Gesù portava in Se.
Uno stesso avvenimento può essere di gioia o di
tristezza, a seconda che corrisponda o no allo stato d'animo di colui al quale
quest’avvenimento é fatto.
Infatti,
l'argomento di questa sera è la tristezza di Gesù.
Sembra stano parlare di tristezza, perché qui gli fecero
una festa.
Come altri segni ci saranno che caratterizzeranno questi
ultimi giorni.
Sopratutto, noi abbiamo la grande tristezza di Gesù, dove
addirittura Gesù piange.
Quando entra in Gerusalemme.
E gli fanno festa.
Gli sventolano palme.
Gli cantano alleluia.
Eppure Gesù piange.
Ecco la tristezza che Gesù portava nel suo cuore.
Fino a quell'ultimo atto.
Che è una sintesi terribile.
Del bacio.
Del bacio di Giuda.
Il bacio é un segno di amore.
E Gesù che dice: "Con un bacio tu tradisci il Figlio
dell'uomo?"
E anche un segno di festa il bacio.
"E con un bacio tu tradisci...."
Ecco la grande tristezza.
Sembra che un bacio faccia festa per colui che lo riceve.
Per questo dico, non dobbiamo mai fermarci alle
apparenze.
Perché la verità abita in profondità.
E bisogna amare questa profondità.
Andare in profondità.
Se vogliamo cogliere la verità.
Ed evitare di restare ingannati da quella che é
l'impressione, di quello che é il sentimento.
Gli gridano osanna, gli offrono fiori, tappeti sembra che
gli facciano festa.
Giuda lo bacia, sembra che gli faccia festa.
Gesù qui era entrato in Betania,
la volta scorsa per uno scopo ben preciso.
Perché Lui era andato via, era scappato da Betania.
Dopo la resurrezione di Lazzaro.
Perché l'autorità, il sinedrio, il sommo pontefice
avevano decretato la morte di Lui.
E avevano ordinato che chiunque sapesse dove Lui fosse lo
denunciasse, lo dichiarasse.
Gesù allora con i suoi apostoli si era ritirato nel
deserto.
Adesso invece, abbiamo visto la volta scorsa che Gesù qui
ritorna.
Ritorna in Betania, cioè ritorna in campo nemico.
Come mai ci siamo chiesti?
Che significato ha questo ritorno?
E abbiamo visto che ha un significato molto profondo.
Gesù tornava per porre negli animi un out-out.
Per capire questo abbiamo dovuto riflettere su cosa c'era
negli animi degli abitanti di Betania e di Gerusalemme.
Abbiamo visto che negli animi, a questo punto, dopo la
resurrezione di Lazzaro c'erano due pensieri fondamentali.
Primo, quello che aveva ordinato l'autorità: "Chi sa
dove Lui é lo denunci".
Secondo, Gesù era tornato a Betania, perché a Betania Lui
aveva fatto trionfare la vita sulla morte.
Quindi non aveva portato la morte.
Si condanna uno che reca la morte.
Non si condanna uno che reca la vita.
Gesù in Betania aveva recato la vita.
Per cui negli animi c'era questo pensiero: Gesù è uno che
porta la vita.
È uno che guarisce, è uno che salva.
È uno che resuscita i morti.
E siccome questa morte, tutti gli uomini la portano con
sé, presto o tardi, e s’impone.
Ecco, che il sapere che c'é Uno che vince la morte è un
grande pensiero.
È un grande conforto.
Infatti, dico la morte, non è l'ultimo atto della vita.
La morte é un’introduzione alla vita.
Perché se c'é una vita terrena, c'è una vita eterna.
Noi viviamo attualmente una vita terrena, come scuola,
come preparazione, come educazione alla vita eterna.
Quello che trionfa è la vita, non è la morte.
La morte è passaggio.
È ancora un segno, una testimonianza della vita.
La morte è una testimonianza della vita.
Non é la conclusione della vita.
Quindi è una tappa per arrivare alla vita.
Alla vita eterna.
Chi ti crea senza di te, non ti può salvare senza di te.
E la morte diventa questo passaggio necessario.
Questo passaggio attraverso il quale, da una vita
collettiva, da una vita sociale, si passa a una vita personale.
Perché chi ti crea senza di te, non ti salva senza di te.
Il "te" è un fatto essenzialmente personale.
Il che vuol dire che nell'eternità, nelle cose
trascendenti, nella vita con Dio non si entra se non personalmente.
Non senza di "te".
C'è questo impegno personale per ognuno.
C'è questa grande rivelazione che Cristo ci ha portato.
"Uno sarà preso e l'altro lasciato"
Gesù quindi, ritorna a Betania per suscitare questa
scelta negli animi.
Quando in un animo ci sono presenti due dati, non si può
vivere con due dati.
L'animo
é impegnato a fare una scelta.
È costretto a una scelta.
A mettere prima di tutto qualche cosa.
O uno o l'altro dei dati.
Non possiamo pensare contemporaneamente a due cose.
Anche quando pensiamo noi, già facciamo una scelta.
E già pensando privilegiamo ciò a cui pensiamo.
Quindi lo mettiamo prima di tutto.
Se penso a una cosa, vuol dire che per me attualmente
quella cosa per me vale più di ogni altra cosa.
Quindi la privilegio e quindi la metto prima di tutto.
Quindi questo ci testimonia che nel campo del pensiero,
dello Spirito, quindi nel campo delle cose trascendenti, non si entra se non
con il pensiero e quindi non si entra se non personalmente.
Pensando.
Ora dico, Gesù era ritornato a Betania per suscitare una
scelta.
Gli animi portavano due termini, due dati.
L'ordine di un’autorità e quello che essi stessi avevano
costatato: Gesù aveva portato la vita.
Ora questi due termini sono in conflitto, perché non si
può mandare a morte uno che reca la vita.
Quindi impegnavano in coscienza.
Ora fintanto che Gesù è lontano, non c'è problema di
scelta perché nessuno è tenuto a denunciare uno che non si sa dove sia.
Ma venendo Lui a Betania, cioè venendo nello stesso luogo
in cui si trovavano quelli di Betania, il luogo era chiaro.
E siccome c'era l'ordine dell'autorità:"Chiunque sa
il luogo..lo denunci.."
Ecco il conflitto.
Quindi é Gesù che provoca il conflitto.
Abbiamo detto che Gesù tornando a Betania si appropriava
di nuovo del tempo.
Sembrava che il tempo l'avesse determinato l'autorità, l'avesse
determinato il sinedrio, il sommo sacerdote.
Perché Gesù se ne era andato via.
Qui Gesù si riappropria del tempo.
Ci fa capire che il primo tempo era in funzione di
questo.
Era necessario che l'autorità decretasse questa condanna,
per mettere le creature, gli uomini in un campo di scelta.
E il campo di scelta é essenziale, perché?
Perché
soltanto attraverso la scelta si nasce.
Due sono le nascite per ogni uomo.
La prima è quella naturale per cui noi esistiamo qui in
terra.
C’è imposta.
Ma la seconda no.
La seconda è effetto di scelta.
E non si nasce se non si sceglie.
Per cui se noi non ci impegniamo ad amare.
Cioè a scegliere.
Noi non entriamo nella seconda vita.
Non nasciamo.
C'è un'altra nascita.
Quest'altra nascita nasce da Dio, nasce dallo spirito.
E in questo ognuno è impegnato personalmente.
Ora, siccome questa nascita qui è effetto di scelta, si
richiede un campo di scelta, quindi un campo di contraddizioni.
Abbiamo visto qui che il campo di contraddizione è dato
da ciò che dice l'autorità e ciò che Dio presenta attraverso Cristo.
Conflitto.
Gesù' venendo pone gli uomini nella necessità di fare la
scelta.
Quindi nella possibilità di nascere.
Di nascere responsabilmente, perché si correva un rischio
a seguire la propria coscienza.
La propria coscienza faceva costatare questo: Gesù non
aveva ucciso nessuno.
Gesù aveva portato la vita, anzi, aveva resuscitato uno
che era morto.
L'uomo lo aveva costatato e quindi lo portava come realtà
nella propria coscienza.
In contraddizione, quindi campo di scelta, c'era l'ordine
dell'autorità.
Per mandarlo a morte.
Ecco, Gesù venendo offre l'out-out.
Offre a tutti la possibilità (facendosi vedere in
Betania) di dire: "Gesù è venuto e si trova qui in Betania".
Potevano denunciarlo.
Dovevano denunciarlo.
Per ubbidire alla autorità.
Dunque noi ci troviamo in questa situazione qui.
E
in questa situazione qui, noi abbiamo Gesù che in realtà si mette nelle mani
dell'uomo.
Lui venendo a Betania si mette nella decisione dell'uomo.
Li mette di fronte a un out-out.
O lo denunciano o non lo denunciano e allora si mettono
in urto con l'autorità.
Con tutti i rischi che ne conseguono.
Quindi Gesù si offre ritornando a Betania agli uomini.
Alla decisione dell'uomo.
Questo per farci capire qual è la situazione in cui
ognuno di noi si trova.
Quello che è avvenuto è rivelazione di quello che
avviene.
Gesù che si mette nelle mani dell'uomo ci rivela che Dio
si mette nelle mani dell'uomo.
Per cui a un certo momento l'uomo è impegnato a fare una
scelta tra Dio e ciò che non è Dio.
E soltanto scegliendo nasce personalmente, quindi
spiritualmente.
Questa nascita è importantissima.
Perché senza questa nascita non si giunge a Pasqua.
È impossibile capire il mistero di Pasqua, la morte di
Gesù, se già non si è rinati.
Se non si è già fatta questa scelta.
Infatti, Gesù appare risorto soltanto a coloro che
avevano già fatto la scelta.
A coloro che avevano messo Lui prima di tutto.
Che avevano seguito Lui.
"Noi abbiamo lasciato tutto per seguire Te".
Quindi questo problema della nascita è un problema
importante perché è un problema di scelta.
Il prima di tutto va messo prima della morte di Gesù se
si vuol capire la morte di Gesù e quindi risorgere.
Altrimenti non si può giungere alla Pasqua.
La Pasqua presuppone questa nascita.
Per passare alla vera vita, quindi trovare Cristo
risorto.
Lui non muore per giudicare o condannare.
Lui muore per farci risorgere.
Quindi ci troviamo con questa situazione a questo punto.
Gesù che si è messo e si mette nelle mani degli uomini.
Ma Gesù sapeva cosa voleva dire mettersi nelle mani degli
uomini.
L'abbiamo già spiegato altre volte.
Mettersi Lui, Dio, l'Infinito, il Creatore, l’Eterno che
si mette nelle mani...
Rendiamoci conto...
Si mette nelle mani dell'uomo.
Si offre alla scelta dell'uomo.
L'altra volta abbiamo fatto il confronto con una mamma
che ha un bambino appena nato nelle braccia.
Il bambino si mette nelle mani della mamma.
Il che vuol dire che viene a dipendere dalla mamma.
E se la mamma lo trascura quel bambino, si ammala,
deperisce, muore.
Noi ci accorgiamo che una cosa è nelle nostre mani in
quanto se non la curiamo, questa deperisce e muore.
Questo ci fa capire che se Dio si mette nelle nostre
mani, se noi non lo curiamo, quindi se non gli dedichiamo tutto il pensiero, se
non gli dedichiamo il tempo del nostro vivere, Lui deperisce e muore in noi.
Deperisce e muore.
Ecco il mistero della morte di Dio in noi.
Che ogni uomo fa.
È l'esperienza di ogni uomo.
Ogni uomo fa esperienza della morte di Dio.
Dio l'eterno, l'immutabile, l'Assoluto, fa fare agli
uomini l'esperienza della morte.
Si mette Lui, Lui che ha tutto nelle sue mani, il buono e
il cattivo, il ladro e il delinquente, ha tutto nelle sue mani, e tutto è opera
sua, Lui ha trovato il modo di mettersi nelle mani degli uomini per dare agli
uomini la possibilità di nascere.
Nascere personalmente e spiritualmente alla vita.
Perché soltanto nascendo personalmente alla verità, si ha
la possibilità di portare la verità, di conoscere la verità.
Questo Gesù che si mette nelle mani degli uomini e che è
Dio, quindi sa perfettamente è consapevole di cosa significhi mettersi
nelle mani dell'uomo,sa che mettersi nelle mani dell'uomo vuol dire morire.
È fatale!
Perché ciò che è superiore, messo nelle mani di ciò che è
inferiore è fatale che debba perire.
L'uomo non è in grado di portare un dono prezioso.
"Voi non siete ancora di grado di portarle, ma ho
tante cose da dirvi".
Per portare un dono prezioso bisogna avere l'animo di una
nobiltà infinita.
Per portar l'infinito bisogna aver l'animo per
l'infinito.
Ma Dio si mette nelle mani dell'uomo, proprio per formare
nell'uomo un animo capace d’infinito.
Il che vuol dire che quando si mette nelle mani
dell'uomo, l'uomo non è capace i portare l'infinito.
E se non è capace di portare l'infinito cosa fa?
Avendo l'infinito nelle mani lo distrugge.
Lo annulla.
Ecco, Dio si offre a essere annientato, e quindi si offre
a far fare esperienza a ogni uomo della sua assenza.
Morte vuol dire assenza.
Del suo silenzio.
Dio tace.
Dio non parla più.
Dio non è vivo.
Dio non si fa sentire.
Per cui l'uomo corre il rischio di entrare nel grande
dubbio.
Che può diventare un dubbio eterno.
Dio non esiste.
Perché io non lo tocco, non lo vedo, non lo esperimento,
non lo sento.
Lo interrogo e non risponde.
Quindi l'uomo corre questo terribile rischio.
Di entrare in un dubbio che può diventare eterno su Dio.
Se esiste o non esiste.
Questa è una conseguenza dell'esperienza della morte di
Dio.
Perché è la conseguenza del fatto che Dio si mette nelle
nostre mani.
E si mette nelle nostre mani perché questa è la
condizione essenziale per formare in noi la capacità di portare Dio.
Di portare la verità.
Di portare l'infinito, di portare l'Assoluto. Di portare
l'eterno.
Un fatto essenzialmente personale.
Ecco la situazione in cui Cristo viene a trovarsi
entrando in Betania.
Lui porta la morte in Se.
Porta questo senso di morte in Se.
In quanto va offrirsi alla decisione dell'uomo.
Festa, fanno cena e fanno festa.
Apparentemente sembra una festa.
Profondamente è una grande tristezza perché rivela a
Gesù, quel che Gesù già sa.
Che gli uomini gli battono le mani.
Gli uomini gli fanno pranzo, fanno festa.
E lo mandano a morte.
Lo vedremo poi domenica prossima con la grande
rivelazione di Maria di Magdala.
Li si rivelerà.
Perché lì di fronte a quel profumo sprecato dietro a
Gesù, Gesù avrà tutto il suo pensiero di morte.
"L'ha fatto per la mia sepoltura".
Ecco, dico il senso di morte che Gesù portava.
E il senso d’incomprensione da parte dell'uomo.
Da parte degli uomini.
Erano amici quelli di Betania, Gesù li amava.
Ma proprio in casa di coloro che amava, riceveva questa
testimonianza.
A Lui che va a morte.
È come un agnello che sia portato a morte e gli si faccia
festa, che lo si adorni di fiori per portarlo al macello.
Ecco, c'è questa insensibilità profonda nel cuore
dell'uomo.
Questa durezza.
Questa incapacità di penetrare in quello che c'è dentro
l'uomo.
Cristo era uomo.
Quello che c'era dentro l'uomo.
Dentro quest’uomo c'era questo senso di morte.
Lo sapeva perfettamente.
Eravamo a sei giorni dalla Pasqua.
E tutto ci convoca qui.
A sei giorni dalla sua passione e morte.
E che tipo di passione e morte!
Lo sapeva perfettamente.
L'aveva già detto parecchio tempo prima.
Ai suoi apostoli.
Quante volte l’ha ripetuto.
Che Gesù il Figlio dell'uomo doveva essere dato nelle
mani degli uomini.
Che gli faranno tutto quello che vorranno.
E lui sapeva cosa voleva significare questo "Faranno
tutto quello che vorranno di Lui".
L'uomo che portava questa consapevolezza qui, di questa
morte.
Di questa terribile passione...
Quest'uomo si vede far festa.
Vuol dire che gli uomini non capivano niente.
Non capivano niente perché non capiscono niente.
Questo per rivelarci che noi molte volte crediamo di far
festa al Signore, di rallegrarlo, che lui sia contento di noi, e molto
probabilmente tutte le nostre feste per Lui sono motivo di tristezza, motivo di
pianto.
Perché?
L'uomo va
in cerca di comprensione.
E Gesù, Figlio di Dio, incarnandosi è uomo.
E
come uomo va in cerca di comprensione.
Ha bisogno di comprensione.
Lui stesso anche all'ultimo ringrazierà i suoi apostoli
che sono stati con Lui.
Aveva bisogno di loro.
Nell'agonia Lui aveva bisogno dell'uomo, degli uomini.
Aveva bisogno di conforto umanamente.
Ecco, l'uomo è un essere che ha bisogno Assoluto di
comprensione.
Ha bisogno di essere pensato.
Ha bisogno di essere conosciuto.
E dico il Verbo di Dio incarnato, come uomo, ha bisogno
di comprensione.
La tristezza nasce di lì.
Quando avendo bisogno di comprensione, non si trova
nessuno.
Lui ha detto un giorno della sua vita che il Figlio
dell'uomo non aveva una pietra su cui posare il capo.
Non aveva un uomo su cui riposare.
E cosa vuol dire questo?
Non c'era nessuno che lo potesse capire.
Dico la tristezza dell'uomo sta qui.
Aver bisogno di comprensione e non trovar nessuno che ti
comprenda.
Perché la passione che Lui portava non era condivisa da
nessuno.
Eppure Lui sapeva che doveva morire per dare agli uomini
questa possibilità, questa capacità.
Questo superamento di anima.
Che li avrebbe poi portati... ma dopo.
Le cose si scoprono sempre dopo.
Per cui abbiamo detto molte volte che bisogna morire per
maturare.
Che bisogna perdere per scoprire.
E questo è il passaggio obbligato della Pasqua.
Siccome non siamo intelligenti.
Nessuno è intelligente.
Perché la nostra intelligenza è Dio.
E chi vive per cercare e per conoscere Dio?
Quindi c'è questa non intelligenza di fondo che
caratterizza l'uomo.
L'uomo è portato dai sentimenti.
Dalle impressioni.
Da quello che dicono gli altri.
Magari anche dall'autorità eccetera...
Dall'ambiente in cui si trova.
Dalle istituzioni.
Ma non sa assumersi la responsabilità della verità.
Soltanto chi si assume la responsabilità della verità
diventa intelligente.
La nostra intelligenza è Dio.
Ma Dio va
scelto personalmente.
Soltanto li si incomincia a capire.
S’incomincia a capire.
Quello che c'è dentro gli uomini.
S’incomincia a capire questa tristezza di fondo.
Questa incapacità a trovare comprensione.
Ecco, dico, cosa ci rivela questa cena data per
festeggiare Gesù.
Come lo rivelerà l'entrata di Gesù in Gerusalemme.
Come lo rivelerà il bacio di Giuda.
Ecco, l'uomo si trova nella incapacità di capire ciò che
sta facendo, perché non capisce quello che gli animi portano con sé.
Soltanto conoscendo e qui scopriamo l'importanza del
capire.
Soltanto chi capisce può adeguare la sua risposta a una
proposta.
Tutte le opere di Dio sono delle proposte.
Ogni giorno che Cristo vive tra noi, è tutto una proposta
di vita.
Ma questa proposta chi la vede?
Ecco, dico l'importanza del capire.
Gesù muore per darci la possibilità di capire.
Perché abbiamo detto che soltanto perdendo, noi
incominciamo a capire.
Capire quello che abbiamo perduto.
Siccome Dio viene a farci fare esperienza di morte, di
assenza, di perdita non per condannarci ma per salvarci.
Quindi per farci scoprire l'importanza che Dio ha nella
nostra vita.
Per cui dopo averlo perduto, noi cominciamo a capire che
Dio va messo prima di tutto, al di sopra di tutto e di tutti.
Altrimenti lo perdiamo.
Pensando a noi stessi lo perdiamo.
E perdere Dio vuol dire andare nell'inferno.
Dio solo è rivelatore di Sé.
E soltanto con Dio noi possiamo conoscere Dio.
Noi perdendo Dio perdiamo la capacità di conoscere Dio.
E l'incapacità di conoscere Dio è l'inferno.
Quindi Dio si presenta sotto quest’aspetto e porta con Sé
questa tristezza.
E ci fa capire l'incapacità da parte nostra a penetrare
nel suo animo.
Quindi a corrispondere a quello che è il suo desiderio a
quello che è il suo bisogno.
Appunto bisogno di comprensione.
Dio abbiamo detto, fa tutto questo per aprirci.
Per aprirci a capire.
La vita vera, la vera nascita la inizia qui.
In quanto noi mettiamo il bisogno di capire, il bisogno
della verità al di sopra di tutto.
A.: Credo che la tristezza di Gesù sia causata
essenzialmente dalla diversità d’intenzione con cui lo accolgono, rispetto alla
realtà che Lui porta in Sé. Ma questo succede sempre fra di noi, fra gli uomini
quando incontrano la Parola di Dio. Anche la festa innocente, di fronte alla
parola di Gesù non è innocente. La Parola di Dio giunge a noi per farci fare
una scelta, per farci fare Pasqua.
Luigi: Lui porta un fuoco.
Mi capisci?
Ti porta la passione e cerca la corrispondenza.
Se invece di appassionarsi per il Pensiero di Dio, ti
fanno una festa, ti fanno una cena...
È una tristezza, capisci?
E.: Anche se altre volte sembrava che Gesù
gradisse l'ospitalità datagli a Betania.
Luigi:Certo, certo.
E.: Ma l'uomo opera sulla linea dei sentimenti
delle emozioni, mentre Lui opera sul piano dell'intelligenza, di quello che all'uomo
è necessario per giungere alla salvezza, per operare le scelte e fare il
passaggio alla conoscenza di Dio.
Luigi: Per quello c'è incomprensione,
capisci?
Loro, Lazzaro, Marta erano in buona fede nel fare festa.
Sembrava per loro, perché non sapevano quello che Lui
portava dentro.
Non sapendolo tu fai festa.
E.: Loro non avevano capito la lezione.
Luigi: D'altronde non potevano capirla,
non avevano ricevuto lo Spirito Santo.
Però quello non aiutava la tristezza che portava Gesù.
E.:Loro facevano festa nel loro pensiero, Gesù
invece proprio in quanto Figlio di Dio stesso, portava una realtà ben
superiore.
Luigi: Quando entra a Gerusalemme, gli
battono le mani, gli fanno festa, cantano, gli offrono tappeti e palme, erano
in buona fede loro, non si rendono conto che invece Lui piange.
E.:Però è una buona fede che va meditata
perché è una buona fede che conclude poi al Calvario.
Luigi: Si capisce, dopo pochi giorni,
quegli stessi che gli facevano festa.....e non poteva essere in modo diverso.
O.:Noi non capiamo ed è proprio per questo che
Dio si incarna.
Luigi: Si noi non capiamo perché non
mettiamo Dio prima di tutto.
Non mettiamo l'amore alla verità prima di tutto.
Dovremmo metterlo prima di tutto.
"Cerca il Regno di Dio prima di tutto."
Non lo mettiamo prima di tutto, quindi naturalmente siamo
in una situazione di non intelligenza.
La non intelligenza agisce per reazione, per sentimento.
Quindi per sentimento Lui era ritornato lì in Betania e
per sentimento gli fanno festa.
Non si rendono conto, non possono capire.
O.: Ecco, però ci sono tanti livelli di non
capire? Qui siamo a sei giorni prima della passione...
Luigi: Qui il livello diventa bruciante,
qui ho detto, siamo in un campo di scelta.
C'è uno stato di conflitto che prima non c'era con
l'autorità.
Qui c'è un conflitto con l'autorità
L'autorità che può minacciare di buttarti in prigione o
ucciderti se tu non ubbidisci.
Quindi qui c'è una situazione di conflittualità aperta.
Negli animi, tra Gesù e l'autorità.
E a questo punto che la cena acquista un certo volto e
per Gesù comincia la via della passione.
O.:Appunto, loro sono in colpa perché non
chiedono il significato della resurrezione, però è anche vero che non
denunciano Gesù anzi lo ospitano.
Luigi: Certo, certo certo...
O.: Quindi è sempre sentimento ma una cosa è
questa cena e un'altra cosa è il bacio di Giuda.
Luigi: Certo, certo, si si d'accordo, il
bacio di Giuda è l'apice, in quel bacio c'è la rivelazione di quello che c'è già
in questa cena di Betania e nel far fasta a Gesù che entra in Gerusalemme.
In fondo in fondo, il tempo che passa rivela gli animi.
In fondo ti fa capire che quel bacio di Giuda c'era già
tutto questo sottofondo, non era aperto... e con il passare del tempo si rivela
quello.
Quando la massa, la gente, è messa nella necessità di
o/o, ti grida crocifiggilo.
Non si assumono la responsabilità di dire:"Devi
liberarlo".
O.: Non è ipotizzabile che qualcuno gli avesse
chiesto il significato della sua venuta, della resurrezione...perché se è così
per questo qualcuno non sarebbe stata necessaria la morte di Gesù.
Luigi: È fatale, tu capisci?
L'uomo per conoscere deve scegliere di mettere Dio prima
di tutto, per mettere Dio prima di tutto deve conoscere.
Tu vedi che il cerchio è chiuso, non entri.
Il cerchio è chiuso.
L'unico modo di fuga per risolvere il problema è questo:
quello che ha trovato Dio, farti esperimentare la perdita di una cosa.
Per cui c'è la conoscenza per intelligenza, ma c'è la
conoscenza anche per esperienza.
Tu perdi una persona cara, tu inizi a capire l'importanza
di quella persona.
Prima non potevi capirla.
Ecco l'apertura.
S.: È soltanto l'amore alla verità al di sopra
di tutto che rende attenti e aperti anche a tutto quello che non si capisce,
aperti a un qualcosa di superiore, ci impedisce di restare nella banalità.
Luigi: Certo, nella banalità tu batti le
mani, tu fai festa eccetera e credi che Dio sia contento.
Nel campo delle anime la felicità è data sopratutto dalla
comprensione.
Se tu comprendi Dio, Dio gioisce, il problema non è ne
battere le mani né cantare, né fare i pranzi a Lui.
Il problema non sta lì.
Il problema sta nel capire.
A.: Dio è un infinito ed è necessario che in
noi si formi un infinito.
Luigi: Altrimenti non lo puoi portare.
Tu capisci che la creatura umana parte dal finito.
Tutti i suoi pensieri sono tutti finiti, perché nascono
da cose finite.
Fintanto che siamo nel campo del finito, tu non puoi
passare all'infinito.
Quindi non sei capace dell'infinito.
Allora è necessaria questa morte a noi stessi e questo
rinascere per Dio
Dio è capace dell'infinito, perché Lui è infinito.
Se dà a noi la possibilità di pensarlo, nel suo pensiero
abbiamo la capacità d’infinito, tolto il suo pensiero noi siamo nell'incapacità
d’infinito.
Ecco, per cui c'è questa seconda nascita che caratterizza
l'uomo.
La seconda nascita che non può avvenire senza di noi.
Perché richiede il superamento dell'io.
E questo lo possiamo fare solo noi.
Per conoscere la verità dobbiamo superare il pensiero del
nostro io.
Dio non ci può costringere, perché Lui stesso ha creato
il pensiero del nostro io.
Però ci fa capire la necessità di superare il pensiero
del nostro io.
F. Se in noi basta un pensiero solo diverso da
Dio per perdere l'infinito...
Luigi: Ma per forza, il Pensiero di Dio è
unigenito.
Ogni altro pensiero, fosse anche un pensiero di angeli, è
in un campo finito.
Il finito non può comprendere l'infinito.
F.: In noi il finito diventa pensiero quando
non è dialogato con Dio, quindi noi dobbiamo dialogare tutto con Dio.
Però questa capacità di dialogare con Dio, si
forma dopo la morte di Cristo?
Luigi: Si forma con il superamento del
pensiero del nostro io, cioè si forma in questa scelta, in quanto Dio si mette
nelle nostre mani e dice:"O metti me prima di tutto, o metti altro".
Nel primo tempo della nostra vita noi non lo avvertiamo
questo out-out, per noi va bene questo ma anche quell'altro.
Andiamo in chiesa, siamo religiosi e allo stesso tempo
facciamo i nostri interessi e i nostri lavori.
Tutto va bene.
A poco per volta si forma questa necessità, è Dio che si
mette nelle nostre mani, per cui se noi non pensiamo Lui, noi lo perdiamo.
Perderlo vuol dire fare esperienza di morte.
F.: Quest’out-out si può dire che diventa
sempre più evidente... fino a ...
Luigi: Fino a toglierti il respiro, non
puoi più tirare avanti.
Ho detto molte volte che si parte da E/E e si arriva a
O/O.
Il punto estremo è O/O.
Nell'agonia, in punto di morte, stai tranquillo che
s’impone O/O.
F.: Quando ci arriva l'annuncio inizia già l'O/O?
Luigi: Certo, l'annuncio è una proposta.
La proposta ti presenta una scelta.
F.: In qualunque situazione noi siamo?
Luigi: Certamente, altrimenti non sarebbe
Cristo.
F.:E allora a questo punto punto, solo se mettiamo
Dio prima di tutto, solo se moriamo a noi stessi...ma per arrivare a questo è
necessaria la morte di Cristo.
Luigi: È necessario, ora questa
necessità, noi non possiamo coglierla, Cristo lo sa, per questo dico che Lui
era consapevole di cosa voleva dire andare in Gerusalemme.
Per questo c'è questa tristezza di fondo che gli altri
non capiscono.
Là dove tu non sei capito, tu provi tristezza.
F.: Per capire dobbiamo arrivare attraverso la
morte.
Luigi: Non c'è altra via.
La prima via è quella dell'intelligenza.
L'intelligenza è fallita già con Adamo
Nel paradiso terrestre.
È già fallita lì.
Dato quel fallimento lì, non c'è altra via che quella
dell'esperienza.
Cioè della perdita di una cosa per incominciare a capire
l'importanza di quella cosa.
Tu devi poter far esperienza della perdita di Dio per
incominciare a capire cosa vuol dire Dio.
F.: Fa proprio pensare a quel salmo che dice
che eterna è la misericordia di Dio, per cui solo Dio poteva trovare un modo...
Luigi: Solo Dio.
Però è un assurdo, teniamolo presente.
Perché tu capisci che Dio non può morire.
Eppure Lui ha trovato modo di farci fare esperienza di
morte.
Noi facciamo esperienza di assenza.
Morte vuol dire assenza.
Noi facciamo esperienza d'assenza di Dio.
Noi tocchiamo vediamo ascoltiamo tutte le creature, tutto
il mondo parla, Lui non parla.
Lui è assente.
Lui che è il vero presente e che è l'unico che parla!
Dio è l'unico che parla.
E parla in tutto e in tutti.
Nella lettera agli Efesini; "Uno solo è il Padre che
opera e parla attraverso tutti".
Quindi, Lui è l'unico che parla e Lui non si sente
parlare.
Ecco l'opera che Dio fa per farci nascere.
O meglio rinascere.
Perché se uno non nasce dall'alto, non può vedere.
F. Pasqua, Gesù la fa una volta per tutte e per
noi cosa rappresentano le Pasque precedenti di Gesù?
Luigi: No, Le pasque che noi abbiamo
fatto.
F. Ma anche Gesù avrà fatto delle Pasque, però
questa è l'ultima.
Luigi: Le Pasque precedenti sono tutte
dei segni.
Sono preparazione.
Introduzione.
Tutta la nostra vita qui in terra, sembra che sia vita.
Non è vita.
È un’introduzione alla vita.
Un giorno noi capiremo che abbiamo sognato, non siamo
vissuti.
Vivendo per il mondo, vivi per gli stimoli che ti
arrivano dal mondo o dalla società o dalle istituzioni.
Ma reagisci, non è vivere.
Vivere è avere in noi stessi la vita.
Noi ci accorgeremo che tutto il nostro vivere è stato
solo un sognare.
E in questo sognare, ogni tanto c'era qualcuno che
bussava alla porta per svegliarci.
Ma s’incomincia a vivere, quando s’incomincia a cercare
personalmente.
Fintanto che sei con la massa tu, ti nascondi.
Ti nascondi dietro la massa come ti nascondi dietro un
paravento.
Ma la massa non ti fa vivere.
Tu incominci a vivere soltanto quando incominci a vivere
personalmente.
Quindi incominci a pagare per conoscere Dio.
Prima no, prima era solo reagire a un sentimento.
F.: Però preannunciano.....
Luigi: Sì, sono dei segni.
Preannunciano.
Ma già la Pasqua ebraica.
Il passaggio del Mar Rosso, la liberazione dell'Egitto.
Tutti segni.
Lo scopo non è andare in Egitto o uscire dall'Egitto.
Il problema non è quello.
Il problema non è il deserto.
Il problema è altro.
Ma sono segni di.
È tutto un campo di segni.
Dio non ha fatto l'uomo e la donna per popolare la terra.
I segni son ben altri.
Dobbiamo portarci nel campo dello Spirito.
Noi ci giustifichiamo dicendo che abbiamo occupato la
terra: "La nostra vita ha un senso".
La tua vita non ha nessun senso.
Non ha senso popolare la terra.
Come non ha senso fare delle fabbriche.
Non ha senso creare degli istituti e delle istituzioni.
Non ha un senso tutto questo.
Il senso è in quanto tu vivi per ciò per cui Dio ti ha
creato.
Dio ti ha creato per conoscere Lui.
Se tu vivi per le cose eterne, quello ha un senso.
Se tu vivi per le cose temporanee, quella è perdita di
senso.
F.: Anche le precedenti esperienze di
assenza/presenza di Gesù sono dei preannunci per invitarci a questo
passaggio...
Luigi: Ma ho detto molte volte che tu fai
esperienza della presenza di Dio in quanto tu desideri la caramella e Dio ti dà
la caramella.
E tu dici: "Dio come sei buono".
La presenza è sempre data dalla coincidenza tra un tuo
pensiero, un tuo desiderio e la realtà.
F.: Dopo la Pasqua di Gesù nel campo dei segni
c'è una resurrezione che è ancora concessione.
Luigi: Addirittura la Pentecoste è un
segno per noi.
Perché la Pentecoste avviene soltanto personalmente.
Sono tutti segni, mi capisci?
Tutto quello che è avvenuto nella vita del Cristo, sono
tutti segni.
Da leggere e da intendere.
Intendere nello Spirito.
E soltanto ricevendo lo Spirito Santo, tu hai la
possibilità di capire il significato.
Altrimenti non capisci il significato.
Tu dici "Cristo è morto, Signore tu sei morto per
me, ti voglio bene per questo".
Ma non puoi capire il significato.
Lo leggi sentimentalmente.
F.: Solo con la Pasqua si arriva a Pentecoste,
però solo a Pentecoste posso capire il significato della Pasqua?
Il cerchio è chiuso.
Luigi: Li scopri che non è opera tua ma
che è tutta opera di Dio.
È Dio che conduce.
È Dio che fa ciò che noi non potremmo assolutamente fare.
G. Ci sono queste due nascite e non si passa
alla seconda nascita se non moriamo a noi stessi e però non possiamo morire a
noi stessi se non vediamo Cristo che muore in croce, allora sembra quasi che
noi non siamo neanche colpevoli di questa morte in croce. Se non possiamo
passare...
Luigi: Prima di tutto noi siamo stupidi.
Lì c'è una colpa.
La prima colpa è quella, essere stupidi.
Nel Regno della Luce tu non puoi essere stupida.
Non sei autorizzata a essere stupida.
Per cui tu, conoscendo un segnale stradale, se tu lo
trascuri, dici: "La colpa è mia perché l'ho trascurato".
Non ti giustifichi.
Perché lo sapevi.
Tu sai che Dio esiste.
Eppure si vive senza tener conto di Dio.
Noi abbiamo un problema, in questo problema c'è un dato
che noi trascuriamo nel modo più assoluto.
E crediamo di arrivare alla soluzione del problema?
La più grande stupidità che noi facciamo è questa.
Il dato principale che c'è in tutti i nostri problemi,
sociali, politici, individuali, esistenziali è Dio.
Tutti i nostri problemi hanno come dato principale Dio.
Perché Dio forma i nostri problemi.
Tutti i nostri tormenti, hanno tutti come ragione, questo
Pensiero di Dio che portiamo in noi.
Noi trascuriamo questo pensiero.
Noi trascuriamo Dio.
E vogliamo risolvere i nostri problemi?
Quella è stupidità piena.
Nessuno di noi è autorizzato a questo, è in colpa.
In conseguenza di questo c'è la morte del Cristo.
Ma tu davanti alla morte del Cristo hai la consapevolezza
di aver mandato tu a morte il Cristo.
Perché non lo capisci.
Quante volte sentiamo questo rimorso per una persona
cara: "Non lo capisco".
Ecco, perché senti il rimorso: "Non l'ho
capito".
Non sei stato intelligente per capirlo.
Tutti quanti, anche gli apostoli, sono stati col Cristo,
ma non capivano.
Gesù parlava della sua passione e morte e loro pensavano
al loro primato.
"Chi è il primo tra noi".
Si capisce che dopo sentono il rimorso, hai voglia!
G.: Anche qui che non capivano Gesù, hai detto
che non potevano capire.
Luigi: Non potevano capire perché erano
stupidi.
Quando uno è stupido non può capire.
Scusami tanto...
Però in colpa.
G.: Quindi allora sarebbe possibile superare
il nostro io e guardare da Dio prima di...
Luigi: Era possibile in Adamo.
Ho detto che l'errore d'intelligenza è avvenuto in Adamo.
Il primo errore.
Il grande errore.
È stato questo.
Noi siamo tutti dominati dalla famiglia per esempio.
La prima cosa quando uno ha un figlio è portarlo
all'onore del mondo.
Ma è tutta una grande fregatura.
Scusami tanto.
Noi siamo fregati dall'autorità, dalle istituzioni, è
tutta una fregatura.
Noi abbiamo fissato dei valori: ubbidienza, povertà...
tutti valori che ti esaltano.
Per cui tu resti ammirata e ti credi santa.
Ed è tutta una fregatura.
Perché?
Ma perché dimentichiamo che dobbiamo cercare Dio prima di
tutto.
Meglio essere prostitute ma cercare Dio.
E non essere santi e non cercare Dio.
E l'ha detto Gesù.
Capisci che c'è un abisso tra il nostro mondo e il Suo.
Se Lui dice che una prostituta precede il sommo
sacerdote... evidentemente siamo su un piano completamente sballato.
G.: Noi finiti non possiamo capire
l'infinito...
Luigi: Però tu finita hai in te il
Pensiero di Dio che è infinito.
E per quale motivo tu non curi Dio che non puoi ignorare?
Perché tu sei in colpa in quanto non puoi ignorare la
cosa.
Tu non puoi ignorare Dio.
Dio Creatore.
Ti basta un filo d'erba.
Perché non sono io che ho fatto il filo d'erba.
E se non tu che l'hai fatto, chi l'ha fatto?
E perché non ti curi di questo?
Ma io devo mangiare, vestire, pensare alla famiglia, devo
aver la casa, l'automobile.
Hai capito?
Ecco dove si diventa stupidi.
Si arriva alla fine della vita che siamo vissuti per che
cosa?
Per che cosa siamo vissuti?
Ma pensiamo in ogni giornata per che cosa viviamo?
La nostra vita è poi questo.
Ogni sera riflettendo "la mia giornata è servita a
questo", sarà poi quello che dirai alla fine della tua vita.
E a cosa è servita la vita?
Guadagnare, lavorare, avere una famiglia, avere una casa,
una professione?
Tutto questo cos'è?
Niente.
Niente.
Allora la mia vita è servita a niente.
Tutto passato.
La vita vale in quanto tu hai un fine eterno, un fine che
rimane.
È valida in quanto tu ogni giorno progredisci verso
l'eterno.
Allora la tua vita vale qualche cosa.
Altrimenti la butti via.
G.: Sì, sì la prima cosa da fare è sempre la
giustizia.
D.: Fare esperienza di assenza di Dio,
esperienza di morte è condizione necessaria per mettere Dio prima di tutto,
come mai fra i commensali allora c'è anche Lazzaro che questa esperienza
l'aveva fatta pochi giorni prima?
Luigi: Ma non basta, non basta essere
risorti.
Infatti, noi non troviamo Lazzaro ai piedi della croce
del Cristo.
Non è sufficiente essere resuscitati.
La resurrezione è Dio che fa di te qualche cosa,
indipendentemente da te.
Lazzaro è stato risorto indipendentemente da sé.
L'opera di Dio l’ha fatto attore di un certo avvenimento
per tutti gli spettatori.
Lazzaro ha fatto esperienza d'assenza.
Questa esperienza d'assenza serve per farci maturare.
Per farci mettere Dio prima di tutto.
Perché senza Dio non faccio niente.
Ma quando tu hai costatato che senza Dio non fai
niente, tu a quel punto li hai la possibilità di mettere Dio prima di tutto.
Hai la possibilità, non è detto che tu lo metta.
Nel campo dello Spirito, non si nasce per imposizione.
Tu nel campo terreno, nasci per imposizione.
Nessuno ti ha chiesto prima se volevi nascere.
Nel campo dello Spirito ti si chiede prima se vuoi
nascere.
Non c'è imposizione.
Dio ti mette nell'occasione.
Anche la resurrezione, Dio che ti perdona, Dio che ti
libera, è Dio che ti fa risorgere.
Ti mette nell'occasione: "Vuoi nascere?".
Ti dà la possibilità se vuoi.
Non è detto che tu dica sì.
A.: Non riesco a capire quanta colpa possa
esserci in questa buona fede, visto che la croce viene dopo.
Luigi: Non potendo ignorare la cosa la
ignoro.
La trascuro.
Cioè, tu vai in macchina e vedi un segnale stradale, lo
trascuri, tu sei in colpa.
Perché?
Perché il segnale stradale lo hai visto, lo sai.
Non ne tieni conto.
Ti distrai, non ne tieni conto.
Sei in colpa.
Quindi la colpa nasce dal fatto che stai ignorando o
trascurando una cosa che non puoi ignorare.
Dio Creatore tu non lo puoi ignorare.
Ti basta un filo d'erba per non ignorare che c'è un'altro
che fa.
Il tempo passa, anche se tu non lo vuoi.
La vita passa anche se tu non vorresti.
Quindi vedi che c'è una volontà diversa che entra nella
tua vita.
A.: Bisognerebbe anche vedere se la
distrazione è una colpa.
Luigi: Trascurare, distrarsi da ciò che
tu non puoi ignorare è colpa.
La colpa nasce li.
Quando uno ti dice: "Come mai hai trascurato?"
"Ah già!", Tu non puoi dire che non sei in
colpa.
Tu non puoi giustificarti.
Perché tu lo sapevi.
La prima cosa che ci dice la verità è questa:"Tu sapevi".
"Si Signore, io sapevo".
A.: Ma noi lo sappiamo adesso.
Luigi: Come adesso?
Tu da quando sei nato, sai che il mondo non lo hai fatto
tu!
A.: Noi sappiamo che Cristo è morto in croce.
Luigi: Adesso Cristo viene dopo.
Prima di tutto c'è questo, noi sappiamo che siamo in una
casa che non abbiamo fatto noi.
E perché non ci interessiamo del padrone?
Noi abitiamo in un luogo che certissimamente non abbiamo
fatto noi.
E perché non ci curiamo del padrone?
Noi ci comportiamo in questo mondo come se fossimo noi i
padroni.
Questo è assurdo.
Non dovremmo permetterci di strappare nemmeno una foglia
da un albero.
Quello ci può fulminare.
L'albero non è mio.
Come andando in casa d'altri, non ti permetti di spostare
i mobili perché la casa è di un'altro, altrettanto rispetto dovremmo avere per
Dio.
È giustizia fondamentale.
Noi sappiamo che il mondo non l'abbiamo fatto noi, che
gli avvenimenti non sono nostri.
Rispetta.
Ricordati.
Tieni presente.
Tutti i problemi hanno un dato principale.
Dio Creatore.
E tieni conto di Dio.
Noi decidiamo, pensiamo, vogliamo risolvere i problemi
senza mai tenere conto di Dio.
Questo, dico è stupidità.
Noi non siamo autorizzati a essere stupidi.
Siamo stupidi ma non siamo autorizzati a essere stupidi.
A.: Dio per noi ha già parlato attraverso il
Figlio, in quel caso il Figlio doveva ancora compiere tutta l'opera...
Luigi: Ma vedi, l'opera del Figlio non è
esaurita in se.
L'opera del Figlio ha una finalità ben precisa.
Quella di portarci al Padre.
Perché dal Padre riceviamo la luce, principio.
Dal suo principio stesso, il Padre è anche il principio
del Figlio.
Ora, questa funzione, non è che si esaurisca nel Figlio
stesso.
Il Figlio ha la funzione di condurci a una meta ben
precisa.
Quando arriviamo a quella meta, Lui addirittura si
ritira, perché noi possiamo prendere contatto personale con la Meta, come Lui
lo prende con la Meta.
Per non essere in mezzo.
Perché di lì poi dopo si riceve lo Spirito Santo che è lo
Spirito di verità che ci illumina e ci fa capire.
Ma quando tu capisci, lì riconosci che è stata tutta
misericordia di Dio, perché?
"Perché io sono sempre stato in colpa".
D.: Pensavo che anche se non capiamo subito i
segni di Dio, ma sappiamo restare in attesa del suo ritorno, ci penserà Lui a
rimuovere la nostra poca intelligenza, l'importante è restare nel suo pensiero.
Luigi: Tu non puoi restare se non
cerchi di capire.
Quando tu registri una parola, non resti mica in quella
parola.
Per restare nella parola, te la scrivi?
Non basta scriverla.
Tu la ricordi?
Non basta ricordarla.
Se tu vuoi restare in una parola tu, devi cercare di
capire.
Soltanto in quanto cerchi di capirla tu resti.
Altrimenti non resti.
D.: Io posso anche non poter capire.
Luigi: Non poter capire è una cosa,
cercare di capire è un'altra.
Ora, dico, tu resti in una parola in quanto cerchi di
capire.
Ce la metti tutta per capire, allora resti.
Capire poi dopo è grazia di Dio.
Ma tu però sei impegnata a capire.
Nessuno ti dice che tu capisca.
Però tu sei impegnata a capire.
Quindi devi mettercela tutta per capire.
Perché soltanto capendo tu puoi restare.
Soltanto se tu cerchi di capire una persona, tu resti con
quella persona.
Altrimenti non resti con quella persona.
Nel modo più assoluto.
L'anima di tutto è il capire.
Qui a Betania, addirittura erano amici.
Era un problema d'amore.
Erano con Gesù e gli fanno festa.
Gli fanno cena.
Non capiscono niente.
Non capiscono niente.
Quindi non possono essere con Lui.
D.: Gesù sapeva benissimo che il seme gettato
avrebbe prodotto frutto, non è che manifesta la sua tristezza per impressionare
gli uomini al pensarci.
Luigi: La sua tristezza sta nel fatto che
non trova comprensione.
Se tu porti con te un problema grosso, una passione
grande, vuoi trovare qualcuno che ti comprenda.
Ti possono battere le mani o far festa ma tu piangi.
Perché non comprendono il tuo animo.
Cristo era uomo e come uomo aveva bisogno di
comprensione.
Cercava comprensione.
Come uomo, come Dio no.
D.: È quello che succede nelle nostre messe,
una volta la messa la chiamavano "in cena domini" e adesso guardando
questa cena di Betania dico: guarda, noi celebriamo le messe in cena domini e
Dio piange, perché noi celebriamo dei riti e non li capiamo e se non li capiamo
facciamo piangere Dio ogni volta che partecipiamo a questi riti.
Luigi: Dio creandoci ha un’intenzione ben
precisa.
Fintanto che questa intenzione non trova comprensione,
quindi corrispondenza, c'è questa tristezza in noi di Dio.
M.; Anche nella casa di Betania, con le
persone più vicine a Lui.
Perché l'uomo è stupido, giustamente come
dicevi, nel senso che crede che la vita sia fare festa.
Per allontanare o per non vedere quello che
Gesù portava.
Ma il problema è questa morte che ognuno di
noi porta dentro anche se sembra che non dobbiamo morire mai.
Luigi: È così.
N.: Direi che è chiarissimo, noi di fronte a
tutta l'informazione che Dio ci manda di Sé, siamo stupidi e colpevoli e Dio
non vuole che noi si sia stupidi e colpevoli, e tutto ha fatto per impedirci di
diventare stupidi e colpevoli, ma noi lo siamo diventati ugualmente.
P.:Hai detto:"Ormai la Pasqua sta
coinvolgendo tutto",mi ha fatto vedere in prospettiva tutto il cammino che
ci deve aspettare.
Ormai non potremo più allontanarci da
quello che abbiamo capito stasera, Tutta la seconda parte non è più come prima.
Ormai è successo qualcosa, non è vero che è finito il dramma, inizia adesso,
c'è un cambio di prospettiva nell'affrontare la seconda parte. C'è un'aria di
tristezza, un contagio di tristezza, Gesù in fondo è un condannato a morte.
Luigi: Sa che per fare la volontà del
Padre deve affrontare questo.
P.: Come uomo è un condannato a morte, si
capisce allora lo stridore del preparargli una cena e nel fargli festa.
Luigi: È l'agnello che viene adornato
P.: Colpisce questo suo bisogno. Questo suo
bisogno è ancora in funzione nostra, per rompere la pietra del nostro cuore,
per sensibilizzarci.
Luigi: Come quando di fronte a un malato
si dice "Si guarirai", ma non capiamo nulla di lui.
Magari a un malato che è in agonia, gli raccontiamo luna
barzelletta.
P.: Noi crediamo di fare contento Gesù perché
lo ospitiamo in casa nostra e invece è Gesù che ci ospita.
Noi dobbiamo penetrare nel suo cuore, in
quello che Lui porta.
N.: Siamo stupidi e quando mandiamo a morte il
Cristo ignoriamo che questo è ancora grazia e informazione di Dio.
S.: Signore non son degno.
D.: Cristo nella vita ha pianto tante volte ma
non ha mai riso neppure una volta
D.: La sofferenza di Gesù è un rimprovero per
noi ma se capita, è grazia di Dio.
G.: Signore che io veda.
C.: Signore che io capisca.
A.: I momenti di percezione della luce sono
rari
Luigi: Si sono rari, come sono rari i
momenti in cui pensiamo.
D.: Dio ci comprende e noi non lo
comprendiamo.
G.: Bisogna andare in profondità, perché noi
siamo finiti, ma portiamo in noi un infinito.
F.: Marta serviva e Lazzaro era uno dei
commensali... tutto come prima.
F.: Siamo stolti nel trascurare ciò che non
dobbiamo trascurare. Ma Dio ci dà la possibilità di non essere stolti una
seconda volta.
S.: Questa opera Che Dio fa per portare tutto
a compimento nonostante noi.
O.: Quando non ci si impegna a capire c'è di
mezzo sempre il pensiero dell'io.
E.:Mi pare che la ragione vera della tristezza
dell'uomo sia causata dallo stato di sofferenza e di tristezza in cui costringe
il Pensiero di Dio. È necessario non cercare al di fuori di noi il motivo di
questa tristezza.
P.: Marta serviva e Lazzaro era uno dei
commensali, il dramma di Marta era già passato e quindi continuava a servire
come prima e Lazzaro era uno dei tanti, non aveva iniziato una vita personale.
F.: A me ha ricordato il secondo capitolo di
Giovanni, dove Gesù era uno fra i tanti...
E qui gli fecero
una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Gv 12 Vs 2
RIASSUNTO Mercoledì.
ARGOMENTI: L’amore vince perdendo. L’incarnazione del Verbo. L’incomprensione. Prendere su su di sè la
situazione dell’altro. La necessità di capire.
Possibilità e impossibilità. Lo spreco della vita
dietro Gesù.
26/Ottobre/1994 Casa di
Preghiera Fossano.