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Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Tale è il comando ho ricevuto dal Padre mio".   Gv 10 Vs 18 Primo tema


Titolo: Cani senza collare.


Argomenti: Vita e perdita di vita. Cogliere il Pensiero di Dio. Il mondo è anonimo. Intenzionalità della creazione.  Il pensiero  non arriva all'uomo senza l'uomo. Mettere il nostro nome sulle cose. La vita vera è pensiero.


 

10-11/Marzo/1991 Casa di preghiera Fossano.


Anche questa è Parola di Dio.

E di fronte ad ogni Parola di Dio dobbiamo sempre chiederci quale significato, quale lezione ci sia per noi personalmente, per la nostra vita essenziale, per il rapporto della nostra anima con Dio, sopratutto che cosa Dio ci voglia significare di Sé, poiché in tutto il suo parlare, Dio non fa altro che significare Se Stesso e comunicare Se Stesso, per comunicarci la vita.

Abbiamo visto che la vita sta essenzialmente nel pensiero, la vita non sta nelle cose.

Gli uomini sbagliano perché ritengono che la loro vita stia nelle cose.

L'uomo vive in quanto si scopre pensato, conosciuto e amato.

Tanto che l'uomo tende ed è sollecitato a offrire tutto ciò che ha per riceverlo con un pensiero.

E soltanto ricevendolo con un pensiero riceve la vita.

Là dove non c'è pensiero, l'uomo perde la vita.

La vita ha un suo Principio.

Il Principio della vita è Dio.

Dio è il Creatore di tutte le cose, Dio è il vivente, l'essere Assoluto.

Non è che abbia la vita, l'essere Assoluto è la vita, è il vivente.

Man mano che noi ci allontaniamo dall'essere Assoluto noi, troviamo delle creature che perdono sempre più vita, fino alla materia, il punto estremo in cui c'è ancora il segno dell'esistenza senza più vita.

Tutto questo è segno ed è lezione per ognuno di noi.

Il difficile per noi però è quello di restare nel Principio della vita, nel non perdere il collegamento con questo Principio.

È una cosa molto difficile.

Sopratutto è difficile mantenere il Principio, Principio del nostro pensiero e del nostro pensare, di mantenere Dio come Principio del nostro pensare.

Noi tendiamo a fare del nostro pensiero il principio del nostro parlare, del nostro pensare, del nostro agire e del nostro vivere.

E facendo così noi esperimentiamo la morte, poiché il nostro pensiero non è principio di nulla.

Il nostro pensiero e il nostro pensare ha bisogno di un Principio, ha bisogno di essere pensato, ha bisogno di trovare un Principio.

Una cosa molto difficile per l'uomo è imparare a vivere con-, e se non s’impara questo, non si entra nella vita eterna.

E imparare a vivere con Dio Principio di ogni cosa.

È tutto un problema di pensiero.

Proprio avendo capito che la vita sta essenzialmente nel pensiero e nel mantenere il pensiero legato con il Principio di sé, noi abbiamo la possibilità di approfondire quanto Gesù qui afferma sopratutto nella prima parte, questa sera ci fermiamo nella prima parte di questo versetto; "Nessuno mi toglie la vita ma io la offro da Me stesso".

Sono Parole di Dio per noi, per la nostra vita essenziale, poiché le parole del Figlio di Dio sono parole per noi.

E quanto Lui dice di Sé lo dice per noi.

Per insegnarci la via della vita.

Ma qui per poco che noi ci soffermiamo, noi scopriamo due contraddizioni.

Gesù dice: "Nessuno mi toglie la vita" quasi a dire a noi che nessuno ci toglie la vita.

Noi il più delle volte riteniamo che Dio pretenda da noi il sacrificio della vita, la rinuncia alla vita.

Dio ci dà la vita e Dio vuole che noi viviamo.

Eppure di fronte a questo parlare di Gesù: "Nessuno mi toglie la vita" che dovrebbe essere una conferma che nessuno ci toglie la vita, noi esperimentiamo invece che tutto ci toglie la vita.

In realtà il nostro vivere è un esperimentare una perdita di vita continua, giorno per giorno.

È una contraddizione, perché di fronte alla parola di Gesù che dice che nessuno toglie la vita, noi costatiamo che tutto ci toglie la vita.

Tanto che la nostra vita a un certo punto diventa una lotta per cercare di trattenere la vita che se ne sta andando.

Basta pensare al tempo, non c'è ladro peggiore della vita che il tempo.

Il tempo ci toglie la vita.

Eppure tutto è opera di Dio, di quel Dio che dice per noi: "Nessuno ti toglie la vita".

Se c'è una realtà che noi esperimentiamo, è la morte che è proprio la perdita della vita.

Noi dobbiamo chiederci perché? Perché ogni contraddizione ha un significato profondo per la nostra vita essenziale.

Abbiamo detto che sono due le contraddizioni di questo versetto, Gesù dice anche: "La offro da Me stesso".

Intanto sembra che l'iniziativa sia sua e troviamo la contraddizione che Gesù dice (sempre per noi): "Il Figlio non fa niente se non lo vede fare dal Padre".

E allora se la offre da Se Stesso, come qui afferma, sembrerebbe che l'iniziativa sia sua, perché nessuno pretende che Lui offra la sua vita, la offre da Se Stesso.

Come conciliare questo con il fatto che Lui non fa nulla se non lo vede fare dal Padre.

È su questi argomenti che dobbiamo soffermarci questa sera per cercare di capire che cosa Dio ci voglia insegnare su questo cammino della vita.

Perché Lui ci sta insegnando a vivere con Dio come Principio del nostro pensare e del nostro vivere.

Soltanto se Dio è il Principio del nostro vivere, noi ci conosciamo pensati da Dio, conosciuti, amati da Dio, cioè noi siamo fatti partecipi della vita che è in Dio.

Noi però esperimentiamo che il passare della nostra vita è una crescente perdita di vita.

C'è qualcosa che ci toglie la vita.

Basta pensare al tempo, una perdita progressiva di vita.

Come mai, perché?
Perché di fronte a quest’affermazione: "Nessuno mi toglie la vita", ci fa capire che c'è un luogo in cui nessuno ci toglie la vita.

Se c'è questa nostra esperienza di perdita di vita, evidentemente è perché ci troviamo in un luogo in cui qualcuno ci porta via la vita.

Abbiamo qui una denuncia.

Da una parte l'annuncio che c'è un luogo in cui nessuno ci toglie la vita e l'esperienza che c'è un luogo in cui tutti ci portano via la vita e tutto ci porta via la vita.

Tant'è vero che noi stiamo lottando per trattenere la vita.

Notiamo che quando noi lottiamo per trattenere la vita, profondamente l'abbiamo già perduta.

La vita non si difende.

Evidentemente ci dice di questo luogo di non perdita di vita, come ammonimento per insegnare a noi che ci troviamo in un luogo di non vita, per cui noi esperimentiamo questo perdere la vita.

Noi ci crediamo vivi o perlomeno abbiamo la sensazione di essere vivi.

Abbiamo la vita e ci chiediamo cos'è la vita?

Un organismo è un essere che riesce ad accaparrarsi tante cose attorno a sé, addirittura a trasformarle nel suo stesso organismo vivente.

Un essere vivente è un essere che riesce ad affermare se stesso sul mondo che ha attorno a sé e a trasformare tutto in sua vita.

Un essere è vivo in quanto ha un fine.

Tutte le cose che Dio dà a noi, sono tutte opere di Dio e ci si dice già nella Genesi che sono tutti semi di vita.

Tutto è un seme di vita.

Quindi tutto deve servire per la nostra vita.

Tutta l'opera di Dio deve servire per la nostra vita.

Tutta la creazione e tutte le creature, opere di Dio, sono fatte per servire la nostra vita.

Ma succede un fatto ed è il rischio in cui si trova ogni uomo che si ritiene (a torto) vivo.

È molto difficile convincere uno che è convinto di essere vivo del fatto che ha bisogno di trovare la vita.

Com’è molto difficile convincere uno che è ricco che in realtà è povero.

Com’è molto difficile convincere un sano che è malato.

È la difficoltà in cui si trova ogni uomo.

L'errore più grande dell'uomo è non cercare la Vita.

E non cerca la vita perché ritiene, di essere vivo.

Non è vivo, ha la sensazione di essere vivo.

L'uomo è sostanzialmente costituito da due cose.

1) Doni che gli arrivano indipendentemente da lui.

2) Doni che non arrivano all'uomo indipendentemente dall'uomo e sono i doni maggiori.

Tra tutti i doni che arrivano all'uomo indipendentemente dall'uomo, c'è anche la vita.

E tutto quello che arriva all'uomo indipendentemente dall'uomo, è sentimento, è sensazione, non è verità.

È sensazione di vita, sentimento di vita ma non è vera vita.

È segno.

Tutto ciò che arriva all'uomo indipendentemente dall'uomo, è segno ma non è realtà.

È parola ma non è spirito, non è pensiero.

Abbiamo detto invece che la vita vera sta nel pensiero, non sta nelle cose, non sta in ciò che arriva all'uomo indipendentemente dall'uomo.

Sta nel pensiero.

Ma il pensiero non arriva all'uomo indipendentemente dall'uomo.

Il pensiero di uno come l'intenzione di uno la finalità di uno derivano, direi sono generati, unicamente dalla natura dell'essere, dalla persona, sono espressione pura della persona.

E si possono cogliere solo dalla persona.

Il Pensiero di Dio non si coglie nelle cose e per quanto noi scaviamo nelle cose, meditiamo sulle cose e approfondiamo le cose, noi non giungeremo mai a cogliere il Pensiero di Dio.

Noi lavoreremo di fantasia ma noi non coglieremo mai il Pensiero di Dio nella sua realtà.

Perché?

Perché il Pensiero di Dio nasce solo da Dio, non nasce quindi dalla creazione, dalle creature, dalle opere, dai segni o dalle Parole di Dio.

Il Pensiero di Dio, Figlio di Dio è unigenito e nasce solo da Dio.

Il che vuol dire che lo possiamo cogliere solo da Dio.

Ma se lo possiamo cogliere solo da Dio, questo richiede nel modo più assoluto che noi superiamo tutto quello che abbiamo, tutto!

Compresa la nostra stessa vita, compreso cioè tutto il mondo dei sentimenti.

Tutto quello che abbiamo per noi, diventa sentimento, anche la nostra stessa vita.

È necessario superare tutto, anche il pensiero del nostro io va superato.

Dio non si confonde mai, né con noi, né con la nostra vita, né con le creature.

Perché solo da Dio noi possiamo cogliere il pensiero, il Figlio unigenito di Dio e la nostra vita sta nel pensiero.

Il che vuol dire che soltanto da Dio noi possiamo cogliere la vita, questo superamento di tutto.

Se la vita è essenzialmente caratterizzata da intenzione, da pensiero, da finalità e se questo pensiero, questa vita, cui tutti siamo chiamati a partecipare si coglie soltanto da Dio e quindi richiede il superamento di tutto ciò che non è Dio, non ci può essere data indipendentemente da noi.

Non ci può essere data senza il superamento di tutto ciò che forma il nostro io e di tutto ciò che noi abbiamo.

Questo ci fa capire che tutto quello che noi abbiamo (creature, mondo, vita) arrivano a noi senza un pensiero, senza un’intenzione, senza nome, senza paternità.

Sia chiaro, anche se noi diciamo di credere in Dio, anche se noi diciamo che tutto quello che abbiamo è opera di Dio e dono di Dio, sia chiaro che tutto arriva a noi senza paternità, senza nome, senza pensiero e senza finalità.

Quali sono le conseguenze?

Il tema di questa sera è cani senza collare.

Il che vuol dire cani senza un padrone, senza un nome.

Di fronte a un cane senza collare anonimo, noi abbiamo due possibili risposte.

Ce ne possiamo appropriare a farlo nostro, poiché è senza collare, è di nessuno oppure possiamo andare alla ricerca del padrone.

Tutte le creature che sono date a noi si concludono in sentimenti, tutti i nostri sentimenti sono cani senza collare.

Tutte le cose che noi abbiamo, vita compresa sono cani senza collare.

Tutte le cose e la nostra vita non recano in sé un’intenzionalità, perché?

Perché il pensiero, l'intenzione con cui sono fatte tutte le cose, il fine in cui sono fatte tutte le cose si coglie solo in Dio e da Dio.

E fintanto che noi non lasciamo tutte le cose per cogliere il Pensiero di Dio, tutte le cose per noi sono senza collare.

Cioè sono senza paternità, sono senza nome, sono senza intenzione.

Di fronte a una cosa che non reca in sé un’intenzione io, corro il rischio di appropriarmene e cosa vuol dire appropriarmene?

Di segnarla con la mia intenzione.

E l'uomo chiama sua vita questo mettere il suo nome, la sua intenzione, il suo pensiero su tutte le cose che gli sono date.

Abbiamo detto all'inizio che tutte le cose che sono date a noi senza di noi, sono date a noi per servire la nostra Vita, per sollecitare noi a salire a Dio per cogliere da Dio la novità di vita, la vita nuova, per cogliere da Dio il Pensiero, poiché la vita sta nel pensiero.

Per cogliere da Dio il Pensiero, perché il Pensiero si coglie soltanto in Dio.

Le creature e la creazione ci servono in questo.

Se invece noi di fronte alla cose che ci sono date (sentimento) poniamo la nostra intenzione su di esse, poniamo il nostro nome, il nostro fine, cioè facciamo di esse il nostro fine, noi azzeriamo, annulliamo l'opera di Dio, cioè noi annulliamo la vita, perdiamo la vita.

Perché la vita sta nelle cose, in quanto queste sono mezzo affinché noi cerchiamo la vita presso Dio, nel Pensiero di Dio, la vita sta nel pensiero.

Se noi anziché cercare il significato delle cose in Dio, le facciamo nostre nel nostro pensiero, il nostro stesso pensiero annulla le cose.

Annulla la vita che Dio ci vuole comunicare attraverso le cose.

Le cose anziché essere a questo punto al servizio della nostra Vita, diventano scopo della nostra vita.

Ecco il momento che forma nella creatura una linea di spartiacque tra la salvezza e la perdizione, tra la vita e la morte è il momento in cui noi facciamo le cose del mondo, le creature oggetto del nostro pensiero.

Le cose che sono date a noi, non sono date a noi perché noi le si faccia oggetto di pensiero.

Perché quando le facciamo oggetto di pensiero noi tendiamo a perpetuarle in noi.

Le cose non hanno questa funzione, non chiedono a noi di essere perpetuate.

Le cose hanno la funzione di servire noi, ci servono e ci salutano.

Compiuto il loro servizio ci salutano.

E questo loro servizio può essere un giorno un’ora, un anno o una vita intera ma hanno la funzione di servirci.

Noi dobbiamo evitare di perpetuarle con il nostro pensiero.

Perché allora le facciamo nostra intenzione e a quel punto lì non servono più e diventano nostre padrone.

Siamo noi che azzeriamo la vita.

Cioè annulliamo la vita.

Noi siamo fatti spettatori e noi stessi subiamo l'esperienza che tutte le cose e tutte le creature e tutti gli uomini ci portano via la vita.

Ci portano via la vita sopratutto, perché ci portano via il tempo per Dio.

Teniamo presente che il tempo che Dio ci dà, ci è dato per conoscere Dio.

Il che vuol dire che tutte le creature che ci portano via il tempo per sé ci tolgono conoscenza di Dio.

Non sono loro che ci portano via il tempo ma siamo noi che ce lo lasciamo portare via eleggendole a nostro fine di vita.

Tutte le creature che ci portano via il tempo per conoscere Dio, ci portano via la vita.

Ci portano via la vita!

Perché il tempo ci è dato con un scopo ben preciso: entrare nella vita eterna.

Quando l'uomo cade in questo errore?

Abbiamo detto che di fronte ai cani senza collare abbiamo due soluzioni.

Una è quella di appropriarcene, essendo cane senza collare che non ha padrone e che non ha intenzione, lo faccio mio, mia intenzione.

E con ciò mi frego perché mi perdo la vita.

L'altra è quella di cercare il suo padrone.

Di fronte a tutte le cose che sono date a noi senza di noi, se noi teniamo presente che c'è un padrone che c'è un Creatore noi, giungiamo alla Vita.

La vera vita non è vivere per le cose e farle oggetto del nostro pensiero, la vera vita sta nel cercare il significato e il pensiero che Colui che fa le cose ci vuole comunicare attraverso esse.

La vera vita sta nel cercare il padrone delle cose.

Perché tutte le cose ci vengono date con uno scopo ben preciso.

Tutte le cose arrivano a noi come cani senza collare, cioè apparentemente senza un nome, senza una paternità, senza un’intenzione e senza un fine.

Apparentemente!

Tanto che noi abbiamo del tempo e lo possiamo dedicare a quello che vogliamo, una giornata, un mese, un anno da vivere lo possiamo dedicare a quello che vogliamo.

La vita stessa la possiamo dedicare a quello che vogliamo, c'è chi la dedica al denaro, chi a una creatura, chi a un’azienda o un’istituzione.

La creazione non ha nome, possiamo scrivere su di essa il nostro nome.

Possiamo mettere il nostro pensiero, la nostra intenzione.

Possiamo adoperare il nostro tempo e la nostra vita per quello che vogliamo.

Lì è la grande fregatura.

Perché noi azzeriamo e perdiamo la Vita facendo così.

Gesù dice: "Chi cerca di salvare la sua vita la perde".

Il momento critico è quando le cose e i sentimenti entrano nel tuo pensiero.

Perché le cose non son fatte per diventare oggetto del tuo pensiero.

Perché il tuo pensiero è fatto per l'Assoluto quindi tende a rendere assolute le cose che fa sue.

Le cose arrivano a noi per suscitare a noi un’offerta, un’offerta a Dio di esse stesse, per cogliere il Pensiero di Dio.

E il Pensiero di Dio nasce solo da Dio, è unigenito.

Per cogliere da Dio il Pensiero di Dio, poiché la vita sta nel pensiero.

Tutte le cose sono messe nelle nostre mani e se noi non teniamo presente Dio noi, ce ne appropriamo e basta.

Ma se noi teniamo presente Dio, tutte le cose arrivando a noi dicono a noi: "Noi siamo di Dio, portaci a Dio, affinché Dio abbia a rivelarti il suo pensiero".

Ecco la funzione, il servizio delle creature.

Ma questo richiede il tenere presente Dio.

Tutte le cose arrivano a noi senza di noi, anche la vita e ci illude terribilmente.

Perché noi ci crediamo vivi e non cerchiamo più la vita.

L'uomo che si ritiene vivo non va a cercare la vita poiché ritiene di possederla.

Invece la vita stessa invoca noi giorno per giorno, facendoci esperimentare la sua perdita.

Noi assistiamo alla perdita della vita, tutte le cose ci portano via la vita e a un certo momento ci troviamo vuoti di vita.

Tutta la vita che è data a noi senza di noi, supplica noi di essere offerta a Dio.

Che la offriamo cioè al Principio della vita stessa, per riaverla nuova da Dio.

La novità consiste in questo: la vita è pensiero.

Pensiero di Dio, Pensiero di Dio personale per noi.

Perché quando noi offriamo la vita a Dio e con la nostra offerta di vita a Dio offriamo tutte le cose che sono date per la nostra vita, per capire da Dio che cosa è la vita, noi otteniamo da Dio la rivelazione del suo pensiero.

Noi otteniamo qui un dono personale, perché lì noi capiamo che tutte le cose sono Parole di Dio per condurre noi a cogliere la vita direttamente alla sua sorgente, al suo Principio.

E allora qui tutte le cose assumono una novità.

Sono parole personali di Dio per noi che convoca noi alla sua presenza per attingere da Lui direttamente la vita che è in Lui, che non è nelle cose.

Ecco la funzione, il servizio delle cose.

Soltanto se noi le offriamo, noi possiamo riceverle e riceverle nuove in questa novità qui.


A.: "Nessuno mi toglie la vita" questo ci fa sentire una profonda contraddizione con quella che è l'esperienza della nostra vita, dove notiamo che il passare del tempo, le malattie o gli incidenti ci portano via la vita.

Mi permetto però di far notare che fra i due concetti di vita c'è un abisso molto profondo.

Per Gesù la vita è la conoscenza del Padre, per l'uomo che dice di vivere e si sente forse appagato dalla salute, dai soldi e dagli affetti, la vita non è la conoscenza di Dio, anzi col tempo esperimenterà che la sua vita è un lento morire.

Il concetto di vita è completamente diverso.

Essendo per Cristo vita, il Pensiero del Padre, ovviamente nessuno gliela può togliere.

Le creature ci sono date per portarci nel Pensiero del Padre e nel Pensiero del Padre c'è il superamento delle creature.

L'uomo che invece subisce l'inganno dei sentimenti e si sente vivo subisce il fatto di essere oggetto e dipendente da tutte queste creature. L'uomo ha dei padri, dei padroni che sono le creature stesse.

Luigi: Presso Dio, nella verità, il concetto di vita è un concetto univoco, sia per Dio che per noi.

La vita quale abbiamo noi (data a noi senza di noi) è sentimento, quella vita che noi abbiamo e che perdiamo giorno per giorno, è sentimento, perché l'abbiamo noi senza di noi.

Gesù ci parla della vita, per farci capire...

Noi siamo illusi di avere la vita, per cui non la cerchiamo.

Quando io mi credo vivo e uno mi dice di cercare la vita, io gli dico che sono vivo, che ho la vita, non ho bisogno della vita.

Questa vita che noi abbiamo, è data a noi senza di noi e quindi è sentimento.

Tutto quello che è sentimento, non deve diventare oggetto di pensiero ma, deve essere servo, quindi deve essere offerto a Dio per trovare la vita vera.

La novità, quindi la vita nuova che si riceve da Dio è capire cos'è la vita.

È capire.

Noi abbiamo la vita ma non capiamo cos'è la vita.

Invece offrendola a Dio la riceviamo nuova e qui capiamo cos'è la vita.

La vita è pensiero ed è Pensiero di Dio.

Lì nessuno ce la toglie.

C'è un errore di luogo.

Qui mentre dice per noi: "Nessuno mi toglie la vita", noi invece esperimentiamo che tutto e tutti ci tolgono la vita, non fosse altro che perché ci occupano del tempo.

Tutte le cose cui mi dedico mi portano via la vita.

Io credo che le cose servano a me, invece sono io che servo alle cose.

Ed io perdo la vita perché non ho più disponibilità per Dio, non ho più tempo per Dio.

Siccome la vita è in Dio, io vivendo per altro da Dio, perdo la vita ed esperimento la perdita della vita giorno per giorno.

Questo mi denuncia che io mi trovo in luogo diverso da quello in cui Lui si trova.

Nel luogo in cui Lui si trova, nessuno gli toglie la vita.

Ma in quanto l'annuncia lo propone a noi.

Affinché anche noi veniamo a trovarci in quel luogo in cui nessuno ci toglie la vita.

A noi che ci troviamo in un luogo in cui tutto ci porta via la vita, Lui ci annuncia l'esistenza di un luogo in cui nessuno ci toglie la vita.

A.: Quindi la vita di cui parla Cristo è una realtà e la vita di cui parliamo noi, è un sentimento.

Luigi: La nostra è soltanto sentimento.

Ora tutto quello che è sentimento, non deve diventare oggetto del nostro pensiero.

Quando il sentimento diventa oggetto del mio pensiero, io tendo a eternare questa mia vita di sentimento e a renderla assoluta e quindi non faccio altro che lottare per cercare di difendere questa vita, ma quando tu lotti per difendere la tua vita, l'hai già perduta in partenza perché hai perso il contatto con la vita vera.

B.: Dio crea tutto con una sua Intenzione, soltanto che questo tutto arriva a noi senza intenzione, affinché noi lo riportiamo a Dio e da Dio venga rivestito della sua Intenzione.

Luigi: L'Intenzione viene solo da Dio, le cose arrivano a noi indipendentemente.

Non c'è nessuna differenza tra uno che dica di credere in Dio Creatore e uno che dica di non credere.

Realmente, praticamente, ognuno vive per delle cose del mondo quindi non ci siamo.

Tutte le cose arrivano a noi senza di noi ma, il Pensiero di Dio, l'Intenzione di Dio, quindi l'intenzione delle cose, il nome del cane (scusa il termine) lo colgo soltanto da Dio, perché è unigenito e viene soltanto da Dio.

Il che vuol dire che se io non mi elevo a Dio, da me stesso, non posso ricevere la comunicazione dell'Intenzione di Dio.

Non c'è nessuno che m'impone di fare questo, perché presso Dio c'è questa libertà.

Se io quindi non supero tutto per cercare da Dio il Pensiero di Dio, l'Intenzione di Dio, la finalità di Dio, tutte le cose per me sono senza intenzione, sono senza nome, sono senza paternità.

Il che vuol dire che io mi posso appropriare delle cose, posso mettere su quelle il mio nome.

Adamo invece ha messo il nome delle cose alla presenza di Dio.

Ecco quello che è richiesto a ognuno di noi.

Non mettere il tuo nome sulle cose vuol dire non mettere la tua intenzione sulle cose.

Non mettere il tuo pensiero sulle cose.

Ma cerca il nome delle cose presso Dio, perché soltanto da Dio ti viene il nome.

Soltanto da Dio ti viene il Pensiero, l'Intenzione, il Fine.

Se la vita sta nella finalità, se la vita sta nel pensiero e questo Pensiero lo cogliamo solo da Dio, ecco che fintanto che noi portiamo le cose a Dio per coglierne il Pensiero, noi perdiamo la vita giorno per giorno.

Perché siamo in un luogo in cui tutte le cose ci portano via la vita.

B.: Quindi noi partecipiamo a questo tutto è compiuto solo quando vediamo il Pensiero di Dio in tutto.

Luigi: Infatti, il tutto è compiuto, non è nel sentimento ma è nel Pensiero di Dio.

Ma se tutto è compiuto nel Pensiero di Dio, l'incompiuto è soltanto dentro di noi e fino a quando è incompiuto?

Fino a quando io non capisco il Pensiero di Dio.

B.: Fintanto che siamo nel sentimento, siamo nell'incompiuto.

Luigi: E nell'incompiutezza, c'è una perdita crescente di vita.

Come ogni numero, per quanto grande possa essere, se tu lo moltiplichi per zero, tu hai sempre zero, azzeri, annulli.

Ora, lo zero è dentro di noi.

Perché lo zero è dentro di noi? Perché non giustifichiamo niente.

Nel pensiero del tuo io tu credi, accumulando tante cose attorno a te di vivere: tu stai moltiplicando tutto per zero, ecco per cui si perde la vita.

Non soltanto, qualunque numero, per grande che sia, se tu lo moltiplichi per zero ti dà zero, se tu moltiplichi l'infinito per zero ti dà zero.

Anche l'infinito, Dio stesso, moltiplicato per zero ti dà zero.

Ecco per cui possiamo essere religiosissimi e perdere la vita in modo completo.

Perché noi azzeriamo questo.

Invece bisogna offrire a Dio per ricevere da Dio, è Dio che dà valore, che dà senso a tutto che mette il segno suo ma, bisogna che sia il segno suo, il Pensiero suo, l'Intenzione sua.

Non la mia intenzione anche nei riguardi di Dio, perché qui azzero tutto.

C.: Alle cose che arrivano, possiamo darle il nostro nome o cercare il padrone.

Luigi: Dobbiamo cercare il padrone per giustizia.

Perché se io mi approprio del cane, quel cane lì mi porta via la vita.

Faccio un esempio stupido, se io faccio entrare un leone in casa mia quando è cucciolo (bello, sentimento), a un certo momento quel leone mi rende la vita impossibile, mi porta via la vita.

Così tutte le cose e le creature.

Tutte le creature sono leoni.

L'importante è questo: non appropriartene ma, cerca il pensiero del padrone, cerca l'Intenzione di Dio, offrili a Dio.

Affinché Dio ti riveli il suo Pensiero, perché la nostra vita viene dal Pensiero dell'altro.

Perché vedendo il Pensiero dell'altro, vedendo cioè l'intenzionalità dell'altro io vedo la finalità mia.

Ma se la mia finalità mi viene dal Pensiero di Dio, qui ho la vita.

Ma se la finalità mi viene dal mio io, il mio io non giustifica niente, ecco per cui mi annulla tutto e mi annulla la vita.

Noi assistiamo a questo come realtà di ogni giorno non è mica campato in aria.

Il corpo è ancora quel lumicino, lo dipingo, lo curo e quello mi sta portando via la vita.

Noi parliamo di realtà ma, di realtà celesti che sono realtà terrene, perché noi le subiamo.

La perdita di vita, giorno per giorno siamo noi che la esperimentiamo.

D.: La lezione di Adamo è sempre grande, dare il nome alle cose alla presenza di Dio.

Luigi: Siccome il Pensiero e l'Intenzione mi vengono solo da Dio, noi dobbiamo avere paura di applicare alle cose la nostra intenzione.

Perché le cose, abbiamo visto che sono cani senza collare, c'è una intenzione ma questa è nascosta, è l'Intenzione di Dio e io devo cercare l'Intenzione di Dio.

D.: Non appropriarci di queste cose perché queste cose sono date per servire noi ma, noi appropriandocene diventiamo servi di queste cose.

Luigi: Per cui loro diventano nostre padrone e quindi ci annulliamo.

Se uno è servo del padrone e il padrone diventa servo del servo, evidentemente si annullano a vicenda.

Ecco l'azzeramento.

E.: Non è tanto il rinunciare a fare della cose, il rinunciare a muoversi o avere una relazione con gli altri, il problema sta nel riportare tutto a Dio.

Luigi: Sta nell'offrire tutto a Dio ma con uno scopo ben preciso, per ottenere da Dio il suo Pensiero, perché è quello che mi vivifica tutto.

Perché se non colgo da Dio il suo Pensiero, necessariamente rivesto tutte le cose del mio pensiero.

E lì perdo la vita.

Dio non ci porta mica via la vita.

Non è mica che Dio sia geloso della nostra, è Lui che ci ha dato la vita e nessuno ci ha obbligato a darci la vita.

Non è mica geloso, Lui vuole evitarci di morire.

E.: Offrirla significa...

Luigi: Per ottenere da Lui il suo Pensiero.

E.: Capire significa...

Luigi: Il significato ti viene dal Pensiero di Dio.

A noi mancano i significati delle cose e noi moriamo per non cogliere i significati delle cose.

Perché il significato di tutte le cose tu lo cogli solo nel Pensiero di Dio.

Perché chi dà significato alle cose, è il Pensiero dell'Altro.

Tutti gli altri significati sono fasulli e ti annullano tutto.

..............Presso Dio c'è libertà ma solo presso Dio, per poco che noi ci scostiamo da Dio c'è schiavitù, tutto schiavitù, soltanto presso Dio c'è libertà.

Non è un problema d'intelligenza, è un problema di giustizia.

L'intelligenza viene dopo.

.........Noi, proprio perché siamo centro, abbiamo questa terribile possibilità di azzerare tutto l'universo in noi, di azzerare tutta l'opera di Dio e di perdere la vita.

F.: Tutto quello che arriva a noi dobbiamo vederlo come un dono, non dobbiamo appropriarcene e dobbiamo vederlo come un servizio per elevarci.

Luigi: Per farci prendere contatto con Dio, per farci ricevere da Dio il suo Pensiero. È poi dopo è il Pensiero di Dio che m'illumina il segno, tutte le cose, mi dà il nome.

Tutte le cose arrivano a me sentimentalmente, senza un nome ed è Dio che mi deve dare questo nome.

Il problema è portare a Dio quello che Lui mi dona per intenderlo, quindi si tratta di comprensione. Non si tratta di esclusione.

Il problema della vita non è un problema di escludere, non è un problema di fuga da-, ma è un problema di comprendere.

Ora il Principio di comprensione mi viene dal Pensiero e il Pensiero nasce soltanto dalla Persona, io mi debbo elevare alla Persona per ottenere dalla Persona il suo Pensiero.

È il problema della messa, tutte le cose vengono date e poi ti è detto: offrile sull'altare di Dio, se tu le offri, Dio ti rivela il suo Pensiero, il suo Verbo e quello ti forma la comunione.

G.: Chi ritiene di avere la vita, chi si ritiene ricco non cerca più la vita.

Luigi: È fuori scuola.

G.: Ma allora l'offrire è solo del povero, è solo il povero che offre?

Luigi: Soltanto il povero.

G.: Il ricco non può offrire?

Luigi: No, perché non ha bisogno di offrire.

G.: Perché si offre per ricevere.

Luigi: La grande offerta che Dio ti chiede è offrire il tuo niente perché Dio ti dia il suo tutto.

Tu questo lo fai in quanto sei convinta del tuo nulla, della tua povertà, del tuo bisogno di trovare la vita.

Il problema della vita è il problema di capire la vita, mentre noi combiniamo un mucchio di pasticci col sacrificio, offriamo animali, rinunce, denaro, ma il problema non sta lì.

Il problema sta nel capire il Pensiero che viene da Dio, solo da Dio.

E siccome viene solo da Dio io debbo portare tutto a Dio.

Per ottenere da Dio questa novità e a questo punto qui tutte le cose diventano parole.

Dio mi fa capire che sta operando tutte le cose per suscitare in me la ricerca di Lui in modo da essere convocato alla sua presenza e ricevere da Lui il suo Pensiero.

Allora tutto diventa un parlare personale per ognuno di noi.

È un parlare personale di Dio.

Qui abbiamo il passaggio dalla verità intellettuale in sé, alla verità per te.

Questo passaggio dalla verità in sé, alla verità in te, non avviene senza il pensiero.

Soltanto se tu elevi il tuo pensiero a Dio e potendo pensare una cosa sola per volta superi tutto, la tua stessa vita, per poter cogliere da Dio il Pensiero di Dio e questo non avviene senza di te.

La nascita a questo rapporto personale con Dio è un fatto essenzialmente personale e diciamo meglio: Dio si rivela solo alla persona.

Fintanto che tu sei massa, che tu sei gruppo, che tu sei istituzione, che tu sei società, stai tranquilla che Dio non si rivela.

Dio si rivela solo alla persona che offre a Dio la sua vita per riceverla nuova, per riceverla con il Pensiero di Dio, per capire la vita secondo Dio, soltanto lì nasce la rivelazione di Dio.

La verità in sé, diventa la verità per te, diventa la tua verità, cioè Dio diventa il tuo tutto.

H.: Tutto mi viene da Dio perché io abbia ad offrirlo e su quello che offro Dio dice: "Questo è mio" e qui mi rende partecipe di Lui.

Luigi: Per cui noi otterremo come vita vera, solo quello che gli avremo offerto.

E tutto quello che avremo trattenuto, per noi sarà perdita di vita, perdita di conoscenza.

Noi otterremo solo quello che avremo offerto a Dio, quello che non avremo offerto a Dio certamente noi lo perderemo, lo perderemo cioè come conoscenza di Dio.

I.: Il luogo dove non solo non ci viene portata via la vita ma ci viene data è Dio, Principio di tutte le cose che giungono a noi senza di noi, Principio del nostro pensiero, dalla nostra vita che è arrivata senza di noi, questo luogo noi lo raggiungiamo quando noi, tutte queste cose, compreso il nostro pensiero, compresa la nostra vita le offriamo a Lui, le riportiamo a Lui per offrirgli il suo pensiero.

Luigi: Per riceverle nuove, perché la novità sta nel pensiero dell'altro.

Nel pensiero del mio io divento vecchio, perché perdendo la vita tutto diventa noioso, già visto.

Non basta quindi conoscere Dio, devo conoscere Dio e il suo Pensiero.

Perché la vita sta nel Pensiero di Dio, cioè nell'intenzione.

La vita sta nell'intenzione, devo conoscere Dio e il suo Pensiero.

Conoscere Dio e il suo Pensiero vuol dire arrivare allo Spirito Santo.

M.: La vita sta nel pensiero e non nelle cose.

Luigi: Noi riceviamo vita quando ci sentiamo pensati, quando vediamo di essere pensati, conosciuti e amati.

Per questo siamo chiamati a offrire tutto per averlo come pensiero.

Per averlo come Principio, altrimenti noi perdiamo il contatto con il Principio.

Tu capisci che un torrente o un fiume che perde il contatto con la sorgente, certamente si esaurisce: noi secchiamo perché perdiamo il contatto col Principio.

M.: Il nostro stesso pensiero diventa principio.

Luigi: Certo.

M.: "Nessuno mi toglie la vita ma io la offro da me stesso".

Luigi: Sembra una contraddizione perché noi esperimentiamo la perdita di vita.

Lo scopo è quello di farci capire che c'è un luogo in cui niente e nessuno ci può portare via la vita,

Mentre attualmente a noi tutto porta via la vita, se io tocco questo, questo mi porta via la vita, tutto mi porta via la possibilità di pensare Dio, tu stai facendo da mangiare, quello ti porta via a Dio.

Gesù sta dicendo a noi, che stiamo esperimentando questo che c'è un luogo, in cui nessuno ci porta via la vita.

Anzi, tutte le cose ti aiutano sempre a trovare la vita.

Questo luogo in cui nessuno ti porta via la vita è il Pensiero di Dio.

E fintanto che tu non arrivi lì, tu invece esperimenti che tutto ti porta via la vita, anche i sacramenti, tutte le cose, ti portano via la vita.

M.: Se la vita viene dal pensiero di un altro, noi nell'autonomia esperimentiamo la solitudine, se la vita viene dal pensiero di un altro che mi pensa, se io non vedo il pensiero di un altro nelle cose, provo la solitudine e quindi la privazione.

Luigi: Ho detto che anche l'infinito moltiplicato per zero ti dà zero.

M.: "La offro da me stesso", sembra una contraddizione con il fatto che il Figlio non fa nulla se non lo vede fare dal Padre, sembra che prenda un’iniziativa sua e invece rimane superato questo dal fatto che è una proposta quella del luogo dove non si perde la vita e allora se è una proposta, non si arriva senza di me, perché c'è il pensiero.

Luigi: Però il regalo è dell'altro.

I.: Conoscere Dio e conoscere il suo pensiero, le due cose non s’identificano.

Luigi: Non s’identificano.

Ecco la meraviglia di poter conoscere Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.

Noi possiamo ritenere di conoscere Dio e non conoscere l'Intenzione di Dio, la finalità di Dio, cioè il Pensiero di Dio.

Ora, la vita mi viene dalla finalità.

Quando io non conosco la finalità di uno, l'intenzionalità di uno ho una sensazione di vita.

I.:Ma noi possiamo conoscere Dio e non la sua intenzione?

Luigi: Noi possiamo ritenere di conoscere Dio, io posso fermarmi a Dio Creatore di tutte le cose, mi prostro in adorazione a Dio Creatore di tutte le cose e non arrivo al Pensiero di Dio, all'Intenzione di Dio e perdo la vita.

Perché la vita mi viene dall'intenzionalità: ho la segnalazione di una meta, per cui Dio deve essere Principio, ma deve essere anche Fine.

Se io conosco Dio soltanto come Principio e non come Fine, io perdo la vita.

Anche nella adorazione di Dio, sia chiaro.

M.: Perché rimango nel mio io.

Luigi: È il fine l'intenzionalità. Per cui Dio è Principio e fine.

Dio è il Principio e il fine, alfa & omega, il fine è il pensiero, l'intenzione.

Perciò devo partire da Dio e riportare tutto a Dio e la vita sta lì nel riportare tutto a Dio, nell'unificare tutto a Dio, la vita è unificazione.

Io devo riportare tutto a Dio, assimilare tutto a Dio, raccogliere tutto a Dio: "Raccogliete tesori in cielo".

M.: Se no siamo cani randagi noi stessi.

Luigi: Anche se accogliamo tutto da Dio e adoriamo Dio, fossi anche mussulmano e adorassi Dio Creatore da mattina a sera, se non arrivo all'Intenzione di Dio, io perdo la vita perché non ho la finalità di Dio ma ne ho solo il Principio.

G.: Noi diciamo sovente conoscere Dio e il suo Pensiero e la sua Intenzione, la sua Finalità, come se Intenzione e Finalità fossero la stessa cosa, cioè il Figlio.

Luigi: Anche il Pensiero.

G.: Ma la finalità, il fine, lo scopo è arrivare alla conoscenza del Padre e del Figlio e questo è lo Spirito Santo. Quindi il fine è lo Spirito Santo.

Luigi: Infatti, il Figlio, ricevendo tutto dal Padre, offre tutto al Padre, per contemplarsi dal Padre.

G.: Per vedersi nel Padre e questo rapporto è lo Spirito Santo.

Luigi: Infatti, lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio.

N.: Noi ci presumiamo intelligenti, come ci presumiamo liberi e capaci di amare e di essere giusti.

Luigi: Ci presumiamo anche vivi e viventi, mentre siamo morti.

N.: Noi siamo capacità di queste cose. Noi diventiamo intelligenti, viventi, compiuti nell'amore e nella giustizia, solo in Dio e nel suo pensiero.

Luigi: Da Dio. Perché è derivazione da Dio, quindi non basta guardare a ma bisogna derivare da-.

O.: "Chi entra per Me sarà al sicuro, entrerà e troverà da pascolare", ci indica il luogo in cui si trova la vita.

Luigi: Lì niente ti porta via, c'è questa sicurezza.

P.: Il luogo dove la vita non mi è portata via è il Pensiero di Dio e per essere nel Pensiero di Dio devo offrire tutto a Dio.

Luigi: Sì perché il pensiero da Dio ti viene da Dio e tu non puoi ricevere niente da Dio se tu non offri tutto a Dio.

Ora, questo avviene solo con il pensiero, non avviene con nessun sentimento, con nessuna offerta, con nessuna preghiera, con nessun sacrificio, soltanto con il pensiero tu ti puoi trasferire a Dio, pensare Dio e guardare le cose da Dio e guardando da Dio cogliere il Pensiero di Dio che viene da Dio: "Per cui nessuno sale al cielo se non Colui che discende dal cielo".

Q.: Tutte le cose arrivano a me con il fine di farmi arrivare alla meta Dio, se aderisco alla proposta trovo la vita, se non aderisco alla proposta, queste stesse cose mi portano via.

Luigi: L'esempio che ho fatto spesso del tralcio e della vite. Se il tralcio è unito alla vite, tutto (Sole, pioggia, terra) contribuisce a fare vivere il tralcio ma se il tralcio è separato dalla vite, il sole lo fa seccare, l'acqua lo fa marcire, la terra e gli stessi insetti lo distruggono.

Tutti gli elementi che prima contribuivano a farlo vivere, adesso, gli stessi elementi contribuiscono a farlo morire.

Ecco la linea di spartiacque.

R.: Questa possibilità di unificare in Dio è data a tutti.

Luigi: Certo, povero o ricco, sano o malato, tutti quanti sono chiamati, il tesoro è a disposizione di tutti, anzi, più uno ha cose al mondo e più si trova in difficoltà perché deve pensare a tante cose.

Se io avessi tante case, io dovrei pensare a tutte queste case, è il mio pensiero che mantiene le case e non viceversa.

S.: Non si tratta di esclusione ma si tratta di comprensione.

Luigi: Comprensione perché Dio comprende tutto, ecco perché quando abbiamo parlato dell'amore abbiamo detto che l'amore è comprensione.

Ma tu puoi avere la comprensione, soltanto se tu hai il Principio in te e il Principio è Dio.

Siccome il Principio in cui tutto è giustificato è il Creatore, perché Lui ha in Sé la ragione di tutto, soltanto se tu sei con Dio, tu hai in te la ragione di tutto.


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Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Tale è il comando ho ricevuto dal Padre mio.   Gv 10 Vs 18 Secondo tema.


Titolo: Palline bianche e palline nere.


Argomenti: Il luogo della Vita: Il Principio.  Il potere dell'uomo: trascurare Dio. Conoscenza o possesso.  Dio ci propone Se Stesso.  Condizione affinché la comunicazione di Dio passi.  Impossibilità & certezza.  La legge del caso. Realtà & intenzione. Luogo e intenzione.


 

17/Marzo/1991 Casa di preghiera Fossano.


Oggi dobbiamo fermarci sulla seconda parte di questo versetto: "Ho il potere di darla e il potere di riprenderla".

Il tema di oggi è palline bianche e palline nere.

Qualcuno mi ha detto che non è un titolo serio e allora abbiamo messo come sottotitolo: genesi dei luoghi in cui l'uomo può venirsi a trovare.

Abbiamo visto che Gesù dicendo: "Nessuno mi toglie la vita ma, Io la offro da Me Stesso" presenta a noi l'esistenza di un luogo in cui nessuno può toglierci la vita.

Lo presenta a noi che stiamo esperimentando che tutto ci porta via la vita, giorno dopo giorno.

Sopratutto il tempo che passa è un grande ladro di vita.

Eppure anche il tempo è una creatura di Dio.                                 

Anche il tempo è un segno di Dio per noi.

Per noi che stiamo assistendo a questo impoverimento progressivo di vita.

Eppure in questa povertà progressiva di perdita di vita, fino alla morte, Gesù ci annuncia che c'è un luogo in cui nessuno ci toglie e nessuno ci può togliere la vita.

Evidentemente se c'è un luogo in cui nessuno ci può togliere la vita, lì la vita è eterna.

E noi che patiamo la perdita della vita, proprio perché la patiamo, con ciò testimoniamo e denunciamo che siamo fatti per la vita eterna.

Noi soffriamo a non avere la vita eterna, noi soffriamo al pensare che di qui a qualche anno non ci saremo più.

Noi soffriamo a vedere che tutte le cose passano e non possiamo trattenere niente.

Questa sofferenza provoca tristezza nell'uomo ed è la tristezza che caratterizza ogni uomo.

Questa sofferenza testimonia, denuncia, rivela, urla a tutti noi il nostro destino.

Noi non siamo fatti per passare.

Dio non ci ha dato la vita per la morte.

Dio ci ha dato una vita immortale.

Noi siamo fatti per l'immortalità.

Siamo noi che ci suicidiamo con le nostre mani ma, il nostro destino è la vita eterna, è giungere in quel luogo in cui, nessuno più ci può togliere la vita.

E allora è qui che noi dobbiamo approfondire, prima di tutto per capire come fare per arrivare a questo luogo che ci viene annunciato.

E in quanto ci viene annunciato, ci viene proposto.

Come fare per giungere a questo luogo che ci viene proposto dalla Parola di Dio?

Dio non inganna, Dio è la verità.

Noi inganniamo, noi ci inganniamo, l'uomo è menzognero per natura, perché pensando a se stesso, diventa una sorgente di menzogne.

Dio è la verità.

Dio è Colui nel quale c'è la ragione di tutte le cose, quindi è la verità.

La verità non inganna e non racconta menzogne a nessuno e non fa sognare a nessuno delle cose irraggiungibili, quello che promette lo promette perché lo vuole dare.

Siamo piuttosto noi che ci inganniamo, perché ci scostiamo dalla verità, perché abbandoniamo la verità.

Ecco, qui scopriamo già uno dei primi poteri: "Ho il potere di dare la vita e il potere di riprenderla".

Qui già stiamo scoprendo il potere dell'uomo: l'uomo ha il potere di trascurare Dio.

L'uomo ha il potere di non tenere conto di Dio.

Ha il potere cioè di trascurare il fattore principale di tutti i problemi in cui l'uomo viene a trovarsi.

Dio non è stato il Creatore, Dio è il Creatore.

Dio è fuori del tempo.

Non è vero quindi che Dio abbia creato tutte le cose al Principio e poi che le cose vadano avanti per conto loro.

Dio è il Creatore di tutte le cose ancora oggi.

Dicendo Creatore di tutte le cose, vuol dire che nulla accade e nulla esiste che non sia voluto da Dio.

Per cui tutto è giustificato in Lui e tutto ha in Lui la sua ragione.

Lui è il Creatore di tutte le cose, Creatore anche di tutti i nostri problemi, positivi e negativi e noi, a non tenere conto di Dio trascuriamo il fattore principale che determina tutti i nostri problemi.

Questo significa condannarci a non trovare nessuna soluzione.

L'uomo ha questo potere: il potere di non tenere conto di Dio.

Dio è Principio di tutte le cose e si può restare con il Principio solo in quanto tutte le cose si vedono in questo Principio.

Dio, essendo il Principio di tutte le cose, è anche Principio di noi stessi.

Dio è il Principio del nostro pensare e deve essere Principio del nostro pensare.

È il Principio del nostro parlare e deve essere il Principio del nostro parlare.

Sopratutto Dio deve essere il Principio del nostro vivere.

Se Dio non è il Principio di tutto questo, noi siamo come un fiume che si separa dalla sorgente: fatalmente è destinato a prosciugarsi

Il fiume staccandosi dalla sorgente correrà con le sue acque per qualche chilometro, però ormai il suo destino è definito: inaridirà.

Così è la vita di ogni uomo quando non tiene conto di Dio, quando non riferisce tutte le cose a Dio, quando non cerca in Dio e da Dio il Principio di ogni cosa.

Continuerà ad avere ancora l'apparenza di vita, continuerà a vivere ma ormai il suo destino è segnato: morirà.

Morirà perché si è separato dalla sorgente.

Con questo ci denuncia che quel luogo in cui nessuno ci toglie la vita è questo Principio.

È il Pensiero di Dio e questo pensiero è dato a tutti gli uomini, è dato a ognuno di noi, poiché Dio è Colui che nessuno può ignorare.

Nessuno lo può ignorare.

E quando noi trascuriamo qualcosa che non possiamo ignorare, noi siamo in colpa, perché lo sapevamo.

Nessuno di noi può ignorare che non è lui a fare il mondo.

Nessuno di noi può ignorare che non è lui che si è fatto da se stesso.

Tutti quanti noi abbiamo ricevuto e la vita e l'intelligenza e il cuore e il tempo della vita e tutte le creature attorno e tutto l'universo: non le abbiamo create noi queste cose ma, le abbiamo ricevute.

Le abbiamo nelle mani, ne possiamo anche disporre, però non le abbiamo fatte noi.

Il semplice pensiero che tutte le cose non sono fatte da noi, già ci rende responsabili nel modo con cui noi impostiamo la nostra vita, il nostro pensare, le nostre scelte, lo stesso nostro parlare.

Tutte le cose arrivano a noi apparentemente (apparentemente!) senza un pensiero, senza un nome, senza una finalità, senza una intenzione, apparentemente...

Ed è per questo che noi ci rivolgiamo a tutte le cose, cercando di appropriarcene, di mettere noi il nostro nome su di esse perché non hanno un nome.

L'inizio di tutti i nostri errori sta lì.

Perché chi tiene conto di Dio, sa che tutte le cose sono di Dio e sapendo che tutte le cose sono di Dio, in tutte le cose cerca il Pensiero di Dio, cerca l'Intenzione di Dio, cerca il Fine di Dio in tutte le cose.

Ma se uno non tiene conto di Dio (l'uomo ha questo potere) l'uomo si rivolge alle cose nel pensiero di se stesso.

E guardando le cose nel pensiero di se stesso, lui guarda tutte le cose con il desiderio di possederle: tende a mettere il suo nome su tutte le cose e anche sulle creature.

Così noi abbiamo due grandi correnti nella vita dell'uomo.

Abbiamo uomini che si preoccupano poco di possedere le cose o le creature, a loro non interessa possedere le cose o le creature, quello che interessa loro è capire il Pensiero di Dio nelle cose e nelle creature.

È capire il significato, è capire il fine per cui Dio presenta tutte le cose, tutti i fatti e tutte le creature a noi.

Questi sono coloro che hanno nel loro cuore, nella loro mente, nel loro pensiero Dio al centro.

Per cui chi ha Dio al centro della propria vita, non pensa minimamente a possedere le cose e le creature.

Se invece tende a possedere le cose e le creature, vuol dire che non ha Dio al centro.

E se non ha Dio al centro, vuol dire che non ha Dio come Principio, vuol dire che il fiume si è staccato dal Principio, durerà quello che durerà ma, ormai è destinato a seccare.

C'è invece l'altra categoria di uomini che ritiene che il significato della vita stia nel possedere quante più cose possibili, quante più ricchezze possibili, quante più creature e quanto più mondo possibile.

Questi sono coloro che non hanno Dio come centro, anche se sono religiosi ma, per loro Dio è cornice.

Il quadro per loro certamente non è Dio ma, è il pensiero del loro io.

Quando si trascura Dio o si fa servire Dio a noi stessi, necessariamente si resta dominati dai nostri sentimenti e i nostri sentimenti in noi diventano desideri e questi desideri diventano possesso.

Sarà il possesso di una creatura, il possesso di quello che si vuole, comunque l'uomo fa consistere la sua vita e il suo tempo nel possesso delle creature o delle cose.

Qui siamo nel campo della morte, poiché è segno che l'uomo non è collegato con il Principio.

Chi è collegato con il Principio in tutto cerca il Pensiero, il Significato, cerca il Fine.

Ora la vita sostanzialmente sta nel fine.

Vivere vuol dire tendere a una meta, tendere a un fine.

Già il nostro stesso pensare.

Quando l'uomo pensa, in quanto pensa, tende a unificare tutto in una cosa sola.

Noi siamo una passione di unità.

E l'uomo che tende a possedere, tende a sottomettere tutto a quel possesso del desiderio del proprio io, ecco per cui è completamente sviato dalla verità.

L'uomo è essenzialmente passione d'unità.

La vita sta nel tendere a un fine.

Però la vita nostra è Dio, la vita vera sta nel conoscere Dio.

E Dio in tutte le cose (se noi teniamo presente Lui) ci parla di Sé.

Ci annuncia Sé.

E ce lo annuncia al punto tale che noi diciamo che Dio è Colui che nessuno può ignorare.

Pochissimi lo conoscono ma nessuno lo può ignorare.

E perché non si può ignorare?

Perché Dio è Colui che parla in tutto.

E quando uno parla con noi, noi non possiamo ignorarlo.

Possiamo non sapere chi egli sia, quale sia il suo nome, però non possiamo più ignorarlo.

Dio è quella persona che parla con noi sempre tutti i giorni in tutto.

Per questo non possiamo ignorarlo.

Dio si annuncia.

Quando uno si annuncia, ci propone se stesso.

Ecco il primo significato delle cose.

Dio attraverso tutte le cose, attraverso tutti gli avvenimenti propone a noi Se Stesso.

Ma Lui è la nostra vita, quindi propone a noi la vita.

Dio ci propone di vivere.

La scrittura dice: "Ho posto nelle tue mani la vita e la morte, però Io, Dio, dico a te di non abbracciare la morte, ma scegli la vita" e ce lo dice tutti i giorni.

La vita sta nel conoscere Dio e il conoscere Dio è quel luogo in cui nessuno più può toglierci la vita.

Questo è il luogo annunciato.

La vita vera, quindi eterna, quindi immutabile, quella vita che nessuno ci può togliere sta nel conoscere Dio.

Questo è il nostro destino e quando si assegna un destino a una creatura intelligente, s'intende che quella creatura deve coordinare tutti i suoi pensieri, tutte le sue scelte, tutto il suo tempo per realizzare, per giungere a quel destino.

Dio ci ha creati con quel destino.

Dio ci fa la proposta tutti i giorni, a noi che tendiamo a possedere le creature, a possedere il mondo, Dio tutti i giorni ci fa la proposta di mettere Lui prima di tutto, di impegnarci a conoscere Lui, perché la nostra vita vera sta lì.

Ma dobbiamo chiederci se è possibile che quando noi riceviamo questa proposta la comunicazione passi.

Noi ci accorgiamo che non basta che qualcuno ci parli, noi possiamo essere altrove.

Noi possiamo non ricevere.

Noi dobbiamo chiederci qual è la condizione perché l'uomo riceva la comunicazione di Dio.

Perché ci sia una comunicazione, bisogna che la stessa cosa che c'è in colui che comunica, sia anche in colui che riceve la comunicazione.

Dio che propone e annuncia Se Stesso, comunica la sua proposta soltanto a una condizione: che in noi uomini, in noi creature ci sia Lui: l'infinito si comunica all'infinito ma, la condizione è che quest'infinito sia presente nella creatura.

Altrimenti la comunicazione non passa.

Dio è tanto presente in noi che diventa una passione e una passione d'Assoluto.

La passione d'Assoluto è una passione di unità ed è questa una testimonianza della presenza di Dio in noi.

La stessa tristezza che l'uomo esperimenta nel dover subire il passare del tempo, nell'avvertire che la morte gli si avvicina, questa pena, questo dolore, questa sofferenza, questa tristezza che l'uomo esperimenta è segno e testimonianza che lui è fatto per la vita eterna.

Tutto questo è segno che l'uomo porta l'Assoluto in sé.

È segno che l'uomo porta Dio in sé.

Ma allora se l'uomo porta già Dio in sé, tutta la proposta di Dio non è altro che un invito a mettere in alto questo Pensiero di Dio di cui l'uomo è portatore.

L'uomo è portatore del Pensiero di Dio ed è portatore di tanti pensieri, tutto l'universo si sintetizza nell'uomo e nell'uomo diventa pensiero.

E in mezzo a tutti i pensieri dell'uomo c'è anche il Pensiero di Dio.

E la proposta, l'opera di Dio nella nostra vita, che Egli fa, è tutta rivolta a evidenziare in noi questo pensiero.

Affinché noi l'abbiamo a mettere prima di tutto, al di sopra di tutto.

Ecco la proposta che Dio fa a ognuno di noi.

Dio non potrebbe fare questa proposta se Dio non fosse presente in noi ma, essendo presente in noi, la sua proposta non sta in altro che nell'esaltare in noi, quell'Assoluto, quell'infinito, quell'eterno, quel Dio che è presente in noi.

Questa è la condizione, è la possibilità.

Noi abbiamo visto domenica scorsa che l'uomo esperimenta l'impossibilità di trattenere la vita, perché lontano da Dio l'uomo subisce le cose, tutte le cose portano via la vita all'uomo, tutti i giorni, è un impoverimento progressivo.

È una progressiva perdita di vita.

Subire questa perdita di vita, giorno dopo giorno è una constatazione che l'uomo si trova in un luogo d'impossibilità.

Però abbiamo detto che se Dio ci fa una proposta, Dio qui ci dà una possibilità.

Intanto noi già esperimentiamo due luoghi per l'uomo.

Un luogo d'impossibilità di trattenere la vita.

L'uomo non può dare la vita, l'uomo non può trattenere la vita, perché solo Dio è la vita ed è solo con Dio che l'uomo ha la vita.

L'uomo ha un potere, l'unico potere che l'uomo ha è quello di perdere la vita.

L'uomo non ha il potere di trattenere la vita.

L'uomo subisce nolente la perdita della vita, ecco l'impossibilità.

Lui non vuole morire eppure muore.

Ecco la situazione d'impotenza che l'uomo esperimenta.

Questo è il potere dell'uomo, l'unico potere che l'uomo ha: il potere di perdere la vita.

Perché l'uomo può non tenere conto di Dio.

L'uomo può trascurare Dio.

Però Dio si propone e in quanto si propone, ci dà la possibilità.

E in quanto ci dà la possibilità, ci offre quel luogo di cui Lui parla qui.

Quel luogo che è Lui stesso.

Questo potere di dare la vita e di riaverla.

Questo potere di non subire la perdita della vita.

Là dove non si subisce la perdita della vita, c'è la certezza.

E un altro luogo.

Abbiamo messo come sottotitolo di oggi la genesi dei luoghi in cui l'uomo può venirsi a trovare.

Un altro luogo che è offerto all'uomo e in cui l'uomo può venirsi a trovare è questa sicurezza, questo luogo in cui nessuno più gli può togliere la vita.

Dio ce lo promette in quanto ce lo annuncia.

Ogni annuncio di Dio è una promessa, una proposta.

E così noi abbiamo tre luoghi in cui l'uomo può venirsi a trovare.

Un luogo in cui tutto gli porta via la vita.

Un luogo in cui ha la possibilità di avere la vita.

Un luogo in cui ha la certezza della vita.

Qui più niente al mondo, più nessuna creatura o avvenimento ci può portare via la vita.

C'è il luogo di certezza.

Allora dobbiamo chiederci cos'è che dà a noi la possibilità, il potere di essere in luogo piuttosto che nell'altro.

Per capire che cosa è che determina in noi questa possibilità di essere in un luogo piuttosto che nell'altro, faccio ricorso a quella che in matematica si chiama la legge del caso.

Anche il caso serve Dio, perché tutto glorifica Dio.

Abbiamo visto che l'assenza di Dio testimonia e glorifica Dio, il silenzio di Dio testimonia e glorifica Dio.

Il vuoto di Dio testimonia e glorifica Dio.

Noi non potremmo esperimentare l'assenza, il silenzio, il vuoto di un essere che non avessimo presente e se lo abbiamo presente vuol dire che anche il vuoto, il silenzio e l'assenza di Dio ci testimoniano la presenza di Dio.

Anche il caso che sembra la contraddizione di Dio, testimonia e glorifica Dio.

Se noi in una borsa mettiamo cinque palline bianche e cinque palline nere, l'uomo può trovarsi in queste situazioni:

1) È sicuro (certezza) che estraendo una pallina, questa sarà o bianca o nera, di questo è sicuro: luogo di certezza.

2) È possibile che estragga o una pallina bianca o una pallina nera, campo di possibilità, probabilità, è possibile.

3) E poi abbiamo il campo della impossibilità, è assolutamente impossibile che l'uomo possa estrarre una pallina rossa.

Le palline sono bianche e nere ed è assolutamente impossibile che l'uomo possa estrarre una pallina rossa.

Voi mi direte che è un assurdo voler estrarre una pallina rossa ma, io vi dico una cosa, il 99,999 di tutti gli uomini passa tutta la vita per estrarre una pallina rossa da una borsa in cui ci sono soltanto palline bianche e nere.

Tutta la vita! Ecco perché l'uomo viene a trovarsi in una situazione di impossibilità.

Cerchiamo di capire che cosa dà all'uomo la possibilità di certe cose.

Se noi analizziamo perché l'uomo viene a trovarsi in situazione di impossibilità, certezza o possibilità, proprio partendo dalla legge caso, noi vediamo che l'uomo viene a trovarsi nella situazione di certezza, di possibilità o di impossibilità, per due fattori essenziali.

Prima di tutto la realtà in cui si trova: palline bianche e palline nere.

Questo non basta, perché quello che crea il problema dell'uomo non è mica la realtà in cui si trova, è la sua intenzione a estrarre una certa pallina che determina tutto.

Per cui ci sono queste due grandi componenti: la realtà in cui l'uomo si trova e l'intenzione con cui lui si comporta verso questa realtà.

Se lui ha l'intenzione di estrarre o una pallina bianca o una pallina nera, lui è sicuro che il suo desiderio sarà realizzato.

Quello che determina è tutto l'intenzione.

Se lui ha l'intenzione di estrarre una pallina bianca, ha la possibilità, non è detto, ma ha la possibilità di estrarre una pallina bianca.

Ma se l'uomo ha l'intenzione di estrarre una pallina rossa, certamente viene a trovarsi in una situazione di impossibilità: non avrà nessuna pallina rossa.

E si può disperare e torturare tutta la vita ma lui non riuscirà a tirare fuori una pallina rossa da una situazione di realtà, fatta di palline bianche e nere.

Ma tutto questo dipende dall'intenzione che l'uomo porta.

L'intenzione è quello che gioca tutto nell'uomo.

Ora, la realtà che l'uomo non può ignorare, la realtà in cui l'uomo si trova è Dio, questa è la realtà.

Verso questa realtà, l'uomo può avere queste tre intenzioni.

Può tenere conto di Dio e quindi può volere (ecco l'intenzione) quella che è la Realtà.

L'intenzione dell'uomo, deve essere una conseguenza di Dio.

Se la sua intenzione è una conseguenza di Dio, siamo nel campo della certezza.

Dio fa delle proposte all'uomo.

Di fronte alla proposta di Dio "Scegli una pallina o bianca o nera", l'uomo può rispondere : "Io preferisco una bianca o una nera" e si trova nella situazione di possibilità, ma può anche dire: "No, grazie, io preferisco una rossa".

L'uomo viene a trovarsi in una situazione di possibilità ma la possibilità scade subito.

Perché l'uomo durante la vita non può non scegliere, tutti i giorni lui fa una scelta.

E questa scelta o tiene conto della realtà Dio o non tiene conto della realtà Dio.

Se non tiene conto della realtà, l'uomo necessariamente vuole fare la realtà secondo i suoi desideri.

L'uomo vuol tirar fuori la pallina rossa, perché lui desidera la pallina rossa.

Ora, quando noi andiamo alla ricerca di una realtà secondo i nostri desideri, secondo i nostri sentimenti, quindi vogliamo trovare quella realtà che corrisponde ai nostri sentimenti, noi certamente ci condanniamo al fallimento.

Cioè all'azzeramento della vita, è la perdita della vita.

Questo è l'argomento che Gesù ci vuol presentare dicendoci: "Ho il potere di darla e il potere di riprenderla".

Presso Dio, con Dio, se la nostra intenzione viene da Dio e solo se viene da Dio, abbiamo questo potere.

Perché se la nostra intenzione viene dai nostri sentimenti, l'uomo si mette in un luogo in cui esperimenta la vanità del tutto, l'impossibilità e l'assurdità del vivere, il vuoto e l'impossibilità.

Il luogo della possibilità tramonta presto, perché non appena l'uomo riceve una proposta l'uomo non può non rispondere, non può non fare una scelta.

Di fronte a chi mi fa una proposta, necessariamente io una risposta la do e dando una risposta faccio una scelta.

Per cui all'ultimo ci riduciamo con due sole situazioni e due soli luoghi.

Il luogo della certezza della vita, in cui nessuno più ci può togliere la vita, perché tutto coopera per mantenerci nella vita e il luogo in cui invece tutto ci porta via la vita, anche quello che abbiamo, perché noi siamo condannati a subire quello che noi non vogliamo.

Noi che vogliamo la vita, veniamo a trovarci in un luogo in cui tutto ci ruba la vita.

È l'esempio che Gesù ci fa nella sua parabola della vite e del tralcio, in cui dice che quando il tralcio si separa dalla vite, tutto coopera per distruggere il tralcio.

Se il tralcio è unito alla vite (la realtà Dio), il sole, la pioggia, il terreno, gli elementi, tutto coopera per mantenere il tralcio in vita, quindi tutto fa vivere il tralcio.

Ma se il tralcio è staccato dalla vite, il sole, la terra, la pioggia, tutti gli elementi cooperano per distruggere il tralcio separato dalla vite.

Questa è la situazione dell'uomo.


A.: Dio ci presenta l'esistenza di un luogo in cui nessuno può portarci via la vita e questo luogo è Lui, il suo Pensiero, la conoscenza di Lui.

Però l'uomo ha anche la possibilità di trascurare Dio.

Non è sufficiente che Dio presenti a noi questo luogo perché noi vi aderiamo.

L'uomo può trascurare Dio che è il fattore principale di tutti gli elementi e di tutti i fatti che gli capitano nella vita.

Quindi è Dio Stesso l'autore di tutti i problemi in cui ci dibattiamo e che stoltamente cerchiamo di risolvere riferendoci a cause seconda.

Ecco perché, il più delle volte l'uomo è angosciato, perché riferisce a cause seconda la realtà in cui si trova.

Luigi: Se tu hai un problema e trascuri l'elemento principale, fondamentale del problema, tutte le tue soluzioni sono sbagliate.

Per cui i problemi si risolvono solo con Dio.

E si risolvono veramente solo con Dio, tutte le altre soluzioni sono sbagliate, tutte sbagliate.

A.: Questo mi dà anche la possibilità, in caso di difficoltà di sapere dove rivolgermi per trovare una soluzione autentica e non fasulla e aleatoria rispetto al problema in cui vengo a trovarmi.

Dio ci fa la proposta di mettere Lui prima di ogni cosa, perché la nostra vita sta solo in Lui, però c'è anche da chiederci qual è la condizione perché noi possiamo restare in Lui: bisogna che in noi ci sia Lui stesso.

Luigi: Bisogna che la nostra intenzione derivi da Lui.

Con l'esempio del caso, vediamo che tutto è determinato dall'intenzione che uno ha.

Soltanto se la mia intenzione deriva dalla realtà in cui mi trovo e la realtà è Dio, soltanto se la mia intenzione è conseguente a questo io trovo la vita.

Se la mia intenzione nasce da altro da Dio, io vado a cercare palline rosse dove ci sono solo palline bianche ed esperimento la morte.

A.: Soltanto avendo Lui come Principio del mio desiderio, realizzo in Lui la certezza.

Poco per volta esperimento una diminuzione di vita, fino a giungere all'impossibilità di desiderare ancora la vita, di poter desiderare la vita. E questo anche senza morire.

Luigi: C'è un azzeramento della vita.

Se io metto il mezzo al posto del fine, io azzero la vita, perché la vita mi viene dal fine.

Ma se io sostituisco il mezzo al fine, è come se mettessi il fine dipendente dal mezzo, io mi azzero la vita.

La vita viene annullata ed io perdo la vita così.

A.: Mentre non abbiamo ancora quella conoscenza chiara e distinta di Dio, è già un passo importante, per fede mettere Lui come Principio di queste cose. È già un ancoraggio di certezza che ci orienta.

Luigi: Infatti, noi abbiamo parlato la volta scorsa di ancorare la nostra vita a ciò che è eterno.

Quindi non ancorare la vita a ciò che è sentimento, a ciò che muta, alle creature che passano, perché certamente tu azzeri la vita.

Devi trovare qualcosa di eterno, questo qualcosa di eterno è annunciato quindi c'è e devi realizzare la tua vita lì, in quello che è eterno.

Anche se invochi Dio da mattina a sera ma tu ormai sei ancorato a ciò che è temporaneo, sentimentale, tu certamente perdi la vita.

A.: La fede poi m’indica che Dio lavora per me personalmente e mi manifesta in quel'problema di cui la soluzione mi sfugge o in quel evento che non conosco, mi manifesta il suo pensiero per farsi conoscere e per farmi crescere nella vita.

Luigi: Certo. La vita essenzialmente è un accrescimento, un accrescimento in un’unità. Però tu capisci che tu puoi avere unità diverse in cui tu cresci.

Tu puoi crescere nell'unità del possesso di una creatura o di una cosa del mondo.

La vita va in senso unitario, a senso unico, è fatale, soltanto se tu hai come centro del tuo pensiero Dio, c'è un accrescimento di Dio e man mano che raccogli e cresci questo, tu diventi figlio di questo.

Questa crescita arriva all'infinito, per questo nell'infinito hai questa certezza.

B.: La realtà che Dio mi presenta è fatta di palline bianche e palline nere.

Luigi: Sì, ho fatto questa esemplificazione, potevo dire palline verdi o gialle.

La situazione è questa: c'è una realtà in cui l'uomo si trova.

E c'è l'intenzione con cui l'uomo si comporta verso questa realtà.

Tutto è determinato da quello.

Per cui l'impossibilità in cui l'uomo può venirsi a trovare e l'uomo spesso viene a trovarsi nell'impossibilità.

Il novantanove e passa per cento degli uomini viene a trovarsi nell'impossibilità, cioè vive cercando palline rosse là, dove ci sono soltanto palline bianche e nere e si rende la vita assurda e impossibile.

Lì evidentemente c'è un’intenzione errata.

Non è la realtà che ci frega ma è l'intenzione che portiamo in noi.

L'intenzione con cui ci comportiamo verso la realtà.

La realtà è Dio Creatore, non possiamo smentirlo, nessuno lo può smentire...

B.: Dobbiamo appoggiarci su Lui come Principio...

Luigi: Non soltanto ma dobbiamo derivare da Lui la nostra intenzione.

Perché è l'intenzione che ci frega.

L'intenzione.

Se io scelgo delle mele su un larice, è l'intenzione che mi frega.

È mica il larice che mi frega, non sono mica le mele che mi fregano ma è la mia intenzione di cercare delle mele su un larice che mi frega.

Scemo ti dirà Dio, le mele vanno cercate sul melo e non sul larice.

Noi cerchiamo tutta la vita delle mele sul larice.

Ma è l'intenzione che è in noi che è sbagliata e che ci rende la vita assurda.

B.: L'assurdità della nostra vita sta nel fatto che noi ci appoggiamo su cose che passano invece che eterne.

Luigi: Si capisce.

B.: Proprio oggi qualcuno mi ha detto che Dio è cattivo perché vuole che noi facciamo la sua volontà, pretende che noi facciamo la sua volontà. Lui non pretende...

Luigi: È come se io accusassi le palline bianche e nere (realtà) di essere cattive perché non sono rosse come rossa è la mia intenzione.

B.: Siamo noi che dobbiamo adeguare la nostra volontà alla sua.

Luigi: Si capisce, Lui è la realtà, la realtà siamo mica noi.

E come io quando vado in macchina che mi debbo adeguare alle curve della strada.

Non posso dire che la strada si deve adeguare alla mia macchina o che la strada è cattiva perché ha una curva che a me non piace.

Siamo noi che dobbiamo adeguarci alla realtà, non pretendere che la realtà sia secondo i nostri sentimenti o secondo i nostri desideri.

B.: Quindi noi ci sentiamo compresi da Dio se ci adeguiamo alla sua realtà.

Luigi: Ed ecco perché non ci sentiamo compresi da Dio.

C.: Mi ha colpito il fatto che l'unico potere che l'uomo ha, è quello di perdere la vita.

Luigi: L'uomo non può nemmeno scegliere la vita, altro che trattenere la vita.

L'uomo può scegliere la vita soltanto quando Dio gliela propone.

Ma se Dio non gliela propone, l'uomo non può mica, l'uomo può soltanto perdere la vita.

D.: Noi non sappiamo quello che ci chiederà Dio se entriamo nella sua logica.

Potrà essere in linea con ciò che speriamo o potrà anche essere non secondo i nostri desideri.

Fuori dalla logica divina, che la pallina sia blu, verde o rossa non servirà che a condurci alla morte.

Quello che conta è essere nella logica di Dio non conta tanto la maniera di esserci.

Luigi: Ma tu sei nella logica di Dio in quanto ti adegui a Dio, il che vuol dire che adegui la tua intenzione, il tuo desiderio, la tua intenzione a Dio.

Quindi il tuo pensare e quindi anche la tua intenzione, deve essere una conseguenza di Dio.

Non devi condizionare Dio alla tua intenzione, altrimenti sfasi tutto.

Se tu metti il tuo sentimento davanti a tutto, tu sfasi tutto.

E certamente lì azzeri la vita.

E questione di tempo ma ormai la tua vita è fallita, si può chiudere il libro e non pensarci più.

E.: Anche l'esperimentare la perdita di tutto, non può essere un segno di Dio per farci capire il luogo sbagliato dove noi  cerchiamo la vita?

Luigi: Certo, tutto quello che esperimenti è anche opera di Dio.

La vanità del tutto....

Fare esperienza del silenzio, dell'assenza di Dio, anche questa è una Parola di Dio per salvarti.

Tutto quello che accade, accade per salvarti.

Se tu lo dialoghi con Dio.

Ma se tu non lo dialoghi con Dio quello diventa disperazione.

Quello diventa suicidio, non c'è niente da fare.

Perché una cosa quando perde di significato tu non la sopporti.

La vita stessa, quando non ha significato non è più sopportabile.

Tu sopporti una cosa in quanto ha un significato, ha un perché.

Ci va un minimo di fede in Dio Creatore, quel Dio che tu non puoi ignorare.

Tu non sai chi sia però certamente non sei tu a creare le cose.

Questo è il punto fondamentale.

Siccome Dio è Colui che tu non puoi ignorare, non basare tutto sul sentimento, perché con il sentimento puoi ignorare Dio, perché non lo senti ma tu non devi fare del sentimento la tua legge, il tuo metro di giudizio.

È nell'intelletto che tu non puoi cancellare Dio.

Tu puoi cancellare Dio con sentimento, nel tuo cuore perché non senti Dio, dici: "Non lo sento quindi non esiste" ma è una fregatura.

Nell'intelletto tu non puoi mica cancellarlo Dio, ed è nell'intelletto che gioca la tua responsabilità.

Tu sai che un Creatore c'è e non sei tu, basta questo.

Basta questi già per farti rispettare tutte le cose e tutte le creature, perché non sono tue.

Basta questo per impedirti di mettere il tuo nome sulle cose e dire: "Questo è mio", perché sai che stai compiendo un furto, basta questo.

Non sai chi sia questo Creatore, però basta già questo.

Ora, se tu inizi a rispettare questo, tutto inizia a farti cercare Dio e lì comincia la vita.

F.: Mi pare urgente compiere questa giustizia essenziale e mettere Dio al centro dei nostri pensieri.

Luigi: Di fare le nostre intenzioni e i nostri pensieri, una conseguenza di ciò che Dio è.

Una conseguenza, devono derivare, la vita deriva da-, è una derivazione da-, non è un guardare a-, è un derivare da-.

F.: Ma se non si comincia a mettere Dio al centro dei nostri pensieri...

Luigi: Tu non puoi mettere Dio al centro dei tuoi pensieri se non, quando Dio ti fa questa proposta.

Soltanto se uno mi propone di andare a Cuneo, io posso andare a Cuneo.

G.: La certezza c'è quando si deriva l'intenzione da Dio.

Luigi: Quando l'intenzione deriva da Dio.

Soltanto da Dio e allora qui hai la certezza, quando deriva da-.

Fintanto che la tua intenzione non deriva da Dio e ricevi proposte di Dio, tu dici: "Io ho i buoi, i campi e la moglie e non posso venire".

Il campo di possibilità che ti giunge con la proposta di Dio, svanisce immediatamente con la tua risposta.

Quando uno ti fa una proposta tu non puoi non rispondere, noi siamo creature ed essendo creature noi agiamo sempre in risposta, l'iniziativa è sempre di Dio Creatore, non è mai nostra.

Nessuno di noi è iniziatore, Dio è l'iniziatore.

Ci troviamo invece nella impossibilità, quando noi mettiamo prima di tutto i nostri sentimenti.

Quando noi mettiamo prima di tutto le nostre intenzioni e allora lì noi desideriamo estrarre la pallina rossa da una realtà fatta di palline bianche e nere e allora lì è finita.

H.: Noi sappiamo che le palline sono bianche e nere...

Luigi: Ma quello è un esempio, per capire cosa è che ci mette nei pasticci...

H.: Però perché noi ci ostiniamo a cercare quella pallina che non c'è?

Luigi: Perché noi ci lasciamo dominate dai nostri sentimenti, dai nostri sentimenti!

È quello che ci frega completamente.

Noi eleggiamo i nostri sentimenti come fine dei nostri pensieri.

Come fine e problema della nostra vita, mentre invece noi non dobbiamo mettere i sentimenti come premessa al nostro vivere.

Noi ci lasciamo dominare dai nostri sentimenti, anziché lasciarci dominare dalla Realtà.

La Realtà tu la conosci solo con l'intelletto, soltanto con l'intelletto tu riconosci di non essere tu il Creatore.

Invece noi ci lasciamo dominare dal sentimento e il sentimento mi determina, per cui io desidero (intenzione) quella realtà che soddisfa il mio sentimento.

È la grande fregatura è tutta lì: noi non ci adeguiamo alla Realtà ma, cerchiamo quella realtà che risponde la nostro sentimento.

È come se anziché seguire la strada volessi che la strada fosse come piace a me.

I.: Adeguarci alla realtà di Dio sarebbe accettare che tutto viene da Lui.

Luigi: Non basta, tu devi accettare tutto da Dio, ma una cosa è l'accettare tutto da Dio e altra cosa è l'Intenzione di Dio.

L'intenzione è desiderio di-, è volere che-.

Perché tu puoi accettare tutto da Dio e applicare su tutto quello che accetti da Dio, la tua intenzione.

Dio ti manda la caramella o una sigaretta e tu puoi accettarla da Dio e applicare sulla caramella o la sigaretta la tua intenzione.

Dio ti manda la caramella e tu ti mangi la caramella e dici magari anche: "Signore grazie che mi hai mandato la caramella".

E Dio ti dirà un giorno: "Ma io tu ho mandato la caramella con una mia intenzione e tu non hai cercato la mia intenzione, tu hai applicato la tua intenzione alla caramella che Io ti ho mandato".

Noi non dobbiamo lasciarci dominare dalle nostre intenzioni.

Bisogna che le nostre intenzioni siano conseguenza di Dio, bisogna che il nostro pensiero, sia il Pensiero di Dio.

"Signore perché mi hai dato questo?".

Per cui bisogna accogliere tutto da Dio ma, poi bisogna cercare sempre l'Intenzione di Dio.

Soltanto se tu cerchi l'Intenzione di Dio cominci a vivere, quello che determina tutto è l'intenzione.

Abbiamo visto l'esempio delle palline, quello che determina tutto è l'intenzione, è l'intenzione con cui tu ti comporti verso le cose.

Tu pur accettando tutte le cose da Dio, tutte le cose le puoi vedere con un’intenzione diversa da quella che Dio ha nel mandartele.

Il tempo te lo dà Dio e tu lo puoi accettare da Dio ma, in un’ora tu puoi andare per funghi, in un’ora tu puoi fare una torta o metterti a leggere il Vangelo: tu puoi applicare al dono che Dio ti fa (tempo) intenzioni diverse.

No, devi cercare l'Intenzione di Dio.

In modo da volere le cose secondo Dio, per l'Intenzione di Dio che portano, perché lì siamo nel campo della certezza, altrimenti no.

I.: E se cerco costantemente di fare solo ciò che Dio vuole?

Luigi: Quelli sono pii desideri e l'inferno è lastricato di pii desideri.

Per carità! Quelli sono pii desideri, ci vuole l'intelligenza!

Con Dio ci vuole l'intelligenza, è inutile che noi facciamo del sentimentalismo o problemi di cuore, sono tutte storie.

Quando tu vuoi una cosa nella tua vita tu ce la metti tutta per ottenerla, non ti metti mica lì a piangere o a dire: "Signore, Signore" da mattina a sera.

Quello non ti risolve mica niente,

Tu ce la metti tutta nelle cose che ti stanno a cuore e perché non ce la metti tutta con Dio?

M.: Il luogo dove la vita ci viene portata via sarebbe il luogo dove manca la finalità, dove non si può trovare una verità fondamentale?

Luigi: Una finalità dobbiamo averla per forza ma possiamo avere una finalità diversa da quella di Dio.

Possiamo avere una finalità diversa dalla Realtà.

Quando io voglio cercare, trovare una realtà che soddisfi un mio sentimento, io già lì mi porto verso il campo dell'impossibilità e dell'assurdo.

M.: Il pensiero è fondamentale ma non basta, dobbiamo fermare il nostro pensiero in Dio...

Luigi: Il nostro pensiero deve derivare da Dio.

Se invece faccio entrare il mio sentimento nel pensiero, se faccio del sentimento l'oggetto del mio pensiero, lì sono completamente fuori.

Quando il nostro sentimento entra nel pensiero è finito.

Il mio pensiero lì, sta già assimilando tutto, unificando tutto in una cosa sola.

E mi sta già portando via.

N.: Dio è il Principio di tutto e per rimanere con Dio dobbiamo rimanere in questo Principio.

Luigi: Dobbiamo averlo come Principio.

Perché tu resti con Colui che è Principio, soltanto se tu l'hai come Principio.

Ma se tu fai qualche cosa non secondo Principio, tu questo Principio lo perdi necessariamente.

E perdendo il Principio perdi la vita, perché la vita sta nel Principio.

Se tu non hai come tuo Principio il Principio, necessariamente tu hai altro come tuo Principio, saranno i sentimenti, le creature, quello che ti piace ma hai altro da Dio.

Le creature non sono Dio, nessuna creatura è Dio.

E quando tu fai di una creatura l'oggetto del tuo pensiero, tu sei completamente fuori fase.

N.: Gli apostoli quando dicono: "Vogliamo vedere Gesù", avevano l'Intenzione di Dio?

Non erano gli apostoli ma i pagani.

N.: Ma se volevano vedere Gesù nello spirito erano apostoli, ma se volevano vedere Gesù quel desiderio veniva da Dio? Perché l'Intenzione di Dio è quella di farsi conoscere, di farsi vedere.

Luigi: Certo, si capisce.

O.: Se vogliamo trovarci in un quel luogo sicuro, dove tutte le cose si comprendono e si conciliano tra loro, dobbiamo avere Dio come Principio e Dio come fine.

Luigi: Dio come Principio sì ma tutto si gioca nella nostra intenzione.

N.: Se la nostra intenzione nasce da Dio, quell'intenzione lì è Pensiero di Dio?

Luigi: Da Dio nasce soltanto il Pensiero di Dio. La vita sta nel Pensiero di Dio.

P.: "Ho il potere di darla e il potere di riprenderla" e dicendoci questo ci propone il luogo della certezza, perché è solo Lui, Figlio di Dio che ha il potere di offrire la vita e di riprenderla nuova.

Luigi: È quello che in altri termini viene detta la chiave che apre e la chiave che chiude, per cui se Lui apre nessuno può chiudere ma se Lui chiude stai pur tranquilla che non c'è nessuno che possa aprire.

Cioè, se Lui non ti propone la conoscenza di Dio, tu puoi fischiare da mattina a sera e certamente non entri.

P.: Quindi nella nostra vita possiamo dire che (se Dio vuole) passiamo attraverso tre luoghi.

C'è il periodo in cui noi siamo lontani da Dio e allora vogliamo che la realtà si adegui ai nostri sentimenti e ai nostri desideri e questo è il luogo dell'impossibilità della vita.

Luigi: Chiariamo bene una cosa: l'impossibilità è determinata dal fatto che tutto ti porta via la vita.

Tu assisti impotente alla perdita della tua vita, non puoi fare nulla.

P.: Poi arriva il momento in cui Dio ci propone Se Stesso come vita e quel momento è il momento della possibilità ma questo momento dura un istante, perché io una risposta la do necessariamente.

Luigi: Quello è lo spartiacque.

Per cui tu o stai da una parte o dall'altra.

Quel punto è determinato dal momento in cui Dio parla: "Se io non avessi parlato non sareste in colpa".

La Parola di Dio è una proposta e tutto si determina dalla proposta, perché tu nella proposta necessariamente una risposta la dai.

E ti qualifichi.

P.: Se noi aderiamo a questa proposta, ecco che noi entriamo nella sfera della certezza...

Luigi: Cioè incominci a incrementare tutto nell'unità di Dio.

È un incremento, perché tu pensando a-, incrementi.

Ecco per cui noi diventiamo schiavi dei nostri pensieri, perché io pensando a una cosa, io incomincio a raccogliere intorno a quella cosa, quindi incremento tutto attorno a quella cosa e quella cosa lì a un certo momento diventa un castello da cui non ne esco più.

Q.: Quando Dio si manifesta dobbiamo dare la nostra risposta e fissare il nostro pensiero in Lui.

Luigi: La risposta la dai in un modo o nell'altro.

Quando uno ti fa una proposta, una risposta tu, necessariamente la devi dare.

Non puoi farne a meno anche se ti chiudi le labbra una risposta la dai.


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Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Tale è il comando ho ricevuto dal Padre mio.  Gv 10 Vs 18 Terzo tema.


Titolo: Il potere che viene dal Padre.


Argomenti: Condizione per essere della certezza. Certezza: realtà + intenzione. Il potere del Figlio e il potere dell'uomo. L'uomo ha il potere di trascurare Dio. Il luogo è determinato dall'intenzione. Luogo dell'impossibilità e luogo della certezza. Potere & intenzione. I tre momenti della vita dell'uomo. La maturità dell'uomo. Il potere viene dall'intenzione. L'intenzione si coglie dalla persona. Nell'intenzione c'è la vita.


 

24/Marzo/1991 Casa di preghiera Fossano.


Questa sera ci rimane la terza parte di questo versetto in cui Gesù dichiara: "Tale è il comando che ho ricevuto dal Padre mio".

È Parola di Dio, quindi è una parola personale per ognuno di noi.

Stiamo camminando tutti, volenti o nolenti verso la vita eterna.

E ogni parola segna una tappa di questo nostro cammino verso la vita eterna.

Una tappa che si vive una volta sola.

Le strade del Regno di Dio vanno a senso unico e non si può tornare indietro.

Dobbiamo essere molto riconoscenti alle parole che Gesù ci fa arrivare.

Parole che non si capiscono, che sono superiori a noi.

Proprio attraverso queste parole, Lui ci annuncia cose profonde che, se noi incominciamo a credere e desiderare, troveremo poi compiute nella vita eterna e saranno proprio queste che ci daranno la capacità di restare alla presenza di Dio.

Qui Gesù dice: "Tale è il comando che ho ricevuto dal Padre mio".

Questo già basta per vedere qui una grande contraddizione fra quello che Lui ha affermato prima e questo.

Prima Lui aveva detto: "Nessuno mi toglie la vita, Io la offro da Me stesso" e adesso dice: "Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio".

Quando si parla d'imposizione siamo in contraddizione con quello che Gesù aveva detto prima: "Nessuno mi toglie la vita", cioè nessuno mi impone la perdita di questa vita: "Io la offro da Me Stesso".

Le contraddizioni sono sempre una sollecitazione ad approfondire e anche qui sta la grandezza dell'opera di Dio.

È Dio che attraverso queste contraddizioni dice a ognuno di noi: "Amico vieni più su", se no dobbiamo metterci all'ultimo posto ma dobbiamo metterci all'ultimo posto, altrimenti restiamo scandalizzati e scappiamo.

Allora dobbiamo approfondire per cercare quell'unità in cui trovare giustificata sia questa affermazione: "Tale è il comando che ho ricevuto dal Padre mio", sia quella precedente in cui dice: "Nessuno m'impone, mi costringe o mi comanda di offrire la vita".

Dobbiamo tenere presente l'importanza dell'argomento di domenica scorsa.

Perché proprio quell'argomento su cui ci siamo soffermati domenica scorsa: la fonte dei luoghi in cui ogni uomo può venirsi a trovare, ci ha fatto capire che ogni uomo può venirsi a trovare in un luogo di possibilità, d’impossibilità o di certezza.

Per capire questo abbiamo fatto appello alla legge del caso, poiché anche il caso è un servo di Dio e serve per glorificare Dio.

Abbiamo visto quel'è la condizione per ogni uomo per accedere al luogo della certezza.

La condizione per accedere al luogo della certezza è capire come mai l'uomo viene a trovarsi in un luogo d'impossibilità.

Luogo d'impossibilità è là, dove l'uomo subisce la perdita della vita, lui che non vuole perdere la vita.

Luogo d'impossibilità è là, dove tutte le cose gli portano via la vita.

Sopratutto il tempo e l'uomo assiste impotente a questo scorrere del tempo, giorno, per giorno, che gli porta via la vita e lo conduce alla morte.

A questo annullamento di tutte le cose.

L'uomo assiste impotente, nolente, perché lui vorrebbe vivere sempre.

C'è una forza superiore, c'è qualche cosa che è superiore a lui che gli impone questo tempo che passa e che passa a senso unico e che gli impedisce di rivivere due volte la stessa cosa.

Che gli impedisce di rimediare agli errori che ha fatto.

Perché quello che resta scritto è scritto per sempre.

Come Pilato: "Quello che ho scritto, ho scritto".

Resta.

È vero che Dio ha la possibilità di trasformare le nostre colpe in luce...se noi troviamo Lui.

Sono proprio gli argomenti di domenica scorsa che, adesso ci danno la possibilità di approfondire l'argomento di questa sera, queste parole di Gesù che dice: "Tale è il comando che ho ricevuto dal Padre mio".

Dio Padre non comanda il Figlio, poiché il Figlio è Dio.

Presso Dio non ci sono comandi, non ci sono imposizioni.

In Dio tutto avviene per conoscenza.

Questo termine "comando", inteso nello spirito, deve essere inteso come potere.

Gesù già prima aveva parlato di potere.

"Ho il potere di dare la vita e ho il potere di riprenderla", "Tale è il potere che ho ricevuto", c'è una frattura tra queste due affermazioni.

Mentre Lui dice: "Ho il potere di dare e il potere di riprendere la vita, tale è il potere che ho ricevuto dal Padre”.

Questo potere di dare la vita e di riprenderla, Lui lo ha ricevuto dal Padre.

Quando parliamo di potere, parliamo di possibilità.

È il Padre che dà il potere, la possibilità al Figlio.

Dobbiamo fare appello all'argomento di domenica scorsa.

Da cosa vengono la situazione di possibilità e la situazione d’impossibilità?

L'impossibilità è la risultante, la componente di due termini: la realtà (ciò che esiste indipendentemente da noi) e l'intenzione.

Perché per arrivare a capire il luogo dell'impossibilità ci siamo serviti della legge del caso.

E abbiamo detto che se noi abbiamo palline bianche e palline nere e vogliamo estrarre una pallina rossa, noi esperimentiamo l'impossibilità.

E questa impossibilità non deriva dalla realtà (palline bianche & nere) ma deriva dall'intenzione, da ciò che vogliamo estrarre.

Se noi vogliamo estrarre una pallina bianca o, una pallina nera, noi abbiamo la possibilità, non soltanto la possibilità, siamo certi di estrarre o una pallina bianca o una pallina nera.

E abbiamo visto il caso della certezza.

E abbiamo visto che anche la certezza è la risultante di due termini: una realtà e un’intenzione.

Tempo fa avevamo detto che la certezza è rappresentata da uno e l'impossibilità è rappresentata da zero.

La possibilità è rappresentata da un termine fra lo zero e l'uno, più è vicino all'uno e più aumenta la possibilità, più è vicina allo zero e più diminuisce.

Ma sia l'uno sia lo zero e sia i termini frazionari (possibilità), vengono determinati sempre dalla composizione di due cose: casi possibili e casi favorevoli.

Se i casi favorevoli sono uguali ai casi possibili noi, abbiamo l'uno, la certezza.

I casi possibili sono determinati dalla realtà (palline bianche & nere).

Se i casi favorevoli sono uguali ai casi possibili noi, abbiamo l'uno: la certezza.

L'uno è Dio, presso Dio c'è la certezza.

Ma i casi favorevoli sono determinati dall'intenzione.

Favorevole vuol dire che corrisponde all'intenzione di colui che estrae la pallina.

Il termine estrazione vuol dire scelta e noi tutti i giorni facciano delle scelte.

Ed è attraverso queste scelte che noi facciamo tutti i giorni, che noi facciamo esperienza di possibilità o d’impossibilità o di certezza.

Non a seconda della realtà, perché la realtà è sempre la stessa ma a seconda dell'intenzione che portiamo in noi.

La certezza, quindi il potere, è sempre in relazione all'intenzione che portiamo in noi.

Se l'intenzione che portiamo in noi coincide, corrisponde all'intenzione che deriva dalla realtà, noi abbiamo i casi favorevoli che sono identici ai casi possibili e abbiamo l'unità, l'uno, la certezza.

"Questo è il potere che ho ricevuto dal Padre mio", qui scopriamo che questo potere (possibilità) deriva dall'intenzione.

Solo quando l'intenzione coincide, è uguale, corrisponde all'intenzione che viene dalla realtà (la realtà per il Figlio è il Padre) qui abbiamo la certezza, il potere.

Il potere di che cosa?

Il potere della vita.

Ma perché diciamo il potere della vita?

Perché l'impossibilità che noi costatiamo è proprio la privazione della vita.

L'unico potere che l'uomo ha non è di avere la vita, l'unico potere che l'uomo ha è quello di perdere la vita.

L'uomo ha il potere di perdere la vita, non ha il potere di trattenere la vita.

L'uomo subisce il tempo.

L'uomo può attaccare le foglie in autunno all'albero con la colla ma le foglie cadono.

Noi non possiamo trattenere il tempo.

L'unico potere che l'uomo ha è quello di perdere la vita.

E quando ha perduto non può più ritrovare.

L'uomo non ha la possibilità di riavere la vita che ha perduto.

Gesù dice "Senza di Me fate niente", in italiano si dice: "Senza di me non fate niente" ma il latino dice chiaramente: "Senza di Me fate niente".

E la cosa è molto diversa.

Noi senza Dio, non è che non abbiamo il potere, noi abbiamo il potere, ma abbiamo il potere di fare niente.

E cosa vuol dire avere il potere di fare niente?

Vuol dire che abbiamo il potere di perdere la vita.

Abbiamo il potere di ridurre a niente tutto quello che Dio ci ha dato.

Dio ha dato a noi il tempo e noi possiamo perdere il tempo.

Il tempo che noi abbiamo perduto, noi non lo ritroviamo più.

Dio ha dato a noi la vita e noi abbiamo il potere di perdere la vita.

E una volta perduta, noi non torniamo più indietro.

Il tempo Dio ce lo ha dato per giungere all'eterno.

Noi possiamo sprecare il nostro tempo in ciò che non è eterno, ecco per cui noi possiamo perdere il tempo.

Noi lo perdiamo in realtà il tempo.

Quel tempo che Dio ha dato a noi per trovare l'eterno, per ancorarci all'eterno, noi possiamo perderlo dietro tutto ciò che non è eterno.

E resta perduto.

Noi non abbiamo a disposizione niente.

Dio ci dà la fede, all'inizio la fede Dio la dà a tutti.

E quanti hanno perduto la fede e vorrebbero ritrovarla ma non possono più ritrovarla?

L'uomo ha il potere di perdere la vita, di perdere il tempo, di perdere la fede, di perdere l'intelligenza, di perdere la capacità di pensare.

L'uomo ha il potere di diventare scemo ma non ha il potere di diventare intelligente.

Perché tutto questo?

Perché l'uomo ha il potere di non tenere conto di Dio.

Tutto lì.

L'uomo ha il potere di non tenere conto di Dio.

Noi pensiamo, parliamo, giudichiamo, esaltiamo, amiamo, condanniamo e non teniamo conto di Dio.

È lì che noi assistiamo alla perdita di tutto.

La vita e il tempo ci sono dati per trovare l'eterno, per ancorarci all'eterno, per riferire tutte le cose a Dio.

E Gesù dice: "Chi con Me non raccoglie disperde".

E disperdendo trova il niente.

Il niente è dispersione.

Il niente non è annullamento, il niente è dispersione, il niente non esiste.

Però il niente esiste per colui che ha perso il suo tutto.

Per chi ha perso una persona cara, esiste la perdita di questa persona cara e lui fa l'esperienza di questo.

E per chi ha perso la fede, esiste l'esperienza di questa perdita di fede.

E per chi ha perduto il tempo e la vita esiste questa esperienza di niente, come esiste l'esperienza dell'assenza.

Eppure nella realtà il vuoto, l'assenza, il nulla non esistono.

Non esistono.

Perché anche questi sono luoghi, luoghi d'impossibilità ma, luoghi relativi all'intenzione e al pensiero che l'uomo porta dentro di sé.

E tutte le volte che l'uomo ha nel suo pensiero, nella sua intenzione, ciò che non deriva dalla realtà, viene a trovarsi in luoghi d'impossibilità.

E questi luoghi d'impossibilità sono questi luoghi assurdi: l'esperienza del vuoto che non esiste perché c'è sempre qualche cosa, l'esperienza dell'assenza che non è vera, perché non c'è mai l'assenza in Assoluto, l'assenza è sempre in relazione a ciò che noi stiamo cercando, in realtà noi siamo sempre con qualcosa che è presente.

Così noi giungiamo a scoprire che l'elemento essenziale, determinante per i luoghi in cui ci veniamo a trovare è la nostra intenzione.

Il luogo di possibilità è il luogo di scelta e questo passa in fretta.

I luoghi definitivi in cui noi veniamo a trovarci sono soltanto due: il luogo dell'impossibilità (niente, nulla, vuoto, tutto senza intenzione, caso) o il luogo della certezza.

Questi sono i due luoghi verso cui ognuno di noi (ognuno di noi!) in 5/20/50 o 70 anni sta andando, io direi sta precipitando, con la velocità di un treno direttissimo e molto più veloce ancora e noi non ce ne rendiamo conto.

Noi stiamo precipitando verso questi due grandi luoghi.

Luogo dell'impossibilità o luogo della certezza.

E tutto questo è il risultato di due componenti: la nostra intenzione e la realtà quale è in sé che noi non possiamo ignorare, Dio Creatore è Colui che non possiamo ignorare, questa è la grande realtà in cui ognuno di noi viene a trovarsi, in cui ognuno di noi si trova.

Noi esistiamo viviamo e ci muoviamo in Dio diceva San Paolo ed è Parola di Dio.

Noi ci muoviamo, esistiamo, viviamo in questa grande realtà che non possiamo ignorare.

Noi possiamo non tener conto di questa realtà che è Dio Creatore, però non possiamo ignorarlo.

Questa dico è la realtà e poi c'è l'intenzione nostra.

A seconda della combinazione dell'intenzione nostra con la realtà Dio, noi stiamo precipitando verso l'esperienza dell'impossibilità, dell'assurdo, del vuoto, del niente, del non significato di tutte le cose oppure stiamo andando verso il luogo di certezza, luogo in cui tutto contribuisce alla nostra vita e quindi luogo di certezza e luogo di pace.

L'elemento determinante non è la realtà ma è l'intenzione che portiamo in noi.

Qui passiamo dalla scoperta che il potere è relativo all'intenzione.

E quando scopriamo questo, in noi si forma un grande problema.

Il problema è capire l'intenzione che c'è nella realtà del tutto.

Capire l'intenzione che viene da Dio che è in Dio.

Perché solo quando noi abbiamo l'intenzione che viene dalla realtà, noi possiamo trovarci nel luogo della certezza e ci troviamo nel luogo della certezza.

Tutto è relativo all'intenzione.

Soltanto se l'intenzione che abbiamo in noi è l'intenzione che deriva dalla realtà, per cui i casi favorevoli coincidono con i casi possibili, noi siamo nell'unità, noi siamo nella certezza.

E allora qui possiamo definire i tre grandi momenti della formazione della vita dell'uomo.

Abbiamo detto di quel bimbo che era appiccicato alla vetrina del bombo: "Mamma bombo!".

Ecco il primo stadio della vita dell'uomo: l'uomo appiccicato alla creatura, alla creazione: "Mamma bombo!", l'uomo attratto dalle cose.

Abbiamo il secondo momento della vita dell'uomo: l'uomo che vuole fare il mondo secondo un suo pensiero, secondo una sua intenzione, secondo un suo interesse.

È l'uomo che fa.

È l'uomo che vuole rendere Assoluto quello che Assoluto non è.

Un tempo si chiamava eresia dell'azione.

Il fare vuol dire trasformare, modificare il mondo, cambiare gli altri, per farli secondo un nostro proposito che può essere anche un proposito santo.

È il secondo momento.

È l'uomo che vuole modificare la realtà per farla come vuole lui.

In fondo in fondo è per imprimere se stesso negli altri.

E qui rientra anche il caso dell'amore umano e tutto quanto.

Vogliamo imprimere sugli altri noi stessi.

E poi abbiamo il terzo stadio, quello della finalità, quello dell'uomo che ha capito.

Raramente l'uomo giunge a questo terzo stadio.

In questo stadio qui l'uomo non cerca più di modificare la realtà, perché ha capito che nella realtà così com'è, c'è la vita per lui.

Qui abbiamo l'uomo che cerca di capire l'intenzione che c'è nella realtà.

Non è più l'uomo che vuole imporre la sua intenzione sulla realtà, ma è l'uomo che vuole capire l'intenzione che c'è nella realtà.

Qui abbiamo l'uomo che è in rapporto con Dio.

Qui abbiamo la presenza del Figlio di Dio.

Qui abbiamo questo potere: "Questo è il potere che ho ricevuto dal Padre mio" dice Gesù e lo dice per noi.

Quale potere?

Il potere di offrire la vita e di riprenderla.

Noi abbiamo solo un potere, quello di perdere la vita, non di darla, noi non possiamo dare la vita assolutamente a niente.

Anche se crediamo di essere noi i fattori, gli attori, noi siamo gli strumenti.

Anche quando abbiamo dei figli o quando diventiamo proprietari di aziende o proprietari di stati, noi siamo dei mezzi che Dio adopera per la sua creazione, siamo dei mezzi.

Noi non ci rendiamo conto di questo, crediamo di essere noi a fare.

È Dio che ci usa per la sua creazione, non siamo noi.

Mentre oggi ci vantiamo di essere noi, un giorno capiremo di essere stati solo degli strumenti che Dio ha usato per portare a compimento la sua finalità.

Per cui la maturità dell'uomo non sta nel fare, non sta nel modificare la realtà, non sta nell'agire, non sta nel convertire gli altri, sta nel capire l'Intenzione di Dio nella realtà delle cose.

Non si tratta di cambiare la lezione ma si tratta di capire la lezione.

Noi non dobbiamo pretendere che la lezione di Dio sia fatta a uso e consumo nostro, secondo quello che vogliamo noi.

Siamo noi che dobbiamo imparare la lezione, non adeguare la lezione a noi.

Altrimenti non impariamo niente.

"Questo è il potere che ho ricevuto dal Padre mio".

Come lo ha ricevuto o meglio, come il Figlio riceve questo potere dal Padre?

Lo dice a noi e per noi che non abbiamo il potere, né di dare la vita, né di riprenderla, perché la stiamo perdendo.

Questo potere il Figlio non l'ha, il Figlio lo riceve.

Lo riceve dal Padre e lo dice per noi.

Perché lo dice?

Evidentemente per dare a noi la possibilità di avere questo potere.

Tutte le cose Cristo, le fa e le dice per noi.

Per dare a noi il potere: "A tutti coloro che credono in Lui, ha dato il potere di diventare figli di Dio".

Cosa vuol dire avere il potere di dare la vita e di riprendere la vita? Cioè il potere di avere la vita nelle proprie mani, sicuro che nessuno te la toglie.

Noi siamo chiamati a questa sicurezza, a questa certezza.

E allora ci chiediamo, come il Figlio riceve questo potere della vita dal Padre?

Il Figlio è caratterizzato dal conoscere il Padre e tutto riceve da questa conoscenza.

Il Figlio conosce il Padre come il principio di Sé.

Come principio, quindi soggetto del suo stesso pensiero, non come oggetto del suo pensiero, come soggetto del suo pensiero.

Ma come riceve questo potere il Figlio?

Il potere viene dall'intenzione e l'intenzione ha una caratteristica: noi l'intenzione non la troviamo per le strade, l'intenzione noi non la troviamo nelle cose, tant'è vero che il nostro grande errore è quello di tendere in continuazione a scrivere il nostro nome sulle cose, perché le cose arrivano a noi senza nome.

Scrivere il nostro nome vuol dire scrivere la nostra intenzione sulle cose.

E allora facciamo tutta quella fatica di cercare di tirar fuori palline rosse da una realtà fatta di palline bianche & nere.

E consumiamo tutta la nostra vita in questo sforzo inutile unicamente perché le cose arrivano a noi, sono date a noi (tempo, vita, creature) senza nome, senza intenzionalità e si offrono alla nostra intenzionalità.

Lì noi commettiamo l'errore.

Direi che le cose sono di nessuno per noi.

E noi corriamo questo terribile rischio, di dire a tutte le cose: "Siete mie, siete mie, siete mie".

Le cose arrivano a noi senza intenzione perché l'intenzione si conosce solo dalla persona, è propria della persona.

L'intenzione si coglie soltanto dalla persona.

Come il pensiero, il pensiero di una persona si coglie soltanto dalla persona, non si trova nelle cose.

Noi vediamo le opere di una persona ma l'intenzione, il pensiero di quella persona lo possiamo cogliere solo dalla persona.

Il potere viene dalla conoscenza dell'intenzione.

Questo potere Lui lo riceve dal Padre.

Il che vuol dire che si arriva a conoscere l'intenzione di uno, soltanto conoscendo quell'uno.

Soltanto conoscendo il Padre, noi possiamo cogliere l'intenzione del Padre e nell'intenzione c'è il potere.

L'intenzione, il pensiero è come la verità.

La verità, tu la trovi solo conoscendola.

L'intenzione tu la trovi soltanto conoscendo la persona.

Quindi il Figlio, soltanto conoscendo il Padre, riceve dal Padre l'intenzione del Padre.

L'intenzione non è altro che espressione di ciò che uno è.

Il Padre è il principio di tutte le cose.

Nella conoscenza c'è la trasmissione.

La meraviglia sta lì che nell'intenzione c'è la vita.

Noi perdiamo la vita perché perdiamo l'Intenzione di Dio.

L'intenzione che è finalità, che è Spirito Santo.

Noi perdiamo la vita perché perdiamo l'intenzione del Creatore.

Nell'intenzione c'è la vita.

Perché conoscendo l'intenzione, ho la possibilità di attuare quell'intenzione e quindi di vivere.

E cosa vuol dire attuare quest'intenzione?

Vuol dire non soltanto ricevere tutto da Dio ma riportare tutto a Dio, tutto al Padre (ecco l'opera del Figlio), per riaverlo nuovo dal Padre: nuovo!

Per riaverlo con il pensiero, con l'intenzione del Padre.

Tutte le cose arrivano a noi e noi le abbiamo, però tutte le cose sono soggette al tempo, quindi a una perdita progressiva continua.

Tutto ciò che noi abbiamo (se noi riceviamo questo potere dal Padre) lo possiamo riportare tutto al Padre, come il Figlio stesso riporta il pensiero che Lui ha del Padre al Padre, per riceverlo nuovo dal Padre.

Il problema non sta nel ricevere tutto da Dio o nel riconoscere Dio Creatore di tutto, il problema sta nell'intenzione.

È soltanto questa intenzione che dà a noi la possibilità di affrettarci a riportare tutto al principio, tutto al Padre, per riceverlo nuovo dal Padre, nell'intenzione del Padre.

Perché lì noi abbiamo il potere della vita.

Qui sta la vita che si può offrire e si può riavere.


A.: Se ho capito bene il potere o il comando di cui parla Gesù, deriva esclusivamente dalla conoscenza dell'intenzione. Solo quando la nostra intenzione coincide con l'intenzione che è implicita nella realtà e la realtà ci esprime l'intenzione del Padre, allora vi è per noi la certezza di essere sulla strada della vera vita che è quella della conoscenza del Padre.

A questo punto l'uomo non cerca più di modificare la realtà esterna, come solitamente fa quando pensa di poter realizzare la sua personalità....

Luigi: Oppure anche di realizzare il Regno di Dio.

A.: Indubbiamente è un errore, perché non è modificando l'esterno ma è, cercare di capire che cosa la realtà mi porta come intenzione.

Luigi: Però quest'intenzione qui non la vediamo nella realtà esterna, la vediamo da Dio, perché la realtà è propria della persona. Per cui solo il Figlio di Dio mi comunica quest'intenzione, ecco il potere della vita.

A.: Premessa all'intenzione che è manifestata nella realtà è la conoscenza del Padre, perché solo conoscendo il Padre, ognuno di noi può conoscerne l'intenzione, non solo la può conoscere ma la può attuare ed attuare, significa riportare al Padre la realtà che viene data a noi senza di noi, per averla da Lui nuova, rinnovata, con la conoscenza della sua intenzione autentica.

Luigi: In noi deve formarsi questa maturazione, quello che a un certo momento dicono gli apostoli: "Facci vedere il Padre e ci basta", a un certo momento si forma in noi questa convinzione dell'unica cosa necessaria.

È il Figlio che conduce noi a quest'unica cosa necessaria, conoscere il Padre e non basta il Padre in Sé, conoscere il Padre per poter conoscere l'Intenzione del Padre, per avere l'Intenzione del Padre.

Perché la vita sta nell'Intenzione e il luogo della certezza per noi sta nell'Intenzione.

E qui sta il potere di avere la vita, quel potere che ha il Figlio che vuol comunicare a noi, perché se ce ne parla vuol dire che vuole comunicarlo.

A.: Non si può conoscere l'intenzione di una persona e in questo caso di Dio se non si conosce la persona, cioè Dio.

Luigi: Infatti: "Nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me".

Quindi soltanto il Figlio mi conduce.

Il Figlio mi conduce a quel punto tale per cui a un certo momento addirittura bisogna offrire tutto quello che abbiamo, compreso il Pensiero stesso di Dio in noi, compreso lo stesso Figlio, bisogna offrirlo al Padre, per riceverlo con l'Intenzione del Padre.

Come quell'esempio che avevo fatto del bambino che offre qualcosa alla mamma, per riceverlo dalla mamma, con l'intenzione della mamma.

Non volere avere quello che tu hai, ma offrilo a Lui, per riceverlo da Lui con il suo Pensiero.

Quel ricevere da Lui quello che tu hai, quello t’inserisce nella vita, perché la vita ti viene dal pensiero, non ti viene dall'avere la cosa.

La vita non viene nemmeno dall'avere il Pensiero di Dio in noi.

Pur dicendo che la vita viene dal pensiero, bisogna che questo stesso Pensiero di Dio, che portiamo in noi, noi lo riceviamo dal Padre, allora noi abbiamo il potere della vita, quel potere che ha il Figlio.

Se il Figlio ci parla di questi argomenti, non ci parla di cose astratte e lontane, ce ne parla per comunicarcele, il parlare è una comunicazione, quindi il Figlio ci vuole comunicare ciò di cui Lui ci parla.

A.: Se noi non conosciamo il Padre, se noi non conosciamo il Pensiero del Padre, l'opera di riporto di tutta la realtà che Dio pone dinnanzi a noi, non va a buon fine, cioè questa realtà non ritorna a noi con la Sua Intenzione.

Luigi: Gesù stesso precisa che quando avremo sottomesso tutto a Lui, Lui consegna il Regno al Padre.

Tutto va sottomesso al Pensiero di Dio.

Quando tutto di noi è sottomesso al Pensiero di Dio, poi bisogna riportare questo Pensiero di Dio al Padre, per riceverlo da Padre, nell'Intenzione del Padre.

Quindi abbiamo il Figlio che fa quest'opera, il Figlio sta parlando queste parole, noi dobbiamo cercare di capire il significato di queste parole, quindi sottomettere tutto al Pensiero di Dio, cercare di capire il Pensiero di Dio in queste parole qui.

È proprio sottomettendo tutto che allora si arriva a quel punto in cui Lui stesso offre, quello che noi abbiamo raccolto in Lui, lo offre al Padre, perché soltanto il Figlio può fare questo.

Soltanto Colui che conosce Dio mi può comunicare Dio.

Evidentemente soltanto il Figlio conosce il Padre e quindi soltanto il Figlio può comunicare a noi il Padre e dare a noi la possibilità di offrire al Padre e di ricevere la cosa secondo l'Intenzione del Padre.

A.: C'è anche una sottomissione che è molto impropria e molto imperfetta della realtà a Dio, noi la riferiamo a Dio dicendo che Dio è il Creatore, Dio è il Principio e ci fermiamo lì. Questo non è conoscere l'Intenzione che nella realtà Dio ci vuole comunicare.

Luigi: Quando io dico: "Dio mi dà questo e io me lo mangio", io imprimo la mia intenzione su quello. Non cerco l'Intenzione di Dio, accetto da Dio, però sulla cosa applico la mia intenzione.

Qui non ci siamo.

Tutte le cose arrivano a noi, non perché abbiamo ad applicare a esse la nostra intenzione ma, perché noi dobbiamo fare come fece Adamo che diede il vero nome alle cose, alla presenza di Dio.

Dare il vero nome alle cose, vuol dire cercare l'Intenzione che c'è di Dio nelle cose, presentandomi questo, che cosa Dio mi vuole dire di Sé?

Non mi presenta quello perché io abbia ad applicare la mia intenzione, il mio desiderio, la mia volontà su quello.

Io desidero una cosa, una creatura, il Signore me la dà nelle mani, dico che è volontà Sua ed io lo ringrazio.

Ecco l'errore che facciamo, applichiamo la nostra intenzionalità sulla cosa.

Noi non dobbiamo operare sulla cosa secondo la nostra intenzione, bisogna che la nostra intenzione derivi dalla realtà Dio, dalla realtà Dio che non posso ignorare, quindi se non la posso ignorare, posso non tenerne conto ma, sono in colpa.

Ma se io ne tengo conto, in tutte le cose che Dio mi presenta, io devo cercare l'Intenzione e l'Intenzione non mi viene dalle cose o dalle creature, l'Intenzione mi viene solo da Dio, perché l'intenzione è propria della persona: mi viene soltanto da Dio.

Per cui tutte le cose sono sollecitazioni a me, per cercare l'Intenzione di Dio nelle cose e quindi a dargli il vero nome.

Il vero nome è che cosa Dio mi significa di Sé nella cosa.

Ecco la ricerca dell'intenzione, qui l'uomo maturo ha capito il rapporto.

A.: Rivolgendomi a Dio devo chiedergli di farmi conoscere Se Stesso o la sua Intenzione o è la stessa cosa? Non mi pare la stessa cosa.

Luigi: L'intenzione la colgo soltanto da Dio, personalmente da Dio, l'intenzione è propria di Dio, per cui la colgo soltanto da Dio ed è un fatto personale.

Dio che parla in tutto l'universo, nell'universo ha fatto le persone, perché si rivela soltanto alle persone.

La persona umana è il vertice di tutta la creazione di Dio, perché?

Perché in quel vertice, in quel punto abbiamo tutto l'universo che si sintetizza e prende contatto con Dio.

Perché? Perché Dio si rivela soltanto alla persona.

Dio non si può rivelare a un cane a un animale o a una stella o al sole, Dio si rivela soltanto alla persona.

Dico ancora di più, si rivela solo nella mente della persona, non nel cuore o nei sentimenti, nella mente della persona.

Perché è proprio lì che abbiamo il punto, l'altare del tempio di Dio, in cui presento, offro a Dio quello che Dio mi ha dato, affinché Lui mi abbia a rivelare il suo Pensiero, la sua Intenzione.

L'intenzione di uno mi viene solo da ciò che quell'uno è e l'Intenzione di Dio mi viene solo da ciò che è Dio.

Quindi l'intenzione mi viene soltanto dall'essere del Padre.

A.: Allora conoscendo Dio viene di conseguenza la conoscenza della sua Intenzione.

Luigi: Ma questa conoscenza di Lui si ha soltanto nel puro Pensiero di Dio che è il Figlio di Dio.

"Nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me".

Per cui si richiede questo raccoglimento nel Pensiero di Dio che è dato a noi, perché se non fosse dato a noi, noi non potremmo minimamente pensare Dio e conoscere Dio.

Per cui arriviamo a Dio con il Pensiero di Dio, ma il Pensiero di Dio è il Figlio stesso di Dio.

Questo Figlio stesso di Dio.... non dobbiamo fermarci al Pensiero di Dio, questo Pensiero di Dio è la porta per entrare.

B.: Noi siamo dei mezzi dati da Dio per portare a compimento la creazione di Dio, detto così, ci sentiamo un po' pedine, più che persone.

Luigi: Certo, noi normalmente ci vantiamo: "Sono io che ho fatto questo, questo figlio l'ho fatto io" e a un certo momento Dio ti farà capire che tu eri solo uno strumento nelle sue mani.

B.: Questo soltanto quando la nostra intenzione non deriva dalla realtà, perché se la nostra intenzione deriva dalla realtà noi non siamo più strumenti, anzi.

Luigi: Dico di più, a quel punto lì, noi siamo con-creatori di Dio, altro che mezzi o strumenti, siamo partecipi dell'opera creatrice di Dio.

Perché Dio ci fa capire che tutte le cose Lui le fa, per renderci partecipi della sua stessa creazione, in modo da renderci capaci di conoscere Lui.

Tutta la creazione è in funzione di quello, tutta la creazione è un mezzo ma noi a quel punto lì, noi non siamo più un mezzo.

"Amico vieni più su".

Per cui se noi stessi ci riteniamo operatori, noi esperimentiamo di essere mezzo, strumento.

Cioè se io mi credo tutto, tutto l'universo a un certo momento mi dimostra che io sono niente.

Di fronte all'universo infinito, noi ci accorgiamo che siamo niente, assolutamente niente.

Tutto l'universo predica a noi che ci esaltiamo e ci vantiamo: "Polvere sei e polvere ritornerai".

Ma se noi ci specchiamo in Dio e riferiamo tutte le cose a Dio, noi troviamo Dio stesso che ci dice: "Tu sei mio figlio, io oggi ti genero".

Lui ci fa partecipi di questa generazione del Figlio, altro che strumenti.

Per cui ecco i due volti: più pensiamo a noi e più noi esperimentiamo di essere niente, pulviscolo e tocchiamo con mano questo niente che siamo, questo niente che non esiste, eppure noi facciamo esperienza di questo niente.

Ma più noi riferiamo tutte le cose a Dio e più noi troviamo Dio stesso che dice a noi: "Tu sei mio Figlio".

B.: Il Figlio conosce il Padre come soggetto del suo Pensiero, noi dobbiamo arrivare a questo riportando tutto al Padre.

Luigi: In un primo tempo il Padre si fa oggetto del mio pensiero, si fa oggetto e il Figlio stesso me lo fa oggetto del mio pensiero, ma soltanto quando offrirò ciò che ho, il Pensiero stesso di Dio, per riceverlo nell'Intenzione e dall'Intenzione di Dio, lì Dio diventa soggetto del mio pensiero e lì c'è la grande meraviglia e la scoperta che Dio ci fa fare, per cui il Figlio stesso dice: "Il potere Io lo ricevo dal Padre". Lo dice per noi.

Per farci scoprire il Padre come soggetto del nostro stesso pensiero. Come il padre del nostro pensiero.

C.: Quando l'uomo giunge alla terza fase, entra nel luogo della certezza.

Luigi: Certo.

C.: Trovandosi in questo luogo della certezza, anche per fede, non c'è il rischio che l'uomo si sieda e smetta di cercare l'Intenzione di Dio?

Luigi: Allora non hai capito niente?

Il luogo della certezza sta nel riportare tutto a Dio, per riceverlo nuovo da Dio.

Il luogo della certezza è una vita eterna, continua.

È una vita crescente all'infinito, più tu porti a Dio e più ricevi da Dio quello che Dio ti ha dato, più il suo Pensiero.

Hai capito che diventa una vita crescente?

È una crescita all'infinito, perché Dio è un infinito ed è una crescita di vita all'infinito questa.

Mentre invece senza Dio abbiamo una riduzione a niente ma, una riduzione al niente che non arriva mai al niente, è una riduzione al niente all'infinito, senza toccare mai il niente, non c'è l'annullamento, però si fa esperienza di un niente crescente all'infinito.

Con Dio si fa l'esperienza di una vita, di una luce e di una pace crescente all'infinito.

D.: Noi possiamo consideraci servi inutili?

Luigi: Ma più pensiamo a noi o pensiamo che le cose dipendano da noi e più (necessariamente) Dio ci deve condurre a costatare l'inutilità nostra, il niente nostro, perché la nostra vita sta nel glorificare Dio e più noi glorifichiamo Dio, quindi attribuiamo tutto a Dio e più noi entriamo nella luce di Dio, siamo fatti partecipi di Dio.

Ma più noi ci fermiamo al nostro io e più noi ci condanniamo a questa situazione d’impossibilità.

Per cui tutte le creature ci rubano e ci portano via la vita e noi osserviamo questo spogliamento fino a essere ridotti completamente a niente, perché eravamo niente.

Mentre invece se arriviamo a Dio, tutte le creature contribuiscono al nostro vivere, cioè alla nostra comunione con Dio.

E.: A tutti coloro che credono in Lui ha dato il potere di diventare figli di Dio...

Luigi: Che credono nel Figlio, il Figlio dà il potere, perché Lui ti conduce al Padre: "Nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me" ed è dal Padre che nascono i figli.

E.: Ma questo potere è legato al comando del Padre?

Luigi: È Lui che offre la vita a chi vuole.

Offrire la vita vuol dire che offre la possibilità di conoscere l'Intenzione del Padre, dà quindi la possibilità di conoscere il Padre, perché l'Intenzione viene dal Padre.

Io perdo la vita, perché a un certo momento non ho più nessuna intenzione, le cose perdono di valore, perdono di significato ed io perdo la vita, la vita mi viene dalla comunicazione di un’intenzionalità e soltanto se uno mi comunica un’intenzione, mi dà la vita, il giorno in cui io mi trovo con nessuno che mi parla (parlare vuol dire comunicare una intenzione), io muoio.

Esperimento la morte, perché non ho più un’intenzionalità.

Quindi il Figlio di Dio che dà a noi la possibilità di ricevere l'intenzione del Padre che opera in tutto, dà noi la possibilità di una vita eterna.

E.: Questo potere da dove viene?

Luigi: "A coloro che credono, dà il potere", credere vuol dire ascoltare le sue parole, cercare di capirle.

E.: Approfondirle.

Luigi: Si capisce è logico.

E.: Questo dà il potere di diventare figli di Dio.

Luigi: Si capisce.

E.: E di conoscere il Padre.

Luigi: Di conoscere l'intenzione, perché la vita sta nell'intenzione del Padre.

L'intenzione che è finalità, che è Spirito Santo.

Dio ha creato tutto in un’Intenzione, in un suo Pensiero.

Per cui tutto è stato creato per la vita.

L'universo è proprio uni-verso, perché è creato in quest’unica Intenzione: è volto verso quest’unità, per cui se tu l'hai presente, hai una finalità ben precisa e quando tu hai una finalità tu, hai una vita.

Devi portare tutte le cose a Dio, devi riferire tutte le cose a Dio, ecco una vita crescente all'infinito.

F.: Il suo parlare mi ha fatto pensare alla messa, al punto centrale della messa, cioè l'offertorio...

Luigi: No, quello non è il punto centrale, stiamo scambiando Pilato per Pietro. Il punto centrale è la consacrazione, perché dalla consacrazione poi viene la comunione.

F.: Comunque perché avvenga questa consacrazione, dobbiamo offrire tutto quello che Dio ci manda, noi stessi compresi a Lui.

Luigi: Noi riceveremo solo quello che avremo offerto.

F.: Quindi Lui lo prende, ce lo ridà nuovo, lo consacra in sostanza.

Luigi: Lo fa suo Pensiero.

Lo fa sua Intenzione, suo Pensiero e quello mi crea la comunione.

La vita è comunione.

G.: Il punto di partenza di tutto il cammino è l'Intenzione di Dio di portarci a fare una cosa sola con Lui

Luigi: In principio Dio creò la luce, cos'è sta luce? La luce è il suo stesso Pensiero, è il Fine, la Sapienza.

Tutta la creazione è fatta nella Sapienza di Dio.

Cioè è fatta in un’Intenzione.

L'universo non è a caso, il caso non esiste, come non esiste il vuoto e non esiste il nulla.

Noi esperimentiamo il caso ma abbiamo già visto che il caso serve alla gloria di Dio per farci capire certe cose.

Noi esperimentiamo il nulla, il vuoto, il non significato delle cose.

Non perché le cose siano senza significato, ma noi le esperimentiamo senza significato.

Dio ha fatto tutte le cose in questa grande finalità, in questa grande intenzionalità: il suo stesso Pensiero e tutto contribuisce alla nostra vita se noi siamo orientati al Fine, teniamo cioè presente Dio.

Noi possiamo non tenere conto di Dio.

Il terribile potere che ha l'uomo è quello di ridurre tutto a niente.

L'uomo ha il potere di perdere la vita.

L'uomo non ha nemmeno il potere di trattenere la vita che Dio ti ha dato.

Tu la perdi giorno per giorno e così anche la fede e tutto quanto, noi assistiamo a questa perdita continua, come se ci fosse qualcosa che giorno per giorno ci sta rosicchiando tutto e noi stiamo assistendo a questo spogliamento, a questo perdere continuo.

Anche quello che noi abbiamo avuto ci sarà tolto: "Vi sarà tolto tutto quello che voi credete di avere".

Tutto quello che noi abbiamo avuto, compresa anche la fede in Dio, non lo possiamo trattenere.

Noi non possiamo trattenere niente.

Assolutamente niente.

Soltanto con l'Intenzione di Dio, lì c'è tutto.

Lì non c'è nessuno che ci porti via la vita anzi, tutto, anche il negativo, contribuisce a glorificare Dio.

Anche il caso, anche le cose assurde contribuiscono a portarti nella vita per farti conoscere Dio.

G.: Si parte in quest’annuncio dell'Intenzione di Dio e se si cammina in questo, si va in un approfondimento....

Luigi: Si capisce, perché la vita sta nell'Intenzione di Dio, la vita sta lì, la vita sta nell'intenzionalità. Dove tu perdi l'intenzionalità, la cosa non ha più significato.

Allora tu tendi soltanto a possedere ma, tu più possiedi e più perdi.

La vita non viene dalle cose che si possiedono.

Mentre tu cerchi di trattenere le cose, già te le portano via, stai pur certa che te le portano via.

La vita non viene dal possedere, la vita viene dall'intenzione.

H.:L'importante è diventare subito figli di Dio e poi dialogare con Lui tutto.

Luigi: Certo facilissimo!

I.: È solo dalla conoscenza che imparo a guardare tutto da Dio e a capire la sua intenzione e a capire quando e come...

Luigi: Perché attraverso la conoscenza di Dio si comunica a noi l'essere di Dio, la presenza di Dio, l'Intenzione di Dio, è attraverso la conoscenza che c'è la comunicazione.

La verità tu la trovi solo conoscendola.

Il che vuol dire che attraverso la conoscenza, la verità si comunica: cinque minuti prima tu non conoscevi, poi hai conosciuto e hai trovato, ecco la meraviglia.

Attraverso la conoscenza c'è stata la comunicazione, adesso conosci.

Prima non conoscevi e adesso conosci.

I.: Dobbiamo offrire la vita per riaverla nuova ma, quello che noi offriamo in fondo è morto.

Luigi: Tutto quello che Dio ci dà, ce lo dà per darci l'occasione, la possibilità, è un mezzo, è una somma da spendere per comperare qualche cosa. Quindi è un bene enorme tutto quello che Dio ci dà.

Il tempo? Tu puoi avere un’ora di tempo e la puoi sprecare davanti alla televisione, la puoi sprecare a chiacchierare ma la puoi anche "sprecare" per cercare Dio.

Vedi che hai un bene a disposizione e lo puoi adoperare per, per, per, tutto lì.

Ma va a senso unico, quello che tu hai perso, non puoi più recuperarlo.

Le cose che Dio ci dà a disposizione sono un bene enorme che Dio ci dà, per darci la possibilità di riportarlo a Lui, perché attraverso quello posso conoscere qualcosa di Lui.

Signore, cosa mi vuoi dire di te?

In tutte le cose Dio sta parlando ma le sue parole sono preziosissime, perché se Lui non mi parla io, mi spengo.

L'uomo vive di ogni parola che esce dalla bocca di Dio e sono le parole che ci tengono uniti a Lui, se Lui non parla, noi perdiamo il contatto.

È la persona che parlando con me, mi tiene in contatto con sé.

Ma se la persona non mi parla, io mi separo.

Se uno non mi parla, io vago con i miei pensieri lontano e si creano degli abissi.

Noi vediamo che certe volte basta una piccola frattura perché poi si creino degli abissi, perché?
Perché non si parla, ma basta parlare per recuperare.

È la parola che ci mantiene uniti, è l'altro che parlando a me, dà a me la possibilità di restare con Lui.

Tutta la creazione è sempre Parola di Dio.

Se noi teniamo presente che è Parola di Dio, abbiamo la possibilità di restare sempre in dialogo con Lui e di conoscere sempre di più Lui e più lo conosciamo e più partecipiamo.

M.: Noi siamo dei mezzi che Dio serve per la sua creazione. "Quando giunse la sua ora", Pilato, Pietro, Caifa, Giuda, è tutto ordinato da Dio.

Luigi: Nessuno sapeva di fare la Volontà di Dio.

Pilato, ha fatto la Volontà di Dio, Caifa ha fatto la Volontà di Dio, Erode ha fatto la Volontà di Dio, Pietro ha fatto la Volontà di Dio, Giuda ha fatto la Volontà di Dio, tutti hanno fatto la Volontà di Dio.

Non lo sapevano, perché Dio aveva ordinato questo.

E aveva predisposto questo e tutte le cose hanno seguito la Volontà di Dio.

Quando Dio annunciò il tempo, allora il sinedrio cominciò a decidere ma perché Dio aveva determinato il tempo.

M.: Mi ha richiamato anche la preghiera che Gesù fa al Padre: "Mi hai dato ogni potere affinché dia la vita eterna", ecco la necessità di approfondire queste parole di Gesù perché sono dette proprio per farmi intendere come tutto viene dal Padre.

Luigi: Tutte le Parole di Dio, vanno con pazienza raccolte, custodite, meditate per arrivare a capire l'Intenzione di Dio in esse.

Per cui nell'episodio della passione, nella morte di Cristo, in Pilato, Giuda, Caifa, Erode e in tutto quanto, c'è un’Intenzione di Dio e bisogna arrivare a quest'intenzionalità. Tutte le cose vanno dialogate con Dio, per cercare che cosa Lui mi vuole comunicare di Sé attraverso quello. Non iniziare a inveire contro Caifa, Pilato o Giuda o: "Se ci fossi stato io..." tutte cafonate.

Bisogna cercare in tutto che cosa Dio ci vuole dire, perché è Parola di Dio per me.

È Parola di Dio per me.

Anche Cristo che muore in croce è Parola di Dio per me: "Signore che cosa mi vuoi dire di Te", questo è pregare.

M.: In questo modo si giunge poi a rimanere alla presenza di Dio...

Luigi: Se tu ascolti la parola di una persona, tu resti alla presenza di quella persona.

È quella persona che parlando con te, ti dà la grazia di restare con Lei.

N.: Nulla di ciò che hai detto, è smentibile. Comunque tu hai detto che l'uomo ha il potere di fare fuori il Figlio.

Luigi: L'uomo ha il potere di non tenere conto di Dio.

N.: Il niente non esiste ma esiste per chi non ha tenuto conto di Dio.

Luigi: Il malato immaginario muore della sua malattia immaginaria.

N.: Trovo che c'è una parabola nella realtà che un medico vede abbastanza sovente. La schizofrenia dell'uomo con le allucinazioni, per lui sono realtà, sono verità.

Luigi: Ma si capisce ed è tormentato da quelle.

N.: Se tu dici a uno psicopatico che non è vero quello che lui vede, ti dice che sei pazzo.

Luigi: Certo.

P.: Il versetto acquista maggior luce traducendo la parola "comando" con la parola "potere".

Luigi: E poi da potere intenzione.

P.: Il potere che il Figlio riceve dal Padre, è relativo all'intenzione. L'intenzione che deriva da ciò che Dio è.

Luigi: L'intenzione si coglie soltanto dalla persona, a contatto con la persona, non si coglie nelle cose.

P.: Da qui deriva l'importanza di raccogliersi nel puro Pensiero di Dio, un lavoro personale che se non facciamo noi, nessuno può fare per noi.

Luigi: Si capisce, nessuno può farlo al posto nostro.

P.: Non basta sentirlo dire, è come vedere un cibo dietro una vetrina, se non lo mangio, non mi nutre.

Luigi: Si capisce.

P.: Se Il Figlio ci parla di questo potere, è perché vuole che anche noi abbiamo questo potere, vuole trasmetterci questo potere.

Luigi: Non parla per farsi invidiare quello che Lui ha e che noi attualmente non abbiamo.

P.: La vita sta proprio nella conoscenza dell'intenzione, perché senza intenzionalità....

Luigi: Non hai finalità e quindi non hai vita. La vita sta nel fine, nell'aver presente un fine valido che ti attragga.

P.: "Tale è il potere che il Padre mi ha dato" e lì vuole portarci...

Luigi: È il potere che dà a ognuno di noi. Non basta avere la vita, bisogna offrire questa vita a Dio, per riaverla secondo il suo Pensiero, la sua Intenzione, perché lì allora Lui diventa il soggetto.

P.: Come l'esempio molto significativo del bambino che offre la caramella alla mamma per riaverla di nuovo con in più il pensiero della mamma.

Luigi: Noi riceviamo tutto dal Padre, però questo non ci dà la vita, dobbiamo rioffrirlo, per riceverlo con l'Intenzione, altrimenti automaticamente applico la mia intenzione e lì muoio, perché come io unisco una cosa alla mia intenzione, lì azzero la vita, c'è un processo di azzeramento.

Le cose sono date per la mia vita, in quanto io le riporto a Dio per riaverle da Dio con l'Intenzione di Dio.

Le cose unite a Dio mi danno vita, le cose unite alla mia intenzione mi azzerano la vita, per cui facciamo esperienza di morte.

Q.: Ciò che mi lega all'eterno è sapere di essere polvere.

Luigi: Non basta, non basta.

Ciò che ti lega all'eterno è scoprire che cosa è l'eterno.

Bisogna ancorare la nostra vita e sopratutto ancorare il nostro pensiero all'eterno.

Ma tu lo ancori in quanto trovi la roccia, ciò che è eterno.

Bisogna riuscire a individuare (per grazia di Dio) che cosa c'è di eterno in noi, in noi c'è un punto eterno che non ci lascia mai. E che può diventare il nostro inferno.

C'è un punto eterno in noi, bisogna individuare questo punto eterno e ancorare tutto lì, bisogna ancorare tutti i nostri pensieri e tutta la nostra vita all'eterno.

La nostra vita sta nell'eterno.

Non ancorare la tua vita, i tuoi pensieri e i tuoi giudizi a delle cose che passano.

Perché tu perisci dietro le cose che passano, è ciò per cui tu vivi che ti fa subire la morte.

Se tu vivi per una cosa mutevole e temporanea, sei tu stesso che ti condanni a morte.

Perché subisci la passione di ciò per cui tu vivi.

Se tu vivi per ciò che è eterno, tu non gusterai la morte in eterno.

Ma andrai di vita in vita.

Quindi è la scoperta dell'eterno che ti dà la possibilità di ancorarti all'eterno e di riportare, di riferire, di raccogliere tutto nell'eterno, con pazienza, sarà lunghissimo, tutto quello che vuoi, però hai un ancoraggio.

Q.: E Cristo è l'unico che può condurmi lì.

Luigi: Se Dio non desse in noi Se Stesso, il suo stesso Pensiero che è eterno, noi prima di tutto non saremmo neppure coscienti di essere persone.

Noi abbiamo la consapevolezza di essere persone, perché abbiamo la consapevolezza di un punto eterno in noi.

È questo che ci fa persone, altrimenti tu saresti solamente un ricettacolo di sensazioni e di sentimenti ma i sentimenti non ti fanno mica persona.

P.: Quando il Padre mi dice: "Questo è mio Figlio, oggi ti ho generato" si entra nella vera comunione e lì si ha una unica certezza, la certezza di Dio.

Luigi: Sì perché la comunione mi viene da Lui, ecco perché prima c'à la consacrazione che dice: "Questo è mio Figlio" e quello mi determina la comunione.

                             



Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Tale è il comando ho ricevuto dal Padre mio.  Gv 10 Vs 18


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31/Marzo/1991 Casa di preghiera Fossano.