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Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo.  Gv 10 Vs 17 Primo tema


Titolo: Logiche umane e logica divina.


Argomenti: Tutto è già fatto. La passione di unificare. Capire e Principio. La logica è la scienza dei rapporti. La menzogna. Il nostro vivere è una predicazione. La voce dello Spirito Santo. Incomunicabilità. Logica umana e satana.


 

10-11/Febbraio/1991 Casa di preghiera Fossano.


Gesù aveva terminato il suo parlare precedente dicendo: "Vi sarà un solo ovile, un solo gregge e un solo pastore".

Adesso aggiunge: "Il Padre mio mi ama a motivo (per la ragione) che offro la mia vita per averla di nuovo".

Qui ci apre un campo nuovo.

Prima Gesù ha sempre parlato dei dati, degli elementi che Dio con la sua creazione offre a noi.

Ha parlato di pastori, di pecore, conoscenza che i pastori hanno delle pecore, ha parlato di ovili, poi ha parlato del Padre e del Figlio, ha parlato del come.

Prima ha sempre parlato degli elementi, dei segni che Dio mette a nostra disposizione.

E dopo aver accennato a questo: pastori, pecore, ovili, Padre, Figlio eccetera, ha anche accennato al senso di tutte queste cose, cioè ci ha fatto capire che tutte queste cose vanno verso un termine, verso un fine, una conclusione.

Tutta l'opera di Dio va verso una conclusione.

Anche la nostra vita va verso una conclusione: il tempo passa a senso unico quindi si và verso una conclusione.

Noi nel nostro vivere non andiamo avanti e indietro, andiamo a senso unico.

Noi non riviviamo mai lo stesso fatto e  lo stesso avvenimento.

Il che vuol dire che andiamo verso un termine.

E la conclusione è accennata prima nelle parole di Gesù in questa unità del tutto.

Un solo ovile, un solo gregge, un solo pastore.

Gesù dirà più avanti al Padre: "Siano tutti una cosa sola".

E lo dice per fare la volontà del Padre.

Aveva parlato prima di tutti i fattori, di tutti gli elementi che noi possiamo osservare, analogie abbiamo detto.

Similitudini, parabole in cui le cose sono riferite a delle cause seconde.

Però mentre ci diceva queste cose diceva sempre "come" e ci impegnava a superare le giustificazioni nelle cause seconde per cercare sempre il rapporto che c'è tra il Padre e il Figlio, perché la vera ragione delle cose è lì.

Adesso ci apre un campo nuovo.

Perché qui dice: "Il Padre mio", in altre versioni si dice: "Per questo il Padre mio mi ama" ed è forse più incisivo e più netto: "Per questo il Padre mio mi ama, perché (!) Io offro la mia vita per riprenderla di nuovo".

Cioè ci presenta o ci annuncia una giustificazione.

Tende a portarci a capire la ragione di qualche cosa.

Prima ce la annunciava e adesso inizia a introdurci nel campo della giustificazione delle cose: "Per questo", quasi a cercare di farci capire qual'è la ragione per cui il Padre lo ama, la ragione di un amore.

È un campo nuovo perché tende a mettere in rapporto le cose.

Ma se noi osserviamo qui quello che Gesù dice: "Per questo il Padre mio mi ama, perché Io offro la mia vita", se noi osserviamo attentamente questa ragione, questa giustificazione non la capiamo per niente.

È un tentativo, è un annuncio di giustificazione, però questa giustificazione in realtà noi non la vediamo.

Cioè non riusciamo a capire come l'amore del Padre sia determinato dal fatto che il Figlio offra la sua vita.

Ci chiediamo che relazione c'è tra l'offrire la vita da parte del Figlio e l'amore del Padre per il Figlio.

Intanto cosa vuol dire offrire la vita?

Siamo nel campo dello spirito.

L'amore del Padre non è condizionato, né determinato dal Figlio, eppure qui, apparentemente lo annuncia in questi termini.

Gesù qui ci annuncia una motivazione, una giustificazione ma a noi questa motivazione sfugge, non la vediamo apertamente, palesemente.

Come mai e perché non capiamo?

E cosa si richiede e cosa è necessario per poter capire.

Qui Gesù prima aveva detto che tutto si conclude con un solo gregge, un solo ovile, un solo pastore.

"Ascolteranno la mia voce e vi sarà (sarà, futuro) un solo gregge un solo ovile, un solo pastore".

Ma abbiamo già visto che presso Dio il futuro non c'è.

Dio è Colui che è e presso Lui tutto è presente.

E allora dobbiamo chiederci che significato ha questo futuro e che collegamento ha questo futuro con questo versetto di oggi.

Gesù non fa come noi che saltiamo da un argomento all'altro, da un fatto all'altro e siamo slegati.

Qui è il Figlio di Dio che parla e il Figlio di Dio parla in modo unitario.

Ogni cosa è collegata con la precedente e ci deve essere un collegamento tra questo futuro: "Vi sarà un solo Pastore, un solo gregge e un solo ovile" con questo: "Per questo il Padre mi ama".

Il futuro in Dio certamente non c'è, tutto è presente.

Il futuro è per noi.

Ma se in Dio tutto è presente, questo: "Vi sarà un solo ovile, un solo gregge e un solo Pastore" va inteso che tutta l'opera di Dio è già conclusa in questa unità.

Tutto è già fatto.

E in realtà noi fin dall'inizio nel prologo del Vangelo di San Giovanni, noi troviamo: "Omnia per ipsum facta sunt", tutte le cose sono fatte per mezzo di Lui e in Lui.

Lui chi?

"In Principio era il Verbo", tutto è fatto nel Verbo.

E tutto è concluso nel Verbo e il Verbo è il Pensiero di Dio.

Tutto è già fatto in questa unità.

Quindi nel Pensiero di Dio, tutta l'opera di Dio è già tutta conclusa.

Tutto è fatto, non c'è nient'altro da fare.

Tutto è già nel suo compimento, nel Pensiero di Dio.

Se tutto è già fatto in questa unità, che cosa manca?

Il futuro non è che annuncio per noi di una cosa che è difettosa nel nostro vedere ma che in Dio è già fatta.

In Dio c'è già questo unico ovile e questo unico pastore.

Il che vuol dire che tutti quanti noi apparteniamo già a questo.

Se tutto è fatto perché ce ne parla sotto forma futura?

Cioè che cosa manca attualmente a noi in questo tutto è fatto?

Certamente non manca qualche cosa da fare, poiché tutto è già fatto.

Che cosa manca a noi perché ciò che è futuro per noi, diventi presente, diventi cioè secondo Dio come in realtà è.

Che cosa manca?

Non manca certamente il nostro agitarci e il nostro fare, perché tutto è fatto da Dio e non è fatto da noi, tutto è fatto.

Evidentemente quello che manca è una cosa sola a noi, manca il capire.

Questo è ciò che manca.

Non manca l'azione, perché tutto è opera di Dio, non siamo difettosi rispetto al fare, manca il capire.

Il capire come tutto è fatto in questa unità meravigliosa del Pensiero di Dio.

E allora dobbiamo chiederci cosa vuol dire capire e perché ci accorgiamo di non capire.

Noi in realtà non vediamo che tutto è fatto in questo Pensiero di Dio.

Noi non vediamo tutto compiuto nel Pensiero di Dio.

Noi vediamo che ci agitiamo per realizzare qualche finalità nella nostra vita, quindi qualche unificazione.

Tutto il nostro sforzo nella vita è di cercare o di realizzare qualcosa (fine) oppure realizzare qualche cosa nel capire ma è sempre un unificare.

L'uomo si caratterizza per questa passione di unificazione.

Gli scienziati si affannano per cercare una regola, una formula in cui sintetizzare tutto, ma è sempre espressione di questa passione per l'unificazione.

Oppure l'uomo che cerca di arricchirsi per cercare di unificare tutto in un unico valore.

Sono sbandate, sono errori di finalità, però rivelano che c'è questa passione di unificare, di tendere a raccogliere tutto in una unità.

Ma tutto è già raccolto in questa unità qui.

L'unico difetto è che noi non ci accorgiamo di questo "tutto" raccolto in questa unità.

Cioè non vediamo le cose nel Pensiero di Dio.

Il difetto sta lì: non vediamo, non capiamo.

Ed abbiamo detto che qui Gesù ci annuncia una giustificazione, dicendo:"Il Padre mio mi ama, perché (la giustificazione) Io offro la mia vita" e non capiamo niente, non riusciamo a collegare, non riusciamo a vedere che rapporto ci possa essere tra l'offrire la vita del Figlio e l'amore del Padre.

Perché il Figlio offrendo la vita ottiene l'amore del Padre?

Eppure se ce lo annuncia, ce lo annuncia per farcelo capire, Dio non parla per accecarci.

Gesù parla per farcelo capire.

Ma evidentemente in tutte le parole del Signore, c'è sempre la richiesta alla creatura di un superamento di se stessa, per arrivare a capire ciò che le viene annunciato.

Ecco per cui subito, apparentemente le cose non ci sono chiare.

Noi non vediamo, non capiamo le giustificazioni.

E quindi il parlare di Dio per noi diventa fatica.

Colui che ti fa arrivare i suoi argomenti (avvenimenti, fatti, creature), Colui che ti parla le sue giustificazioni, non te le fa intendere senza di te.

Ecco allora perché non capiamo.

Per entrare nella luce si richiede una componente personale e senza questa componente personale non si entra nella luce.

Nel cielo di Dio non si entra in massa, non si entra in gruppo, non si entra come società o come istituzione.

Nel cielo di Dio si entra personalmente.

Per cui nel cielo di Dio ci saranno coloro che non potranno capire, pur essendo vicinissimi a coloro che invece vedranno e capiranno.

Perché il capire richiede sempre una componente personale.

E allora dobbiamo chiederci cosa è necessario per capire.

La verità annunciata da Dio stesso è questa: tutto è fatto in un unico pensiero, tutto è raccolto nell'unità, tutto è finalizzato, già adesso.

Tutto è fatto, manchiamo solo noi, non in quanto dobbiamo realizzare quello che è fatto, perché è già realizzato ma per capire quel che è realizzato da Dio ed è realizzato in Dio.

Che cosa manca?

Quand'è che in realtà noi possiamo dire di capire una cosa?

Noi possiamo dire di capire una cosa quando abbiamo presente in noi il Principio di quella cosa.

Fintanto che noi vediamo una cosa e non vediamo quella cosa nel suo Principio e dal suo Principio, quella cosa lì noi la sentiamo, non possiamo smentirla, però non la capiamo, manca a noi il Principio.

E fintanto che noi non attingiamo le cose nel loro Principio, noi dovremmo sempre denunciare, costatare nostro malgrado di non capire.

Diremo che è un mistero al di sopra delle nostre possibilità, però noi ci  troveremo di fronte al muro: non capiamo.

Però il Principio ci è dato.

Già a prendere il Vangelo la prima parola che viene detta è: "In Principio".

Apri la Bibbia e la prima parola della Genesi dice: "In Principio".

Il Principio ci è dato.

Il Principio è il Pensiero di Dio in noi.

In Principio era il Verbo.

Quando ti viene detto: "In Principio era il Verbo", non significa mica nel principio dei tempi.

È quello che porti dentro di te come Principio.

Ti dice "Era" come abbiamo visto che viene detto il futuro, in realtà tutto è.

Ti dice: "Era" perché tu lo hai dimenticato.

E qui ti viene detto il futuro perché tu ancora non lo capisci.

Ma il Principio ci è dato ed è il Pensiero stesso di Dio che noi portiamo.

E quando la Parola di Dio (tutto è Parola di Dio) ci parla, non fa altro che convocarci a una presenza.

Parlare è un convocare a una presenza e a quale presenza ci convoca?

Abbiamo visto precedentemente che quando il Figlio dice: "Io offro la vita alle mie pecore", Lui offre la sua vita in quanto conduce a vedere il Principio, conduce a vedere una presenza.

Abbiamo detto "come" offre la sua vita?

Non siamo nella materia ma siamo nel campo dello spirito.

Lui offre la sua vita attraverso la sua voce: "Udiranno la mia voce".

E cosa ci fa la voce?

La voce ci convoca alla presenza, alla sorgente.

Tu senti il rumore dell'acqua e se sei interessato corri dietro all'acqua.

La voce essendo espressione di un esistente, ti convoca alla presenza di quell'esistente.

La voce di Dio ti convoca alla presenza di Dio ti convoca al Principio.

Ma quel Principio che è già dentro di te.

Quindi il Figlio di Dio parlando non fa altro che raccoglierci dalle nostre dispersioni per riportarci continuamente di fronte a questo Principio che noi continuamente dimentichiamo.

In Principio era il Verbo, il Verbo era il pensiero.

Il Pensiero di Dio e il Pensiero di Dio è in te.

E il parlare di Dio mi convoca sempre lì.

Noi ci disperdiamo in tutte le cose, ci facciamo portare via da tutte le cose e l'opera del Figlio di Dio (come il cane del pastore) è questo raccoglierci in continuazione di fronte al Principio, perché?

Per offrirti la vita.

Perché la vita ci viene dalla presenza.

È offerta di vita non è una costrizione.

In Dio non ci sono le costrizioni, le costrizioni ci sono quando siamo lontani da Dio, lontani da Dio si è sempre schiavi, quindi si è costretti, i figli di Dio invece sono tutti liberi.

I figli di Dio sono liberi, il che vuol dire che lì ti viene offerta la possibilità di cominciare a vivere.

E cosa vuol dire vivere?

Noi nella natura osserviamo il vivere come assimilazione di tutto in un essere vivente, in un organismo vivente.

La pianta assorbe l'aria, la luce, l'ossigeno, gli elementi nutritivi del terreno e li trasforma nel suo organismo.

Questo è quello che è nella vita della materia.

È segno, analogia.

Ma il vivere dello spirito cosa è?

Il vivere nello spirito è questo assorbire tutti i segni di Dio in un unico vivente, in un unico organismo.

In questo Principio, in questo Pensiero di Dio che ci è dato.

Ci è dato il Principio e in quanto ci è dato ci è data la possibilità di assorbire tutto, di giustificare tutto, cioè di capire.

Giustificare vuol dire mettere in rapporto ogni cosa con un Principio, un punto fisso di riferimento.

Quando entriamo nel campo delle giustificazioni entriamo in quello che si chiama il campo della logica.

La logica è la scienza dei rapporti.

Ogni essere umano è un logico.

Perché ogni essere umano ha un suo punto fisso di riferimento sempre.

Anche la persona più ignorante ha sempre dei punti fissi di riferimento.

E nel suo parlare e nel suo agire, ogni cosa la riferisce sempre a quella sua certezza, a quella sua verità a quel suo punto fisso di riferimento.

Perché?

Perché l'uomo è un essere che tende a unificare tutto e unificare vuol dire rapportare.

Per questo dico che l'uomo è un essere estremamente logico

Ha dei punti fissi di riferimento sbagliati, però tende a unificare tutto.

Notate bene che l'uomo diventa un terribile menzognero proprio per questa passione di giustificare tutto in quello che per lui è punto fisso di riferimento.

L'uomo è una sorgente di menzogne ed è costretto a dire menzogne tutte le volte che ha come punto fisso di riferimento qualcosa di diverso da Dio.

Fintanto che il punto fisso di riferimento che è in noi (sentimenti, esperienze, conoscenze, convinzioni) è diverso da quel Principio che ci è annunciato senza di noi e che è il vero Principio Dio Creatore, necessariamente noi siamo dei menzogneri.

Perché non possiamo far a meno di unificare.

Vivendo si unifica, si assimila.

E si assimila tutto in un Principio.

Tutto il nostro vivere non è altro che una predicazione del Principio nel quale noi abbiamo creduto.

Il nostro vivere è una predicazione.

La predicazione di un principio e se questo principio non è Dio, tutto il nostro predicare è un seminare menzogna intorno a noi.

Perché è un cercare di giustificare le cose in un Principio diverso da Dio.

La logica è la scienza dei rapporti.

Nei rapporti tutto è relativo sempre a ciò che si mette come punto fisso di riferimento.

Qui Gesù dicendoci: "Perché il Padre mio mi ama", mette un rapporto tremendo per noi, perché non capiamo, ce lo annuncia, c'è una giustificazione di questo amore.

L'amore deve essere giustificato.

La verità è valida di per sé, l'amore deve essere giustificato, ha una giustificazione.

Affermando questo, ci annuncia una cosa che ancora non capiamo ma ci apre un campo in cui vuole impegnarci poiché noi non arriviamo a capire le cose senza di noi.

Vuole impegnarci a stabilire dei rapporti per arrivare a capire.

Dei rapporti con questo punto fisso di riferimento vero e fintanto che noi non avremo posto come punto fisso di riferimento il Pensiero di Dio in noi, certamente queste giustificazioni, questo: "Perché, per questo" che il Figlio di Dio ci presenta per noi sarà sempre oscuro.

Non riusciremo a giustificarlo, non entrerà nella nostra logica.

Tutto Dio opera in un unico pensiero, quindi Dio è terribilmente logico e per questo è luce.

È per questo che Lui chiama noi, perché nella luce è la nostra pace.

Chiama noi a riferire le cose a Lui.

Gli uomini il più delle volte, anziché riportare le cose al Principio, quindi recuperare in continuazione questo Principio ed entrare in questa logica divina riportano le cose ai propri sentimenti o alle proprie esperienze.

Ricordiamo che la logica è la scienza dei rapporti.

E già possiamo intuire come scienza dei rapporti sia lo Spirito Santo.

Ecco perché dico che ci apre un campo nuovo, perché ci apre l'orecchio alla voce dello Spirito Santo, perché lo Spirito Santo è lo spirito delle giustificazioni delle cose in Dio.

C'è il Padre e c'è il Figlio e poi c'è il rapporto tra il Padre e il Figlio che è la giustificazione del Figlio nel Padre.

Quindi aprendoci  a questo campo di logica ci apre al campo della voce dello Spirito Santo.

C'è la voce del Padre, c'è la voce del Figlio e c'è la voce dello Spirito Santo.

Noi generalmente anziché recuperare le cose nel loro Principio, in questa unità che è già fatta, noi generalmente ci fermiamo ai nostri sentimenti, ai nostri affari e li mettiamo come punti fissi di riferimento.

Succede che nella vita dell'uomo ci sono tante logiche.

C'è la logica dei sentimenti, c'è la logica del cuore, c'è la logica degli affari, c'è anche la logica della guerra, c'è la logica politica, c'è la logica della scienza, ci sono logiche infinite.

Infinite perché?

Perché infiniti possono essere i punti fissi di riferimento, quelli che ognuno prende come punti fissi di riferimento cui aggancia gli argomenti, tutte le altre cose e diventa un parlare.

Il nostro parlare non è altro che agganciare le cose, i fatti e gli avvenimenti a dei punti fissi di riferimento.

Voi sentite 50 persone e  queste 50 persone hanno 50 logiche diverse.

Ognuno ha dei punti fissi di riferimento ed ognuno cerca di giustificare le cose nei suoi punti fissi di riferimento.

E succede che c'è una Babilonia tra gli uomini.

C'è una terribile incomunicabilità.

Perché la comunicazione tra uomini è possibile solo là dove c'è un punto fisso di riferimento comune.

Là dove ci sono punti di riferimento diversi gli uni dagli altri si parla ma per quanto si parli c'è una Babilonia, c'è incomunicabilità.

Perché ognuno ha la possibilità di capire solo in relazione a ciò che ha come Principio, come punto fisso di riferimento.

E fintanto che il punto fisso di riferimento non è Dio (lontano da Dio c'è l'incomunicabilità) anche tra gli uomini c'è la impossibilità di comunicazione.

Apparentemente parlano ma non comunicano niente, perché ognuno intende secondo quello che ha come punto fisso di riferimento.

E allora si capisce come in Dio c'è una perfetta comunicabilità tra gli esistenti, tra le creature.

Ma fuori di Dio, ogni esistente è isolato in sé, anche tra gli altri esistenti.

Incapace quindi di  intendere le cose di Dio ed incapace di comunicare (ciò che lui crede di giustificare, le sue menzogne) ad altri.

Il Principio di comunicazione, il Principio d'intelligenza e il Principio quindi di comunicazione delle parole stesse del Figlio (queste parole che qui annuncia), sta nell'avere come punto fisso di riferimento in noi, quindi come Principio della nostra logica Dio.

Ecco per cui abbiamo detto che il tema di questa sera è logiche umane e logica divina.

Abbiamo dovuto dire logiche umane e logica divina.

La divina è una sola, le umane sono molte.

Siccome ogni logica ha un suo punto fisso di riferimento, nella molteplicità delle logiche c'è come conseguenza la incomunicabilità.

Ecco per cui c'è tanto parlare ma non si comunica niente.

Soltanto nella logica divina c'è comunicazione.

La logica è un predicato e predicando non si fa altro che universalizzare un Principio.

Quel Principio in cui tutte le cose sono fatte.

Il Principio in cui tutto è fatto è il Pensiero di Dio, è il Verbo di Dio.

Quindi soltanto predicando il Verbo di Dio si entra nella logica divina.

E lì si ha la possibilità di giustificare ogni cosa, perché in realtà lì ogni cosa è giustificata.

Altrimenti si resta fuori.

Restare fuori vuol dire trovarsi nella impossibilità di capire la realtà in cui ogni uomo si trova.

Ecco la porta che si chiude.

Noi partiamo da quelle realtà che noi costatiamo e subiamo e che noi chiamiamo sentimenti.

Il bello e il buono sono impressioni che riceviamo su di noi e li facciamo come punti fissi di riferimento per la nostra vita e per la nostra logica.

Ma questi punti fissi di riferimento come il sentimento, diventano principi della tua logica quindi punto fisso di riferimento, qui non è più opera di Dio, qui siamo nel campo intellettuale, qui siamo nel campo del parlare, del capire, nel campo di una affermazione di una verità, qui siamo nella menzogna e Dio non fa le menzogne.

Tutto quello che arriva a te senza di te, il campo dei sentimenti è tutto per farti recuperare il Principio, in modo che recuperando il Principio tu abbia ad averlo come tuo Principio ed avendolo come tuo Principio tu abbia ad entrare nella logica divina, nella logica del Principio divino.

Ma se invece tu assumi come tuo principio il sentimento o quelle cose che tu hai esperimentato (in qualunque campo), quando tu fai questo come punto fisso di riferimento, tu lo fai come punto fisso di riferimento della tua logica.

Qui siamo nel campo dello spirito quindi diventa menzogna.

Noi troviamo Gesù che ci richiama fortemente a questa logica divina.

Ne recuperiamo tre esempi, prima di tutto quello di Gesù a dodici anni smarrito, non Lui smarrito ma smarriti gli altri che lo avevano smarrito.

Quando Gesù si sente dire: "Figlio mio perché ci hai fatto questo?", la richiesta di giustificazione, ogni logica ha bisogno della sua giustificazione, qui Maria sta parlando con una logica umana: "Figlio mio perché ci hai fatto questo? Tuo padre ed io angosciati ti abbiamo cercato", Gesù risponde: "Perché mi cercavate? Non lo sapevate?" (ecco il richiamo alla logica divina), è terribile.

Maria afferma una logica umana, Lui risponde e la richiama alla logica divina.

Tutte le volte che Gesù parla con sua madre c'è sempre l'invito alla logica divina e quindi al superamento della logica umana: "Ci sono tua madre e i tuoi parenti" dicono a Gesù che risponde: "E chi è mia madre? Chi sono i miei parenti? Coloro che fanno la Volontà di Dio".

Ecco questo raccogliere sempre tutto nel punto fisso di riferimento.

Questo riportare sempre dalla logica umana alla logica divina.

"Non lo sapevate che Io mi debbo occupare delle cose del Padre mio?".

E lo dice per tutti gli uomini, perché tutto quello che Gesù dice lo dice  come Verbo incarnato, lo dice per gli uomini, lo dice per ognuno di noi e quindi autorizza ognuno di noi a dire: "Ma non lo sapevi che io mi debbo occupare di Dio? Sono stato creato per occuparmi di Dio".

Quindi nessuno al mondo può pretendere dagli altri l'asservimento a qualche altro fine, perché ogni uomo ha il diritto di dire come ha detto Gesù: "Io sono nato per occuparmi delle cose del Padre mio".

Ecco la logica divina.

Abbiamo un altro momento in cui Gesù richiama fortemente a questa logica divina.

Cinque minuti dopo che Pietro aveva detto a Gesù:"Tu sei il Figlio di Dio" e Gesù gli aveva risposto: "Beato te Pietro perché né il sentimento, né la carne ti ha rivelato questo ma il Padre", quando Gesù dice che il Figlio dell'uomo dovrà soffrire ed essere mandato a morte a Gerusalemme, Pietro dice: "No, questo non avverrà, noi te lo impediremo".

Ecco la logica umana che viene fuori: sentimento.

E qui Gesù riprende con forza Pietro: "Va lontano da Me satana, poiché tu ragioni secondo gli uomini e non secondo Dio", ecco  il richiamo alla logica divina.

Il superamento di tutte le nostre logiche sentimentali, per portarci a quella che è la logica divina, ragionare secondo Dio e non secondo l'uomo.

E più violenta ancora abbiamo un altra affermazione di Gesù verso i farisei.

Quando noi abbiamo come punto fisso di riferimento altro da Dio, noi entriamo nella menzogna e la menzogna è opera del demonio e già qui con Pietro il demonio è stato chiaramente tirato in ballo.

Satana è colui che divide.

Di fronte all'obiezione dei farisei che lo accusavano di operare cose buone in nome del demonio, Gesù dice: "Non potete dividere il frutto dall'albero, se il frutto è buono, l'albero è buono e se il frutto è cattivo l'albero è cattivo ma non potete dire (questo è peccato contro lo Spirito) che il frutto buono viene dall'albero cattivo".

Ecco il demonio è colui che divide e divide perché?

"Non ti accusiamo delle opere buone che fai ma ti accusiamo perché le fai in tempi e luoghi che non sono permessi dalla legge", il che vuol dire che loro i farisei avevano come punto fisso di riferimento la legge, il tempio, il sabato e la legge, il tempio e il sabato non sono Dio, non sono il Verbo di Dio.

Ecco come entra satana, questo demonio che divide.

Ecco la menzogna che deve dividere: "L'opera è buona però l'albero è cattivo".

Ecco la menzogna, costretti a fare la menzogna, ad alterare la realtà delle cose per giustificarla in un loro principio che non è Dio.

Il Cristo in ogni cosa ci richiama sempre a questa logica divina che ha come punto fisso di riferimento Dio, il Pensiero di Dio in cui tutto è già fatto, in questa unità meravigliosa che è tutta luce.

Perché là dove tutto è uno, là abbiamo la giustificazione.

E dove c'è la molteplicità delle cose che le cose non sono giustificate.

Ma là dove tutto è raccolto nell'unità abbiamo pienezza di luce.

Dio è luce e tutte le sue opere sono fatte in questa luce qui, nel suo Pensiero, in questo Verbo.

Importante è che gli uomini superino le loro logiche e che mettano ogni cosa in relazione a ciò che è annunciato come Principio.

In Principio c'è il Pensiero di Dio e questo ti è annunciato e ti è dato perché lì tu abbia a trovare la tua vita, a realizzare la tua vita.


A.: Cristo ci insegna a capire e capire consiste nell'unificare tutto nel Principio, nel Padre, solo unificando nel Padre, possiamo avere quel Principio che ci rende logici, come Lui è stato logico.

Luigi: Ma unificare non è un darsi da fare, è un problema di capire.

Già tutto è fatto, noi dobbiamo solo capire.

È un problema intellettuale, poiché tutto è già fatto.

Se mi trovo davanti a un tutto fatto, il mio problema è capire, non è alterare la cosa.

La cosa è già fatta: "Venite che tutto è già fatto, venite al pranzo, tutto è già pronto".

Siamo solo noi che manchiamo.

In che senso manchiamo?

Nel capire come tutto è fatto.

A.: Hai detto che noi possiamo capire una cosa quando abbiamo in noi il Principio di quella cosa.

È sufficiente avere il Principio senza conoscerlo, aderendovi per fede?

Luigi: Già per fede sì.

A.: È già un elemento che ci dà la possibilità di unificare e di entrare nella logica divina?

Luigi: Certo, già per fede.

C'è tutto un processo da fare per fede, per fede in quello che ti è annunciato.

Non lo puoi smentire.

La cosa veramente a cui dobbiamo stare attenti a ciò che in noi è presente e che noi non possiamo smentire.

Ci sono dei dati che noi non possiamo ignorare.

Non possiamo ignorare che Dio è il Creatore.

Non lo conosciamo, non sappiamo chi sia ma non possiamo ignorarlo.

È lì che dobbiamo puntare, è un lavoro di fede, non scartare ciò che non puoi ignorare.

Un giorno di fronte alla verità ti sarà detto: "Tu lo sapevi" e tu dovrai confessare che lo sapevi, e perché non ne hai tenuto conto?

Perché lo hai trascurato?

Certamente non siamo noi i creatori e allora perché ci comportiamo verso le cose come se non ci fosse un Creatore?

Come se  le cose fossero da possedere da parte nostra?

Noi dobbiamo tenere presente ciò che noi intellettualmente, non sentimentalmente, non possiamo ignorare.

Sentimentalmente io non vedo e non tocco Dio.

Ma questo è un campo che non interessa.

Col cuore magari esperimento l'assenza di Dio, esperimento che Dio non risponde ma, intellettualmente io non posso dimostrare  a me stesso che Dio non esiste.

È intellettualmente che non posso ignorarlo.

È lì che devo puntare.

Su quel dato che non posso ignorare.

È tenendolo presente che riferisco le cose.

Per fede.

È logico che se non mi fosse annunciato il Principio io sarei un animale, non avrei la possibilità.

Per conoscere il Principio mi devo dedicare, il che vuol dire che devo superare me stesso e tutto il mio mondo perché Dio è conoscibile solo per mezzo di Sé.

Però Dio si annuncia nel mio mondo, si annuncia al mio io come Cosa che io non posso smentire.

È lì la meraviglia di Dio, per darmi la possibilità di un aggancio, per cui se io trascuro quello che non posso ignorare, io sono in colpa.

A.: Quando dice: "In Principio era il Verbo" significa che il Principio di ogni anima era il Verbo.

Luigi: Era un tempo e adesso non è più.

Quel "Era" lo dice perché tu lo hai trascurato.

Quindi ti annuncia una cosa che è in te, che è ancora in te.

In Dio non c'è il passato quindi vuol dire che quel Principio lì è ancora adesso in te.

Però tu l'hai perso di vista.

A.:Dal Principio di Dio Creatore, quando passo alla percezione, quindi alla conoscenza che il Principio in cui tutte le cose sono fatte è il Pensiero di Dio? Questo non è ancora avere il Dio Creatore come punto fisso di riferimento.

Luigi: Il Verbo di Dio è il Pensiero stesso di Dio.

Per  conoscere, per arrivare a giustificare una cosa, non basta che tu sappia che tutto è fatto da Dio Creatore.

Tu devi anche conoscere il Pensiero di Dio, l'intenzione, il fine ed è quello che ti illumina.

Dio crea tutte le cose ma perché crea tutte le cose?

Dio manda tutto questo ma perché lo manda tutto questo?

Ora, il pensiero è il fine.

B.: Se ho Dio come punto fisso di riferimento...

Luigi: Hai la vita.

Perché la vita sta nel riferire tutto a Dio.

Noi vivendo, non facciamo altro che riferire tutto a un nostro fine.

Ma se questo fine non è il vero Principio, noi siamo costretti a fare la menzogna.

Noi costruiamo l'opera del demonio.

B:: Il versetto dice: "Per questo il Padre mi ama, perché io offro la mia vita per riprenderla di nuovo".

Luigi: Ma l'argomento di oggi era impostato su fatto che Lui ci annuncia una giustificazione che noi non capiamo.

Non riusciamo a capire che correlazione ci sia fra l'amore del Padre e il donare e riprendere la vita del Figlio.

Perché offrendo la sua vita il Padre lo ama?

B.: Tutto quello che dice Gesù lo dice per noi, quindi come lo devo vedere per me questo versetto?

Luigi: L'argomento di oggi è logica umana e logica divina ed è partito dal fatto che qui ci annuncia una giustificazione, ci annuncia una logica che noi non riusciamo a capire, fa una connessione che per noi è incomprensibile; non riusciamo a stabilire un rapporto.

Oggi abbiamo visto la premessa per poter arrivare a capire che rapporto c'è fra queste due frasi.

Perché questo rapporto qui è nella logica divina e non nella nostra logica umana e allora è necessario che noi arriviamo a prendere consapevolezza di quello che già è, manca il nostro capire.

Ma allora per capire cosa è necessario?

B.: L'uomo è portatore del Pensiero di Dio, quindi l'uomo ha dentro di sé l'Assoluto.

Luigi: L'uomo ha la possibilità della logica divina.

B.: L'uomo ha questo bisogno di unificare tutto in un principio e se il suo principio di unificazione non è Dio, l'uomo non può che essere nella menzogna.

Luigi: Non può che fare la menzogna.

B.: Obbligatoriamente fa la menzogna.

Mi sembra che sia semplice mettere come punto di riferimento il Pensiero di Dio.

Luigi: Soltanto che facendo la menzogna diventiamo figli della menzogna.

B.: Invece mettendo come punto fisso di riferimento Dio, diventiamo figli di Dio.

Luigi: Certo.

B.: Bisogna di tornare nel Pensiero di Dio.

Luigi: Si tratta di recuperare ogni cosa in questo Pensiero, perché lì è il Principio dell'intelligenza.

C.: Cosa bisogna fare in pratica per abbandonare le nostre logiche umane?

Luigi: Bisogna rapportare tutte le cose a Dio, perché questa è la condizione per entrare nella verità.

Per fede, Dio è il Creatore, non possiamo smentirlo, si tratta di predicare Dio Creatore a noi stessi.

A noi stessi a tutto il nostro mondo: "Andate e predicate a tutto il mondo", su tutto il tuo mondo devi predicare questa verità.

La logica è una predicazione di un Principio.

Ognuno di noi parlando non fa altro che predicare una sua convinzione.

Senza rendersene conto ma sta predicando una sua convinzione.

Ognuno predica un suo principio.

Soltanto che non essendo Dio questo principio, noi alteriamo le cose e facciamo la menzogna.

Si tratta di imparare a predicare Dio in tutto.

D.: Il Padre ama il Figlio anche perché (vedi versetto precedente) porta tutte le pecore a formare un solo gregge.

Luigi: E quello ti sembra un buon motivo per l'amore?

D.: Le fa pensare tutte al Padre.

Luigi: Se ti sembra giustificato va benissimo.

Nel versetto precedente aveva detto: "Saranno tutte un solo gregge e un solo pastore", saranno.

Ti annuncia un futuro che in realtà invece è un presente.

Ma se è un presente in che cosa difetta?

Difetta in noi, difetta della nostra presa di coscienza di questo.

Poi ti annuncia questo per insegnarti come si fa a restare in questa unità qui.

Una cosa è annunciarti l'unità e un altra cosa è imparare a restare in questo unico ovile sotto un unico pastore.

E l'amore è proprio questo restare.

Amare vuol dire restare in una verità.

È collegato in questo senso.

Prima ti ha annunciato una verità e adesso ti annuncia la condizione per restare in questa verità.

E.: La Parola di Dio parla a tutti gli uomini ed entra in tutti gli uomini e porta in sé la logica divina, quindi se tu, anche un po' per volta ti accosti alla logica di Dio, hai la strada tracciata.

Luigi: Per cui ti recuperi da tutte le tue menzogne.

Perché quello ti recupera da tutte le tue menzogne.

E ti colleghi anche con gli altri che ascoltano la stessa logica.

E non è smentibile questa logica, perché la verità è più forte di noi.

Dio uno può trascurarlo, però si sente in colpa.

Tu puoi trascurare un divieto di sosta, se però poi il vigile ti fa la multa, tu ti senti in colpa.

Quello che noi non possiamo ignorare ci rende responsabili e quindi colpevoli se lo trascuriamo, tutto lì.

F.: "Il Padre mi ama perché offro la mia vita", il Figlio la offre al Padre per riaverla....

Luigi: Si ma è tutto inutile, se non si capisce, abbiamo fatto la premessa della logica divina, perché soltanto nella logica divina si capisce questo, altrimenti non lo puoi capire.

Ti sembra di capirlo ma non puoi capirlo.

Ti manca un termine intermedio per capire questo, ti dice due affermazioni: "Il Padre mi ama perché Io offro", ma che rapporto c'è tra questo suo offrire la sua vita e l'amore del Padre?

Lo vedi questo rapporto?

G.: Predicando il Verbo divino lo universalizziamo? Cosa vuol dire?

Luigi: Tu anche quando predichi il cuore, tu non fai altro che universalizzare il tuo cuore.

Noi abbiamo la passione d'Assoluto, la passione d'Assoluto non è altro che universalizzazione, perché è sottomissione di tutto a questo mio principio, per questo dico che diventiamo principio di menzogna.

Perché se il mio principio è diverso dal vero Principio, io cercando di far sottostare tutto a questo mio principio, devo falsificare le cose.

Necessariamente.

Solo quando ho come principio il vero Principio posso fare la verità.

Quindi quando coincide il Principio in sé (tutto è fatto nel Verbo di Dio) con il principio in me (Verbo di Dio) allora si diventa figli della verità.

Noi non ce ne rendiamo conto ma parlando noi non facciamo altro che predicare una nostra convinzione.

E predicare vuol dire universalizzare le cose.

G.: Rivestiamo anche l'altro della nostra menzogna, per cui l'altro si deve liberare in qualche modo.

Luigi: Ma si capisce.

Noi facciamo peccare tutti gli altri, perché parlando tu non fai altro che affermare una tua convinzione, una tua verità, un tuo punto fisso di riferimento.

Là dove tu non puoi universalizzare, tu sei infirmato, sei menomato.

La persona è persona in quanto è principio universale.

La persona è un punto centrale di riferimento di tutto.

Quando t'arriva qualche cosa che tu non puoi giustificare, quello ti fa stare male.

Infatti nella notte, nelle tenebre, dove tu non capisci, tu stai male.

Quando invece vedi una luce tu stai bene, la luce non è altro che la conferma del principio che è in te.

Soltanto se tu hai come principio Dio, tu troverai la conferma in tutto, perché tutto glorifica Dio ma se tu hai altri principi tu passerai di tenebra in tenebra.

In un primo tempo tu tenderai a falsificare le cose per farle entrare nel tuo punto di riferimento, le vuoi fare entrare per forza tagliandole o modificandole.

Però a un certo momento ti accorgi che tutto ti contraddice.

Ma contraddicendoti ti fa stare male, perché è la tua persona che sta male perché non riesce a stare in pace.

Il demonio è caratterizzato dal fatto che non ha un luogo di pace, perché è contraddetto in continuazione, dentro se stesso è contraddetto.

Il che vuol dire che noi stiamo bene là, dove non siamo contraddetti.

Ma tu non sei contraddetto se tutte le cose le raccogli e le vedi in Dio.

Dio è il Principio che non sarà mai contraddetto ma, se hai un altro principio necessariamente tu vai incontro alla contraddizione.

H.: Il non capirci tra di noi è perché abbiamo dei principi diversi  e di conseguenza logiche diverse.

Luigi: Se al centro di una logica c'è un punto fisso di riferimento, tu non puoi fare entrare la tua logica in un'altra logica, è assurdo.

L'altro ti starà ad ascoltare ma dentro di sé non riceve assolutamente niente.

Si comunica là, dove c'è un unico punto fisso di riferimento comune.

Ecco perché là, dove c'è Dio in comune c'è perfetta comunicabilità ma là, dove non c'è Dio in comune, si va verso la totale incomunicabilità.

H.: Quindi il punto di vista di Dio non si può imporre agli altri.

Luigi: Certo che no, la verità si propone.

Il giorno in cui si imporrà ti mette fuori.

Tu devi preoccuparti solo di entrare, sforzati tu di entrare, non ti devi preoccupare degli altri.

"Sanno tanti quelli che si salvano? Sforzatevi voi di entrare".

I.: Credevo che offrire la sua vita fosse nel sacrificio della croce e allora mi chiedevo come il Padre ha amato prima il Figlio e invece è nella sua voce per noi che offre la sua vita.

Luigi: Sì ma anche lì è tutto da vedere, che connessione, che rapporto c'è tra l'offerta della vita e l'amore?

I.:Come poteva Maria essere nella logica umana, lei che ha creduto che la sua gravidanza fosse tutta nella logica divina?

Luigi: Vedi, Maria è stata salvata dal Figlio con la morte del Cristo in croce.

I.: Non prima?

Luigi: Maria è stata fatta prima per noi, mica per sé.

Ed è stata salvata dalla perdita del Figlio.

C'era un legame ed era il legame della madre con il Figlio.

È Cristo che ha salvato sua madre, non è la Madre che ha salvato suo Figlio.

M.: Stasera il Signore mi ha fatto vedere un'analogia...

Luigi: Stasera siamo passati dalla analogia alla logica, se fai attenzione.

N.: È importante avere come punto fisso di riferimento Dio, perché allora lì si può giustificare tutto e c'è la luce

Luigi: Siccome noi abbiamo la passione dell'Assoluto, là dove non possiamo giustificare la realtà dobbiamo alterarla, per questo l'uomo è Principio di menzogna, pur di giustificare le cose.

Per forza siamo menzogneri.

È la passione d'Assoluto che ci fa diventare menzogneri.

L'uomo è menzognero per natura, se segue la natura diventa menzognero.

Ma come mai nel Regno di Dio c'è la menzogna?

È proprio per questo.

N.: Non è importante fare, importante è capire.

Luigi: La realtà è già fatta, è Dio che la fa.

N.: Anche i miei sbagli devo capirli, non devo piangerci sopra perché è Dio che me li ha fatti fare.

Luigi: Certo.

N.: Gesù dice agli apostoli: "Viene l'ora in cui voi vi disperderete e mi lascerete solo, però Io non sono solo perché il Padre è sempre con Me", loro erano uniti e Lui predice che loro si sarebbero dispersi ognuno per conto loro.

Ma se si disperdono che tipo di pecore sono e che tipo di gregge è?

Luigi: Perché loro credevano di vedere chiaro mentre non c'era chiarezza in loro.

Gli dicevano: "Ora Tu parli chiaro ma loro non capivano niente"

N.: Ma questo disperderete?

Luigi: "Fintanto che Io ero con loro li custodivo nel tuo nome", poi quando se ne va: "Il pastore viene percosso e le pecore vengono disperse".

N.: Ma Gesù quando li affida al Padre dice: "Erano tuoi e Tu li hai dati a Me e Io li ho custoditi nel tuo nome" e invece c'è ancora questo passaggio obbligato?

Luigi: Certo.

P.: Gesù ci introduce in un campo nuovo, quello della ricerca delle giustificazioni.

Luigi: Campo di rapporti quindi, lo Spirito Santo è un rapporto.

P.: Non basta conoscere il Padre, bisogna conoscere anche il Figlio, perché non mi basta sapere che le cose mi vengono dal Creatore ma devo capire qual'è il motivo, l'intenzione che c'è nella creazione e l'intenzione è il Figlio, il Verbo.

Luigi: Poi bisogna giustificare questo Verbo nel Padre.

P.: E questo è lo Spirito Santo che è Spirito di giustificazione. Ci fa intuire tutta un'altra logica nel vedere e valutare le cose.

Luigi: L'hai vista la voce del Padre?

P.: Dio Creatore.

Luigi: L'hai vista la voce del Figlio? La riconosci la voce dello Spirito Santo?

P.:Mi sembra di intuirla.

Luigi: La capisci la differenza tra uno e l'altro?

P.: Certo e questa voce distingue le persone.

Mi ha colpito la frase che l'amore richiede una giustificazione mentre la verità si giustifica di per sé.

Luigi: Perché la verità è il Padre.

È difficilissimo conoscerla, però non la puoi smentire.

La caratteristica della verità è quella.

P.: L'amore richiede una giustificazione.

Luigi: Tutto richiede una giustificazione.

Persino il Figlio va giustificato ed è lo Spirito Santo che lo giustifica.

P.: Ma allora dobbiamo chiederci cos'è questo amore, magari io intendo una cosa e l'altro un altra.

Luigi: Certo è logico ma, il significato di ogni cosa e di ogni parola va cercato in Dio, perché soltanto in Dio si unifica e quindi la cosa diventa univoca, altrimenti le parole sono equivoche, ambigue.

P.:Tutto è già giustificato perché tutto è fatto in un pensiero, manca solo il mio entrare, il mio capire. Quindi questo è un campo, un impegno enorme che Dio ci apre davanti a noi. Un impegno a rapportare tutto a questo punto fisso di riferimento. Ogni cosa deve trovare la sua giustificazione nello Spirito Santo, in questo rapporto e Figlio.

Luigi: Infatti dice: "Lo Spirito Santo venendo vi farà capire tutte le cose che vi ho detto".

Quindi il Verbo annuncia, dice le cose ma lo Spirito Santo le fa capire.

Lo Spirito Santo allora è Spirito di giustificazione.

È stato detto anche che è Spirito d'amore.

P.: Allora posso identificare la giustificazione con l'amore?

Luigi: Vedi un po' tu....



Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo.

Gv 10 Vs 17 Secondo tema.


Titolo: L'amore del Padre.


Argomenti: Vivere & convivere con una presenza. Amore e logica. Logica divina e logiche umane.

La menzogna e l'incomunicabilità. L'amore umano e l'amore divino.  Dio è amore. L'amore di Dio è comprensione. Dio non comprende la menzogna.


 

17-18/Febbraio/1991 Casa di preghiera Fossano.


Qui Gesù dice: "Il Padre mio mi ama, a motivo che Io offro la mia vita e la riprendo di nuovo".

Abbiamo accennato che Gesù qui nel suo dire inaugura un argomento nuovo, l'argomento della giustificazione delle cose.

È un annuncio, infatti noi non vediamo palesemente questa giustificazione: "Il Padre mio mi ama a motivo di-", quale rapporto ci sia tra l'amore del Padre e il fatto che il Figlio offra la sua vita a noi sfugge.

Eppure se lo annuncia, lo annuncia perché noi ci impegniamo a capire quello che Lui ci annuncia.

Tutte le cose Dio parla e opera per condurci a capire, non per metterci di fronte al mistero o per immergerci nella notte.

Dio è luce e tutti i suoi figli partecipano di questa luce.

Lui stesso vuole che si giunga a questa luce, perché la salvezza degli uomini sta nel conoscere la verità, quindi sta nell'entrare nella luce.

Però in questa luce non si entra senza di noi.

Le giustificazioni ci vengono annunciate, però non sono evidenti e non possono essere evidenti senza di noi.

Quindi ci traccia la strada per arrivare alla giustificazione, alla ragione.
Però è necessario da parte nostra l'impegno per capire.

Noi ci siamo chiesti quale rapporto ci fosse tra la conclusione cui Gesù era giunto con la sua conversazione e questo nuovo argomento.

La conclusione era stata che ci aveva rivelato il senso, il fine di tutte le cose: "Affinché ci sia un solo gregge e un solo pastore".

Dio opera tutto per ricondurre ogni cosa in una unità, e Gesù poi dopo nell'ultima preghiera ci dirà: "Affinché siano tutti una cosa sola".

La meta e la conclusione di tutto l'operare di Dio è questo formare questa unità.

Però di fronte alla presentazione dell'unità il problema è come fare.

Il rapporto tra la conclusione, la meta presentata e la realizzazione di questa meta è come fare per poter restare in questa meta, ci viene annunciato in questo versetto.

Noi abbiamo visto che ogni cosa ha la sua voce.

Tutto è voce di Dio.

E la voce ha la funzione di convocare a una presenza.

Ed essendo tutto voce di Dio, Dio opera attraverso tutto per convocarci alla sua presenza.

Quando ci viene presentata una presenza ci viene offerto un motivo di vita.

Abbiamo detto molte volte che noi viviamo di presenza.

L'assenza per noi è esperienza di morte.

La presenza invece è vita.

Noi riceviamo vita da ciò che abbiamo presente.

Tant'è vero che noi siamo fatti in coppia, siamo fatti dalla presenza dell'Assoluto, del "Tu" di Dio.

E noi viviamo in nome di questa presenza.

Però quando si parla di presenza, la grande difficoltà per noi, è quella di imparare a convivere con una presenza, è restare con una presenza.

La grande difficoltà è questa, perché non si può restare con Colui che è il Principio di noi e che è il Principio di tutte le cose senza riferire tutto a Lui.

È sufficiente che noi non riferiamo qualcosa di noi a questo essere presente che immediatamente noi perdiamo il contatto e noi perdiamo la presenza.

Non si può restare alla presenza di uno, senza riferire tutto a quest'uno.

Perché la persona è una unità universale e non si può restare con colui che è una unità universale se non riferendo e riportando tutte le cose a Lui.

Il riportare, il rapportare le cose a un punto fisso fa parte della logica.

La logica è la sintesi dei rapporti.

Appunto avendo considerato la logica la volta scorsa, adesso ci si apre ad intendere questa giustificazione, questo rapporto che Gesù qui dichiara: "Il Padre mio mi ama a motivo del mio offrire la mia vita".

Perché lo scopo è questo: arrivare a capire la ragione, la giustificazione che qui Gesù annuncia, che il Figlio di Dio ci presenta.

La logica è la scienza dei rapporti.

Il rapportare è la condizione per restare con la presenza di uno, perché basta non riportare, non riferire qualche cosa a quest'uno per perderne immediatamente la presenza.

La presenza per noi è motivo di vita e quindi il non riportare qualcosa a Dio, vuol dire seminare già in noi un Principio di morte, un Principio di separazione da Dio.

Il restare con una persona, non è effetto di volontà.

Non basta dire: "Io voglio restare con quella persona".

Noi possiamo essere a contatto fisicamente con una persona ma essere immensamente lontani da quella persona.

La vita sta nella presenza, nell'avere la possibilità di permanere nella presenza.

La vita sta nel poter restare con una presenza.

Il problema del restare è il problema dell'amore.

Amare vuol dire restare con una presenza.

Però il restare non è un problema di volontà ma è un problema di logica.

Sembra strano riportare l'amore alla logica.

Ma dobbiamo affrontare questo.

Il restare è un problema di riferire e riportare tutto in un  punto e quindi di vedere tutto giustificato in quel punto.

Ciò che noi non riportiamo ci costringe ad allontanarci, pur con tutti gli sforzi della nostra volontà.

Abbiamo accennato che, come la vita biologica è assimilazione di ogni cosa in un unico organismo (tutto è segno), così lo spirito vive di logica, vive di rapporto, di  assimilazione, di unificazione, di raccoglimento.

E soltanto raccogliendo tutto in un unico essere che il nostro spirito vive, come la pianta vive in quanto assimila tutto a sé.

Questo assimilare, nel campo dello spirito è fare dei rapporti.

La scienza dei rapporti è la logica e il fondamento per poter restare con uno e quindi entrare nell'amore è rapportare tutto a quell'uno, ecco che il problema è fondato su questo imparare a fare i rapporti.

A conoscere questa logica, questa logica che è poi il parlare del Figlio di Dio.

Perché il Figlio di Dio è logos e logica viene da logos.

Quindi la logica è il parlare del Figlio.

Il parlare del Figlio non fa altro che riportare e raccogliere tutto al Padre.

Ed è per questo che resta sempre nel Padre.

"Il Padre non mi lascia mai solo, perché Io faccio sempre ciò che piace a Lui".

Essendo il Padre il Principio, la condizione per poter restare è cercare di piacere in tutto al Padre, quindi riportare tutto al Padre.

Quando abbiamo accennato alla logica abbiamo fatto il raffronto tra le logiche umane e la logica divina.

Abbiamo visto che ci sono tante logiche umane.

E ci sono tante logiche, proprio per il fatto che l'uomo non è obbligato a riferire tutte le cose a Dio.

Presso Dio c'è la libertà, i figli di Dio sono liberi.

Il che vuol dire che non sono delle rotelle di una macchina che automaticamente riportano tutto a Dio.

Tutte le cose, le parole e gli annunci automaticamente arrivano all'uomo per opera di Dio, ma non ritornano a Dio senza l'uomo.

Proprio in quanto si dice che non ritornano a Dio senza l'uomo, già questo ci fa pensare che è possibile che tutte le cose che arrivano a noi da Dio, non siano riportate a Dio da noi.

È possibile.

Ed è proprio per questa possibilità che in noi si formano due logiche.

La logica umana e la logica divina abbiamo detto.

Però la logica umana non è una sola.

Anzi abbiamo accennato al fatto che ogni uomo ha una sua logica, come mai?

Nel Regno di Dio in cui tutto è raccolto nell'unità e tutto è espressione dell'unità, a un certo punto si verifica questa stranezza: la molteplicità.

Addirittura una molteplicità di verbi, di parlare, di intenzioni e di logica.

Si arriva addirittura al punto in cui ogni uomo ha una sua logica.

Logica vuol dire rapportare e rapportare vuol dire riferire ogni cosa a un punto fisso di riferimento.

E quando noi non riportiamo le cose a Dio (questo non avviene senza di noi, quindi può non avvenire), siccome abbiamo la passione dell'Assoluto, noi necessariamente eleggiamo come punto fisso di riferimento altro da Dio e il primo che bussa alla nostra porta è il sentimento, l'apparenza, è quello che noi vediamo e tocchiamo, è quello che esperimentiamo.

E questo per noi diventa il punto fisso di riferimento.

Cioè quando noi non riportiamo ogni cosa a Dio, non entriamo quindi nella logica divina, perché la logica divina ha come punto di riferimento Dio, Principio di ogni cosa, automaticamente noi eleggiamo come punto fisso di riferimento altro da Dio.

Altro da Dio, nel pensiero del nostro io è ciò che noi esperimentiamo, ciò che noi vediamo, ciò che noi tocchiamo.

E qui si formano diverse logiche, perché ogni uomo ha una sua logica abbiamo detto.

L'uomo ha come logica quelle esperienze che ha fatto, quelle cose che ha costatato, quelle cose che ha visto.

E l'uomo parlando non fa altro che riferire tutto a quelle cose.

La logica di ognuno non è altro che la predicazione di una sua verità, di un suo vero, di una cosa che lui ritiene vera.

Ed è qui che abbiamo detto che nasce la menzogna e l'incomunicabilità.

Nasce la menzogna perché rapportando ogni cosa a ciò che non è Dio, l'uomo deve alterare le cose per giustificarle in quella cosa che non è Dio, essendo Dio l'unica causa in cui tutto trova la sua giustificazione.

Per cui l'uomo per sostenere il suo parlare deve alterare le cose e così nasce la menzogna.

L'uomo deve poter giustificare a qualunque costo, in modo da poter dire: "Io ho ragione".

E nasce anche la incomunicabilità, perché abbiamo detto che il principio di comunicazione nel parlare è il punto di riferimento comune.

E quando due esseri hanno punti di riferimento diversi c'è incomunicabilità.

Siccome ogni uomo si trova in un ambiente diverso dall'altro (questo caratterizza l'esistenza di ognuno) ecco che il punto di riferimento di ognuno è diverso dall'altro, quando non si ha Dio come punto fisso di riferimento.

Ed essendo quindi diversi i punti fissi di riferimento, come conseguenza ne deriva l'incomunicabilità.

Gli uomini parlano ma non si intendono.

Perché ognuno parla secondo il punto di riferimento che ha.

Predica questo ma chi ascolta ascolta intende nel suo punto di riferimento.

E quindi fraintende il parlare dell'altro perché lo filtra nella sua intenzione, nell'intenzione di ciò che lui ha presente.

Questo ci fa capire come soltanto in Dio e da Dio è possibile la vera comunicazione anche fra le creature.

Questo è il fondamento per capire l'amore.

Perché l'argomento di oggi è l'amore: "Il Padre mio mi ama".

Dobbiamo chiederci se Dio ama veramente.

Apparentemente quello che scandalizza gli uomini circa l'amore di Dio è proprio la presenza del male, la morte sopratutto.

E poi tutte le disgrazie, i terremoti, le guerre.

Questo è quello che mette in crisi l'uomo nei riguardi dell'amore di Dio.

E conduce l'uomo a dubitare di Dio e dell'amore di Dio.

E questo perché l'uomo non ha capito cos'è l'amore di Dio.

Tenere presenti queste due logiche, la logica divina e la logica umana è quello che ci apre a capire anche l'amore.

Perché anche nell'amore ci sono, per l'uomo due concetti molto diversi.

Come nel campo della logica due sono i concetti così anche nell'amore che non è altro che espressione della logica.

Se abbiamo detto che la logica è la scienza dei rapporti e che l'amore è restare con una presenza e che condizione per restare con una presenza è rapportare, è riferire tutto a quella presenza, noi capiamo che l'amore appartiene al campo della logica.

Se nella vita dell'uomo ci sono due logiche possibili, evidentemente se l'amore appartiene al campo della logica ci sono anche due amori.

Soltanto la logica divina ci dà la possibilità di restare nella verità e ci dà la possibilità della comunicazione di questa verità.

L'altra logica o le altre logiche invece ci impediscono di restare nella verità.

Questo ci fa capire che per restare nella verità, bisogna che il punto fisso di riferimento per la nostra logica (personale di ognuno di noi) coincida con il vero punto fisso di riferimento che c'è in tutta l'opera di Dio.

Punto fisso di riferimento è Dio Creatore di tutte le cose.

Questo è il Principio di tutte le cose.

Ed essendo Lui il Principio deve essere il punto di riferimento.

Allora noi abbiamo una logica divina solo in quanto abbiamo Dio come punto fisso di riferimento e qui siamo nella verità.

Questo ci apre all'argomento dell'amore, poiché c'è una logica che dà luogo a un amore e c'è un altra logica che dà luogo a un altro amore.

L'amore visto sotto la logica umana è quell'amore che deriva dai nostri sentimenti.

L'amore visto invece sotto la logica divina è l'amore che deriva dalla realtà di Dio, dal punto fisso di riferimento Dio.

Come la logica umana è fondata su quello che noi esperimentiamo e sentiamo e vediamo, così anche l'amore umano è fondato sui nostri sentimenti, cioè su quello che noi vediamo e tocchiamo ed esperimentiamo.

Quello che noi vediamo, tocchiamo ed esperimentiamo si trasforma in noi in desiderio, poiché tutto ciò che noi vediamo tocchiamo e esperimentiamo è soggetto a mutamento, è soggetto al tempo, infatti non è la realtà.

Noi non vediamo e non esperimentiamo la Realtà assoluta.

Noi vediamo, tocchiamo e esperimentiamo la realtà relativa, il mondo dei segni, delle opere di Dio.

Noi vediamo ed esperimentiamo la realtà relativa, cioè il mondo dei segni, delle opere di Dio, i segni con cui Dio si annuncia  a noi ma i segni di Dio non sono Dio.

Ora siccome tutto questo mondo dei segni di Dio è soggetto a mutamento ecco che provoca in noi (per la passione d'Assoluto che portiamo) il desiderio.

Il desiderio di che cosa?

Il desiderio di avere sempre quel segno quella realtà, quella creatura che ha provocato in noi un sentimento di piacere, di vita, di gioia.

L'uomo qui diventa desiderio di un segno.

Il segno è soggetto a mutamento.

Ne deriva che noi chiamiamo amore quel rapporto che passa tra il nostro desiderio e la realtà che lo soddisfa.

Questo è l'amore visto sotto il punto di vista umano.

Sotto la logica umana.

L'amore umano è il rapporto che passa tra il nostro desiderio e la realtà che lo soddisfa.

Ma il punto fisso di riferimento per noi è il desiderio.

Il che vuol dire che l'amore umano è determinato non da una realtà ma è determinato dal desiderio.

È il desiderio che determina l'amore umano e che ci unisce a una persona o a un oggetto che diventa amore in quanto vediamo in esso o essa la soddisfazione di un nostro desiderio, la risposta a un nostro desiderio.

Qui non siamo nel campo della verità, qui siamo nel campo delle logiche umane.

Poiché nella realtà il nostro desiderio, non deve essere determinante il nostro amore.

Ma il nostro desiderio nella verità, deve essere un effetto, quindi una conseguenza della realtà.

Non deve essere la realtà una conseguenza del desiderio.

Deve essere il desiderio una conseguenza della realtà.

Per cui anche qui noi troviamo due amori, l'amore umano e l'amore divino.

L'amore umano è quello che viene determinato da ciò che noi desideriamo.

Per cui incontrare ciò che realizza il nostro desiderio forma blocco che è poi la legge della verità, perché è la legge con cui noi restiamo uniti a ciò che giustifica una nostra passione.

Effetto e causa.

E questo ci isola completamente da Dio.

Ci fa diventare appassionati di quella cosa che non è Dio.

Non è Dio perché è effetto del nostro desiderio e Dio non può essere effetto del nostro desiderio.

Dio è trascendente tutti i nostri desideri, Dio supera tutto di noi.

Quando noi stabiliamo una situazione di blocco, per effetto della legge della verità (passione d'Assoluto), noi restiamo legati al rapporto causa-effetto e non possiamo uscirne.

Noi veniamo a creare qui un corpo estraneo nel regno della verità, nel Regno di Dio.

Restiamo isolati da Dio.

Si entra nel vero amore, l'amore divino solo in quanto il nostro desiderio è conseguenza della realtà, non è produttore della realtà.

Non è determinante la realtà o determinante il legame con una realtà.

Ma deve essere una conseguenza della realtà.

Siamo nella logica divina.

La logica divina ha come punto fisso di riferimento Dio.

Anche l'amore divino ha come punto fisso di riferimento Dio.

Dio è il Principio di tutto e deve essere anche il principio del nostro desiderio e così diventa principio anche del nostro amore.

Solo lì noi siamo nella realtà.

Quello che crea il legame, non è più il desiderio che trova una realtà bensì la Realtà che produce un desiderio.

Cioè il nostro desiderio deve essere una conseguenza di quello che Dio è.

Soltanto se in noi il desiderio nasce in noi da ciò che Dio è, qui si stabilisce un rapporto che è amore, un rapporto tra causa ed effetto, diverso dall'altro amore.

Nell'amore divino abbiamo il desiderio che è una conseguenza della realtà di Dio.

Dio è il Principio, conseguenza di Dio in noi si forma il desiderio di permanere, di restare con Dio.

Qui Dio non è una conseguenza del desiderio ma il nostro desiderio è una conseguenza di Dio.

Allora qui abbiamo un legame d'amore che però è anche legame di verità, un legame indissolubile, perché i legami di verità sono legami di Assoluto, però siamo nel campo della verità.

Qui abbiamo causa ed effetto che coincidono con Causa ed effetto.

Dio è il Principio, il nostro desiderio è conseguenza di questo Principio.

A questo punto noi capiamo che l'amore sta nel capire, sta nella comprensione.

Noi ci chiediamo se Dio veramente ama.

La scrittura ci dichiara apertamente che Dio è amore.

Ma anche queste sono quelle affermazioni che noi stentiamo a capire.

Sì, l'affermazione c'è, Dio è amore e noi siamo tenuti a rispettare anche quelle parole che non capiamo, certo.

Ma siamo tenuti ad impegnarci a capirle, poiché se Dio parla, parla per farsi capire.

E se Dio annuncia: "Dio è amore" vuole che noi capiamo cosa vuol dire questo.

Ma come possiamo noi capire che Dio è amore e chi ci assicura che Dio è amore?

La Parola di Dio ce lo annuncia però abbiamo tali e tante testimonianze attorno noi e in noi che ci portano seriamente a dubitare che Dio sia amore.

E ci faranno dubitare fino a quando non giungeremo a capire personalmente, realmente che Dio è amore.

Se non conosciamo Dio o se noi riteniamo che l'amore di Dio sia amore umano, certamente noi non riusciremo mai a capire come Dio sia amore.

Nella logica umana quello che noi chiamiamo amore è la situazione di blocco tra il nostro desiderio e la realtà che giustifica, che soddisfa questo desiderio.

Per cui nell'amore umano noi troveremo sempre un essere che tende a strumentalizzare l'altro, che tende a possedere l'altro.

Cioè che tende ad asservire l'altro al suo desiderio.

Questo non è l'amore di Dio.

Questo è l'amore nella sfera dell'io.

Noi quando diciamo di amare in realtà non amiamo mica o amiamo noi stessi.

E amiamo quella creatura, quella realtà o quella cosa in cui riusciamo a proiettare noi stessi, a fare noi stessi il centro di essa.

Vogliamo essere noi il punto fisso di riferimento di ciò o chi diciamo di amare.

Noi chiamiamo amore l'altro, quando l'altro guarda solo noi.

L'amore umano vuol dire avere come punto fisso di riferimento il nostro desiderio, quindi il pensiero del nostro io, noi riteniamo di capire un amore quando quell'amore pende e dipende soltanto da noi.

Solo dal nostro io.

Il nostro io resta soddisfatto poiché è diventato il centro.

Siamo nell'errore.

Siamo in una amore sbagliato, poiché amare non vuol dire strumentalizzare l'altro, far servire l'altro a noi, non vuol dire possedere l'altro.

L'amore è tutt'altra cosa.

Quindi fintanto che noi cerchiamo di capire l'amore di Dio sotto questa luce umana, certamente noi non troveremo che Dio è amore.

Quindi saremo sempre carichi di dubbi e a un certo momento dovremo salutare da lontano Dio.

Perché l'amore di Dio non è questo amore umano.

L'amore di Dio è un derivato da Dio.

Da ciò che Dio è.

La verità non ha bisogno di essere dimostrata ma l'amore ha bisogno di essere dimostrato.

Dio è il Principio di tutte le cose.

Dio è il Creatore.

Dio è il Signore e Dio è Colui che regna in tutto.

Essendo Lui il Principio di tutte le cose ha in Sé la ragione di tutte le cose.

E avendo in Sé la ragione di tutte le cose, Dio comprende tutto.

Dio non ha bisogno di far servire gli altri.

Dio per esistere, per vivere, per la sua gloria, non ha bisogno degli altri.

Noi sì per vivere abbiamo bisogno degli altri.

Tanto che quando noi diciamo di amare è perché abbiamo legato a noi una creatura che ci fa essere.

È perché abbiamo strumentalizzato, asservito una creatura a noi.

E quindi abbiamo tutto questo conflitto fra i sessi, la donna che cerca di far servire l'uomo a sé e l'uomo che fa altrettanto con la donna.

E sbagliano entrambi.

Perché l'amore non è questo.

Se veramente vogliamo capire cosa è l'amore dobbiamo guardarlo da Dio e in Dio.

Dio ha in Sé la ragione di tutto, quindi comprende tutto.

Quindi giustifica tutto.

L'amore di Dio è questa comprensione.

Dobbiamo dire allora che il vero amore non è strumentalizzare l'altro per com-prenderlo in noi, per comprenderlo nel nostro desiderio.

In questo rapporto poco o tanto noi mutiliamo l'altro.

Dio per comprendere le creature non ha bisogno di mutilarle, non ha bisogno di farle servire a Sé per comprenderle.

Lui stesso è il Principio di tutto.

L'amore quello vero è quello che si trova e si conosce solo in Dio e da Dio.

In Dio e da Dio noi abbiamo la comprensione.

La giustificazione delle cose.

Dio essendo verità ha in Sé la giustificazione di tutto e di tutti.

Questo è l'amore.

Questo è il rapporto che lega Dio a tutte le sue opere.

Prima di tutto che lega Dio a suo Figlio.

Il Figlio di Dio è legato a Dio perché è compreso in Dio e visto da Dio e questo legame è lo Spirito Santo.

Ed è  questo Spirito che è lo Spirito Santo che lega tutte le opere di Dio a Dio, tutte le creature a Dio.

Il vero amore è comprensione.

Non è mutilare l'altro per farlo entrare nel nostro desiderio, per aggiogarlo al nostro desiderio.

Ma è comprendere l'altro.

Cosa vuol dire?

Vuol dire giustificarlo, vuol dire condurlo a vedere la presenza dell'essere che lo fa essere.

Abbiamo detto che nel Pensiero di Dio tutte le cose sono già fatte.

Tutto è giustificato quindi è compreso, nel Pensiero di Dio.

Dio quindi è amore, in realtà è amore, perché?
Perché è comprensione.

Presso Dio c'è comprensione.

Dio comprende tutto e tutti.

Non c'è nessuno che sia scartato e sia ignorato.

L'unica cosa che viene scartata è la menzogna.

Abbiamo visto cos'è la menzogna.

La menzogna è fare come nostro principio altro da Dio.

Ma allora siamo noi che ci scartiamo da Dio, che ci separiamo da Dio.

Siamo noi che ci mettiamo nell'impossibilità di essere compresi da Dio.

Dio non comprende la menzogna.

Però Dio comprende il menzognero.

Perché Dio ha dato all'uomo la possibilità di essere menzognero.

Perché gli ha dato la possibilità di essere persona.

Dio comprende tutto e tutti e anche il menzognero.

Dio regna su tutto e tutti.

Però nel Pensiero di Dio già tutto è fatto, noi entriamo nell'amore di Dio in un modo solo, capendo come tutto è fatto nel Pensiero di Dio.

È soltanto da Dio e dal suo Pensiero, soltanto conoscendo Dio ed il suo Pensiero che noi entriamo nell'amore di Dio e partecipiamo dell'amore di Dio.

Soltanto capendo che l'essere che è con noi in tutto è Dio, soltanto capendo questo noi entriamo nell'amore di Dio.

Dio comprende tutto quindi fa tutto in questo amore che è il suo stesso Pensiero, noi impariamo l'amore soltanto da Dio.

Così come Dio ci insegna veramente a pregare e a vivere, per cui noi impariamo veramente a pregare e a vivere da Dio, così noi impariamo veramente ad amare da Dio.

Noi disimpariamo a vivere e troviamo la nostra morte.

Noi disimpariamo a pregare, perché solo da Dio impariamo veramente a pregare.

E così anche se noi non guardiamo Dio, noi non possiamo imparare ad amare.

C'è un amore umano che ci porta a morire molto lontano da Dio perché è una proiezione dei nostri desideri, delle nostre passioni.

Il vero amore si impara soltanto da Dio.

Soltanto da Dio che è Principio di tutte le cose, quindi è il Padre che ama veramente e che insegna a tutte le sue creature ad amare veramente.


A.: L'uomo è una creatura essenzialmente logica, è costruita da Dio con la necessità di collegare tutto a un punto di riferimento.

Questo punto di riferimento può essere Dio e allora di qui si deduce tutta la logica divina...

Luigi: Si entra nella logica divina che è il logos.

A.: Secondo la volontà creatrice di Dio e secondo la finalità di Dio.

Luigi: La logica è predicazione di un Principio.

Il logos che è il Figlio di Dio predica il Padre.

Il Figlio è una predicazione universale del Padre.

Solo che noi essendo persone possiamo predicare altro.

A.: Logos è predicazione, la logica è un rapporto.

Luigi: Un rapporto.

Il Figlio rapporta ogni cosa al Principio.

Lui riporta sempre tutte le cose in quel Principio lì e questo è amore.

A.: Se il Principio non è il logos, è però qualcos'altro di umano e di qui nasce la logica umana o i miliardi di logiche umane a seconda del Principio che l'uomo pone come punto di riferimento.

Luigi: Ogni uomo, volente o nolente è un predicatore.

L'uomo universalizza un suo vero.

A.: Proprio perché lo spirito umano è stato fatto così da Dio.

Luigi: Certo.

A.: Da questi due tipi di logiche nascono due tipi di amore. L'amore umano e l'amore divino.

L'amore umano naturalmente non si rifà a una realtà ma, si rifà a un desiderio di realtà che è un rapporto fra ciò che desidera e la realtà che soddisfa questo desiderio.

Luigi: Quando l'uomo trova la realtà che lo soddisfa, lì salta il blocco, il colpo di fulmine.

E l'uomo resta bloccato e non può farne a meno.

A.: L'oggetto dell'amore dell'uomo è sempre una creazione del sentimento dell'uomo, una proiezione del desiderio dell'uomo.

Luigi: È sentimento, è un dato parziale.

A.: Soltanto il desiderio che deriva dalla realtà con la erre maiuscola (Dio), soltanto questo è amore vero.

Luigi: Si ma qui abbiamo il desiderio che è una conseguenza della realtà, nell'amore umano invece abbiamo il desiderio che è una premessa della realtà, che è Principio della realtà.

A.: L'idealismo in fondo è poi questo, è una creazione del pensiero umano.

Luigi: Proiettando il mio desiderio su una creatura, sono io che idealizzo quella creatura e ne divento schiavo.

Però siccome quella creatura non rientra nel mio ideale perché rientra nell'ideale di Dio, allora inizia la lotta per farla rientrare e questo lo chiamiamo amore.

A.: Non mi accorgo che questa è una strumentalizzazione che io chiamo amore. È il massimo di menzogna e d'inganno.

Luigi: Teniamo bene presente che il nostro desiderio deve nascere dalla realtà assoluta, deve nasce da Dio e allora abbiamo il vero amore, il desiderio non deve essere il principio, la premessa all'amore.

Ecco per cui lo Spirito Santo, che è Spirito d'amore procede dal Padre e dal Figlio.

Il Figlio che è desiderio, pensiero, è Figlio del Padre e lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio e lì siamo nella verità.

Tutti gli amori umani sono fondati sul: "Mi piace, mi soddisfa, mi trovo bene", vedi che tutto è in relazione a un desiderio?

E qui siamo completamente sfasati.

B.: È un argomento che brucia.

Luigi: Ha già bruciato....

B.: No, no brucia ancora. Ma se Dio non ha bisogno dell'uomo, perché ha creato l'uomo?

Luigi: Per amore.

B.: E no!

Luigi: L'amore non è un bisogno. Si ama veramente non quando io ho bisogno di una creatura ma, quando non ho bisogno della creatura, lì veramente amo.

Fintanto che io ho bisogno della creatura lì non ho mica il vero amore.

Io amo la creatura perché la creatura mi serve e quello non è vero amore.

Noi proiettiamo il nostro modo di amare su Dio e diciamo che Dio ci ama perché noi lo serviamo, assolutamente no.

Dio non ha bisogno dei nostri servizi, nel modo più assoluto.

Noi abbiamo bisogno di Dio.

B.: Ma non è mica vero che ogni volta che amiamo una creatura la vogliamo sottomettere a noi, magari vogliamo conoscerla...

Luigi: Se noi non abbiamo Dio come Principio del nostro desiderio, noi stessi ci carichiamo di menzogne, io strumentalizzo l'altro e lo amo perché è mio "cliente", siamo come il negoziante che ama il cliente perché è cliente del suo negozio.

B.: Non riesco a capire il fatto che Dio ci crei per amore.

Luigi: Il vero amore è là, dove non c'è bisogno dell'altro.

Il vero amore fa essere l'altro ma non ha bisogno dell'altro per essere.

Dio non ha bisogno della creatura, lì è veramente il segno dell'amore.

Noi siamo amati da Dio, perché Dio non ha bisogno di noi.

Fintanto che io sono amato da una creatura che ha bisogno di me, io dubito di quell'amore.

Non è vero amore.

Quindi certamente non c'è un bisogno in Dio che ci costringe a crearci, noi tendiamo a fare entrare Dio nei nostri schemi  e siccome noi amiamo perché abbiamo un interesse, cerchiamo anche l'interesse che Dio avrebbe nel crearci.

Non ci accorgiamo che stiamo proiettando noi stessi su Dio.

Il problema non è fare Dio a nostra immagine e somiglianza, il nostro problema è crescere a immagine e somiglianza di Dio.

E quindi specchiarci in Dio ed è lì che si impara veramente ad amare.

Il vero amore si impara solo da Dio.

Non illudiamoci, non c'è nessuna creatura che da sola possa entrare nel vero amore.

Noi possiamo apparire umili, affettuosi e amorevoli ma noi siamo dei terribili egoisti.

Non siamo nell'amore, l'amore vero si impara soltanto con Dio.

Ed è soltanto Dio che ce lo insegna, perché quello è un amore libero.

C.: È Dio che ci educa all'amore...

Luigi: Come ci educa alla vita, alla preghiera così ci educa ad amare.

Ci educa a conoscerlo, Lui è il Principio di tutto.

Noi facciamo un errore grandissimo a non guardare Dio.

Lui è l'unico Maestro che ci insegna veramente tutto: a vivere, a pregare, ad amare e a conoscerlo.

C.: Dire il Padre mi ama è come dire il Padre si dona.

Luigi: Infatti dona l'essere, il Padre comunica l'essere.

D.: Non bisogna fare conto sull'amore umano perché più vado avanti e più mi rendo conto che non esiste.

Luigi: Esiste ma non è l'amore divino.

E.: E allora quando è che noi possiamo dire di amare Dio?

Luigi: Lo vedremo la prossima volta: soltanto quando vedremo come Dio ci ama.

Perché lo impariamo soltanto da Dio, soltanto vedendo come Dio ci ama e per vedere come Dio ci ama dobbiamo scoprirci amati da Dio: "Il Padre mi ama perché Io offro la mia vita".

Noi dobbiamo rifiutarci di vivere se non ci vediamo voluti da-.

D.: Uno meno pensa a sé e più è vicino all'amore di Dio.

Luigi: No, bisogna arrivare proprio a non pensare a noi stessi, Dio ci fa scoprire addirittura che il nostro pensiero è suo Pensiero.

F.: Ma io non posso annullarmi del tutto.

Luigi: Tu non puoi annullarti, è Dio che lo può fare, sapendo che Dio è il Principio di tutto, io non voglio essere il principio di nulla, nemmeno del mio pensiero e allora entro.

G.: Quando il Signore ci fa realizzare qualche nostro desiderio, lì siamo bloccati.

Luigi: Se tu hai come punto fisso di riferimento il tuo desiderio, tu resti bloccata e non puoi farne a meno e resti schiava, è finito.

Il cerchio si chiude, a quel punto lì tu resti fuori dal Regno di Dio, un corpo estraneo.

Anche nel Regno di Dio c'è l'azione di rigetto: "Non vi conosco".

Il nostro desiderio deve essere sempre conseguenza di una realtà.

La realtà è quella che è e io quindi desidero quello che è.

L'amore è un rapporto e lì nasce questo rapporto vero.

Rapporto vero che è sempre giustificato da Dio, é Dio stesso che si fa desiderare da me, per cui il mio stesso desiderio non parte da me.

Quando tu parti dal tuo desiderio, tu dici: "Io amo questa cosa, questo essere perché mi piace, perché mi soddisfa".

Vedi che giustifichi il tuo amore nel tuo io?

Ma nel tuo io tu non puoi giustificare niente.

Il tuo io non giustifica niente, non è un Principio di giustificazione il nostro io.

Il nostro io è un effetto che riceve effetti ma non è Principio di giustificazione.

Quindi, quando noi giustifichiamo, noi non giustifichiamo assolutamente niente: "Perché ami quello? Perché quello mi piace" è finito.

Io sono schiavo, non posso mica farne a meno, perché sono partito dal mio desiderio ma non giustifico nulla.

Il mio desiderio si blocca con quella realtà che lo soddisfa ed è finito.

Invece il mio desiderio non deve essere una premessa, deve essere una conseguenza della Realtà, in modo da poter dire che desidero quello perché la realtà è così, perché la realtà è quella.

È il mio desiderio che va a cercare la giustificazione di sé, non deve essere il mio desiderio che giustifica la realtà.

Io stabilisco una giustificazione fasulla quando dico: "Amo la tale cosa perché mi piace", questo "mi piace" si sostiene sull'aria, non ha giustificazioni.

Il mio desiderio deve essere un effetto di quello che Dio è.

Hai capito?

G.: Si ma dovrei conoscere cosa Dio è.

Luigi: Appunto, il tuo desiderio deve nascere da Dio.

Noi restiamo nella realtà in quanto Dio è il Principio del nostro desiderio.

Dio è il Principio.

Per questo dico che il problema dell'amore è un problema di capire.

Tutto è già fatto, noi siamo voluti da Dio, il difetto che è in noi è, che noi non capiamo questo o viviamo senza capire questo, per questo non entriamo nell'amore di Dio.

Tu entri nell'amore in quanto capisci questo, capisci il rapporto che passa tra Dio e te e ti vedi pensata e ti vedi voluta da Dio.

Allora si che entri nell'amore.

G.: Si capisce come l'amore è una conseguenza della conoscenza.

Luigi: L'amore è conoscenza.

Direi che l'amore non è altro che permanere in quella realtà che Dio ti ha fatto arrivare.

È una permanenza nella conoscenza, è un durare nella conoscenza.

L'amore è un durare.

H.: Se Dio ci ha amati....

Luigi: Non c'è il passato in Dio, Dio è il presente.

H.: Se Dio ti ama, tu riesci ad amare tutto.

Luigi: Certo perché sei carica dell'amore.

Noi creature possiamo amare in quanto siamo amate.

Se abbiamo il nostro desiderio come punto fisso di riferimento arriva certo un giorno in cui non ci sentiamo più amati, a quel punto noi moriamo, noi non siamo più capaci né di pensare, né di volere, né di vivere.

Non sopportiamo nemmeno più la vita.

Perché tutta questa capacità di pensare, di essere intelligenti, di volere, di vivere e di amare, è una conseguenza dell'essere noi amati, pensati e voluti, noi siamo creature.

H.: Io qui ho trovato molto amore....

Luigi: Ma quello conta un cavolo di niente, io non centro proprio niente.

H.: Ma per me centra, io avevo il bisogno di dire che qui ho trovato qualcosa...

Luigi: Ma tu non hai mica trovato me, io non centro proprio niente, tu hai trovato degli argomenti, perché io posso dirti che due più due fa cinque e tu ti metti a ridere.

H.: Chi è amato da Dio, riesce a dare amore.

Luigi: Va bene, ma è tutta opera di Dio, la creatura non fa niente.

I.: Se io non riferisco qualcosa a questa presenza di Dio in me io semino la morte in me, tutto quello che in passato non ho riportato a Dio bisogna anche riportarlo?

Luigi: Tutto da recuperare, presso Dio è recuperabile tutto, dal primo giorno della creazione: "Sia fatta la luce" alla legge, ai comandamenti, è tutto da riportare.

Perché tutto è attuale, è tutto da riportare a Dio per intenderlo da Dio e per intendere tutto quello che Dio ha fatto per te, perché ogni cosa l'ha fatta per te.

Adamo non l'ha mica fatto per Adamo, Adamo l'ha fatto per te e tutte le conseguenze di Adamo sono per te, Giuda è per te e Cristo è per te ed è tutto da capire.

I.: Quindi tutte queste presenze che portiamo in noi vanno tutte riportate a Dio.

Luigi: Sì perché stanno piangendo dentro di noi, soffrono e piangono fintanto che tu non le riporti a Dio.

Tutto l'universo e tutta la creazione in noi sospira di essere portato a Dio.

Perché viene da Dio e deve ritornare a Dio.

Soltanto che non ritorna a Dio senza di noi.

Per cui questa sofferenza dell'universo in noi si manifesta con tormenti, con tristezze, con noia o insopportabilità ma è tutta una conseguenza del fatto che noi non abbiamo riportato a Dio tutte le cose.

I.: Dobbiamo dialogarle con Dio.

Luigi: Dialogarle con Dio per vederle da Dio.

Per capire il significato da Dio, per vedere il Pensiero di Dio.

I.: E quando riesco a capire qualcosa trovo la pace.

Luigi: Infatti la luce ti dà pace.

In noi c'è un incompiuto che ci rende triste la vita, ma questo incompiuto è colpa nostra, perché tutte le cose che arrivano a noi dicono a noi: "Noi siamo di Dio, non siamo tuoi", noi ci mettiamo il timbro: "Questo è mio, questo è mio" e loro ci dicono che non sono nostre: "Noi siamo di Dio, riportaci a Dio".

Tutte le creature onestamente o non onestamente, anche se dicono: "Io sono tutto per te" ti indicano Dio.

Perché quella creatura che ti dice: "Io sono tutto per te", domani ti tradisce o ti delude o muore.

La morte è anche una delusione.

E noi dobbiamo riportarle a Dio, altrimenti quello crea il nostro tormento.

Tutte le creature in noi, se non vengono riportate a Dio, diventano corpi estranei che ci tormentano.

M.: Il desiderio deve nascere dalla realtà.

Luigi: Dalla realtà assoluta, dalla realtà maiuscola.

M.: Il desiderio deve essere una conseguenza della realtà.

Luigi: Deve essere una conseguenza, non deve essere una premessa.

Mentre invece nell'amore umano il desiderio è la premessa.

Io sto sognando una donna che soddisfi il mio desiderio e quando trovo una donna che soddisfa quel mio desiderio dico che ha risposto al mio desidero ed è finito tutto. Così è il matrimonio, lo dicono coloro che ne fanno esperienza tutti i giorni.

M.: Il desiderio deve quindi essere espressione di quello che Dio è. L'espressione di ciò che Dio è, è il Figlio.

Il Figlio quindi è desiderio che è generazione nel Padre, il Padre genera il Figlio per quello che il Padre è.

Questo desiderio che deve nascere da quello che Dio è, in che modo subentra a questo pensiero in me che è il pensiero dell'io?

Luigi: Noi siamo chiamati come Maria a concepire il Figlio di Dio in noi.

Noi siamo chiamati a concepire il Figlio di Dio, da Dio come Maria.

Maria insegna noi quello che dobbiamo fare nella nostra anima.

Fintanto che non lo concepisci il tuo desiderio non potrà mai nascere dalla Realtà.

M.: Perché quando nasce è Figlio di Dio, non è più il pensiero del mio io.

Luigi: Certo.

N.: Ma se tutti i desideri devono nascere da Dio, anche quelli fisiologici come mangiare devono nascere da Dio?

Luigi: Tutto, tutto.

O.: Se parto da Dio, Lui mi insegna ad amare.

Luigi: Certamente.

Il vero amore si conosce solo da Dio, in caso diverso il nostro amore è sempre interessato, ora, l'amore vero è quello che non è interessato.

Qui abbiamo l'amore libero, l'amore vero è quando è libero.

Allora ama disinteressatamente, quando invece è interessato vuole strumentalizzare l'altro, poco o tanto lo vuole strumentalizzare.

Poco o tanto vuole strumentalizzarlo.

Soltanto Dio ci insegna il vero amore e Gesù ci dice: "Siate perfetti come il Padre vostro che è nei cieli, il quale fa splendere il suo sole suoi buoni e sui cattivi e fa scendere la sua pioggia sui giusti e sugli ingiusti", ecco il disinteressato.

E Lui dice: "Siate perfetti come il Padre", cioè imparate ad amare come il Padre.

Soltanto guardando il Padre si impara veramente, altrimenti non si impara niente.

P.: Il Signore ci raccoglie dalle nostre dispersioni, per capire che ci raccoglie dobbiamo già essere in grado....

Luigi: Non puoi capire assolutamente niente se non parti da Dio.

Il capire è luce.

Soltanto da Dio s'impara.

Per cui Dio è la prima cosa da mettere.

Dio è la prima cosa da mettere e l'ultima cosa cui bisogna arrivare.

Ma Dio è il Principio e Dio è il fine.

Dobbiamo partire da Dio per arrivare a Dio, è inutile partire da quello che dicono gli uomini per arrivare a Dio.

Non si arriva a Dio dal basso in alto.

Dio si trova soltanto partendo dall'alto.

Cioè partendo da Dio.

È una cosa fondamentale: Principio e fine.

Q.: Il tema era l'amore del Padre?

Luigi: Certo. Cos'è il vero amore e se Dio veramente ama.

Q.: Dobbiamo avere questo Principio.

Luigi: Dio è il Principio.

Dio è il Creatore, è Lui stesso che lo afferma, quindi non possiamo ignorarlo.

Non siamo noi i creatori, il nostro io non giustifica niente.

Per cui noi facciamo tutti gli errori in quanto giustifichiamo qualcosa dicendo: "Questo mi piace".

Lo giustifico nel mio io e io sono completamente sfasato.

Non posso giustificare niente nel mio piacere o dispiacere.

Io sono un effetto di tante cose dell'opera di Dio.

L'io dell'uomo è stato creato il sesto giorno, il che vuol dire che è tutto un effetto della creazione di Dio.

Per cui noi non possiamo giustificare niente.

Noi stessi, abbiamo bisogno di essere giustificati.

Noi siamo un mistero a noi stessi, siamo un abisso di tenebre, siamo una babilonia.

Noia abbiamo bisogno di essere giustificati,  e chi ci giustifica è soltanto Dio, per cui soltanto guardando da Dio trovo la giustificazione di me, quando conosco me ma, sono un beato illuso se parto da me per arrivare a Dio.

Q.: Dio è il Principio e soltanto se il Principio è il mio Principio, il mio movente, qui...

Luigi: È il Principio del tuo desiderare, Dio deve essere il Principio del tuo desiderare se tu vuoi entrare nell'amore.

Q.: E in questo Principio tutto è giustificato.

Luigi: Certo.

R.: L'amore è ritrovarmi in colui che è, amato, compreso, giustificato come sono e come non mi conoscevo prima.

La nostra grande sofferenza, il senso della vita che non troviamo, il non significato delle cose in fondo nasce dal non conoscerci.

Noi non sappiamo chi siamo.

Luigi: Ma noi non possiamo nel modo più assoluto conoscerci.

Il problema non è conoscere l'uomo, il problema è dimenticare l'uomo.

Noi abbiamo bisogno di dimenticarci, mica di conoscerci.

R.: Nella misura in cui permango nella conoscenza di Dio conosco anche me. È una conseguenza, è quello che mi è dato in sovrappiù.

S.: Si è detto la volta scorsa che manca un anello per capire bene questa giustificazione.

Si entra nell'amore di Dio, capendo come tutto è fatto nel Pensiero di Dio.

Capendo che l'essere Dio è con noi e in noi.

Luigi: Sempre e in tutto. Ma bisogna capirlo questo, capendolo tu entri nell'amore.

R.: Mi sembra che sia l'anello di congiunzione questo.

Luigi: Lo vedremo se Dio vuole.

R.: È proprio questo offrire la vita e riprenderla è questo riportare a Dio...

Luigi: Qui dice per "riprenderla" ma è più corretto dire "per riaverla nuova"

R.: Per riavere un io nuovo da Dio, questo concepimento di cui si parlava prima e allora lì possiamo capire che il pensiero del nostro io è il suo Pensiero. È una promessa, è una meta.

Luigi: Ma se tu dici che il pensiero del tuo io è il Pensiero di Dio tu bestemmi.

Quello è l'io nuovo che nasce da Dio ma se dici questo non da Dio, tu bestemmi e Dio ti fa capire che stai bestemmiando.

R.: Finora pensavo che l'io nuovo quando nascerà da Dio farà una cosa sola con il Pensiero di Dio. E allora equivale a dire....

Luigi: È la consumazione di tutto nell'unità: "Affinché siano tutti consumati nell'unità".

R.: Però mi sembra una cosa diversa dire che faremo una cosa sola con il Pensiero di Dio e dire invece che il nostro nuovo io è il suo Pensiero o è la stessa cosa sostanzialmente?

Luigi: È la stessa cosa.

L'essere è uno solo e le persone sono distinte.

Presso Dio, l'essere è unico ma le persone sono distinte.

Anche con il Figlio, noi facciamo una cosa sola, però le persone sono distinte.

R.: In Dio e da Dio abbiamo la giustificazione di tutto. È il rapporto che lega Dio con tutte le sue creature e prima di tutto con suo Figlio.

Luigi: Infatti l'amore ti illumina, lo Spirito di verità ti conduce a vedere la verità in tutto.

Tu illuminata ti senti compresa.

Noi ci sentiamo non compresi perché non ci sentiamo giustificati. Per quello ti libera dal peccato e ti libera da tutto.

Dio comprende e ti illumina tutto e ti libera da tutto.

R.: Ci porta a scoprire che Dio manifesta Se Stesso in tutto proprio come Trinità.

Luigi: Si rende presente, amare vuol poi dire rendersi presente.

R.: Noi siamo fatti in coppia con Dio, proprio perché viviamo di presenza e quindi siamo fatti di questa presenza del "Tu" di Dio.

Luigi: Però questo lo capisci solo da Dio, altrimenti tu confonderai questa coppia con il tuo io.

R.: Nel senso che sono io che faccio, io che amo....

Luigi: Soltanto partendo da Dio tu puoi capire che noi siamo fatti dal suo "Tu".

S.: Avendo Dio come punto fisso di riferimento, riferendo tutto a Lui si resta nella sua presenza.

Luigi: Anche parlando di una persona, tu puoi stare con la presenza di una persona soltanto se riferisci tutto a quella persona, basta che tu trattenga una cosa per te e non la riferisca a quella persona che quello ti crea divisione.

T.: Il mio desiderio deve nascere dalla realtà.

Luigi: Non deve essere una premessa alla realtà.

Invece nell'amore umano, il desiderio è una premessa.

Noi portiamo un desiderio, quando questo desiderio trova la possibilità di realizzarsi c'è il blocco.

U.: L'amore che mi viene da Dio mi porta ad amare anche il nemico.

Luigi: Si perché ti fa vedere Dio in tutto. È Dio che mi dà la possibilità di amare tutto e tutti.

Non sono io che amo, la creatura non può amare, la creatura può soltanto essere un centro di egoismo.

Perché da sola non sta su.

Quando io non sto su, ho bisogno di avere qualcosa che mi puntelli perché da solo non sto su.

V.: Dobbiamo arrivare alla convinzione che Dio c'è e che opera tutto.

Luigi: Dio parla con noi in tutto, perché Lui è il Creatore e pensa a noi.

Perché se Lui cessasse solo un attimo di pensarci, noi cadremmo nel nulla.

È Lui che ci fa essere.

Lui è l'essere.

Noi siamo in quanto partecipiamo.

Z.: L'amore è un problema di logica.

Luigi: Noi normalmente lo leghiamo al sentimento e siamo completamente fuori strada.

Z.: L'amore è giustificazione e comprensione.

Luigi: Quindi è conoscenza, tolta la conoscenza tu scadi nel sentimento che è proiezione del tuo desiderio.

Z.: Da lì si deduce come l'amore è uno solo, a volte si distingue fra amore per le creature e amore per Dio ma in realtà sono la stessa cosa, perché è l'unico vero amore, è l'amore che nasce da Dio a ci fa amare tutti, perché ci fa rapportare tutto a Lui e quindi a guardare tutto da Lui.

Luigi: In Dio tu ami veramente bene tutto e tutti.

Perché Dio comprende tutto e tutti e non strumentalizza nessuno.

In Dio tu non vuoi mettere il tuo timbro sulle cose, è lì la meraviglia.

Mentre invece nel pensiero del nostro io la prima cosa che diciamo è: "Questo è mio, questo è mio".

Y.: Per Dio non ci sono nemici e anche per non dovrebbero esserci.

Luigi: Si, tu ami Dio in quanto vedi l'opera di Dio e vedi anche nel tuo nemico l'opera di Dio, la mano di Dio e anche il piede di Dio se uno ti pesta un piede, allora ringrazi il Signore, perché attraverso quello ti dà una lezione e sei riconoscente a Dio e al nemico.



Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo.

Gv 10 Vs 17 Terzo tema.


Titolo: L'anello mancante.


Argomenti: Le tre logiche divine. Le due logiche e i due amori dell'uomo. Capire Dio. L'amore divino. Amore e giustificazione. Restare e amore. Il sacrificio di Abramo. Il nuovo che viene da Dio. Condizione per entrare nell'amore. L'amore di Dio è lo Spirito Santo. Nel dare c'è il pensiero.


 

24-25/Febbraio/1991 Casa di preghiera Fossano.


Siamo arrivati all'ultima parte di questo versetto, cioè alle parole di Gesù che dice:"Io offro la mia vita per averla di nuovo.

Ci siamo chiesti fin dall'inizio quale rapporto passasse tra la prima affermazione: "Per questo il Padre mio mi ama" e la seconda con cui Dio vuole giustificare questo amore: "A motivo che Io offro la mia vita".

Abbiamo detto che Gesù qui inaugura un campo nuovo, una logica nuova.

La logica delle giustificazione delle cose che Egli ha affermato e dichiarato.

Tre possiamo dire che sono le grandi logiche che appartengono al campo del divino.

Vedremo la logica dell'antico testamento, abbiamo il campo della logica del Cristo e abbiamo il campo della logica dello Spirito Santo.

Il campo della logica dell'antico testamento è la logica della giustizia attraverso la quale Dio ci invita, ci propone di mettere Lui al centro di tutto perché è giusto che Lui sia al centro di tutto, perché Lui è il centro di tutto.

Bisogna che la nostra giustizia coincida, collimi con il vero, con la verità.

Dio è il Creatore di tutto, Dio è al di sopra di tutto, Dio va messo al centro di tutto.

Senza questa giustizia non si può approdare alla logica del Cristo.

Logica con cui Egli ci annuncia la verità.

Non si può arrivare ad avere interesse per la verità se non si è fatta la giustizia essenziale presentataci dall'antico testamento.

Perché se non si è fatta quella giustizia, questo è segno che noi abbiamo come punto fisso di riferimento della nostra vita valori diversi da Dio, altri fini, per cui siamo completamente fuori da quello che è l'argomento della vita.

E poi abbiamo la logica dello Spirito Santo.

E questa è la logica della giustificazione di tutte le cose che ha detto il Cristo.

"Lo Spirito Santo non vi dirà nulla di nuovo ma vi farà ricordare tutte le cose che v'ho detto e ve le giustificherà, ve le farà capire".

Con queste parole Gesù qui annuncia la logica dello Spirito Santo.

La logica delle giustificazioni.

Però già ci siamo trovati di fronte a due termini molto difficili per noi.

Perché non riusciamo a vedere il nesso tra: "Il Padre mio mi ama a motivo che Io offro la mia vita".

Il rapporto che passa tra l'offerta della vita del Figlio e l'amore del Padre a noi sfugge.

Per questo l'argomento di stasera l'abbiamo chiamato l'anello mancante.

L'anello che manca è un annuncio e di fronte a un annuncio manca sempre qualche cosa.

Questo anello mancante è proprio quella luce che mette in accordo la prima affermazione con la seconda e ce la illumina.

Evidentemente c'è una chiave che illumina le menti, che illumina le anime.

E fintanto che  questa chiave non si trova, le nostre anime, anche se sentono tante cose restano all'oscuro.

Noi prima di affrontare questo argomento abbiamo dovuto presentare la logica o le logiche in cui si trovano gli uomini.

Abbiamo detto che due sono le grandi logiche nel campo dell'umano: c'è la logica umana e c'è la logica divina.

La logica è la predicazione di un vero, di un punto fisso di riferimento.

La logica umana ha come punto fisso di riferimento i sentimenti, i dati all'uomo, ciò che l'uomo esperimenta, ciò che l'uomo vede e tocca.

E qui abbiamo la logica delle scienze, abbiamo la logica economica, la logica delle morali, la logica sociale, sono tutte logiche umane.

E poi c'è la logica divina e la logica divina è quella che ha come punto fisso di riferimento Dio Creatore.

Da queste due logiche derivano sue amori.

Così nella logica umana abbiamo un amore umano.

L'amore umano è una derivazione della logica umana, è cioè una derivazione del sentimento.

L'amore umano è il rapporto che passa tra un sentimento, tra un desiderio della creatura  e ciò in cui si realizza questo desiderio.

Per cui abbiamo detto che nell'amore umano la realizzazione (che forma il blocco d'amore con il desiderio) dell'amore è una conseguenza del desiderio.

A seconda di ciò che l'uomo sogna e desidera, poi si unisce a quella cosa, quell'oggetto, quella creatura in cui trova la realizzazione del suo desiderio.

Ma come come punto fisso di riferimento qui abbiamo il desiderio dell'uomo.

Ed abbiamo visto che è sbagliato perché non è il nostro desiderio che deve determinate il nostro amore e la realtà alla quale noi ci uniamo.

Perché nella verità il desiderio deve essere una conseguenza della realtà, non deve essere l'elemento determinante la realtà, altrimenti ci isola completamente da quello che è il regno della verità, da quello che è il Regno di Dio e noi diventiamo dei corpi estranei.

L'amore divino invece deriva dalla logica divina e ha come punto fisso di riferimento Dio, la realtà Dio, Dio Creatore.

Dio Creatore perché è Colui che nessuno può ignorare, dal momento che non siamo noi i creatori.

E quindi il desiderio è una conseguenza di questo, non è la premessa della realtà.

Nella logica divina il desiderio deve essere una conseguenza della realtà: "Poiché Dio è questo, io desidero e voglio questo" e in conseguenza scatta l'amore.

Il nostro desiderio deve essere una conseguenza della realtà.

Tutto questo è stato necessario premetterlo per poter giungere a capire questo anello mancante che deve collegare queste due parti annunciate da Gesù.

Questo di Gesù è un annuncio.

Ma perché Gesù non ce lo dice apertamente, Gesù parla a tutti ma non parla apertamente, parla in parabole.

Ma perché?

Perché all'apertamente non si arriva senza di noi.

Allora Gesù annuncia le cose, annuncia anche il campo della logica e dello Spirito Santo ma non si lascia intendere.

Perché?

Ma perché per intenderlo abbiamo bisogno di arrivare allo Spirito Santo.

Quello ci farà capire tutto.

Ma perché c'è bisogno dello Spirito Santo e non ce lo dice apertamente?

Perché l'annuncio della verità è dato a tutti, le parabole giungono a tutti, le Parole di Dio arrivano a tutti, Dio è l'essere che nessuno può ignorare, conoscerlo è tutta un altra cosa.

Capire è tutta un altra cosa.

Sembra strano dire capire Dio, ma questa parola non la dico mica da me, è Dio che vuole essere conosciuto, è Dio che vuole essere capito ed è lì la meraviglia dell'amore: Dio non vuole tenere nascosto nulla.

Tra l'annuncio di Dio, tra la parabola di Dio, tra le Parole di Dio, tra ciò che noi non possiamo ignorare di Dio e il capire Dio e il conoscere Dio sta tutta la nostra vita.

E se nella nostra vita noi non abbiamo presente questi due grandi termini: ciò che arriva a noi e ciò che non può arrivare a noi senza di noi, la nostra vita è tutta un fallimento, noi toccheremo con mano il fallimento.

Perché la vita sta lì, la vita vera sta nel conoscere Dio.

Soltanto che a questa conoscenza di Dio non si arriva senza di noi.

Ma perché non si arriva senza di noi?

Per il semplice fatto che Dio si conosce soltanto per mezzo di Dio.

Solo per mezzo di Dio, Dio è infinito e tutto ciò che è infinito non può passare al finito.

Però Dio non si nega, Dio ci ha creati non per farci sospirare una cosa impossibile.

Dio ce la rende possibile, vuole rendercela possibile.

Però la verità è una, Dio è uno e ciò che è uno è infinito.

E ciò che è uno è eterno e ciò che è uno è Assoluto.

È ciò che è uno è trascendente tutto.

Dio è trascendente tutto.

E ciò che è trascendente tutto non può dipendere da niente e da nessuno, non dipende dalla creatura.

Quindi non può dipendere dal nostro volere, dal nostro desiderare, dal nostro pensare o dal nostro criticare.

Dio si può conoscere e si conosce solo per mezzo di Dio.

Noi non siamo Dio, però non siamo negati e Dio non si nega a noi.

E allora ecco questa necessità di questo passaggio, questo passaggio dal nostro finito all'infinito di Dio.

Questo superamento di tutto di noi.

Questo passare dal pensiero del nostro mondo e delle nostre cose al Pensiero di Dio.

Ho detto pensiero, solo pensiero.

Bisogna convincersi che a un certo momento tutto il campo del sentimento, tutto il campo del mondo, tutto il campo del sociale e del prossimo può essere una sollecitazione, può essere un annuncio ma non ci farà mai conoscere Dio, nel modo più assoluto.

E se il nostro destino sta nel conoscere Dio, certamente nella nostra vita c'è questo punto in cui noi dobbiamo salutare tutto.

Salutare i nostri sentimenti, salutare le nostre conoscenze, salutare il nostro mondo, salutare tutto ciò che è finito, salutare tutte le nostre sicurezze, dobbiamo salutarle tutte, tutte, parenti, conoscenti amici, nemici, tutto dobbiamo salutare.

Tutti i nostri problemi vanno salutati, tutto.

Perché?

Perché bisogna imparare a guardare dal punto di vista di Dio.

Abbiamo premesso a questo argomento di oggi l'argomento dell'amore ed abbiamo detto che l'amore divino che è fondato sulla logica divina non ha niente a che fare con l'amore umano che è fondato sul sentimento e l'uomo ama per sentimento.

Dobbiamo incentrarci su quello che è l'amore divino.

Dio si conosce soltanto per mezzo di Dio

L'amore di Dio nasce da ciò che Dio è.

L'amore di Dio è una conseguenza della verità di Dio.

Ci siamo interrogati domenica scorsa: "Dio veramente ama? Dio è amore?".

Qualcuno può presentare anche Dio come una grande legge.

Dio è l'amore.

Perché?

Perché Dio è il Creatore di tutte le cose ed essendo il Creatore, cioè il Principio di tutte le cose ha in Sé la ragione di tutte le cose.

Comprende tutte le cose.

Abbiamo visto che l'amore vero, non è quell'amore umano, sentimentale che consideriamo noi, in cui noi amiamo le cose che hanno come punto fisso di riferimento il nostro io.

Noi amiamo tutte quelle creature in cui troviamo l'esaltazione del pensiero del nostro io.

E questo non è amore ma desiderio di possesso, è desiderio di affermare il pensiero del nostro io.

L'amore di Dio, l'amore presso Dio è tutt'altra cosa.

L'amore non è strumentalizzazione degli altri.

Dio non ha bisogno di strumentalizzare gli altri

Dio non ha bisogno nemmeno di strumentalizzare le creature.

Dio è trascendente ed essendo trascendente da tutto e da tutti non ha bisogno delle creature.

Noi amiamo le creature perché abbiamo bisogno delle creature.

Dio non ha bisogno delle creature.

Dio è trascendente quindi è perfettamente libero, non ha bisogno che noi lo glorifichiamo.

Non sa cosa farsene delle nostre parole, dei nostri canti e delle nostre feste.

Siamo noi che per essere, abbiamo bisogno di Lui, Lui è.

Noi non siamo.

Noi siamo solo nella misura in cui partecipiamo di Dio, cioè nella misura in cui lo conosciamo.

Se l'amore vero è comprensione dobbiamo chiederci come si fa a entrare in questo amore.

Comprendere vuol dire giustificare.

E giustificare quello che noi subiamo e non riusciamo a capire.

Noi siamo bombardati, tutta la nostra vita è un sopportare cose che non riusciamo a giustificare.

Avvenimenti, fatti, cose che avvengono in noi e che avvengono fuori di noi.

Pensieri che si accavallano e che non riusciamo a comprendere, non riusciamo a giustificare.

E noi non ci rendiamo conto che tutto questo, è bisogno di incontrare la comprensione di quelle cose che portiamo in noi, non giustificate.

Tutti i dati che arrivano a noi, noi li subiamo ma non li capiamo e stiamo invocando di capire.

Perché noi siamo fatti per capire.

L'amore comprende l'amore giustifica e questo è l'amore di Dio.

Perché tutte le cose sono giustificate soltanto in Dio.

Quand'è che si può giustificare, quand'è che si riesce a giustificare.

Cosa è che si richiede, che cosa è necessario per avere questo amore?

Noi riusciamo a comprendere e giustificare in quanto capiamo, in quanto conosciamo.

Ma cosa è necessario per conoscere?

Per conoscere è necessario avere presente il Principio delle cose.

Soltanto alla presenza del Principio delle cose, noi abbiamo lì la ragione e la giustificazione delle cose.

E fintanto che non vediamo il Principio delle cose che portiamo in noi e che sono tutte effetto di una causa, noi non riusciamo a capire, non riusciamo a comprendere, non entriamo nell'amore.

Il Principio ci è annunciato, nessuno di noi lo può ignorare, nessuno di noi è il principio delle cose, nessuno di noi è il principio di se stesso.

Ecco per cui noi ci ignoriamo e per quanto scaviamo non riusciamo a conoscerci.

Non riusciremo mai a conoscerci, perché noi non siamo il principio di noi.

Soltanto se noi fossimo il principio di noi stessi noi ci conosceremmo ma noi non ci conosciamo.

Il nostro Principio è altrove, un Altro ci ha voluti.

C'è un Altro che ci ha dato la vita, c'è un Altro che ci ha dato l'esistenza.

Il Principio è annunciato: Dio Creatore.

Soltanto contemplando nel Principio, vedendo le cose dal Principio, solo lì noi abbiamo la possibilità e la capacità di entrare nel vero amore e di scoprire anche il vero amore, di scoprire cioè di essere amati.

Ma cosa vuol dire questo riportare tutte le cose al Principio?

Il Principio ci è dato, ci è annunciato: "In Principio era il Verbo", sono passati secoli e secoli, migliaia di anni, nella nostra vita personale da questo Principio.

Noi viviamo in una grande confusione, sopratutto di pensieri, di argomenti.

Altro che Principio, noi l'abbiamo dimenticato lontano questo Principio.

E non riusciamo più a collegare le cose con questo Principio, infatti non siamo più capaci a pensare.

Quanto volte ci chiediamo cosa vuol dire pensare, cosa vuol dire il pensiero?

Se c'è qualcosa nell'uomo che lo distingue dall'animale è il pensare.

E noi ci troviamo con uomini e con donne che a un certo punto si chiedono cosa voglia dire pensare.

Cos'è un pensiero e che cosa vuol dire pensare?

Abbiamo degli abissi che ci separano dal pensiero e ci vantiamo di essere uomini.

Per collegarci con il Principio bisogna averlo come principio.

Non possiamo restare con una persona se non riferiamo tutto a quella persona.

Ecco per cui noi siamo terribilmente incapaci a convivere con le persone.

A molta maggior ragione noi siamo incapaci a restare con Dio.

Questo argomento del versetto 17 è la conseguenza di quello che Gesù aveva detto prima, la conclusione di tutta l'opera di Dio è che siano tutti una cosa sola.

Ma tutti una cosa sola dentro di noi.

E soltanto quando si è tutti una cosa sola dentro di noi si comincia ad entrare in questa grande luce di Dio, perché in Dio siamo tutti una cosa sola.

E tutto attinge a questa unità meravigliosa.

Ma come fare a restare in questa unità?

Come fare per restare in questa unità che ci è dichiarata e che non possiamo smentire?

Il problema del restare con uno è il problema dell'amore.

E amare uno vuol dire riferire tutto a quell'uno e basta che noi non riferiamo una cosa sola a quell'uno, che immediatamente si scava un abisso.

Anche se noi con tutto il nostro impegno e la nostra volontà vogliamo amare, noi siamo divisi, non possiamo restare.

Perché l'amore non è oggetto di volontà, l'amore è oggetto d'intelligenza.

È comprensione, è conoscenza.

E per restare in questa conoscenza, bisogna riportare tutte le cose in continuazione al Principio, perché per poco che noi ci scostiamo dal Principio, noi immediatamente cadiamo nella notte.

La luce sta nel vedere le cose dal Principio.

E allora qui cominciamo a intuire il rapporto che passa tra la prima affermazione di Gesù: "Per questo il Padre mi ama" e il suo offrire la vita.

"Mi ama" vuol dire: "Mi comprende".

Amare vuol dire comprendere e quando si è compresi ci si sente amati.

Uno si sente amato in quanto si sente pensato, compreso.

Qui Gesù dice che offre la vita per riprenderla di nuovo.

Mi permetterei di correggere un poco questa traduzione.

Quel "di nuovo".....

Secondo lo spirito bisognerebbe dire: "Io offro la mia vita per riaverla nuova".

Nuova, lo dice per noi.

E il tema di oggi l'abbiamo visto anche nella liturgia della messa, l'offerta di Abramo del figlio Isacco.

Perché Dio chiede ad Abramo il sacrificio del figlio Isacco?

L'unico figlio di Abramo e glielo mette in evidenza: "Dell'unico tuo figlio".

Non uno qualunque.

"Per cui se tu dessi tutto il resto al posto di questo tuo unico figlio tu mi recheresti una offesa".

Dio aveva promesso ad Abramo il figlio.

Glielo aveva promesso da lontano, glielo aveva fatto sospirare a lungo.

Poi finalmente glielo ha dato ma gli lo ha dato in una situazione in cui Abramo non avrebbe potuto averne un altro.

Eppure a un certo momento Dio dice ad Abramo: "Dammi tuo figlio".

Il figlio era la vita di Abramo, tutta la sua vita.

In Isacco è rappresentato il pensiero.

Dio a un certo momento ci chiede la vita, come è possibile che dopo averci dato la vita ce la chiede?
Perché dopo averci dato il pensiero, Dio ci chiede il pensiero?

"Il tuo unico figlio".

Il pensiero è il nostro unico figlio, ciò a cui teniamo di più.

Perché Dio ad Abramo chiede il sacrificio di suo figlio?

Perché glielo vuole ridare nuovo e qui sta il problema: in cosa sta questa novità?

Dio ci offre il pensiero e poi ci chiede il pensiero?

Dio ci dà la vita, noi abbiamo la vita ma questa vita che abbiamo è una vita senza paternità, è una vita anonima.

Sì, è vero che noi diciamo che la vita l'abbiamo avuta da padre e madre o se abbiamo fede diciamo di averla avuta da Dio Creatore ma non basta questo.

Questa vita per noi è anonima, è senza senso.

Tanto che pur credendo e pur avendo tutti i nostri rapporti con il mondo e con i nostri cari a un certo momento ci domandiamo a che cosa serve questa vita.

Questa vita a cosa serve?

È senza senso?

Ed è senza senso perché è senza nome.

Ed è  senza nome perché è senza paternità.

Dio Creatore ci dà la vita certo, noi abbiamo la vita come abbiamo tutte le altre cose, anzi noi siamo fatti di tutte le cose che abbiamo.

Ma tutte queste cose che abbiamo sono senza testa, sono tutto sentimento.

Sono senza Principio.

Noi non le vediamo giustificate.

E Dio dopo averci dato la vita, a un certo momento ci chiede la vita.

Ma che senso ha ciò? E che senso ha qui il Figlio di Dio che dice: "Io offro la mia vita per riaverla di nuovo", perché la offre per averla di nuovo e cosa ci vuole dire?

Lo dice per noi e non solo dice questo ma dice anche: "A motivo di ciò il Padre mi ama".

Il che vuol dire che se non si giunge a questa offerta della vita per riaverla di nuovo, se non si fa questo passaggio non siamo amati da Dio, non entriamo nell'amore di Dio, non restiamo con Dio, non possiamo restare con Dio.

Qui possiamo anche capire perché Dio chiede ad Abramo il sacrificio di Isacco.

Per farlo entrare nell'amore.

E proprio per questa contraddizione insopportabile per Abramo, che "Abramo desiderò vedere il Mio giorno".

Quasi a dire: "Signore, si può sapere che cosa tu vuoi? Mi dai una cosa e me la porti via, mi prometti mari e monti e poi dopo mi porti via tutto, si può sapere che cosa Tu vuoi?!"

"Desiderò vedere il Mio giorno", il suo Pensiero.

Dio ci dà tutte le cose e poi ce le porta via tutte e l'anima sgomenta interroga: "Ma si può sapere che cosa vuoi?".

O noi riusciamo a dimostrare che Dio non esiste oppure siamo nel tormento per capire.

Capire il Pensiero di Dio, capire il significato.

Ecco per cui dico che troviamo due termini che non riusciamo a collegare tra loro.

Cosa vuol dire questo?

La chiave, l'anello mancante è il concetto dell'amore che abbiamo visto domenica scorsa.

Ma quell'amore di Dio.

E l'amore di Dio abbiamo visto che è lo Spirito Santo.

Quell'amore che è comprensione e la comprensione viene dall'aver presente Dio e il suo Pensiero.

Infatti lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio, cioè procede da Dio e dal suo Pensiero.

E fintanto che non abbiamo presente Dio e il suo Pensiero, cioè il suo Fine, la sua Intenzione non possiamo concepire l'amore di Dio.

E il Pensiero di Dio è questo: Lui ci chiede la vita per ridarcela nuova, ci chiede il pensiero per ridarcelo nuovo.

E in cosa consiste questa novità?

C'è una differenza enorme tra l'avere qualcosa e l'avere qualcosa da uno.

Un po' come il bambino che ha qualcosa e poi lo dà alla mamma perché vuole che la mamma glielo dia, vuole averlo dalla madre.

Vogliamo chiederci che differenza passa tra una cosa che si ha e una cosa che si ha da uno?

Perché la cosa di per sé è sempre la stessa cosa.

Che differenza c'è?

C'è una differenza abissale, enorme.

Quante volte sento dire: "Ma io non voglio fare quello che voglio io, io voglio che me lo dica l'altro".

In termini estremi: "Io voglio che me lo dica Dio".

C'è una differenza abissale tra l'avere la vita e l'avere la vita da uno, tra l'avere una cosa e l'avere una cosa da uno.

Qui il Figlio dice: "Io offro la mia vita, perché non voglio averla, voglio averla dal Padre, voglio che sia il Padre a darmela".

Il Figlio dice: "Io non faccio niente se non lo vedo fare dal Padre.

E perché non vuole fare niente? Notiamo che il Figlio di Dio è Dio quindi è onnipotente, può fare tutto.

Dice: "Il Figlio non fa niente se non lo riceve dal Padre".

È lì la meraviglia.

Che differenza c'è tra una cosa che abbiamo e una cosa che invece ci viene data? Tant'è vero che Dio stesso chiede a noi che gli diamo noi la cosa che per primo Lui ha dato a noi ma, che ha dato a noi per atto creatore.

E noi l'abbiamo e non sappiamo cosa sia.

Noi abbiamo la vita ma il nostro grande problema è non sapere a cosa serva questa vita qui.

Abbiamo un dono, un meraviglioso strumento fra le mani ma non sappiamo a cosa serva: "A che cosa devo rivolgere la mia vita?".

Già la Bibbia dice che gli uomini credono che la vita serva loro per guadagnare ricchezze.

Non soltanto allora, lo credono ancora adesso dopo migliaia di anni.

Gli uomini ritengono che la vita serva per guadagnare ricchezze: quanto più mondo è possibile, quante più creature possibile.

Invece di questa vita che Dio ci dà, a un certo momento Dio ci dice: "Dalla a Me, affinché sia Io a ridartela nuova".

E che differenza passa?

Perché c'è una differenza enorme tra una cosa che uno va a comperarsi o una cosa che uno possiede e una cosa che uno ottiene in regalo da qualcun altro.

C'è una differenza abissale.

Qui sta la grande novità, perché quando noi ci comperiamo una cosa o quando noi abbiamo una cosa, quella cosa è nel pensiero del nostro io, ma quando noi riceviamo la cosa da uno, quell'uno che ci dà quella cosa, non ci dà mica la cosa, ci dà il suo pensiero.

È lì la novità.

Ecco per cui il Figlio offre la sua vita, la dà al Padre, perché vuole averla dal Padre, vuole che sia il Padre a dargliela, in continuazione.

Perché?

Perché dandogli la vita gli dà il Suo Pensiero.

E il Figlio è il Pensiero del Padre e lo dice a noi, per insegnare a noi che cosa?

Questo passaggio stupendo e meraviglioso al quale può attingere soltanto la persona umana: il passaggio dal nostro finito all'infinito di Dio.

Noi offriamo a Dio il nostro finito, la nostra vita finita e il nostro pensiero finito, ma se questo pensiero adesso ce lo dà Dio, se questa vita adesso ce la dà Dio, qui è una novità.

Perché qui Dio non ci dà soltanto la vita, non ci dà soltanto il nostro pensiero, ci dà il suo Pensiero.

Noi siamo fatti da ciò che abbiamo e se Dio ci dà qualche cosa, questo qualche cosa che forma noi è il suo Pensiero, qui abbiamo il passaggio all'infinito.

Qui noi scopriamo di fare una cosa sola con il Pensiero di Dio.

Ecco per cui Dio ci dà cose finite e poi ce le chiede per farci entrare nel suo amore: "Per questo il Padre mi ama", ecco la ragione che collega i due termini"

Per questo il Padre mi ama, perché Io offro la mia vita per riaverla nuova da Lui come suo Pensiero.


A.: Entrando nella logica dello Spirito Santo che è la logica dell'amore e che ha la ragione di tutte le cose, noi ci sentiamo compresi, ci sentiamo giustificati e a questo punto mi pare logico il trasferimento di tutto quello che abbiamo avuto senza di noi a Dio Stesso per trovare in Lui la giustificazione.

Luigi: Certo lì è la novità, lo ricevi nuovo, lo ricevi come suo Pensiero.

A.: È in questo scambio personale che noi riceviamo personalizzato quello che abbiamo dato, senza capire le cose che ci sono state date. La ragione possiamo averla in noi per fede ma, Lui ci ridà sopratutto il suo Pensiero.

Ridando a Lui quello che noi pensiamo di possedere.

Luigi: Chi mi dà un dono, non mi dà soltanto il dono ma mi dà anche il suo pensiero.

Il dono può essere una stupidaggine ma è il suo pensiero che è immenso.

A.: Il problema è vedere se, dandogli il suo Pensiero, quando io riesco a conoscere il suo Pensiero.

Luigi: Dandomi il suo Pensiero, Lui dice a me: "Io voglio che tu sia", mi dà l'essere, mi fa essere, è lì la meraviglia.

Lui mi dice: "Io voglio che tu sia" è lì l'amore.

È lì la meraviglia, perché mi fa un suo pensato.

A.: E qui siamo nella logica dello Spirito Santo o siamo ancora nella logica dell'antico testamento.

Io riporto a Dio per giustizia o per amore? O entrambe le cose?

Luigi: A un certo momento giustizia, amore, conoscenza e verità coincidono perfettamente.

Amore è perfetta conoscenza, per cui là, dove l'amore non è conoscenza non è più amore ma è una grande fregatura.

B.: La vita che il pastore offre prende due aspetti.

Luigi: Prende l'aspetto nei confronti del Padre, offre cioè la sua vita per riaverla nuova e prende l'aspetto che offre la vita per le pecore portandole nell'unità.

Certo ma Lui mi offre la vita proprio dicendomi che Lui offre la vita per riaverla nuova.

B.: Sì, Lui offre la vita al Padre e la offre a noi...

Luigi: La offre a me dicendo quello, la vita sta lì.

B.: Me la offre dicendomi quale è il vero rapporto con il Padre.

Luigi: Mi insegna come si fa a restare nell'amore, perché il problema è restare, restare con-.

Lì ti fa capire come si resta nell'amore.

Tu sei nell'amore in quanto resti nel pensato di-.

C.: L'importanza di avere un Padre a cui riferire tutto, mentre invece a volte abbiamo tanti padri.

Luigi: Qui siamo nel campo della conoscenza, non basta la fede.

Per fede sappiamo che Dio è Padre, diciamo "Padre nostro" tutti i giorni ma poi dopo....

Noi non sappiamo nemmeno cosa voglia dire pensare, altro che Padre...

D.: C'è una differenza enorme tra il vivere nel pensiero del nostro io e sentirci pensati da Dio.

Luigi: Hai voglia!

E.: Io comincerei dal fondo....

Luigi: Io comincerei dal cielo....

E.: Dal fine, poi veniamo al Principio. C'è una grande differenza fra una cosa che io ho e la stessa cosa che mi viene data da un altro.

Luigi: Certo.

E.: Gesù dice: "Sono venuto perché abbiate in voi la vita e la vostra gioia sia piena". Perché se è Lui che me la dà, io ho la stessa cosa che avevo prima: la vita, però l'ho doppia, eterna, infinita, immortale,l'ho da Dio ed è tutta un altra cosa. È lì che la gioia può essere piena.

Man mano che la vita dell'uomo passa, nella ricerca di Dio naturalmente, tutte le parabole di Gesù si realizzano nella nostra vita personalmente.

Luigi: Certo.

F.: Qualunque offerta o sacrificio nostro diverso dal pensiero, non renderà mai possibile la comunicazione tra noi e Dio. E solo quando il pensiero è totalmente rivolto a Lui.

Luigi: Devi guardare le cose dal Principio e questo lo puoi fare solo con il pensiero.

Non centrano sacrifici, offerte, rinunce, riti o sentimenti, tutto quello che vuoi.

F.: Si può faticare tutta la vita cercando il Signore e non sperimentarlo mai, perché è solo con il pensiero che si può giungere a Lui.

Luigi: Certo.

G.: M'ha aiutato l'esempio del bambino e della mamma, però si può rischiare anche di rimanere bambini tutta la vita, cioè di essere infantili.

Luigi: Tutto è parabola tutto è lezione, tutto è segno, Dio t'insegna, è tutta scuola, Dio ti sta educando, ti fa capire perché Lui ti dona le cose e poi te le chiede: "Offrilo a Me".

Lui ti chiede il pensiero, tu dirai: "Perché non posso essere libero di pensare a quello che voglio?".

Perché vuole darmi il suo Pensiero.

Il suo Pensiero è infinito, il mio pensiero a un certo punto si riduce a niente a polvere, anche se polvere di stelle sempre polvere è.

Noi abbiamo bisogno di ricevere le cose da Dio, perché da Dio c'è il suo Pensiero che mi dice: "Io voglio che tu sia", è Lui che mi fa essere con il suo Pensiero, quando mi rende partecipe del suo Pensiero.

G.: Uno può anche dire che non vuole fare niente che non gli venga detto da Dio...

Luigi: Non è un problema di volontà.

La volontà non centra niente, se tu t'appoggi sulla tua forza di volontà sei fregato, non c'è niente da fare.

È un problema di intelligenza, non è un problema di volontà.

Tu puoi fare tutte le promesse e i voti di questo mondo e resti con un pugno di mosce, non è un problema di volontà.

Il problema di restare con Dio non è un problema di volontà.

Se facciamo dell'amore una espressione della volontà stiamo freschi.

.......Devi offrire a Dio il tuo pensiero se vuoi ricevere il Pensiero di Dio.

È una cosa singola, non è tutti i giorni.

È una cosa che a un certo punto ti crogiola da matti ma, tu devi dare a Dio il suo Pensiero, per riceverlo da Lui nuovo.

Tu devi dare a Dio la tua vita, altrimenti non la ricevi nuova, cioè non la ricevi con il suo Pensiero.

Resterai sempre con il tuo pensiero

E il tuo pensiero ti frega.

Il Pensiero di Dio viene solo dal Padre, non viene da te e da nessun altro.

Solo dal Padre, la condizione essenziale è che tu offra a Lui il tuo pensiero.

C'è una vita nuova che si riceve sola da Dio, la condizione essenziale è che tu offra la tua vita a Lui.

"Chi cerca di salvare la sua vita la perde".

Fintanto che tu cerchi di trattenere questa vita, certamente tu la perdi.

La devi offrire a Dio per rinascere.

Nessuno può vedere il Regno di Dio se non rinasce dall'alto.

Non basta mica il battesimo, questi sono solo segni, a un certo momento bisogna capire.

E tu non rinascerai mai dall'alto, eternamente non rinascerai dall'alto se non offri il tuo pensiero a Dio.

In modo da riceverlo nuovo da Dio.

H.: "Se non tornerete bambini non entrerete nel regno dei cieli". Il bambino vuole la cosa dalla mamma.

Luigi: Non basta avere la cosa.

Hai bisogno di riceverla con il pensiero di uno.

Ed è il pensiero quello che ti dà tutto.

H.:Questa sarebbe la messa che dobbiamo fare?

Luigi: Si capisce.

L'offertorio: è tutta lezione, pedagogia, è Dio che ti dice: "Porta a Me questo, perché Io ti riveli mio Figlio".

Ecco la Parola di Dio che dice: "Questo è mio Figlio".

Ma se tu non offri non ricevi niente.

H.: Noi non sappiamo cosa sia questo pensiero, però abbiamo tanta difficoltà ad offrirlo, come mai?

Luigi: Perché è il nostro figlio unigenito.

I.: Offrire la vita e offrire il pensiero secondo me, sono due cose diverse. Io credo che è il Signore che costruisce la nostra vita nei minimio dettagli e poi quando decide Lui ce la racconta nei minimi dettagli. E tutto si ricompone.

Luigi: Però per favore non dirmi "secondo me".

I.: Ho detto "secondo me"?

Luigi: C'è la registrazione, hai sentito il bisogno di dire "secondo me".

M.: I nostri commenti oggi qui sembrano un po' i commenti che si fanno nelle chiese il giorno della Pentecoste della Santissima Trinità.

Poi qualcuno ha definito un poema d'amore la parabola del figliol prodigo quando  il figliol prodigo non aveva "Nessuno che gliele desse" le ghiande...

Luigi: Lui aveva tutte le ghiande a disposizione, perché i porci le mangiavano, quindi le aveva lì ma, "Non c'era nessuno che gliele desse". Non aveva nessuno che pensasse a Lui, è lì la tragedia: non avere nessuno che ti pensi.

G.: Ancora una cosa riguardo a prima, non riesco a vedere la distinzione tra creatura e Dio se il pensiero della creatura diventa Pensiero di Dio.

Luigi: La creatura forma una cosa sola con Dio, però tu non dimentichi mica quello che tu sei stato ed è quello che caratterizza la tua persona.

Tu vedi che Dio ti ha formato una cosa sola con Sé ma vedi anche da quale abisso ti ha tirato fuori.

Ed è lì che vedi l'amore. E quello è personale per ognuno.

N.: Non è il desiderio che fa la realtà ma è la realtà che fa il desiderio.

Luigi: Deve fare il desiderio.

N.: L'Assoluto che portiamo in noi è un desiderio e allora per arrivare alla realtà parto sempre dal mio desiderio.

Luigi: Tu non desideri l'Assoluto, siccome hai la passione d'Assoluto, tu desideri fare Assoluto quello che tu ami, ciò per cui tu vivi ed è lì tutta la fregatura.

N.: Ma io quando desidero l'Assoluto desidero proprio Dio.

Luigi: Se tu cerchi di capire che cosa è l'Assoluto, allora tu desideri l'Assoluto ma, se tu desideri fare Assoluto quello per cui tu vivi, tu hai come punto fisso di riferimento il tuo desiderio e allora siamo completamente fuori fase.

Quando questo desiderio deriva dalla realtà, tu desideri capire la realtà, quando invece le cose derivano dal tuo desiderio, tu desideri possedere le cose e farle assolute e triboli fa mattina a sera, fatichi tutta la vita per cercare di fare stare su il più che sia possibile quello per cui tu vivi, quindi farlo Assoluto.

O.: Tutto il mondo è segno...

Luigi: Segno non pensiero.

O.: È un segno di quello che sarà realmente....

Luigi: Il segno ti annuncia un pensiero ma non te lo dà.

Il pensiero è unigenito, ti viene solo da Dio.

Per cui è necessario che tu superi tutti i segni per giungere al pensiero.

Quindi le parole ti annunciano il pensiero ma non ti danno il pensiero.

I segni non ti danno il pensiero.

Sarà poi il pensiero che ti illumina le parole.

O.: Quando riceviamo un regalo da qualcuno e noi diciamo: "Basta il pensiero" questa consapevolezza che il pensiero è più importante del segno è già in noi.

Luigi: Certo, quell'altro con un piccolo segno ti dice: "Io voglio che tu sia".

O.: E quando si riceve un regalo anche importante ma che non porta in sé un pensiero dà quasi fastidio.

Luigi: Ma se tu cammini per la strada e uno ti saluta, implicitamente ti dice: "Io voglio che tu sia", se non ti saluta ti nega l'esistenza e tu ti senti offeso.

P.: Perché Dio mi dà una cosa finita e non me la dà infinita?

Luigi: Perché non può darmela infinita.

Perché l'infinito è uno solo, non sono mica due.

Noi siamo due ma il finito è uno solo.

Il finito è uno solo, noi siamo dei numeri e qualche volta diamo anche dei numeri.

P.: Non mi può dare l'infinito perché io non potrei sopportarlo?

Luigi: Non possiamo noi restare con l'infinito se non per mezzo dell'infinito, non possiamo conoscere Dio se non per mezzo di Dio.

Soltanto con Dio si conosce Dio, fintanto che noi siamo con noi stessi o con le creature noi ce lo possiamo sognare di conoscere Dio.

Non possiamo annullarlo o negarlo Dio ma, non possiamo certamente conoscerlo.

Dio si conosce solo per mezzo di Dio.

L'infinito si conosce solo per mezzo dell'infinito, sommando tutti numeri di questo mondo non giungi all'infinito.

E non riuscirai mai a capire l'infinito per quanti numeri tu metta assieme.

Dio non è una somma, non è un mettere insieme tante cose finite.

Dio non è una sintesi, Dio è una unità, Dio è persona.

Non è che tu mettendo assieme tante altre cose che tu trovi una persona o trovi la persona o non la trovi affatto.

Tutte le cose ti annunciano la presenza di quella persona ma fintanto che tu personalmente non trovi quella persona non l'hai trovata.

P.: Quindi la condizione per trovarlo è offrirli il mio pensiero.

Luigi: Soltanto il pensiero e tutto il pensiero, perché a Dio si giunge solo attraverso il pensiero.

Poi dopo questo pensiero che noi portiamo in noi è Lui stesso, comunque....

Q.: Dopo oggi mi è ancora più chiaro quel: "Rinnega te stesso".

Non si tratta di soffocare il nostro pensiero ma riportarlo, rimetterlo a Lui per riaverlo giustificato, per dare un senso e un significato a quel nostro pensiero che non sappiamo cosa sia.

Luigi: Io offro la mia vita, la mia vita è il pensiero, noi viviamo nel pensiero, siamo determinati in tutto dal pensiero.

E Gesù dice: "Io offro la mia vita per averla nuova" e lo dice per ognuno di noi.

Q.: È verissimo, avere una vita nuova in un pensiero nuovo.

Luigi: Ed è una novità all'infinito, una novità eterna.

Q.: Poi Dio facendoci il dono del suo Pensiero ci dà la vita, perché mentre ci dà il suo Pensiero ci fa essere.

Ci fa amati e amanti nello stesso tempo del vero amore. Ci fa generati a una vita nuova che resta mano con mano nell'amore e non esce più di lì.

Luigi: Certo.

R.: Adesso risulta chiaro il collegamento con il versetto precedente: "Che siano tutti una cosa sola".

Luigi: Ti risulta chiaro?

R.: Dopo questa spiegazione...

Luigi: Ti risulta chiaro?

R.: Mi sembra...

Luigi: Ti sembra, allora non è chiaro?

Q.: Sembra la triplice domanda fatta a Pietro: "Pietro mi ami?" e lui non sapeva cosa rispondere.

R.: Sarà una intuizione, però risulta chiaro.

Luigi: Va bé...

R.: È logico. È proprio lì che avviene la realizzazione di: "Siano tutti una cosa sola".

Quando offro il pensiero al Padre e il Padre mi dà il suo pensiero, mi fa una cosa sola con suo Figlio e lì si realizza l'unione.

Luigi: Ma tu capisci che lì ti fa capire che la chiave di volta è tutta sola nel pensiero?

R.: La nostra vita è proprio lì ma, d'altra parte anche tutto l'esterno si interiorizza in noi e diventa pensiero, quindi tutta la nostra vita è pensiero.

Luigi: Ma quando il tuo sentimento diventa tuo pensiero, tu sei fregata in pieno. Non basta quindi che dedichi il pensiero, è il tuo pensiero che tu devi offrire a Dio, perché a questo punto guardi dal punto di vista di Dio.

R.: L'animale è trasparente mentre noi invece siamo fregati dal pensiero. Tutto è opera di Dio ma tutto ci è dato affinché noi offriamo il nostro pensiero a Dio.

Luigi: Invece noi facciamo l'arco riflesso con il sentimento, per cui applichiamo il pensiero al sentimento ed è finito tutto.

Per cui noi siamo in peccato a seguire i nostri sentimenti mentre invece l'animale non è in peccato a seguire i suoi sentimenti.

R.: Questo anello mancante è proprio questo concetto dell'amore di Dio.

Luigi: Comprensione, perché tu entri nell'amore soltanto in quanto comprendi e l'amore ti dà la possibilità di comprendere e allora chi è compreso si sente amato e allora si sente potenziato perché riceve vita.

R.: Importante è avere presente il Padre e il suo Pensiero, la sua Intenzione.

Luigi: Tu non comunichi vita imponendo, anzi fai sentire maggiormente all'altro i limiti in cui lui si trova e quando tu a uno che non può, tu gli dici che deve fare, tu lo metti in crisi, lo schiacci.

Comprendilo, perché comprendendolo tu gli dai un sovrappiù, per cui può fare quello che per lui attualmente è impossibile.

R.: Questa novità che ci viene ad offrire il Pensiero di Dio, pensavo che questa novità consistesse in un legame maggiore ma, questo legame viene proprio dal fatto che è una cosa totalmente nuova, Lui mi fa scoprire lì che il pensiero che porto in me è il suo Pensiero.

Mi fa fare il passaggio all'infinito.

S.: Perdonatemi il gioco di parole, è uno scherzo: o si arriva al Pensiero infinito di Dio o si resta all'infinito in un pensiero finito che non comprende e dà i numeri.

Luigi: E proprio uno scherzo.

S.: Ma si finisce di dare i numeri. Tutte le forme di alterazione mentale, derivano proprio dal fatto di non arrivare alla verità. Sembra uno scherzo ma non lo è mica, è una cosa molto seria.

T.: Essere a immagine e somiglianza di Dio si realizza pienamente quando siamo nel Pensiero di Dio.

Luigi: Certo, Dio creando l'uomo dice: "Facciamo", non l'ha fatto.

È in formazione l'uomo, tutti quanti noi siamo in formazione.

Tu cresci a immagine e somiglianza di-, in quanto ti specchi in-.

Se anziché guardare Dio tu guardi un cane, tu cresci a immagine e somiglianza del cane.

T. Hai detto prima che il pensiero che portiamo in noi è Lui stesso, cosa significa questa affermazione?

Luigi: Contemplalo con Dio.

U.: Tutte le cose ci annunciano Dio però non ce lo fanno conoscere e i nostri pensieri neppure ce lo fan conoscere, per cui devono arrendersi.

Luigi: Tra tutti i pensieri c'è anche il Pensiero di Dio ed è lì che tu devi prendere personalmente contatto.

........La comprensione ci viene solo da Dio, quindi soltanto guardando da Dio, Dio ci rende capaci di comprendere ma è Dio che ci rende capaci, entriamo nell'amore e l'amore è comprensione.

Ma soltanto l'amore di Dio è comprensione.

Per poco che io trascuri Dio, il mio amore diventa possesso.

E allora strumentalizzo e allora non comprendo più.

Io credo di comprendere, la mamma crede di comprendere suo figlio ma non lo comprende mica, s'impone sul figlio.

Impone i suoi schemi al figlio.

Soltanto da Dio, Dio comprende, Dio è verità.

Il che vuol dire che essendo Lui verità, ha in Sé la ragione di tutto, per poco che noi ci scostiamo, non abbiamo più la ragione.

E allora per tenere l'altro dobbiamo imporre.

E più cerchiamo d'imporre e più quello scappa.

V.: Dandoci il suo Pensiero Dio ci dà l'essere.

Luigi: Sì, ma per darci il suo Pensiero ci richiede che noi diamo a Lui il nostro pensiero.

Perché Colui che ti crea senza di te non ti salva senza di te, cioè se tu non dai il tuo pensiero a Lui, Lui non ti può rivelare il suo Pensiero.

E come quello che offre a un mendicante un granello di grano e alla sera se lo trova d'oro e si dice: "Gliene avessi data una manciata!"

Dio non fa altro che trasformare i doni che noi gli offriamo in spirito, quindi se noi offriamo poco, noi troviamo poco, soltanto se gli offriamo tutto il nostro pensiero unigenito, nostro, noi entriamo nella vita eterna.

Z.: L'angelo dice ad Abramo: "Poiché non mi hai rifiutato il tuo unigenito, in te saranno tutti una cosa sola".

Luigi: Certo.

Y.: Posso offrirgli il pensiero solo pensando a Lui...

Luigi: Certo, se no che offerta fai?

Y.: Tutto quello che mi dà oltre al pensiero, sono aiuto proprio per farmi dare il pensiero a Lui.

Luigi: "Tutto l'universo è fatto per il nostro corpo, tutto il nostro corpo è fatto per il pensiero e tutto il nostro pensiero è fatto per Te".

X.: Gesù dice: "Quando tutto sarà sottomesso Egli consegna il regno al Padre", questa consegna del regno al Padre sarebbe questa offerta del Pensiero di Dio in noi al Padre, tutto sottomesso a questo Pensiero.

Luigi: Si capisce, perché quando tu avrai sottomesso tutto al Figlio in te cosa si è formato?

Si è formato un pensiero puro, unico.

Prima invece avevi un pensiero molteplice, inquinato.

Soltanto il pensiero unico diventa trasparente, allora c'è la comunicazione del Padre, altrimenti non puoi conoscere il Padre.

Fintanto che il nostro pensiero è inquinato, non c'è trasparenza, quindi non puoi conoscere il Padre.

Bisogna che il pensiero diventi semplice, unico: "Beati i puri di cuore", il Cristo opera per raccogliere tutti i tuoi pensieri molteplici e ridurli a uno solo, quindi sottomette tutto al suo Pensiero, a Lui stesso, quando tutto è sottomesso, allora qui c'è la comunicazione col Padre.



Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo.

Gv 10 Vs 17 Riassunti Domenica e Lunedì.


- RIASSUNTI -


Argomenti: La logica del parlare di Dio – Il futuro e il passato di Dio è presente – Capire è giustificare nel Principio – La logica è la scienza dei rapporti – La logica divina e le logiche umane – Lo Spirito santo – Causa, effetto, giustificazione – Amore e conoscenza – La predicazione del Verbo – Tutto è fatto nel e per il Pensiero di Dio – La menzogna e la logica – L’amore del Padre – Restare con l’essere amato – L’amore umano e l’amore di Dio – Amore e logica – La giustificazione dell’amore – Sentimento e intelletto -


 

3-4/ Marzo /1991 Casa di preghiera Fossano.