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Come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore.  Gv 10 Vs 15 Quarto tema.


Titolo: Come terza giornata.


Argomenti: "Essere come Dio". "Chi è come Dio?". Chi non è Dio & chi è Dio.  Dedizione e conoscenza. Concepire Dio. Cielo & terra. Il terzo come: "Come in cielo". La Volontà di Dio in cielo e in terra.


 

16-17/Dicembre/1990 Casa di preghiera Fossano.


Dio ci ha fatto fare un intervallo.

Questo intervallo è avvenuto tra il secondo e il terzo come.

Abbiamo visto che la vita dell'uomo, profondamente si sostanzia in tre grandi come, attraverso i quali Dio fa maturare la nostra anima per la vita eterna.

Il primo come, abbiamo visto che è quello avvenuto nel paradiso terrestre.

È la tentazione cui è soggetto ogni uomo.

La tentazione dell'autonomia.

È la tentazione di pensare, parlare e agire come se si fosse autonomi senza tenere conto di Dio.

È la tentazione dell'io, nella quale la maggior parte degli uomini passa tutta la sua vita, senza uscirne.

È la tentazione che viene dal voler essere come Dio.

Cioè avere in noi stessi la giustificazione anziché cercarla in Dio.

È la tentazione a vivere secondo i sentimenti, secondo quello che può piacere a noi o anche secondo la paura.

La maggior parte della vita degli uomini è dominata dalla paura ed è un sentimento anche la paura.

Ed è una espressione anche questa dell'io.

La maggior parte della vita degli uomini è fondata su quello che si esperimenta.

Le scienze, la cultura, il giudizio degli altri.

E siamo sempre in questa prima prova del come, in questa tentazione, in questo essere come Dio.

Si parla, si decide e si agisce come se Dio non ci fosse, senza mai consultare Dio, senza rapportarci con Dio.

Ci rapportiamo sempre con quello che conviene o non conviene a noi, con quello che piace o non piace a noi, con quello che ci può far paura o quello che può non farci paura.

Ma siamo sempre determinati da questo.

Questo vuol dire essere soggetti a questa prima tentazione.

"Sarete come Dio".

Abbiamo visto la funzione di questo "come" nella nostra vita.

Perché proprio in quanto nell'uomo si forma una intenzione (essere come Dio), ecco che l'uomo incomincia a esperimentare il grande divario che passa tra ciò che lui vorrebbe essere e ciò che invece è.

La grande tristezza dell'uomo è questa: il divario che c'è tra quello che lui sognava di essere e quello che è.

L'uomo a un certo momento esperimenta che è ben lontano da quello che lui avrebbe voluto essere.

In questo divario matura nell'animo la capacità di percepire e di fare il passaggio al secondo come.

Quel primo come che è cominciato nel paradiso terrestre si conclude con Cristo che muore in croce.

Perché quando non si tiene conto di Dio si manda a morte Dio.

La conclusione è questa: Cristo muore in croce.

Ma la morte di Cristo in croce è ancora per la nostra salvezza.

Questa grande esperienza di morte, l'esperienza del divario tra ciò che si vuole essere e ciò che si è, è esperienza di morte ed è costatazione della morte di Cristo in croce, quindi è costatazione della morte del Dio che portiamo in noi, questa esperienza è positiva perché ci apre ad accogliere Dio.

Ci dà la capacità di ricevere il secondo come, la seconda tappa.

E il secondo come è questo: "Chi è come Dio?".

E l'uomo a questo punto ha la capacità di rispondere: "Nessuno è come Dio".

L'uomo che voleva essere come Dio, a un certo momento è condotto a toccare con mano che nessuno è come Dio.

Ma basta dire che nessuno è come Dio, per aprirci a questo grande riscontro: Dio è singolare.

È una singolarità pura, non si confonde con niente e con nessuno.

Se all'uomo gli si presentasse qualunque cosa creata (angeli, istituzioni, creature  o santi) e gli si dicesse che è Dio, l'uomo senza difficoltà riconoscerebbe che non è Dio.

Si forma quindi nell'uomo questa grande scoperta, la scoperta che Dio è singolarità ed è inconfondibile con qualsiasi altro essere.

Ma l'uomo che riconosce che nessuno è come Dio, costata che non è in grado di dire chi è Dio.

Se qualcuno chiede all'uomo se una pietra, un angelo o una casa sono Dio, l'uomo sa dire che tutte queste cose non sono Dio ma, se qualcuno gli chiede chi è Dio, che cos'è Dio, l'uomo non sa rispondere.

E noi ci siamo chiesti perché l'uomo si trova di fronte a questa duplice conoscenza?

L'uomo sa riconoscere ciò che non è Dio ma poi non sa dire ciò che è Dio.

Teniamo presente che se l'uomo ha la possibilità di dire ciò che non è Dio, evidentemente è perché ha presente ciò che è Dio.

Se l'uomo non avesse presente in sé ciò che è Dio, non potrebbe certamente dire ciò che non è Dio.

Se non può confondere tutto ciò che gli si presenta con Dio, è perché sa ciò che è Dio.

Eppure se gli si chiede ciò che è Dio, l'uomo non sa rispondere. 

Un po' come il tempo.

Tutti noi sappiamo che cosa è il tempo.

Ma se qualcuno, come diceva Sant Agostino, m'interroga su cosa è il tempo, io che certamente so che cosa è il tempo non so dire che cosa è il tempo.

E tutti noi ci accorgiamo che non sappiamo dire che cosa è il tempo.

L'uomo si trova in questo dilemma, non può ignorare Dio, non può confonderlo con nessuna altra cosa, quindi testimonia a se stesso che sa chi è Dio, eppure l'uomo non sa dire chi è Dio.

Perché questo?

Se noi vediamo una persona per la prima volta noi non sappiamo chi sia, certamente non sappiamo chi sia.

Ma avendola vista la prima volta, se qualcuno presentandoci altre persone ci chiedesse se tra queste altre persona c'è la persona che noi abbiamo visto per la prima volta, noi sapremmo dire che fra quelle altre persone non c'è la persona che abbiamo visto.

Dopo un primo incontro, abbiamo già la capacità di non confondere la persona che abbiamo visto per la prima volta (che non sappiamo chi è) con tutte le altre persone.

Ma se qualcuno ci chiedesse chi è la persona che abbiamo incontrato, noi non sapremmo dire chi è, pur non confondendola con nessun'altra persona.

Tutto è lezione di Dio per noi.

Tutto è opera di Dio, poiché è Dio che sta formando la nostra anima per la vita eterna.

Noi siamo a scuola, alla scuola di Dio.

L'universo è una grande aula e Dio insegna in questa scuola, per questo Lui dice che dobbiamo essere sempre aperti e attenti alle lezioni che Dio ci tiene.

Il fatto che l'incontro con una persona ci renda capaci di non confonderla più con nessun altra ma nello stesso tempo ci faccia toccare con mano che non sappiamo chi sia quella persona, ci fa capire che Dio si incontra con noi, indipendentemente da noi.

Dio è uno che si dà a noi e si dà a noi prima di noi, indipendentemente da noi.

E proprio per questa presenza che portiamo in noi, Dio è Colui che nessun uomo può ignorare.

Dio è il Creatore di tutte le cose.

Nessun uomo lo può ignorare.

Non possiamo confondere Dio con nient'altro a meno di una colpa.

In realtà noi vivendo confondiamo Dio con tante altre cose.

Ma questo lo facciamo per via superficiale.

Intimamente, intellettualmente noi non possiamo confondere Dio con nessuna altra creatura.

Se lo confondiamo e lo confondiamo in quanto viviamo per altro da Dio, siamo in colpa.

Quando noi viviamo per noi stessi, per il denaro, per una creatura, per una carriera, per il mondo, per una cultura, noi mettiamo questo al posto di Dio.

E quindi confondiamo Dio.

Ma intellettualmente non possiamo confondere Dio con null'altro.

Noi ci troviamo con un essere che è presente in noi indipendentemente da noi.

E per questa presenza sua in noi, noi abbiamo la capacità di non confonderlo con nessun altro esistente.

Però abbiamo detto che se qualcuno ci chiedesse chi è quella persona incontrata per la prima volta, noi non sapremmo dire chi è.

Anche questa è una lezione per noi.

Per dire chi è quella persona, io debbo correre dietro a quella persona, mi debbo dedicare a quella persona.

E più mi dedico e più sono fatto capace, a poco per volta, di dire chi è quella persona.

La dovrò incontrare e vedere altre volte, mi debbo cioè dedicare a lui.

Così è per Dio, Dio noi non lo possiamo confondere con nessun altra cosa, con nessun altro esistente e se lo confondiamo siamo in colpa, siamo responsabili, però non sappiamo dire chi è.

Il dire chi è Dio è di una importanza enorme.

Enorme perché noi non ci salviamo dicendo ciò che non è Dio.

Noi ci salviamo dicendo ciò che Dio è.

E soltanto così.

E per conoscere chi è Dio, per poter dire chi è Dio, noi dobbiamo dedicarci a Dio.

Ed è soltanto nella misura in cui ci dedichiamo a Dio che matura in noi la consapevolezza, la conoscenza e quindi la capacità.

La capacità di dire ciò che è Dio.

E soltanto in quanto in noi abbiamo la capacità di dire ciò che è Dio (predicare Dio su tutte le cose), lì noi abbiamo la possibilità di uscire liberi da tutte le cose.

Perché  tutte quelle cose, creature o avvenimenti su cui noi non affermiamo chi è Dio, su cui non predichiamo chi è Dio ci rendono schiavi di esse.

Tu resti schiavo dei fatti e degli avvenimenti su cui tu non affermi Dio.

È Dio che ti libera.

Tutti i segni, tutti i fatti, tutte le creature sono segno e sono opera di Dio.

Ma se su quei segni che Dio ti fa arrivare tu non predichi Dio, se tu non dici chi è Dio di fronte a questi segni, tu  resti schiavo di questi segni.

Adamo fu condotto da Dio, alla presenza di Dio a predicare Dio su tutte le cose e tutte le creature.

Il fatto grave in Adamo, come in ognuno di noi si verifica quando dobbiamo predicare Dio sul nostro io.

Lì Adamo venne meno, Eva venne meno e noi veniamo meno.

Quando non si predica Dio si resta schiavi di ciò cui non si predica Dio e noi restiamo schiavi del nostro io.

E allora lì abbiamo quel muro e il cielo si chiude, non possiamo più accedere, non possiamo più prendere contatto con Dio.

Teniamo presente che quando non si prende contatto non si concepisce e noi veniamo a trovarci nella impossibilità di concepire Dio e quando non si concepisce Dio si resta in balia di tutto e di tutti.

La condizione per poter arrivare a dire chi è Dio è quella di conoscere Dio e non si può conoscere Dio senza la dedizione nostra personale a Dio.

Altrimenti siamo responsabili, perché Dio si dà a noi indipendentemente da noi e siamo in colpa per quello che non ci dedichiamo a Dio, per quello che noi non impariamo da Dio, per non imparare a dire chi è Dio.

Il dire chi è Dio presuppone la conoscenza e la conoscenza presuppone il concepimento.

E il concepimento avviene a tu per tu: è un fatto singolare.

È Dio che ci fa concepire, solo in quanto noi ci raccogliamo personalmente, intimamente con Lui.

Non si concepisce in massa, non si concepisce in gruppo o in società.

Si richiede questa dedizione personale ed è soltanto in questo segreto, che Dio fa concepire alla nostra anima quello che Lui è.

E da quel punto, noi abbiamo la capacità di dire chi è Dio.

Ecco l'intervallo che ci è servito per considerare che soltanto andando al di là del muro, soltanto imparando ad entrare in questo raccoglimento personale noi possiamo, per opera di Dio, concepire Dio e quindi iniziare a vedere tutte le cose dal punto di vista di Dio.

Noi possiamo prendere contatto con Dio soltanto in quanto abbiamo la possibilità di vedere le cose dal punto di vista di Dio.

Fintanto che noi vediamo le cose dal nostro punto di vista o dal  punto di vista degli altri o dal punto di vista di istituti e di istituzioni o dal punto di vista di maestri che non sono Dio o anche di angeli, certamente noi non possiamo prendere contatto con Dio e non possiamo quindi concepire Dio.

Infatti nel mondo si predica ciò che non è Dio ma, nessuno dice o sa dire chi è Dio.

Perché soltanto Dio è rivelatore di Se Stesso.

E questa rivelazione Dio la concede (poiché ci ha creati per questo) soltanto a suo Figlio.

Ed è soltanto per mezzo del Figlio che noi possiamo arrivare a concepire Dio, a conoscere Dio.

Il Figlio essendo Figlio del Padre contempla tutto dal Padre, il Figlio parlandoci, se noi lo ascoltiamo, ci conduce a vedere le cose dal punto di vista di Dio.

E vedere le cose dal punto di vista di Dio, vuol dire entrare nel cielo di Dio.

Perché è soltanto nel cielo di Dio che si  vedono le cose dal punto di vista di Dio.

L'uomo è creato in questi due grandi fattori: il cielo e la terra.

Dio creando l'uomo ha posto in lui il cielo e la terra.

E abbiamo visto che il cielo rappresenta il vedere tutte le cose dal punto di vista di Dio.

In cielo non ci sono cause seconde.

In cielo Dio è tutto in tutti.

E parla in tutto e in tutti e parla direttamente con ogni anima in tutto e in tutto.

In cielo ogni anima è in rapporto personale con Dio, non c'è nessuna creatura di mezzo.

La terra è caratterizzata dal fatto che ci sono le cause seconde.

Noi nella terra non siamo in rapporto personale con Dio.

Noi sulla terra vediamo e tocchiamo le cause seconde, non vediamo né tocchiamo Dio.

Noi sulla terra vediamo le creature, non vediamo Dio.

Noi esperimentiamo le creature sulla terra, sulla terra esperimentiamo il silenzio di Dio, l'assenza di Dio.

Noi sulla terra esperimentiamo che sono gli uomini che fanno o sono le leggi che fanno o è il caso o la natura che fa.

Infatti quante volte noi sentiamo parlare anche scienziati che attribuisco alcune cosa alla natura?

Cosa vuol dire la "natura"?

"È la natura che fa, è la natura che è intelligente, è la natura che ci ha fatti così", è tutta una cavolata.

Dio è l'unico essere che ha in Sé la ragione di tutto.

È Dio che opera tutto in tutti.

In cielo si vede che è Dio il Creatore di tutte le cose, è Dio che parla in tutto e in tutti, invece sulla terra non esperimentiamo Dio che parla in tutto e in tutti, noi esperimentiamo che a fare sono gli uomini, la natura o il caso.

E quindi esperimentiamo l'assenza e il silenzio di Dio.

Però questa terra in cui ci troviamo è solo una parte di noi, in noi c'è anche il cielo.

Il cielo è determinato da Dio e Dio è Colui che si dona a noi indipendentemente da noi e noi non lo possiamo ignorare.

Per cui noi vediamo le creature, vediamo l'assenza di Dio, vediamo il silenzio di Dio però siamo in questo dilemma poiché Dio è il Creatore.

Noi vediamo il mondo però è Dio che fa tutto, è Dio che opera tutto e nulla accade senza di lui e noi non possiamo smentirlo.

Ecco il dilemma in cui si trova l'uomo.

E se l'uomo trascura Dio è in colpa perché non lo può ignorare.

Non solo questo ma, questa nostra terra su cui siamo, su cui ci troviamo è soggetta al tempo e il tempo è un mutare continuo, direi che è un continuo morire.

Tutte le creature vengono, ci strizzano l'occhio, ci fanno un sorriso e ci salutano.

C'è chi ci sorride per cinque secondi e chi per 50 anni ma poi tutte ci salutano e se ne vanno.

Tutti se ne vanno.

La nostra vita è come un viaggio in treno, gente che va e gente che viene nel nostro scompartimento.

Ma tutti se ne vanno.

Proprio il passare di tutte le cose, questo sviluppo, questo divenire, questa consumazione del tutto, questo ci fa capire che stiamo andando verso un altra dimensione, stiamo andando cioè verso il cielo.

Tutte le creature lasciano il posto a un altro.

A Colui che noi non possiamo ignorare, lasciano il posto a Dio.

Il che vuol dire che noi a un certo momento verremo a trovarci a tu per tu con Dio.

Se tutti se ne vanno chi resterà?

San Giovanni della croce diceva: "Se tu togli tutto dalla tua anima, dalla tua mente, togli tutte le creature e tutto il mondo, cosa ti resta?".

Ti resta Dio.

Dio è Colui verso cui noi stiamo andando incontro.

Tutta la vita è avvento e avvento vuol dire che si va incontro a Dio.

O meglio è Dio che sta venendo incontro a noi.

Il che vuol dire che noi veniamo certamente a trovarci a tu per tu con Lui.

Noi veniamo a trovarci nel suo cielo, perché là, dove c'è il tu per tu con Dio c'è il cielo.

E qui che si presenta il terzo come, al di là del muro, al di là di quest'intervallo.

Tutto è proposta di Dio per farci maturare e quindi Dio dopo averci proposto il secondo come: "Chi è come Dio?", dopo averci fatto toccare con mano che noi non sappiamo dire chi è Dio perché non riusciamo a concepirlo e dopo averci fatto toccare con mano che Dio si concepisce solo per mezzo di Dio e che per concepirlo per mezzo di Dio bisogna arrivare a questo tu per tu e il tu per tu si ha soltanto in cielo, Dio fa maturare in noi la necessità di superare tutto ciò che non è Dio.

Si richiede questa intimità e questo raccoglimento, questo incontro a tu per tu con Dio.

Ma questo terzo come dove lo troviamo?

Il terzo come lo troviamo nel "Padre nostro".

Gesù quando ci insegna a pregare rivolgendosi al Padre dice: "Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra".

I "come" di Dio nella nostra vita sono delle proposte.

Delle proposte che ci lanciano in un mondo che per noi è impegnativo perché è proposta di Dio ma allo stesso è terribile perché ci propone un come che noi non siamo in grado di verificare, di costatare.

Qui addirittura ci dice: "Sia fatta la tua volontà come in cielo" e come si fa la Volontà di Dio in cielo?

Chi mai è salito in cielo per vedere come si fa la Volontà di Dio in cielo?

Gesù dice: "Come in cielo così in terra", noi la terra la vediamo.

Noi vediamo come noi facciamo la Volontà di Dio in terra o come crediamo di farla, altroché!

Infatti noi subiamo questo grande divario tra quello che vorremmo essere e quello che invece siamo, ci accorgiamo quanto siano lontani questi due termini.

Però Gesù non dice mica: "Come in terra così in cielo".

No, Lui ci dice: "Come in cielo, così in terra".

E dicendo "come in cielo" ci impegna a conoscere come si fa la Volontà di Dio in cielo.

Fintanto che noi non vediamo come si fa la Volontà di Dio in cielo, certamente non riusciremo a vedere come si fa la Volontà di Dio in terra.

A questo punto però sorge un problema.

Gesù non dice mica a noi di fare la volontà in terra come è fatta in cielo.

Dice: "Padre, sia fatta la tua volontà come in cielo, così in terra".

Questo ci fa pensare che allora in terra non si faccia la volontà del Padre.

E ci fa pregare.

Qui sorge il problema poiché non si dice anche che Dio regna in tutto? In cielo, in terra ed in ogni luogo, anche nell'inferno?

C'è contraddizione e quando troviamo una contraddizione nella Parola di Dio è perché Dio ci invita a scavare e a andare in profondità.

Certamente la Volontà di Dio si fa in ogni luogo, Dio regna in tutto.

Ogni pagina del Vangelo e ogni pagina della Bibbia non fa altro che predicare questo.

Dio è Colui che regna in tutto, quindi Dio regna in cielo, in terra e anche nell'inferno, regna dappertutto.

Quindi tutto è Volontà di Dio ma, allora perché Gesù ci fa dire: "Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra"?

Quasi a farci capire che qui sulla terra non si fa la Volontà di Dio.

E ce lo fa dire al Padre.

Non dice a noi di fare la volontà come in cielo ma, ce lo fa dire al Padre.

Noi riteniamo (perché pensiamo a noi) che siamo noi che dobbiamo fare la Volontà di Dio qui sulla terra.

No, sulla terra è già tutto Volontà di Dio, Lui è il Creatore.

Noi siamo spettatori di quello che fa Dio ma tutto è opera di Dio.

Tutto è voluto da Dio.

Abbiamo detto molte volte che l'inizio della vita interiore (altrimenti si vive da animali) sta nel riconoscere che tutto è voluto da Dio perché uno solo è il Creatore.

L'anima di tutto l'antico testamento: "Non avrai altro Dio all'infuori di Me", quindi riconosci che tutto è voluto da Dio.

Dio solo è il Signore, non attribuire quindi niente ad altri, a nessuno.

Noi ci troviamo di fronte al fatto che tutto è voluto da Dio.

Ed è Parole di Dio: "I capelli del vostro capo sono tutti contati e non ne cade neppure uno senza che il Padre lo voglia".

Quindi tutto è voluto da Dio.

Nello stesso tempo Gesù ci fa pregare il Padre affinché la volontà sua sia fatta in terra come è fatta in cielo.

Tutto, in cielo e in terra è voluto da Dio, però allo stesso tempo Gesù ci fa invocare che la Volontà di Dio sia fatta come in cielo così in terra, evidentemente Gesù ci invita a capire come la Volontà di Dio si fa nel cielo, perché soltanto capendo come si fa la Volontà di Dio in cielo, capiamo anche come si fa la Volontà di Dio in terra.

In terra tutto è voluto da Dio, come in cielo, però soltanto se noi conosciamo come la Volontà di Dio si fa nel cielo di Dio, là dove non ci sono più le cause seconde, là, dove Dio parla in tutto, direttamente ad ogni anima, soltanto lì noi abbiamo la capacità di capire come si fa la Volontà di Dio in terra.

La terra è già tutta cielo, il difetto è soltanto in noi.

In noi che non vediamo come si fa la Volontà di Dio in cielo e fintanto che noi non vediamo come si fa la Volontà di Dio in cielo, noi non possiamo minimamente capire come si fa la Volontà di Dio in terra.

In cielo tutto rende gloria a Dio.

E Dio opera in tutto per far conoscere Se Stesso.

Però qui sulla nostra terra noi non vediamo e quindi corriamo sempre il rischio di attribuire le cose non a Dio ma alle creature o agli uomini o alla natura o peggio al caso o alla fortuna.

Soltanto se noi capiamo che la Volontà di Dio si fa riconoscendo che tutto è voluto da Dio, riconoscendo che Dio parla in tutto, riconoscendo che in tutto si glorifica Lui, si incomincia a capire perché qui sulla nostra terra non si vede la gloria di Dio e il non vedere la gloria di Dio è anch'essa Volontà di Dio.

Non si vede la Volontà di Dio perché noi siamo in difetto, siamo noi che non guardiamo Dio.

In cielo tutti guardano Dio.

Personalmente.

Tutti contemplano Dio ed è proprio contemplando Dio che vedono e glorificano Dio in tutto.

Noi non vediamo Dio e non glorifichiamo Dio in tutto.

Perché non guardiamo dal punto di vista di Dio.

Teniamo conto che Dio fa tutto per rendersi presente.

Quando diciamo rendersi presente, vuol dire che parla, che comunica qualche cosa di Sé.

Quando si comunica si parla a uno, si parla a ciò che l'altro ha presente e se noi non abbiamo presente Dio, Dio parla nel nostro errore, Dio parla in ciò che noi abbiamo presente, Lui parla in ciò che noi abbiamo come intenzione nel nostro pensiero.

Dio parla nel nostro pensiero.

E parlando nel nostro pensiero che cosa dice, che cosa manifesta a noi che non pensiamo Dio?

Lui non fa altro che manifestare Sé, perché la Volontà di Dio è quella di manifestare Sé, la volontà di un essere è quella di affermarsi, di manifestare Sé.

Dio opera in tutto per manifestare Sé e se noi siamo nell'errore, Lui manifesta Sé in questo errore.

E allora noi vediamo il nostro mondo, la nostra terra piena di mali, piena di errori.

Noi vediamo la terra così perché non vediamo la Volontà di Dio dal punto di vista di Dio.

Ma se la vedessimo dal punto di vista di Dio, noi vedremmo perfettamente che Dio sulla nostra terra sta parlando, sta facendo tutta la sua volontà come in cielo.

La nostra terra abbiamo detto è già cielo.

Noi vediamo la sua volontà proporzionalmente a quello che noi abbiamo in testa, a ciò che noi abbiamo presente, a quello che noi vogliamo.

Perché Lui sta parlando lì.

E se io vivo e quindi penso alla creatura anziché al Creatore, Dio manifesta la sua volontà, cioè ciò che Lui è in quello che io ho presente quindi nella creatura.

Facendomi vedere che Lui è l'essere e che quella creatura è il non essere.

Quella creatura muore perché io la penso al posto di Dio.

E tutte le cose sono soggette alla vanità dice San Paolo ma per colpa di chi?

Dio non ha creato le cose per la vanità.

Dio ha creato tutte le cose per la vita e quindi per renderci partecipi della vita eterna, partecipi della conoscenza di Lui.

Però perché l'ha soggette alla vanità?

Perché noi anziché guardare Dio, pensare Dio, guardare dal punto di vista di Dio, come in cielo si guarda dal punto di vista di Dio, noi guardiamo le creature e la creazione dal punto di vista del nostro io.

E le condanniamo alla vanità, le condanniamo alla morte, siamo noi che le condanniamo alla morte.

Tutte le creature sono soggette alla vanità per noi.

E fintanto che noi non guarderemo le cose dal punto di vista di Dio, non guarderemo cioè le cose dal cielo di Dio, Dio fa la sua volontà sull'oggetto del nostro pensiero, per manifestare a noi quello che Lui è.

Dio annulla tutto ciò che non è Lui per farci capire che Lui solo è.

Ed annulla anche noi stessi, perché noi viviamo guardando le cose dal punto di vista del nostro io.

Annulla anche noi stessi per farci capire che Lui solo è.

E allora questa assenza di Dio che noi esperimentiamo nel mondo, questo silenzio di Dio che noi vediamo nel mondo, questo parlare delle creature, questo operare degli uomini, dalla natura, del caso è una testimonianza di Dio che fa la sua volontà come in cielo così in terra.

Soltanto guardando dal cielo però noi capiamo questo.

La conclusione è il capire cosa vuol dire pregare.

Noi generalmente riteniamo che pregare sia comunicare con Dio, manifestare a Dio la nostra volontà, i nostri bisogni, i nostri desideri o invocare da Lui la luce ma pregare Dio è un altra cosa.

Pregare Dio non è comunicare o far sapere a Dio la nostra volontà, Lui la conosce bene, è Lui il Creatore nostro, non ha bisogno che noi gli diciamo quello di cui abbiamo bisogno.

Pregare Dio vuol dire elevare la mente a Dio per conoscere da Dio la sua volontà.

Per ottenere da Dio la comunicazione della sua volontà.

Ecco per cui Gesù parla al Padre, perché soltanto dal Padre noi possiamo ottenere la comunicazione di quella volontà che si fa in cielo affinché noi possiamo anche vedere come si fa in terra.

Perché soltanto in quanto noi vediamo che in terra tutto è voluto da Dio, come è voluto nel cielo di Dio, soltanto lì noi possiamo dialogare con Dio come si dialoga con Dio nel cielo.

Soltanto lì noi possiamo predicare Dio con tutte le creature.

Soltanto lì noi possiamo dire chi è Dio.


A.: Questi tre "come" sono delle proposte che Dio ci fa....

Luigi: Per farci fare dei passaggi.

Noi generalmente ci fermiamo al primo come e non arriviamo neppure al secondo come.

Tutta la vita la passiamo nel primo come.

Vogliamo essere cioè come Dio.

Qualcuno ha detto che non è vero che vogliamo essere come Dio, ma quando diciamo: "Io, io, io..." implicitamente vogliamo essere come Dio.

Noi vogliamo essere dio nel nostro piccolo mondo che sia una azienda, un gruppo di amici, una famiglia.

E moriamo in questo primo come.

Comunque questi tre "come" sono quelli che determinano i passaggi per arrivare alla verità, per poter cioè vedere le cose dal punto di vista di Dio.

A.: Per poter dire chi è Dio dobbiamo dedicare molto pensiero a Lui.

Luigi: Sì, perché si può dire chi è Dio soltanto quando si concepisce Dio.

Ma chi ci fa concepire Dio è Lui, soltanto Lui.

Solo se io ho la possibilità di prendere contatto a tu per tu con Lui, da Lui io posso concepire.

Altrimenti non posso assolutamente dire chi è Dio e se non lo posso dire significa che non sono entrato in questo rapporto.

A.: E quando ho predicato Dio su tutte le cose non sono più schiava delle cose.

Luigi: Certo e infatti noi siamo schiavi perché non possiamo dire chi è Dio.

Allora tutte le cose ci condizionano e ci determinano e non possiamo mica uscirne.

Perché noi siamo schiavi.

Solo Dio ci libera ma ci libera in quanto ci dà la possibilità di dire chi è Lui su tutte le cose che Lui fa.

Per cui Lui fa le cose, le presenta a noi e ci dice: "Chi sono?", per cui noi dobbiamo dare il vero nome.

Dare il vero nome vuol dire chi è Dio in quello che Lui mi dice, mi presenta e se io non sono in grado di farlo resto schiavo della cosa, la cosa mi determina.

B.: Il Magnificat di Maria è la visione di questa Volontà di Dio che si fa in terra.

Luigi: Certo.

B.: Lei canta il Magnificat nella fede.

Luigi: Si capisce.

Guarda dal punto di vista di Dio.

Quindi vede che si fa la Volontà di Dio in terra.

Per cui in terra si fa la Volontà di Dio.

Apparentemente per noi sulla terra è tutto scandalo.

Non vediamo la Volontà di Dio e crediamo di essere noi che dobbiamo affannarci per fare il mondo secondo la Volontà di Dio.

È una cavolata perché Dio fa la sua volontà anche in terra.

Siamo noi che non la vediamo questa Volontà di Dio in terra e perché non la vediamo?

Perché non la guardiamo dal suo punto di vista.

Proprio perché non guardiamo dal suo punto di vista, Dio ci fa toccare, vedere il negativo proprio perché noi guardiamo da un punto di vista negativo: il nostro.

Ed è su questo punto di vista diverso da Dio che Lui afferma la sua volontà.

B.: Maria fa questo terzo passaggio nella fede...

Ma la fede non è fede in quanto è staticità.

È fede in quanto ti sollecita ad arrivare a vedere la realtà di quello che tu credi.

Tu arriverai in cielo e tu vedrai in cielo soltanto quello che tu avrai creduto qui in terra.

Non vedrai mica di più.

Quello che tu non hai interiorizzato in te di Dio, quello ti impedirà di vedere Dio.

Non è che tu muori e vedi Dio, è una visione tutta interiore.

Anche nel cielo Dio, non lo vedi mica fuori di te.

Dio è dentro di te, nel tuo pensiero.

Dio è spirito.

Ognuno vedrà per quello che avrà creduto di Dio.

Ecco per cui qui in terra, noi vediamo ciò che non è Dio, non vediamo mica Dio.

Però c'è la Parola di Dio che non possiamo smentire, che ti annuncia cose che tu non vedi e non tocchi.

Se tu credi a questa parola...

Tu credi in quanto ti impegni a capire, cioè ti impegni a vedere la cosa dal punto di vista di Dio, ti porti in cielo.

Se tu con la fede ti porti a guardare dal punto di vista del cielo, ecco che troverai la realtà (il cielo è la realtà) che corrisponde a quello che tu hai creduto nella parola.

E quello che invece vedevi in terra che non era di Dio, tutto quello sparisce, è soggetto a vanità, a mutamento, perché era soltanto per sollecitarti a cercare Dio, a guardare le cose dal punto di vista di Dio.

Tu dal cielo vedi che l'assenza di Dio è presenza di Dio, che il silenzio di Dio è una Parola di Dio, che quello che tu vedevi: uomini che facevano, non era opera degli uomini ma di Dio.

Quello che dicevano gli uomini non erano gli uomini a dirlo ma era Dio che parlava.

Per cui in terra in terra si faceva (quando tu eri in terra) la Volontà di Dio come si fa in cielo.

Il difetto è soltanto in noi.

Per questo lo dice al Padre di fare la volontà come in cielo così in terra.

Perché soltanto dal Padre, guardando dal punto di vista di Dio, noi possiamo veder in terra  la Volontà di Dio, come si fa in cielo.

Quindi non è che si tratti di fare in terra la Volontà di Dio come si fa in cielo.

In terra tutto ciò che accade è Volontà di Dio.

Qui in terra, come in cielo chi fa, è soltanto Dio.

Siamo noi che dobbiamo vedere la Volontà di Dio qui in terra e non  possiamo vederla fintanto che non guardiamo dal punto di vista del Padre, per cui è il Padre che ci fa vedere.

B.: Quindi Gesù ci fa pregare il Padre per entrare noi nella visione della Volontà di Dio.

Come quando dice: "Guardate quanta messe", non dice: "Andate a raccogliere", no, dice: "Pregate il Padre che mandi".

Vedi questo educarci a riferire tutto al Padre?

Il difetto è soltanto nostro.

Perché Dio sta facendo la sua volontà in cielo, in terra e in ogni luogo, perché è Lui solo che regna, è Lui solo che opera.

Siamo noi che dobbiamo vedere questo e per farci vedere questo, Lui ci invita a guardare le cose dal Padre, perché dipende dal Padre, acquisire quell'occhio con cui noi vediamo che in terra si fa la Volontà di Dio come si fa in cielo.

C.: Fare la Volontà di Dio vuol dire quindi vedere Dio operare in tutto.

Si ma, tu non puoi vedere Dio che opera in tutto se tu non vedi come Dio fa la sua volontà nel cielo.

Soltanto in quanto tu vedi come Dio fa la sua volontà in cielo, tu puoi vedere la sua volontà in terra.

In cielo non ci sono più cause seconde.

Tu nel cielo non vedi più gli uomini che fanno, non vedi più la natura che fa, in cielo il punto fisso di riferimento è uno solo.

Noi qui abbiamo tanti punti di riferimento, tante cause seconde e noi riferiamo tutto a queste cause seconde.

Nel cielo no.

In cielo c'è soltanto Dio, punto fisso di riferimento.

E tutte le cose che si dicono e che si fanno sono solo motivate da Dio.

E solo da Dio, non ci sono cause in mezzo.

Soltanto vedendo questa Volontà di Dio in cielo, si ha la capacità di vedere la Volontà di Dio sulla nostra terra.

Perché anche sulla nostra terra non ci sono le cause seconde.

Dio parla personalmente con ognuno di noi e tutto quello che accade è Parola di Dio personale per ognuno di noi.

Noi vediamo le cause seconde, perché siamo noi in difetto, perché non vediamo noi le cose dal punto di vista di Dio.

Ma se noi vedessimo le cose dal punto di vista di Dio, cioè se le vedessimo nel cielo di Dio, noi capiremmo che anche qui sulla nostra terra (la nostra terra è già cielo) Dio parla personalmente con ognuno di noi, a tu per tu con ognuno di noi.

Non sono gli uomini che parlano ma è Dio e noi non trattiamo con gli uomini, trattiamo con Dio.

Noi crediamo di trattare con gli uomini perché siamo in difetto, perché non guardiamo Dio, ma se noi avessimo presente Dio noi ci accorgeremmo che noi non trattiamo mica con le creature, noi trattiamo con Dio.

E le cose non le ascoltiamo mica dalle creature ma è Dio che sta parlando con noi in tutto.

Perché siamo già in questo cielo, il difetto è solo da parte nostra.

La chiave (terzo come) per vedere la nostra terra già cielo, è guardare dal punto di vista del Padre.

Per cui Gesù non dice a noi: "Fate la Volontà di Dio in terra come si fa in cielo", non dice a noi questo.

È il Padre che fa, quindi soltanto se tu guardi al Padre, vedendo come il Padre fa la sua volontà, tu scopri come Dio regna anche sulla terra, nel tuo mondo e scopri questo rapporto personale tra al tua anima è Dio e tra Dio e la tua anima.

C.: E queste cause seconde che mette, è perché è Lui che si adegua al nostro livello?

È Lui che si significa.

Siccome Lui è la causa di tutto, data la nostra superficialità, Lui nella nostra superficialità ci fa vedere causa ed effetto.

Ci fa vedere Padre e Figlio.

Per noi qui sulla terra sono cause ed effetti e invece é Lui che qui sulla terra non fa altro che significare Se Stesso, per cui fa la sua volontà anche in terra.

Però quelli sono segni e allora ti fa vedere causa ed effetto e poi la vanità.

E poi la morte.

La morte della causa e dell'effetto.

Per farti capire che la vera causa e il vero effetto sono soltanto presso di Lui.

La causa e l'effetto erano parole e le parole passano.

Per farti capire che non contano le parole, conta il pensiero che si trasmette attraverso le parole.

Quando parlo ho un pensiero e uso le parole per comunicartelo, le parole passano e attraverso le parole, se uno ascolta arriva al pensiero.

Dio è il pensiero e tutta la creazione sono tutte parole.

Le parole passano, noi ci abbarbichiamo alle parole e non arriviamo al pensiero e il pensiero è Lui.

D.: In cielo tutto e tutti rendono gloria a Dio, in conseguenza per fare  questa realtà in terra è la stesa cosa.

In tutto qui sulla terra dovremmo rendere gloria a Dio.

Tutto quello che capita qui sulla terra, anche nelle cose che ci fanno arrabbiare dovremmo capire che è Lui che opera

perché ci sta chiamando.

Perché sta facendo la sua volontà come la fa in cielo.

D.: E quindi noi dobbiamo...

Non siamo noi che dobbiamo, noi dobbiamo soltanto capire, capire che Lui sta facendo perfettamente in terra la sua volontà come la fa in cielo.

Siamo noi che dobbiamo vederla quella.

E.: Se noi vedessimo la Volontà di Dio non condanneremmo le creature a morire e non condanneremmo neppure noi stessi alla morte.

Certo, infatti Gesù dice: "Chi segue e ascolta Me non proverà la morte".

Perché anche la morte è una Parola di Dio e là, dove sei con uno che ti parla, tu non muori mica.

Tu muori in quanto Colui che ti parla muore.

Noi moriamo in quanto ciò per cui viviamo o la persona per cui viviamo ci viene a mancare.

Quindi il crollo di ciò per cui io vivo diventa il mio crollo e io esperimento la morte.

Ma se ciò per cui io vivo non è soggetto a morte, non muore, io non muoio mica.

Anche la morte stessa è un momento della vita.

Perché con Dio tu esperimenti che quella che noi chiamiamo morte è un momento della vita.

Dicevo l'altro giorno che noi riteniamo che la morte sia la conclusione della vita e invece è tutto il rovescio.

È la vita che è la conclusione della morte.

Noi qui in terra stiamo morendo giorno per giorno, noi moriamo giorno per giorno ma la conclusione di tutto questo morire, questo (finalmente) morire, si conclude con la vita.

La vita è la conclusione della morte.

Ma questo lo puoi capire solo se tu hai come oggetto del pensiero, il Pensiero di Dio.

Se tu ami una creatura, arriva certo un momento in cui quella creatura lì ti delude, svanisce, muore e tu subisci la morte.

Noi da soli non stiamo su.

Noi stiamo su in quanto abbiamo un "Tu".

Se io ho un "Tu" che mi guarda e che mi parla, io non sono soggetto alla morte.

Io vivo eternamente.

E quando questo "tu" che mi fa essere crolla che io muoio.

Ed esperimento la morte.

Ecco perché Gesù dice che: "Chi viene dietro di me non esperimenterà la morte", ma è logico perché il suo "Tu" non viene mai meno.

Addirittura il suo "Tu" ti parla anche nella morte.

Perché la morte diventa un segno, è un parlare suo.

È Lui che mi sta parlando.

Ma se Lui mi sta parlando, io non esperimento la morte.

F.: "Come si fa la Volontà di Dio in cielo", la volontà del Padre è il Figlio.

Questo come il Padre conosce il Figlio che aiuto mi porta?

È soltanto nel cielo di Dio che tu puoi capire questo.

Guardando dal Padre tu capisci questo, altrimenti non capisci affatto.

Quella gloria che c'è nel cielo e quella conoscenza che c'è nel cielo, la si ha solo dal Padre, solo dal Padre, solo dal Padre.

È il Padre che fa concepire, non è mica il Figlio che fa concepire.

Gesù ci fa pregare: "Sia fatta la tua volontà, quasi che non si facesse" ma la volontà del Padre si fa in tutto.

Dio non fa altro che glorificare Se Stesso in tutto.

Glorificare vuol dire che non fa altro che affermare Se Stesso in tutto.

Solo che ci sono livelli diversi: nella creatura che ha per centro l'io, la glorificazione di Dio diventa un inferno.

Nella creatura che ha come punto di riferimento le altre creature la Volontà di Dio si fa con la vanificazione del mondo.

Il tempo è una glorificazione di Dio.

Nella creatura che ha come punto di riferimento il Padre, la Volontà di Dio è il cielo di Dio, si entra in paradiso, si entra nella conoscenza di Dio.

La conoscenza si ha lì.

G.: Allora dire: "Sia fatta la Volontà di Dio" non significa proprio niente.

La Volontà di Dio si fa in tutto.

Il problema è capire qual'è questa volontà.

Per questo dico che la vera preghiera sta nel ricevere, nell'aprirci per ricevere la comunicazione della Volontà di Dio.

Nel capire qual'è la Volontà di Dio.

Noi il  più delle volte riteniamo di pregare, comunicando a Dio la nostra volontà.

Il problema non è comunicare a Dio la nostra volontà.

Il problema è ricevere da Dio la sua volontà.

Per ricevere da Dio la sua volontà, io debbo elevare la mente a Dio, perché solo da Dio conosco qual'è la sua volontà.

Conoscendo la sua volontà scopro che tutto è volontà sua.

G.: Ma come si fa a capire la Volontà di Dio pur pensando intensamente.

Cristo è venuto per questo.

Cristo è venuto per questo e soltanto per questo.

Abbiamo detto che c'è un muro tra noi e Dio.

Quando noi cerchiamo di pensare a Dio, noi ci accorgiamo che c'è un muro che ci separa, per cui non riusciamo a toccare nulla di Dio.

Mentalmente non riusciamo a toccare nulla di Dio.

C'è questo muro, c'è questa frattura.

Noi siamo talmente prigionieri dell'esperienza di quello che vediamo e tocchiamo nel nostro mondo che per noi è impossibile raggiungere questo.

Infatti Gesù dice: "Dove Io sono voi non potete venire".

Però Lui non è venuto per dirmi: "Dove Io sono tu non puoi venire" e quindi per escludermi.

Lui è venuto per darmi la possibilità di andare dove Lui è, in modo che io possa vedere la sua gloria.

Infatti: "Io vado a prepararvi un posto affinché dove Io sono siate anche voi".

E come Io posso allora seguire il Cristo?

Io seguo il Cristo in quanto assimilo tutte le parole che Lui mi dice e cerco di capirle.

Se Lui me le dice, mi dà la possibilità di capirle.

È pane spezzato.

Quindi è solo per mezzo di Lui che noi abbiamo la possibilità di andare al di là del muro.

E Lui ci porta a vedere le cose dal punto di vista del Padre, come le vede Lui, dal punto di vista del Padre.

Quando Io sono condotto a vedere le cose dal punto di vista di un altra persona, io formo una cosa sola con quella persona.

Infatti noi possiamo anche essere vicinissimi sentimentalmente, corporalmente, fisicamente ed essere lontanissimi.

Perché?

Perché non vediamo le cose dal punto di vista del'altro.

Allora quello che ci unisce non è mica la presenza fisica, non è mica la presenza sentimentale.

Non è tutto questo.

Quello che ci unisce è soltanto il punto di vista.

Quindi soltanto se ho la possibilità di vedere le cose dal punto di vista di un altra persona, io resto unito a quella persona.

Soltanto se noi abbiamo la possibilità di vedere le cose dal punto di vista del Padre, noi possiamo essere col Padre.

Nell'unione c'è il concepimento.

Lì si concepisce Dio.

A quel punto lì si è fatti capaci di predicare Dio su tutte le creature.

E allora lì si fa la gloria di Dio in tutto.

E siamo quindi liberi dalla schiavitù di tutte le creature.

Siamo schiavi appunto perché non possiamo predicare Dio su tutte le creature.

H.: È guardando da Dio che si impara a pregare.

Si capisce, noi non siamo capaci a pregare.

I.: In che misura la creatura che cerca la verità completerà il come di Dio? 

Nella misura in cui uno segue Cristo.

Soltanto il Figlio ti conduce a vedere le cose dal suo punto di vista che è il punto di vista del Padre.

E quindi assimila tutte le cose che dice Cristo e quindi cerca di capirle dal suo pensiero, Cristo ti conduce a vedere tutte le cose come le vede Lui, cioè dal punto di vista del Padre.

È guardando le cose dal punto di vista del Padre che si concepisce e si conosce e quindi si è fatti capaci di dire quello che  Dio è.

Altrimenti tu dirai sempre solo quello che Dio non è ma non riuscirai a dire quello che è Dio.

E fintanto che tu non sai sire quello che è Dio tu resterai sempre schiava di tutte le cose, pur riconoscendo che tutto è vanità.

Anche se riconosci che le cose ti fanno male, tu non riesci a liberarti dalle cose.

È soltanto se tu puoi predicare Dio sulle cose, se puoi cioè dire quello che Dio è che tu sei libera.

Perché in tutte le cose Dio parla di Sé.

E allora io in tutte le cose dovrei dire: "Signore che cosa mi dici di Te?".

Ma fintanto che Dio non mi fa concepire quello che Lui è, io non posso capire quello che Lui mi dice.

I.: La nostra morte può avvenire prima della morte fisica.

Se non avviene prima della morte fisica è tutto inutile.

Deve avvenire prima, è essenziale che avvenga prima.

La morte fisica diventa come un esame, se tu non ti sei preparata, se non sei morta a te stessa, stai fresca.

Bisogna morire prima di morire.

Quella è la condizione.

M.: "Padre voglio che dove sono Io, siano con Me anche quelli che mi hai dato, affinché vedano la mia gloria", questa gloria sarebbe questo vedere che Dio regna in tutto?

La gloria del Figlio è il Padre.

E soltanto se il Figlio dà a noi la possibilità di essere dove Lui è, Lui è tutto Pensiero del Padre....

Dio è presente in noi.

Dio è presente in noi come è presente nel cielo, identico e preciso.

Dio non si sposta mica da un luogo all'altro.

Questo è già cielo di Dio.

E Dio è presente in noi come è presente nel cielo.

Noi stessi siamo il cielo di Dio.

Perché non lo vediamo?

Abbiamo il pensiero inquinato, impuro.

I nostri pensieri sono impuri, perché?

Perché abbiamo troppi interessi.

Abbiamo tanti amori e là dove ci sono tanti amori c'è impurità.

È l'impurità che ti impedisce di vedere.

Cristo non fa altro che unificare, semplificare, quindi nella misura in cui io ascolto Cristo, Cristo mi semplifica il pensiero.

"Una sola cosa è necessaria" e ti fa vedere tutte le cose dal punto di vista del Padre.

Un pensiero semplice.

Là dove c'è un pensiero unico c'è purezza di pensiero e nella purezza di pensiero, c'è trasparenza, c'è la comunicazione e si consoce.

Noi non concepiamo e quindi non conosciamo perché abbiamo il pensiero inquinato.

Un pensiero inquinato non concepisce nulla.

N.: Noi siamo al primo come, al voler essere come Dio.

Questo può aprirci all'interesse per conoscere come è Dio.

E questo è impossibile all'uomo.

Questo ci porta al terzo come che troviamo nel "Padre nostro".

Cristo chiede al Padre che sia fatta la volontà del Padre, come in cielo, così in terra.

Come è fatta in cielo la volontà del Padre?

Noi non la possiamo vedere fintanto che non guardiamo dal punto di vista di Dio.

Da quel punto lì noi possiamo vedere tutta la positività di quel male che costatiamo quotidianamente sulla terra.

Vediamo che sulla terra si fa la Volontà di Dio come si fa nel cielo, tale e quale.

N.: A quel punto lì tutto rende gloria a Dio, anche la mafia, anche la morte.

Tutto quanto, è lezione di Dio, glorificazione di Dio al livello in cui noi ci troviamo.

A livello dell'anima indemoniata all'inferno, la gloria di Dio è l'inferno.

P.: Solo comprendendo come si fa la Volontà di Dio in cielo, noi abbiamo la possibilità di farla in terra.

Abbiamo detto che il come è una proposta.

Inizia facendoti vedere il pastore, vedi le pecore? Il rapporto che passa tra il pastore e le pecore è come (come!) e ti butta in aria tutto.

La vedi l'analogia, tu pastore e pecore li capisci perfettamente ma del Padre e del Figlio tu non capisci niente.

Però ti dice un come che ti impegna, quindi è una proposta.

Questi "come" sono delle proposte che ti impegnano a pensare.

Ti faranno tribolare da matti ma ti fanno pensare.

Tu puoi non approfondire perché hai altro da fare, benissimo, però tu hai buttato la Parola di Dio alle ortiche.

Ma se tu raccogli la Parola di Dio devi pensare a quello che Lui ti dice.

Perché se Lui ti dice quel come, vuol dire che ti dà la possibilità di comprenderlo, altrimenti non te lo direbbe.

Sarà difficile fin che vuoi, però ti fa una analogia.

E tu o ti immergi in questo "come" oppure non capisci niente.

P.: Per fermarmi a contemplare come il Padre conosce il Figlio e il Figlio conosce il Padre, mi viene proprio dal fatto di aver contemplato come si fa la Volontà di Dio in cielo e allora se la faccio in terra come la si fa in cielo....

Non sei tu che la fai la Volontà di Dio.

P.: È Dio che la fa in me...

Dio la fa già.

È già tutto Volontà di Dio.

Solo che tu non la vedi: "Dio non  può essere cattivo, Dio non può fare il male" mentre è tutta gloria di Dio.

Tu non lo vedi e non lo capisci.

Ti senti ferita. offesa, non credi più in Dio.

"Dio non doveva farmi questo", è perché non vedi.

E perché non vedi?

Perché non guardi le cose dal punto di vista di Dio e non conosci come si fa la Volontà di Dio in cielo.

Perché tutto è già Volontà di Dio, siamo noi in difetto perché non vediamo.

E come faccio per vedere?

Portati in cielo, guarda dal punto di vista di Dio.

È soltanto comprendendo da Dio come si fa la Volontà di Dio nel cielo di Dio, che tu capirai perfettamente come si fa la Volontà di Dio qui in terra.

Non perché tu faccia la Volontà di Dio qui in terra, perché è già tutto Volontà di Dio qui in terra.

P.: Solo vedendo la Volontà di Dio in cielo possiamo vedere che qui sulla terra la Volontà di Dio è già tutta fatta.

Quando tu contempli le cose nel cielo di Dio, tu capisci perfettamente perché la nostra terra è così: è Dio che sta facendo la sua volontà.

Noi siamo fatti spettatori delle cose che noi stiamo facendo per salvare noi.

Dio ti manda gioie e dolori ma tutto per salvarti.

Ma soltanto se tu vedi la sua volontà tu riesci a capire questo, altrimenti no.

Se tu vai in una sala chirurgica e non capisci la volontà del chirurgo, pensi che quel chirurgo sia un seviziatore: taglia gambe, squarta toraci!

Se tu conosci la volontà del chirurgo capisci che tutto è fatto per la vita di quegli uomini, cerca di salvarli.

Noi siamo in una camera operatoria, la nostra terra è una camera operatoria.

È Dio che sta tagliando e squartando, allora Dio non esiste? È cattivo?

Tu pensi questo solo perché non conosci la Volontà di Dio.

È Dio che sta cercando di salvare la tua vita.

Se tu conosci l'intenzione allora capisci.

In caso diverso no, per te è assurdo quello che vedi.

Q.: "Voglio che dove sono Io siano anche coloro che Tu mi hai dato affinché vedano la mia gloria", la gloria del Figlio è il Padre. Ma per il Padre questa gloria è la volontà del Padre?

È il Padre.

Q.: E la volontà del Padre è anche il Padre?

La volontà di uno è l'espressione di ciò che uno è.

R.: Come si può spiegare a coloro che Dio lo percepiscono appena che il terremoto è le più grandi disgrazie sono Volontà di Dio, sembra come dire una bestemmia?

Prima di spiegarlo agli altri cerchiamo di capirlo noi, siamo noi che ci dobbiamo sforzare di entrare e di capire.

Quando Dio ci ha fatto capire, siamo perfettamente capaci di spiegarlo agli altri.

Noi non possiamo spiegare a un altro una cosa che noi non abbiamo ben assimilato.

S.: Questi tre come sono Parole di Dio per farci pensare.

Per farci fare dei salti di qualità nella nostra vita, fino ad arrivare a quel punto in cui ci propone di vedere le cose come sono nel cielo.

Noi con i piedi sulla terra ce lo sogneremmo questo.

E Lui ti propone addirittura di vedere come si fa la Volontà di Dio in cielo, perché soltanto in quanto tu vedi come si fa in cielo, capisci perfettamente come si fa in terra.

È lì che si forma la convinzione, perché quando tu vedi la Volontà di Dio come si fa in cielo, capisci perfettamente il significato di quello che avviene in terra.

E allora capisci perfettamente la Volontà di Dio che si fa in terra.

Non sei tu che la devi fare.

S.: Lui come proposta me li fa arrivare tutti e tre i come, mentre io sono ancora nel primo, ma sono per farmi vedere la meta.

Sono delle proposte.

Lui ti mette di fronte a delle cose che tu tocchi con mano, tocchi con mano l'agricoltore, la strada, la montagna e ti parla di queste cose e poi ti dice di mettere al posto dell'agricoltore Dio, ecco l'analogia: cambia il soggetto, devi fare una traduzione.

Dio semina, il seme è la parola, il campo sei tu, vedi l'analogia?

Avanzi sempre a forza di questo come.

Lui dicendoti "come" ti impegna a vedere le cose dal punto di vista di Dio.

Tutte le cose qui in terra sono dei segni di quello che Dio opera e di quello che Dio è.

T.: E quindi dobbiamo chiederci che cosa Lui ci vuole dire con ogni segno?

Sempre, perché è Dio che parla con noi in tutto, come parla in cielo con le anime, Dio così parla già adesso con noi, perché tutto è già cielo di Dio.

Dio parla con noi personalmente.

Noi siamo però delle larve, non siamo ancora farfalle e Lui parla al livello di queste larve.

Però parla a tu per tu, allo stesso modo con cui parla con un anima che ha presente Lui.



Come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. Gv 10 Vs 15 Quinto tema.


Titolo: Gloria in cielo e pace in terra.


Argomenti: I preconcetti. Due cose e una passione. Il Natale. La Parola di Dio. Volontà di Dio in cielo e in terra. L'assenza di Dio sulla terra. La buona volontà. La Volontà di Dio nel nostro errore. Realtà sensibile e spirituale. Dio è presente nel nostro pensiero. Noi vediamo la terra dal dal cielo.


                                             

23-24/Dicembre/1990 Casa di preghiera Fossano.


Questo versetto è la continuazione di un discorso che Gesù stava facendo.

Aveva appena affermato: "Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono Me", qui adesso aggiunge: "Come il Padre conosce Me e Io conosco il Padre".

Abbiamo visto come sia importante sempre questo raffronto, la terra è tutta una parabola e tutta la nostra vita è una parabola di Dio.

C'è sempre questo raffronto, la terra è tutta una parabola.

E quando c'è una parabola c'è sempre questo "come".

La maggior parte delle pagine del Vangelo sono impostate su questo raffronto.

Abbiamo visto anche come nella vita dell'uomo ci siano tre grandi "come".

Il primo come è quello del paradiso terrestre, il "come" che tenta ogni essere umano in questo mondo ed è quello di essere come Dio, l'autonomia da Dio, il non tenere conto di Dio.

Eppure anche questo errore che l'uomo necessariamente fa, serve.

Serve sopratutto a formare nell'uomo la capacità di rispondere al secondo come: "Chi è come Dio?.

E l'uomo deve passare attraverso la tristezza di questa esperienza, questo tentativo di voler essere autonomo da Dio, per poter poi a un certo momento confessare e riconoscere, che nessuno è come Dio.

L'importanza di questo riconoscimento è perché Dio è una singolarità.

Dio è inconfondibile.

E proprio perché Dio è singolarità ed è inconfondibile, offre a noi l'orientamento, il punto in cui dobbiamo rivolgere tutti i nostri pensieri e la nostra attenzione.

Essendo singolarità, Lui solo è il rivelatore di Sé.

Quando noi abbiamo capito che la conoscenza di Dio, la rivelazione di Dio si ha solo da Dio, quando abbiamo capito che la conoscenza di Dio è vita eterna per noi (vita vera contrapposta alla vita falsa che stiamo facendo), quando abbiamo capito questo, abbiamo capito il luogo dove possiamo ottenere la nostra vera vita ed è la conoscenza di Dio che si ha solo da Dio.

Abbiamo poi visto domenica scorsa il terzo e conclusivo "come" e l'abbiamo trovato nel "Padre nostro": "Sia fatta la tua volontà come in cielo e così in terra".

Ogni "come" è una proposta.

Ogni proposta di Dio è una sollecitazione a fare un passo avanti.

Un passo verso l'invisibile.

Si parte dalle cose che si vedono ma tutte le cose che si vedono non sono Dio, sono segni, parabole, Parole di Dio, bisogna andare oltre a queste per giungere a vedere e toccare e fare esperienza della Realtà.

Dietro ogni segno, dietro ogni parabola, dietro ogni parola c'è una realtà e noi non dobbiamo mai fermarci a quello che appare ai nostri sensi, a quello che si fa sentire da noi, per questo non dobbiamo mai fermarci ai sentimenti.

Il primo peccato, questo peccato di autonomia è una conseguenza del preferire i nostri sentimenti alla conoscenza.

La sollecitazione di Dio a passare dalle cose che vediamo e tocchiamo alle cose invisibili è basata su questi "come".

Dio ci fa vedere una cosa e poi ci dice: "Questa cosa è come", però ci presenta un "come" che noi non riusciamo a legare, non riusciamo a capire.

Quindi impegna noi a trascendere tutto.

Dicendoci: "Sia fatta la tua volontà come in cielo e così in terra", ci propone una cosa altissima, poiché ci propone di capire come si fa la Volontà di Dio in cielo.

Ci fa anche capire che soltanto quando vediamo come si fa la Volontà di Dio in cielo, soltanto allora si è formata in noi la capacità di vedere come si fa la Volontà di Dio in terra.

Dio ci fa dire al Padre: "Sia fatta la tua volontà" e lo dice al Padre, non perché noi abbiamo a fare la Volontà di Dio in terra, qui in terra tutto è già Volontà di Dio, anche nell'inferno c'è la Volontà di Dio che trionfa, nolenti, anche coloro che sono nell'inferno sono costretti a fare la Volontà di Dio poiché Dio solo è Colui che regna.

Uno solo è il Creatore e uno solo è Colui che regna.

Quindi la Sua volontà si fa in tutto, Dio non è sorpreso da nessuno.

Se fosse sorpreso non sarebbe più Dio.

Dio non è condizionato da nessuno, in tutto si fa la sua volontà e tutto avviene nel suo pensiero.

Il difficile per noi è vedere come si fa la Volontà di Dio in terra.

Soltanto quando noi arriviamo a contemplare come si fa la Volontà di Dio in cielo, soltanto allora, noi siamo fatti capaci di vedere come si fa la Volontà di Dio in terra.

Qualcuno domenica scorsa ha avuto qualche difficoltà su questo argomento.

Sul cammino della nostra vita, con molta facilità, noi cadiamo nei preconcetti.

Cadendo nei preconcetti, noi aspettiamo la venuta di Dio, l'incontro con Dio, la manifestazione di Dio o la conoscenza di Dio su certi binari, in certi tempi e in certi luoghi.

Questo ci ha fatto capire il rischio che grava su ogni uomo nel cammino verso Dio.

Nello stesso tempo ci ha fatto anche capire qual'è la condizione per camminare e per evitare questi rischi.

L'uomo con facilità cade in preconcetti.

Perché man mano che conosce e con Dio si consoce, man mano che conosce, lui scambia quello che conosce per Assoluto, per la verità: "Ho trovato!" e non si rende conto che c'è un preconcetto.

Per questo bisogna tenere presente che con Dio bisogna avanzare sempre non conoscendo, non affermando ma piuttosto non conoscendo.

Con Dio ci sono sempre delle sorprese.

Dio è un infinito, è un essere che ci trascende, che supera continuamente noi, che ci supera sempre in tutto, per questo anche la vita eterna sarà una vita di novità.

Con Dio non c'è la noia, la vita eterna non è statica, la vita eterna va di novità in novità.

Con la capacità però di capire; qui in terra noi spesso siamo sorpresi dalle cose ma ci troviamo nell'incapacità di capire.

Succedono fatti, succedono avvenimenti e : "Chissà cosa vuol dire il Signore, chissà qual'è il significato di questo, chissà qual'è il suo Pensiero" e ci troviamo in questa grande difficoltà.

Nella vita eterna per coloro che conoscono Dio questa grande difficoltà non c'è, però resta la novità, poiché Dio essendo un essere infinito è una sorgente infinita di novità.

Ma la condizione per poter restare con questo Dio ed intendere questo Dio, è questo nostro offrirci: "Se non ritornate come bambini", ma è necessario restare sempre come bambini, nella vita eterna si resterà soltanto come bambini.

E se non si sarà come bambini non ci sarà per noi una vita eterna.

Questo bambino che è sempre aperto ad accogliere a ricevere.

L'uomo diventa vecchio in quanto a un certo momento si fossilizza su ciò che conosce, su ciò che ha esperimentato.

Per cui a un certo momento: "Io so come sono le cose, io capisco, io conosco".

Ecco il grande errore che fa l'uomo: il preconcetto.

La conoscenza vera si ottiene solo da Dio ed è per questo che abbiamo fatto precedere al terzo "come", l'intervallo che abbiamo chiamato il muro.

Perché è necessario abbiamo detto, andare al di là del muro.

Andare al di là del muro, vuol dire andare al di là di tutte le nostre attese.

Perché la nostra attesa deve essere formata da Dio.

Non deve essere formata da quello che noi abbiamo capito e conosciuto di Dio.

È vero che man mano che procediamo con Dio noi formiamo un cumulo in noi di conoscenze ma è una conoscenza che va sempre superata, perché bisogna sempre imparare a guardare le cose dal punto di vista di Dio.

Abbiamo visto che il muro si supera in quanto si ascolta il Figlio di Dio, in quanto si ascolta Cristo.

E ascoltando Cristo dove siamo condotti ad andare?

Ascoltando Cristo siamo condotti a guardare le cose dal suo punto di vista.

Chi parla con noi ci conduce sempre a guardare le cose dal suo punto di vista se, noi lo ascoltiamo, se noi cioè ci rendiamo disponibili.

Ma se noi abbiamo delle pretese noi siamo impossibilitati a giungere a vedere le cose dal punto di vista dell'altro.

Cristo, Figlio di Dio vede tutte le cose dal punto di vista del Padre.

E vedendo tutte le cose dal punto di vista del Padre, conduce quanti lo ascoltano a vedere ogni cosa dal punto di vista di Dio.

Ecco per cui anche nella preghiera: "Sia fatta la tua volontà come in cielo e così in terra", ci insegna ad attendere questa conoscenza dal Padre.

Non dice a noi di fare la volontà in terra come in cielo, lo dice al Padre.

Per farci capire che la conoscenza della Volontà di Dio nel cielo di Dio, si ottiene soltanto dal Padre.

Quindi soltanto guardando dal punto di vista del Padre.

E quando uno è condotto a vedere le cose dal punto di vista del Padre, deve spogliarsi di tutti i suoi preconcetti, di tutte le sue esperienze, di tutti i sui sentimenti.

Per poter arrivare a quella purezza di pensiero che guarda unicamente dal punto di vista del Padre.

In questo terzo come abbiamo visto la necessità di vedere le cose come sono fatte nel cielo di Dio, poiché questa è la condizione per intendere come si fa la Volontà di Dio in terra e quindi, per avere la chiave di lettura del Pensiero di Dio, dell'Intenzione di Dio in tutte le cose e in tutti i fatti.

A questo punto punto possiamo proseguire in quello che Gesù dice in questo versetto: "Come il Padre conosce Me e Io conosco il Padre".

Superato questo "come" troviamo: "Il Padre conosce Me ed Io conosco il Padre".

Anche questa è una proposta.

La Parola di Dio è sempre una proposta.

E se Gesù dice a noi queste parole, non le dice per metterci di fronte a una parete inaccessibile, ce le dice per offrire a noi un campo di lavoro, un campo di riflessione, per offrire a noi un invito e quindi un impegno a scavare ad approfondire e a capire che cosa vogliono dire queste parole che Lui fa giungere a noi.

Lui afferma che conosce le sue pecore e le sue pecore conoscono Lui, come il Padre conosce Lui e Lui conosce il Padre.

I pastori e le pecore li conosciamo, li vediamo, li tocchiamo, sappiamo cosa sono e sappiamo quali rapporti ci sono fra loro.

Eppure quando Lui ci dice che Lui pastore conosce le sue pecore e le pecore conoscono Lui, come il Padre conosce Lui e come Lui conosce il Padre, ci mette in una mare in cui ci invita a sprofondarci e se ce ne parla vuol dire che è possibile capire, però è un mare in cui ci accorgiamo che non sappiamo dove puntare la prua per poterci capire qualche cosa.

Perché ci sprofonda nel cielo di Dio.

Ci fa capire che quella conoscenza che il pastore ha delle pecore, che le pecore hanno del pastore, non è quella conoscenza sentimentale che noi possiamo intendere è ben altra la conoscenza.

Qui siamo nel campo delle parabole e queste parabole possono essere intese soltanto se uno guarda le cose dal cielo di Dio.

Siamo sempre in quello.

La Volontà di Dio come in cielo, lì abbiamo il punto luce.

E fintanto che noi non arriviamo a capire come il Padre conosce il Figlio ed il Figlio conosce il Padre, noi ci illudiamo di capire la parabola, ci illudiamo di capire come il pastore conosce le sue pecore e come le pecore conoscono il pastore.

Qui Gesù ci presenta un come che impegna tutte le nostre capacità e oltre ancora e ci fa capire che soltanto da Dio e soltanto dal Padre noi possiamo intendere questa parabola attraverso cui Lui ci conduce a capire il rapporto che passa tra Padre e Figlio.

Se noi teniamo presente che il rapporto che passa tra Padre e Figlio è lo Spirito Santo, qui ci invita, ci sollecita, ci promette l'incontro con lo Spirito Santo.

Perché lo Spirito Santo è proprio il rapporto che passa tra Padre e Figlio.

E ci fa capire che soltanto incontrando lo Spirito Santo, cioè quella conoscenza di come il Padre conosce il Figlio e il Figlio conosce il Padre, noi avremo la chiave di lettura per tutte le parabole e quindi la chiave di lettura per tutti gli avvenimenti e tutte le cose di questo nostro mondo.

Noi, l'abbiamo detto molte volte siamo fatti di cielo e di terra.

Ogni uomo è fatto di cielo e di terra.

Però fatti con questi due grandi termini, noi portiamo in noi la passione dell'Assoluto che è una passione non per due termini ma per un termine solo.

Noi ci troviamo con due cose e con la passione per avere una cosa sola.

La passione d'Assoluto è passione d'unita (d'unificazione) e la portiamo in noi.

Questa passione è testimonianza in noi della presenza dell'Assoluto, della presenza in noi di Dio.

Un cane o un animale non subisce questa passione.

È questa passione che ci rende tristi e ci tormenta per tutta la vita.

Questa passione d'Assoluto è testimonianza del Dio con noi.

È la rivelazione del Natale.

Natale rivela che Dio è con noi indipendentemente da noi.

Natale ci pone di fronte a questa realtà: "Tu uomo sei fatto della Mia Presenza".

Questo è il mistero del Natale.

Questo è l'annuncio del Natale.

E se non capiamo questo non capiamo un bel niente.

È inutile che noi ci fermiamo lì ad assistere a delle belle statuine o a dei canti.

Questo è solo sentimento che non serve assolutamente a niente.

Quello che conta è arrivare a capire il messaggio, il pensiero che c'è nel Natale.

Col Natale Dio ci presenta la realtà in cui noi nasciamo e in cui noi siamo fatti.

La realtà è questa: Dio è presente in noi indipendentemente da noi, senza di noi.

Quindi quando è presente in noi senza di noi costituisce la nostra realtà, volenti o nolenti, che lo capiamo o che non lo capiamo.

Questa è la realtà in cui noi ci troviamo.

Per questo Gesù nasce da una vergine, indipendentemente dall'uomo, per farci capire che quello che noi siamo, siamo opera di Dio, indipendentemente da noi.

Questa è la realtà in cui noi ci troviamo.

Per questa realtà che portiamo in noi, noi subiamo questa passione d'Assoluto che ci fa correre per tutto il mondo.

E ci fa cercare Dio in tutte le cose e che ci fa sbagliare in tutto.

Ci fa sbagliare in tutto perché noi scambiamo per Assoluto (preconcetto) tutto quello che vediamo e tocchiamo, tutto quello che ci piace, tutto ciò per cui noi viviamo.

Perché?

Ma perché l'Assoluto noi non possiamo conoscerlo se non per mezzo di Dio.

Dio solo è rivelatore di Se Stesso.

Dio è una singolarità, per cui tutti ci annunciano Lui, tutti ci parlano di Lui ma nessuno ce lo fa conoscere, nessuno ce lo fa incontrare perché Lui si conosce solo per mezzo di Se Stesso.

Quindi perdono (per-dono) di Sé.

Ecco per cui si entra nella conoscenza di Dio e si fa esperienza di Dio, solo nella misura in cui si ascolta Dio.

E chi ascolta non deve avere dei preconcetti, perché quando uno ha dei preconcetti si auto lesiona le orecchie.

Bisogna ascoltare come bambini.

Perché è Lui che ci conduce, è Lui che parlando conduce noi, altrimenti: "Dove Io sono voi non potete venire.

Per noi è un salto assurdo impossibile.

Noi diciamo: "Astrazione" e quando diciamo astrazione siamo fuori, noi siamo dominati dalla realtà materiale.

E subiamo la realtà e la realtà per noi è sempre un punto fisso di riferimento di tutte le cose.

Per cui noi chiamiamo pazzi coloro che vivono per una realtà diversa da quella che noi abbiamo presente.

L'uomo è fatto da questi due grandi termini: il cielo e la terra e da questa passione d'Assoluto.

Però l'uomo è anche fatto e questo è l'elemento essenziale, l'uomo è fatto dalla Parola di Dio.

La Parola di Dio che dice a noi in quale rapporto dobbiamo mettere questi due termini.

La passione d'Assoluto ci rende inquieti, perché ci fa sentire il bisogno di unificare questi due termini.

Di stabilire un rapporto tra questi due termini: non possiamo stare con due termini.

Vivere con due termini non collegati tra loro, non rapportati tra loro è situazione di non conoscenza.

E noi la non conoscenza non la sopportiamo.

La passione d'Assoluto ci impegna e ci costringe, anche sbagliando a unificare i due termini.

La Parola di Dio dice a noi, quale dei due termini dobbiamo mettere al di sopra di tutto.

Come punto fisso di riferimento per tutto.

La Parola di Dio dice a noi di mettere il cielo prima di tutto.

A noi che siamo portati a mettere sempre la terra prima di tutto.

Anzi a noi che siamo portati a misurare il cielo con la terra.

La Parola di Dio dice: "Metti il cielo prima di tutto, metti Dio prima di tutto, non preoccuparti neppure del mangiare e del vestire, del lavoro, della carriera, metti Dio prima di tutto, cerca Dio prima di tutto".

La Parola di Dio ci annuncia quindi la Realtà.

Quando noi abbiamo due termini davanti a noi, noi corriamo sempre questo rischio, questo pericolo, quello di mettere come punto fisso di riferimento per il nostro rapporto (siamo costretti a fare un rapporto) quello che noi vediamo tocchiamo ed esperimentiamo quello che capiamo.

Per questo la Parola di Dio è importantissima.

Già nell'antico testamento la Parola di Dio diceva: "T'ho messo uomo davanti la vita e la morte (cielo & terra) però io ti ordino di scegliere la vita".

Per cui se noi ascoltiamo la Parola di Dio non facciamo sbagli, la Parola di Dio ci dice quello che dobbiamo mettere prima di tutto come punto fisso di riferimento.

La vita è il cielo, la vita è la conoscenza di Dio.

E la Parola di Dio ci dice di mettere la conoscenza di Dio come punto fisso di riferimento.

Come tuo fine.

Come tua realtà, perché la Realtà è Dio.

La Realtà è Dio che parla a noi in tutto.

Allora abbilo come punto fisso di riferimento.

E non mettere come punto fisso di riferimento quello che appare a te, quello che sembra a te, quello che senti te, quello che il cuore ti dice.

Non metterlo come punto fisso di riferimento.

Non mettere come punto fisso di riferimento gli uomini, perché la salvezza non viene dagli uomini.

Non mettere come punto fisso di riferimento né le istituzioni né gli istituti ma, metti come punto fisso di riferimento Dio, la conoscenza di Dio.

Perché Dio t'ha creato per questo.

Ecco la lezione, la vita che noi traiamo da questo.

Con questa Parola di Dio, noi siamo sollecitati a sprofondarci nel cielo di Dio.

Abbiamo i due termini (cielo & terra) e la Parola di Dio ci dice di sprofondarci nel cielo di Dio.

Perché quanto più tu ti sprofonderai nel cielo di Dio (campo dello spirito, pensiero, luce) tanto più la tua terra s'illuminerà.

A un certo momento tu vedi la Volontà di Dio in terra, tu vedi il Regno di Dio in terra.

Perché Dio regna in tutto.

Però la chiave di lettura per vedere questo regno è che la tua testa sia sprofondata nel cielo di Dio.

Affinché tu possa contemplare come si fa la Volontà di Dio nel cielo dove tutto fa riferimento a Dio.

Perché nel cielo c'è questa purezza.

Nel cielo non c'è più l'uomo con le sue pretese, con i suoi egoismi, col pensiero del suo io.

Nel cielo tutto fa sempre riferimento (dentro e fuori) a Dio.

Dio è il punto fisso di riferimento di tutto nel cielo.

Qui abbiamo la situazione pura, pura Volontà di Dio.

Qui in terra noi vediamo ben altre confusioni.

Apparentemente si dice che Dio regni in terra, nella realtà noi costatiamo che regnano ben altre realtà.

Regna il male, la violenza, la ricchezza, la forza, la bellezza, la politica.

Ecco quindi la grande difficoltà in cui noi ci troviamo.

Perché sulla nostra terra le cose sono relative al nostro io, nel cielo invece le cose sono relative a Dio, tutto è relativo a Dio.

E Dio ci invita a vedere tutte le cose come sono relative a Lui.

Perché soltanto quando vedremo le cose riferite a Dio, capiremo anche come Dio regna sulla terra.

Perché sulla terra (l'abbiamo detto molte volte) noi esperimentiamo l'assenza di Dio, non la presenza di Dio.

Eppure nell'assenza di Dio c'è la presenza di Dio.

L'assenza è una categoria della presenza, è una testimonianza della presenza.

Ma chi può intendere, chi può capire, chi può convincersi che l'assenza è una Parola di Dio per noi?

Quindi che l'assenza di Dio è una testimonianza della presenza di Dio per noi, è Dio che parla con noi e dice: "Guarda che Io ti sto pensando".

Chi ci può convincere di questo?

Soltanto il cielo di Dio.

Cioè soltanto se noi guardiamo le cose dal punto di vista di Dio noi capiamo perfettamente che l'assenza di Dio che noi esperimentiamo nel mondo è una Parola di Dio per noi.

Noi qui sulla terra esperimentiamo le cause seconde, le opere le vediamo fatte dagli uomini, non da Dio e quindi noi qui sulla terra esperimentiamo che le nostre preghiere, i nostri desideri, le nostre volontà non trovano corrispondenza.

Noi ci troviamo in continuazione contraddetti e la contraddizione per noi è una esperienza d'assenza.

Ho detto (stupidamente) molte volte che se io desidero delle rose e mi inondano di tulipani o violette, io non vedo i doni d'amore che ricevo, io vedo la mancanza d'amore.

Perché vedo la mancanza d'amore?

Perché io pretendo delle rose.

Quindi mi vedo non pensato e non conosciuto anche se mi mandano tonnellate di tulipani o violette.

Io non vedo la presenza di chi mi manda i tulipani, eppure c'è una presenza.

Mi inondano d'amore ma io non vedo l'amore.

E perché non vedo l'amore?

È il preconcetto.

Così è l'assenza.

Quando noi desideriamo un po' di luce o desideriamo una grazia o un dono e questo dono lo otteniamo, diciamo che Dio c'è, ho toccato la sua presenza.

Ma è una presenza che dura quello che dura perché è sentimento e non fidatevi di questa presenza.

E Dio che si concede.

Ma noi diciamo: "Ho trovato, ho esperimentato, Dio esiste, Dio è presente" perché siamo stati soddisfatti noi.

Non perché noi abbiamo soddisfatto Dio.

Quando noi costatiamo la presenza di Dio soltanto perché la nostra volontà o il nostro desiderio o la nostra preghiera è stata soddisfatta noi non siamo entrati nella conoscenza di Dio.

Io dico che Dio esiste perché io sono stato soddisfatto.

La vera preghiera non sta nel comunicare a Dio la nostra volontà affinché Lui risponda a questa volontà.

La vera preghiera sta nell'elevare la mente a Dio per conoscere da Lui la sua volontà.

Perché solo quando impareremo a desiderare e a volere la sua volontà, lì conosceremo la sua presenza.

E quella presenza che noi troveremo lì, quella sarà la vera presenza.

Dio si conosce soltanto nella sua volontà, nel suo pensiero, nella sua intenzione, non nelle nostre intenzioni.

Il tema di questa sera abbiamo detto che è: gloria a Dio nei cieli e pace in terra.

L'annuncio è: pace in terra agli uomini di buona volontà.

La buona volontà?

Gesù dice: "Dio solo è buono".

Quando quel giovane ricco gli chiede: "Maestro buono che cosa devo fare?".

Gesù risponde: "Perché mi dici buono? Uno solo è il buono".

E quando si dice buona volontà, una sola è la volontà buona.

Non è la nostra: "Voi cattivi come siete...".

Noi quando preghiamo Dio che risponda alla nostra volontà, non abbiamo una volontà buona.

Non è buona perché è ingiusta.

Noi tendiamo a far servire Dio a noi stessi.

Dio è il Signore, non è un nostro servo.

Quando noi trasformiamo Dio in un servo, la nostra volontà non è buona.

Non può essere buona, è ingiusta.

Ecco per cui se anche Dio si fa servo, qualche volta, per conquistare noi, noi non dobbiamo fermarci a questa esperienza.

Perché a un certo momento Dio ce la capovolge.

La vera volontà buona è quella che discende da Dio.

Dio solo è buono.

E soltanto con Dio noi impariamo quello che è buono.

Quindi soltanto con Dio la nostra volontà è buona.

E soltanto quando noi contempliamo Dio nel suo cielo....

"Gloria a Dio nell'alto dei cieli", perché la gloria si dà soltanto nella conoscenza di Dio, là dove si conosce Dio".

"Sia fatta la tua volontà come in cielo", soltanto conoscendo la Volontà di Dio in cielo, la nostra volontà diventa buona in terra e qui abbiamo la pace.

Perché la nostra pace sta nel contemplare che tutto è voluto da Dio, che nulla accade che non sia voluto da Dio.

La nostra pace sta nel potere vedere il Pensiero di Dio in tutto.

Noi sulla nostra terra esperimentiamo l'assenza di Dio e quindi noi esperimentiamo che sulla nostra terra non si fa la Volontà di Dio.

E invece qui sulla terra la Volontà di Dio si fa, eccome se si fa.

Perché l'assenza di Dio è una testimonianza della presenza di Dio.

È Dio che si fa pensare nel nostro errore.

Io mi sono abbarbicato a una creatura, a una cosa, al denaro, a un mio problema, mi sono abbarbicato a questo e Dio mi fa esperimentare la sua assenza in quanto non soddisfa quello che io desidero, quello che io voglio, anzi, mi porta via, mi annulla tutto ciò per cui io sto vivendo.

E io esperimento l'assenza di Dio e non mi accorgo che la mia esperienza d'assenza di Dio, è Dio che mi invita ad essere intelligente.

Perché se io tutta la vita salgo su un larice per cercare delle mele e non trovando le mele dico: "Dio non esiste, perché se esistesse mi farebbe trovare le mele su questo larice", Dio mi risponde: "Scemo, tu devi capire che le mele si trovano soltanto sul melo e non sul larice".

E io non m'accorgo che il fatto che Lui non mi faccia trovare le mele sul larice è Lui che interviene nel mio errore, è la sua presenza a non farmi trovare le mele sul larice, per non confermare il mio errore.

Per farmi capire che devo vivere per altro da ciò cui sto vivendo.

Ed è lì che Lui mi annulla tutto.

E io dico che Dio è assente e invece Dio è presente.

Dio mi sta pensando e mi sta pensando proprio nel mio errore.

Noi certamente non scopriremmo l'assenza di una cosa se quella cosa non l'avessimo presente nel pensiero.

Noi non noteremmo certo l'assenza di una persona a questo nostro incontro se questa persona non l'avessimo presente nel pensiero.

Per questo dico che l'assenza è una categoria della presenza.

Là dove non c'è presenza non c'è esperienza d'assenza.

Noi crediamo sempre che la realtà sia quella che vediamo e tocchiamo.

Per cui noi riteniamo che non basta avere una cosa presente nel pensiero perché questa sia reale.

Io quello che ho nel pensiero lo debbo vedere fuori per poterlo considerare come realtà.

Io cerco una biro e l'ho presente nel pensiero ma, non mi basta averla presente nel pensiero, dico d'averla trovata solo quando la vedo e la tocco e la posso esperimentare con i miei sensi.

Nel campo dello spirito non è così.

Nel campo dello spirito abbiamo un capovolgimento, per questo Dio non si fa esperimentare nel campo dei sensi, nei sentimenti.

Perché ci fa capire che quella presenza che noi abbiamo nel pensiero è la realtà.

Dio è presente nel nostro pensiero.

Dio è presente nella nostra anima, nel nostro spirito

E noi facciamo l'errore gravissimo di cercarlo fuori mentre Lui è dentro.

Per cui tutta quell'assenza di Dio fuori, sono tutti annunci di Dio, segni di Dio per farci rientrare in noi stessi e per farci toccare con mano che la grande realtà non è fuori.

La grande realtà è dentro, è nel nostro pensiero e Dio abita nel nostro pensiero.

Il nostro pensiero non è una astrazione, il mondo esterno diventa presto astrazione.

I sentimenti mutano e a un certo momento ci accorgiamo che non ci sono più.

Il mondo vero reale è quello che portiamo nell'anima, quello che portiamo nei nostri pensieri.

Ecco che allora l'assenza di Dio è un segno, perché ci convoca a scoprire la vera realtà, la vera presenza.

È Dio che mi annulla tutto quello che io ho scambiato per realtà assoluta, me la annulla per chiamarmi, quindi è una Parola di Dio per me, quindi è un segno della sua presenza.

A questo punto noi capiamo una cosa meravigliosa.

Noi ci rendiamo conto che l'esperienza dell'assenza di Dio la vediamo nella presenza di Dio, perché se non avessimo presente Dio, noi non esperimenteremmo l'assenza di Dio nel nostro mondo.

Un cane certamente non esperimenta l'assenza di Dio attorno a sé, perché non ha Dio presente in sé, nel suo pensiero.

Se l'esperienza dell'assenza di Dio è un segno della presenza di Dio in noi e del luogo in cui si trova Dio ed in cui noi possiamo trovare Dio, allora capiamo una cosa stupenda: noi vediamo tutte le cose finite e tutto il mondo finito come esperienza dell'assenza dell'infinito.

Quindi quello che noi abbiamo presente è l'infinito.

E se noi non avessimo presente l'infinito, noi non vedremmo le cose finite.

E se noi vediamo il tempo che passa (e quanto lo vediamo il passare del tempo!) è perché abbiamo presente l'eterno.

Perché se non avessimo presente l'eterno noi non noteremmo il tempo.

Allora il tempo è l'assenza dell'eterno.

L'assenza noi la esperimentiamo in quanto abbiamo una presenza.

Ma allora questo eterno è già in noi.

È in questo infinito, in questa presenza di Dio che portiamo in noi.

È in questa presenza di Dio che noi vediamo il finito delle creature, il passare delle creature, il tempo che passa.

La relatività di tutte le cose noi la vediamo nell'Assoluto e se non avessimo presente l'Assoluto, non vedremmo la relatività di tutte le cose.

Noi vediamo la terra perché siamo già in cielo.

Perché se non fossimo già in cielo, noi la terra non la vedremmo.

Noi vediamo la terra dal punto di vista di Dio, dal cielo.

Se questa è la realtà in cui noi ci troviamo (l'annuncio di Natale), la gloria è annunciata nel cielo per noi.

"Gloria a Dio nell'alto dei cieli".

Gloria all'Assoluto, gloria all'eternità, gloria all'infinito che c'è in questo cielo, in questo Dio che portiamo dentro di noi.

E pace sulla tua terra se tu hai buona volontà.

Cioè se tu conosci, riconosci.....

La Volontà di Dio sta nell'affermazione di quello che Lui è.

Lui in tutto afferma Sé: in cielo, in terra e nell'inferno.

Lui afferma Sé, la sua volontà si fa.

La sua volontà si fa nella assenza sua.

Noi esperimentiamo la sua assenza, perché Lui sta manifestando a noi la sua presenza.

Noi esperimentiamo il tempo perché Lui sta affermando a noi l'eternità.

Noi esperimentiamo il finito non come negazione d'infinito ma, come manifestazione, quindi glorificazione d'infinito.


A.: Il pastore conosce le pecore nello stesso modo che..che..

Luigi: Il pastore conosce le pecore e le pecore conoscono il pastore come il Padre conosce il Figlio e il Figlio conosce il Padre.

A.: C'è una unità che bisogna capire e che è dentro di noi.

Nella stessa maniera che il pastore conosce le pecore...non riesco a dirlo!

Luigi: Nella stessa maniera con cui il Padre conosce il Figlio, il Figlio conosce le pecore.

Quella è parabola.

Quindi chi m'illumina è il cielo, non è la terra che mi illumina il cielo.

A.: Bisogna cominciare a vedere tutto da Dio.

Luigi: A contemplare tutte le cose da Dio.

Questa è la buona volontà.

La vera conoscenza non è induttiva: partire da quello che vedo e tocco per immaginarmi il cielo, la vera conoscenza sta nel partire da Dio e dedurre da Dio.

Lì hai la certezza.

B.: Siamo già creati da Dio contemplatori della sua verità.

Luigi: E tutto vediamo da Dio, anche le creature le vediamo nell'infinito.

Se tu non fossi nell'eterno, tu non vedresti il tempo.

Tu non vedresti l'assenza di Dio se tu non avessi presente Dio.

B.: Questo è testimonianza che Dio ci chiama a guardare tutto in questa luce.

Luigi: Da questa luce.

B.: Il guaio è che noi non ci portiamo a guardare da questo punto di vista che Dio ha posto in noi.

Luigi: Non ci raccogliamo in questo pensiero.

Il guaio è che noi passiamo tutta la vita a cercare mele su un larice.

Tutta la vita!

Poi in punto di morte diciamo che la nostra vita è servita a niente.

C.: Noi abbiamo la possibilità di capire che la realtà è nel cielo di Dio.

Luigi: Il cielo di Dio è la realtà e tutto il resto è segno di questa realtà, è parola di questa realtà.

Anche l'assenza di Dio è una parola per me.

C.: Questo passare delle cose e questa finitezza delle cose sono segno che nel cielo di Dio vi è l'eterno e l'infinito.

Luigi: Certo è c'è la presenza di Dio e questa presenza la portiamo già dentro di noi e ci fa vedere le cose finite.

C.: E ci può dare pace, perché se capiamo che l'assenza è esperienza di presenza non pesa più.

Luigi: Certo.

La mia inquietudine sta proprio nel non trovare quello che cerco.

Lì sono inquieto.

C.: Se vediamo il tempo che passa fine a se stesso siamo inquieti ma, se invece possiamo contemplarlo nell'eterno....

Luigi: Dobbiamo vedere il tempo come un segno dell'eternità.

Come una Parola di Dio per me, per me che non sono ancora arrivato a scoprire l'eterno, è Dio che mi sta parlando.

Per condurmi a scoprire l'eterno e questo parlare che mi fa è il tempo.

Il tempo è una parola dell'eternità, come l'assenza è una parola della presenza.

Se io esperimento l'assenza di una persona è perché quella persona mi sta a cuore, è perché l'ho presente.

È proprio per la sua presenza in me che io dico che è assente ma allora l'assenza è un segno, è una parola di questa creatura che è presente.

C.: Quindi è ancora dono di Dio...

Luigi: Certo è una Parola di Dio, l'assenza è una categoria della presenza.

Siamo noi che fermandoci al sentimento, al pensiero del nostro io diciamo che non c'è, cavolate, tu non diresti che non c'è se tu non l'avessi presente in te.

D.: Quindi tutto il negativo...

Luigi: È per farmi scoprire il positivo.

Il negativo è una parola del positivo, per farti scoprire il positivo.

D.: Nel cielo tutto, dentro e fuori di noi si riferisce a Dio.

Ma nel cielo il fuori esiste ancora?

Luigi: Nel cielo tu ritroverai tutto quello che tu hai trovato sulla tua terra, c'è tutto.

Con Dio non sparisce mica niente.

Le cose spariscono per noi, la morte è segno di Dio per noi ma, presso Dio non c'è mica, il che vuol dire che tu in Dio ritrovi tutto, anche i fili d'erba che hai incontrato per la strada, ritrovi tutto, sta pur tranquilla.

La verità comprende tutto.

Se comprende tutto, non annulla niente.

L'annullamento è solo per noi, è solo relativo a noi.

È solo relativo a noi, non è in Dio.

In Dio c'è il positivo di tutto, non c'è il negativo.

Il negativo è per me che sono scemo.

E fintanto che sono scemo ci sarà questo negativo che è necessario per farmi diventare intelligente.

Presso Dio c'è la giustificazione di tutto.

Ecco per cui Dio è presente, non c'è il passato.

Non c'è il futuro.

Per noi c'è il passato e c'è il futuro ma non c'è il presente perché non riusciamo mai a fermarlo questo famigerato presente.

In Dio non c'è il passato, non c'è il futuro, tutto è presente.

Il che vuol dire che noi in Dio ritroviamo tutto, nemmeno un filo d'erba va perduto presso Dio.

D.: La vita vera è dentro di noi, poiché Dio è dentro.

Luigi: Ma certo, tutto è Parola di Dio, quindi abbiamo Dio in noi e le Parole di Dio in tutto attorno a noi.

Tutto è Parola di Dio ed è Parola di Dio in quanto segno e il segno va sempre intelletto.

Vanno sempre intelletti in questa presenza di Dio in noi.

È Dio in noi che fa vedere a noi tutte le cose per ricondurci sempre a Sé, per cui noi dobbiamo partire da Dio per ritornare sempre a Dio.

Dio è il principio e Dio è il fine.

Noi dobbiamo mettere Dio come principio e avere Dio come fine.

In cielo vedi tutto come Parola di Dio e intendi tutto il parlare di Dio in tempo reale poiché siamo nell'eterno.

Come Dio parla, tu capisci subito.

Tu adesso quando Dio ti parla, tu stenti e impieghi giorni, mesi o anni per arrivare a capire quello che Lui ti vuol dire, se Dio ti dà la grazia di arrivare a capire.

Invece nel cielo di Dio c'è l'immediatezza.

E.: Noi vediamo già adesso la terra dal punto di vista del cielo?

Luigi: Ma si capisce!

E.: E allora siamo già arrivati a Dio? O dobbiamo arrivare a vedere tutto dal punto di vista di Dio?

Luigi: Natale è presentazione della realtà in cui noi ci troviamo.

Cosa è questa realtà?

Dio è in te e con te.

Ed è tanto con te che tutte le cose che tu vedi, tocchi ed esperimenti nella tua vita (tempo, finitezza delle creature, assenza di Dio, tutto questo tu lo vedi perché Dio è presente in te.

Se Dio non fosse presente in te, tu non vedresti l'assenza di Dio.

Lo capisci o no?

Non vedresti l'assenza di Dio se non avessi presente Dio in te.

Dio è spirito.

Certo che se io cerco una matita o un registratore, questi non sono spirito.

Ma Dio che è spirito è già tutto in noi.

Noi non siamo mai soli, noi siamo formati dalla presenza di Dio.

Questa è la rivelazione del Natale.

Natale ti dice questo: "Io sono con te".

Noi non siamo soli, ecco l'errore dell'autonomia e del considerarci soli.

È una cafonata che noi facciamo nella nostra dabbenaggine.

Noi siamo costituiti da un "Tu" e il "Tu" è Dio.

E proprio perché abbiamo questa presenza di Dio che noi vediamo l'assenza di Dio, il finito di tutte le creature, il tempo che passa.

E non sopportiamo il tempo che passa.

Noi vorremmo che tutte le creature fossero eterne, noi vorremmo che tutto fosse eterno, noi vorremmo che non ci fosse il finito.

Ma perché vorremmo questo?

Perché vediamo tutto con Questo.

E non lo sappiamo.

E allora a Dio opera tutte le cose per condurci a prendere consapevolezza di quella realtà che già portiamo in noi.

Non siamo noi che dobbiamo fare la realtà, la realtà è quella che è ed è Dio che la fa, così com'è.

Noi non facciamo la realtà, noi non siamo neppure capaci ad attaccare una foglia a un albero, noi non possiamo fare niente.

Dio fa tutto assolutamente tutto, se ci fosse un granello di sabbia che non fosse fatto da Dio, Dio non esisterebbe.

Quindi tutto è voluto da Dio e noi tutte le cose le vediamo perché abbiamo questo "Tu" presente in noi.

Senza saperlo ed è il problema del Natale.

Gesù nasce senza che noi lo sappiamo, indipendentemente da noi.

Però nasce per dare a noi la possibilità di prendere coscienza della realtà.

Noi ci muoviamo, viviamo e siamo in questa grande realtà che è Dio.

E tutte le cose Dio le fa per farci arrivare a maturare e a prendere coscienza di questa realtà che portiamo in noi, di questo "Tu" che portiamo in noi.

Noi ci stiamo disperando perché siamo soli e non ci accorgiamo che c'è un "Tu" che pensa in continuazione a noi.

Z.: E perché non ce ne accorgiamo?

Luigi: Perché siamo scemi.

F.: Quando il nostro pensiero si distrae da Dio, Dio in questa distrazione mi fa giungere la sua parola?

Luigi: Tutte le volte che mi distraggo, Dio mi fa vedere la sua assenza.

Per dirmi che mi sono distratto da Lui.

Io mi abbarbico a ciò che non è Lui, Dio me lo annulla e mi fa vedere l'assenza.

Per richiamarmi alla presenza.

L'assenza è una parola.

È un essere che mi ama e vedendo che io non faccio attenzione se ne va lontano, ma se ne va lontano per essere inseguito.

F.: Nella vita eterna c'è la novità continua ma questa vita eterna è già presente in noi e com'è che noi non avvertiamo questa novità?

Luigi: Perché non guardiamo le cose dal punto di vista di Dio.

Due persone che si amano e si guardano a vicenda si esauriscono, è normale poiché nessuna delle due é Dio, a un certo momento non c'è più novità.

Tutti i matrimoni vanno a catafascio perché?

Perché non c'è più novità e dove non c'è novità non c'è vita e da dove non c'è vita uno fugge.

Ecco l'errore che noi facciamo.

Noi pensiamo che basti fare una promessa o che sia un atto di volontà, assolutamente no.

Perché è il fine che ci fa stare assieme.

Solo se guardiamo a Dio noi restiamo assieme.

Noi da soli siamo solo capaci a dividerci e a renderci insopportabili uno con l'altro.

Noi non ci sopportiamo uno con l'altro, perché la capacità di sopportare viene da Dio.

G.: Quando si è parlato del secondo come si è detto che nessuno è come Dio.

Poi si è detto che noi sappiamo dire chi non è Dio ma per dire chi è Dio dobbiamo guardare dal punto di vista di Dio.

Chi è come Dio e chi non è Dio sono due termini che non riesco a mettere assieme.

Luigi: Io ti presento un albero e ti dico che quello è Dio, tu ti metti a ridere, però se io ti chiedo chi è Dio tu non mi sai rispondere, come mai?

Tu incontri una persona per la prima volta.

Avendola incontrata per la prima volta, pur non sapendo chi è quella persona, sei in grado di confonderla più con nessun altra.

Per cui quando ti presenteranno un altra persona tu saprai dire che non è quella, però non sai dire chi è quella.

Hai la capacità di dire chi non è ma non hai la capacità di dire chi è.

Con Dio è lo stesso.

Quando Dio è in te e tu non lo conosci, non sai ancora chi è, sai però dire chi non è.

Ecco per cui Dio per primo si dona, si incontra con noi, tu non lo confondi più con una albero o una pietra o un uomo.

Tu non puoi dire che l'uomo è Dio, anche se guidati dal sentimento finiamo per dirlo: "Tu sei tutto per me", ma con l'intelletto tu hai la capacità di dire tutto quello che non è Dio.

A quando noi diciamo a qualche creatura: "Tu sei il mio tutto" ci accorgiamo presto dell'errore.

"Noi siamo padroni" vai a vedere quando hai un tumore come sei padrone.

Tutto questo è testimonianza che è Dio che a un certo momento ci deve mandare un tumore, ci deve mandare una malattia per farci capire che noi non siamo Dio mentre noi ci vantiamo di essere Dio.

Tutto lì, noi facciamo confusione perché perdiamo l'intelletto e viviamo sulla base del sentimento.

Con l'intelletto, Dio non possiamo confonderlo nel modo più assoluto, né con noi, né con altre creature.

È quando ci lasciamo guidare dal cuore che prendiamo solenni cantonate.

G.: E poi c'è la necessità di ascoltare senza preconcetti, poiché il preconcetto mi impedisce di ascoltare nel modo giusto.

Luigi: Certo.

Dio si conosce soltanto nel suo Pensiero, in quello che viene da Lui, da Lui.

E quello che viene da Lui è una novità continua, per cui devo essere come un bambino quando ascolto Lui, eternamente devo essere un bambino.

E resterò con Lui soltanto se sarò sempre come un bambino, perché?

Perché Lui è il Padre.

H.:Tutta la negatività cui andiamo incontro: noia, confusione, angoscia, disperazione e morte, sono tutte testimonianze del loro opposto, dell'Assoluto che le riguarda.

E io direi che inconsciamente questo concetto l'abbiamo già dentro di noi altrimenti non verremmo a spendere la domenica qui da vent'anni, se veniamo qui è perché siamo convinti di qualcosa, siamo convinti di trovare questo ma, io penso che l'abbiamo già trovato, perché non ci disperiamo più?

Luigi: Perché sei convinto che c'è quell'altro "Tu".

I.: Il tema di oggi era: Gloria in cielo e pace in terra...

Luigi: Pace agli uomini di buona volontà, cioè coloro che deducono dal cielo.

La volontà è affermazione, quindi quello che viene da Dio.

I.: Allora noi vediamo come Dio regna in terra, vediamo che tutto è nelle mani di Dio e allora lì c'è la pace, nonostante i nostri errori, il nostro niente e il nostro peccato.

Luigi: Noi siamo tristi e siamo inquieti perché dubitiamo che tutto sia nelle mani di Dio.

Abbiamo paura che certe cose non siano nelle mani di Dio.

I.: Quello di oggi è un invito a guardare da-, portarmi in cielo per contemplare la terra.

Luigi: A glorificare Dio nel cielo, per poterlo vederlo in terra.

I.: E il frutto è la pace. La buona volontà è questa...

Luigi: È la Volontà di Dio.

La Volontà di Dio che si fa in terra e la Volontà di Dio che si fa in terra è il Cristo che nasce a Natale.

I.: "Sia fatta la tua volontà come in cielo, così in terra" la vedevamo un po' come un invito a fare noi la Volontà di Dio.

Luigi: Assolutamente no.

I.: Invece è Dio che fa la sua Volontà, noi possiamo solo contemplarla.

Luigi: Noi siamo spettatori delle opere di Dio e dobbiamo capirle.

Noi siamo tenuti a prendere consapevolezza.

I.: Così facciamo la Volontà di Dio.

Luigi: Noi facciamo la Volontà di Dio capendo.

I.: Però non possiamo vedere la Volontà di Dio in terra se non ci portiamo in cielo.

Luigi: Certo.

H.: Dio regna in tutto e la sua Volontà si fa sia in cielo che in terra, ma questa volontà è da capire.

Luigi: Infatti Lui ti dice: "Cerca prima di tutto il Regno di Dio e tutto il resto ti sarà dato in sovrappiù".

Cercare il Regno di Dio vuol dire vedere che Dio regna in tutto già adesso.

Quello è l'essenziale, tu sei autorizzata a fare nient'altro tutta la vita ma, a fare quello.

E se conquistassi anche tutto il mondo, facessi apostolato e convertissi tutto il mondo ma, non facessi questo tu avresti fallito la tua vita.



Come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore.  Gv 10 Vs 15 Sesto tema.


Titolo: La vita offerta dal Figlio.


Argomenti: Fare la Volontà di Dio in terra. L'assenza ci testimonia la presenza. La verità abita in noi. L'errore dell'uomo. La morte è predicazione della vita.  La presenza di Dio nel nostro pensiero. Dio non dà la vita, la offre. La lezione di chi muore. La vita è conoscenza.  La vita falsa e la vita vera. Restare con una presenza. Vivere per ciò che passa o per ciò che resta. Natale e Pasqua.


 

30-31/Dicembre/1990 Casa di preghiera Fossano.


Siamo giunti oggi all'ultima parte di questo versetto quindici: "Offro la mia vita per le pecore".

Attraverso gli argomenti precedenti siamo giunti a questa verità: tutto ciò che accade sulla terra è voluto da Dio.

Però la luce su tutte le cose che accadono sulla nostra terra e nella nostra vita scende solo dal cielo.

"Sia fatta la tua volontà come in cielo e così in terra".

Quando abbiamo considerato questo abbiamo detto che il Signore dice questo non per invitare noi a fare sulla nostra terra la Volontà di Dio.

Tutto è già voluto da Dio.

Dio è Colui che opera tutto e tutto è voluto da Dio.

Noi siamo già immersi nel Regno di Dio.

Il Regno di Dio è già dentro e fuori di noi.

Tutto è Regno di Dio.

Per cui Gesù ammonisce tutti quanti: "Non aspettatevi il Regno di Dio venire tra le cose esteriori, tra le cose apparenti, tra le cose che si vedono e si toccano, perché il Regno di Dio è già, il Regno di Dio è dentro di voi".

Si tratta di imparare a leggere, si tratta di imparare a capire che cosa Dio opera in tutte le cose che opera e sopratutto, siccome tutto ciò che Egli fa lo fa per noi, si tratta di imparare a capire che cosa Lui vuole dire a noi di Sé.

La luce su tutti gli avvenimenti, lontani o vicini, ci viene dal capire come si fa la Volontà di Dio nei cieli.

Ecco per cui Gesù ci invita a pregare il Padre: "Sia fatta la tua volontà come in cielo e così in terra".

Per farci capire che soltanto se noi conosciamo come si fa la Volontà di Dio in cielo, solo lì noi avremo la chiave di lettura per leggere e intendere tutti gli avvenimenti che succedono nella nostra vita.

Tenendo presente questo abbiamo capito quel'è la portata, il significato dell'assenza di Dio che noi esperimentiamo nella nostra vita, il significato del silenzio di Dio.

Qual'è la portata e il significato dell'esperienza che noi facciamo del passare di tutte le cose, il significato del tempo, della finitezza di tutte le cose, della limitatezza che noi esperimentiamo in tutte le cose che è tutta e una tristezza e una sofferenza per l'uomo.

Noi siamo fatti per l'Assoluto, noi siamo fatti per l'eterno, siamo fatti per l'infinito.

Noi siamo calati in una realtà che è tutto il rovescio di quella per la quale noi siamo stati creati.

Noi abbiamo fame di Assoluto e ci troviamo tutti i  giorni a contatto con ciò che non è Assoluto.

Noi abbiamo fame di luce e tutti i giorni noi siamo a contatto con le tenebre.

E noi chiamiamo questa realtà e questa non è realtà.

Questa è opera di Dio che sta insegnando a noi qualcosa di molto importante se noi capiamo le cose come avvengono nel cielo di Dio, là dove non c'è interferenza dell'uomo, là dove tutto è riferito direttamente a Dio e non ci sono cause seconde, perché nel cielo Dio è Colui che è presente in tutto e in tutti ed è Colui che parla personalmente con ognuno di noi in tutte le cose.

Non c'è niente in mezzo.

Qui invece sulla nostra terra c'è l'interferenza, ci sono le cause seconde, perché c'è il nostro pensiero dell'io in mezzo e Dio deve parlare per cercare di portarci a guardare le cose dal suo punto di vista, dal punto di vista del cielo.

Soltanto se noi guardiamo le cose dal punto di vista del cielo, allora abbiamo la chiave di lettura delle cose della terra.

Allora capiamo che l'esperienza che noi facciamo dell'esperienza d'assenza di Dio nella nostra vita non è una esperienza d'assenza ma è una esperienza di presenza.

Abbiamo detto infatti che noi certamente non esperimenteremmo l'assenza di Dio se non avessimo presente Dio in noi.

È la presenza di una cosa che ci fa scoprire l'assenza di quella cosa stessa.

Allora quella esperienza d'assenza è lezione di Dio che dice a noi: "Tu mi stai cercando ma mi stai cercando in un luogo sbagliato"

E non mi trovi: ecco l'assenza.

Noi esperimentiamo l'assenza in quanto cerchiamo una cosa e la cerchiamo là dove non è.

La cosa c'è, perché se non ci fosse non la cercheremmo.

La cosa c'è ma noi la cerchiamo in un luogo in cui essa non c'è e non può esserci.

È Dio che opera sulla nostra terra e opera per noi, nel nostro pensiero, nel nostro errore, sta operando nel nostro errore per dirci: "Mi stai cercando in un luogo sbagliato".

Noi cerchiamo Dio, cerchiamo la verità, cerchiamo l'Assoluto, cerchiamo la vita fuori di noi mentre tutto questo è dentro di noi.

La verità abita nell'uomo interiore.

La verità abita dentro di noi.

La verità non è tra le cose sensibili o sentimentali.

Noi ci illuderemmo all'infinito se ci aspettassimo di trovare Dio con una visione.

Dio non si trova con nessuna visione.

Dio non si trova con nessun sentimento, Dio non si trova con nessuna intuizione.

Dio si trova in un modo solo, come la verità si trova in un modo solo: conoscendolo.

Ed è per questo che la vita eterna è conoscenza e la vita eterna è conoscenza.

E fintanto che noi non ci convinciamo che dobbiamo cercare Dio attraverso la via della conoscenza, noi toccheremo con mano fino alla fine, fino all'esperienza della nostra stessa morte il fallimento.

Dio è uno che non si può toccare, che non si può vedere, che non si può sentire e nessuna visione di Dio coincide con l'essere di Dio con il trovare la presenza di Dio.

Sono tutti segni di Dio che ci devono condurre a fissare il nostro pensiero, la nostra mente al Pensiero di Dio, poiché Dio si trova soltanto per mezzo di Dio.

Solo per mezzo di Dio.

Dio solo è il rivelatore di Se Stesso.

E così noi abbiamo anche considerato che quando noi esperimentiamo il tempo che passa e ci rattristiamo perché il tempo passa e ci rattristiamo perché tutte le cose mutano, se noi guardiamo questa cose dal punto di vista del cielo, noi intendiamo che anche il tempo è una categoria dell'eterno, è una predicazione dell'eterno in un nostro errore.

E noi cerchiamo l'eterno là, dove l'eterno non può esserci.

Il tempo non è altro che l'assenza di eternità.

E anche qui, come noi non esperimenteremmo l'assenza di uno se non avessimo presente quest'uno, noi potremmo esperimentare l'assenza di eternità se non avessimo l'eternità presente in noi.

E se abbiamo l'eternità presente in noi vuol dire che abbiamo già un piede in questa eternità.

Noi osserviamo che le cose passano in quanto noi abbiamo un piede là, dove le cose non passano.

Ed è da questo raffronto che diciamo che la cosa passa, altrimenti non potremmo notare che la cosa passa.

E così se notiamo che le cose sono finite.

Il finito non è una categoria a sé, il finito è una categoria dell'infinito.

Il finito è una categoria dell'infinito e noi osserviamo e patiamo (cioè sentiamo) il finito, proprio perché abbiamo presente l'infinito.

Così noi esperimentiamo la relatività delle cose perché abbiamo presente l'Assoluto.

Il primo errore è un errore infantile che la maggior parte degli uomini fa e nel quale resta (spesso) fino sul letto di morte.

L'errore infantile è che esperimentando, sentendo, provando, vedendo il relativo avendo fame d'Assoluto, il primo errore è quello di faticare e sudare per cercare di rendere Assoluto quello che Assoluto non è non può essere.

Il problema non è cercare di trasformare in Assoluto quello che non è Assoluto.

Essendo le creature soggette al mutare, il problema non è cercare di rendere queste creature immutabili.

È tutta una fatica sprecata e tutta la nostra vita diventa sprecata, ecco per cui a un certo momento la nostra vita diventa inutile.

Noi ci sobbarchiamo una fatica enorme nel tentativo (inutile) di trasformare un gatto in un cane.

Non riusciremo mai a trasformare un gatto in un cane.

Il problema non è quello di trasformare le cose e  renderle assolute.

Le cose e le creature sono segni di Dio e in quanto sono segni di Dio, sono soggetti a passare.

Perché sono soggetti a passare?

Perché devono lasciare il posto all'Assoluto.

Il problema non è affaticarsi per rendere assolute le opere relative di Dio.

Noi abbiamo la fame di Assoluto e vogliamo che tutto ciò che amiamo sia Assoluto.

Anche noi vorremmo che la vita fosse eterna e che tutte le cose fossero eterne ma la nostra volontà non gioca niente in tutto questo, la nostra volontà non modifica la realtà delle cose.

Nulla dipende dalla nostra volontà.

La realtà è quella che è.

Noi dobbiamo capire il significato.

Tutto ciò che è relativo, soggetto al tempo, tutto ciò che passa, tutto ciò che è soggetto alla morte, grida, urla a noi, ci annuncia che l'Assoluto è altrove, che l'Assoluto non è là, dove noi lo cerchiamo, che l'Assoluto esiste ma non è là dove noi lo cerchiamo.

Ed è perfettamente inutile che noi fatichiamo tanto tutta la nostra vita per fare cercare di stare su una cosa che inesorabilmente deve cadere.

L'Assoluto esiste ma non è là dove noi lo cerchiamo.

Ed è perfettamente inutile che noi fatichiamo tanto, per tutta la vita per fare stare in piedi ciò che non può stare in piedi.

Tutte le nostre costruzioni sono costruite su una frana, sono destinate a crollare.

È perfettamente inutile che noi cerchiamo di evitarne il crollo.

E come se noi fossimo su un vagone ferroviario, è perfettamente inutile che noi ci mettiamo a verniciare lo scompartimento in cui ci troviamo, è inutile che lo abbelliamo con tendine, tappetini per renderlo più comodo per noi quando, dobbiamo scendere alla prossima stazione.

Il problema del vagone ferroviario è la direzione che ha e dove mi sta portando.

Tutte le creature sono un vagone ferroviario (scusate il termine), il problema è la direzione: dove ci stanno portando?

Abbiamo detto che l'assenza è una predicazione di presenza.

Il finito è una predicazione dell'infinito a noi.

Il tempo è una predicazione dell'eterno.

Predicazione di Dio, perché è Dio che parla con noi in tutto.

Ci resta ancora una cosa da considerare: la morte.

La morte è assenza di vita.

Siamo sempre nel campo dell'assenza.

La morte è una cosa insopportabile per noi, appunto perché siamo fatti per la vita.

Tutto ciò che è assenza è predicazione di presenza.

La morte è assenza di vita, è cioè predicazione di vita a noi.

Siamo in quello che qui ci viene detto: "Io offro la mia vita per le pecore"

È il Figlio di Dio che parla.

E qui troviamo il problema del Natale: "Offro la mia vita".

Quando Gesù bambino viene portato al tempio si incontra con il vecchio Simeone che prendendolo tra le braccia esclama: "Ora Signore lascia che il tuo servo se ne vada in pace, perché i miei occhi hanno visto" e il che ci fa capire che noi siamo inquieti perché non vediamo.

E fintanto che non arriviamo a vedere, noi siamo inquieti, perché dice: "Lascia che se ne vada in pace".

Perché in pace?

Finalmente aveva superato la sua inquietudine.

Perché?

I suoi occhi avevano visto.

Che cosa hanno visto?

Hanno visto la luce.

La salvezza per tutte le genti.

Cosa vuol dire?

Gli occhi di questo vecchio Simeone hanno visto come Dio salva l'uomo.

Prendendo tra le braccia un bambino qualunque (non l'aveva scritto in fronte che era Dio) Simeone ha visto quello che lui desiderava di vedere, come Abramo 2000 anni prima.

Gesù dirà: "Abramo desiderò vedere il mio giorno e lo vide", 2000 anni prima, nel campo della verità non conta il tempo.

La verità è al di sopra di ogni categoria di tempo e di spazio.

Il che vuol dire che né tempo, né spazio condizionano la conoscenza della verità.

Noi offendiamo Dio quando diciamo: "Se io fossi nato 2000 anni fa ai tempi di Gesù Cristo".

La verità è al di sopra di tutte le categorie umane ed è al di sopra anche di tutte le parole umane.

A un certo momento il vecchio Simeone prendendo tra le braccia questo bambino è stato folgorato dallo Spirito: ha visto la salvezza di Dio, ha visto cioè come Dio salva l'uomo.

A uomini che stanno morendo nella paura, nella confusione, nella notte, a uomini che stanno morendo disperati, Dio offre la vita.

E come la offre questa vita?

"Io offro la mia vita alle mie pecore".

Come Cristo offre questa vita?

Simeone ha visto le opere con un bambino.

Ma cosa significa questo bambino.

Il mondo è pieno di bambini ma non è certo a ragione dei bambini che il mondo si salva.

Cosa rappresenta questo bambino.?

Abbiamo visto a Natale che in questo bambino c'è una presenza.

Ci fa capire una cosa meravigliosa: la vita viene dalla presenza e la morte è assenza.

Ma come la vita può venire dalla presenza e dalla presenza di un bambino?

Tutto è opera di Dio e a Natale, Dio significa la sua presenza in noi attraverso un bambino appena nato.

Un bambino appena nato, una creatura (opera di Dio), un bambino opera del Dio Creatore.

Però viene tutto affidato a una creatura: madre & padre.

Al punto tale che questo bambino viene a dipendere, Lui che è opera di Dio, viene a dipendere dal pensiero, dall'attenzione, dalla dedizione di padre e madre, due creature.

Cosa vuol dire questo?

Vuol dire che o diventa oggetto del pensiero della creatura o altrimenti muore.

Però la morte del bambino diventa la morte della creatura stessa.

Simeone ha visto come Dio salva l'uomo.

A Natale Dio ci presenta il mistero umano.

L'uomo è fatto da un "Tu", dalla presenza di un "Tu" e quando questo "Tu" viene a mancare o viene a morire l'uomo muore.

Noi piangiamo per i morti ma i morti sono più vivi di noi.

Perché appartengono al regno trascendente e se noi avessimo occhi per vedere e guardassimo le cose dal cielo, noi vedremmo che morendo si va verso un più, non si va verso un meno.

Anche Dio noi non lo vediamo non lo tocchiamo.

Tutti possono negare Dio, possiamo trascurarlo, bestemmiarlo, possiamo anche ucciderlo, possiamo fargli tutto ciò che vogliono perché Lui si offre a noi ma, chi riesce a dimostrare che non esiste?

Eppure non lo vediamo e non lo tocchiamo.

Non lo sentiamo, eppure non possiamo dimostrare che non esista.

E se c'è un tormento in coloro che non credono in Dio è proprio questa impossibilità a dimostrare che Lui non esista.

Non si può dimostrare che non esiste.

Perché la verità è superiore a noi, è trascendente noi, s'impone su di noi.

Noi come cuore, come sentimento possiamo non sentire Dio, possiamo non avvertire Dio, possiamo non vedere Dio e portati dall'onda del nostro cuore, del nostro sentimento noi diciamo: "Dio non esiste o se esiste non mi conosce, ha altro da fare, non mi parla" e crediamo di dire la verità mentre noi diciamo delle grandi sciocchezze.

C'è un punto in noi in cui nel modo più assoluto noi non possiamo annullare Dio. la mente, l'intelletto, il pensiero.

Dio si afferma lì e noi lo portiamo lì.

Noi possiamo ignorare Dio con il cuore, con il sentimento e possiamo anche dire Dio non esiste perché: "io non lo vedo e non lo tocco" e diciamo una grande sciocchezza.

Dio invece è Colui che nella mente, noi non possiamo ignorare.

Noi non possiamo convincerci che Dio non sia presente in noi.

Non possiamo convincerci perché non possiamo dimostrarlo.

Dio è presente, Dio è l'essere che nessuno può ignorare.

Tutte le volte che noi siamo mossi dal sentimento o da motivi diversi da Dio, noi sentiamo l'urlo dentro di noi.

Perché noi non abbiamo tenuto conto di uno che non possiamo ignorare.

Noi lo chiamiamo coscienza, rimorso, chiamiamolo come vogliamo, ma tutto perché non hai tenuto conto di Dio che non puoi ignorare.

Quando noi trascuriamo ciò che non possiamo ignorare, noi siamo in colpa.

Quindi siamo responsabili.

Dio è presente in noi in un punto, il punto più trascurato dall'uomo: il pensiero.

Dio è un pensiero.

Dico trascurato perché per noi le cose sono importanti in quanto sono grandi ai nostri occhi, sono vistose per i nostri sentimenti.

Per noi il sentimento è importantissimo.

Eppure c'è quel punto lì nella nostra mente.

Gesù dice che è un seme piccolissimo, insignificante.

La maggior parte degli uomini se c'è una cosa che trascurano è proprio il pensiero.

Quello che vale per l'uomo è il guadagnare, possedere il mondo, cose del mondo e creature mentre il pensiero è la cosa più trascurata.

Eppure è proprio nel pensiero questa presenza di Dio affidata a noi, alle nostre cure e al nostro pensare.

Dio è un essere affidato al nostro pensiero.

Ecco per cui il Figlio di Dio dice: "Io offro la mia vita", non dice: "Io do la mia vita", Lui la offre.

Quando si offre si fa una proposta, non si impone la cosa.

Dio è presente in quel punto in cui noi riceviamo le offerte, in cui le cose non si impongono.

Sul cuore, sui sensi, sui sentimenti le cose si impongono a noi, nel pensiero le cose si propongono.

Dio che è presente nel nostro pensiero si propone a noi, come un bambino, affidato alle nostre cure, affidato al nostro pensare.

Ma noi possiamo pensare a ben altre cose.

Ecco la madre che non pensa al suo bambino.

Il bambino muore e a un certo momento noi facciamo esperienza dell'assenza di Dio, per noi Dio non esiste più.

Noi portiamo Dio morto in noi.

È prevalsa su noi la scorza, è prevalso su noi il vestito, il sentimento, il cuore e Dio non c'è più, non parla più.

Per noi un essere muore quando non conversa più con noi.

Ma allora lì abbiamo capito una cosa importante.

Allora la vita sta nella parola.

Perché un morto è ancora presente fisicamente, però non comunica più.

E perché non comunica più, noi esperimentiamo l'assenza di quell'essere.

Allora la vita non viene dalla presenza fisica.

La vita viene da una presenza che parla con noi, che comunica con noi e con la quale noi possiamo comunicare.

Noi diciamo morto, cioè uno che non esiste più, uno con il quale non abbiamo più colloquio.

Noi possiamo anche parlare con un morto ma lui non risponde più, ci ignora.

Noi ignorati da-, quasi offesi, diciamo che non esiste ma, lui esiste più di noi, siamo noi che non esistiamo.

È un errore infantile dire che non esiste ciò che noi non vediamo e tocchiamo.

Un morto è uno che noi vediamo e tocchiamo, eppure diciamo che non c'è più.

Esiste più di noi.

Perché è andato a Dio e Dio esiste più di noi.

Esiste tanto più di noi che noi senza Dio non esistiamo.

La nostra vita è tutto un rapporto con Dio, volenti o nolenti.

E siamo noi che facciamo l'esperienza di morte, perché non siamo capaci a seguire colui che muore per noi.

Perché tutti coloro che muoiono prima di noi muoiono per noi, perché sono tutti segni di Dio, è Dio che parla con noi.

E parla per sollecitarci a camminare per andare dove?

Tutti coloro che muoiono muoiono per noi.

Perché muoiono per noi?

Per darci la vita.

E cosa vuol dire darci la vita?
Rientra nel disegno del Cristo: "Io offro la mia vita"

Tutti coloro che muoiono prima di noi ci dicono: "Io offro la mia vita con Cristo perché tu possa entrare nella vita".

Allora dove vanno questi che non muoiono?

Entrano in quella dimensione trascendente alla quale appartiene Dio.

E Dio appartenendo al regno trascendente non è soggetto all'uomo e quindi l'uomo non lo può vedere e non lo può toccare, appunto perché trascende l'uomo.

Però si può conoscere.

Quelli che noi diciamo che muoiono, non sono altro che delle opere di Dio che ritornano a Dio.

Sono venute da Dio, sono state un pochino con noi, possono essere state cinque minuti, un giorno un anno o cinquanta ma è sempre la stessa cosa perché il tempo non conta nella categoria della verità.

Sono venuti da Dio, fanno un tratto di strada con noi e ritornano a Dio, perché?

È la funzione del Cristo.

Viene a noi, fa un tratto di strada con noi e ritorna al Padre.

Perché?
Entrano nel cielo di Dio per portare noi nel cielo di Dio.

Ecco perché dico che tutti coloro che muoiono prima di noi muoiono per noi: per portare noi nel cielo di Dio.

Quindi si uniscono a noi, fanno un tratto di strada con noi e Cristo viene, si unisce a noi, fa un tratto di strada con noi e poi ci saluta ma non per lasciarci ma per invitarci ad andargli dietro là, dove Lui va.

Perché ci sta conducendo alla vita.

Lui dice: "Io offro la mia vita" e anche qui nel problema della vita il cielo è determinante.

La chiave di lettura di tutte le cose che avvengono in terra è nel cielo.

Se noi non alziamo gli occhi al cielo, se noi non seguiamo coloro che vanno prima di noi al cielo, noi perdiamo la chiave di lettura di tutti gli avvenimenti della nostra terra.

Quindi tutti vanno in cielo, affinché noi ci portiamo in cielo, per ottenere nel cielo quella chiave di lettura per imparare a leggere quelle opere che Dio fa con noi.

La vita nel cielo di Dio (parola stessa di Dio ) è conoscenza.

La nostra vita in terra è mangiare, assimilare, lavorare, correre, possedere ma sono tutti segni.

Segni che hanno bisogno di una chiave di lettura e che vanno letti.

Sostanzialmente un essere vive qui in terra in quanto assorbe la terra nel suo organismo e la trasforma in vita.

È una forma di transustanziazione.

L'essere vivente prende la materia e la trasforma in sua vita.

Tutto è segno.

È Parola di Dio per noi per farci capire in che cosa consiste la vita: la vita è assimilazione.

Un essere morto non assimila più, non trasforma più in vita.

E assimilare nel campo dello spirito vuol dire conoscere, vuol dire capire.

Qui dice: "La mia vita" e la vita del Figlio di Dio è la conoscenza del Padre.

Quando Gesù disse che: "Il pastore conosce le pecore e le pecore conoscono il pastore, come il Padre conosce Me ed Io conosco il Padre", la vita eterna sta tutta lì.

Il Figlio conosce il Padre e il Padre conosce il Figlio.

E il Figlio conosce che il Padre conosce il Figlio.

La vita eterna sta lì perché la parola stessa di Dio dice a noi: "La vita eterna sta nel conoscere Dio come vero Dio".

Ma la vita eterna non è quella che noi incontreremo dopo la morte fisica.

Un altro errore infantile è questo.

La vita eterna è la vita vera contrapposta alla vita fasulla che facciamo noi.

Fasulla perché noi facciamo consistere la vita nel mangiare, nel lavorare, nel possedere cose del mondo.

È ridicolo far consistere la vita in questo.

La vita non sta in questo.

Perché tutto questo è soggetto al tempo, quindi alla distruzione, all'annullamento.

E noi siamo vissuti per niente.

Quando noi abbiamo curato il nostro corpo e siamo vissuti per il nostro corpo certamente non ci portiamo il nostro corpo nel cielo di Dio.

E tutta la tua vita a cosa è servita?

E quando noi siamo vissuti per una creatura, quando quella creatura lì ci inganna, ci delude, ci tradisce, la nostra vita a cosa è servita?

Lo dovevi sapere prima che il tuo corpo e le creature non sono Dio.

La vita non sta nelle cose che passano.

E la Parola di Dio ce lo dice chiaro: "A cosa vale che tu possegga anche tutto il mondo se tu perdi la tua vita?".

Notiamo che noi spendiamo la maggior parte della nostra vita per possedere cose del mondo, piccole o grandi che siano.

Noi vivendo per mangiare, per vestire, per guadagnare nel mondo, noi stiamo perdendo la nostra vita giorno per giorno.

E infatti noi stiamo esperimentando la paura che è una morte crescente.

Noi incominciamo a morire, giorno per giorno, fin dal momento che nasciamo.

Perché?

Perché non siamo capaci a capire che cos'è la vera vita.

La vera vita sta nel conoscere Dio.

All'inizio Dio ci presenta la sua salvezza, la sua vita con una presenza.

Una presenza affidata a noi.

Ma la cosa terribile è che noi non siamo capaci a vivere e restare con questa presenza.

Cosa vuol dire restare con una presenza.

Noi possiamo restare con una presenza soltanto se raccogliamo tutto in questa presenza.

Solo se la facciamo crescere questa presenza.

Questa presenza è un seme piccolissimo ma è un seme che deve crescere a tal punto da abbracciare tutto di noi.

Gesù, Parola di Dio ammonisce: "Non raccogliete tesori in terra...."

E tutta la nostra vita è tutta spesa per raccogliere tesori in terra che poi finiscono nell'immondizia.

Tutta la nostra vita è tutta spesa per raccogliere tesori in terra.

"....Ma raccogliete tesori in cielo" e il cielo è Dio.

Il cielo è la conoscenza di Dio.

È lì che bisogna raccogliere.

Il fondamento della vita sta nel raccogliere tutto in questa presenza.

Nel sottomettere tutto a questa presenza, nel riportare tutto a questa presenza.

Perché man mano che noi raccogliamo questa presenza si forma in noi la capacità di restare con questa presenza, di conoscere questa presenza, di conoscere Dio.

La capacità in noi si forma man mano che raccogliamo e più raccogliamo e più siamo fatti capaci di restare con questo Essere che è presente, che parla con noi in tutto.

Un Essere che non è soggetto al tempo, perché Dio non è soggetto al tempo.

E se non è soggetto al tempo, non è soggetto al mutamento.

Non è soggetto quindi all'esperienza di morte.

E la Parola di Dio dice, Lui il Figlio di Dio, quello che offre la vita dice: "Chi viene dietro di Me non proverà la morte" e ci fa capire che noi proviamo la morte vivendo per ciò che è soggetto a morte, per ciò che è soggetto a mutamento, per ciò che è soggetto al tempo e allo spazio.

Invece noi  dobbiamo vivere per ciò che non è soggetto al tempo, al mutamento, non è soggetto allo spazio, non è soggetto a limiti.

Questo non soggetto a limiti è uno solo: è l'Assoluto, è l'infinito, è Dio.

E quell'Assoluto, quell'infinito, quell'eterno che portiamo in noi e nel quale noi vediamo tutte le cose.

Tutte le cose che noi vediamo nel tempo e che ci fanno soffrire poiché noi non siamo fatti per il tempo e tutte le cose che noi vediamo mutevoli e tutte le cose di cui noi esperimentiamo l'assenza, sono tutte voci che dicono a noi: "Tu stai soffrendo per noi perché porti in te l'eterno, l'infinito, l'Assoluto, Dio e noi creature ti diciamo di non vivere per noi ma vivi per quell'eterno, quell'infinito, quell'Assoluto, quel Dio che porti in te e nel quale vedi noi e soffri perché noi non siamo come Lui".

Dio resta eternamente, né noi potremo mai neppure lontanamente pensare o sognare che Lui venga meno.

Quando noi viviamo per una cosa o una creatura che è soggetta al tempo al mutamento e alla morte, anche se la perdita di ciò per cui noi viviamo appare una ipotesi lontana, se solo noi con il pensiero già ci immaginiamo che arriverà un giorno (e non possiamo non pensarlo) in cui questa creatura, questo essere, questo fine per cui noi viviamo non ci sarà più, già questo ci carica di tristezza, già oggi, anche se oggi noi l'abbiamo.

E inutile che vengano con la retorica del carpe diem, del vivere il presente, della vita è adesso, noi apparteniamo a una dimensione che è oltre il tempo.

E quando mi si dice di vivere il presente con questa creatura, io già mi immagino e non posso non immaginarmelo che arriverà un giorno in cui non avrò più quella creatura e questo mi impedisce di essere felice oggi, nel modo più assoluto non posso essere felice e non posso essere in pace, non posso riposare.

E allora dovrò correre a dei ripari per cercare di evitare o di rimandare il più possibile quell'evento, magari di qui a 50 anni quell'avvenimento accadrà ma, quell'avvenimento accadrà certamente.

Perché ?

Perché soltanto Dio è eterno e tutte le creature sono lì per aiutare noi a scoprire Dio e a fare di Dio la nostra vita.

Ma Dio è la nostra vita solo se diventa l'oggetto del nostro pensiero.

Perché soltanto vivendo per-, noi traiamo la vita da-.

La vita ci viene da Dio se noi lo abbiamo come oggetto di pensiero, come fine e scopo della nostra vita.

Ma se anche noi ci professassimo credenti e religiosissimi e andassimo in chiesa tutti i giorni e recitassimo preghiere da mattina a sera e facessimo sacrifici e amassimo i poveri e dessimo tutte le nostre ricchezze agli altri ma non cercassimo di conoscere Dio, noi non avremmo la nostra vita in Dio.

E certamente noi non troveremmo la vita, quella vita che Dio ci offre a Natale, presentandoci quella presenza per la quale, solo vivendo per essa noi traiamo la nostra vita.


A.: L'assenza di Dio è data da una presenza che continuamente dice dentro di noi: "Mi stai cercando in un luogo sbagliato".

Proprio da questo senso di sofferenza deriva la lezione e il significato di tutto il mondo relativo, dal quale noi subiamo l'inganno dei sentimenti che penso sia alla base  del peccato originale.

Il peccato che dà origine a tutte le altre deviazioni.

Cioè la lezione del relativo è questa.

Ci dice in continuazione che l'Assoluto è altrove.

Quindi il problema è quello di trovare la direzione giusta per poter trovare l'Assoluto.

Luigi: Non solo ma ti testimonia che è presente in te.

Se tu non avessi presente una persona, tu non noteresti l'assenza di questa persona qui.

Quindi l'hai presente.

È la presenza che ti fa vedere l'assenza.

Per cui l'assenza è un predicato di una presenza.

Noi certamente esperimentiamo l'assenza di Dio.

L'animale non esperimenta l'assenza di Dio, perché?
Perché noi abbiamo presente Dio.

A.: Questo è già un gran conforto.

Luigi: Abbiamo presente Dio in noi, indipendentemente da noi.

Per cui noi esperimentiamo l'assenza di Dio in tutto ciò che non è Dio.

Quando tu incontri una persona per la prima volta, tu non la confondi più con nessun'altra persona.

Anche se non sai chi è quella persona.

Tu saprai chi è quella persona soltanto se ti dedicherai a quella persona.

Ecco per cui Dio noi l'abbiamo incontrato indipendentemente da noi, per cui noi non possiamo più confonderlo con nessun altro e noi ne esperimentiamo l'assenza.

Avendo incontrato una persona per la prima volta, vedendo tutte persone diverse da quella, esperimento l'assenza di quella persona.

Anche se non so chi sia quella persona.

Se io voglio sapere chi è Dio, io mi debbo dedicare a Dio.

Solo nella misura in cui mi dedico io potrò predicare Dio.

La vita è una predicazione di Dio.

Assimilare Dio vuol dire predicare la presenza di Dio in tutto e in tutti.

Vuol dire assimilare tutto in questa presenza.

Non predicazione in senso verbale.

A.: La predicazione ha come premessa la possibilità di incontrare il suo Pensiero.

Luigi: Certamente.

Ma tu incontri il Pensiero di Dio proprio nella misura in cui ti dedichi al Pensiero di Dio.

Ecco perché a Natale ti viene indicato quel Pensiero al quale tu ti devi dedicare.

Che è questa presenza di Dio che porti in te, senza di te, indipendentemente da te.

Quella presenza che essendo in te senza di te, ti fa costatare l'assenza di Dio in tutto ciò che non è Dio.

Ma questa è già predicazione di Dio in noi, indipendentemente da noi.

Per cui io esperimento l'assenza di Dio.

L'errore grande che faccio è che io dico che Dio non esiste perché io non lo vedo e non lo tocco.

Noi ci accorgiamo che Dio sta urlando la sua presenza in noi in tutto.

A.: Che rapporto c'è tra l'anima che è bisogno di Assoluto e la conoscenza del Padre, cioè c'è un assorbimento della nostra finitezza nell'infinito di Dio? Pur mantenendo noi la nostra identità personale...

Luigi: Quando pensiamo Dio con il Pensiero di Dio cosa succede? Il Pensiero di Dio essendo superiore, trascendente noi assorbe il nostro pensiero.

Lui che è più grande di noi, assorbe il nostro pensiero in Sé.

Per cui abbiamo il passaggio all'infinito

Se io non penso Dio io resto nel mio finito.

Ecco per cui il bambino è affidato al mio pensiero come un bambino è affidato alle cure della mamma.

Il Pensiero di Dio che è il Figlio di Dio è presente in noi, affidato a questa culla: la nostra mente, il nostro pensiero, alle cure del nostro pensiero.

Perché se noi dedichiamo il nostro pensiero a Lui, è come quando una madre dedica la sua vita al figlioletto e lo fa crescere, a un certo momento cosa succede? Che il bambino assorbe la madre al punto tale che, quando questo bambino cresciuto se ne va, la madre soffre, direi quasi che muore.

Perché?

Perché le è venuta meno la vita.

Lei che ha dato la vita al figlio, sta ricevendo ora la vita dal figlio.

Ecco il capovolgimento.

Questo ci fa capire che noi vivendo per-, a un certo momento avviene questo capovolgimento per cui noi riceviamo vita da ciò per cui viviamo.

Noi che incominciamo a dedicarci a-, finiamo per essere informati da quello.

Noi siamo informati da ciò per cui noi viviamo.

Al punto tale, talmente informati che quando ciò per cui noi viviamo ci viene a mancare, noi moriamo.

Direi che l'esperienza della morte non la fa chi muore, l'esperienza della morte la fa chi resta.

Perché chi muore fa l'esperienza della vita poiché va in una dimensione maggiore e con Dio c'è la vita, l'esperienza della morte la fa colui che amava questo essere che è morto, per cui avendo perso il senso, lo scopo della sua vita, lui fa l'esperienza della morte.

Quindi l'esperienza della morte non la fa chi muore ma chi assiste alla morte dell'amato.

Perché gli è venuto a mancare lo scopo della sua vita ed era quello che lo informava.

Tutto questo è sempre segno di Dio per dirci che se noi viviamo per Dio, riceviamo la vita da Dio.

Noi vivendo per-, riceviamo la vita da-.

Noi vivendo per Dio riceviamo la vita da Dio.

Ma ricevendo la vita da Dio, il fine per cui noi viviamo non viene meno mai.

Io non posso nemmeno immaginarmelo lontanamente di qui a mille anni che Lui non ci sia più.

Mentre invece tutte le creature, poco o tanto io me lo immagino che verranno meno.

Perché sono soggette al tempo.

Già da questo io ho una sorgente di pace all'infinito.

Perché non posso minimamente pensare che venga meno.

Siamo nella categoria dell'Assoluto e l'Assoluto non viene mai meno.

E soltanto che richiede da parte nostra questa dedizione.

Tu inizi pensando Dio ma a un certo punto scopri che Dio diventa la sorgente del tuo pensiero.

Dio in un primo tempo si offre ad essere oggetto del tuo pensiero, tu lo puoi pensare, a un certo momento Dio diventa il soggetto del tuo pensare.

A questo punto qui noi entriamo nel rapporto tra Figlio e Padre.

Perché il Figlio conosce il Padre come soggetto del suo pensare.

Il padre del suo pensare, cioè l'essere del suo stesso Pensiero.

E noi siamo chiamati ad entrare in questa partecipazione.

A.: A noi pare che sia il pensiero umano a pensare Dio ma non è così...

Luigi: No, non è così.

Tu non puoi pensare una cosa se quella cosa lì tu non l'hai presente.

Tu non puoi pensare a una cosa se questa cosa qui non è presente in te.

A.: Io conosco l'esistente non la persona.

Luigi: Ma si capisce.

Siamo noi nel pensiero del nostro io che erroneamente diciamo: "Sono io che penso Dio".

Nella realtà, è Dio che si presenta a te.

Quando tu pensi Dio non sei tu che pensi Dio.

Se noi guardiamo dal punto di vista della terra noi sfasiamo tutte le cose, perché attribuiamo le cose al nostro io.

"Io in questo momento mi decido di pregare, mi decido di pensare a Dio, sono io che penso Dio e prendiamo una cantonata".

Noi dovremmo dire: "Dio sta bussando alla mia porta, Dio sta entrando in me, Dio sta assorbendo il mio pensiero in Sé e io sto pensando a Dio", non sei tu che pensi Dio, tu sei una passività.

La creatura è una passività è un essere che subisce l'opera creatrice di Dio.

E quando dico che penso Dio dovrei invece dire al Signore: "Signore come sei buono che stai venendo a me, stai attraendo a te il mio pensare".

Noi non siamo liberi, siamo creature e in quanto creature riceviamo tutto.

E quando dici: "Io penso", non sei tu che pensi ma è qualcuno che ti fa pensare.

Quando tu pensi Dio, non sei tu che pensi Dio ma è Dio che si fa pensare da te.

È Dio che ti chiama alla sua presenza, è Dio che ti sta vocando.

Tutta l'opera di Dio è una convocazione alla sua presenza.

E di tanto in tanto mi convoca alla sua presenza e quando mi convoca alla sua presenza io penso Dio.

E dico: "Io penso Dio", no, no, dì piuttosto: "Dio sta pensando a me".

A.: La Madonna che era tutto ascolto che tipo di pensiero aveva?

Luigi: Era una convocazione.

Essendo problema di ascolto è un altro che ti parla.

Io in questo momento sto parlando con te.

Cosa sto facendo?

Tu puoi non essere disponibile ad ascoltare, puoi pensare ad altro e va benissimo.

Ma se invece sei disponibile (l'ascolto è già un atto d'amore) e io non sono scemo e il mio parlare è quello che deve essere, cosa succede? Convoco il tuo pensare nel mio pensiero.

Ti convoco alla  presenza di quello che io ho presente.

Se io ho presente Dio, parlando con te, convoco te alla presenza di quello che io ho presente.

E tu non dici che sei tu che pensi, è colui che ti sta parlando con te che convoca te alla presenza del suo pensiero.

Maria è stata convocata, appunto perché ascoltava, ha concepito con l'orecchio.

Cosa vuol dire che ha concepito con l'orecchio?

Convocata da Dio alla presenza di Dio....alla presenza di Dio si concepisce.

È la presenza di Dio che ci fa concepire.

Ma bisogna che ci sia questa purezza d'ascolto.

Se io invece sono distratto perché ascolto due o tre persone insieme non arriverò mai a concepire.

Dio parlando con te ti convoca.

Siccome noi siamo molto distratti, Lui prova di tanto in tanto di convocarci alla sua presenza.

E in quel punto lì noi pensiamo, magari penso Dio e dico: "Io non ci credo a Dio", va benissimo, hai dato la tua risposta, Lui ti ha convocato.

È Lui che ti ha convocato.

L'errore grande è quello di ritenere noi autonomi da Dio: "Sono io che decido, sono io che faccio, sono io che penso".

Anche quando tu decidi di volere una cosa è perché sei attratto da quella cosa.

Se c'è qualcosa che ti attrae allora sei dominato da quella cosa.

Nel campo dello spirito, del pensiero, non sei tu che pensi Dio ma è Dio che si fa pensare.

Siccome presso Dio c'è libertà, quando Dio ti convoca alla sua presenza, attende da te questa scelta: adesione a Lui o rifiuto a Lui: "Il tuo parlare sia si,si, no, no".

A.: Il nostro pensiero si muove solo in questa direzione o adesione o rifiuto.

Luigi: Si capisce.

Infatti Gesù dice: "Il vostro parlare sia si, si, no, no, perché tutto quello che c'è di più viene dal demonio.

Per cui l'essenza di tutto il nostro parlare è un si o un no detti alla presenza di Dio.

Quando Lui non ci convoca alla sua presenza noi siamo in balia di tutti i sentimenti, di tutti gli avvenimenti e di tutti i fatti, per cui fa freddo e mi copro, fa caldo mi scopro.

Quando Lui mi convoca, in quel punto lì, io posso dire si o no, chiuso e poi ricado nella mia schiavitù e poi sono trasferito nell'eternità, nel suo spirito.

Se dico si, Lui mi assorbe nel suo Spirito e inizio a guardare tutte le cose dal punto di vista di Dio.

Ma guardando tutte le cose dal punto di vista di Dio, io rapporto tutto a Dio.

Ognuno di noi è un punto di vista ma, un punto di vista di quella realtà in cui lui crede.

Chi crede in Dio ha come punto di vista Dio.

E cosa vuol dire averlo come punto di vista?

Vuol dire che tu rapporti tutto a Dio ma, rapportare vuol dire conoscere.

Quando abbiamo parlato della conoscenza, abbiamo visto che la conoscenza è un rapporto.

Quindi Dio  ti dà il cielo e la terra, ti dice però: "Metti il cielo (Me) come punto fisso di riferimento, rapporta tutto a Me e allora entri nella conoscenza della verità".

B.: Il Natale visto da Dio è la scoperta di una presenza oggettiva, come quella di Simeone...

Luigi: Ha visto come Dio ci salva, presentandoci la sua presenza oggettiva in noi, il Pensiero di Dio in noi, indipendentemente da noi.

Infatti noi siamo portatori di Dio e lo subiamo.

Lo subiamo al punto tale che tutte le cose che non sono Dio ci rattristano.

Il che vuol dire che abbiamo ben presente Dio.

Io non posso predicare l'assenza di Dio se non l'ho presente questo Dio.

Questa presenza qui mi viene annunciata a Natale.

Natale è il mistero umano: l'uomo è fatto da un "Tu" divino.

Presentandoti questo, ti offre la possibilità di vivere per questo e se tu vivi per questo, quello diventa la tua vita.

Perché si presenta come un bambino appena nato? Perché richiede tutto il tuo pensiero.

Tu, dedicandoti con il pensiero a Lui, ricevi vita da quel bambino lì.

Per cui quel bambino lì diventa tuo padre.

Diventa colui che genera la tua vita.

B.: Questa scoperta coincide con Pasqua? Perché Dio lo portiamo morto in noi.

Luigi: Tu lo porti morto dopo aver affermato te stesso.

Abbiamo due grandi aspetti; Natale e Pasqua.

Natale è presentazione del Dio in noi senza di noi.

Indipendente da noi.

Pasqua è presentazione del Dio in noi, dopo che noi abbiamo dato la risposta a questo bambino.

Siamo passati noi, a Natale l'uomo non è passato, a Natale l'uomo è uno spettatore.

Spettatore di una realtà che Dio ti presenta.

Poi tu ci metti la mano e Cristo muore: Pasqua.

È sempre lo stesso mistero ma tu a Pasqua ci hai messo le mani.

L'hai ucciso.

È il secondo atto del Natale.

È il secondo atto in cui è intervenuto l'uomo.

È intervenuto l'uomo nel Natale e il Figlio di Dio muore.

Ora tu non puoi capire la morte di Pasqua se non parti dal Natale.

Il cielo è presentazione di Dio senza l'uomo, indipendente dall'uomo.

Là è solo Dio punto fisso di riferimento.

Sulla terra invece c'è la presenza dell'uomo, c'è cioè l'uomo che pensa a se stesso e che non riferisce più tutte le cose a Dio.

E Dio non trascura l'uomo in questa situazione qui di imperfezione, l'uomo che si ferma a metà strada, per cui io mi abbraccio a un albero anziché cercare il significato dell'albero, io mi abbraccio all'albero.

E vivo per l'albero.

E Dio interviene in questo mio errore.

Qui io non posso capire, se non ho capito cosa vuol dire Dio che fa la sua volontà nel cielo.

Solo se capisco come Dio fa la sua volontà nel cielo, capisco come Lui fa la sua volontà facendo seccare l'albero al quale io mi sono abbracciato.

Perché fa la sua volontà.

Dio fa la sua volontà affermando Se stesso.

Noi facciamo la nostra volontà in quanto vogliamo affermare noi stessi, vogliamo essere il centro di tutti, solo che noi non siamo la verità, Dio invece affermandosi centro di tutto, fa la verità.

E Dio fa la sua volontà qui in terra, ecco per cui Lui toglie a noi tutte le cose che noi per errore abbiamo scambiato per Lui.

E Lui togliendocele ci dice: "Hai sbagliato".

È l'insegnante che mi segna in blu un errore che ho fatto.

È la verità che si afferma.

Quindi Dio sta parlando qui sulla terra come parla in cielo, solo che nel cielo tutte le anime guardano a Dio e riferiscono tutto a Dio, noi qui in terra abbiamo invece presente ben altro da Dio e su quell'altro che noi abbiamo presente, Dio manifesta la sua verità.

Tutto quello che noi subiamo con tristezza, con paura, con dolore, con disperazione è tutto Dio che fa la sua volontà per liberare noi e liberarci da un errore.

"Stai vivendo per niente, anziché capire le cose che Io  ti sto dicendo".

Il problema non sta nel possedere le cose come ritengono gli uomini.

La vita sta nel capire il senso delle cose.

E sopratutto capire il senso della vita che stiamo vivendo.

C.: Gesù offre la sua vita, la sua vita è conoscenza, quindi l'uomo per arrivare a questa conoscenza deve passare attraverso di Lui, deve dedicarsi a Lui.

Luigi: Noi passiamo attraverso Lui che è la porta in quanto ci dedichiamo.

Dedicandoti a-, tu ricevi vita da-.

Se ti dedichi a Dio, tu ricevi vita da Dio.

Lui che è Dio si presenta piccolissimo a Natale, come un essere che ha bisogno di tutta la mia attenzione.

Lui che è il Signore dell'universo, si presenta come un mendicante per dire a me: "Cos'hai da darmi?".

E mi chiede un pensiero, anche un semplice pensiero.

Perché è su quel pensiero che Lui costruirà la mia vita eterna.

Ma quel pensiero me lo chiede.

E come fa a chiedermelo?

Si presenta come uno che ha bisogno di me: ecco il Natale.

Si presenta come la creatura più debole e indifesa, un bambino che ha bisogno di tutto, che ha bisogno di noi, popolo paria.

Lui che ci ha creati dal niente si presenta a noi come un mendicante.

Noi non capiamo il disegno di Dio che proprio su quello che noi gli offriamo,  un semplice pensiero, fosse anche un attimo solo nel momento dell'agonia, su quell'attimo di pensiero che gli abbiamo donato, Lui costruisce la nostra vita eterna.

Lui non ha difficoltà da un punto a trarre tutta l'eternità.

Ma però richiede da noi la dedizione del pensiero.

C.: "Io do la vita..."

Luigi: "Io offro la vita", l'offerta non è imposizione, la vita non s'impone.

Come la conoscenza non s'impone.

Noi corriamo il rischio di non arrivare mai a conoscere, perché la conoscenza si propone.

Dio c'impone il cielo e la terra ma il rapporto fra i due non ce lo impone, ce lo propone.

Per questo richiede il pensiero nostro, la dedizione del pensiero.

Sei invitato  a pranzo, tu puoi sempre rispondere che non puoi andare perché hai i buoi, i campi e la moglie e allora ti impedisci di entrare nella conoscenza.

Perché per conoscere bisogna guardare le cose da un punto di vista diverso dal punto di vista del tuo io.

Quindi devi superare il tuo io, devi morire al tuo io.

Perché devi guardare dal punto di vista di Dio e non c'è nessuno che ti può costringere a morire al tuo io.

Ecco per cui c'è la proposta.

Dio è il Creatore del tuo io, essendo il Creatore del tuo io, non ti può annullare, solo tu puoi annullarti offrendo il tuo io e dicendo: "Sei Tu il mio Signore ed è giusto che io tolga il mio io dal centro e metta Te al centro poiché sei Tu il Creatore".

Però io posso sempre predicare il mio io.

Ecco l'errore, nessuno mi impedisce di dire: "Io sono".

Dico una cafonata ma dico: "Io sono".

A un certo punto devo imparare che soltanto Dio può dire: "Io sono" e noi siamo nella misura in cui diciamo: "Signore Tu sei".

E nella misura in cui io dico: "Tu sei", io vivo.

La vita è partecipazione, comunione.

Noi dovremmo sempre predicare questo "Tu" perché noi siamo fatti da questo "Tu", noi non dobbiamo predicare l'io nostro, noi dobbiamo predicare il "Tu" di Dio.

È Lui che mi fa essere, nella misura in cui io predico Lui.

D.: Dio di tanto in tanto ci convoca alla sua presenza?

Luigi: Sì, di tanto in tanto, perché noi non siamo in grado di restare alla sua presenza.

La vita eterna invece è restare sempre alla sua presenza e vedere la sua presenza in tutto.

Dio parla in tutto e chi di noi è capace di vedere il Pensiero di Dio in tutto?

Noi per restare con Dio dovremmo sempre in tutti i suoi segni partecipare alla generazione del Pensiero di Dio.

Se tu studi una lingua straniera, tu riesci a stare con uno straniero se riesci a capire il suo pensiero in tutte le cose che ti dice.

Ma se tu capisci solo una parola ogni tanto di quello che ti dice, tu t'accorgi che non riesci a restare col pensiero di quello straniero, perché non riesci a vedere il pensiero di quella persona, tu senti tante parole ma non le capisci e non arrivi al pensiero.

Tutto è segno e noi siamo in questa situazione qui.

Dio parla con noi in tutto.

Ma noi non vediamo il suo Pensiero.

Più noi raccogliamo in Dio e più noi siamo capaci di vedere il Pensiero di Dio.

La vita eterna è capacità di conoscere Dio in tutto e in tutti, di vedere la presenza di Dio in tutto, invece l'inferno è impossibilità di conoscere.

Tutto problema di conoscenza.

Inferno impossibilità di conoscere, paradiso possibilità di conoscere, tutto lì.

Io sono vivo in quanto ho la capacità, la possibilità di conoscere Dio.

Muoio in quanto non ho la possibilità di conoscere Dio.

Noi vivendo per le cose della terra perdiamo la capacità di conoscere Dio.

Il bambino è tutto aperto alla conoscenza.

Tutto aperto a ricevere.

Man mano che noi viviamo, vediamo che tutto si irrigidisce in noi al punto tale che noi non siamo più capaci di ricevere conoscenza di altro da quello che già crediamo di conoscere, ci chiudiamo.

Quello che noi abbiamo conosciuto, a un certo punto ci impedisce di conoscere.

Quello che noi  abbiamo esperimentato ci impedisce di vivere.

Siamo noi che ci costruiamo la nostra morte.

D.: Dio si adegua alla nostra situazione...

Luigi: Non si adegua, parla personalmente.

Quando tu parli personalmente con qualcuno, non è che tu ti adegui ma tieni presente quella persona e tenendola presente, cerchi  di comunicare con lei ma, al livello in cui l'altro si trova.

Ecco per cui se io mi abbarbico a un albero, Dio mi fa seccare l'albero, per farmi vedere che l'albero non è ma, solo Lui è.

Quindi Dio parla al mio livello ma, parla sempre Se Stesso.

E.: Mi ha colpito il fatto che chi patisce la morte è colui che assiste alla morte di un caro e non colui che effettivamente muore.

Luigi: Ma si capisce.

È lezione di Dio per noi.

Chi muore muore per noi.

Muore per portare il nostro pensiero nel cielo di Dio.

Là dove è andato colui che è morto.

F.: Noi sappiamo che il Pensiero di Dio è in tutte le cose, in tutte le creature..

Luigi: Quello non serve.

Quello ti condanna, è come se una persona fosse presente qui e tu non la vedessi, tu sei condannata dal non vederla.

Dio è in tutto e io non lo vedo, Dio parla con me in tutto e io non capisco niente.

Il demonio nell'inferno sa perfettamente che Dio esiste, che Dio è presente, non lo può smentire, ma non riesce a conoscerlo.

F.: Come avvertiamo il fatto che Dio assorbe il nostro pensiero?

Luigi: Assorbe il tuo pensiero come un bambino assorbe la tua vita.

È vero o non è vero che il bambino assorbe la vita della mamma?

Solo che Lui è infinito e noi siamo assorbiti dall'infinito.

Adesso Lui conduce noi a conoscere il Padre come Lui conosce il Padre e a capire il Padre, come il Padre conosce noi, per cui c'è questa comunione data dalla conoscenza, la conoscenza è trasmissione di essere.

Nella conoscenza c'è la comunicazione dell'essere.

Il Figlio conoscendo il Padre riceve l'essere dal Padre

Il Figlio non ha un essere differente dall'essere del Padre, non ci sono due esseri.

Padre e Figlio non sono due esseri distinti.

Il Figlio conoscendo il Padre riceve l'essere dal Padre, per cui l'essere è uno solo.

Dio è uno solo ma le persone sono due.

Così anche noi entrando nella conoscenza di Dio, assorbiti dall'infinito, non spariamo mica come persone, riceviamo l'essere di Dio come il Figlio, per cui l'essere è uno solo e le persone sono tante in una unità.

G.: Non ho capito quando lei ha detto "La nostra coscienza che possiamo chiamare anche rimorso".

Luigi: È questo Pensiero di Dio in noi che non possiamo ignorare.

Questa presenza dell'Assoluto in me, tutte le volte che io non ne tengo conto si fa avvertire.

Vai in macchina, vedi un segnale  stradale, non ne tieni conto e sbagli strada, ti senti in colpa di non aver tenuto conto di quel segnale stradale, la coscienza ti rimorde, perché?
Non sei stata attenta, il segnale c'era.

Per cui i segni di Dio arrivano a noi indipendentemente da noi, noi dobbiamo tenerne presente Dio.

Solo che per tener presente Dio dobbiamo dedicarci a Lui.

Lui che arriva a me, indipendentemente da me già mi rende responsabile.

H.: È una cosa più grande di noi questo: "Io offro la vita per le pecore".

Luigi: "Io offro la conoscenza del Padre".

Dobbiamo sempre portarci nel cielo di Dio per vedere le cose della terra.

Il concetto di vita sulla nostra terra è un concetto di affermazione del nostro io, qui sulla terra è un concetto di mangiare, stare in compagnia, guadagnare.

Nel cielo di Dio la vita è conoscenza del Padre.

La vita del Figlio è la conoscenza del Padre.

Lui dà la sua vita a noi dando a noi la conoscenza del Padre.

I.: La vita non è questione di comportamenti ma è conoscere Dio, è vedere come regna in cielo per poter vedere come Lui regna anche in terra.

Perché in terra è già tutto Regno di Dio.

Siamo noi che nel pensiero del nostro io vediamo le cose cattive, ma non capiamo l'Intenzione di Dio in queste cose.

L'assenza di Dio è categoria della presenza di Dio come il tempo è una categoria dell'eternità.

Ed è logico, come il freddo è una categoria del caldo.

Luigi: Tu non vedresti il tempo se non avessi presente l'eterno, nel modo più assoluto.

Se tu vedi il tempo è perché una parte di te è nell'eterno.

Tu non vedresti l'acqua scorrere se tu non fossi sulla riva.

I.: L'errore e il peccato è trascurare il Pensiero di Dio che è in noi e immaginare che sia una fantasia della nostra mente.

Perché questa fantasia non l'hanno gli animali?

Perché l'abbiamo solo noi?

Luigi: Sopratutto tu quando dici fantasia è perché parti dal tuo io, il tuo io non è il principio di niente.

Tu dici: "Dio non esiste perché io non lo vedo e non lo tocco, colui che muore non c'è più, è morto perché io non lo vedo e non lo tocco più" vedi che riferisci tutto al tuo io, se guardi da Dio ti accorgi che il morto non è morto ma è più vivo di te.

I.: L'errore che coincide con il peccato è trascurare questo Pensiero di Dio che è in me e poi faticare tutta la vita dietro cose che sono relative per assolutizzarle.

La morte allo stesso modo è una categoria della vita.

Luigi: Si perché è assenza di vita, la morte è un predicato della vita ma un predicato nel mio campo.

Il mio campo è materiale e siccome che io ritengo che la vita stia nel possedere cose o creature ecco che Dio mi fa esperimentare l'assenza della vita in quel campo, in quello che io ritengo a torto essere vita.

Quindi la morte è un predicato della vita.

I. La morte è una cosa grandiosa perché ci fa provare l'angoscia di una vita che finisce a noi che siamo fatti per una vita che non finisce.

Luigi: Tu provi angoscia appunto perché  non sei fatto per morire.

I.: Dio offre la sua vita alla disperazione dell'uomo, ponendo come un bambino, il suo Pensiero nella mente dell'uomo.

Dio offre il suo Pensiero alla nostra mente, al nostro pensiero.

Lo pone nelle nostre mani in quel punto verginale del nostro pensiero che è il suo Pensiero non dipendente da noi, oggettivamente presente in noi.

Se l'uomo trascura questo Pensiero di Dio, lì è la sua responsabilità e lì è la sua colpa.

Perché Dio non può essere ignorato.

Dio è un essere che si affida come un bambino al pensiero dell'uomo, si propone all'uomo.

Come una madre può lasciare morire il suo bambino, noi possiamo lasciare morire quel Pensiero di Dio in noi.

Basta trascurarlo.

Fare fuori dalla propria vita e dai propri pensieri, in termini spirituali è uccidere.

Il pensiero del nostro io è omicida fin dal principio.

La vita ci viene dalla presenza di Dio in noi, che parla con noi, la nostra vita è tutto un rapporto con Lui.

Noi possiamo dire che Dio è assente o morto perché non lo vediamo e non lo tocchiamo, però queste sono le nostre categorie mentali che considerano non esistente quello che non vediamo.

Cristo sintesi di ogni segno, significato di ogni segno, viene tra noi, muore, risorge nel Padre, per portarci al Padre.

È un segno che sta con noi e poi va al Padre per preparaci un posto.

Noi perdiamo la vita come conseguenza del vedere tutte le cose nel pensiero del nostro io.

Accogliendo invece i segni da Dio e riportandoli in Dio per conoscerne il significato da Lui, noi raccogliamo e facciamo grande il Pensiero di Dio in noi, cioè Dio fa grande il suo Pensiero di Dio in noi.

Dio si fa oggetto del nostro pensiero e man mano che noi dedichiamo la nostra vita e il nostro pensiero per conoscerlo, diventa il soggetto del nostro pensare.

Luigi: Diventa il principio, la causa del nostro pensare.

I.: Come c'è stato il capovolgimento nel vedere la terra nel cielo di Dio, così c'è il capovolgimento del Pensiero di Dio da oggetto a soggetto del nostro pensare

Luigi: Certo.

L.: Il cielo è la conoscenza di Dio, non per niente Gesù dice: "Come il Padre conosce Me e Io conosco il Padre", la vita del Figlio è proprio questa conoscenza che il Padre ha di Lui e che Lui ha del Padre.

Il Figlio è tutto Pensiero del Padre e conosce il Padre come Principio del proprio Essere.

Luigi: No, lo conosce come Essere del suo Pensiero.

Per cui conosce il Padre come Soggetto del suo Pensiero.

Lui è Pensiero e il Padre è Soggetto del suo Pensiero.

Quindi l'origine, il Principio del suo stesso Pensiero.

L.: E partendo dall'alto proprio da questa conoscenza di come il padre conosce il Figlio e il Figlio conosce il Padre, comprendiamo come questa vita cala a noi e si offre a noi come un piccolo seme, come un bambino...

Luigi: Che richiede tutto il nostro pensiero.

L.: Dio salva l'uomo proprio affidandosi a lui. Non si impone, si imporrà poi dopo.

Luigi: Simeone ha visto in quel bambino il segno dello Spirito. Come Dio salva l'uomo, come Dio comunica la sua vita all'uomo.

L.: Giovanni Battista vedendo Gesù venire lo segnalerà ai suoi discepoli: "Ecco l'agnello di Dio" e in quel momento lì vede anche come Dio salva l'uomo dal peccato.

Quello che interessa adesso è questo concetto di vita come conoscenza, come Pensiero di Dio che si offre a noi da coltivare e da custodire.

Se noi lo facciamo oggetto del nostro pensiero, questo bambino cresce e incomincia  parlare.

Luigi: Comunque diventa lo scopo della nostra vita, quindi diventa lo scopo del nostro stesso vivere.

Diventa la causa del nostro vivere.

Mentre prima Lui è nato da me, per cui io sono stato la causa della sua nascita, nel pensiero del mio io, a un certo momento questo figlio diventa la madre di sua madre o il padre di suo padre.

L.: La madre dipende in tutto dal figlio...

Luigi: Tanto che quando il figlio se ne va lei muore.

Perché muore?

Perché tutta la sua vita era nel figlio.

E quando ti viene meno lo scopo della tua vita, la vita ti viene meno.

E senti tutte queste madri che dicono: "La mia vita non serve più a niente", certo perché hanno perso ciò per cui loro vivevano.

M.: "I miei occhi hanno visto la salvezza preparata per tutti i popoli, per tutte le genti" e noi dobbiamo capire questa salvezza.

Luigi: È lo Spirito che gli ha fatto capire questo, quindi è il cielo che portava in sé che gli ha fatto capire quello.

N.: Il pensiero dell'io è la dimora di Dio e l'uomo deve soffocare ogni altra cosa che lo distoglie dalla verità.

Luigi: Il Pensiero di Dio deve diventare la nostra dimora, come il Figlio abita nel Padre, così noi dobbiamo abitare nel Pensiero di Dio che è il Figlio.

O.: Il Figlio conosce il Padre come l'Essere del suo Pensiero, e il Padre conosce il Figlio come?

Luigi: Come il Pensiero del suo Essere.

P.: A Natale Dio si offre...

Luigi: Si presenta.

P.: A essere oggetto del mio pensiero, se mi dedico diventa soggetto del mio pensare.

Luigi: E quindi diventa la causa del mio vivere.

Q.: È una condanna sapere che Dio è in tutto e non vederlo.

Luigi: Non puoi ignorare che Dio è presente in te, però la grande tristezza è che non riesci a conoscerlo.

Non puoi ignorarlo, c'è uno che parla con te ma tu non riesci a vederne la presenza, non riesci a capirlo.

R.: Dio diventa mia vita solo se diventa oggetto del mio pensiero.

Luigi: Come qualunque cosa diventa nostra vita se diventa oggetto del nostro pensiero.

Fintanto che non diventa oggetto del nostro pensiero non diventa nostra vita.

Tutte le nostre cantonate stanno lì.

Noi facciamo oggetto del nostro pensiero e quindi facciamo nostra vita altro da Dio.

Dio non è soggetto al tempo, noi viviamo per cose soggette al tempo e naturalmente subiamo tutti i crolli.

Ma questo perché viviamo per cose che sono soggette al tempo.

Dio è in noi anche se noi non dedichiamo a Lui il nostro pensiero.

Non è che il nostro pensare fa essere Dio, Lui è presente in me anche se io non lo penso.

Se io gli dedico il pensiero, vivo partecipando di Lui.

S.: E se io non gli dedico il pensiero?

Luigi: Sono io che patisco, Lui resta sempre tale e quale.

Lui è eterno quindi trascendente noi.

T.: Gesù offre la sua vita a noi...

Luigi: Offre la conoscenza del Padre.

Quindi quando ce la offre ci dà la possibilità ed è inutile che noi diciamo: "Mistero, mistero" è un mistero che può essere conosciuto e quando è conosciuto non è più mistero.

È possibile, Lui mi dà la possibilità.

"Dio è luce e se qualcuno dice che Dio è tenebra è menzognero".

Dio è luce e chi vuole essere con Dio deve camminare nella luce.

Il Figlio viene tra noi per dare a noi la possibilità di conoscere il Padre.

Quindi non leghiamolo al mistero, noi diciamo che è inconoscibile così continuiamo a fare i nostri comodi.

È un impegno, un impegno in salita, difficile tutto quello che tu vuoi, però è possibile.

T.:Conoscendo il Padre, conoscendo il Figlio e conoscendo il rapporto tra Padre e Figlio, si ha lo Spirito Santo, la chiave che ci condurrà a vedere la verità in tutto, allora lì si vedrà il cielo sulla terra.

Luigi: Non soltanto ma si vedrà che tutte le cose che accadevano sulla terra erano tutte Parole di Dio personali per me, perché io continuavo a fare degli errori, ma era tutto un parlare di Dio, misericordia di Dio nel mio errare.

T.: E Dio diventa mia vita in quanto diventa mio punto fisso di riferimento.

Luigi: Si capisce, Lui è il punto fisso di riferimento.

Nel cielo c'è un solo punto fisso di riferimento: Lui.

Deve diventarlo anche per me se io voglio entrare nel cielo.



Come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore.  Gv 10 Vs 15 Riassunti Domenica e Lunedì. II


RIASSUNTI II


Argomenti: Il cielo della Trinità di Dio – “Chi è come Dio?” – L’abisso tra il finito e l’infinito – Il Figlio vede dal punto di vista del Padre – La terra è già cielo – L’Avvento – Anticipare l’incontro con Dio – La volontà di Dio in cielo e in terra – Le cause seconde – La volontà è manifestazione di ciò che uno è   Vedere la gloria di Dio – La vera preghiera – L’assenza di Dio nel mondo -


 

6-7/Gennaio/1991 Casa di preghiera Fossano.