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Egli è un mercenario e non gli importa nulla delle pecore. Gv 10 Vs 13 Primo tema.


Titolo: Il bagaglio dell'emigrante.


Argomenti: Il possesso non ci dà vita. L'importanza. La scelta di Pilato e dell'uomo. L'uomo non è libero di volere. Valutare. Due padroni. Volontà e valori. Cosa vuol dire valutare? Valore e finalità. Sentimento e intelligenza. Crollo dei valori. Perdere l'anima. Capacità di capire.


 

9-10/Settembre/1990 Casa di preghiera Fossano.


Proprio nel versetto precedente Gesù aveva detto che il mercenario fugge perché a lui le pecore non appartengono in proprio, perché non sono sue.

Adesso dice: "Il mercenario fugge perché a lui nulla importa delle pecore".

È una Parola di Dio e come tale, se ripete il motivo della fuga del mercenario e lo ripete in questi termini è perché vuole insegnarci qualche cosa e noi dobbiamo chiederci o meglio chiedere a Dio, che cosa vuol insegnarci, dopo aver detto che il mercenario fugge perché le pecore non sono sue (e sembrava sufficiente).

Infatti abbiamo visto che la capacità di restare l'ha solo il pastore e l'ha proprio perché le pecore sono sue.

Dopo aver affermato questo, precisa e dice che il mercenario fugge, perché a lui non importa nulla delle pecore.

Ci fa capire che c'è qualcosa da approfondire.

Non basta il concetto di possesso, c'è qualcosa di più  profondo.

Infatti notiamo che tanti posseggono le cose ma a loro importa poco di queste cose.

Abbiamo anche la parola di Gesù che è chiarissima, quando ci dice: "La vita non viene dalle cose che si posseggono".

Quindi non è sufficiente possedere le cose per avere la vita.

Qui mette in evidenza l'importanza.

Non basta possedere le cose perché anzi, le cose che si posseggono non ci danno vita.

Perché non ci danno vita le cose che si posseggono?

Quando uno possiede una cosa, sopratutto nel pensiero del proprio io.....

Noi nel pensiero di noi stessi tendiamo a possedere le cose, anzi, esauriamo tutta l'azione verso le cose con il possesso delle cose stesse o il possesso delle creature.

Quando noi, nel pensiero del nostro io siamo giunti a possedere una cosa o una creatura, siamo soddisfatti, il nostro io è soddisfatto, non cerca altro, possiede la cosa.

Ma Gesù dice anche: "Guai a voi che avete trovato la vostra soddisfazione".

Perché dice "guai"?

Evidentemente perché quando il nostro io è soddisfatto non vive più.

La cosa  posseduta, nel pensiero dell'io è esaurita.

Non dà più vita.

L'io si è esaurito nel tendere a possedere una cosa e quando l'ha comprata o quando l'ha ottenuta non si impegna più in essa, perché ormai la possiede.

Per lui non è più motivo di vita, di pensiero, di preoccupazione.

Perché ce l'ha.

Invece la vita sostanzialmente non sta nel possedere le cose o le creature.

Qui sottolinea l'importanza.

Quando una cosa è importante, questa diventa veramente oggetto di preoccupazione.

Però anche qui abbiamo la Parola di Dio che ci dice di non preoccuparci del mangiare, del vestire, della figura.

Perché dice: "Una cosa sola è necessaria".

Cioè una cosa sola è ciò di cui voi vi dovete preoccupare.

Abbiamo visto domenica scorsa la lezione che Dio ci vuole dare attraverso Pilato.

Pilato si è venuto a trovare di fronte a due elementi.

L'innocenza di Gesù e la minaccia che i farisei gli facevano: "Se tu lo liberi non sei amico di Cesare".

a un certo momento in Pilato c'è stata una valutazione.

Ha dovuto valutare, ha dovuto fare una scelta.

L'uomo è un essere che è costretto a scegliere.

Tutti i giorni l'uomo è costretto a fare delle scelte.

Pilato fu costretto a scegliere dalla pressione degli avvenimenti.

E cos'è che lo fece scegliere?

Noi generalmente ci giustifichiamo dicendo che l'uomo è libero, libero di volere.

Quindi Pilato fu libero di volere e scelse di condannare Gesù.

Il problema non sta nella libertà di volere.

Noi quando diciamo "libero di volere" non capiamo niente, non giustifichiamo niente.

Siamo in contrasto con la parola stessa di Gesù che dice che l'uomo è schiavo.

Se è schiavo non è libero di volere, è costretto a volere.

Gesù dice che chi fa il male resta schiavo di esso.

Soltanto chi conosce la verità, quando giunge a conoscere la verità trova la libertà.

Se la libertà si trova soltanto nella conoscenza della verità, evidentemente fintanto che non si giunge a conoscere la verità non si è liberi.

E se non si è liberi si è costretti a volere, quindi non si è liberi nella volontà.

Pilato non fu libero nella volontà.

Fu costretto a volere, da che cosa e perché?

A un certo momento Pilato ha dovuto fare una scelta e per fare una scelta ha dovuto fare una valutazione.

E cosa ha valutato?

Ha valutato ciò che lui sapeva.

Sapeva che Gesù era innocente e l'ha detto: "Io non trovo in Lui colpa alcuna", lo sapeva questo e poi ha confrontato questo con la minaccia che gli veniva dai lupi.

I lupi ci costringono a fare una scelta, tutto d'altronde ci costringe a scegliere, perché vivere è scegliere.

E ha dovuto misurare questa sua convinzione: l'innocenza di Gesù, con la minaccia: "Se tu lo proclami innocente non sei amico di Cesare".

Abbiamo visto cosa comportava il non essere amici di Cesare.

Era in gioco la sua carriera, il suo interesse, la sua famiglia, la sua gloria, il suo stesso io.

Il problema di Pilato è il problema di ogni uomo, perché se Dio ci presenta questa scena non ce la presenta perché noi abbiamo a giudicare Pilato ma perché noi abbiamo ad osservare in Pilato noi stessi di fronte a Dio.

La situazione di Pilato è la situazione di ogni uomo.

Ogni uomo si trova di fronte a questi due valori.

1-Una cosa che sa, che non può ignorare: Pilato non poté ignorare l'innocenza di Gesù.

Anche l'uomo non può ignorare l'esistenza di Dio Creatore, Dio Creatore è Colui che nessuno può ignorare perché l'uomo si trova di fronte a cose che non sono fatte da lui.

L'uomo si trova di fronte a delle cose che non può ignorare, s'impongono.

In quanto s'impongono, lui non le conosce però non le può ignorare.

2-E poi l'uomo si trova di fronte a delle proposte.

Pilato si trovò di fronte alla proposta che lo costrinse a scegliere tra ciò che non poteva ignorare e il rifiuto di ciò che non poteva ignorare.

Pilato a un certo momento ha dovuto rifiutare la sua convinzione (ciò che non poteva ignorare) sull'innocenza di Gesù.

E dovette mandarlo a morte, perché erano in gioco la sua carriera e i suoi interessi.

Così anche l'uomo.

L'uomo si trova di fronte a qualcosa che non può ignorare (Dio Creatore), però si trova di fronte anche a un gioco d'interessi.

L'uomo a un certo momento s'accorge che per non rinnegare Dio Creatore, lui deve superare un infinità di cose al cui centro c'è il pensiero del suo io.

Gesù dice: "Non potete servire due padroni".

E perché non si possono servire due padroni?

Per il semplice fatto che l'uomo è fatto per l'Assoluto.

Ed essendo fatto per l'Assoluto è fatto per una cosa sola: "Una cosa sola è necessaria".

E anche qui Pilato a un certo momento ha dovuto far vedere, dimostrare quale era l'unica cosa necessaria per lui.

E l'unica cosa necessaria per lui non è stata Gesù.

È stata l'amicizia di Cesare l'unica cosa necessaria per Pilato.

Al centro dell'amicizia di Cesare, c'era il pensiero dell'io di Pilato.

Pilato evidenziò ciò che più gli importava.

L'argomento di oggi è questo: "Il mercenario fugge perché a lui non importano le pecore".

Le pecore sono ciò che viene affidato al pastore o al mercenario e in quanto è affidato nelle pecore è significato Dio, l'Agnello, Dio che si mette nelle mani dell'uomo.

E Dio può essere nella mani di un mercenario o può essere nelle mani di un pastore.

La distinzione iniziale era che il mercenario non ha le pecore in proprio mentre il pastore ha le pecore in proprio.

Qui invece adesso va più a fondo e ci fa capire che al mercenario le pecore non importano mentre al pastore le pecore importano.

a un certo momento l'innocenza di Gesù a Pilato non importò.

Perché a lui importava altro.

Non poté servire due padroni: ha dovuto rinunciare a ciò di cui era convinto per seguire il proprio interesse.

Pilato rappresenta la situazione di rischio in cui ogni  uomo si trova.

a un certo momento l'uomo deve scegliere tra ciò di cui è convinto (l'esistenza di Dio) e i suoi interessi.

È fatale, arriva sempre un giorno in cui l'uomo è messo con le spalle al muro di fronte a questa scelta.

E l'uomo deve evidenziare ciò che per lui vale di più, ciò che più gli importa.

E come salta fuori questo se non esiste la libera volontà dell'uomo?

La nostra volontà necessariamente è una conseguenza di ciò che più  importa per noi.

La nostra volontà è un'espressione di ciò che più vale per noi.

Quindi a monte della volontà c'è questa valutazione.

E cosa vuol dire valutare?

Cos'è un valore e come salta fuori questo valore?

Tutte le cose si presentano all'uomo e l'uomo le deve valutare.

Non le valuta con la volontà e come le valuta?

Con che cosa?

Quando è che una cosa per un uomo diventa più importante di un altra?

E perché per uno e più importante una cosa e per un altro è più importante un altra?

Il problema della valutazione, dell'importanza di una cosa, in noi e per noi è decisivo.

Quando si parla di valori, di valutazioni, si parla sempre di un rapporto, di un confronto.

Una cosa vale sempre in relazione a una finalità.

In quanto serve per qualche cosa.

Ho fatto molte volte l'esempio che se uno vuole andare in una città, quello che vale è la strada che conduce a quella città.

Quindi i valori, le valutazioni, sono sempre una conseguenza del fine che uno si propone.

Ed è qui che l'uomo si rivela e acquista il suo volto.

Acquista un volto.

Tutto dipende dal fine.

E qual'è il fine per l'uomo e perché l'uomo può avere fini diversi?

E qual'è il fine che l'uomo deve volere?

E qual'è la responsabilità dell'uomo nella scelta di quel fine?

Perché ci sono uomini che vivono per una cosa e uomini che vivono per un altra?

Stiamo molto attenti, perché a seconda del fine che ognuno ha, stabilisce ciò che più gli importa.

Perché una cosa importa in quanto serve a un fine.

E in quanto serve al fine è sempre condizionata dal fine per cui uno vive.

Per uno che vive per il football diventano molto importanti tutti gli argomenti che riguardano il football.

Ma a uno che vive per la filatelia tutti gli argomenti riguardanti il football importano poco, perdono di valore.

Teniamo presente che quando una cosa ha valore, l'uomo non può fare a meno di volere quella cosa, ecco che salta fuori la volontà.

E quando la cosa perde di valore, l'uomo non può fare a meno di non volerla più, non può più volerla.

L'uomo arriva al punto di non voler più vivere, perché la vita ha perso di valore, tanto la nostra volontà è dipendente dai valori.

Però i valori sono relativi, cioè dipendenti dal fine per cui uno vive.

Succede che la vita è sempre tendere a qualche cosa, però Dio ci ha dato la vita per tendere alla conoscenza di Lui.

Dio non ci ha creati, non ci ha dato l'esistenza senza segnalare a noi il fine per cui ci ha creati.

Dio ci ha dato l'esistenza e ci ha dato la vita perché ci ha dato un fine.

E il fine è Lui Stesso.

Non può essere un altro.

Perché Lui solo è.

Dio è il principio e Dio è il fine.

L'uomo è stato creato per Dio.

È stato creato per conoscere Dio.

Il fine dell'uomo è questo.

Succede però che l'uomo vive per ben altro.

Abbiamo detto che l'uomo è essenzialmente dominato, determinato dai suoi bisogni materiali, dal pensiero del suo io, è determinato dalle presenze fisiche o dall'ambiente in cui viene a trovarsi e tutto questo non è Dio.

A.: Cosa vuol dire che l'uomo viene determinato dall'ambiente in cui si trova?

Determinato, cioè dominato, per cui è costretto a volere le cose in relazione all'ambiente in cui vive.

Determinato in quanto si trova in quell'ambiente lì, per cui se tu ti trovi in un ambiente freddo, tu sei dominato, determinato dal freddo, non puoi non sentirlo, per cui desideri, vuoi riscaldarti.

Se ti trovi con una persona che ti comprende ti senti amato, se ti trovi invece con una persona che ti rifiuta non puoi non sentirti a disagio.

Queste cose si subiscono, mentre Dio tu non lo vedi mica, non lo esperimenti, tu esperimenti prima l'ambiente in cui ti trovi, le persone e le creature con cui tu vivi o che incontri magari per strada.

Queste cose qui le esperimenti e le trovi prima di conoscere Dio.

Però cosa succede? Tu finisci col vivere in relazione all'ambiente in cui ti trovi, alle cose che esperimenti, per cui il tuo fine diventa questo e non solo, ma tutti i valori (conseguenza del tuo fine) che tu scegli, che tu valuti, sono in conseguenza di ciò che per te è più importante, ciò che a te piace di più, conviene di più.

Cerchi di fuggire dalle cose che non ti piacciono, che ti fanno male e cerchi invece di tendere a quelle cose che ti piacciono o che ti fanno bene.

Per cui si stabilisce già qui tutta una classe di valori.

Pilato apparteneva già a una classe di valori: stava bene con Cesare.

Quando a  un certo momento, per aderire a ciò di cui era convinto, avrebbe dovuto superare l'amicizia di Cesare, si è trovato in grossa difficoltà.

La sua volontà era una conseguenza di quei valori per i quali lui era vissuto.

L'uomo è stato creato per un fine ben preciso, però vive per ben altri fini.

E vivendo per altri fini, valuta le cose in relazione a questi altri fini.

Per l'uomo ad esempio, il denaro è molto importante.

Perché con il denaro può raggiungere quei fini che gli stanno a cuore.

Mentre Dio è ben lontano, anche se sente parlare di Dio, anche se prega Dio, Dio non è determinante per lui come è determinante per lui il problema del denaro.

Ma l'uomo è stato creato con un fine ben preciso.

Però siccome esperimenta, sente altre presenze che non sono Dio, l'uomo finisce col vivere per tutte queste altre presenze.

Per cui, a un certo momento l'uomo viene a trovarsi in conflitto tra valori che lui tocca ed esperimenta e il fine per cui è stato creato e che dovrebbe determinate in lui ben altri valori da quelli materiali.

A lui dovrebbe importare molto di più il conoscere Dio che non invece il vivere per le cose che gli piacciono.

L'uomo finisce di vivere secondo il sentimento e non secondo l'intelligenza.

Pilato sapeva (innocenza di Gesù) ma Pilato a un certo punto ha dovuto rinunciare a quello che sapeva, ha rinunciato all'intelligenza e ha dovuto preferire quello che serviva a lui sul piano del sentimento.

La vita essenziale dell'uomo sta nel capire, sta nel conoscere.

L'uomo che non segue l'intelligenza delle cose, a un certo momento viene a esperimentare il vuoto dentro di sé, il non senso delle cose, il non significato delle cose.

Il non significato della sua stessa vita, anche se lui possedesse tutto il mondo.

Gesù dice: "A che vale possedere tutto il mondo se tu perdi l'anima?".

A un certo momento c'è questa conflittualità qui.

Tra l'anima che è intelligenza, che è mente, che è conoscenza e il possesso delle cose.

Noi preferiamo possedere le cose, perché riteniamo che più cose o creature possediamo e più noi abbiamo vita ed è un errore fondamentale.

Trascuriamo molto invece il capire Dio, il conoscere Dio, perché questo è il fine.

A.: Uno che vive di sentimento e esperimenta il vuoto, cerca nella sua illusione di riempire questo vuoto con il possesso.

Sì ma anche prima, quando ancora non esperimenta questo vuoto.

L'uomo fa l'errore di ritenere che più possiede e più vive.

La maggior parte della vita, l'uomo la rivolge al possedere.

Cosa vuol dire possedere?

Possedere vuol dire unire altre cose al nostro io.

Io ritengo quindi che più cose ho che dipendono da me, più cose ho con me e più ritengo di avere vita.

A un certo momento invece scopro che tutto ciò che ho unito a me non dà senso alla mia vita.

Per cui esperimento il vuoto: "Ma a cosa serve tutto questo", perché?

Ma perché c'è la morte davanti a me.

E la morte mi annulla tutto quello che io ho cercato di arraffare, di possedere, di unire a me.

Pilato ha trascurato, dimenticato il fatto che c'è la morte.

Se avesse tenuto presente la morte, lui si sarebbe reso conto che tutto il problema dell'amicizia di Cesare era un problema fasullo.

Poi Cesare è morto e Pilato ha esperimentato il vuoto, a cosa è servita tutta la sua carriera?

La carriera è anche un accumulare tante cose attorno a noi.

Cosa serve tutto questo se lo debbo lasciare o se crolla?

La cosa che non è giustificata (conoscenza) provoca in noi il vuoto.

E questo vuoto della non giustificazione, mi fa crollare tutti i valori.

Tutti i valori per cui io sono vissuto crollano, per cui a un certo momento noi dobbiamo aspettarci la crisi dei valori, cioè il crollo di tutti i valori per cui siamo vissuti.

Come crollano questi valori, la nostra volontà non è più capace di volere.

Noi non siamo liberi di volere.

Noi abbiamo la volontà in quanto abbiamo davanti a noi una cosa che è importante, che vale per noi.

Fintanto che una cosa vale per noi, la nostra volontà vuole ma come questa cosa qui crolla, non ha più valore, noi non possiamo più volerla.

Non potendo più volere, io non posso più vivere.

Non sono più capace di volere.

La mia volontà è finita, non sono più capace di volere niente.

Ecco che si corre al suicidio.

Ma tutto questo è provocato da che cosa?

Perché questo crollo dei valori?
Perché si è formato questo vuoto dentro di me: non significato.

È Dio che mi annulla tutti i valori.

Me li annulla perché io non ho messo prima di tutto Dio.

C'è quel giovane ricco che va a cercare Gesù e gli domanda: "Che cosa devo fare per avere la vita eterna?".

La vita eterna è conoscere Dio ed è il fine per il quale siamo stati creati.

Il giovane chiede che cosa gli manca per la vita eterna e Gesù gli risponde che non gli manca niente ma che ha troppo, ha troppe ricchezze.

L'ha messo in conflitto, (ecco Pilato) tra le ricchezze (ciò che aveva unito al pensiero del suo io) e il bisogno di conoscere Dio.

Di fronte al conflitto abbiamo Pilato che crolla e il giovane ricco che crolla.

Aveva troppe ricchezze non ha potuto seguire Gesù.

L'io siccome da solo non sta su, ha bisogno di possedere, cioè di unire altro a sé e si priva però della conoscenza di Dio, si priva cioè di dedicarsi a Dio.

Il nostro io valuta come importante ciò che ci aiuta a possedere delle cose ed è tutto uno sfasamento di valori.

Io incomincio a servire padroni diversi da Dio.

Arriva il momento in cui mi accorgo che tutto quello che ho accumulato attorno a me non mi serve per il problema principale che si presenta nella mia vita.

E come mi accorgo che non mi serve, questo crolla, non ha più valore e quando non ha più valore non posso più volerlo.

Il problema era un altro.

Il problema era capire.

Il senso della vita è questo: Dio ci ha creati per conoscere Lui, per capire.

Può succedere che noi perdiamo la capacità di capire.

È lì il problema grosso.

Gesù dice: "Cosa vale possedere il mondo se tu perdi l'anima?".

Cosa vuol dire perdere l'anima?

Vuol dire perdere la capacità di capire.

Il che vuol dire che quando io mi dedico a vivere per le cose del mondo, io non solo perdo Dio ma perdo anche la capacità di capire Dio.

Per cui quando sentirò il bisogno di conoscere Dio, non ne sarò più capace.

Ho perso la capacità.

Da che cosa deriva in noi la capacità di capire?

L'uomo vivendo per altro da Dio, l'uomo corre il rischio di perdere la capacità di capire, per cui quando verrà messo in difficoltà e sentirà il bisogno di capire, lui si troverà nella impossibilità di capire.

Diciamo così: ha perso la testa è nell'impossibilità di pensare.

Non riesce più a pensare.

Da che cosa deriva in noi la capacità di capire?

La capacità di capire, deriva dalla presenza in noi, dalla conoscenza in noi delle cause.

Più noi abbiamo presente una causa e più noi siamo capaci di capire gli effetti che derivano da questa causa.

Se poi questa causa è Dio, la causa universale da cui tutte le cose dipendono, qui noi abbiamo la capacità di capire tutte le cose in Dio e da Dio.

Se noi non ci dedichiamo a Dio ma ci dedichiamo al possesso delle cose, questo ci priva della capacità di capire.

La capacità di capire mi deriva dal fatto che io mi sono dedicato a Dio.

È Dio che forma in me la capacità di capire.

Noi non abbiamo in noi la capacità di capire.

La capacità di capire l'abbiamo in quanto noi ci uniamo a Dio.

Da Dio si forma in noi la capacità di capire.

Parlando di Dio, si parla dell'essere Assoluto che non dipende da nessun altro.

Tutte le creature, proprio perché sono creature quindi sono segni di Dio, sono effetto e sono causa.

Ma mentre sono causa sono anche effetto di altro.

Tutte le cose dipendono da altro.

Noi dipendiamo da altro e tutto quanto dipende da altro.

Siamo condizionati.

Dio invece, essendo Assoluto non è condizionato da nessuno.

Ora, se non è condizionato da nessuno, quindi è l'Assoluto, cosa vuol dire conoscere Dio?

E come si fa a conoscere Dio?

Perché è dalla conoscenza di Dio che deriva a noi la capacità di capire le cose, di capire i veri valori.

Dal momento che Dio è l'Assoluto, Dio non può essere conosciuto da altro, perché non dipende da altro.

Non dipende da altre cause, allora Dio è conoscibile soltanto in Se Stesso.

Soltanto se noi ci dedichiamo a Dio, personalmente a Dio ed abbiamo la possibilità di dedicare il nostro pensiero a Dio, noi lì possiamo conoscere Dio.

Dio si conosce soltanto per mezzo di Dio e da Dio.

Dio non dipende da nessuna altro, dipendesse da altro, io conoscendo quell'altro conoscerei anche Dio.

Siccome Dio è la causa assoluta e non dipende da nessun altro, soltanto nella misura in cui noi ci dedichiamo a conoscere Dio, noi abbiamo la capacità di capire.

La capacità di capire si forma lì.

La capacità ci viene da Dio ma non si forma in noi senza di noi.

Per cui noi possiamo perdere questa capacità di capire.

Non basta che noi esperimentiamo il vuoto, il crollo dei valori, la vanità del tutto, non basta mica questo per farci capire le cose.

Questo è sufficiente per farci disperare ma non per farci capire.

Chi ci fa capire è Dio.

E soltanto se io ho la possibilità di impegnarmi personalmente con Dio, posso ottenere da Dio questa capacità di capire.

Altrimenti non ce l'ho questa capacità di capire.

Allora a questo punto qui cosa si richiede?

Se la capacità di capire l'importanza di una cosa, si forma soltanto nella misura in cui noi ci impegniamo con Dio e Dio non è evidentemente nessuna creatura, qui si richiede una emigrazione.

Si richiede da parte nostra una partenza da tutto ciò che non è Dio, per impegnarci personalmente in ciò che Dio è.

Per impegnarci personalmente in ciò che Dio è.

Quando Gesù dice: "Una sola cosa è necessaria", è questo.

Tu uomo sei stato creato per conoscere Dio, quindi liberati da tutto il resto, preparati un bagaglio.

Ecco il tema di oggi: il bagaglio dell'emigrante.

Preparati questo bagaglio per partire verso Dio, per impegnarti con Dio.

Cos'è questo bagaglio che dobbiamo prepararci per partire?

Anche qui è sempre la Parola di Dio che forma in noi questo bagaglio.

Quando Gesù dice a noi che chi raccoglie tesori in terra perde il cielo, lì dà un elemento per il nostro bagaglio.

Se tu raccogli tesori in terra il tuo tesoro è in terra.

E il tuo tesoro è il tuo valore.

Dov'è il tuo tesoro, lì è anche la tua mente, il tuo pensiero, il tuo cuore.

E se lì è la tua mente, il tuo pensiero e il tuo cuore ecco che la tua mente (se il tuo tesoro è in terra) non può essere con Dio.

Metti dentro questo bagaglio prima di tutto la convinzione che il tuo tesoro è quello che determina in te il tuo pensiero.

Solo se tu hai il tuo tesoro presso Dio e cerchi Dio prima di tutto, allora anche il tuo pensiero sarà presso Dio e si impegnerà con Dio, ma se tu ti impegni dietro gli interessi del mondo a raccogliere cose del mondo (anche culturali) il tuo pensiero sarà necessariamente in queste cose e quindi non sarà presso Dio.

Primo argomento da mettere in questo bagaglio è: "Una cosa sola è necessaria", "Non potete servire due padroni".

Non si può cercare Dio e nello stesso tempo vivere per altro.

Dio è uno solo e richiede questa dedizione pura, unica.

Questa convinzione che soltanto se noi raccogliamo le cose in cielo, in Dio, anche la nostra mente, quindi anche la nostra volontà sarà presso Dio.

In caso diverso noi ci mettiamo nella impossibilità di pensare a Dio.

Se i miei interessi sono nelle cose del mondo, anche il mio pensiero, anche la mia mente, anche il mio cuore sarà nelle cose del mondo.

E io troverò una difficoltà enorme per pensare Dio e quand'anche mi raccogliessi per pensare Dio, mi troverò in grossa difficoltà, non potrò, perché resto dominato dalle cose del mondo cui ho rivolto il mio interesse.

Noi non siamo liberi, né nella volontà, né nel pensiero.

E se io vivo per una cosa, anche la mia mente e il mio pensiero e il mio cuore e la mia volontà saranno condizionati da questa cosa qui.

Ecco per cui Gesù dice: "Non raccogliete tesori in terra ma raccogliete tesori in cielo".

Quand'è che uno raccoglie tesori in cielo?

Raccoglie tesori in cielo quando si preoccupa di conoscere Dio.

Fino a guardare ogni cosa da Dio.

Soltanto guardando ogni cosa da Dio le cose si vedono secondo verità.

Qui ci siamo.

Perché l'importante è vedere ciò che più vale secondo la verità.

Guardando da-, io vedo bene.

Ma se io guardo da un punto di vista differente dalla verità, tutte le cose vengono sfasate.

Io resto illuso, perché ritengo che quello che per me più vale siano cose che nella verità valgono nulla.

Bisogna evitare l'errore di valutazione circa l'importanza delle cose.

Noi possiamo riconoscere ciò che veramente è importante, soltanto in quanto guardiamo dal fine per cui siamo stati creati, cioè guardiamo da Dio.

Per poco che noi ci separiamo dal guardare le cose da Dio, immediatamente noi cadiamo sotto l'influsso del nostro io che ci fa vedere importante ciò che serve al nostro io.

E ciò che serve al nostro io non è mai ciò che è secondo Dio.

Per cui noi veniamo a trovarci in questa difficoltà qui e cadiamo nella situazione del mercenario al quale nulla importa delle pecore, al quale nulla importa Dio.

Perché?

Ma perché  lui importano gli interessi del mondo e il possesso delle cose del mondo.

Il nostro io tende a possedere, invece quando in noi c'è l'interesse principale presso Dio, noi tendiamo a capire.

La grande diversità tra l'uomo che ha la testa in cielo e l'uomo che è nel pensiero dell'io sta in questo: il primo cerca di capire le cose da Dio e in Dio, il secondo tende invece a possedere le cose e quindi valuta l'importanza delle cose in relazione a quello che più gli fa guadagnare o quello che più gli fa possedere le creature.

Con questo lui determina tutto un campo d'interessi, di pensieri, di volontà che lo porta al fallimento della vita.


B.: L'argomento è l'importanza, l'importanza di quello che dobbiamo mettere nel bagaglio?

No un momento, prima di tutto il concetto d'importanza, poi dall'importanza deriva quello che tu devi mettere nel bagaglio.

Nel bagaglio essenzialmente devi mettere quell'avvertimento di Dio: "Una cosa sola è necessaria" e il concetto che la conoscenza di Dio vale più che la vita qui sulla terra.

Queste Parole di Dio le devi portare "molto" con te.

Se tu le hai molto presenti, ti disincantano da tutte le attrazioni sensibili.

Il pensiero del nostro io naturalmente resta attratto dalle cose.

Tu naturalmente non sei attratta da Dio.

Naturalmente tu sei attratta dalle cose o dalle creature.

Se uno vive secondo la natura si perde.

Perché bisogna vivere secondo l'intelletto, secondo la "sopranatura".

Dio tu non lo hai presente se non lo pensi e nessuno ti costringe a pensarlo.

Mentre anche se non le pensi, le creature si presentano a te, tu le senti anche se non le pensi, per cui è molto facile scivolare nella creazione, nelle creature.

Infatti Gesù parla di una via facile che porta alla perdizione.

Una via larga che conduce alla perdizione.

Perché?
Perché ti lasci guidare dal sentimento, da quello che senti e naturalmente ritieni la cosa importante perché ti fa sentire tanto.

Mentre invece Dio, se tu personalmente non lo pensi, non ti attrae mica.

Bisogna mettere in questo bagaglio quelle parole che ti mantengono orientata a quella unica cosa necessaria in cui ti devi impegnare.

Anche se non la senti, anche se non la vedi, anche se non la tocchi.

Prima di tutto: "Non potete servire due padroni, una sola cosa è necessaria".

E poi conoscere Dio vale più della vita in questo mondo, per cui tu puoi anche stentare ma questo non importa.

Tu puoi anche perdere la tua vita in questo mondo ma l'importante è che tu salvi la conoscenza di Dio, sapendo che tutto quello che tu raccogli in terra è contro la conoscenza di Dio.

Quello che tu raccogli forma in te il tuo tesoro e dove c'è il tuo tesoro c'è anche la tua volontà, la tua mente, il tuo cuore, c'è tutto.

Il problema è quello di emigrare.

Partire da questa terra ma in nome di che cosa io parto da questa terra?

Perché debbo partire?

Quante volte mi sento dire che tutte le creature sono tutte dono di Dio e per quale motivo le devo lasciare?

A un certo momento arriva la morte che ti costringe ad emigrare e perché?

Se tu sei emigrata capisci perché bisogna emigrare ma se tu non sei partita la morte la subisci, sei costretta ad annegare nel diluvio ma non concludi niente, la subisci senza significato e allora c'è la disperazione e il vuoto.

B.: Il concetto di importanza è relativo al fine.

Si capisce perché cosa vuol dire importante? Importante è una cosa che serve a-.

Naturalmente il concetto di serve per-, è sempre relativo a ciò per cui tu vivi.

Se tu devi far cuocere un uovo (fine) l'olio o il burro, la padella e il fuoco diventano importanti perché il tuo fine è mangiare l'uovo.

In relazione al fine che tu hai, si stabilisce tutta una classe di valori d'importanza che ti fa volere certe cose.

Il valore è una conseguenza del fine che uno si propone.

Il mangiare s'impone come fine e allora diventa importante trovare qualcosa da mangiare.

Invece Dio si propone, non s'impone mica come il mangiare o i problemi di questo mondo o le creature di questo mondo.

È lì la difficoltà.

Perché le cose di questo mondo s'impongono e noi con facilità finiamo di vivere per le cose di questo mondo credendole molto importanti e Dio lo trascuriamo perché non s'impone: i segni di Dio s'impongono ma Dio non s'impone.

B.: Nel campo dei segni non basta che io metta il pensiero come invece accade con Dio e allora anche con Dio bisogna fare?

Ma le cose di Dio non sono mica le cose di questo mondo, nelle cose di questo mondo il pensiero è al servizio del fare, invece nelle cose di Dio, le cose sono al servizio del pensiero.

Tu a Dio entri soltanto con il pensiero, invece l'uovo non lo fai cuocere con il pensiero.

Con Dio, l'uovo e tutto il fare di questo mondo deve essere sottomesso al pensiero.

Non è il pensiero che deve essere sottomesso all'uovo e l'uovo (segno) che deve essere sottomesso al Pensiero di Dio.

Tu sottometti il fare di questo mondo al pensiero ecco per cui c'è un capovolgimento di valori: "Ciò che è grande per il mondo è niente presso Dio" e quello che invece è niente per il mondo è grande presso Dio.

Per il mondo il pensiero vale poco, quello che conta non è pensare ma fare, il mondo non cerca persone che pensino, il mondo cerca persone che servano, che facciano.

Per cui nel mondo si valuta una persona in quanto è capace di fare.

Presso Dio abbiamo il rovescio, il fare non conta niente, conta invece il pensare.

E noi a un certo momento nella nostra vita, noi ci accorgiamo che quello che conta è il pensare.

Perché tutto nella nostra vita viene determinato dal pensiero.

Per cui se tu nel pensiero sei vuota, tu corri al suicidio, con tutte le ricchezze che tu hai conquistato nel mondo, non puoi farne a meno.

Se tu invece nel pensiero hai la luce, puoi avere anche niente attorno a te ma canti da mattina a sera con tutta la tua povertà materiale.

C.: La valutazione dell'importanza delle cose avviene in relazione al fine che si è posto.

Sì, Pilato a un certo momento ha dovuto valutare.

Non è che abbia fatto un atto di volontà, ha dovuto valutare.

La valutazione come l'ha fatta?

L'ha fatta nel pensiero.

Vedi che la valutazione avviene nel pensiero?

Ha confrontato nel pensiero quello che sapeva ("Costui è innocente) con i suoi interessi.

Ha visto che se voleva difendere ciò di cui era convinto, lui doveva perdere tutti i suoi interessi.

Ha questo punto salta fuori l'io che l'ha fatto decidere e gli ha fatto perdere la Vita.

Questo è quello che avviene nella vita di ognuno di noi.

La decisione non avviene come atto di volontà, avviene nel pensiero.

È nel pensiero che si fa la valutazione, in relazione a ciò che uno ha presente.

In relazione a ciò che tu hai messo prima di tutto.

Se tu nel tuo pensiero metti Dio, tieni presente Dio, ecco che le valutazioni vengono fuori bene, ma per poco che tu trascuri Dio, immediatamente resti dominata dai tuoi interessi.

Perché nel pensiero del tuo io, i tuoi interessi sono più importanti della verità.

D.: Dobbiamo evitare l'errore di valutazione e non siamo liberi di volere.

Liberi certo no, la volontà è già una conseguenza della valutazione.

Quando tu sei convinta che una cosa vale niente, tu non puoi volerla, anche se qualcuno vuole che tu la faccia, tu non puoi volerla.

La nostra volontà è una conseguenza di un valore, di una valutazione, ma tu la valutazione la fai soltanto nel pensiero.

Quindi la valutazione è effetto d'intelligenza del pensiero.

Ma nella tua mente cosa pensi?

Tu puoi avere presente Dio oppure avere presente il tuo io.

Se tu hai presente Dio, valuti ogni cosa in relazione a conoscere Dio: "Questa cosa mi serve a conoscere Dio? No? La scarto". Se ti serve sei capace a volerla ma se quella cosa non ti serve per conoscere Dio non sei capace a volerla.

Io apro il giornale, "Mi serve questo per conoscere Dio?" se non mi serve non posso volerlo, perché non mi serve per il fine.

Quindi la nostra volontà scatta in conseguenza del fine che noi abbiamo presente.

Se tu hai presente il fine Dio, valuti tutte le cose in relazione a: questo mi serve per Dio, questo non mi serve per Dio.

Ma se tu hai presente altro, tutte le tue valutazioni e di conseguenza anche tutta la tua volontà sarà indirizzata verso quest'altro che tu hai presente e che per te è importante.

D.: Quando il Signore mi dà la possibilità io sono libera di valutare....

Quando ti dà la possibilità di pensare Lui, in quel punto lì tu sei libera.

Presso Dio si è sempre liberi ed è lì la difficoltà grande.

Presso Dio si è soltanto liberi.

Senza Dio si è costretti.

Nel campo del mondo, noi subiamo le cose, subiamo le presenze.

Non siamo liberi di non vedere le cose.

Anche se io una cosa non la voglio vedere, quella l'ho già vista, è già entrata dentro di me, mi ha già condizionato.

Presso Dio invece si è soltanto liberi e noi non siamo capaci a vivere liberi.

Per cui noi preferiamo le cose che si fanno sentire su di noi.

E diventiamo schiavi delle cose che si fanno sentire.

Quando Dio si presenta come proposta, ci rende liberi di dire sì o di dire no.

Io posso dire si e posso dire no a Dio.

Alle creature non posso mica dire no, quando dico no, quella creatura è già entrata dentro di me.

E già mi ha condizionato.

D.: Siamo fregati dal sentimento.

E sì perché al centro del sentimento c'è il pensiero del mio io.

Il sentimento cos'è? "Io sento così", il sentimento è l'io che sente, Dio non lo senti mica.

D.: Mi gratifica.

Certo, sei gratificata, per cui tu vivi per quello che ti gratifica, avendo sentito, provato una cosa che ti piace, adesso vivi per quello che ti piace.

E non ti rendi conto che a questo punto qui, tu vivendo per quello che ti piace, tu hai scartato Dio, ti sei separata da Dio.

E quando non sarai più gratificata dal mondo e cercherai di prendere contatto con Dio, tu non puoi più.

Perché hai perso la capacità.

La capacità di capire mi viene dalla presenza della causa, cioè dalla presenza di Dio.

Ma io senza Dio non sono nemmeno più capace a capire Dio.

Non posso più capire Dio e allora resto chiuso in un cerchio da cui non ne esco più, non posso uscirne.

E.: Con un minimo d'intelligenza dovremmo capire che la vita ha una verità, un significato e allora dovremmo cercare di conoscerlo questo significato.

Ma se noi non teniamo presente Dio, anche come intelligenza noi siamo sfasati, perché se tu non hai presente Dio, per te la realtà è quella che vedi e tocchi, per cui anche se senti parlare di Dio, dirai che è "Una cosa bella ma è una cosa astratta, bisogna avere i piedi per terra, il mondo in cui io vivo è questo".

Questo mondo terreno diventa la tua realtà e per noi diventa più importante questa realtà in cui ci troviamo di Dio.

E.: Ma questa realtà in cui noi ci troviamo passa e non ci resta niente.

Ma quando tu ti accorgerai che passa, hai perso ormai Dio, tu esperimenti il vuoto e la perdita delle cose.

Ma quando tu subisci la perdita delle cose, non hai più la capacità, devi averla prima la capacità.

Devi interessarti di Dio prima che la cosa ti venga tolta.

Se tu dici: "Io cercherò Dio quando esperimenterò che le cose non valgono più niente" a quel punto lì tu non hai più la capacità di pensare Dio.

Gesù dice di stare attenti, perché se tu raccogli tesori in terra tu perdi il cielo.

Per cui dice: "Non raccogliete tesori in terra, raccogliete tesori in cielo".

Perché se il tuo tesoro è in cielo ecco che la tua mente è in cielo, ma se raccogli tesori in terra, quando le cose della terra ti saranno tolte tu il cielo non l'hai più.

F.: Pensavo a quel tale cui è morta la moglie, per lui l'offesa di Dio diventa insuperabile.

Diventa insuperabile.

F.: Non solo ma lui rimane irritato con chiunque, anche con quello che potrebbe dargli un aiuto.

Ma si capisce.

F.: In tutti questi giorni l'ho visto irritato con tutti e poi ieri sera se sciolto quasi a piangere e ha confessato che lui non riesce a sopportare l'offesa che Dio gli ha fatto portandogli via la moglie.

Il valore si è svuotato ma lui non lo può accettare.

Quando una cosa si svuota, noi siamo già in ritardo, è prima che bisogna fare.

F.: Come qual tale che diceva: "Dio a me questo non me lo doveva fare", quando gli ha fatto morire la moglie.

Abbiamo vissuto e viviamo per tante cose e abbiamo perduto la capacità di vedere l'essenziale.

Si perde la capacità.

Bisogna tenere ben presente che la capacità non ce l'ho io, mi viene da Dio, per cui se io non guardo Dio accumulo necessariamente cose della terra e le cose della terra le perdo fatalmente, a quel punto lì la vita non mi serve più né per il cielo né per la terra.

F.: Questo viaggio che ho fatto in Israele mi ha detto tante cose.

Ho visto un paese straziato da tre nazioni, tre religioni....

Nota che è il paese di Gesù.

F.: Come faranno mai a mettersi d'accordo?

Non riusciranno mai ma vivono una vita impossibile.

Tu cammini per la strada e vedi soldati con le mitragliatrici pronti a sparare.

Difendono un posto e gli studenti vanno a bruciare la bandiera dell'ambasciata americana.

Non sai più cosa fare, ci dovrebbe essere quel ritorno a Cristo per capire che solo la sua parola può salvare.

Se tu rimani nella sua parola, Lui ti libera altrimenti non c'è nulla da fare.

...Quel tale che perse la moglie era uno che si riteneva religiosissimo, pregava, ma non poté sopportare la perdita della moglie.

A quel punto lì tutti gli argomenti degli uomini non servono, a quel punto lì c'è solo più l'io o Dio.

G.: Qui c'è Gesù ci fa capire che non basta avere le pecore in proprio...

Ma bisogna che la cosa m'importi.

Cioè, le pecore devono essere importanti per me.

Solo se sono importanti per me sono oggetto del mio pensiero.

Importante vuol dire "in-portare", portare dentro.

Quindi la cosa deve diventare mio pensiero.

Quando invece io sono nel pensiero del mio io, io tendo a possedere la cosa.

Una cosa che io posseggo non la penso più, perché ormai la posseggo, la pensavo prima.

Quando io voglio comperare una cosa, la penso, la porto nel pensiero.

Ma quando l'ho comperata non ci penso più

E quando non ci penso più la perdo.

G.: Ma questo nelle cose materiali.

Tutto è segno.

G.: Ma si era detto che l'avere Dio in proprio ci dava la garanzia di essere dei pastori....

Certo ma qui è un approfondimento per farti capire che l'avere una cosa non è sufficiente, deve diventare oggetto del tuo pensiero.

Quando una cosa tu la possiedi, la possiedi nel pensiero dell'io, perché l'io tende a possedere.

L'io non tende a capire.

L'io fa questo errore gravissimo di ritenere di possedere una cosa in quanto è tua, invece presso Dio ti rendi conto che possiedi una cosa soltanto quando la capisci.

Ecco come tu ti limiti nel pensiero dell'io, perché nel pensiero dell'io a te non interessa molto capire la cosa, a te interessa possedere la cosa.

Soltanto che quando tu la possiedi, non ci pensi più, perché ormai la possiedi.

E proprio non pensandoci più tu la perdi: ecco l'illusione.

Tu credi di possedere una cosa ma l'hai già persa, perché non ci pensi.

Quando una cosa la possiedi nel pensiero?

Quando ti preoccupi di capirla, non di possederla.

G.: Il lupo ti porta davanti a una scelta, e Pilato era di fronte a una scelta...

Come il giovane ricco, come qualunque uomo.

G.: E lì di fronte a una scelta, uno sceglie e fa una valutazione.

Fa una valutazione e poi sceglie.

Quindi non scegli con un atto di volontà, non è la volontà a farti scegliere, è il pensiero perché tu valuti con l'intelligenza.

E nella tua tua intelligenza tu confronti (valutare vuol dire confrontare) una cosa con l'altra, fai un rapporto tra le due cose.

E dici che questa vale più dell'altra o viceversa.

In conseguenza di questo poi scatta la volontà, per cui sembra che sia tu a volere, invece no, è quello che tu hai valutato che ti fa volere.

G.: Mi sarò distratta ma questo del bagaglio non l'ho capito bene. Dovendo fare una valutazione, la valutazione evidenzia quello che mi sta più a cuore. E la valutazione dipende dal fine.

Dio creandoti ti ha proposto un fine....Pilato giorno per giorno, viveva per la sua carriera e noi giorno per giorno viviamo per qualcosa e scegliamo qualcosa ed è lì che ti giochi tutto.

Non è mica l'andare in chiesa tutti i giorni che ti salvi, tu decidi la tua vita quando dici: "Preferisco questo perché questo mi piace più di quell'altro, questo perché mi conviene più di quell'altro", è lì che ti giochi tutta la tua vita.

G.: Io devo prepararmi il bagaglio dell'emigrante....

No, tu il bagaglio lo prepari in quanto sei convinta che devi emigrare, ti convinci che devi emigrare in quanto sei convinta che Dio è conoscibile solo per mezzo di Dio e non per mezzo di altro.

La capacità di pensare Dio mi viene da Dio, la capacità mi viene dalla causa.

Però questa causa qui, Dio, l'Assoluto, non dipende da nessun altro, il che vuol dire che Dio è conoscibile soltanto per mezzo di Dio.

Quando hai capito, per grazia di Dio che Dio lo puoi trovare solo per mezzo di Dio e non per mezzo di altro tu emigri.

G.: Esci dalla tua terra e va.

E sì perché ti devi impegnare con Dio, Dio lo conosci soltanto per mezzo di Dio, non lo conosci facendo apostolato o amando i poveri.

Non conosci Dio con altro, lo conosci solo in quanto ti raccogli personalmente con Dio, perché soltanto con Dio, nel pensare Dio tu trovi Dio.

G.: Questo è il bagaglio allora?

No, non hai capito un tubo!

G.: Ma com'è  il passaggio al bagaglio?

Quando Dio ti ha convinto che Lui è conoscibile solo per mezzo di Lui, Lui ti dà quelle parole con cui ti insegna quello che tu ti devi portare dietro in questa emigrazione.

Devi avere dei dati, dei punti di appoggio: "Se tu vivi per le cose della terra, tu perderai il cielo"un dato.

"Non puoi servire due padroni" altro dato.

Una sola cosa è necessaria.

Conoscere Dio vale più della vita qui in terra.

Questo è quello che devi mettere nel tuo bagaglio perché è quello che ti convince.

G.: Allora perché mi hai detto che non ho capito un tubo quando dedicarmi a Dio è la cosa più convincente?

Se Dio lo conosco solo dedicandomi a Lui, questa è una delle cose da mettere nel bagaglio.

Certo, però tu ti trovi in un mondo che tu senti e tocchi continuamente e se tu non hai quella Parola di Dio nel tuo bagaglio che ti dice di non accumulare tesori in terra, tu scivoli nella terra.

C'è un legame strettissimo tra la terra e il cielo.

Tu ti giochi il cielo con la terra.

Perché quello che leghi sulla terra con Dio te lo trovi legato a Dio in cielo, quello che tu non leghi sulla terra con Dio, t'impedisce di restare con Dio, nel cielo di Dio.

C'è un legame strettissimo tra la terra e il cielo, ecco che hai bisogno di queste Parole di Dio nel bagaglio che ti porti dietro emigrando in Dio.

Queste parole sono da tenere sempre presenti, perché in continuazione tu corri il rischio.

Perché fintanto che non conosci Dio e non trovi Dio con quella presenza con cui sono presenti le creature, le creature hanno una attrazione maggiore di Dio, le creature hanno un influsso su di te, pesano su di te.

Il bagaglio che ti devi portare dietro ti deve servire per non ricadere nelle cose di prima.

H.: A me ha fatto venire in mente il deserto che è un luogo di silenzio, contrapposto al rumore della vita che facciamo.

Certo ma tu capisci che fintanto che tu non trovi Dio, la difficoltà stessa del deserto a un certo punto ti fa desiderare di tornare al rumore della città.

Ci sono difficoltà nel deserto, nel deserto si muore, fintanto che facciamo poesia sul deserto va bene ma all'atto pratico o tu trovi Dio nel deserto o tu muori.

E allora quando incominci a esperimentare questa difficoltà incominci a tornare indietro e guardare indietro alle cipolle dell'Egitto.

I.: Nel mondo il pensiero dell'uomo viene messo a servizio delle cose stesse del mondo che assolutizziamo.

A servizio di Dio noi arriviamo invece realmente all'Assoluto che è Dio stesso, l'Assoluto che si concede a noi e le cose sono mezzi e strumenti per arrivare a Lui.

Sono segni operati da Lui per aiutarci.

Tutto viene rimesso nella sua giusta dimensione.

Sopratutto il rischio grande, nel pensiero dell'io, è che noi ci fermiamo al possesso delle cose e non arriviamo invece a capire le cose.

Invece noi siamo salvati dalla conoscenza.

La vita vera sta nella conoscenza.

M.: Noi siamo nel mondo ma non siamo del mondo.

Non dobbiamo essere del mondo.

Però noi corriamo il rischio di essere del mondo.

Siccome viviamo nel mondo, noi corriamo il rischio di essere del mondo.

Noi siamo del mondo in quanto ci interessiamo e viviamo per le cose del mondo.

Quello che mi fa appartenere è ciò per cui io vivo.

Per cui se uno vive per Dio, non appartiene al mondo, pur restando nel mondo ma se uno vive per le cose del mondo, appartiene al mondo.

Il concetto di appartenenza deriva da ciò per cui viviamo.

Per cui io vivendo per-, determino la mia appartenenza a-.

N.: Niente fuori ha senso di verità se non è visto in Dio.

La verità è solo Dio, tutto il resto è segno della verità, per cui io debbo guardare tutte le cose da Dio, altrimenti sbaglio.

Sbaglio tutti i valori.

O.: Nel momento in cui Dio mi dà la proposta mi dà....

Mi dà la possibilità di valutare, perché tutto dipende dalla valutazione.

Dalla valutazione poi viene tutto il resto perché divento figlio dei miei valori.

P.: Con l'aiuto di Dio dobbiamo servire un padrone solo e non due.

Non possiamo servire due padroni, perché se serviamo le cose del mondo non serviamo Dio e se serviamo Dio non serviamo le cose del mondo.

P.: E come mi passa qualcosa per la testa, come Dio me lo ha fatto arrivare andrà via con il suo aiuto.

Sempre con il suo aiuto.

Q.: Quello che unisco in terra è unito in cielo.

Tenere unito vuol dire sempre unire a Dio, quello che invece io slego sulla terra, tengo separato da Dio, questo mi porta via a Dio.

Q.: Quelle parole che noi dobbiamo mettere nel bagaglio....

Sono quelle parole essenziali che ti devono sostenere durante il viaggio.

Q.: È vero che uno nel bagaglio mette solo l'indispensabile, ma in queste parole sono racchiuse tutte le parole del Vangelo?

Ma vedi, noi corriamo sempre il rischio dei compromessi, dell'ambiguità anche delle parole di Cristo, ma quando ti dice: "Una sola cosa è necessaria", tu di fronte a questo non dici più: "Anche i poveri, anche la salute, anche il prossimo, anche il mangiare", tutti questi "anche" ti portano via a Dio.

Arriverà poi un giorno in cui tu vorrai prendere contatto con Dio e non ne avrai più la capacità e sono questi "anche" qui che ti hanno portato via tutto.

R.: Il concetto di stasera è l'importanza che Dio deve avere per la mia vita.

Al mercenario non importa delle pecore.

Cioè, al mercenario non importa Dio, perché Dio è la pecora che si mette nelle mani dell'uomo, per cui all'uomo (quando è mercenario) non importa Dio.

Ma perché non gli importa Dio?

Perché non lo fa oggetto del suo pensiero.

Lui fa oggetto del suo pensiero altro, il guadagno ad esempio.

Non essendo importante per il mercenario Dio, il mercenario a un certo momento deve fuggire.

Non può restare con Dio.

R.: Quindi il concetto centrale è l'importanza che Dio deve avere nella mia vita.

Ma cosa vuol dire importante?

Cosa vuol dire essere importante?

Come si forma l'importanza di una cosa?

Perché per noi la cosa diventa importante in quanto mi serve a raggiungere il mio fine.

Vivendo in terra ho dei bisogni e l'uomo è caratterizzato dai bisogni, avendo dei bisogni, per l'uomo sono importanti quelle cose che rispondono ai suoi bisogni.

Se adesso piove, io ho bisogno di un ombrello.

E finisco di vivere tutta la mia vita dietro il mangiare, la casa, l'ombrello, perché di queste cose ho bisogno e non mi accorgo che tutto questo di cui ho bisogno, mi porta via Dio.

Per cui quando vorrò prendere contatto con Dio non ne avrò la capacità.

Perché la capacità mi viene da Dio.

R.: Allora per arrivare a questo concetto di "importanza" giusto mi devo preparare la valigia?

Prima devi capire cosa vuol dire importante, perché fintanto che non capisci cosa vuol dire importante non ti rendi conto.

Cerca di capire cosa vuol dire importante.

R.: Il bagaglio lo formo convincendomi sull'importanza.

Queste frasi di Gesù ti servono quando tu sei convinta ad emigrare.

Tu devi convinta che devi emigrare, tu le valige le prepari solo quando sei sicura di partire per Parigi.

Prima devi essere convinta di andare a Parigi, poi penserai al bagaglio e a quello che devi mettere dentro e metterai dentro l'essenziale per fare quel viaggio.

R.: Ma spiritualmente metto dentro quelle frasi convincendomi di quelle frasi...

Ma quelle frasi ti sono date come aiuto durante il viaggio.

Durante il viaggio, tu corri il rischio di fermarti a Lione perché quello ti attrae, quello è bello, quello è buono, allora è necessario che tu metta quelle frasi di Gesù....

R.: Che mi convincano di quello...

Va beh lasciamo stare.



Egli è un mercenario e non gli importa nulla delle pecore. Gv 10 Vs 13 Secondo tema.


Titolo: La scelta decisiva.


Argomenti: L'uomo è costretto a scegliere. L'uomo non è libero. La valutazione è un rapporto. I due termini dell'uomo: Dio nell'intelligenza e la creazione nei sentimenti. Diritto di precedenza nei pensieri. Valutazioni giuste e sbagliate. La scelta di fronte all'eterno.


 

16-17/Settembre/1990 Casa di preghiera Fossano.


Già domenica scorsa, ci siamo fermati su questo "importa".

E abbiamo visto l'importanza di questo "importa", perché caratterizza il restare o il non restare con le pecore.

Parlando d'importanza, abbiamo detto che è questione di valore.

Il concetto di valore, è in relazione al fine che ognuno ha.

Una cosa vale ed è importante, a seconda di come è utile per qualche cosa, per un fine.

Il fine di ogni creatura umana è Dio ed abbiamo visto che Dio, essendo Assoluto, non è condizionato da nulla e da nessuno.

E proprio per questo, Dio si può raggiungere solo per mezzo di Dio.

Tutte le altre cose e anche le creature, si possono raggiungere attraverso dei mezzi.

Dio invece, si raggiunge solo per mezzo di Se Stesso.

Per cui la conoscenza di Dio è possibile soltanto là, dove c'è la possibilità di pensare, personalmente e direttamente Dio da Dio.

Con questo non si annulla mica la creazione.

Non si annullano le creature, tutte le creature ci segnalano Dio.

Tutte le creature, a una voce, dicono: "Non ci siamo fatte noi da sole, non ci hai fatte tu, ci ha fatte un'Altro, alza gli occhi a quell'Altro".

Quando le creature ci hanno detto questo è perfettamente inutile che noi continuiamo a interrogarle perché loro non possono dirci altro.

Ci segnalano Dio, ci dicono che Dio esiste, ci dicono che Dio è  il loro Creatore, ci dicono che Dio è l'unico essere necessario e importante.

Detto questo hanno detto tutto.

A questo punto è necessario emigrare, passare cioè dalla creazione al Creatore.

Passare a Dio.

Perché solo per mezzo di Dio abbiamo la possibilità di conoscere Dio e conoscere Dio è la nostra vita.

Perché la nostra vita è nascosta in Dio.

Noi siamo fatti per l'Assoluto, siamo fatti per la vita eterna e in questa vita eterna ci dobbiamo sforzare di entrare oggi, perché se non entriamo oggi, domani non entreremo più.

E Dio è il mezzo e il fine per ognuno di noi.

Parlando d'importanza, abbiamo capito quanto per noi sia importante il Pensiero di Dio.

E questo pensiero che è l'unico mezzo per conoscere Dio e che è il Figlio stesso di Dio, Dio l'ha dato ad ognuno di noi.

L'uomo si può definire come portatore del Pensiero di Dio.

E il Pensiero di Dio è il Figlio di Dio e nessuno può giungere a conoscere Dio se non per mezzo del Figlio di Dio.

Qui troviamo la grande importanza che il Pensiero di Dio, il Figlio di Dio ha per noi, perché è il passaggio obbligato per giungere alla nostra vita eterna, per conoscere Dio.

Però il fatto che noi siamo portatori del Pensiero di Dio, non vuol dire che noi pensiamo Dio e non è detto che noi abbiamo come fine Dio.

L'uomo che si caratterizza e si definisce come l'essere che porta in sé, l'Assoluto, che porta in sé il Pensiero di Dio, per cui subisce la passione dell'Assoluto, l'uomo non è costretto a pensare Dio, non è costretto a cercare Dio.

Dio si offre all'uomo.

Dà la possibilità all'uomo.

Non costringe l'uomo a cercarlo.

E succede che gli uomini abbiano tanti fini.

E quanto tempo nella loro vita deve passare prima che prendano coscienza che la loro vita serve per un fine unico, che loro sono stati creati per un fine unico, che sono stati creati per cercare e per conoscere Dio.

Soltanto nella conoscenza di Dio, la creatura è fatta partecipe di ciò che Dio è.

Perché è soltanto attraverso la conoscenza che Dio comunica il suo essere.

E comunicandoci il suo essere, ci rende partecipi della sua vita.

Non solo ma ci fa una cosa sola con Lui.

L'uomo è un essere che può avere tanti fini.

Ma è un essere che è caratterizzato da questo: è costretto a scegliere.

Tutti i giorni l'uomo è costretto a fare delle scelte.

Non è costretto a scegliere Dio, ma è costretto a fare delle scelte.

Tutti i giorni, l'uomo è interrogato ed è interrogato da Dio, perché Dio è il Creatore.

E Dio attraverso tutta la sua creazione, tutti i giorni giunge a noi con una proposta.

Le creature, i fatti, gli avvenimenti della storia come i fatti della storia nostra personale, come la cronaca di ogni giorno, sono tutte proposte di Dio, perché sono Parole di Dio per noi.

È Dio che arriva a noi.

E in quanto giunge a noi ci fa una proposta, perché la Parola di Dio è sempre una proposta per noi.

Di fronte a una proposta, l'uomo non può non rispondere, l'uomo, tutti i giorni risponde.

E rispondendo fa una scelta.

È costretto a scegliere, perché l'uomo è costretto a rispondere.

Quando si parla di scelta, evidentemente si parla di valutazione.

L'uomo di fronte a ogni proposta è costretto a dare una risposta.

Quindi è costretto a una scelta.

Ma nel fare una scelta, lui dà una valutazione.

Ogni uomo in ogni cosa, dà sempre valutazioni.

Anche semplicemente se apre un giornale o una rivista, qualunque cosa gli cade sotto gli occhi, lui dà una valutazione.

Lo ritiene importante o meno ma l'uomo è un terribile valutatore.

Valutare, vuol dire dare un valore.

Prima abbiamo detto che il valore è sempre relativo al fine.

Ma adesso abbiamo anche visto che l'uomo ha tanti fini, può avere tanti fini.

E allora cos'è che lo determina a scegliere un fine piuttosto che un altro?

Perché ci sono uomini che vivono per il denaro, uomini che vivono per la carriera, uomini che vivono per la scienza, uomini che vivono per il successo, uomini che vivono per le creature e ci sono uomini che vivono per Dio?

Perché?

Si dice che l'uomo è libero e allora può scegliere quello che vuole.

Ed è un errore gravissimo anche se tutti gli uomini dicono questo: è una vanità degli uomini.

L'affermazione che l'uomo è libero è contro la Parola di Dio.

Dio dice che l'uomo non è libero.

Cristo dice che soltanto se saremo suoi discepoli e giungeremo a conoscere la verità, saremo liberi.

"La verità vi farà liberi".

Il che vuol dire che fintanto che noi non giungiamo a conoscere la verità, noi non siamo liberi.

E se non siamo liberi siamo schiavi e se siamo schiavi, siamo costretti a scegliere altro da Dio.

Siamo determinati.

Soltanto colui che è libero non è determinato.

Ha in se stesso la ragione di quello che vuole.

Ma l'uomo, che non è libero, non ha in se stesso la ragione di quello che vuole, l'ha in altro o in altri.

L'avrà nell'ambiente, nell'autorità, nelle istituzioni che ha attorno a sé.

Ma l'uomo è determinato da altro.

Soltanto presso Dio, nella conoscenza della verità, l'uomo attinge la sua libertà, perché solo Dio è libero.

E solo là, dove Dio fa conoscere Se Stesso e quindi rende partecipe di sé l'uomo, l'uomo è libero.

Abbiamo detto che Dio comunica il suo essere soltanto attraverso la conoscenza e solo lì, l'uomo è fatto partecipe della libertà di Dio.

Non dobbiamo quindi giustificare l'uomo dicendo che l'uomo è libero di scegliere questo o quell'altro, l'uomo non è libero.

L'uomo è determinato.

Ma allora dobbiamo chiederci perché ci sono uomini che hanno fini diversi da Dio?

Perché non tutti vivono per Dio?

Tutti sono stati creati per Dio.

Dio vuole che tutti si salvino e abbiamo visto che la salvezza sta nella conoscenza della verità.

Dio vuole che tutti giungano a conoscere la verità, Dio vuole che tutti attingano a questa vita libera.

E perché allora si cammina tutti verso fini diversi?

L'uomo è un essere che è costretto a scegliere.

La scelta è oggetto di valutazione e l'uomo dà valutazioni.

E a seconda di come valuta, poi dopo sceglie.

Valutare vuol dire mettere a confronto, si mettono a confronto una cosa con l'altra e poi si dice che uno vale più dell'altro.

È un confronto, quindi un rapporto.

Quando si parla di rapporto, si richiede sempre la presenza di due termini.

Se non ci sono due termini non si può stabilire nessun rapporto.

Quindi la condizione per una valutazione, è sempre la presenza di due termini.

Nell'uomo che è costretto a scegliere ci devono essere questi due termini.

E nell'uomo ci sono questi due termini.

I termini all'uomo sono dati.

Non è dato il rapporto.

Dio pone l'uomo con due termini, ma è l'uomo poi che stabilisce il rapporto tra i due.

I due termini che ogni uomo porta con sé sono:

1) Il Pensiero di Dio e se l'uomo lo porta, l'uomo non può ignorare Dio Creatore.

L'uomo non vede il Pensiero di Dio Creatore ma non può ignorarlo perché lo porta in sé.

È un termine fisso, eterno, è l'eternità in noi.

E dove lo porta l'uomo questo pensiero? Questa presenza di Dio? Questo Assoluto?

L'uomo è tormentato da questo Pensiero dell'Assoluto.

L'uomo cerca l'Assoluto in tutto e poi resta deluso da tutto.

Perché l'uomo resta deluso da tutto?

Perché non trova quello che cerca e perché cerca l'Assoluto?

Perché lo porta dentro di sé.

Lo cerca in luoghi sbagliati, quindi non lo può trovare.

Il primo termine che l'uomo porta in sé, è questo Pensiero dell'Assoluto, il Pensiero di Dio Creatore.

Lo porta nella sua anima, nel suo spirito, lo porta nella sua mente.

Nella sua intelligenza.

Perché dico nella sua intelligenza?

Perché con la sua intelligenza, l'uomo non può smentire che Dio esista.

L'uomo può dire che Dio non esiste, ma lo dice con il cuore, perché le cose magari sono contrarie, lo dice con i sentimenti, lo dice per sentito dire ma con l'intelligenza non può dire che Dio non esiste.

Non può dirlo, perché Dio abita nell'intelligenza dell'uomo.

Però abbiamo detto che per fare un rapporto ci vogliono due termini.

2) L'altro termine è la creazione.

La creazione di Dio non è Dio.

L'uomo, la creazione di Dio la vede e la tocca e in quanto la vede e la tocca, tutta la creazione arriva all'uomo attraverso i sensi dell'uomo.

Quindi tutta la creazione è sentimento.

Allora noi abbiamo questi due grandi termini: Dio nell'intelligenza, nella mente dell'uomo, la creazione nei sentimenti dell'uomo.

I due termini sono dati all'uomo, però l'uomo è costretto a scegliere, non può stare con due termini.

E perché non può stare con due termini?

Gesù dice semplicemente che l'uomo non può avere due padroni.

Noi diciamo che l'uomo non può andare contemporaneamente verso due fini.

In quanto non può andare verso due fini, l'uomo è costretto a scegliere, perché non può vivere senza fine.

La vita è camminare verso un fine.

Succede che l'uomo deve decidersi verso un fine e si decide verso un fine, perché non può farne a meno.

Non può andare contemporaneamente verso due fini.

L'uomo non può contemporaneamente avere due pensieri.

Nella mente, nel pensato dell'uomo, i pensieri passano uno per volta.

Voi sapete che quando si passa uno per volta, c'è sempre il diritto di precedenza.

E allora dobbiamo chiederci quale precedenza noi diamo a ciò che entra nel nostro pensiero?

Dal momento che non possiamo pensare contemporaneamente due o più cose, che cosa pensiamo per primo?

Lì si rivela la precedenza.

I due termini sono Dio ( presente in noi) e la creazione (presente nei nostri sentimenti).

Dio creando, ci fa sentire le sue opere e noi non possiamo smentirle.

Quindi la creazione, i sentimenti, s'impongono su di noi.

Dio invece, siccome è presente nell'intelligenza, non si può raggiungere attraverso i sentimenti.

Per cui non s'impone, Dio si propone all'intelligenza, ma si può raggiungere solo con la conoscenza.

Dal momento che noi dobbiamo scegliere, dal momento che siamo costretti a scegliere, dal momento che non possiamo servire due padroni, dal momento che possiamo pensare solo a una cosa per volta e quindi necessariamente diamo la precedenza a qualcosa, a chi daremo la precedenza nei nostri pensieri?

Ai sentimenti e al cuore o alla mente e all'intelligenza, al Pensiero di Dio?

Nei sentimenti c'è la creazione di Dio, ci sono le creature di Dio.

Sono creature di Dio, sono cose buone.

Ma l'uomo deve dare una precedenza, è costretto a scegliere perché non può pensare due cose contemporaneamente.

L'uomo non può pensare a Dio e alle creature.

O pensa a Dio o pensa alle creature.

Chi lasciamo entrare per primo nella nostra mente?

Le creature, i sentimenti oppure Dio.

Qui dobbiamo chiederci qual'è la nostra responsabilità nel dare la precedenza a una cosa o a un'altra.

Noi dobbiamo tenere presente come Dio si presenta nella nostra mente, Dio si presenta come Creatore.

Cosa vuol dire Creatore?

Vuol dire che è il principio di tutto.

Colui nel quale c'è la ragione di tutte le creature.

E le creature come si presentano?

Tutte le creature non si presentano come principio.

Abbiamo detto che tutta la creazione a una voce ci dice: "Noi non ci siamo fatti da noi".

Nel nostro orgoglio noi possiamo dire che siamo il principio, ma tutti si mettono a ridere.

Perché noi non ci siamo fatti da noi.

Quindi la testimonianza ufficiale e clamorosa di tutte le creature è questa: "Noi non ci siamo fatti da noi".

"Noi non siamo il principio, un'Altro è il principio".

Cosa vuol dire questo?

Che tutte le creature, quindi tutti i nostri sentimenti, a una voce, dicono a noi: "Noi non siamo il principio".

Allora non metterci come principio, non dare a noi la precedenza.

È qui la responsabilità.

Se Dio è il principio, noi dobbiamo dare la precedenza a Dio nei nostri pensieri, nella nostra mente.

Dio ha diritto di precedenza perché Lui è il principio.

Le creature non hanno diritto di precedenza nei nostri pensieri, nessuna creatura, povera o ricca che sia.

Perché la creatura stessa dice: "Io non sono il principio".

Problema di giustizia.

È per questa giustizia che noi dobbiamo dare la precedenza a Dio nei nostri pensieri.

Il fine, abbiamo detto è un problema di valutazione.

Siamo costretti a scegliere, quindi diamo valutazioni...

Nel valutare non siamo più costretti.

Siamo determinati nella scelta ma non nel valutare, noi nel valutare possiamo fare l'errore.

Cioè, soltanto se noi abbiamo presente Dio, noi abbiamo la possibilità di valutare bene.

Ma se non teniamo presente Dio, siamo costretti ( non siamo liberi) a valutare male.

Se non teniamo presente Dio nei nostri pensieri, noi siamo costretti a dare la precedenza alle creature e non al Creatore.

E siamo costretti a dare la precedenza alle creature perché le creature s'impongono, mentre il Creatore non s'impone.

E quando noi non teniamo presente Dio, non siamo liberi, siamo schiavi e quando si è schiavi si è costretti a servire colui che ci comanda, colui che s'impone su di noi.

Le creature s'impongono perché è Dio il Creatore delle creature e quindi è Lui che c'impone le creature.

Le creature noi le subiamo perché c'è Dio, perché Dio si fa sentire da noi.

Per cui noi siamo costretti a dare la precedenza ai nostri sentimenti, a dare la precedenza a quello che vediamo e tocchiamo, a quello che s'impone su di noi e non possiamo nel modo più assoluto dare la precedenza a Dio, perché per dare la precedenza a Dio noi dobbiamo avere presente Dio.

Solo se noi teniamo presente Dio, è da Dio che noi otteniamo la grazia di poter dare la precedenza a Lui, cioè di rispettare la verità.

Soltanto con Dio noi abbiamo la possibilità di rispettare la verità, altrimenti noi siamo menzogneri.

L'uomo quando trascura Dio, quando non tiene presente Dio è menzognero e nella sua menzogna lui dà la precedenza ai sentimenti, dà la precedenza alle creature anziché a Dio, il che vuol dire che tutte le sue valutazioni sono sbagliate.

E siccome l'uomo è figlio delle sue valutazioni, tutta la sua vita corre su una strada sbagliata.

C'è una Parola di Dio che dice: "È Dio che opera  e muove in noi il volere e il fare" dice San Paolo.

Se è Dio che muove in noi il volere e il fare, com'è possibile che le nostre decisioni siano sbagliate?

L'uomo non è libero.

Dio opera in noi il volere ed il fare, è Lui quindi che determina tutto di noi.

Ma abbiamo anche detto che Dio si propone a noi e in quanto si propone, offre a noi la possibilità, quando Lui si propone, quando Lui bussa alla nostra porta quando ci  offre noi la possibilità di pensare Lui.

Quando pensiamo Dio, non siamo noi che pensiamo Dio, è Dio che bussa alla nostra porta.

Perché Lui è il Creatore.

E se Lui è il Creatore, Lui è il principio ed è il principio non solo di tutte le creature, sopratutto è il principio dei nostri pensieri.

Quando noi ci raccogliamo in Dio, preghiamo Dio, pensiamo Dio, dobbiamo stare molto attenti a non commettere l'errore di dire:"Sono io che prego Dio, sono io che penso Dio".

Riconosci che è Dio che sta bussando alla tua porta e in quanto sta bussando alla tua porta, offre a te la possibilità di pensarlo ed è grazia di Dio.

È in quel punto lì che Dio ti dà la possibilità di scegliere Lui, solo in quel punto lì.

Solo quando Dio dà noi la possibilità di pensarlo, dà noi la possibilità di una valutazione giusta e quindi di rispettare la verità e di mettere prima nei nostri pensieri, quello che va messo prima.

Ma fuori di questo, noi siamo costretti a fare la menzogna, a capovolgere i valori, a dare la precedenza ad altro da Dio.

Quando la Parola di Dio dice a noi: "È Dio che muove in noi il volere e il fare" certo è una meraviglia, ma proprio perché è Dio che muove in noi il volere e il fare, noi dobbiamo essere attenti che quando non è Dio a muovere in noi il volere e il fare, tutte le nostre le nostre scelte sono sbagliate e tutto il nostro fare è un fare niente.

"Senza di Me fate niente" e l'uomo è un essere che sperimenta il niente in tutto quello che fa e in tutto quello che sceglie.

Esperimenta anche il niente di tutte le sue sofferenze e di tutto il tempo vissuto nella sua vita.

È l'uomo che giunge a toccare con mano il niente e cade nell'angoscia, è una conseguenza del fatto che l'uomo non pensando Dio, è costretto a fare delle scelte sbagliate e le scelte sbagliate si concludono in niente, perché tutto è opera di Dio e tutto è Regno di Dio.

Il tema di oggi è la scelta decisiva.

La vera decisione dell'uomo, avviene solo alla presenza di Dio.

Solo quando Dio bussa alla porta dell'uomo.

Solo quando Dio si fa pensare dall'uomo è lì che l'uomo ha la possibilità, ed è lì che l'uomo che è costretto a scegliere, ha la possibilità di scegliere secondo la verità.

Teniamo presente che Dio è l'eterno e il Pensiero di Dio in noi è un pensiero eterno.

Il Pensiero di Dio in noi, non è un pensiero nostro.

È Pensiero di Dio.

Dio è l'eterno e il Pensiero di Dio è l'eterno.

Quando Dio si fa pensare da noi (bussa alla nostra porta) a quel punto lì, noi pensando Dio, noi siamo di fronte all'eterno.

Di fronte all'eterno, vuol dire che siamo fuori del tempo.

In quel punto, nel Pensiero di Dio, noi siamo fuori del tempo.

Allora la scelta, la decisione che noi facciamo, di fronte al Pensiero di Dio è una decisione eterna.

Una decisione cioè, non soggetta al tempo.

Tutte le nostre decisioni verso le creature sono soggette al tempo, mutano.

Ecco per cui a un certo momento noi esperimentiamo il niente, perché ciò che io ho scelto a un certo momento è cambiato, mi ha deluso, è diventato niente.

Di fronte a Dio che è eterno, quando Dio si fa pensare da noi, anche se noi non lo sappiamo, noi facciamo una scelta eterna, una scelta decisiva.

Perché sia che noi diamo sì, sia che noi diciamo no, questo sì e questo no, noi lo diciamo nell'eternità, non più nel tempo, perché lo diciamo di fronte al Pensiero di Dio.


A.: Dicevi che Dio, essendo Assoluto è raggiungibile solo per mezzo di Lui e pensavo a Sant Agostino che diceva che noi giungiamo alla conoscenza di Dio e delle sue perfezioni, attraverso le sue creature.

Quindi sostanzialmente c'è una convergenza, c'è però un modo diverso di procedere: noi passiamo attraverso le creature, per giungere a Dio, dobbiamo però superarle.

Le creature ci annunciano che Dio è il Creatore ma non ce lo fanno conoscere. Non possono farcelo conoscere, perché Dio solo è rivelatore di Sé.

A.: È pur vero che mentre siamo in questa vita il passaggio dalle creature al Creatore, deve avvenire con gradualità.

Penso che Dio dialoghi con noi, finché noi viviamo, finché siamo su questa vita terrena, attraverso le creature stesse.

Sì, Dio dialoga con noi, per farci capire che la nostra vita sta in Lui e che è possibile conoscere Lui solo per mezzo di Lui e non per mezzo delle creature.

A.: Ma questo non è un fine realizzabile in questa vita....

Certamente...

A.: È realizzabile?

Certamente, altrimenti Dio ci prenderebbe in giro.

A.: È che la cosa ha un suo iter.

L'iter sta in questa consapevolezza, che Dio si conosce solo per mezzo di Dio.

A.: Resta un desiderio....

Emigrante, dobbiamo emigrare.

Debbo emigrare dalla creazione a Dio, perché Dio si conosce solo per mezzo di Dio, il giorno in cui io capisco che nessuna creatura mi può fare conoscere Dio, io debbo cessare d'interrogare la creatura per rivolgermi direttamente a Dio. Dio è un Assoluto ed essendo Assoluto non dipende da nessuno, non dipendendo da nessuno, è conoscibile solo per mezzo di Sé.

A:: Ma attraverso le creature....

No, l'attraverso non mi fa conoscere Dio, me lo annuncia ma non mi conduce: "Nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me".

A.: Allora le creature non mi dicono niente di quello che Dio è?

Mi dicono che Dio è il Creatore, che Dio c'è e che la conoscenza di Dio, nessuna creatura, nessuna istituzione per quanto sante siano, nemmeno gli angeli me la possono dare. Solo il Figlio di Dio che è Dio mi fa conoscere Dio.

Ma allora qui abbiamo un salto, solo se ho la possibilità di immergermi personalmente in Dio, solo se ho la possibilità di questa comunione con Dio, col Pensiero di Dio io, in Dio e da Dio, posso conoscere Dio, non altrimenti.

Resterò con la fame di Dio ma certamente Dio non lo conosco.

A.: Come posso immergermi in Dio mentre sono creatura in mezzo alle creature e quando Dio mi parla attraverso le creature.

Tutte le creature mi dicono: "Noi non ci siamo fatte da sole, noi non siamo il principio, noi non siamo i creatori, un'altro è il Creatore", tutte queste creature qui si sintetizzano in Cristo.

Cristo uomo che è sintesi di tutto ciò che è corpo, sintesi di tutto ciò che è creazione di Dio.

Qui abbiamo però la persona divina che parla con noi, questa persona è il Pensiero di Dio.

Cristo uomo non ti fa conoscere Dio, a un certo momento Lui ti deve salutare, altrimenti lo Spirito non può venire in te.

Questa è la rivelazione di tutto il significato della creazione.

Tutta la creazione ti annuncia Dio ma a un certo momento si deve ritirare da te perché altrimenti lo Spirito non può venire in te.

Perché? Perché lo Spirito viene solo dal Padre.

C'è questo salto.

Tutta la creazione ti prepara, fino a formarti in questa convinzione che la creazione non ti può far conoscere Dio, che tu devi conoscere Dio perché la conoscenza di Dio è vita vera, non vita eterna quando moriremo, vita adesso contrapposta alla vita fasulla che noi stiamo facendo.

Questa conoscenza di Dio si ottiene solo dal Padre.

Non è quindi che sia inutile la creazione.

Tutta la creazione è utilissima, però a un certo punto si deve ritirare, Cristo compreso si deve ritirare, perché altrimenti lo Spirito non può venire in voi, lo Spirito viene dal Padre.

Il che vuol dire che è necessario che anche noi siamo affidati al Padre per poter ricevere dal Padre, ciò che soltanto dal Padre si riceve, il Figlio stesso lo riceve dal Padre.

A.: E questo è possibile quando da parte nostra sono già stati capiti i significati delle creature?

I significati delle creature si concludono in questo: nel condurre noi a questa consapevolezza.

Cristo rimane con noi fintanto che non ha formato in noi questa consapevolezza, il giorno in cui ha formato in noi questa consapevolezza è il momento in cui noi dobbiamo passare dalla creazione, dalle creature, dal Cristo stesso al Padre.

Perché solo dal Padre riceviamo lo Spirito.

A.: Noi dobbiamo passare, il nostro io umano deve passare?

Il nostro pensiero deve passare dal pensare alle creature al pensare Dio.

Noi con il pensiero pensiamo una sola cosa per volta, questa precedenza, abbiamo visto prima è un conflitto tra creature e Creatore, ti mette un out/out.

Se noi possiamo pensare una cosa sola per volta, diritto di precedenza, a un certo momento c'è l'out/out.

Alla porta della tua mente ci sono Dio e ci sono le creature, a chi diamo la precedenza?

A.:Però non mi pare così semplice, perché anche quando noi mettiamo in rapporto la creazione con il Creatore, non sempre riusciamo a vedere che cosa le creature ci dicono del Creatore.

Non puoi saperlo, perché fintanto che non arriva lo Spirito, tu non puoi.

Quello che il Creatore ti dice nelle creature è il suo Pensiero e il Pensiero del Creatore, ti viene soltanto dal Creatore, non ti viene mica dalle creature.  Tu certamente sai che la creazione di Dio porta un Pensiero ma quel Pensiero tu non lo conoscerai mai con sicurezza se non da Dio.

Perché il Pensiero è unicamente generato dal Creatore, viene solo da Dio.

Per cui "Nessuno conosce il Figlio (Pensiero di Dio in tutta la creazione) se non il Padre", il che vuol dire che solo dal Padre, noi possiamo conoscere il Pensiero di Dio in Sé, lo Spirito di verità che poi ci conduce a vedere la verità in tutto.

Siccome tutto è fatto nel Pensiero di Dio, lo Spirito ti rende capace di leggere i segni di Dio, tu sei capace a leggere in quanto sei in grado di passare dal segno al pensiero.

Attualmente noi ci troviamo con la creazione che è tutta Parola di Dio, tutta lingua di Dio, sappiamo che porta a noi un pensiero ma non sappiamo leggere.

A.: Pur riconoscendo il rapporto di causalità tra Creatore e creazione, noi possiamo vivere in una duplicità di pensieri o abbiamo già il pensiero unico, riconoscendo la causalità del Creatore?

Noi a quel punto lì non abbiamo due pensieri, siamo dominati dalle creature, cioè dai sentimenti.

E non possiamo farne a meno.

A.: Ma partiamo da un atto di giustizia essenziale....

La giustizia essenziale tu la fai se metti Dio prima di tutto nel tuo pensiero...

A.: Se riconosco che Dio è il principio di tutte le cose...

Ma non basta riconoscerlo intellettualmente!

Qui si parla di scelta decisiva e la scelta decisiva la farai di fronte a Dio quando Dio busserà alla tua porta, prima tu non lo puoi fare.

Fintanto che Dio non si fa pensare da te, ed è dono suo, non è iniziativa nostra, noi siamo letteralmente schiavi dei sentimenti, anche se preghiamo da mattina a sera, anche se dico: "Io penso Dio".

Se dico che sono io che penso Dio sono nell'errore, perché non sono io che penso Dio ma è Dio che si fa pensare, però io non me ne rendo conto perché non ne sono consapevole.

Anche se io penso Dio, prego Dio, qui Lui mi rende schiavo delle creature, cioè dei sentimenti.

E io debbo fare le scelte e sono costretto a fare le scelte perché non sono libero, sono costretto a fare le scelte secondo i sentimenti, anche se invoco Dio che mi faccia vedere la sua volontà, all'atto pratico io scelgo secondo i sentimenti.

Tutto questo serve per portarmi a questa consapevolezza che fintanto che non giungo a conoscere Dio, che fintanto che non mi decido per Dio....

Questo è un problema di fede in questo senso, che soltanto se tengo presente Dio Creatore non posso dire che sono io che penso Dio. Se tengo presente Dio Creatore devo dire che Dio essendo principio di tutto è principio anche del mio pensare e se in questo momento io penso Dio, non sono io che penso Dio ma è Dio che si fa pensare da me.

In  questo punto ho superato l'errore di dire che sono io che penso Dio, errore che mi rendeva schiavo dei sentimenti.

A questo punto Dio si fa scoprire come Colui che bussa alla mia porta.

E in quanto bussa alla mia porta, mi dà la possibilità di fare la scelta decisiva di fronte a Dio.

E qui sono nel Pensiero di Dio, non sono più nel mio pensiero.

A.: Ed è qui che scopro che Dio è raggiungibile solo da Dio? In questo momento?

Solo qui ho la possibilità di fare la verità.

Fare la verità cosa vuol dire? Vuol dire nel mio pensiero dare la precedenza a Dio e non più ai miei sentimenti, non più alle creature.

A.: Quale consapevolezza ho di Dio quando do a Dio la precedenza?

La consapevolezza sempre di Dio Creatore.

Siamo sempre nel campo della fede.

Non siamo ancora nel campo di quello che Dio è in Sé.

Dando la precedenza a Dio, Dio adesso qui diventa il mio fine.

Questo mio fine, adesso coincide con il Principio e io sono nella verità.

Perché io ho messo come mio fine il Principio.

Mentre invece prima, avevo Dio come Principio ma il mio fine era un'altro.

Il mio fine era quello che mi dicevano i sentimenti, cioè, il mio fine erano le creature.

Qui avevo una frattura perché il Principio era Dio ma il mio fine erano le creature.

Questa frattura mi rende schiavo invece in quel punto lì ho la coincidenza e quindi la verità.

Lì scopro che il Pensiero di Dio è Pensiero di Dio e non è pensiero mio.

Attraverso questo Pensiero di Dio che è passaggio obbligato ("Nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me"), qui ho la possibilità di arrivare al Padre.

A.: E solo qui ho il superamento della creazione?

Soltanto qui.

È dal Padre adesso che ricevo quello che riceve il Figlio.

Perché non sono io che penso Dio e adesso ne sono più che consapevole, è il Figlio di Dio in me che pensa il Padre.

......"Se Io non me ne vado, non può venire in voi lo Spirito", sono tutte parole da mangiare e da capire.

"Ma se me ne vado, ve lo manderò dal Padre". Evidentemente questo Spirito viene solo dal Padre, ecco per cui è necessario che Lui se ne vada come presenza fisica. Come persona no, come persona è Dio.

E dal Padre noi riceviamo quello che Lui stesso riceve ed è lì la meraviglia che ci forma una cosa sola col Figlio.

Tutta la preghiera del capitolo 17 di San Giovanni è tutto un consegnare al Padre, un affidare al Padre, un dire di fare di tutti una cosa sola ma è sempre il Padre che fa.

La preghiera Gesù la fa per noi, mica la fa per Sé, la fa per far capire a noi che tutto noi dobbiamo guardare dal Padre, perché è soltanto dal Padre che noi riceviamo lo Spirito.

Spirito che ci forma poi una cosa sola con il Figlio.

B.: Dobbiamo emigrare ogni giorno dalle creature al Creatore.

Dobbiamo convincerci che questa scelta decisiva, non sta nel fare un voto, non sta nel fare una promessa, non sta nemmeno nel dire che adesso deciderò di decidere o che oggi ho deciso una volta per tutte, queste sono tutte fandonie.

Io o decido o non decido mai.

Questo vuol dire avere Dio come fine, dedicarmi cioè a raggiungere questo, è questo impegno qui.

B.: Non è facile amare Dio che non si vede....

Quella è una grande fregatura.

Il sentimento non è altro che la ripercussione di tutte le creature, le creature che più ci stanno a cuore, per cui noi vogliamo fare piacere all'uno e all'altra ma è tutto sentimento.

Quello assolutamente non è Dio, perché al centro del sentimento c'è l'io.

Dio si trova solo attraverso l'intelligenza, perché Dio si comunica solo attraverso la conoscenza.

Prendiamo il problema di Pilato, Pilato, a un certo momento è stato costretto a fare una scelta, ma come Pilato è stato Socrate costretto a fare una scelta, Tommaso Moro è stato costretto a fare una scelta, quel giovane ricco del Vangelo è stato costretto a fare una scelta.

Quando hanno fatto questa scelta che cosa è successo?

Quando Pilato si sente dire: "Se tu lo liberi non sei amico di Cesare" a questo punto qui Pilato cosa ha fatto?

Dentro di sé ha fatto una valutazione.

La valutazione con cosa l'ha fatta?

L'ha fatta con la mente, mica con il cuore.

È nella mente che lui ha fatto la valutazione tra ciò di cui era convinto: "Costui è innocente" e i suoi propri interessi con Cesare.

Quindi le valutazioni si fanno con la mente.

Quando su questa bilancia che si trova nella mente, io faccio pendere più il peso per quel riguarda il mio io come Pilato, faccio la valutazione sbagliata.

C.: Il Pensiero di Dio in noi ci permette di raccogliere in sé tutti i segni...

Guarda che ci permette di raccogliere quando Lui bussa alla tua porta.

Quando bussa alla porta, tu non dici che sei tu che bussi alla porta.

C'è uno che bussa alla porta tu dirai.

Quando invece tu pensi Dio tu dici: "Sono io che penso Dio", come mai?

Quando uno bussa alla porta tu dici che è l'altro che bussa alla porta e quando tu pensi Dio, è Dio che bussa alla tua porta.

Non sei tu che pensi Dio.

Chi bussa alla tua porta e ti chiama, si fa pensare.

Lui si fa pensare, perché ti chiama.

Quando quindi tu pensi Dio, non dire che sei tu che pensi Dio, è Dio che bussa alla mia porta e si fa pensare da me.

Si fa pensare, per questo io lo penso.

Noi dobbiamo convincerci di una cosa: non siamo noi a scegliere Dio, fintanto che noi riteniamo di scegliere Dio, noi prendiamo una cantonata.

"Non siete voi che avete scelto Me, sono Io che ho scelto voi".

Quando uno pensa Dio deve evitare la cantonata di dire: "Sono io che penso Dio", perché si chiude nel soggettivo e perde il contatto con Dio, ma deve dire: "È Dio che si fa pensare da me".

Così quando tu hai la grazia di scegliere Dio, di lasciare entrare Dio per primo, di dare la precedenza a Dio, non dire: "Sono io che scelgo Dio", ma piuttosto: "È Dio che mi sceglie".

Proprio perché Dio ti sceglie ti dà la possibilità di sceglierlo.

Dio si presenta a noi non come imposizione.

Chi bussa alla porta s'impone, il filo d'erba, le creature s'impongono a me.

Dio si propone, non s'impone e allora come si rivela?

Si rivela come possibilità.

Ma mi fa correre il rischio di commettere il terribile errore di dire che sono io che scelgo Dio.

Dì invece: "Dio mi ha scelto e avendomi scelto ho la possibilità di sceglierlo".

Allora resti nella presenza di Dio.

C.: Cristo è la sintesi di tutta la creazione ma Cristo mi dice molto di più circa Dio della creazione, Lui è il Pensiero stesso di Dio in me.

Ma Lui è luce non in quanto ha la barba nera o bionda, non per la presenza fisica ma per la parola.

E noi dobbiamo imparare a camminare nella Parola di Dio, perché si entra nel Regno di Dio non sulle nostre parole o sulla nostra iniziativa. Si entra nel Regno di Dio ascoltando la parola di Cristo.

Lui parlando a poco per volta fa maturare dentro di me la grande convinzione che Dio non è stato il Creatore ma che Dio è il Creatore e che Dio ti parla in tutto, che Dio provvede a tutto e che tu non ti devi preoccupare delle cose materiali perché quelle ti portano via a Dio.

Devi essere libera e disponibile per il Regno di Dio, perché devi cercare prima di tutto Dio.

Questo le creature non te lo dicono mica, è il Figlio di Dio che ti dice questo, solo il Figlio di Dio ti può dire questo, se tu lo segui, a poco per volta, Lui ti conduce fin su quella soglia in cui Lui ti dice: "Adesso Io me ne vado, perché se non me ne vado lo Spirito non può venire a voi, perché lo Spirito viene dal Padre".

Cristo mi vuole fare una cosa sola con Lui e questa cosa sola con Lui mi viene solo dal Padre.

Per cui certamente in Cristo noi abbiamo un linguaggio infinitamente superiore a tutto il linguaggio delle creature.

È lì la meraviglia del Cristo, nessuna creatura ti dice: "Io me ne vado, altrimenti lo Spirito non può venire in te".

Né Maometto, Né Budda o qualsiasi santo ti possono dire queste cose qui, solo il Figlio di Dio ti può dire questa cosa.

C'è tutto un discorso unitario che il Figlio di Dio fa.

Partendo terra-terra dal mangiare, al vestire, alla ricchezza, alla povertà.

Da questi linguaggi terra-terra, se tu lo segui ti porta fino a linguaggi sublimi "Io e il Padre siamo uno solo", "Il Padre vi manderà lo Spirito di verità".

Sono tutte parole che man mano che tu le assimili ti fanno crescere l'anima.

Ti fanno crescere quindi in consapevolezza.

Perché quando Lui ti saluta, vuol dire che ha formato in te la capacità di guardare al Padre.

Altrimenti ti prenderebbe in giro se ti dicesse che ti affida al Padre quando tu non gai la possibilità di guardare il Padre.

Lui ti dice: "Ti affido al Padre", in quanto ha formato in te la capacità di fermarti a guardare il Padre.

Per ricevere dal Padre quello che solo il Padre manda.

C.: Tra le creature e il Creatore in mezzo c'è il Cristo che nella creazione mi fa vedere il Pensiero di Dio prima di conoscere il Padre.

Certo, Il Pensiero di Dio essendo il Figlio di Dio è un passaggio obbligato.

Lì si rivela il destino, il fine per cui noi siamo stati creati.

Tu puoi pensare una cosa sola per volta.

Quando pensi Dio tu non puoi pensare alle creature, o pensi Dio o pensi alle creature, c'è l'out/out.

C.: Cristo mi fa già fare il superamento delle creature e della creazione.

Cristo ti parla come creatura a poco per volta però ti conduce a questa convinzione.

Quando dice: "Nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me", tu capisci che quel "Me" è un esclusivo?

Il che vuol dire che ti esclude tutti gli altri.

A quel punto lì o ti ti raccogli nel Pensiero di Dio o altrimenti è fallito tutto.

Nessuna creatura ti può fare questo passaggio.

Tu capisci che se Lui è la porta e questa porta è obbligata, vuol dire che questa porta io la debbo trovare prima di entrare nella stanza.

La presenza oggettiva del Pensiero di Dio in noi, è il Cristo che ci conduce a scoprirla.

Questo Pensiero di Dio in noi, è il punto obbligato di passaggio.

Passaggio per arrivare al Padre.

Quando tu passi per una porta, tu saluti tutti gli altri edifici, altrimenti non passi mica.

Lui viene a noi e si fa pensare da noi, noi dobbiamo essere molto attenti a non buttarlo nell'immondizia.

D.: Cristo non ci fa vedere il Padre ma dice anche che: "Chi vede Me vede il Padre"...

Sì, ma è vedere Lui che è difficile.

È vedere Lui che è difficile, noi ci illudiamo di vedere Lui perché vediamo la sua presenza fisica, vediamo il naso e la barba e diciamo di averlo visto, hai visto un cavolo.

Perché Lui mi dice anche che nessuno conosce il Figlio se non il Padre e lì ti mette in una grandissima crisi.

"Nessuno conosce il Figlio se non il Padre", l'ha detto questo?

A quel punto lì può anche dire: "Chi vede Me, vede il Padre".

Io ho visto Lui crocifisso e ho visto il Padre...hai voglia!!

È necessario che la presenza fisica se ne vada, altrimenti non arrivo mica a conoscerlo.

Perché nessuno conosce il Figlio se non il Padre ed è esclusa ogni altra cosa, non ti dà un'altra possibilità.

Non ti dà una altra chance.

Le parole di Cristo sono Parole di Dio e quindi vanno macinate bene.

Noi ci diciamo cristiani...hai voglia!

Quanta gente che si crede cristiana e il giorno in cui conoscesse il Cristo scapperebbe ben lontana.

Quanti che vanno in chiesa da mattina a sera o che sono in comunità o trappe e si ritengono cristiani conoscessero veramente il Cristo scapperebbero da Lui?

E.: Quando Dio si fa pensare da noi, noi in quel punto siamo fuori dal tempo, siamo nell'eternità. È verissimo.

Il che vuol dire che la risposta che do, la do eternamente.

E.: Non solo ma è solo in quel punto lì che noi riusciamo a pensare cose eterne.

Certo.

F.: Quando il Cristo se ne va, c'è un segno che mi dice che Lui ha preparato in me la capacità di guardare al Padre?

Sì, il segno sei tu. Solo tu perché sei capace.

F.: Sono capace a guardare il Padre?

Si capisce. La capacità te l'ha formata Lui e tu stessa diventi un segno.

Tu sei il suo segno e ne porti in te la testimonianza.

F.: Ma quando dice agli apostoli che deve andare al Padre e loro si rattristano, la capacità non era ancora formata in loro.

Guarda che tutto quello che Gesù ha fatto,  l'ha fatto per ognuno di noi.

Quello era teatro per la nostra vita.

L'essere tristi è un sentimento e Gesù li rimprovera.

F.: Ma il Cristo, fintanto che non ha formato in noi la capacità di guardare al Padre non ci lascia....

No Lui ci lascia comunque, se tu non ti sforzi di entrare nella vita eterna, stai certa che tu perdi il Cristo.

Cristo non è che rimanga con te fintanto che non ha formato tutto, il Cristo a un certo punto se ne va, sia che tu abbia capito o che tu non abbia capito.

Se tu lo segui, Lui certamente porta a compimento, perché Lui è venuto per portare a compimento.

Se tu non lo ascolti e non lo segui tu lo perdi.

"Dove Io sono, voi non potete venire".

G.: Il versetto dice: "Il mercenario, proprio perché tale fugge, perché a lui non importano le pecore".

Le pecore rappresentano l'Agnello, il Cristo.

Il Cristo è affidato a te e se a te non importa Cristo, tu fuggi quando arrivano i lupi.

Pilato ha dovuto scappare.

G.: Noi diamo importanza a ciò che riteniamo necessario, quindi il nocciolo della valutazione sta lì.

Certo è il criterio di necessità.

Io posso dire che senza cotoletta non vivo.

E per me la cotoletta è necessaria.

Chi forma in me il criterio per valutare quello che è necessario e quello che non è necessario?

Quando Cristo mi dice: "Non preoccupatevi del mangiare e del vestire" e io senza cotoletta non posso stare: a un certo momento io muoio.

Se sono convinto che senza cotoletta non posso vivere, il giorno che sono senza cotoletta io muoio.

Anche se tutti attorno a me ridono, io muoio.

G.: Fintanto che Dio mi porta ad essere convinta che la sola cosa necessaria è conoscere Lui, noi siamo succubi delle cose.

Certo, noi siamo schiavi.

Solo il Figlio di Dio, cioè Colui che ha presente la realtà ci può parlare la verità.

Solo Colui che viene dal cielo mi può condurre al cielo, allora è Lui che mi libera.

Lui ha presente la verità e me la parla e mi può convincere.

Ma nessun altro lo può fare: "Nessuno sale al cielo se non Colui che discende dal cielo".

Per cui dobbiamo essere convinti che senza Dio noi non facciamo niente e siamo schiavi di tutto.

E non possiamo liberarcene, tu puoi fare salti da mattina a sera ma tu non ti liberi.

G.: Giocoforza, al momento della valutazione la bilancia pende per ciò di cui sono schiavo.

Tu valuti in funzione di quello che tu hai presente.

La tua esperienza è quella e tu valuti in funzione della tua esperienza e non puoi mica farne a meno.

Sei schiava, tu sei costretta a fare le scelte secondo i tuoi sentimenti.

G.: Quindi tutto dipende dalla valutazione di ciò che ritengo necessario per me.

Ora, tieni presente che la valutazione non avviene con la volontà.

La valutazione avviene nella mente.

È nella mente che tu hai Dio e la creazione.

È sull'altare della mente che arrivano le due cose.

È lì che dai la valutazione, poi la volontà funziona, scatta in base alla valutazione che hai fatto precedentemente.

La volontà è un campo di applicazione dei valori.

Secondo i valori che tu hai, quella scatta e parte in quarta.

G.: Se io resto sulla parola di Cristo, Cristo mi convince che una cosa sola è necessaria, che Lui è la mia vita, con questa convinzione, necessariamente do la precedenza a Dio nel momento della scelta.

Soltanto con Dio, tu hai la possibilità.

Se tu trascuri Dio non hai la possibilità e se non hai la possibilità scegli altro.

G.: Noi non ci impegniamo là dove una persona ci lascia liberi e Dio ci lascia liberi. Noi per impegnarci abbiamo bisogno di un pungolo e in sostanza noi ci impegniamo quando siamo schiavi.

Sei costretta a fare le scelte secondo i tuoi sentimenti.

H.: Quando Dio mi parla sono costretto a fare una scelta.

Non soltanto quando Dio ci parla, ma anche quando le creature ci parlano siamo costretti a scegliere.

H.: Siamo costretti a scegliere tra Dio e altro da Dio ma in quel punto lì abbiamo  la nostra libertà.

La nostra libertà sta solo presso Dio, quindi quando Dio mi parla io sono presso Dio.

Per poco che trascuro Dio, io immediatamente cado schiavo dei sentimenti.

M.: È necessario avere Dio per fine per essere liberi nello scegliere.

Lo credo bene.

Altrimenti stai fresca, se io ho altri fini valuterò le parole che mi servono per gli altri fini e non certamente le parole di Cristo.

"È inutile che brontoliate o che diciate che è difficile, nessuno può venire a Me se non è attratto dal Padre", il che vuol dire che nessuno va a Lui se non ha il Padre come fine.

M.: Ci si può illudere di avere Dio come fine...

Hai voglia!

N.: È stato troppo difficile seguire il filo che non so cosa dire...

Non importa, è difficile, nessuno dice che è facile.

N.: Si parla sempre di quello che dice il Figlio ma il Padre dice: "L'ho glorificato e ancora lo glorificherò".

Certamente, tu non correresti al Figlio se non ci fosse il Padre che glorifica il Figlio.

Tu non puoi nemmeno andare al Figlio se il Padre non ti attrae.

E il Figlio dice che accoglie tutti coloro che il Padre gli manda.

Se tu vai al Figlio per un altro motivo, il Figlio non ti accoglie mica. Ti manda a quel paese!

O.: La porta è Dio Creatore.

No, la porta è il Figlio, il Pensiero di Dio.

O.: Quindi bisogna riportare tutto al Padre.

Al Padre, perché il Padre è Dio Creatore.

Bisogna partire da Dio Creatore e riportare tutto a Dio Creatore.

Cioè, devi ricevere tutto da Dio e riportare tutto a Dio ed è lì che tu incontri il Figlio.

Se tu riporti tutto a Dio Creatore, si forma in te il bisogno di conoscere Dio, di capire il significato delle cose, il Pensiero di Dio e quindi tu sei attratto.

E come se tu avessi tanto interesse per arrivare sulla punta del Cervino, tu resti attratto dalla guida del Cervino.

Perché hai quell'interesse lì.

P.: La nostra vita è nelle mani di Dio e con il suo aiuto.

Con il suo aiuto sempre.

Solo con il suo aiuto noi possiamo giungere a trovare la nostra vita, altrimenti noi esperimentiamo la morte.

Q.: Aprire la porta quando Lui bussa.

Sapendo che è Lui.

Teniamo presente che Lui bussa quando si fa pensare.

Per cui non dire: "Sono io che penso Dio, che prego Dio", ma piuttosto: "È Dio che sta bussando alla mia porta".

R.: Solo se tengo presente Dio posso scegliere bene, altrimenti sono costretta a scegliere male.

Sei costretta, non puoi farne a meno.

S.: "Se qualcuno ascolta la mia parola e mi apre, io entrerò e cenerò con lui" e quando Lui bussa a io apro, lì mi trovo di fronte all'eternità.

Dio è l'eterno e quando Lui si fa pensare ti convoca alla presenza dell'eterno e se sei alla presenza dell'eterno sei fuori dal tempo e la risposta che tu dai, la dai fuori del tempo e quindi è una scelta decisiva.

S.: Perché Lui si propone e il filo d'erba invece s'impone?

Ma tutte le creature s'impongono.

Tutti i corpi s'impongono su di te.

Arrivano a te senza di te, se anche tu dicessi che non vuoi avermi visto, ormai mi hai già visto.

Non puoi dire di no alla creazione.

Se tu dici no a qualcosa della creazione, è perché quella si è già imposta a te.

Tu dici "no" perché l'hai presente.

Non puoi dire "no" se non hai presente una cosa.

È ancora per grazia di Dio se noi possiamo dire "no" a Dio.

È lì la meraviglia.

L'ateo, dice che Dio non esiste per grazia di Dio.

Perché se non avesse presente Dio, non lo potrebbe negare.

Noi non possiamo negare una cosa se non l'abbiamo presente.

T.: Quando Dio bussa, noi abbiamo la possibilità di aprire, solo se siamo intelligenti.

Il cammino con Dio è tutta intelligenza, perché è conoscenza.

Ora, siccome abbiamo detto che Dio comunica il suo essere a noi attraverso la conoscenza, non c'è nessuna altra via.

La verità, si trova solo conoscendola e Dio è la verità.

È inutile che io cerchi di trovare la verità con mezzi diversi.

Se anche tu dai via tutte le tue ricchezze, tu non trovi la verità.

La verità si trova soltanto nel Pensiero di Dio, nel Figlio di Dio, la verità si trova solo conoscendola.

U.: Solo quando Dio è consapevolmente il mio principio e il mio fine, le scelte che Lui mi propone, diventano possibilità di conoscenza e di avvicinamento alla verità.

Si capisce, perché sono nella verità.

Se tu hai come fine il principio, tu sei nella verità.

Quando hai come fine altre tu fai scelte sbagliate.

La risposta che tu dai, non è altro che una risposta a Dio che t'ha scelto.

Per cui non sei tu che decidi di scegliere.

Perché fintanto che decidi di scegliere non scegli.

Quando Dio invece ti sceglie, tu come risposta non fai altro che dare come risposta quello che Dio t'ha dato.

U.: È difficile...

Anche la signora ha detto che è difficile.

V.: Dio non solo è presenza ma è anche intelligenza.

Certamente di fronte al filo d'erba non sono io che dico che faccio il filo d'erba.

Tutti si metterebbero a ridere di questo.

Ma il pensiero che noi abbiamo è infinitamente superiore al filo d'erba, noi col pensiero possiamo capire il filo d'erba.

Ora, se  il mio pensiero è superiore al filo d'erba e io non sono capace a fare il filo d'erba, a molta maggior ragione non sono in grado di fare un mio pensiero, non sono io che penso, è Dio che si fa pensare da me.

Ecco perché noi perdiamo il contatto con Dio, perché incominciamo a dire:"Io,io,io".

Vivere con Dio Creatore come principio, vuol sempre dire riferire tutto a Lui, quindi è Dio che mi fa arrivare questo ma è anche Dio che mi fa pensare quell'altro.

Dal momento che dico: "Io" è finito, ho perso il contatto con Dio.

Il demonio non ha niente a che fare con Dio.

Z.: Questa è la scelta decisiva.

Perché è Dio che me la fa fare...

Me la propone, presso Dio ce libertà, presso Dio non c'è imposizione, c'è proposta.

Quando c'è imposizione, io sono nell'inferno.

Quello che mi viene imposto io non lo posso capire, posso capire solo in quanto la cosa mi è proposta.

Proponendo mi dà la grazia di accogliere la sua proposta.

Per questo dico che quando Lui mi sceglie mi dà la grazia di sceglierlo.

Quindi non dire: "Sono io che penso Dio", perché questo è già un riflesso della tua volontà.

Z.: La scelta la faccio per grazia di Dio di fronte alla sua proposta.

Di fronte a Lui sei nell'eternità.

Z.: Lui mi propone di aderire alla verità e la verità è che è Lui che mi fa pensare.

Ma è ancora proposta a questo livello.

Ma è proposta e questo "no" è una scelta decisiva, eterna.

Z.: Fintanto che io non aderisco a questa verità io sono mercenaria e allora...

Mercenario poi chi è?

È colui che non ha in proprio le pecore, che non gli interessano le pecore, perché gli interessa la paga, il denaro.

Mercenario era Pilato, a un certo momento Pilato è stato un mercenario.

Perché tra la verità (Gesù innocente, l'Agnello messo nelle sue mani) e il sentimento (amicizia di Cesare) ha scelto il sentimento.

Ma aveva tutte e due le cose presenti.


 Egli è un mercenario e non gli importa nulla delle pecore. Gv 10 Vs 13 Terzo tema.


Titolo: Rapporto tra terra e cielo.


Argomenti:  Il concetto di importanza – Il campo di scelta – Doni minori e maggiori – Doni minori: sensi e intelletto -  Il Pensiero di Dio Creatore -  Sentimenti e intelligenza -  L’obbligo di scegliere – Il metro di misura -  La responsabilità dell’uomo -  Ignorare il Principio – Il tempo della scelta – La scelta di Pilato -  La scomparsa di un termine della scelta -  La libertà di scegliere -  Subire Dio senza poterlo capire -


 

23-24/Settembre/1990 Casa di preghiera Fossano.


Siamo partiti dal concetto di importanza.

Quale è la scelta decisiva nella vita di ogni uomo.

Perché nella vita di ogni uomo c’è una scelta decisiva.

Le cose importanti sono determinate da Dio.

L’importanza è un concetto di valore.

E il concetto di valore viene da ciò che vale più di tutto.

Gesù dice che una sola cosa è necessaria.

E dicendo a noi che una sola cosa è necessaria, ci dice che una cosa vale al di sopra di tutto.

Il valore è determinato da Dio.

Lui stesso è la cosa necessaria e la cosa più importante.

Il valore massimo.

E quindi conoscere Lui è la cosa importante.

La vita vera eterna.

Quella vita eterna in cui la Parola di Dio ci dice che dobbiamo sforzarci di entrare oggi.

“Sforzatevi di entrare”.

Tutto l’universo, tutta la creazione, tutto il mondo, tutte le fatiche, tutti i dolori, tutto questo nascere e questo morire, tutti questi affanni e queste paure sono state (ancora oggi) ordinate da Dio, per farci scoprire questa vita eterna, nella quale dobbiamo sforzarci di entrare, perché non si entra senza di noi.

Per farci scoprire questa cosa importante.

Questa unica cosa necessaria per la vita di ognuno di noi.

Questo è quello che deve formarsi ben chiaro e netto nella nostra vita.

Importante abbiamo visto che vuol dire che deve essere importato dentro di noi.

Importato nei nostri pensieri.

Non basta che la cosa importante sia lì, annunciata come importante a noi.

Nel concetto di importanza, c’è il concetto di importare.

Importare dentro, cioè importare nel nostro pensiero.

Quindi quello che ci è annunciato come massimo valore, come unica cosa necessaria, dobbiamo farlo entrare nei nostri pensieri.

Farlo oggetto del nostro pensiero.

Quindi quello che è massimo valore in senso oggettivo, deve diventare massimo valore in senso soggettivo.

In senso personale, deve essere il nostro massimo valore.

È questa la condizione per restare nella Verità.

Altrimenti noi usciamo dalla Verità.

Ed uscendo dalla Verità, noi non entriamo nella Vita eterna.

Il tema di questa sera è proprio questo rapporto che c’è tra la terra e il cielo.

Cioè il rapporto tra le scelte (l’uomo è costretto a scegliere) che noi facciamo qui in terra e il cielo.

Il cielo cioè il luogo del nostro destino: la vita con Dio.

C’è un rapporto.

Noi nella nostra vita scegliamo di lavorare,  guadagnare, scegliamo di farci una carriera, scegliamo di affermarci, scegliamo di costruirci delle case, eccetera.

E tutte queste scelte che noi facciamo qui in terra, che importanza, che valore hanno, come incidono e se incidono nella nostra vita nel cielo di Dio.

“Sarete veri miei discepoli se resterete nelle mie parole”.

Le parole di Dio, sono per noi un sentiero.

Un sentiero che ci conduce alla conoscenza di Dio.

Ma questo sentiero va percorso.

Non basta vedere questo sentiero, non basta che ci sia indicato questo sentiero.

Questo sentiero va percorso e va percorso fino all’ultimo.

La Parola di Dio è valida per ogni uomo in senso universale.

E la Parola di Dio dice: “Quello che avrete unito sulla terra, sarà unito anche in cielo e quello che avrete disunito da Dio sulla terra, resterà disunito anche in cielo”.

Con ciò questa Parola di Dio, dice una cosa molto importante.

Ci fa capire che c’è un rapporto fra la terra e il cielo.

Non sono indipendenti.

Non è che quello che noi facciamo in terra resti in terra.

Ci fa capire che quello che noi facciamo in terra, decide la nostra vita nel cielo.

E quello che non avremo fatto in terra, decide la nostra situazione nel cielo.

Il che ci fa capire che il cielo dipende dalla terra.

Dalle scelte che noi abbiamo fatto in terra.

Ecco perché abbiamo messo come tema, questo rapporto (se c’è) tra la terra e il cielo.

L’uomo abbiamo detto che è un essere che è costretto a scegliere.

“Quello che avrete unito in terra sarà unito anche in cielo e quello che avrete disunito in terra sarà disunito anche in cielo”.

Cosa vuol dire unito?

Unito a Dio o separato da Dio.

Il che ci fa capire che quello che in terra uniamo a Dio resterà unito nel cielo e quello che noi qui in terra avremo separato da Dio, resterà separato da Dio anche nel nostro cielo.

Nella nostra vita eterna, il cielo rappresenta la vita eterna.

Abbiamo detto che l’uomo è un essere costretto a scegliere, non può non scegliere.

Ma per fare delle scelte, l’uomo deve avere un campo di scelta.

Si sceglie in quanto uno ha la possibilità di avere due o più cose a disposizione.

Se l’uomo avesse una sola cosa a disposizione, evidentemente non potrebbe scegliere.

Sarebbe dominato da quell’unica cosa che ha presente.

E l’uomo ha presente una molteplicità di cose.

Una molteplicità di cose che si può poi ridurre a due dati estremi.

La Parola di Dio ci dice che Dio creando l’uomo ha creato il cielo e la terra.

Questo cielo e questa terra, sono in ognuno di noi.

L’uomo è formato di un cielo e di una terra.

E questi sono i due termini.

E noi dobbiamo capire cosa vuole dire terra e cosa vuole dire cielo.

La terra rappresenta tutto quello che è dato a noi senza di noi.

Che arriva a noi indipendentemente da noi.

Cielo invece è ciò che non può essere dato a noi senza di noi.

In termini di Vangelo, noi diciamo che la terra rappresenta tutti i doni minori.

Il cielo rappresenta i doni maggiori di Dio: la conoscenza di Dio, la vita eterna.

I doni maggiori di Dio, non possono essere dati a noi senza di noi.

Tutti i doni minori rappresentati dalla terra, invece sono dati a noi senza di noi.

Il che vuol dire che s’impongono su di noi.

E tra questi doni minori che vengono dati a noi, abbiamo un campo di doni che fanno capo ai nostri sensi.

La creazione, le creature arrivano a noi attraverso i sensi.

Il mondo sensibile, lo vediamo, lo tocchiamo, lo esperimentiamo.

Pero tra i doni minori, ci sono anche i dati che noi portiamo nell’intelletto.

Che non entrano in noi attraverso i sensi ma che sono dati a noi, quindi imposti a noi ma non nei sensi e che quindi non vediamo e non tocchiamo.

Che però non possiamo ignorare.

Non li possiamo ignorare perché sono dati a noi.

Al centro di tutti questi doni dati a noi, non attraverso i sensi ma nell’intelletto, c’è il Pensiero di Dio Creatore.

Il Pensiero di Dio Creatore è nel nostro intelletto.

Non è nei sensi.

Non lo vediamo, non lo tocchiamo, non lo esperimentiamo Dio Creatore.

Ma non lo possiamo ignorare.

E questo è un dato.

Ed è un dato minore.

Dato a noi senza di noi.

Abbiamo quindi un dato nell’intelletto: il Pensiero di Dio Creatore in noi, che non possiamo ignorare.

Ed abbiamo tutti i dati che arrivano a noi attraverso i sensi.

Che per noi sono sentimenti.

Abbiamo il campo dei sentimenti ed abbiamo il campo dell’intelligenza.

Ecco i due campi, due termini, due dati.

Essenziali, che ogni uomo porta con sé.

Però c’è un fatto importantissimo nell’uomo: l’uomo non può stare con due dati.

L’uomo non può convivere con due dati.

L’uomo è essenzialmente una passione d’assoluto.

Una passione di unificazione.

E abbiamo anche visto che l’uomo non può non pensare.

L’uomo è fatto di pensiero.

Però non può pensare contemporaneamente due cose.

L’uomo può pensare soltanto ad una cosa per volta.

Il che vuol dire che deve dare la precedenza a qualche cosa.

Per questo ho detto che l’uomo è un essere costretto a scegliere.

Cioè l’uomo è un essere che è costretto a dare la precedenza a qualche cosa, perché quando pensa, Lui dà la precedenza a qualche cosa.

Il pensiero è fatto così: ha una porta che lascia passare uno per volta.

E abbiamo detto la volta scorsa, che quando si deve lasciare passare uno per volta, c’è sempre un diritto di precedenza.

Chi passerà per primo?

Il problema essenziale della vita è questo problema di importanza.

E importanza vuole dire importare.

Importare nel pensiero.

Ma nel pensiero entra una sola cosa per volta.

E allora chi lasci passare per primo?

Chi fai entrare per primo nel tuo pensiero?

Cioè a chi o a che cosa dai la precedenza nel tuo pensiero?

L’uomo è costretto a dare la precedenza a qualcosa o a qualcuno.

Non può farne a meno, come non può fare a meno di pensare.

E una cosa diventa veramente importante per noi, quando a quella cosa dedichiamo il pensiero.

Oggettivamente quella cosa può essere banalissima, ma per noi soggettivamente diventa importantissima, in quanto la facciamo oggetto di pensiero.

Perché possiamo pensare una cosa sola per volta e in quanto la pensiamo noi la mettiamo in alto e quella diventa dominante in noi.

Può anche essere una sciocchezza ma diventa dominante in noi e su di noi.

L’uomo è costretto a scegliere e quindi è impegnato a valutare.

A meno che voglia scegliere a caso.

C’è da vedere se esiste questo caso e se l’uomo abbia la possibilità di scegliere a caso.

Ma evidentemente è questione d’importanza.

E quando l’uomo è costretto a scegliere, dà la precedenza a qualche cosa e quindi è impegnato a dare una valutazione.

Valutare vuole dire dare un valore, vuole dire misurare.

Misurare vuole dire confrontare, vuole dire fare un rapporto.

E alla base di un rapporto c’è sempre una unità di misura.

L’uomo ha un metro per misurare?

L’uomo generalmente ha come metro, quello che gli conviene, quello che gli piace.

Siamo nel campo dei sentimenti.

L’uomo si lascia guidare dai suoi sentimenti.

Però abbiamo detto che sulla terra dell’uomo, c’è anche il campo dell’intelletto.

Ed è un campo in cui c’è la presenza di Dio Creatore che l’uomo non può ignorare.

L’uomo può prendere come metro di misura quello che ha nel sentimento, quello che sente, quello che gli piace, quello che gli conviene, quello che gli è utile.

Può prendere come metro di giudizio, di valore e quindi per stabilire la precedenza nel suo pensiero questo.

Ma può anche adoperare come metro di misura quello che porta nell’intelletto e non nel sentimento.
Quello che non vede, non tocca e non esperimenta.

Cioè può prendere come metro di misura, quello che ha nel pensiero, quello che ha nell’intelletto.
Il Pensiero di Dio Creatore.
Ma a questo punto dobbiamo chiederci: ma tra i due, l’uomo ha una responsabilità se sceglie uno piuttosto che l’Altro?
Quale è la responsabilità dell’uomo.
Il Pensiero di Dio Creatore che l’uomo non può ignorare, è l’Essere da cui dipendono tutte le cose.
È il Principio di tutte le cose.
E l’uomo non può ignorarlo.
Quando si ha una cosa che non si può ignorare, qui l’uomo è responsabile, se lo trascura.
Perché l’uomo non può ignorarlo.
Dio è il Principio Creatore di tutte le cose.
Ora, Dio è l’essere che l’uomo non può ignorare perché lo porta più vicino dei suoi stessi sensi.
Lo porta più intimo di quello che gli arriva attraverso i sensi.
Il Pensiero di Dio Creatore, l’uomo l’ha nella sua anima.
L’ha nel suo stesso pensiero e non può lo può ignorare.
Allora se l’uomo prende come misura quello che gli arriva attraverso i sensi, i sentimenti, trascura quello che non può ignorare.
E quando si trascura ciò che non si può ignorare, si è responsabili di questo ignorare il Principio Creatore di tutte le cose.
C’è una responsabilità.
Il Principio Dio Creatore, essendo il Principio è Colui che è dato a noi per le nostre scelte, da mettere come principio delle nostre scelte.
Quando si fa una valutazione, quando si fa una misura, tutto dipende da ciò che mettiamo come principio.
E il principio Dio ce lo ha dato: “Non avrai altro principio all’infuori di Me, perché sono Io il Creatore di tutte le cose”.
Avendoci dato il Principio, impegna noi a metterlo come principio.

Quindi non a mettere come principio quello che vediamo e tocchiamo, i sentimenti o quello che a noi piace.
Noi dobbiamo mettere come principio, quello che ci rende responsabili, se non lo mettiamo come principio.

Dobbiamo avere come metro di misura nelle nostre valutazioni e quindi nelle nostre scelte il Principio di tutte le cose.

L’uomo è costretto a scegliere, perché avendo due termini non può restare con due termini, deve preferirne uno.

L’uomo non è costretto a sceglierne uno piuttosto che l’Altro, però è responsabile quando sceglie uno piuttosto che l’Altro.

Responsabile perché?

Perché scegliendone uno, deve ignorare l’altro.

Quello che è il Principio e che noi non possiamo ignorare come principio, perché nessuno di noi è principio, nessuno di noi è creatore, quello noi dobbiamo metterlo come principio, perché se non lo mettiamo come principio, noi lo ignoriamo.

Lo ignoriamo come principio.

E allora noi giudichiamo e facciamo le scelte, in base ai nostri sentimenti.

E i nostri sentimenti, non sono il principio di nulla.

Perché il Principio di tutto è Dio.

Qui noi facciamo le scelte sbagliate.

Perché facciamo delle valutazioni sbagliate.

Qui avviene quello che il Signore dice: “Quello che voi non unite, resterà disunito”.

Cioè quello che noi disuniamo da questo Principio, quello resta disunito.

E cosa vuol dire restare disunito?

Cioè che cosa ci giochiamo noi con le scelte della nostra vita qui in terra?

Dall’altra non si fanno più scelte

Le scelte si fanno solo qui in terra, perché?

Perché qui in terra abbiamo due dati.

L’uomo può scegliere in quanto ha due dati.

Il giorno in cui l’uomo ha davanti a sé un dato solo, lui non può più scegliere.

Lì, lui è definito.

Perché l’uomo di per sé non è libero.

È soltanto quando Dio gli fa la proposta che l’uomo può rispondere, anzi deve rispondere.

Deve scegliere.

È in questa risposta che l’uomo rivela il suo cuore ed è in questa risposta che l’uomo è libero.

Ma solo in quel punto in cui Dio gli fa la proposta, dà all’uomo la possibilità di valutazione.

In caso diverso no.

Però l’uomo è di fronte all’eterno e la risposta che Lui dà a ciò che è eterno, è una risposta decisiva.

C’è un tempo quindi per questa risposta decisiva che scompare.

Il tempo della scelta, il tempo in cui l’uomo decide, è un tempo che dura molto poco nella vita dell’uomo.

E cosa succede per cui l’uomo a un certo momento non è più libero di decidere?

Teniamo sempre presente che per decidere, per scegliere bisogna avere un campo di scelta.

Avere una molteplicità di termini o almeno due termini da confrontare, valutare e scegliere.

Abbiamo visto la responsabilità che l’uomo ha in questa scelta, perché c’è un dato (il Principio) che l’uomo non può e non deve ignorare.

E se lo ignora l’uomo si apre ad un campo di errore.

Di cui resta schiavo, succube, per tutta la vita.

Credendo magari di fare bene.

Perché lui ha come punto di riferimento, un punto che non è il Principio.

Ha come principio, ciò che non è il Principio.

L’errore sta lì.

E la colpa sta lì.

Ora quando l’uomo è libero, è libero perché Dio gli fa la proposta e lo mette di fronte a due termini.

Abbiamo visto i due termini in Socrate, in Pilato, in Tommaso Moro.

Questi due termini che entrano in gioco: sentimento e intelligenza.

In Pilato l’abbiamo visto più in profondità.

Perché Pilato c’era il dato dell’intelligenza: quest’uomo è innocente, ecco il dato dell’intelligenza, la verità, lo sapeva Pilato.

E poi c’era il dato del sentimento: il sentimento era l’amicizia con Cesare, quindi i suoi interessi, i suoi affari, la sua carriera.

E Dio lo ha posto di fronte al dilemma.

O Cristo o la propria carriera.

Questo o quello?

Abbiamo visto che Pilato, ha preferito il suo sentimento.

E ha venduto, quello che portava nella sua intelligenza.

Ha venduto la Verità.

L’uomo dunque ha la possibilità di scelta responsabile ma solo in quanto ha due termini davanti a sé e che si sintetizzano in sentimenti (io) e intelletto (Dio).

Ma quando uno di questi due dati scompare, o perché viene trascurato, o perché viene annullato, cosa succede?

L’uomo può scegliere soltanto in quanto ha due dati.

Ma quando uno dei due dati scompare, cosa succede?

Può scomparire il dato del sentimento o può scomparire il dato dell’intelligenza.

Uno dei due può scomparire.

E come scompare?

Scompare in quanto l’uomo può trascurare Dio.

Dio c’è, l’uomo non lo può ignorare, però l’uomo lo può trascurare.

Può non tenerne conto.

Tutti quanti noi facciamo esperienza che possiamo non tenere conto di Dio quando pensiamo o quando decidiamo qualcosa, quando scegliamo, quando parliamo.

E quante sciocchezze diciamo (ed è Dio che ce le fa dire) perché non è Dio a farci parlare.

Quante sciocchezze diciamo perché parliamo senza tenere presente Dio!

Ed è Dio che ce le fa dire, perché non teniamo conto di Lui.

Tutti gli errori che facciamo, li facciamo perché non teniamo conto di Dio.

L’uomo ha quindi come dato il Pensiero di Dio, però può trascurare Dio, può non tenerne conto.

Perché: “Io ho i buoi, i campi, la moglie”: sentimento.

Preferisce questo.

Scartando uno dei due dati cosa succede nell’uomo?

Succede che l’uomo non può più scegliere.

Perché non ha più i due dati.

Uno lo ha scartato.

Resta schiavo, succube.

L’uomo che trascura Dio, trascura una cosa che non può ignorare quindi è responsabile.

Quindi è in colpa se lo trascura.

E Gesù dice che chi fa il peccato, la colpa, resta schiavo di esso.

L’uomo qui a questo punto non può più scegliere: gli mancano i due dati.

Non ha tenuto conto di Dio, ha messo prima il sentimento e adesso è succube di questo.

La sua volontà è succube.

La volontà dell’uomo non è libera.

E adesso l’uomo deve necessariamente volere in conseguenza di quello che lui ha privilegiato nel suo pensiero.

Di quello che lui ha lasciato entrare nel suo pensiero.

Può succedere anche che venga eliminato l’altro dato.

Cioè il dato del sentimento, le creature, il mondo.

Tutto ciò che vediamo e tocchiamo può essere annullato.

E quando e come viene annullato?

In realtà tutti fanno esperienza che i dati del sentimento, sono soggetti al crollo.

Alla vanità, al tempo che passa.

Il tempo che passa, annulla tutti quei dati sentimentali che noi abbiamo messo prima di tutto nella nostra vita.

Gli amori, le creature, gli affari, le carriere, lo sport, la politica.

Tutti questi dati che noi mettiamo prima di tutto perché rientrano nel campo del sentimento e servono quindi al nostro io e in nome dei quali noi trascuriamo Dio.

Tutti questi dati qui, in un modo o nell’altro, non fosse altro che con la morte ci vengono portati via.

Volenti o nolenti, tutti questi dati ci vengono portati via.

Se ci vengono portati via questi dati, cosa succede?

Succede che noi restiamo con un solo dato, quello che c’è nell’intelletto.

Proprio quello che noi abbiamo trascurato: il Pensiero di Dio Creatore.

Restiamo con quell’unico dato.

I dati sentimentali ci sono stati annullati e quando una cosa ci è stata annullata, noi non possiamo più volerla!

Prima noi l’abbiamo voluta e l’abbiamo preferita a Dio, poi questa cosa qui ci viene portata via, ci viene annullata, muore, ci delude e noi non possiamo più volerla perché è stata annullata.

Non possiamo più volerla.

E a questo punto qui cosa succede?

Noi restiamo con un solo dato di fronte a noi: Dio Creatore, non possiamo farne a meno.

Perché è l’unico che resta.

Tutto il resto viene annullato.

Ma notate che quando siamo di fronte ad una cosa sola, non c’è più il due, c’è l’uno.

E quando c’è solo uno, noi non siamo liberi.

Non possiamo più scegliere.

Non è detto che perché noi restiamo solo con Dio che noi scegliamo Dio.

La scelta è possibile solo in quanto ci sono due termini.

Ma quando uno dei due viene eliminato, noi non possiamo più scegliere.

E quando uno non può scegliere cosa succede?

Succede che la cosa viene imposta, la subisce.

Arriva un momento in cui l’uomo subisce Dio.

Ma quando subisce Dio, non può più capirlo.

Ha perso la capacità di capire.

A questo punto possiamo capire, cosa voleva dire Gesù quando diceva: “Ciò che avrete unito in terra, sarà unito in cielo e ciò che non avrete unito in terra, non sarà unito in cielo”.

Ciò che in cielo non è unito, ci porta via la capacità di capire Dio.

Il che vuol dire che proprio qui in terra, noi decidiamo il nostro futuro nel cielo.

Ecco la posta in gioco, quello che noi perdiamo a non mettere Dio prima di tutto.

Le creature, il mondo, Dio ce le dà per offrire a noi un campo di scelta e quindi per offrire a noi la formazione in noi della capacità di  capire Dio.

Perché là dove le cose ci sono imposte, noi non possiamo capirle.

Ecco per cui tutta la creazione e il Pensiero stesso di Dio in noi, in quanto ci è dato senza di noi, ci è imposto e noi non possiamo capirlo.

Non possiamo smentirlo ma non possiamo capirlo.

Noi non possiamo smentire il mondo, il mondo c’è, s’impone su di noi ma per noi è tutto mistero.

Non conosciamo l’universo, non conosciamo gli uomini, non capiamo.

Eppure non possiamo ignorarlo, sappiamo che c’è, lo subiamo ma non lo capiamo.

Quindi la terra rappresenta tutto questo mondo che è dato a noi senza di noi e quindi che è imposto.

Non abbiamo la capacità di capirlo.

Anche il Pensiero di Dio Creatore ci è imposto.

Non possiamo ignorarlo.

Non lo portiamo nei sensi ma lo portiamo nell’intelletto.

Non possiamo ignorarlo: ci è imposto.

Però noi lo possiamo trascurare e qui c’è la colpa.

Quindi tutto ciò che ci è imposto, noi non possiamo capirlo.

Però Dio ci ha creati per capire.

Dio ci ha creati per conoscere.

Dio ci ha creati per capire Lui, conoscere Lui.

“La vita eterna sta nel conoscere Me e occupati di Me, perché sei stato creato per cercare e conoscere il tuo Dio” ci dice Dio.

Quindi l’uomo si trova con tutto un mondo che non può capire, perché gli è imposto.

Ma si trova con un mondo, il cielo che gli è proposto, perché soltanto in quanto gli è proposto e fintanto che gli è proposto, ha la possibilità qui in terra, di formarsi la capacità di capire.

Quindi la capacità di capire non è data all’uomo ma è proposta all’uomo.

L’uomo può non raggiungerla mai, può non ottenerla mai

Questa capacità non è l’uomo che se la forma (è logico è grazia di Dio), soltanto se e fintanto che ha la possibilità di scegliere.

Cioè poiché ha presente due termini e mette prima quello che va messo prima.

I due termini li abbiamo detti: sentimento e intelligenza.

Cioè creature e Pensiero di Dio Creatore .

Mettere prima di tutto vuol dire guardare tutte le cose da un punto di vista.

Se l’uomo mette prima di tutto Dio Creatore, perché è il Principio e quindi comincia a guardare tutte le cose dal punto di vista di Dio e quindi sottomette tutto a Dio, nell’uomo si forma la capacità di capire.

La capacità di capire, la capacità di conoscere, si forma nell’uomo man mano che l’uomo guarda da Dio.

E tutto ciò che guarda da Dio e solo per quello che guarda da Dio, lì nell’uomo si forma la capacità di conoscere di capire.

Solo lì si forma quello che lui troverà unito nel cielo.

Non si può mantenere unito a Dio se non si ha Dio come principio, io non posso avere due principi.

Quindi soltanto quello che voi avrete unito a Dio, visto da Dio, sottomesso a Dio, quello ve lo troverete nel cielo di Dio, unito a Dio.

Il che vuol dire che lì avrete la capacità di leggere, la capacità d’intendere, avrete la capacità di capire.

Ma tutto ciò che avete disunito da Dio, lo troverete disunito nel cielo.

Noi qui in terra, nel tempo in cui abbiamo la possibilità di fare delle scelte formiamo in noi la capacità di conoscere Dio.

Ma questo tempo scade perché in un modo o nell’altro, uno dei due termini sparisce, per cui noi non siamo più liberi, siamo succubi, dominati da ciò che abbiamo presente.

Uno dei due termini sparisce e quindi per noi scade il tempo della scelta.

Qui entriamo in quello di cui avevamo parlato: la scelta decisiva.

L’uomo si gioca il cielo, nelle scelte che fa sulla terra.

E deve stare molto attento che ogni volta che lui non tiene conto di Dio Creatore di Dio Principio, non lo sottomette cioè a Lui, l’uomo si gioca la capacità di capire Dio nel cielo di Dio.


 Egli è un mercenario e non gli importa nulla delle pecore. Gv 10 Vs 13 Riassunti.


RIASSUNTI –Domenica – Lunedì


Argomenti: Conoscenza per fede – Sopportare la luce – La risposta di fronte all’eterno – La capacità di conoscere Dio – la responsabilità dell’uomo – Il concetto d’importanza – Gli idoli – Migrare – La scelta decisiva – Guardare dal punto di vista di Dio – Il Pensiero di Dio Creatore – L’illusione di scegliere – Valutare alla presenza di Dio – Dio punto fisso di riferimento – La libertà di Dio – Giobbe -


 

30/Settembre/1990 Casa di preghiera Fossano.