Egli è un
mercenario e non gli importa nulla delle pecore. Gv 10 Vs 13 Primo tema.
Titolo: Il
bagaglio dell'emigrante.
Argomenti: Il
possesso non ci dà vita. L'importanza. La scelta di Pilato e dell'uomo. L'uomo non è libero di volere. Valutare. Due
padroni. Volontà
e valori. Cosa vuol dire
valutare? Valore
e finalità. Sentimento e intelligenza.
Crollo
dei valori. Perdere
l'anima. Capacità
di capire.
9-10/Settembre/1990 Casa di
preghiera Fossano.
Proprio nel versetto
precedente Gesù aveva detto che il mercenario fugge perché a lui le pecore non
appartengono in proprio, perché non sono sue.
Adesso dice: "Il
mercenario fugge perché a lui nulla importa delle pecore".
È una Parola di Dio e come
tale, se ripete il motivo della fuga del mercenario e lo ripete in questi
termini è perché vuole insegnarci qualche cosa e noi dobbiamo chiederci o
meglio chiedere a Dio, che cosa vuol insegnarci, dopo aver detto che il
mercenario fugge perché le pecore non sono sue (e sembrava sufficiente).
Infatti abbiamo visto che
la capacità di restare l'ha solo il pastore e l'ha proprio perché le pecore
sono sue.
Dopo aver affermato questo,
precisa e dice che il mercenario fugge, perché a lui non importa nulla delle
pecore.
Ci fa capire che c'è
qualcosa da approfondire.
Non basta il concetto di
possesso, c'è qualcosa di più profondo.
Infatti notiamo che tanti
posseggono le cose ma a loro importa poco di queste cose.
Abbiamo anche la parola di
Gesù che è chiarissima, quando ci dice: "La vita non viene dalle cose che
si posseggono".
Quindi non è sufficiente
possedere le cose per avere la vita.
Qui mette in evidenza
l'importanza.
Non basta possedere le cose
perché anzi, le cose che si posseggono non ci danno vita.
Perché non ci danno vita le
cose che si posseggono?
Quando uno possiede una
cosa, sopratutto nel pensiero del proprio io.....
Noi nel pensiero di noi stessi
tendiamo a possedere le cose, anzi, esauriamo tutta l'azione verso le cose con
il possesso delle cose stesse o il possesso delle creature.
Quando noi, nel pensiero
del nostro io siamo giunti a possedere una cosa o una creatura, siamo
soddisfatti, il nostro io è soddisfatto, non cerca altro, possiede la cosa.
Ma Gesù dice anche:
"Guai a voi che avete trovato la vostra soddisfazione".
Perché dice
"guai"?
Evidentemente perché quando
il nostro io è soddisfatto non vive più.
La cosa posseduta, nel
pensiero dell'io è esaurita.
Non dà più vita.
L'io si è esaurito nel
tendere a possedere una cosa e quando l'ha comprata o quando l'ha ottenuta non
si impegna più in essa, perché ormai la possiede.
Per lui non è più motivo di
vita, di pensiero, di preoccupazione.
Perché ce l'ha.
Invece la vita
sostanzialmente non sta nel possedere le cose o le creature.
Quando una cosa è
importante, questa diventa veramente oggetto di preoccupazione.
Però anche qui abbiamo la
Parola di Dio che ci dice di non preoccuparci del mangiare, del vestire, della
figura.
Perché dice: "Una cosa
sola è necessaria".
Cioè una cosa sola è ciò di
cui voi vi dovete preoccupare.
Abbiamo visto domenica
scorsa la lezione che Dio ci vuole dare attraverso
Pilato.
Pilato si è venuto a
trovare di fronte a due elementi.
L'innocenza di Gesù e la
minaccia che i farisei gli facevano: "Se tu lo liberi non sei amico di
Cesare".
a un certo momento in
Pilato c'è stata una valutazione.
Ha dovuto valutare, ha
dovuto fare una scelta.
L'uomo è un essere che è
costretto a scegliere.
Tutti i giorni l'uomo è
costretto a fare delle scelte.
Pilato fu costretto a
scegliere dalla pressione degli avvenimenti.
E cos'è che lo fece
scegliere?
Noi generalmente ci
giustifichiamo dicendo che l'uomo è libero, libero di volere.
Quindi Pilato fu libero di
volere e scelse di condannare Gesù.
Il problema non sta nella
libertà di volere.
Noi quando diciamo
"libero di volere" non capiamo niente, non giustifichiamo niente.
Siamo in contrasto con la parola
stessa di Gesù che dice che l'uomo è schiavo.
Se è schiavo non è libero
di volere, è costretto a volere.
Gesù dice che chi fa il
male resta schiavo di esso.
Soltanto chi conosce la
verità, quando giunge a conoscere la verità trova la libertà.
Se la libertà si trova
soltanto nella conoscenza della verità, evidentemente fintanto che non si
giunge a conoscere la verità non si è liberi.
E se non si è liberi si è
costretti a volere, quindi non si è liberi nella volontà.
Pilato non fu libero nella
volontà.
Fu costretto a volere, da
che cosa e perché?
A un certo momento Pilato
ha dovuto fare una scelta e per fare una scelta ha dovuto
fare una valutazione.
E cosa ha valutato?
Ha valutato ciò che lui
sapeva.
Sapeva che Gesù era
innocente e l'ha detto: "Io non trovo in Lui colpa alcuna", lo sapeva
questo e poi ha confrontato questo con la minaccia che gli veniva dai lupi.
I lupi ci costringono a
fare una scelta, tutto d'altronde ci costringe a scegliere, perché vivere è
scegliere.
E ha dovuto misurare questa
sua convinzione: l'innocenza di Gesù, con la minaccia: "Se tu lo proclami
innocente non sei amico di Cesare".
Abbiamo visto cosa
comportava il non essere amici di Cesare.
Era in gioco la sua
carriera, il suo interesse, la sua famiglia, la sua gloria, il suo stesso io.
Il problema di Pilato è il
problema di ogni uomo, perché se Dio ci presenta questa scena non ce la
presenta perché noi abbiamo a giudicare Pilato ma perché noi abbiamo ad
osservare in Pilato noi stessi di fronte a Dio.
La situazione di Pilato è la
situazione di ogni uomo.
Ogni uomo si trova di
fronte a questi due valori.
1-Una cosa che sa, che non
può ignorare: Pilato non poté ignorare l'innocenza di Gesù.
Anche l'uomo non può
ignorare l'esistenza di Dio Creatore, Dio Creatore è Colui che nessuno può
ignorare perché l'uomo si trova di fronte a cose che non sono fatte da lui.
L'uomo si trova di fronte a
delle cose che non può ignorare, s'impongono.
In quanto s'impongono, lui
non le conosce però non le può ignorare.
2-E poi l'uomo si trova di fronte
a delle proposte.
Pilato si trovò di fronte
alla proposta che lo costrinse a scegliere tra ciò che non poteva ignorare e il
rifiuto di ciò che non poteva ignorare.
Pilato a un certo momento ha
dovuto rifiutare la sua convinzione (ciò che non poteva ignorare)
sull'innocenza di Gesù.
E dovette mandarlo a morte,
perché erano in gioco la sua carriera e i suoi interessi.
Così anche l'uomo.
L'uomo si trova di fronte a
qualcosa che non può ignorare (Dio Creatore), però si trova di fronte anche a
un gioco d'interessi.
L'uomo a un certo momento
s'accorge che per non rinnegare Dio Creatore, lui deve superare un infinità di
cose al cui centro c'è il pensiero del suo io.
Gesù dice: "Non potete
servire due padroni".
E perché non si possono
servire due padroni?
Per il semplice fatto che
l'uomo è fatto per l'Assoluto.
Ed essendo fatto per
l'Assoluto è fatto per una cosa sola: "Una cosa sola è necessaria".
E anche qui Pilato a un
certo momento ha dovuto far vedere, dimostrare quale era l'unica cosa
necessaria per lui.
E l'unica cosa necessaria
per lui non è stata Gesù.
È stata l'amicizia di
Cesare l'unica cosa necessaria per Pilato.
Al centro dell'amicizia di
Cesare, c'era il pensiero dell'io di Pilato.
Pilato evidenziò ciò che
più gli importava.
L'argomento di oggi è
questo: "Il mercenario fugge perché a lui non importano le pecore".
Le pecore sono ciò che
viene affidato al pastore o al mercenario e in quanto è affidato nelle pecore è
significato Dio, l'Agnello, Dio che si mette nelle mani dell'uomo.
E Dio può essere nella mani
di un mercenario o può essere nelle mani di un pastore.
La distinzione iniziale era
che il mercenario non ha le pecore in proprio mentre il pastore ha le pecore in
proprio.
Qui invece adesso va più a
fondo e ci fa capire che al mercenario le pecore non importano mentre al
pastore le pecore importano.
a un certo momento
l'innocenza di Gesù a Pilato non importò.
Perché a lui importava
altro.
Non poté servire due
padroni: ha dovuto rinunciare a ciò di cui era convinto per seguire il proprio
interesse.
Pilato rappresenta la
situazione di rischio in cui ogni uomo si trova.
a un certo momento l'uomo
deve scegliere tra ciò di cui è convinto (l'esistenza di Dio) e i suoi
interessi.
È fatale, arriva sempre un
giorno in cui l'uomo è messo con le spalle al muro di fronte a questa scelta.
E l'uomo deve evidenziare
ciò che per lui vale di più, ciò che più gli importa.
E come salta fuori questo
se non esiste la libera volontà dell'uomo?
La nostra volontà
necessariamente è una conseguenza di ciò che più importa per noi.
La nostra volontà è
un'espressione di ciò che più vale per noi.
Quindi a monte della
volontà c'è questa valutazione.
Cos'è un valore e come salta
fuori questo valore?
Tutte le cose si presentano
all'uomo e l'uomo le deve valutare.
Non le valuta con la
volontà e come le valuta?
Con che cosa?
Quando è che una cosa per
un uomo diventa più importante di un altra?
E perché per uno e più
importante una cosa e per un altro è più importante un altra?
Il problema della
valutazione, dell'importanza di una cosa, in noi e per noi è decisivo.
Quando si parla di valori,
di valutazioni, si parla sempre di un rapporto, di un confronto.
Una cosa vale sempre in relazione
a una finalità.
In quanto serve per qualche
cosa.
Ho fatto molte volte
l'esempio che se uno vuole andare in una città, quello che vale è la strada che
conduce a quella città.
Quindi i valori, le
valutazioni, sono sempre una conseguenza del fine che uno si propone.
Ed è qui che l'uomo si
rivela e acquista il suo volto.
Acquista un volto.
Tutto dipende dal fine.
E qual'è il fine per l'uomo
e perché l'uomo può avere fini diversi?
E qual'è il fine che l'uomo
deve volere?
E qual'è la responsabilità dell'uomo
nella scelta di quel fine?
Perché ci sono uomini che
vivono per una cosa e uomini che vivono per un altra?
Stiamo molto attenti,
perché a seconda del fine che ognuno ha, stabilisce ciò che più gli importa.
Perché una cosa importa in
quanto serve a un fine.
E in quanto serve al fine è
sempre condizionata dal fine per cui uno vive.
Per uno che vive per il
football diventano molto importanti tutti gli argomenti che riguardano il
football.
Ma a uno che vive per la
filatelia tutti gli argomenti riguardanti il football importano poco, perdono
di valore.
Teniamo presente che quando
una cosa ha valore, l'uomo non può fare a meno di volere quella cosa, ecco che
salta fuori la volontà.
E quando la cosa perde di valore,
l'uomo non può fare a meno di non volerla più, non può più volerla.
L'uomo arriva al punto di
non voler più vivere, perché la vita ha perso di valore, tanto la nostra
volontà è dipendente dai valori.
Però i valori sono
relativi, cioè dipendenti dal fine per cui uno vive.
Succede che la vita è
sempre tendere a qualche cosa, però Dio ci ha dato la vita per tendere alla
conoscenza di Lui.
Dio non ci ha creati, non
ci ha dato l'esistenza senza segnalare a noi il fine per cui ci ha creati.
Dio ci ha dato l'esistenza
e ci ha dato la vita perché ci ha dato un fine.
E il fine è Lui Stesso.
Non può essere un altro.
Perché Lui solo è.
Dio è il principio e Dio è
il fine.
L'uomo è stato creato per
Dio.
È stato creato per
conoscere Dio.
Il fine dell'uomo è questo.
Succede però che l'uomo
vive per ben altro.
Abbiamo detto che l'uomo è
essenzialmente dominato, determinato dai suoi bisogni materiali, dal pensiero
del suo io, è determinato dalle presenze fisiche o dall'ambiente in cui viene a
trovarsi e tutto questo non è Dio.
A.: Cosa vuol
dire che l'uomo viene determinato dall'ambiente in cui si trova?
Determinato, cioè dominato,
per cui è costretto a volere le cose in relazione all'ambiente in cui vive.
Determinato in quanto si
trova in quell'ambiente lì, per cui se tu ti trovi in un ambiente freddo, tu
sei dominato, determinato dal freddo, non puoi non sentirlo, per cui desideri,
vuoi riscaldarti.
Se ti trovi con una persona
che ti comprende ti senti amato, se ti trovi invece con una persona che ti
rifiuta non puoi non sentirti a disagio.
Queste cose si subiscono,
mentre Dio tu non lo vedi mica, non lo esperimenti, tu esperimenti prima
l'ambiente in cui ti trovi, le persone e le creature con cui tu vivi o che
incontri magari per strada.
Queste cose qui le
esperimenti e le trovi prima di conoscere Dio.
Però cosa succede? Tu
finisci col vivere in relazione all'ambiente in cui ti trovi, alle cose che
esperimenti, per cui il tuo fine diventa questo e non solo, ma tutti i valori
(conseguenza del tuo fine) che tu scegli, che tu valuti, sono in conseguenza di
ciò che per te è più importante, ciò che a te piace di più, conviene di più.
Cerchi di fuggire dalle
cose che non ti piacciono, che ti fanno male e cerchi invece di tendere a
quelle cose che ti piacciono o che ti fanno bene.
Per cui si stabilisce già
qui tutta una classe di valori.
Pilato apparteneva già a
una classe di valori: stava bene con Cesare.
Quando a un certo
momento, per aderire a ciò di cui era convinto, avrebbe dovuto superare
l'amicizia di Cesare, si è trovato in grossa difficoltà.
La sua volontà era una
conseguenza di quei valori per i quali lui era vissuto.
L'uomo è stato creato per
un fine ben preciso, però vive per ben altri fini.
E vivendo per altri fini,
valuta le cose in relazione a questi altri fini.
Per l'uomo ad esempio, il
denaro è molto importante.
Perché con il denaro può
raggiungere quei fini che gli stanno a cuore.
Mentre Dio è ben lontano,
anche se sente parlare di Dio, anche se prega Dio, Dio non è determinante per lui
come è determinante per lui il problema del denaro.
Ma l'uomo è stato creato
con un fine ben preciso.
Però siccome esperimenta,
sente altre presenze che non sono Dio, l'uomo finisce col vivere per tutte
queste altre presenze.
Per cui, a un certo momento
l'uomo viene a trovarsi in conflitto tra valori che lui tocca ed esperimenta e
il fine per cui è stato creato e che dovrebbe determinate in lui ben altri
valori da quelli materiali.
A lui dovrebbe importare
molto di più il conoscere Dio che non invece il vivere per le cose che gli
piacciono.
L'uomo finisce di vivere
secondo il sentimento e non secondo l'intelligenza.
Pilato sapeva (innocenza di
Gesù) ma Pilato a un certo punto ha dovuto rinunciare a quello che sapeva, ha
rinunciato all'intelligenza e ha dovuto preferire quello che serviva a lui sul
piano del sentimento.
La vita essenziale
dell'uomo sta nel capire, sta nel conoscere.
L'uomo che non segue
l'intelligenza delle cose, a un certo momento viene a esperimentare il vuoto
dentro di sé, il non senso delle cose, il non significato delle cose.
Il non significato della
sua stessa vita, anche se lui possedesse tutto il mondo.
Gesù dice: "A che vale
possedere tutto il mondo se tu perdi l'anima?".
A un certo momento c'è
questa conflittualità qui.
Tra l'anima che è
intelligenza, che è mente, che è conoscenza e il possesso delle cose.
Noi preferiamo possedere le
cose, perché riteniamo che più cose o creature possediamo e più noi abbiamo
vita ed è un errore fondamentale.
Trascuriamo molto invece il
capire Dio, il conoscere Dio, perché questo è il fine.
A.: Uno che
vive di sentimento e esperimenta il vuoto, cerca nella sua illusione di
riempire questo vuoto con il possesso.
Sì ma anche prima, quando
ancora non esperimenta questo vuoto.
L'uomo fa l'errore di ritenere
che più possiede e più vive.
La maggior parte della
vita, l'uomo la rivolge al possedere.
Cosa vuol dire possedere?
Possedere vuol dire unire
altre cose al nostro io.
Io ritengo quindi che più
cose ho che dipendono da me, più cose ho con me e più ritengo di avere vita.
A un certo momento invece
scopro che tutto ciò che ho unito a me non dà senso alla mia vita.
Per cui esperimento il
vuoto: "Ma a cosa serve tutto questo", perché?
Ma perché c'è la morte
davanti a me.
E la morte mi annulla tutto
quello che io ho cercato di arraffare, di possedere, di unire a me.
Pilato ha trascurato,
dimenticato il fatto che c'è la morte.
Se avesse tenuto presente
la morte, lui si sarebbe reso conto che tutto il problema dell'amicizia di
Cesare era un problema fasullo.
Poi Cesare è morto e Pilato
ha esperimentato il vuoto, a cosa è servita tutta la sua carriera?
La carriera è anche un
accumulare tante cose attorno a noi.
Cosa serve tutto questo se
lo debbo lasciare o se crolla?
La cosa che non è
giustificata (conoscenza) provoca in noi il vuoto.
E questo vuoto della non
giustificazione, mi fa crollare tutti i valori.
Tutti i valori per cui io
sono vissuto crollano, per cui a un certo momento noi dobbiamo aspettarci la
crisi dei valori, cioè il crollo di tutti i valori per cui siamo vissuti.
Come crollano questi
valori, la nostra volontà non è più capace di volere.
Noi non siamo liberi di
volere.
Noi abbiamo la volontà in
quanto abbiamo davanti a noi una cosa che è importante, che vale per noi.
Fintanto che una cosa vale
per noi, la nostra volontà vuole ma come questa cosa qui crolla, non ha più
valore, noi non possiamo più volerla.
Non potendo più volere, io
non posso più vivere.
Non sono più capace di
volere.
La mia volontà è finita,
non sono più capace di volere niente.
Ecco che si corre al
suicidio.
Ma tutto questo è provocato
da che cosa?
Perché questo crollo dei
valori?
Perché si è formato questo vuoto dentro di me: non significato.
È Dio che mi annulla tutti
i valori.
Me li annulla perché io non
ho messo prima di tutto Dio.
C'è quel giovane ricco che
va a cercare Gesù e gli domanda: "Che cosa devo fare per avere la vita
eterna?".
La vita eterna è conoscere
Dio ed è il fine per il quale siamo stati creati.
Il giovane chiede che cosa
gli manca per la vita eterna e Gesù gli risponde che non gli manca niente ma
che ha troppo, ha troppe ricchezze.
L'ha messo in conflitto,
(ecco Pilato) tra le ricchezze (ciò che aveva unito al pensiero del suo io) e
il bisogno di conoscere Dio.
Di fronte al conflitto abbiamo
Pilato che crolla e il giovane ricco che crolla.
Aveva troppe ricchezze non
ha potuto seguire Gesù.
L'io siccome da solo non
sta su, ha bisogno di possedere, cioè di unire altro a sé e si priva però della
conoscenza di Dio, si priva cioè di dedicarsi a Dio.
Il nostro io valuta come
importante ciò che ci aiuta a possedere delle cose ed è tutto uno sfasamento di
valori.
Io incomincio a servire
padroni diversi da Dio.
Arriva il momento in cui mi
accorgo che tutto quello che ho accumulato attorno a me non mi serve per il
problema principale che si presenta nella mia vita.
E come mi accorgo che non
mi serve, questo crolla, non ha più valore e quando non ha più valore non posso
più volerlo.
Il problema era un altro.
Il problema era capire.
Il senso della vita è
questo: Dio ci ha creati per conoscere Lui, per capire.
Può succedere che noi
perdiamo la capacità di capire.
È lì il problema grosso.
Gesù dice: "Cosa vale
possedere il mondo se tu perdi l'anima?".
Cosa vuol dire perdere
l'anima?
Vuol dire perdere la
capacità di capire.
Il che vuol dire che quando
io mi dedico a vivere per le cose del mondo, io non solo perdo Dio ma perdo
anche la capacità di capire Dio.
Per cui quando sentirò il
bisogno di conoscere Dio, non ne sarò più capace.
Ho perso la capacità.
Da che cosa deriva in noi
la capacità di capire?
L'uomo vivendo per altro da
Dio, l'uomo corre il rischio di perdere la capacità di capire, per cui quando
verrà messo in difficoltà e sentirà il bisogno di capire, lui si troverà nella
impossibilità di capire.
Diciamo così: ha perso la
testa è nell'impossibilità di pensare.
Non riesce più a pensare.
Da che cosa deriva in noi
la capacità di capire?
La capacità di capire,
deriva dalla presenza in noi, dalla conoscenza in noi delle cause.
Più noi abbiamo presente
una causa e più noi siamo capaci di capire gli effetti che derivano da questa
causa.
Se poi questa causa è Dio,
la causa universale da cui tutte le cose dipendono, qui noi abbiamo la capacità
di capire tutte le cose in Dio e da Dio.
Se noi non ci dedichiamo a
Dio ma ci dedichiamo al possesso delle cose, questo ci priva della capacità di
capire.
La capacità di capire mi
deriva dal fatto che io mi sono dedicato a Dio.
È Dio che forma in me la
capacità di capire.
Noi non abbiamo in noi la
capacità di capire.
La capacità di capire
l'abbiamo in quanto noi ci uniamo a Dio.
Da Dio si forma in noi la
capacità di capire.
Parlando di Dio, si parla
dell'essere Assoluto che non dipende da nessun altro.
Tutte le creature, proprio
perché sono creature quindi sono segni di Dio, sono effetto e sono causa.
Ma mentre sono causa sono
anche effetto di altro.
Tutte le cose dipendono da
altro.
Noi dipendiamo da altro e
tutto quanto dipende da altro.
Siamo condizionati.
Dio invece, essendo
Assoluto non è condizionato da nessuno.
Ora, se non è condizionato
da nessuno, quindi è l'Assoluto, cosa vuol dire conoscere Dio?
E come si fa a conoscere
Dio?
Perché è dalla conoscenza di
Dio che deriva a noi la capacità di capire le cose, di capire i veri valori.
Dal momento che Dio è
l'Assoluto, Dio non può essere conosciuto da altro, perché non dipende da
altro.
Non dipende da altre cause,
allora Dio è conoscibile soltanto in Se Stesso.
Soltanto se noi ci
dedichiamo a Dio, personalmente a Dio ed abbiamo la possibilità di dedicare il
nostro pensiero a Dio, noi lì possiamo conoscere Dio.
Dio si conosce soltanto per
mezzo di Dio e da Dio.
Dio non dipende da nessuna
altro, dipendesse da altro, io conoscendo quell'altro conoscerei anche Dio.
Siccome Dio è la causa
assoluta e non dipende da nessun altro, soltanto nella misura in cui noi ci
dedichiamo a conoscere Dio, noi abbiamo la capacità di capire.
La capacità di capire si
forma lì.
La capacità ci viene da Dio
ma non si forma in noi senza di noi.
Per cui noi possiamo
perdere questa capacità di capire.
Non basta che noi
esperimentiamo il vuoto, il crollo dei valori, la vanità del tutto, non basta
mica questo per farci capire le cose.
Questo è sufficiente per
farci disperare ma non per farci capire.
Chi ci fa capire è Dio.
E soltanto se io ho la
possibilità di impegnarmi personalmente con Dio, posso ottenere da Dio questa
capacità di capire.
Altrimenti non ce l'ho
questa capacità di capire.
Allora a questo punto qui
cosa si richiede?
Se la capacità di capire
l'importanza di una cosa, si forma soltanto nella misura in cui noi ci
impegniamo con Dio e Dio non è evidentemente nessuna creatura, qui si richiede
una emigrazione.
Si richiede da parte nostra
una partenza da tutto ciò che non è Dio, per impegnarci personalmente in ciò
che Dio è.
Per impegnarci
personalmente in ciò che Dio è.
Quando Gesù dice: "Una
sola cosa è necessaria", è questo.
Tu uomo sei stato creato per
conoscere Dio, quindi liberati da tutto il resto, preparati un bagaglio.
Ecco il tema di oggi: il
bagaglio dell'emigrante.
Preparati questo bagaglio
per partire verso Dio, per impegnarti con Dio.
Cos'è questo bagaglio che
dobbiamo prepararci per partire?
Anche qui è sempre la
Parola di Dio che forma in noi questo bagaglio.
Quando Gesù dice a noi che
chi raccoglie tesori in terra perde il cielo, lì dà un elemento per il nostro
bagaglio.
Se tu raccogli tesori in
terra il tuo tesoro è in terra.
E il tuo tesoro è il tuo
valore.
Dov'è il tuo tesoro, lì è
anche la tua mente, il tuo pensiero, il tuo cuore.
E se lì è la tua mente, il
tuo pensiero e il tuo cuore ecco che la tua mente (se il tuo tesoro è in terra)
non può essere con Dio.
Metti dentro questo bagaglio
prima di tutto la convinzione che il tuo tesoro è quello che determina in te il
tuo pensiero.
Solo se tu hai il tuo
tesoro presso Dio e cerchi Dio prima di tutto, allora anche il tuo pensiero
sarà presso Dio e si impegnerà con Dio, ma se tu ti impegni dietro gli
interessi del mondo a raccogliere cose del mondo (anche culturali) il tuo
pensiero sarà necessariamente in queste cose e quindi non sarà presso Dio.
Primo argomento da mettere
in questo bagaglio è: "Una cosa sola è necessaria", "Non potete
servire due padroni".
Non si può cercare Dio e
nello stesso tempo vivere per altro.
Dio è uno solo e richiede
questa dedizione pura, unica.
Questa convinzione che
soltanto se noi raccogliamo le cose in cielo, in Dio, anche la nostra mente,
quindi anche la nostra volontà sarà presso Dio.
In caso diverso noi ci
mettiamo nella impossibilità di pensare a Dio.
Se i miei interessi sono
nelle cose del mondo, anche il mio pensiero, anche la mia mente, anche il mio
cuore sarà nelle cose del mondo.
E io troverò una difficoltà
enorme per pensare Dio e quand'anche mi raccogliessi per pensare Dio, mi
troverò in grossa difficoltà, non potrò, perché resto dominato dalle cose del
mondo cui ho rivolto il mio interesse.
Noi non siamo liberi, né
nella volontà, né nel pensiero.
E se io vivo per una cosa,
anche la mia mente e il mio pensiero e il mio cuore e la mia volontà saranno
condizionati da questa cosa qui.
Ecco per cui Gesù dice:
"Non raccogliete tesori in terra ma raccogliete tesori in cielo".
Quand'è che uno raccoglie
tesori in cielo?
Raccoglie tesori in cielo
quando si preoccupa di conoscere Dio.
Fino a guardare ogni cosa
da Dio.
Soltanto guardando ogni
cosa da Dio le cose si vedono secondo verità.
Qui ci siamo.
Perché l'importante è
vedere ciò che più vale secondo la verità.
Guardando da-, io vedo
bene.
Ma se io guardo da un punto
di vista differente dalla verità, tutte le cose vengono sfasate.
Io resto illuso, perché
ritengo che quello che per me più vale siano cose che nella verità valgono
nulla.
Bisogna evitare l'errore di
valutazione circa l'importanza delle cose.
Noi possiamo riconoscere
ciò che veramente è importante, soltanto in quanto guardiamo dal fine per cui
siamo stati creati, cioè guardiamo da Dio.
Per poco che noi ci
separiamo dal guardare le cose da Dio, immediatamente noi cadiamo sotto
l'influsso del nostro io che ci fa vedere importante ciò che serve al nostro
io.
E ciò che serve al nostro
io non è mai ciò che è secondo Dio.
Per cui noi veniamo a
trovarci in questa difficoltà qui e cadiamo nella situazione del mercenario al
quale nulla importa delle pecore, al quale nulla importa Dio.
Perché?
Ma perché lui
importano gli interessi del mondo e il possesso delle cose del mondo.
Il nostro io tende a
possedere, invece quando in noi c'è l'interesse principale presso Dio, noi
tendiamo a capire.
La grande diversità tra
l'uomo che ha la testa in cielo e l'uomo che è nel pensiero dell'io sta in
questo: il primo cerca di capire le cose da Dio e in Dio, il secondo tende
invece a possedere le cose e quindi valuta l'importanza delle cose in relazione
a quello che più gli fa guadagnare o quello che più gli fa possedere le
creature.
Con questo lui determina
tutto un campo d'interessi, di pensieri, di volontà che lo porta al fallimento
della vita.
B.:
L'argomento è l'importanza, l'importanza di quello che dobbiamo mettere nel
bagaglio?
No un momento, prima di
tutto il concetto d'importanza, poi dall'importanza deriva quello che tu devi
mettere nel bagaglio.
Nel bagaglio essenzialmente
devi mettere quell'avvertimento di Dio: "Una cosa sola è necessaria"
e il concetto che la conoscenza di Dio vale più che la vita qui sulla terra.
Queste Parole di Dio le
devi portare "molto" con te.
Se tu le hai molto
presenti, ti disincantano da tutte le attrazioni sensibili.
Il pensiero del nostro io
naturalmente resta attratto dalle cose.
Tu naturalmente non sei
attratta da Dio.
Naturalmente tu sei
attratta dalle cose o dalle creature.
Se uno vive secondo la
natura si perde.
Perché bisogna vivere
secondo l'intelletto, secondo la "sopranatura".
Dio tu non lo hai presente
se non lo pensi e nessuno ti costringe a pensarlo.
Mentre anche se non le
pensi, le creature si presentano a te, tu le senti anche se non le pensi, per
cui è molto facile scivolare nella creazione, nelle creature.
Infatti Gesù parla di una
via facile che porta alla perdizione.
Una via larga che conduce
alla perdizione.
Perché?
Perché ti lasci guidare dal sentimento, da quello che senti e naturalmente
ritieni la cosa importante perché ti fa sentire tanto.
Mentre invece Dio, se tu
personalmente non lo pensi, non ti attrae mica.
Bisogna mettere in questo
bagaglio quelle parole che ti mantengono orientata a quella unica cosa
necessaria in cui ti devi impegnare.
Anche se non la senti,
anche se non la vedi, anche se non la tocchi.
Prima di tutto: "Non
potete servire due padroni, una sola cosa è necessaria".
E poi conoscere Dio vale
più della vita in questo mondo, per cui tu puoi anche stentare ma questo non
importa.
Tu puoi anche perdere la
tua vita in questo mondo ma l'importante è che tu salvi la conoscenza di Dio,
sapendo che tutto quello che tu raccogli in terra è contro la conoscenza di
Dio.
Quello che tu raccogli
forma in te il tuo tesoro e dove c'è il tuo tesoro c'è anche la tua volontà, la
tua mente, il tuo cuore, c'è tutto.
Il problema è quello di
emigrare.
Partire da questa terra ma
in nome di che cosa io parto da questa terra?
Perché debbo partire?
Quante volte mi sento dire
che tutte le creature sono tutte dono di Dio e per quale motivo le devo
lasciare?
A un certo momento arriva
la morte che ti costringe ad emigrare e perché?
Se tu sei emigrata capisci
perché bisogna emigrare ma se tu non sei partita la morte la subisci, sei
costretta ad annegare nel diluvio ma non concludi niente, la subisci senza significato
e allora c'è la disperazione e il vuoto.
B.: Il
concetto di importanza è relativo al fine.
Si capisce perché cosa vuol
dire importante? Importante è una cosa che serve a-.
Naturalmente il concetto di
serve per-, è sempre relativo a ciò per cui tu vivi.
Se tu devi far cuocere un
uovo (fine) l'olio o il burro, la padella e il fuoco diventano importanti
perché il tuo fine è mangiare l'uovo.
In relazione al fine che tu
hai, si stabilisce tutta una classe di valori d'importanza che ti fa volere
certe cose.
Il valore è una conseguenza
del fine che uno si propone.
Il mangiare s'impone come
fine e allora diventa importante trovare qualcosa da mangiare.
Invece Dio si propone, non
s'impone mica come il mangiare o i problemi di questo mondo o le creature di
questo mondo.
È lì la difficoltà.
Perché le cose di questo
mondo s'impongono e noi con facilità finiamo di vivere per le cose di questo
mondo credendole molto importanti e Dio lo trascuriamo perché non s'impone: i
segni di Dio s'impongono ma Dio non s'impone.
B.: Nel campo
dei segni non basta che io metta il pensiero come invece accade con Dio e
allora anche con Dio bisogna fare?
Ma le cose di Dio non sono
mica le cose di questo mondo, nelle cose di questo mondo il pensiero è al
servizio del fare, invece nelle cose di Dio, le cose sono al servizio del
pensiero.
Tu a Dio entri soltanto con
il pensiero, invece l'uovo non lo fai cuocere con il pensiero.
Con Dio, l'uovo e tutto il
fare di questo mondo deve essere sottomesso al pensiero.
Non è il pensiero che deve
essere sottomesso all'uovo e l'uovo (segno) che deve essere sottomesso al
Pensiero di Dio.
Tu sottometti il fare di
questo mondo al pensiero ecco per cui c'è un capovolgimento di valori:
"Ciò che è grande per il mondo è niente presso Dio" e quello che
invece è niente per il mondo è grande presso Dio.
Per il mondo il pensiero
vale poco, quello che conta non è pensare ma fare, il mondo non cerca persone
che pensino, il mondo cerca persone che servano, che facciano.
Per cui nel mondo si valuta
una persona in quanto è capace di fare.
Presso Dio abbiamo il
rovescio, il fare non conta niente, conta invece il pensare.
E noi a un certo momento
nella nostra vita, noi ci accorgiamo che quello che conta è il pensare.
Perché tutto nella nostra
vita viene determinato dal pensiero.
Per cui se tu nel pensiero
sei vuota, tu corri al suicidio, con tutte le ricchezze che tu hai conquistato
nel mondo, non puoi farne a meno.
Se tu invece nel pensiero
hai la luce, puoi avere anche niente attorno a te ma canti da mattina a sera
con tutta la tua povertà materiale.
C.: La
valutazione dell'importanza delle cose avviene in relazione al fine che si è
posto.
Sì, Pilato a un certo
momento ha dovuto valutare.
Non è che abbia fatto un
atto di volontà, ha dovuto valutare.
La valutazione come l'ha
fatta?
L'ha fatta nel pensiero.
Vedi che la valutazione
avviene nel pensiero?
Ha confrontato nel pensiero
quello che sapeva ("Costui è innocente) con i suoi interessi.
Ha visto che se voleva
difendere ciò di cui era convinto, lui doveva perdere tutti i suoi interessi.
Ha questo punto salta fuori
l'io che l'ha fatto decidere e gli ha fatto perdere la Vita.
Questo è quello che avviene
nella vita di ognuno di noi.
La decisione non avviene
come atto di volontà, avviene nel pensiero.
È nel pensiero che si fa la
valutazione, in relazione a ciò che uno ha presente.
In relazione a ciò che tu
hai messo prima di tutto.
Se tu nel tuo pensiero
metti Dio, tieni presente Dio, ecco che le valutazioni vengono fuori bene, ma
per poco che tu trascuri Dio, immediatamente resti dominata dai tuoi interessi.
Perché nel pensiero del tuo
io, i tuoi interessi sono più importanti della verità.
D.: Dobbiamo
evitare l'errore di valutazione e non siamo liberi di volere.
Liberi certo no, la volontà
è già una conseguenza della valutazione.
Quando tu sei convinta che
una cosa vale niente, tu non puoi volerla, anche se qualcuno vuole che tu la
faccia, tu non puoi volerla.
La nostra volontà è una conseguenza
di un valore, di una valutazione, ma tu la valutazione la fai soltanto nel
pensiero.
Quindi la valutazione è
effetto d'intelligenza del pensiero.
Ma nella tua mente cosa
pensi?
Tu puoi avere presente Dio
oppure avere presente il tuo io.
Se tu hai presente Dio,
valuti ogni cosa in relazione a conoscere Dio: "Questa cosa mi serve a
conoscere Dio? No? La scarto". Se ti serve sei capace a volerla ma se
quella cosa non ti serve per conoscere Dio non sei capace a volerla.
Io apro il giornale,
"Mi serve questo per conoscere Dio?" se non mi serve non posso
volerlo, perché non mi serve per il fine.
Quindi la nostra volontà
scatta in conseguenza del fine che noi abbiamo presente.
Se tu hai presente il fine
Dio, valuti tutte le cose in relazione a: questo mi serve per Dio, questo non
mi serve per Dio.
Ma se tu hai presente
altro, tutte le tue valutazioni e di conseguenza anche tutta la tua volontà
sarà indirizzata verso quest'altro che tu hai presente e che per te è
importante.
D.: Quando il
Signore mi dà la possibilità io sono libera di valutare....
Quando ti dà la possibilità
di pensare Lui, in quel punto lì tu sei libera.
Presso Dio si è sempre
liberi ed è lì la difficoltà grande.
Presso Dio si è soltanto
liberi.
Senza Dio si è costretti.
Nel campo del mondo, noi
subiamo le cose, subiamo le presenze.
Non siamo liberi di non
vedere le cose.
Anche se io una cosa non la
voglio vedere, quella l'ho già vista, è già entrata dentro di me, mi ha già
condizionato.
Presso Dio invece si è
soltanto liberi e noi non siamo capaci a vivere liberi.
Per cui noi preferiamo le
cose che si fanno sentire su di noi.
E diventiamo schiavi delle
cose che si fanno sentire.
Quando Dio si presenta come
proposta, ci rende liberi di dire sì o di dire no.
Io posso dire si e posso
dire no a Dio.
Alle creature non posso
mica dire no, quando dico no, quella creatura è già entrata dentro di me.
E già mi ha condizionato.
D.: Siamo
fregati dal sentimento.
E sì perché al centro del
sentimento c'è il pensiero del mio io.
Il sentimento cos'è?
"Io sento così", il sentimento è l'io che sente, Dio non lo senti
mica.
D.: Mi
gratifica.
Certo, sei gratificata, per
cui tu vivi per quello che ti gratifica, avendo sentito, provato una cosa che
ti piace, adesso vivi per quello che ti piace.
E non ti rendi conto che a
questo punto qui, tu vivendo per quello che ti piace, tu hai scartato Dio, ti
sei separata da Dio.
E quando non sarai più
gratificata dal mondo e cercherai di prendere contatto con Dio, tu non puoi
più.
Perché hai perso la capacità.
La capacità di capire mi
viene dalla presenza della causa, cioè dalla presenza di Dio.
Ma io senza Dio non sono
nemmeno più capace a capire Dio.
Non posso più capire Dio e
allora resto chiuso in un cerchio da cui non ne esco più, non posso uscirne.
E.: Con un
minimo d'intelligenza dovremmo capire che la vita ha una verità, un significato
e allora dovremmo cercare di conoscerlo questo significato.
Ma se noi non teniamo
presente Dio, anche come intelligenza noi siamo sfasati, perché se tu non hai
presente Dio, per te la realtà è quella che vedi e tocchi, per cui anche se
senti parlare di Dio, dirai che è "Una cosa bella ma è una cosa astratta,
bisogna avere i piedi per terra, il mondo in cui io vivo è questo".
Questo mondo terreno
diventa la tua realtà e per noi diventa più importante questa realtà in cui ci
troviamo di Dio.
E.: Ma questa
realtà in cui noi ci troviamo passa e non ci resta niente.
Ma quando tu ti accorgerai
che passa, hai perso ormai Dio, tu esperimenti il vuoto e la perdita delle
cose.
Ma quando tu subisci la
perdita delle cose, non hai più la capacità, devi averla prima la capacità.
Devi interessarti di Dio
prima che la cosa ti venga tolta.
Se tu dici: "Io
cercherò Dio quando esperimenterò che le cose non valgono più niente" a quel
punto lì tu non hai più la capacità di pensare Dio.
Gesù dice di stare attenti,
perché se tu raccogli tesori in terra tu perdi il cielo.
Per cui dice: "Non
raccogliete tesori in terra, raccogliete tesori in cielo".
Perché se il tuo tesoro è
in cielo ecco che la tua mente è in cielo, ma se raccogli tesori in terra,
quando le cose della terra ti saranno tolte tu il cielo non l'hai più.
F.: Pensavo a
quel tale cui è morta la moglie, per lui l'offesa di Dio diventa insuperabile.
Diventa insuperabile.
F.: Non solo
ma lui rimane irritato con chiunque, anche con quello che potrebbe dargli un
aiuto.
Ma si capisce.
F.: In tutti
questi giorni l'ho visto irritato con tutti e poi ieri sera se sciolto quasi a
piangere e ha confessato che lui non riesce a sopportare l'offesa che Dio gli
ha fatto portandogli via la moglie.
Il valore si è
svuotato ma lui non lo può accettare.
Quando una cosa si svuota,
noi siamo già in ritardo, è prima che bisogna fare.
F.: Come qual
tale che diceva: "Dio a me questo non me lo doveva fare", quando gli
ha fatto morire la moglie.
Abbiamo
vissuto e viviamo per tante cose e abbiamo perduto la capacità di vedere
l'essenziale.
Si perde la
capacità.
Bisogna tenere ben presente
che la capacità non ce l'ho io, mi viene da Dio, per cui se io non guardo Dio
accumulo necessariamente cose della terra e le cose della terra le perdo
fatalmente, a quel punto lì la vita non mi serve più né per il cielo né per la
terra.
F.: Questo
viaggio che ho fatto in Israele mi ha detto tante cose.
Ho visto un
paese straziato da tre nazioni, tre religioni....
Nota che è il paese di
Gesù.
F.: Come
faranno mai a mettersi d'accordo?
Non
riusciranno mai ma vivono una vita impossibile.
Tu cammini per
la strada e vedi soldati con le mitragliatrici pronti a sparare.
Difendono un
posto e gli studenti vanno a bruciare la bandiera dell'ambasciata americana.
Non sai più
cosa fare, ci dovrebbe essere quel ritorno a Cristo per capire che solo la sua
parola può salvare.
Se tu rimani
nella sua parola, Lui ti libera altrimenti non c'è nulla da fare.
...Quel tale
che perse la moglie era uno che si riteneva religiosissimo, pregava, ma non
poté sopportare la perdita della moglie.
A quel punto lì tutti gli
argomenti degli uomini non servono, a quel punto lì c'è solo più l'io o Dio.
G.: Qui c'è
Gesù ci fa capire che non basta avere le pecore in proprio...
Ma bisogna che la cosa
m'importi.
Cioè, le pecore devono
essere importanti per me.
Solo se sono importanti per
me sono oggetto del mio pensiero.
Importante vuol dire
"in-portare", portare dentro.
Quindi la cosa deve
diventare mio pensiero.
Quando invece io sono nel
pensiero del mio io, io tendo a possedere la cosa.
Una cosa che io posseggo
non la penso più, perché ormai la posseggo, la pensavo prima.
Quando io voglio comperare
una cosa, la penso, la porto nel pensiero.
Ma quando l'ho comperata
non ci penso più
E quando non ci penso più
la perdo.
G.: Ma questo
nelle cose materiali.
Tutto è segno.
G.: Ma si era
detto che l'avere Dio in proprio ci dava la garanzia di essere dei pastori....
Certo ma qui è un
approfondimento per farti capire che l'avere una cosa non è sufficiente, deve
diventare oggetto del tuo pensiero.
Quando una cosa tu la possiedi,
la possiedi nel pensiero dell'io, perché l'io tende a possedere.
L'io non tende a capire.
L'io fa questo errore
gravissimo di ritenere di possedere una cosa in quanto è tua, invece presso Dio
ti rendi conto che possiedi una cosa soltanto quando la capisci.
Ecco come tu ti limiti nel
pensiero dell'io, perché nel pensiero dell'io a te non interessa molto capire
la cosa, a te interessa possedere la cosa.
Soltanto che quando tu la
possiedi, non ci pensi più, perché ormai la possiedi.
E proprio non pensandoci
più tu la perdi: ecco l'illusione.
Tu credi di possedere una
cosa ma l'hai già persa, perché non ci pensi.
Quando una cosa la possiedi
nel pensiero?
Quando ti preoccupi di
capirla, non di possederla.
G.: Il lupo ti
porta davanti a una scelta, e Pilato era di fronte a una scelta...
Come il giovane ricco, come
qualunque uomo.
G.: E lì di
fronte a una scelta, uno sceglie e fa una valutazione.
Fa una valutazione e poi
sceglie.
Quindi non scegli con un
atto di volontà, non è la volontà a farti scegliere, è il pensiero perché tu
valuti con l'intelligenza.
E nella tua tua
intelligenza tu confronti (valutare vuol dire confrontare) una cosa con
l'altra, fai un rapporto tra le due cose.
E dici che questa vale più
dell'altra o viceversa.
In conseguenza di questo
poi scatta la volontà, per cui sembra che sia tu a volere, invece no, è quello
che tu hai valutato che ti fa volere.
G.: Mi sarò
distratta ma questo del bagaglio non l'ho capito bene. Dovendo fare una
valutazione, la valutazione evidenzia quello che mi sta più a cuore. E la
valutazione dipende dal fine.
Dio creandoti ti ha
proposto un fine....Pilato giorno per giorno, viveva per la sua carriera e noi
giorno per giorno viviamo per qualcosa e scegliamo qualcosa ed è lì che ti
giochi tutto.
Non è mica l'andare in
chiesa tutti i giorni che ti salvi, tu decidi la tua vita quando dici:
"Preferisco questo perché questo mi piace più di quell'altro, questo
perché mi conviene più di quell'altro", è lì che ti giochi tutta la tua
vita.
G.: Io devo
prepararmi il bagaglio dell'emigrante....
No, tu il bagaglio lo
prepari in quanto sei convinta che devi emigrare, ti convinci che devi emigrare
in quanto sei convinta che Dio è conoscibile solo per mezzo di Dio e non per
mezzo di altro.
La capacità di pensare Dio
mi viene da Dio, la capacità mi viene dalla causa.
Però questa causa qui, Dio,
l'Assoluto, non dipende da nessun altro, il che vuol dire che Dio è conoscibile
soltanto per mezzo di Dio.
Quando hai capito, per
grazia di Dio che Dio lo puoi trovare solo per mezzo di Dio e non per mezzo di
altro tu emigri.
G.: Esci dalla
tua terra e va.
E sì perché ti devi
impegnare con Dio, Dio lo conosci soltanto per mezzo di Dio, non lo conosci
facendo apostolato o amando i poveri.
Non conosci Dio con altro,
lo conosci solo in quanto ti raccogli personalmente con Dio, perché soltanto
con Dio, nel pensare Dio tu trovi Dio.
G.: Questo è
il bagaglio allora?
No, non hai capito un tubo!
G.: Ma
com'è il passaggio al bagaglio?
Quando Dio ti ha convinto che
Lui è conoscibile solo per mezzo di Lui, Lui ti dà quelle parole con cui ti
insegna quello che tu ti devi portare dietro in questa emigrazione.
Devi avere dei dati, dei
punti di appoggio: "Se tu vivi per le cose della terra, tu perderai il
cielo"un dato.
"Non puoi servire due
padroni" altro dato.
Una sola cosa è necessaria.
Conoscere Dio vale più
della vita qui in terra.
Questo è quello che devi
mettere nel tuo bagaglio perché è quello che ti convince.
G.: Allora
perché mi hai detto che non ho capito un tubo quando dedicarmi a Dio è la cosa
più convincente?
Se Dio lo
conosco solo dedicandomi a Lui, questa è una delle cose da mettere nel
bagaglio.
Certo, però tu ti trovi in
un mondo che tu senti e tocchi continuamente e se tu non hai quella Parola di
Dio nel tuo bagaglio che ti dice di non accumulare tesori in terra, tu scivoli
nella terra.
C'è un legame strettissimo
tra la terra e il cielo.
Tu ti giochi il cielo con
la terra.
Perché quello che leghi
sulla terra con Dio te lo trovi legato a Dio in cielo, quello che tu non leghi
sulla terra con Dio, t'impedisce di restare con Dio, nel cielo di Dio.
C'è un legame strettissimo
tra la terra e il cielo, ecco che hai bisogno di queste Parole di Dio nel
bagaglio che ti porti dietro emigrando in Dio.
Queste parole sono da
tenere sempre presenti, perché in continuazione tu corri il rischio.
Perché fintanto che non
conosci Dio e non trovi Dio con quella presenza con cui sono presenti le
creature, le creature hanno una attrazione maggiore di Dio, le creature hanno
un influsso su di te, pesano su di te.
Il bagaglio che ti devi
portare dietro ti deve servire per non ricadere nelle cose di prima.
H.: A me ha
fatto venire in mente il deserto che è un luogo di
silenzio, contrapposto al rumore della vita che facciamo.
Certo ma tu capisci che
fintanto che tu non trovi Dio, la difficoltà stessa del deserto a un certo
punto ti fa desiderare di tornare al rumore della città.
Ci sono difficoltà nel
deserto, nel deserto si muore, fintanto che facciamo poesia sul deserto va bene
ma all'atto pratico o tu trovi Dio nel deserto o tu muori.
E allora quando incominci a
esperimentare questa difficoltà incominci a tornare indietro e guardare
indietro alle cipolle dell'Egitto.
I.: Nel mondo
il pensiero dell'uomo viene messo a servizio delle cose stesse del mondo che
assolutizziamo.
A servizio di
Dio noi arriviamo invece realmente all'Assoluto che è Dio stesso, l'Assoluto
che si concede a noi e le cose sono mezzi e strumenti per arrivare a Lui.
Sono segni
operati da Lui per aiutarci.
Tutto viene
rimesso nella sua giusta dimensione.
Sopratutto il rischio
grande, nel pensiero dell'io, è che noi ci fermiamo al possesso delle cose e
non arriviamo invece a capire le cose.
Invece noi siamo salvati
dalla conoscenza.
La vita vera sta nella
conoscenza.
M.: Noi siamo
nel mondo ma non siamo del mondo.
Non dobbiamo essere del
mondo.
Però noi corriamo il
rischio di essere del mondo.
Siccome viviamo nel mondo,
noi corriamo il rischio di essere del mondo.
Noi siamo del mondo in
quanto ci interessiamo e viviamo per le cose del mondo.
Quello che mi fa
appartenere è ciò per cui io vivo.
Per cui se uno vive per
Dio, non appartiene al mondo, pur restando nel mondo ma se uno vive per le cose
del mondo, appartiene al mondo.
Il concetto di appartenenza
deriva da ciò per cui viviamo.
Per cui io vivendo per-,
determino la mia appartenenza a-.
N.: Niente
fuori ha senso di verità se non è visto in Dio.
La verità è solo Dio, tutto
il resto è segno della verità, per cui io debbo guardare tutte le cose da Dio,
altrimenti sbaglio.
Sbaglio tutti i valori.
O.: Nel
momento in cui Dio mi dà la proposta mi dà....
Mi dà la possibilità di
valutare, perché tutto dipende dalla valutazione.
Dalla valutazione poi viene
tutto il resto perché divento figlio dei miei valori.
P.: Con
l'aiuto di Dio dobbiamo servire un padrone solo e non due.
Non possiamo servire due
padroni, perché se serviamo le cose del mondo non serviamo Dio e se serviamo
Dio non serviamo le cose del mondo.
P.: E come mi
passa qualcosa per la testa, come Dio me lo ha fatto arrivare andrà via con il
suo aiuto.
Sempre con il suo aiuto.
Q.: Quello che
unisco in terra è unito in cielo.
Tenere unito vuol dire
sempre unire a Dio, quello che invece io slego sulla terra, tengo separato da
Dio, questo mi porta via a Dio.
Q.: Quelle
parole che noi dobbiamo mettere nel bagaglio....
Sono quelle parole
essenziali che ti devono sostenere durante il viaggio.
Q.: È vero che
uno nel bagaglio mette solo l'indispensabile, ma in queste parole sono
racchiuse tutte le parole del Vangelo?
Ma vedi, noi corriamo
sempre il rischio dei compromessi, dell'ambiguità anche delle parole di Cristo,
ma quando ti dice: "Una sola cosa è necessaria", tu di fronte a
questo non dici più: "Anche i poveri, anche la salute, anche il prossimo,
anche il mangiare", tutti questi "anche" ti portano via a Dio.
Arriverà poi un giorno in
cui tu vorrai prendere contatto con Dio e non ne avrai più la capacità e sono
questi "anche" qui che ti hanno portato via tutto.
R.: Il
concetto di stasera è l'importanza che Dio deve avere per la mia vita.
Al mercenario non importa
delle pecore.
Cioè, al mercenario non
importa Dio, perché Dio è la pecora che si mette nelle mani dell'uomo, per cui all'uomo
(quando è mercenario) non importa Dio.
Ma perché non gli importa
Dio?
Perché non lo fa oggetto
del suo pensiero.
Lui fa oggetto del suo
pensiero altro, il guadagno ad esempio.
Non essendo importante per il
mercenario Dio, il mercenario a un certo momento deve fuggire.
Non può restare con Dio.
R.: Quindi il
concetto centrale è l'importanza che Dio deve avere nella mia vita.
Ma cosa vuol dire
importante?
Cosa vuol dire essere
importante?
Come si forma l'importanza
di una cosa?
Perché per noi la cosa
diventa importante in quanto mi serve a raggiungere il mio fine.
Vivendo in terra ho dei
bisogni e l'uomo è caratterizzato dai bisogni, avendo dei bisogni, per l'uomo
sono importanti quelle cose che rispondono ai suoi bisogni.
Se adesso piove, io ho
bisogno di un ombrello.
E finisco di vivere tutta
la mia vita dietro il mangiare, la casa, l'ombrello, perché di queste cose ho
bisogno e non mi accorgo che tutto questo di cui ho bisogno, mi porta via Dio.
Per cui quando vorrò
prendere contatto con Dio non ne avrò la capacità.
Perché la capacità mi viene
da Dio.
R.: Allora per
arrivare a questo concetto di "importanza" giusto mi devo preparare
la valigia?
Prima devi capire cosa vuol
dire importante, perché fintanto che non capisci cosa vuol dire importante non
ti rendi conto.
Cerca di capire cosa vuol
dire importante.
R.: Il
bagaglio lo formo convincendomi sull'importanza.
Queste frasi di Gesù ti
servono quando tu sei convinta ad emigrare.
Tu devi convinta che devi
emigrare, tu le valige le prepari solo quando sei sicura di partire per Parigi.
Prima devi essere convinta
di andare a Parigi, poi penserai al bagaglio e a quello che devi mettere dentro
e metterai dentro l'essenziale per fare quel viaggio.
R.: Ma
spiritualmente metto dentro quelle frasi convincendomi di quelle frasi...
Ma quelle frasi ti sono
date come aiuto durante il viaggio.
Durante il viaggio, tu
corri il rischio di fermarti a Lione perché quello ti attrae, quello è bello,
quello è buono, allora è necessario che tu metta quelle frasi di Gesù....
R.: Che mi
convincano di quello...
Egli è un
mercenario e non gli importa nulla delle pecore. Gv 10 Vs 13 Secondo tema.
Titolo: La
scelta decisiva.
Argomenti: L'uomo è
costretto a scegliere. L'uomo
non è libero. La
valutazione è un rapporto. I
due termini dell'uomo: Dio nell'intelligenza e la creazione nei sentimenti. Diritto di precedenza nei pensieri. Valutazioni giuste e sbagliate. La scelta di fronte all'eterno.
16-17/Settembre/1990 Casa di preghiera
Fossano.
Già domenica scorsa, ci
siamo fermati su questo "importa".
E abbiamo visto
l'importanza di questo "importa", perché caratterizza il restare o il
non restare con le pecore.
Parlando d'importanza,
abbiamo detto che è questione di valore.
Il concetto di valore, è in
relazione al fine che ognuno ha.
Una cosa vale ed è
importante, a seconda di come è utile per qualche cosa, per un fine.
Il fine di ogni creatura
umana è Dio ed abbiamo visto che Dio, essendo Assoluto, non è condizionato da
nulla e da nessuno.
E proprio per questo, Dio
si può raggiungere solo per mezzo di Dio.
Tutte le altre cose e anche
le creature, si possono raggiungere attraverso dei mezzi.
Dio invece, si raggiunge
solo per mezzo di Se Stesso.
Per cui la conoscenza di
Dio è possibile soltanto là, dove c'è la possibilità di pensare, personalmente
e direttamente Dio da Dio.
Con questo non si annulla
mica la creazione.
Non si annullano le
creature, tutte le creature ci segnalano Dio.
Tutte le creature, a una
voce, dicono: "Non ci siamo fatte noi da sole, non ci hai fatte tu, ci ha
fatte un'Altro, alza gli occhi a quell'Altro".
Quando le creature ci hanno
detto questo è perfettamente inutile che noi continuiamo a interrogarle perché
loro non possono dirci altro.
Ci segnalano Dio, ci dicono
che Dio esiste, ci dicono che Dio è il loro Creatore, ci dicono che Dio è
l'unico essere necessario e importante.
Detto questo hanno detto
tutto.
A questo punto è necessario
emigrare, passare cioè dalla creazione al Creatore.
Passare a Dio.
Perché solo per mezzo di
Dio abbiamo la possibilità di conoscere Dio e conoscere Dio è la nostra vita.
Perché la nostra vita è
nascosta in Dio.
Noi siamo fatti per
l'Assoluto, siamo fatti per la vita eterna e in questa vita eterna ci dobbiamo
sforzare di entrare oggi, perché se non entriamo oggi, domani non entreremo
più.
E Dio è il mezzo e il fine
per ognuno di noi.
Parlando d'importanza,
abbiamo capito quanto per noi sia importante il Pensiero di Dio.
E questo pensiero che è l'unico
mezzo per conoscere Dio e che è il Figlio stesso di Dio, Dio l'ha dato ad
ognuno di noi.
L'uomo si può definire come
portatore del Pensiero di Dio.
E il Pensiero di Dio è il
Figlio di Dio e nessuno può giungere a conoscere Dio se non per mezzo del Figlio
di Dio.
Qui troviamo la grande
importanza che il Pensiero di Dio, il Figlio di Dio ha per noi, perché è il
passaggio obbligato per giungere alla nostra vita eterna, per conoscere Dio.
Però il fatto che noi siamo
portatori del Pensiero di Dio, non vuol dire che noi pensiamo Dio e non è detto
che noi abbiamo come fine Dio.
L'uomo che si caratterizza
e si definisce come l'essere che porta in sé, l'Assoluto, che porta in sé il
Pensiero di Dio, per cui subisce la passione dell'Assoluto, l'uomo non è costretto
a pensare Dio, non è costretto a cercare Dio.
Dio si offre all'uomo.
Dà la possibilità all'uomo.
Non costringe l'uomo a
cercarlo.
E succede che gli uomini
abbiano tanti fini.
E quanto tempo nella loro
vita deve passare prima che prendano coscienza che la loro vita serve per un
fine unico, che loro sono stati creati per un fine unico, che sono stati creati
per cercare e per conoscere Dio.
Soltanto nella conoscenza
di Dio, la creatura è fatta partecipe di ciò che Dio è.
Perché è soltanto
attraverso la conoscenza che Dio comunica il suo essere.
E comunicandoci il suo
essere, ci rende partecipi della sua vita.
Non solo ma ci fa una cosa
sola con Lui.
L'uomo è un essere che può
avere tanti fini.
Ma è un essere che è
caratterizzato da questo: è costretto a scegliere.
Tutti i giorni l'uomo è
costretto a fare delle scelte.
Non è costretto a scegliere
Dio, ma è costretto a fare delle scelte.
Tutti i giorni, l'uomo è
interrogato ed è interrogato da Dio, perché Dio è il Creatore.
E Dio attraverso tutta la sua
creazione, tutti i giorni giunge a noi con una proposta.
Le creature, i fatti, gli
avvenimenti della storia come i fatti della storia nostra personale, come la
cronaca di ogni giorno, sono tutte proposte di Dio, perché sono Parole di Dio
per noi.
È Dio che arriva a noi.
E in quanto giunge a noi ci
fa una proposta, perché la Parola di Dio è sempre una proposta per noi.
Di fronte a una proposta,
l'uomo non può non rispondere, l'uomo, tutti i giorni risponde.
E rispondendo fa una
scelta.
È costretto a scegliere,
perché l'uomo è costretto a rispondere.
Quando si parla di scelta,
evidentemente si parla di valutazione.
L'uomo di fronte a ogni
proposta è costretto a dare una risposta.
Quindi è costretto a una
scelta.
Ma nel fare una scelta, lui
dà una valutazione.
Ogni uomo in ogni cosa, dà
sempre valutazioni.
Anche semplicemente se apre
un giornale o una rivista, qualunque cosa gli cade sotto gli occhi, lui dà una
valutazione.
Lo ritiene importante o
meno ma l'uomo è un terribile valutatore.
Valutare, vuol dire dare un
valore.
Prima abbiamo detto che il
valore è sempre relativo al fine.
Ma adesso abbiamo anche
visto che l'uomo ha tanti fini, può avere tanti fini.
E allora cos'è che lo
determina a scegliere un fine piuttosto che un altro?
Perché ci sono uomini che
vivono per il denaro, uomini che vivono per la carriera, uomini che vivono per
la scienza, uomini che vivono per il successo, uomini che vivono per le
creature e ci sono uomini che vivono per Dio?
Perché?
Si dice che l'uomo è libero
e allora può scegliere quello che vuole.
Ed è un errore gravissimo
anche se tutti gli uomini dicono questo: è una vanità degli uomini.
L'affermazione che l'uomo è
libero è contro la Parola di Dio.
Dio dice che l'uomo non è
libero.
Cristo dice che soltanto se
saremo suoi discepoli e giungeremo a conoscere la verità, saremo liberi.
"La verità vi farà
liberi".
Il che vuol dire che
fintanto che noi non giungiamo a conoscere la verità, noi non siamo liberi.
E se non siamo liberi siamo
schiavi e se siamo schiavi, siamo costretti a scegliere altro da Dio.
Siamo determinati.
Soltanto colui che è libero
non è determinato.
Ha in se stesso la ragione
di quello che vuole.
Ma l'uomo, che non è
libero, non ha in se stesso la ragione di quello che vuole, l'ha in altro o in
altri.
L'avrà nell'ambiente,
nell'autorità, nelle istituzioni che ha attorno a sé.
Ma l'uomo è determinato da
altro.
Soltanto presso Dio, nella
conoscenza della verità, l'uomo attinge la sua libertà, perché solo Dio è
libero.
E solo là, dove Dio fa
conoscere Se Stesso e quindi rende partecipe di sé l'uomo, l'uomo è libero.
Abbiamo detto che Dio
comunica il suo essere soltanto attraverso la conoscenza e solo lì, l'uomo è
fatto partecipe della libertà di Dio.
Non dobbiamo quindi giustificare
l'uomo dicendo che l'uomo è libero di scegliere questo o quell'altro, l'uomo
non è libero.
L'uomo è determinato.
Ma allora dobbiamo
chiederci perché ci sono uomini che hanno fini diversi da Dio?
Perché non tutti vivono per
Dio?
Tutti sono stati creati per
Dio.
Dio vuole che tutti si
salvino e abbiamo visto che la salvezza sta nella conoscenza della verità.
Dio vuole che tutti
giungano a conoscere la verità, Dio vuole che tutti attingano a questa vita
libera.
E perché allora si cammina
tutti verso fini diversi?
L'uomo è un essere che è
costretto a scegliere.
La scelta è oggetto di
valutazione e l'uomo dà valutazioni.
E a seconda di come valuta,
poi dopo sceglie.
Valutare vuol dire mettere
a confronto, si mettono a confronto una cosa con l'altra e poi si dice che uno
vale più dell'altro.
È un confronto, quindi un
rapporto.
Quando si parla di
rapporto, si richiede sempre la presenza di due termini.
Se non ci sono due termini
non si può stabilire nessun rapporto.
Quindi la condizione per
una valutazione, è sempre la presenza di due termini.
Nell'uomo che è costretto a
scegliere ci devono essere questi due termini.
E nell'uomo ci sono questi
due termini.
I termini all'uomo sono
dati.
Non è dato il rapporto.
Dio pone l'uomo con due termini,
ma è l'uomo poi che stabilisce il rapporto tra i due.
I due termini che ogni uomo
porta con sé sono:
1) Il Pensiero di Dio e se
l'uomo lo porta, l'uomo non può ignorare Dio Creatore.
L'uomo non vede il Pensiero
di Dio Creatore ma non può ignorarlo perché lo porta in sé.
È un termine fisso, eterno,
è l'eternità in noi.
E dove lo porta l'uomo
questo pensiero? Questa presenza di Dio? Questo Assoluto?
L'uomo è tormentato da
questo Pensiero dell'Assoluto.
L'uomo cerca l'Assoluto in
tutto e poi resta deluso da tutto.
Perché l'uomo resta deluso
da tutto?
Perché non trova quello che
cerca e perché cerca l'Assoluto?
Perché lo porta dentro di
sé.
Lo cerca in luoghi
sbagliati, quindi non lo può trovare.
Il primo termine che l'uomo
porta in sé, è questo Pensiero dell'Assoluto, il Pensiero di Dio Creatore.
Lo porta nella sua anima,
nel suo spirito, lo porta nella sua mente.
Nella sua intelligenza.
Perché dico nella sua
intelligenza?
Perché con la sua
intelligenza, l'uomo non può smentire che Dio esista.
L'uomo può dire che Dio non
esiste, ma lo dice con il cuore, perché le cose magari sono contrarie, lo dice
con i sentimenti, lo dice per sentito dire ma con l'intelligenza non può dire
che Dio non esiste.
Non può dirlo, perché Dio
abita nell'intelligenza dell'uomo.
Però abbiamo detto che per
fare un rapporto ci vogliono due termini.
2) L'altro termine è la
creazione.
La creazione di Dio non è
Dio.
L'uomo, la creazione di Dio
la vede e la tocca e in quanto la vede e la tocca, tutta la creazione arriva
all'uomo attraverso i sensi dell'uomo.
Quindi tutta la creazione è
sentimento.
Allora noi abbiamo questi
due grandi termini: Dio nell'intelligenza, nella mente dell'uomo, la creazione
nei sentimenti dell'uomo.
I due termini sono dati all'uomo,
però l'uomo è costretto a scegliere, non può stare con due termini.
E perché non può stare con
due termini?
Gesù dice semplicemente che
l'uomo non può avere due padroni.
Noi diciamo che l'uomo non
può andare contemporaneamente verso due fini.
In quanto non può andare
verso due fini, l'uomo è costretto a scegliere, perché non può vivere senza
fine.
La vita è camminare verso
un fine.
Succede che l'uomo deve
decidersi verso un fine e si decide verso un fine, perché non può farne a meno.
Non può andare
contemporaneamente verso due fini.
L'uomo non può
contemporaneamente avere due pensieri.
Nella mente, nel pensato
dell'uomo, i pensieri passano uno per volta.
Voi sapete che quando si
passa uno per volta, c'è sempre il diritto di precedenza.
E allora dobbiamo chiederci
quale precedenza noi diamo a ciò che entra nel nostro pensiero?
Dal momento che non
possiamo pensare contemporaneamente due o più cose, che cosa pensiamo per
primo?
Lì si rivela la precedenza.
I due termini sono Dio (
presente in noi) e la creazione (presente nei nostri sentimenti).
Dio creando, ci fa sentire
le sue opere e noi non possiamo smentirle.
Quindi la creazione, i
sentimenti, s'impongono su di noi.
Dio invece, siccome è
presente nell'intelligenza, non si può raggiungere attraverso i sentimenti.
Per cui non s'impone, Dio
si propone all'intelligenza, ma si può raggiungere solo con la conoscenza.
Dal momento che noi
dobbiamo scegliere, dal momento che siamo costretti a scegliere, dal momento
che non possiamo servire due padroni, dal momento che possiamo pensare solo a
una cosa per volta e quindi necessariamente diamo la precedenza a qualcosa, a
chi daremo la precedenza nei nostri pensieri?
Ai sentimenti e al
cuore o alla mente e all'intelligenza, al Pensiero di Dio?
Nei sentimenti c'è la
creazione di Dio, ci sono le creature di Dio.
Sono creature di Dio, sono
cose buone.
Ma l'uomo deve dare una
precedenza, è costretto a scegliere perché non può pensare due cose
contemporaneamente.
L'uomo non può pensare a
Dio e alle creature.
O pensa a Dio o pensa alle
creature.
Chi lasciamo entrare per
primo nella nostra mente?
Le creature, i sentimenti
oppure Dio.
Qui dobbiamo chiederci
qual'è la nostra responsabilità nel dare la precedenza a una cosa o a un'altra.
Noi dobbiamo tenere presente
come Dio si presenta nella nostra mente, Dio si presenta come Creatore.
Cosa vuol dire Creatore?
Vuol dire che è il
principio di tutto.
Colui nel quale c'è la
ragione di tutte le creature.
E le creature come si
presentano?
Tutte le creature non si
presentano come principio.
Abbiamo detto che tutta la
creazione a una voce ci dice: "Noi non ci siamo fatti da noi".
Nel nostro orgoglio noi
possiamo dire che siamo il principio, ma tutti si mettono a ridere.
Perché noi non ci siamo
fatti da noi.
Quindi la testimonianza
ufficiale e clamorosa di tutte le creature è questa: "Noi non ci siamo
fatti da noi".
"Noi non siamo il
principio, un'Altro è il principio".
Cosa vuol dire questo?
Che tutte le creature,
quindi tutti i nostri sentimenti, a una voce, dicono a noi: "Noi non siamo
il principio".
Allora non metterci come
principio, non dare a noi la precedenza.
È qui la responsabilità.
Se Dio è il principio, noi
dobbiamo dare la precedenza a Dio nei nostri pensieri, nella nostra mente.
Dio ha diritto di precedenza
perché Lui è il principio.
Le creature non hanno
diritto di precedenza nei nostri pensieri, nessuna creatura, povera o ricca che
sia.
Perché la creatura stessa
dice: "Io non sono il principio".
Problema di giustizia.
È per questa giustizia che
noi dobbiamo dare la precedenza a Dio nei nostri pensieri.
Il fine, abbiamo detto è un
problema di valutazione.
Siamo costretti a
scegliere, quindi diamo valutazioni...
Nel valutare non siamo più
costretti.
Siamo determinati nella
scelta ma non nel valutare, noi nel valutare possiamo fare l'errore.
Cioè, soltanto se noi
abbiamo presente Dio, noi abbiamo la possibilità di valutare bene.
Ma se non teniamo presente
Dio, siamo costretti ( non siamo liberi) a valutare male.
Se non teniamo presente Dio
nei nostri pensieri, noi siamo costretti a dare la precedenza alle creature e
non al Creatore.
E siamo costretti a dare la
precedenza alle creature perché le creature s'impongono,
mentre il Creatore non s'impone.
E quando noi non teniamo
presente Dio, non siamo liberi, siamo schiavi e quando si è schiavi si è
costretti a servire colui che ci comanda, colui che s'impone su di noi.
Le creature s'impongono
perché è Dio il Creatore delle creature e quindi è Lui che c'impone le
creature.
Le creature noi le subiamo
perché c'è Dio, perché Dio si fa sentire da noi.
Per cui noi siamo costretti
a dare la precedenza ai nostri sentimenti, a dare la precedenza a quello che
vediamo e tocchiamo, a quello che s'impone su di noi e non possiamo nel modo
più assoluto dare la precedenza a Dio, perché per dare la precedenza a Dio noi
dobbiamo avere presente Dio.
Solo se noi teniamo
presente Dio, è da Dio che noi otteniamo la grazia di poter dare la precedenza
a Lui, cioè di rispettare la verità.
Soltanto con Dio noi
abbiamo la possibilità di rispettare la verità, altrimenti noi siamo
menzogneri.
L'uomo quando trascura Dio,
quando non tiene presente Dio è menzognero e nella sua menzogna lui dà la
precedenza ai sentimenti, dà la precedenza alle creature anziché a Dio, il che
vuol dire che tutte le sue valutazioni sono sbagliate.
E siccome l'uomo è figlio
delle sue valutazioni, tutta la sua vita corre su una strada sbagliata.
C'è una Parola di Dio che
dice: "È Dio che opera e muove in noi il volere e il fare" dice
San Paolo.
Se è Dio che muove in noi
il volere e il fare, com'è possibile che le nostre decisioni siano sbagliate?
L'uomo non è libero.
Dio opera in noi il volere
ed il fare, è Lui quindi che determina tutto di noi.
Ma abbiamo anche detto che
Dio si propone a noi e in quanto si propone, offre a noi la possibilità, quando
Lui si propone, quando Lui bussa alla nostra porta quando ci offre noi la
possibilità di pensare Lui.
Quando pensiamo Dio, non
siamo noi che pensiamo Dio, è Dio che bussa alla nostra porta.
Perché Lui è il Creatore.
E se Lui è il Creatore, Lui
è il principio ed è il principio non solo di tutte le creature, sopratutto è il
principio dei nostri pensieri.
Quando noi ci raccogliamo
in Dio, preghiamo Dio, pensiamo Dio, dobbiamo stare molto attenti a non
commettere l'errore di dire:"Sono io che prego Dio, sono io che penso
Dio".
Riconosci che è Dio che sta
bussando alla tua porta e in quanto sta bussando alla tua porta, offre a te la
possibilità di pensarlo ed è grazia di Dio.
È in quel punto lì che Dio
ti dà la possibilità di scegliere Lui, solo in quel punto lì.
Solo quando Dio dà noi la
possibilità di pensarlo, dà noi la possibilità di una valutazione giusta e
quindi di rispettare la verità e di mettere prima nei nostri pensieri, quello
che va messo prima.
Ma fuori di questo, noi
siamo costretti a fare la menzogna, a capovolgere i valori, a dare la
precedenza ad altro da Dio.
Quando la Parola di Dio
dice a noi: "È Dio che muove in noi il volere e il fare" certo è una
meraviglia, ma proprio perché è Dio che muove in noi il volere e il fare, noi
dobbiamo essere attenti che quando non è Dio a muovere in noi il volere e il
fare, tutte le nostre le nostre scelte sono sbagliate e tutto il nostro fare è
un fare niente.
"Senza di Me fate
niente" e l'uomo è un essere che sperimenta il niente in tutto quello che
fa e in tutto quello che sceglie.
Esperimenta anche il niente
di tutte le sue sofferenze e di tutto il tempo vissuto nella sua vita.
È l'uomo che giunge a
toccare con mano il niente e cade nell'angoscia, è una conseguenza del fatto
che l'uomo non pensando Dio, è costretto a fare delle scelte sbagliate e le
scelte sbagliate si concludono in niente, perché tutto è opera di Dio e tutto è
Regno di Dio.
Il tema di oggi è la scelta
decisiva.
La vera decisione dell'uomo,
avviene solo alla presenza di Dio.
Solo quando Dio bussa alla
porta dell'uomo.
Solo quando Dio si fa
pensare dall'uomo è lì che l'uomo ha la possibilità, ed è lì che l'uomo che è
costretto a scegliere, ha la possibilità di scegliere secondo la verità.
Teniamo presente che Dio è
l'eterno e il Pensiero di Dio in noi è un pensiero eterno.
Il Pensiero di Dio in noi,
non è un pensiero nostro.
È Pensiero di Dio.
Dio è l'eterno e il
Pensiero di Dio è l'eterno.
Quando Dio si fa pensare da
noi (bussa alla nostra porta) a quel punto lì, noi pensando Dio, noi siamo di
fronte all'eterno.
Di fronte all'eterno, vuol
dire che siamo fuori del tempo.
In quel punto, nel Pensiero
di Dio, noi siamo fuori del tempo.
Allora la scelta, la
decisione che noi facciamo, di fronte al Pensiero di Dio è una decisione
eterna.
Una decisione cioè, non
soggetta al tempo.
Tutte le nostre decisioni
verso le creature sono soggette al tempo, mutano.
Ecco per cui a un certo
momento noi esperimentiamo il niente, perché ciò che io ho scelto a un certo
momento è cambiato, mi ha deluso, è diventato niente.
Di fronte a Dio che è
eterno, quando Dio si fa pensare da noi, anche se noi non lo sappiamo, noi
facciamo una scelta eterna, una scelta decisiva.
Perché sia che noi diamo
sì, sia che noi diciamo no, questo sì e questo no, noi lo diciamo
nell'eternità, non più nel tempo, perché lo diciamo di fronte al Pensiero di
Dio.
A.: Dicevi che
Dio, essendo Assoluto è raggiungibile solo per mezzo di Lui e pensavo a Sant
Agostino che diceva che noi giungiamo alla conoscenza di Dio e delle sue
perfezioni, attraverso le sue creature.
Quindi
sostanzialmente c'è una convergenza, c'è però un modo diverso di procedere: noi
passiamo attraverso le creature, per giungere a Dio, dobbiamo però superarle.
Le creature ci annunciano
che Dio è il Creatore ma non ce lo fanno conoscere. Non possono farcelo
conoscere, perché Dio solo è rivelatore di Sé.
A.: È pur vero
che mentre siamo in questa vita il passaggio dalle creature al Creatore, deve
avvenire con gradualità.
Penso che Dio
dialoghi con noi, finché noi viviamo, finché siamo su questa vita terrena,
attraverso le creature stesse.
Sì, Dio dialoga con noi,
per farci capire che la nostra vita sta in Lui e che è possibile conoscere Lui
solo per mezzo di Lui e non per mezzo delle creature.
A.: Ma questo
non è un fine realizzabile in questa vita....
Certamente...
A.: È
realizzabile?
Certamente, altrimenti Dio
ci prenderebbe in giro.
A.: È che la
cosa ha un suo iter.
L'iter sta in questa consapevolezza,
che Dio si conosce solo per mezzo di Dio.
A.: Resta un
desiderio....
Emigrante, dobbiamo
emigrare.
Debbo emigrare dalla
creazione a Dio, perché Dio si conosce solo per mezzo di Dio, il giorno in cui
io capisco che nessuna creatura mi può fare conoscere Dio, io debbo cessare
d'interrogare la creatura per rivolgermi direttamente a Dio. Dio è un Assoluto
ed essendo Assoluto non dipende da nessuno, non dipendendo da nessuno, è
conoscibile solo per mezzo di Sé.
A:: Ma
attraverso le creature....
No, l'attraverso non mi fa
conoscere Dio, me lo annuncia ma non mi conduce: "Nessuno viene al Padre
se non per mezzo di Me".
A.: Allora le
creature non mi dicono niente di quello che Dio è?
Mi dicono che Dio è il
Creatore, che Dio c'è e che la conoscenza di Dio, nessuna creatura, nessuna
istituzione per quanto sante siano, nemmeno gli angeli me la possono dare. Solo
il Figlio di Dio che è Dio mi fa conoscere Dio.
Ma allora qui abbiamo un
salto, solo se ho la possibilità di immergermi personalmente in Dio, solo se ho
la possibilità di questa comunione con Dio, col Pensiero di Dio io, in Dio e da
Dio, posso conoscere Dio, non altrimenti.
Resterò con la fame di Dio
ma certamente Dio non lo conosco.
A.: Come posso
immergermi in Dio mentre sono creatura in mezzo alle creature e quando Dio mi
parla attraverso le creature.
Tutte le creature mi
dicono: "Noi non ci siamo fatte da sole, noi non siamo il principio, noi
non siamo i creatori, un'altro è il Creatore", tutte queste creature qui
si sintetizzano in Cristo.
Cristo uomo che è sintesi
di tutto ciò che è corpo, sintesi di tutto ciò che è creazione di Dio.
Qui abbiamo però la persona
divina che parla con noi, questa persona è il Pensiero di Dio.
Cristo uomo non ti fa
conoscere Dio, a un certo momento Lui ti deve salutare, altrimenti lo Spirito
non può venire in te.
Questa è la rivelazione di
tutto il significato della creazione.
Tutta la creazione ti
annuncia Dio ma a un certo momento si deve ritirare da te perché altrimenti lo
Spirito non può venire in te.
Perché? Perché lo Spirito
viene solo dal Padre.
C'è questo salto.
Tutta la creazione ti
prepara, fino a formarti in questa convinzione che la creazione non ti può far
conoscere Dio, che tu devi conoscere Dio perché la conoscenza di Dio è vita
vera, non vita eterna quando moriremo, vita adesso contrapposta alla vita
fasulla che noi stiamo facendo.
Questa conoscenza di Dio si
ottiene solo dal Padre.
Non è quindi che sia
inutile la creazione.
Tutta la creazione è
utilissima, però a un certo punto si deve ritirare, Cristo compreso si deve
ritirare, perché altrimenti lo Spirito non può venire in voi, lo Spirito viene
dal Padre.
Il che vuol dire che è
necessario che anche noi siamo affidati al Padre per poter ricevere dal Padre,
ciò che soltanto dal Padre si riceve, il Figlio stesso lo riceve dal Padre.
A.: E questo è
possibile quando da parte nostra sono già stati capiti i significati delle
creature?
I significati delle
creature si concludono in questo: nel condurre noi a questa consapevolezza.
Cristo rimane con noi
fintanto che non ha formato in noi questa consapevolezza, il giorno in cui ha
formato in noi questa consapevolezza è il momento in cui noi dobbiamo passare
dalla creazione, dalle creature, dal Cristo stesso al Padre.
Perché solo dal Padre
riceviamo lo Spirito.
A.: Noi dobbiamo
passare, il nostro io umano deve passare?
Il nostro pensiero deve
passare dal pensare alle creature al pensare Dio.
Noi con il pensiero
pensiamo una sola cosa per volta, questa precedenza, abbiamo visto prima è un conflitto
tra creature e Creatore, ti mette un out/out.
Se noi possiamo pensare una
cosa sola per volta, diritto di precedenza, a un certo momento c'è l'out/out.
Alla porta della tua mente
ci sono Dio e ci sono le creature, a chi diamo la precedenza?
A.:Però non mi
pare così semplice, perché anche quando noi mettiamo in rapporto la creazione
con il Creatore, non sempre riusciamo a vedere che cosa le creature ci dicono
del Creatore.
Non puoi saperlo, perché
fintanto che non arriva lo Spirito, tu non puoi.
Quello che il Creatore ti
dice nelle creature è il suo Pensiero e il Pensiero del Creatore, ti viene
soltanto dal Creatore, non ti viene mica dalle creature. Tu certamente
sai che la creazione di Dio porta un Pensiero ma quel Pensiero tu non lo conoscerai
mai con sicurezza se non da Dio.
Perché il Pensiero è
unicamente generato dal Creatore, viene solo da Dio.
Per cui "Nessuno
conosce il Figlio (Pensiero di Dio in tutta la creazione) se non il
Padre", il che vuol dire che solo dal Padre, noi possiamo conoscere il
Pensiero di Dio in Sé, lo Spirito di verità che poi ci conduce a vedere la
verità in tutto.
Siccome tutto è fatto nel
Pensiero di Dio, lo Spirito ti rende capace di leggere i segni di Dio, tu sei
capace a leggere in quanto sei in grado di passare dal segno al pensiero.
Attualmente noi ci troviamo
con la creazione che è tutta Parola di Dio, tutta lingua di Dio, sappiamo che
porta a noi un pensiero ma non sappiamo leggere.
A.: Pur
riconoscendo il rapporto di causalità tra Creatore e creazione, noi possiamo
vivere in una duplicità di pensieri o abbiamo già il pensiero unico,
riconoscendo la causalità del Creatore?
Noi a quel punto lì non
abbiamo due pensieri, siamo dominati dalle creature, cioè dai sentimenti.
E non possiamo farne a
meno.
A.: Ma partiamo da
un atto di giustizia essenziale....
La giustizia essenziale tu
la fai se metti Dio prima di tutto nel tuo pensiero...
A.: Se riconosco
che Dio è il principio di tutte le cose...
Ma non basta riconoscerlo
intellettualmente!
Qui si parla di scelta
decisiva e la scelta decisiva la farai di fronte a Dio quando Dio busserà alla
tua porta, prima tu non lo puoi fare.
Fintanto che Dio non si fa
pensare da te, ed è dono suo, non è iniziativa nostra, noi siamo letteralmente
schiavi dei sentimenti, anche se preghiamo da mattina a sera, anche se dico:
"Io penso Dio".
Se dico che sono io che
penso Dio sono nell'errore, perché non sono io che penso Dio ma è Dio che si fa
pensare, però io non me ne rendo conto perché non ne sono consapevole.
Anche se io penso Dio,
prego Dio, qui Lui mi rende schiavo delle creature, cioè dei sentimenti.
E io debbo fare le scelte e
sono costretto a fare le scelte perché non sono libero, sono costretto a fare
le scelte secondo i sentimenti, anche se invoco Dio che mi faccia vedere la sua
volontà, all'atto pratico io scelgo secondo i sentimenti.
Tutto questo serve per
portarmi a questa consapevolezza che fintanto che non giungo a conoscere Dio,
che fintanto che non mi decido per Dio....
Questo è un problema di
fede in questo senso, che soltanto se tengo presente Dio Creatore non posso
dire che sono io che penso Dio. Se tengo presente Dio Creatore devo dire che
Dio essendo principio di tutto è principio anche del mio pensare e se in questo
momento io penso Dio, non sono io che penso Dio ma è Dio che si fa pensare da
me.
In questo punto ho
superato l'errore di dire che sono io che penso Dio, errore che mi rendeva
schiavo dei sentimenti.
A questo punto Dio si fa
scoprire come Colui che bussa alla mia porta.
E in quanto bussa alla mia porta,
mi dà la possibilità di fare la scelta decisiva di fronte a Dio.
E qui sono nel Pensiero di
Dio, non sono più nel mio pensiero.
A.: Ed è qui che
scopro che Dio è raggiungibile solo da Dio? In questo momento?
Solo qui ho la possibilità
di fare la verità.
Fare la verità cosa vuol
dire? Vuol dire nel mio pensiero dare la precedenza a Dio e non più ai miei
sentimenti, non più alle creature.
A.: Quale
consapevolezza ho di Dio quando do a Dio la precedenza?
La consapevolezza sempre di
Dio Creatore.
Siamo sempre nel campo
della fede.
Non siamo ancora nel campo
di quello che Dio è in Sé.
Dando la precedenza a Dio,
Dio adesso qui diventa il mio fine.
Questo mio fine, adesso
coincide con il Principio e io sono nella verità.
Perché io ho messo come mio
fine il Principio.
Mentre invece prima, avevo
Dio come Principio ma il mio fine era un'altro.
Il mio fine era quello che
mi dicevano i sentimenti, cioè, il mio fine erano le creature.
Qui avevo una frattura
perché il Principio era Dio ma il mio fine erano le creature.
Questa frattura mi rende
schiavo invece in quel punto lì ho la coincidenza e quindi la verità.
Lì scopro che il Pensiero
di Dio è Pensiero di Dio e non è pensiero mio.
Attraverso questo Pensiero
di Dio che è passaggio obbligato ("Nessuno viene al Padre se non per mezzo
di Me"), qui ho la possibilità di arrivare al Padre.
A.: E solo qui
ho il superamento della creazione?
Soltanto qui.
È dal Padre adesso che
ricevo quello che riceve il Figlio.
Perché non sono io che
penso Dio e adesso ne sono più che consapevole, è il Figlio di Dio in me che
pensa il Padre.
......"Se Io non me ne
vado, non può venire in voi lo Spirito", sono tutte parole da mangiare e
da capire.
"Ma se me ne vado, ve
lo manderò dal Padre". Evidentemente questo Spirito viene solo dal Padre,
ecco per cui è necessario che Lui se ne vada come presenza fisica. Come persona
no, come persona è Dio.
E dal Padre noi riceviamo
quello che Lui stesso riceve ed è lì la meraviglia che ci forma una cosa sola
col Figlio.
Tutta la preghiera del
capitolo 17 di San Giovanni è tutto un consegnare al Padre, un affidare al
Padre, un dire di fare di tutti una cosa sola ma è sempre il Padre che fa.
La preghiera Gesù la fa per
noi, mica la fa per Sé, la fa per far capire a noi che tutto noi dobbiamo
guardare dal Padre, perché è soltanto dal Padre che noi riceviamo lo Spirito.
Spirito che ci forma poi
una cosa sola con il Figlio.
B.: Dobbiamo
emigrare ogni giorno dalle creature al Creatore.
Dobbiamo convincerci che questa
scelta decisiva, non sta nel fare un voto, non sta nel fare una promessa, non
sta nemmeno nel dire che adesso deciderò di decidere o che oggi ho deciso una
volta per tutte, queste sono tutte fandonie.
Io o decido o non decido
mai.
Questo vuol dire avere Dio
come fine, dedicarmi cioè a raggiungere questo, è questo impegno qui.
B.: Non è facile
amare Dio che non si vede....
Quella è una grande
fregatura.
Il sentimento non è altro
che la ripercussione di tutte le creature, le creature che più ci stanno a
cuore, per cui noi vogliamo fare piacere all'uno e all'altra ma è tutto
sentimento.
Quello assolutamente non è
Dio, perché al centro del sentimento c'è l'io.
Dio si trova solo
attraverso l'intelligenza, perché Dio si comunica solo attraverso la conoscenza.
Prendiamo il problema di
Pilato, Pilato, a un certo momento è stato costretto a fare una scelta, ma come
Pilato è stato Socrate costretto a fare una scelta, Tommaso Moro è stato
costretto a fare una scelta, quel giovane ricco del Vangelo è stato costretto a
fare una scelta.
Quando hanno fatto questa
scelta che cosa è successo?
Quando Pilato si sente
dire: "Se tu lo liberi non sei amico di Cesare" a questo punto qui
Pilato cosa ha fatto?
Dentro di sé ha fatto una
valutazione.
La valutazione con cosa l'ha
fatta?
L'ha fatta con la mente,
mica con il cuore.
È nella mente che lui ha
fatto la valutazione tra ciò di cui era convinto: "Costui è
innocente" e i suoi propri interessi con Cesare.
Quindi le valutazioni si
fanno con la mente.
Quando su questa bilancia
che si trova nella mente, io faccio pendere più il peso per quel riguarda il
mio io come Pilato, faccio la valutazione sbagliata.
C.: Il Pensiero
di Dio in noi ci permette di raccogliere in sé tutti i segni...
Guarda che ci permette di
raccogliere quando Lui bussa alla tua porta.
Quando bussa alla porta, tu
non dici che sei tu che bussi alla porta.
C'è uno che bussa alla
porta tu dirai.
Quando invece tu pensi Dio
tu dici: "Sono io che penso Dio", come mai?
Quando uno bussa alla porta
tu dici che è l'altro che bussa alla porta e quando tu pensi Dio, è Dio che
bussa alla tua porta.
Non sei tu che pensi Dio.
Chi bussa alla tua porta e
ti chiama, si fa pensare.
Lui si fa pensare, perché
ti chiama.
Quando quindi tu pensi Dio,
non dire che sei tu che pensi Dio, è Dio che bussa alla mia porta e si fa
pensare da me.
Si fa pensare, per questo
io lo penso.
Noi dobbiamo convincerci di
una cosa: non siamo noi a scegliere Dio, fintanto che noi riteniamo di
scegliere Dio, noi prendiamo una cantonata.
"Non siete voi che
avete scelto Me, sono Io che ho scelto voi".
Quando uno pensa Dio deve
evitare la cantonata di dire: "Sono io che penso Dio", perché si
chiude nel soggettivo e perde il contatto con Dio, ma deve dire: "È Dio
che si fa pensare da me".
Così quando tu hai la
grazia di scegliere Dio, di lasciare entrare Dio per primo, di dare la
precedenza a Dio, non dire: "Sono io che scelgo Dio", ma piuttosto:
"È Dio che mi sceglie".
Proprio perché Dio ti
sceglie ti dà la possibilità di sceglierlo.
Dio si presenta a noi non
come imposizione.
Chi bussa alla porta
s'impone, il filo d'erba, le creature s'impongono a me.
Dio si propone, non
s'impone e allora come si rivela?
Si rivela come possibilità.
Ma mi fa correre il rischio
di commettere il terribile errore di dire che sono io che scelgo Dio.
Dì invece: "Dio mi ha
scelto e avendomi scelto ho la possibilità di sceglierlo".
Allora resti nella presenza
di Dio.
C.: Cristo è la
sintesi di tutta la creazione ma Cristo mi dice molto di più circa Dio della
creazione, Lui è il Pensiero stesso di Dio in me.
Ma Lui è luce non in quanto
ha la barba nera o bionda, non per la presenza fisica ma per la parola.
E noi dobbiamo imparare a
camminare nella Parola di Dio, perché si entra nel Regno di Dio non sulle
nostre parole o sulla nostra iniziativa. Si entra nel Regno di Dio ascoltando
la parola di Cristo.
Lui parlando a poco per
volta fa maturare dentro di me la grande convinzione che Dio non è stato il
Creatore ma che Dio è il Creatore e che Dio ti parla in tutto, che Dio provvede
a tutto e che tu non ti devi preoccupare delle cose materiali perché quelle ti
portano via a Dio.
Devi essere libera e
disponibile per il Regno di Dio, perché devi cercare prima di tutto Dio.
Questo le creature non te
lo dicono mica, è il Figlio di Dio che ti dice questo, solo il Figlio di Dio ti
può dire questo, se tu lo segui, a poco per volta, Lui ti conduce fin su quella
soglia in cui Lui ti dice: "Adesso Io me ne vado, perché se non me ne vado
lo Spirito non può venire a voi, perché lo Spirito viene dal Padre".
Cristo mi vuole fare una
cosa sola con Lui e questa cosa sola con Lui mi viene solo dal Padre.
Per cui certamente in
Cristo noi abbiamo un linguaggio infinitamente superiore a tutto il linguaggio
delle creature.
È lì la meraviglia del Cristo,
nessuna creatura ti dice: "Io me ne vado, altrimenti lo Spirito non può
venire in te".
Né Maometto, Né Budda o
qualsiasi santo ti possono dire queste cose qui, solo il Figlio di Dio ti può
dire questa cosa.
C'è tutto un discorso
unitario che il Figlio di Dio fa.
Partendo terra-terra dal
mangiare, al vestire, alla ricchezza, alla povertà.
Da questi linguaggi
terra-terra, se tu lo segui ti porta fino a linguaggi sublimi "Io e il
Padre siamo uno solo", "Il Padre vi manderà lo Spirito di
verità".
Sono tutte parole che man
mano che tu le assimili ti fanno crescere l'anima.
Ti fanno crescere quindi in
consapevolezza.
Perché quando Lui ti
saluta, vuol dire che ha formato in te la capacità di guardare al Padre.
Altrimenti ti prenderebbe in
giro se ti dicesse che ti affida al Padre quando tu non gai la possibilità di
guardare il Padre.
Lui ti dice: "Ti
affido al Padre", in quanto ha formato in te la capacità di fermarti a
guardare il Padre.
Per ricevere dal Padre
quello che solo il Padre manda.
C.: Tra le
creature e il Creatore in mezzo c'è il Cristo che nella creazione mi fa vedere
il Pensiero di Dio prima di conoscere il Padre.
Certo, Il Pensiero di Dio
essendo il Figlio di Dio è un passaggio obbligato.
Lì si rivela il destino, il
fine per cui noi siamo stati creati.
Tu puoi pensare una cosa
sola per volta.
Quando pensi Dio tu non
puoi pensare alle creature, o pensi Dio o pensi alle creature, c'è l'out/out.
C.: Cristo mi fa
già fare il superamento delle creature e della creazione.
Cristo ti parla come
creatura a poco per volta però ti conduce a questa convinzione.
Quando dice: "Nessuno
viene al Padre se non per mezzo di Me", tu capisci che quel "Me"
è un esclusivo?
Il che vuol dire che ti
esclude tutti gli altri.
A quel punto lì o ti ti raccogli
nel Pensiero di Dio o altrimenti è fallito tutto.
Nessuna creatura ti può
fare questo passaggio.
Tu capisci che se Lui è la
porta e questa porta è obbligata, vuol dire che questa porta io la debbo
trovare prima di entrare nella stanza.
La presenza oggettiva del
Pensiero di Dio in noi, è il Cristo che ci conduce a scoprirla.
Questo Pensiero di Dio in
noi, è il punto obbligato di passaggio.
Passaggio per arrivare al
Padre.
Quando tu passi per una
porta, tu saluti tutti gli altri edifici, altrimenti non passi mica.
Lui viene a noi e si fa
pensare da noi, noi dobbiamo essere molto attenti a non buttarlo
nell'immondizia.
D.: Cristo non
ci fa vedere il Padre ma dice anche che: "Chi vede Me vede il
Padre"...
Sì, ma è vedere Lui che è
difficile.
È vedere Lui che è
difficile, noi ci illudiamo di vedere Lui perché vediamo la sua presenza
fisica, vediamo il naso e la barba e diciamo di averlo visto, hai visto un
cavolo.
Perché Lui mi dice anche
che nessuno conosce il Figlio se non il Padre e lì ti mette in una grandissima
crisi.
"Nessuno conosce il
Figlio se non il Padre", l'ha detto questo?
A quel punto lì può anche
dire: "Chi vede Me, vede il Padre".
Io ho visto Lui crocifisso
e ho visto il Padre...hai voglia!!
È necessario che la presenza
fisica se ne vada, altrimenti non arrivo mica a conoscerlo.
Perché nessuno conosce il
Figlio se non il Padre ed è esclusa ogni altra cosa, non ti dà un'altra
possibilità.
Non ti dà una altra chance.
Le parole di Cristo sono
Parole di Dio e quindi vanno macinate bene.
Noi ci diciamo
cristiani...hai voglia!
Quanta gente che si crede
cristiana e il giorno in cui conoscesse il Cristo scapperebbe ben lontana.
Quanti che vanno in chiesa
da mattina a sera o che sono in comunità o trappe e si ritengono cristiani
conoscessero veramente il Cristo scapperebbero da Lui?
E.: Quando Dio
si fa pensare da noi, noi in quel punto siamo fuori dal tempo, siamo
nell'eternità. È verissimo.
Il che vuol dire che la
risposta che do, la do eternamente.
E.: Non solo ma
è solo in quel punto lì che noi riusciamo a pensare cose eterne.
Certo.
F.: Quando il
Cristo se ne va, c'è un segno che mi dice che Lui ha preparato in me la
capacità di guardare al Padre?
Sì, il segno sei tu. Solo
tu perché sei capace.
F.: Sono capace a
guardare il Padre?
Si capisce. La capacità te
l'ha formata Lui e tu stessa diventi un segno.
Tu sei il suo segno e ne
porti in te la testimonianza.
F.: Ma quando
dice agli apostoli che deve andare al Padre e loro si rattristano, la capacità
non era ancora formata in loro.
Guarda che tutto quello che
Gesù ha fatto, l'ha fatto per ognuno di noi.
Quello era teatro per la
nostra vita.
L'essere tristi è un
sentimento e Gesù li rimprovera.
F.: Ma il
Cristo, fintanto che non ha formato in noi la capacità di guardare al Padre non
ci lascia....
No Lui ci lascia comunque,
se tu non ti sforzi di entrare nella vita eterna, stai certa che tu perdi il
Cristo.
Cristo non è che rimanga
con te fintanto che non ha formato tutto, il Cristo a un certo punto se ne va,
sia che tu abbia capito o che tu non abbia capito.
Se tu lo segui, Lui
certamente porta a compimento, perché Lui è venuto per portare a compimento.
Se tu non lo ascolti e non
lo segui tu lo perdi.
"Dove Io sono, voi non
potete venire".
G.: Il versetto
dice: "Il mercenario, proprio perché tale fugge, perché a lui non
importano le pecore".
Le pecore rappresentano
l'Agnello, il Cristo.
Il Cristo è affidato a te e
se a te non importa Cristo, tu fuggi quando arrivano i lupi.
Pilato ha dovuto scappare.
G.: Noi diamo importanza
a ciò che riteniamo necessario, quindi il nocciolo della valutazione sta lì.
Certo è il criterio di
necessità.
Io posso dire che senza
cotoletta non vivo.
E per me la cotoletta è
necessaria.
Chi forma in me il criterio
per valutare quello che è necessario e quello che non è necessario?
Quando Cristo mi dice:
"Non preoccupatevi del mangiare e del vestire" e io senza cotoletta
non posso stare: a un certo momento io muoio.
Se sono convinto che senza
cotoletta non posso vivere, il giorno che sono senza cotoletta io muoio.
Anche se tutti attorno a me
ridono, io muoio.
G.: Fintanto che
Dio mi porta ad essere convinta che la sola cosa necessaria è conoscere Lui,
noi siamo succubi delle cose.
Certo, noi siamo schiavi.
Solo il Figlio di Dio, cioè
Colui che ha presente la realtà ci può parlare la verità.
Solo Colui che viene dal
cielo mi può condurre al cielo, allora è Lui che mi libera.
Lui ha presente la verità e
me la parla e mi può convincere.
Ma nessun altro lo può
fare: "Nessuno sale al cielo se non Colui che discende dal cielo".
Per cui dobbiamo essere
convinti che senza Dio noi non facciamo niente e siamo schiavi di tutto.
E non possiamo liberarcene,
tu puoi fare salti da mattina a sera ma tu non ti liberi.
G.: Giocoforza,
al momento della valutazione la bilancia pende per ciò di cui sono schiavo.
Tu valuti in funzione di
quello che tu hai presente.
La tua esperienza è quella
e tu valuti in funzione della tua esperienza e non puoi mica farne a meno.
Sei schiava, tu sei
costretta a fare le scelte secondo i tuoi sentimenti.
G.: Quindi tutto
dipende dalla valutazione di ciò che ritengo necessario per me.
Ora, tieni presente che la
valutazione non avviene con la volontà.
La valutazione avviene
nella mente.
È nella mente che tu hai
Dio e la creazione.
È sull'altare della mente
che arrivano le due cose.
È lì che dai la
valutazione, poi la volontà funziona, scatta in base alla valutazione che hai
fatto precedentemente.
La volontà è un campo di
applicazione dei valori.
Secondo i valori che tu hai,
quella scatta e parte in quarta.
G.: Se io resto
sulla parola di Cristo, Cristo mi convince che una cosa sola è necessaria, che
Lui è la mia vita, con questa convinzione, necessariamente do la precedenza a
Dio nel momento della scelta.
Soltanto con Dio, tu hai la
possibilità.
Se tu trascuri Dio non hai
la possibilità e se non hai la possibilità scegli altro.
G.: Noi non ci
impegniamo là dove una persona ci lascia liberi e Dio ci lascia liberi. Noi per
impegnarci abbiamo bisogno di un pungolo e in sostanza noi ci impegniamo quando
siamo schiavi.
Sei costretta a fare le
scelte secondo i tuoi sentimenti.
H.: Quando Dio
mi parla sono costretto a fare una scelta.
Non soltanto quando Dio ci
parla, ma anche quando le creature ci parlano siamo costretti a scegliere.
H.: Siamo
costretti a scegliere tra Dio e altro da Dio ma in quel punto lì abbiamo
la nostra libertà.
La nostra libertà sta solo
presso Dio, quindi quando Dio mi parla io sono presso Dio.
Per poco che trascuro Dio,
io immediatamente cado schiavo dei sentimenti.
M.: È necessario
avere Dio per fine per essere liberi nello scegliere.
Lo credo bene.
Altrimenti stai fresca, se
io ho altri fini valuterò le parole che mi servono per gli altri fini e non
certamente le parole di Cristo.
"È inutile che brontoliate
o che diciate che è difficile, nessuno può venire a Me se non è attratto dal
Padre", il che vuol dire che nessuno va a Lui se non ha il Padre come
fine.
M.: Ci si può
illudere di avere Dio come fine...
Hai voglia!
N.: È stato
troppo difficile seguire il filo che non so cosa dire...
Non importa, è difficile,
nessuno dice che è facile.
N.: Si parla
sempre di quello che dice il Figlio ma il Padre dice: "L'ho glorificato e
ancora lo glorificherò".
Certamente, tu non
correresti al Figlio se non ci fosse il Padre che glorifica il Figlio.
Tu non puoi nemmeno andare
al Figlio se il Padre non ti attrae.
E il Figlio dice che
accoglie tutti coloro che il Padre gli manda.
Se tu vai al Figlio per un
altro motivo, il Figlio non ti accoglie mica. Ti manda a quel paese!
O.: La porta è
Dio Creatore.
No, la porta è il Figlio,
il Pensiero di Dio.
O.: Quindi
bisogna riportare tutto al Padre.
Al Padre, perché il Padre è
Dio Creatore.
Bisogna partire da Dio
Creatore e riportare tutto a Dio Creatore.
Cioè, devi ricevere tutto da
Dio e riportare tutto a Dio ed è lì che tu incontri il Figlio.
Se tu riporti tutto a Dio
Creatore, si forma in te il bisogno di conoscere Dio, di capire il significato
delle cose, il Pensiero di Dio e quindi tu sei attratto.
E come se tu avessi tanto
interesse per arrivare sulla punta del Cervino, tu resti attratto dalla guida
del Cervino.
Perché hai quell'interesse
lì.
P.: La nostra
vita è nelle mani di Dio e con il suo aiuto.
Con il suo aiuto sempre.
Solo con il suo aiuto noi
possiamo giungere a trovare la nostra vita, altrimenti noi esperimentiamo la
morte.
Q.: Aprire la
porta quando Lui bussa.
Sapendo che è Lui.
Teniamo presente che Lui
bussa quando si fa pensare.
Per cui non dire:
"Sono io che penso Dio, che prego Dio", ma piuttosto: "È Dio che
sta bussando alla mia porta".
R.: Solo se
tengo presente Dio posso scegliere bene, altrimenti sono costretta a scegliere
male.
Sei costretta, non puoi
farne a meno.
S.: "Se
qualcuno ascolta la mia parola e mi apre, io entrerò e cenerò con lui" e
quando Lui bussa a io apro, lì mi trovo di fronte all'eternità.
Dio è l'eterno e quando Lui
si fa pensare ti convoca alla presenza dell'eterno e se sei alla presenza
dell'eterno sei fuori dal tempo e la risposta che tu dai, la dai fuori del
tempo e quindi è una scelta decisiva.
S.: Perché Lui
si propone e il filo d'erba invece s'impone?
Ma tutte le creature
s'impongono.
Tutti i corpi s'impongono
su di te.
Arrivano a te senza di te,
se anche tu dicessi che non vuoi avermi visto, ormai mi hai già visto.
Non puoi dire di no alla
creazione.
Se tu dici no a qualcosa
della creazione, è perché quella si è già imposta a te.
Tu dici "no"
perché l'hai presente.
Non puoi dire
"no" se non hai presente una cosa.
È ancora per grazia di Dio
se noi possiamo dire "no" a Dio.
È lì la meraviglia.
L'ateo, dice che Dio non
esiste per grazia di Dio.
Perché se non avesse
presente Dio, non lo potrebbe negare.
Noi non possiamo negare una
cosa se non l'abbiamo presente.
T.: Quando Dio bussa,
noi abbiamo la possibilità di aprire, solo se siamo intelligenti.
Il cammino con Dio è tutta
intelligenza, perché è conoscenza.
Ora, siccome abbiamo detto
che Dio comunica il suo essere a noi attraverso la conoscenza, non c'è nessuna
altra via.
La verità, si trova solo
conoscendola e Dio è la verità.
È inutile che io cerchi di
trovare la verità con mezzi diversi.
Se anche tu dai via tutte
le tue ricchezze, tu non trovi la verità.
La verità si trova soltanto
nel Pensiero di Dio, nel Figlio di Dio, la verità si trova solo conoscendola.
U.: Solo quando
Dio è consapevolmente il mio principio e il mio fine, le scelte che Lui mi
propone, diventano possibilità di conoscenza e di avvicinamento alla verità.
Si capisce, perché sono
nella verità.
Se tu hai come fine il
principio, tu sei nella verità.
Quando hai come fine altre
tu fai scelte sbagliate.
La risposta che tu dai, non
è altro che una risposta a Dio che t'ha scelto.
Per cui non sei tu che
decidi di scegliere.
Perché fintanto che decidi
di scegliere non scegli.
Quando Dio invece ti
sceglie, tu come risposta non fai altro che dare come risposta quello che Dio
t'ha dato.
U.: È
difficile...
Anche la signora ha detto
che è difficile.
V.: Dio non solo
è presenza ma è anche intelligenza.
Certamente di fronte al
filo d'erba non sono io che dico che faccio il filo d'erba.
Tutti si metterebbero a
ridere di questo.
Ma il pensiero che noi
abbiamo è infinitamente superiore al filo d'erba, noi col pensiero possiamo
capire il filo d'erba.
Ora, se il mio
pensiero è superiore al filo d'erba e io non sono capace a fare il filo d'erba,
a molta maggior ragione non sono in grado di fare un mio pensiero, non sono io
che penso, è Dio che si fa pensare da me.
Ecco perché noi perdiamo il
contatto con Dio, perché incominciamo a dire:"Io,io,io".
Vivere con Dio Creatore
come principio, vuol sempre dire riferire tutto a Lui, quindi è Dio che mi fa
arrivare questo ma è anche Dio che mi fa pensare quell'altro.
Dal momento che dico:
"Io" è finito, ho perso il contatto con Dio.
Il demonio non ha niente a
che fare con Dio.
Z.: Questa è la
scelta decisiva.
Perché è Dio che me la fa
fare...
Me la propone, presso Dio
ce libertà, presso Dio non c'è imposizione, c'è proposta.
Quando c'è imposizione, io
sono nell'inferno.
Quello che mi viene imposto
io non lo posso capire, posso capire solo in quanto la cosa mi è proposta.
Proponendo mi dà la grazia
di accogliere la sua proposta.
Per questo dico che quando
Lui mi sceglie mi dà la grazia di sceglierlo.
Quindi non dire: "Sono
io che penso Dio", perché questo è già un riflesso della tua volontà.
Z.: La scelta la
faccio per grazia di Dio di fronte alla sua proposta.
Di fronte a Lui sei
nell'eternità.
Z.: Lui mi
propone di aderire alla verità e la verità è che è Lui che mi fa pensare.
Ma è ancora
proposta a questo livello.
Ma è proposta e questo
"no" è una scelta decisiva, eterna.
Z.: Fintanto che
io non aderisco a questa verità io sono mercenaria e allora...
Mercenario poi chi è?
È colui che non ha in
proprio le pecore, che non gli interessano le pecore, perché gli interessa la
paga, il denaro.
Mercenario era Pilato, a un
certo momento Pilato è stato un mercenario.
Perché tra la verità (Gesù
innocente, l'Agnello messo nelle sue mani) e il sentimento (amicizia di Cesare)
ha scelto il sentimento.
Ma aveva tutte e due le
cose presenti.
Egli è un
mercenario e non gli importa nulla delle pecore. Gv 10 Vs 13 Terzo tema.
Titolo: Rapporto tra terra e
cielo.
Argomenti: Il concetto di importanza – Il campo di
scelta – Doni minori e maggiori – Doni minori: sensi e intelletto - Il Pensiero di Dio Creatore - Sentimenti e intelligenza - L’obbligo di scegliere – Il metro di misura
- La responsabilità dell’uomo - Ignorare il Principio – Il tempo della scelta
– La scelta di Pilato - La scomparsa di
un termine della scelta - La libertà di
scegliere - Subire Dio senza poterlo
capire -
23-24/Settembre/1990 Casa di
preghiera Fossano.
Siamo partiti dal concetto di importanza.
Quale è la scelta decisiva nella vita di ogni
uomo.
Perché nella vita di ogni uomo c’è una scelta
decisiva.
Le cose importanti sono determinate da Dio.
L’importanza è un concetto di valore.
E il concetto di valore viene da ciò che vale
più di tutto.
Gesù dice che una sola cosa è necessaria.
E dicendo a noi che una sola cosa è
necessaria, ci dice che una cosa vale al di sopra di tutto.
Il valore è determinato da Dio.
Lui stesso è la cosa necessaria e la cosa più
importante.
Il valore massimo.
E quindi conoscere Lui è la cosa importante.
La vita vera eterna.
Quella vita eterna in cui la Parola di Dio ci
dice che dobbiamo sforzarci di entrare oggi.
“Sforzatevi di entrare”.
Tutto l’universo, tutta la creazione, tutto
il mondo, tutte le fatiche, tutti i dolori, tutto questo nascere e questo
morire, tutti questi affanni e queste paure sono state (ancora oggi) ordinate
da Dio, per farci scoprire questa vita eterna, nella quale dobbiamo sforzarci
di entrare, perché non si entra senza di noi.
Per farci scoprire questa cosa importante.
Questa unica cosa necessaria per la vita di
ognuno di noi.
Questo è quello che deve formarsi ben chiaro
e netto nella nostra vita.
Importante abbiamo visto che vuol dire che
deve essere importato dentro di noi.
Importato nei nostri pensieri.
Non basta che la cosa importante sia lì,
annunciata come importante a noi.
Nel concetto di importanza, c’è il concetto
di importare.
Importare dentro, cioè importare nel nostro
pensiero.
Quindi quello che ci è annunciato come
massimo valore, come unica cosa necessaria, dobbiamo farlo entrare nei nostri pensieri.
Farlo oggetto del nostro pensiero.
Quindi quello che è massimo valore in senso
oggettivo, deve diventare massimo valore in senso soggettivo.
In senso personale, deve essere il nostro
massimo valore.
È questa la condizione per restare nella
Verità.
Altrimenti noi usciamo dalla Verità.
Ed uscendo dalla Verità, noi non entriamo
nella Vita eterna.
Il tema di questa sera è proprio questo
rapporto che c’è tra la terra e il cielo.
Cioè il rapporto tra le scelte (l’uomo è
costretto a scegliere) che noi facciamo qui in terra e il cielo.
Il cielo cioè il luogo del nostro destino: la
vita con Dio.
C’è un rapporto.
Noi nella nostra vita scegliamo di
lavorare, guadagnare, scegliamo di farci
una carriera, scegliamo di affermarci, scegliamo di costruirci delle case,
eccetera.
E tutte queste scelte che noi facciamo qui in
terra, che importanza, che valore hanno, come incidono e se incidono nella
nostra vita nel cielo di Dio.
“Sarete veri miei discepoli se resterete
nelle mie parole”.
Le parole di Dio, sono per noi un sentiero.
Un sentiero che ci conduce alla conoscenza di
Dio.
Ma questo sentiero va percorso.
Non basta vedere questo sentiero, non basta
che ci sia indicato questo sentiero.
Questo sentiero va percorso e va percorso
fino all’ultimo.
La Parola di Dio è valida per ogni uomo in
senso universale.
E la Parola di Dio dice: “Quello che avrete
unito sulla terra, sarà unito anche in cielo e quello che avrete disunito da
Dio sulla terra, resterà disunito anche in cielo”.
Con ciò questa Parola di Dio, dice una cosa
molto importante.
Ci fa capire che c’è un rapporto fra la terra
e il cielo.
Non sono indipendenti.
Non è che quello che noi facciamo in terra
resti in terra.
Ci fa capire che quello che noi facciamo in
terra, decide la nostra vita nel cielo.
E quello che non avremo fatto in terra,
decide la nostra situazione nel cielo.
Il che ci fa capire che il cielo dipende
dalla terra.
Dalle scelte che noi abbiamo fatto in terra.
Ecco perché abbiamo messo come tema, questo
rapporto (se c’è) tra la terra e il cielo.
L’uomo abbiamo detto che è un essere che è
costretto a scegliere.
“Quello che avrete unito in terra sarà unito
anche in cielo e quello che avrete disunito in terra sarà disunito anche in
cielo”.
Cosa vuol dire unito?
Unito a Dio o separato da Dio.
Il che ci fa capire che quello che in terra
uniamo a Dio resterà unito nel cielo e quello che noi qui in terra avremo
separato da Dio, resterà separato da Dio anche nel nostro cielo.
Nella nostra vita eterna, il cielo
rappresenta la vita eterna.
Abbiamo detto che l’uomo è un essere
costretto a scegliere, non può non scegliere.
Ma per fare delle scelte, l’uomo deve avere
un campo di scelta.
Si sceglie in quanto uno ha la possibilità di
avere due o più cose a disposizione.
Se l’uomo avesse una sola cosa a disposizione,
evidentemente non potrebbe scegliere.
Sarebbe dominato da quell’unica cosa che ha
presente.
E l’uomo ha presente una molteplicità di
cose.
Una molteplicità di cose che si può poi
ridurre a due dati estremi.
La Parola di Dio ci dice che Dio creando
l’uomo ha creato il cielo e la terra.
Questo cielo e questa terra, sono in ognuno
di noi.
L’uomo è formato di un cielo e di una terra.
E questi sono i due termini.
E noi dobbiamo capire cosa vuole dire terra e
cosa vuole dire cielo.
La terra rappresenta tutto quello che è dato
a noi senza di noi.
Che arriva a noi indipendentemente da noi.
Cielo invece è ciò che non può essere dato a
noi senza di noi.
In termini di Vangelo, noi diciamo che la
terra rappresenta tutti i doni minori.
Il cielo rappresenta i doni maggiori di Dio:
la conoscenza di Dio, la vita eterna.
I doni maggiori di Dio, non possono essere
dati a noi senza di noi.
Tutti i doni minori rappresentati dalla
terra, invece sono dati a noi senza di noi.
Il che vuol dire che s’impongono su di noi.
E tra questi doni minori che vengono dati a
noi, abbiamo un campo di doni che fanno capo ai nostri sensi.
La creazione, le creature arrivano a noi
attraverso i sensi.
Il mondo sensibile, lo vediamo, lo tocchiamo,
lo esperimentiamo.
Pero tra i doni minori, ci sono anche i dati
che noi portiamo nell’intelletto.
Che non entrano in noi attraverso i sensi ma
che sono dati a noi, quindi imposti a noi ma non nei sensi e che quindi non
vediamo e non tocchiamo.
Che però non possiamo ignorare.
Non li possiamo ignorare perché sono dati a
noi.
Al centro di tutti questi doni dati a noi,
non attraverso i sensi ma nell’intelletto, c’è il Pensiero di Dio Creatore.
Il Pensiero di Dio Creatore è nel nostro
intelletto.
Non è nei sensi.
Non lo vediamo, non lo tocchiamo, non lo
esperimentiamo Dio Creatore.
Ma non lo possiamo ignorare.
E questo è un dato.
Ed è un dato minore.
Dato a noi senza di noi.
Abbiamo quindi un dato nell’intelletto: il
Pensiero di Dio Creatore in noi, che non possiamo ignorare.
Ed abbiamo tutti i dati che arrivano a noi
attraverso i sensi.
Che per noi sono sentimenti.
Abbiamo il campo dei sentimenti ed abbiamo il
campo dell’intelligenza.
Ecco i due campi, due termini, due dati.
Essenziali, che ogni uomo porta con sé.
Però c’è un fatto importantissimo nell’uomo:
l’uomo non può stare con due dati.
L’uomo non può convivere con due dati.
L’uomo è essenzialmente una passione
d’assoluto.
Una passione di unificazione.
E abbiamo anche visto che l’uomo non può non
pensare.
L’uomo è fatto di pensiero.
Però non può pensare contemporaneamente due
cose.
L’uomo può pensare soltanto ad una cosa per
volta.
Il che vuol dire che deve dare la precedenza
a qualche cosa.
Per questo ho detto che l’uomo è un essere
costretto a scegliere.
Cioè l’uomo è un essere che è costretto a
dare la precedenza a qualche cosa, perché quando pensa, Lui dà la precedenza a
qualche cosa.
Il pensiero è fatto così: ha una porta che
lascia passare uno per volta.
E abbiamo detto la volta scorsa, che quando
si deve lasciare passare uno per volta, c’è sempre un diritto di precedenza.
Chi passerà per primo?
Il problema essenziale della vita è questo
problema di importanza.
E importanza vuole dire importare.
Importare nel pensiero.
Ma nel pensiero entra una sola cosa per
volta.
E allora chi lasci passare per primo?
Chi fai entrare per primo nel tuo pensiero?
Cioè a chi o a che cosa dai la precedenza nel
tuo pensiero?
L’uomo è costretto a dare la precedenza a
qualcosa o a qualcuno.
Non può farne a meno, come non può fare a
meno di pensare.
E una cosa diventa veramente importante per
noi, quando a quella cosa dedichiamo il pensiero.
Oggettivamente quella cosa può essere
banalissima, ma per noi soggettivamente diventa importantissima, in quanto la
facciamo oggetto di pensiero.
Perché possiamo pensare una cosa sola per
volta e in quanto la pensiamo noi la mettiamo in alto e quella diventa
dominante in noi.
Può anche essere una sciocchezza ma diventa
dominante in noi e su di noi.
L’uomo è costretto a scegliere e quindi è impegnato
a valutare.
A meno che voglia scegliere a caso.
C’è da vedere se esiste questo caso e se
l’uomo abbia la possibilità di scegliere a caso.
Ma evidentemente è questione d’importanza.
E quando l’uomo è costretto a scegliere, dà
la precedenza a qualche cosa e quindi è impegnato a dare una valutazione.
Valutare vuole dire dare un valore, vuole
dire misurare.
Misurare vuole dire confrontare, vuole dire
fare un rapporto.
E alla base di un rapporto c’è sempre una
unità di misura.
L’uomo ha un metro per misurare?
L’uomo generalmente ha come metro, quello che
gli conviene, quello che gli piace.
Siamo nel campo dei sentimenti.
L’uomo si lascia guidare dai suoi sentimenti.
Però abbiamo detto che sulla terra dell’uomo,
c’è anche il campo dell’intelletto.
Ed è un campo in cui c’è la presenza di Dio
Creatore che l’uomo non può ignorare.
L’uomo può prendere come metro di misura
quello che ha nel sentimento, quello che sente, quello che gli piace, quello
che gli conviene, quello che gli è utile.
Può prendere come metro di giudizio, di
valore e quindi per stabilire la precedenza nel suo pensiero questo.
Ma può anche adoperare come metro di misura
quello che porta nell’intelletto e non nel sentimento.
Quello che non vede, non tocca e non esperimenta.
Cioè può prendere come metro di misura,
quello che ha nel pensiero, quello che ha nell’intelletto.
Il Pensiero di Dio Creatore.
Ma a questo punto dobbiamo chiederci: ma tra i due, l’uomo ha una
responsabilità se sceglie uno piuttosto che l’Altro?
Quale è la responsabilità dell’uomo.
Il Pensiero di Dio Creatore che l’uomo non può ignorare, è l’Essere da cui
dipendono tutte le cose.
È il Principio di tutte le cose.
E l’uomo non può ignorarlo.
Quando si ha una cosa che non si può ignorare, qui l’uomo è responsabile, se lo
trascura.
Perché l’uomo non può ignorarlo.
Dio è il Principio Creatore di tutte le cose.
Ora, Dio è l’essere che l’uomo non può ignorare perché lo porta più vicino dei
suoi stessi sensi.
Lo porta più intimo di quello che gli arriva attraverso i sensi.
Il Pensiero di Dio Creatore, l’uomo l’ha nella sua anima.
L’ha nel suo stesso pensiero e non può lo può ignorare.
Allora se l’uomo prende come misura quello che gli arriva attraverso i sensi, i
sentimenti, trascura quello che non può ignorare.
E quando si trascura ciò che non si può ignorare, si è responsabili di questo
ignorare il Principio Creatore di tutte le cose.
C’è una responsabilità.
Il Principio Dio Creatore, essendo il Principio è Colui che è dato a noi per le
nostre scelte, da mettere come principio delle nostre scelte.
Quando si fa una valutazione, quando si fa una misura, tutto dipende da ciò che
mettiamo come principio.
E il principio Dio ce lo ha dato: “Non avrai altro principio all’infuori di Me,
perché sono Io il Creatore di tutte le cose”.
Avendoci dato il Principio, impegna noi a metterlo come principio.
Quindi non a mettere come principio quello
che vediamo e tocchiamo, i sentimenti o quello che a noi piace.
Noi dobbiamo mettere come principio, quello che ci rende responsabili, se non
lo mettiamo come principio.
Dobbiamo avere come metro di misura nelle
nostre valutazioni e quindi nelle nostre scelte il Principio di tutte le cose.
L’uomo è costretto a scegliere, perché avendo
due termini non può restare con due termini, deve preferirne uno.
L’uomo non è costretto a sceglierne uno
piuttosto che l’Altro, però è responsabile quando sceglie uno piuttosto che
l’Altro.
Responsabile perché?
Perché scegliendone uno, deve ignorare
l’altro.
Quello che è il Principio e che noi non
possiamo ignorare come principio, perché nessuno di noi è principio, nessuno di
noi è creatore, quello noi dobbiamo metterlo come principio, perché se non lo
mettiamo come principio, noi lo ignoriamo.
Lo ignoriamo come principio.
E allora noi giudichiamo e facciamo le
scelte, in base ai nostri sentimenti.
E i nostri sentimenti, non sono il principio
di nulla.
Perché il Principio di tutto è Dio.
Qui noi facciamo le scelte sbagliate.
Perché facciamo delle valutazioni sbagliate.
Qui avviene quello che il Signore dice:
“Quello che voi non unite, resterà disunito”.
Cioè quello che noi disuniamo da questo
Principio, quello resta disunito.
E cosa vuol dire restare disunito?
Cioè che cosa ci giochiamo noi con le scelte
della nostra vita qui in terra?
Dall’altra non si fanno più scelte
Le scelte si fanno solo qui in terra, perché?
Perché qui in terra abbiamo due dati.
L’uomo può scegliere in quanto ha due dati.
Il giorno in cui l’uomo ha davanti a sé un
dato solo, lui non può più scegliere.
Lì, lui è definito.
Perché l’uomo di per sé non è libero.
È soltanto quando Dio gli fa la proposta che
l’uomo può rispondere, anzi deve rispondere.
Deve scegliere.
È in questa risposta che l’uomo rivela il suo
cuore ed è in questa risposta che l’uomo è libero.
Ma solo in quel punto in cui Dio gli fa la
proposta, dà all’uomo la possibilità di valutazione.
In caso diverso no.
Però l’uomo è di fronte all’eterno e la
risposta che Lui dà a ciò che è eterno, è una risposta decisiva.
C’è un tempo quindi per questa risposta
decisiva che scompare.
Il tempo della scelta, il tempo in cui l’uomo
decide, è un tempo che dura molto poco nella vita dell’uomo.
E cosa succede per cui l’uomo a un certo
momento non è più libero di decidere?
Teniamo sempre presente che per decidere, per
scegliere bisogna avere un campo di scelta.
Avere una molteplicità di termini o almeno
due termini da confrontare, valutare e scegliere.
Abbiamo visto la responsabilità che l’uomo ha
in questa scelta, perché c’è un dato (il Principio) che l’uomo non può e non
deve ignorare.
E se lo ignora l’uomo si apre ad un campo di
errore.
Di cui resta schiavo, succube, per tutta la
vita.
Credendo magari di fare bene.
Perché lui ha come punto di riferimento, un
punto che non è il Principio.
Ha come principio, ciò che non è il Principio.
L’errore sta lì.
E la colpa sta lì.
Ora quando l’uomo è libero, è libero perché
Dio gli fa la proposta e lo mette di fronte a due termini.
Abbiamo visto i due termini in Socrate, in
Pilato, in Tommaso Moro.
Questi due termini che entrano in gioco: sentimento
e intelligenza.
In Pilato l’abbiamo visto più in profondità.
Perché Pilato c’era il dato
dell’intelligenza: quest’uomo è innocente, ecco il dato dell’intelligenza, la
verità, lo sapeva Pilato.
E poi c’era il dato del sentimento: il
sentimento era l’amicizia con Cesare, quindi i suoi interessi, i suoi affari,
la sua carriera.
E Dio lo ha posto di fronte al dilemma.
O Cristo o la propria carriera.
Questo o quello?
Abbiamo visto che Pilato, ha preferito il suo
sentimento.
E ha venduto, quello che portava nella sua
intelligenza.
Ha venduto la Verità.
L’uomo dunque ha la possibilità di scelta
responsabile ma solo in quanto ha due termini davanti a sé e che si
sintetizzano in sentimenti (io) e intelletto (Dio).
Ma quando uno di questi due dati scompare, o
perché viene trascurato, o perché viene annullato, cosa succede?
L’uomo può scegliere soltanto in quanto ha
due dati.
Ma quando uno dei due dati scompare, cosa
succede?
Può scomparire il dato del sentimento o può
scomparire il dato dell’intelligenza.
Uno dei due può scomparire.
E come scompare?
Scompare in quanto l’uomo può trascurare Dio.
Dio c’è, l’uomo non lo può ignorare, però
l’uomo lo può trascurare.
Può non tenerne conto.
Tutti quanti noi facciamo esperienza che
possiamo non tenere conto di Dio quando pensiamo o quando decidiamo qualcosa,
quando scegliamo, quando parliamo.
E quante sciocchezze diciamo (ed è Dio che ce
le fa dire) perché non è Dio a farci parlare.
Quante sciocchezze diciamo perché parliamo
senza tenere presente Dio!
Ed è Dio che ce le fa dire, perché non
teniamo conto di Lui.
Tutti gli errori che facciamo, li facciamo
perché non teniamo conto di Dio.
L’uomo ha quindi come dato il Pensiero di
Dio, però può trascurare Dio, può non tenerne conto.
Perché: “Io ho i buoi, i campi, la moglie”:
sentimento.
Preferisce questo.
Scartando uno dei due dati cosa succede
nell’uomo?
Succede che l’uomo non può più scegliere.
Perché non ha più i due dati.
Uno lo ha scartato.
Resta schiavo, succube.
L’uomo che trascura Dio, trascura una cosa
che non può ignorare quindi è responsabile.
Quindi è in colpa se lo trascura.
E Gesù dice che chi fa il peccato, la colpa,
resta schiavo di esso.
L’uomo qui a questo punto non può più
scegliere: gli mancano i due dati.
Non ha tenuto conto di Dio, ha messo prima il
sentimento e adesso è succube di questo.
La sua volontà è succube.
La volontà dell’uomo non è libera.
E adesso l’uomo deve necessariamente volere
in conseguenza di quello che lui ha privilegiato nel suo pensiero.
Di quello che lui ha lasciato entrare nel suo
pensiero.
Può succedere anche che venga eliminato
l’altro dato.
Cioè il dato del sentimento, le creature, il
mondo.
Tutto ciò che vediamo e tocchiamo può essere
annullato.
E quando e come viene annullato?
In realtà tutti fanno esperienza che i dati
del sentimento, sono soggetti al crollo.
Alla vanità, al tempo che passa.
Il tempo che passa, annulla tutti quei dati
sentimentali che noi abbiamo messo prima di tutto nella nostra vita.
Gli amori, le creature, gli affari, le
carriere, lo sport, la politica.
Tutti questi dati che noi mettiamo prima di
tutto perché rientrano nel campo del sentimento e servono quindi al nostro io e
in nome dei quali noi trascuriamo Dio.
Tutti questi dati qui, in un modo o
nell’altro, non fosse altro che con la morte ci vengono portati via.
Volenti o nolenti, tutti questi dati ci
vengono portati via.
Se ci vengono portati via questi dati, cosa
succede?
Succede che noi restiamo con un solo dato,
quello che c’è nell’intelletto.
Proprio quello che noi abbiamo trascurato: il
Pensiero di Dio Creatore.
Restiamo con quell’unico dato.
I dati sentimentali ci sono stati annullati e
quando una cosa ci è stata annullata, noi non possiamo più volerla!
Prima noi l’abbiamo voluta e l’abbiamo
preferita a Dio, poi questa cosa qui ci viene portata via, ci viene annullata,
muore, ci delude e noi non possiamo più volerla perché è stata annullata.
Non possiamo più volerla.
E a questo punto qui cosa succede?
Noi restiamo con un solo dato di fronte a
noi: Dio Creatore, non possiamo farne a meno.
Perché è l’unico che resta.
Tutto il resto viene annullato.
Ma notate che quando siamo di fronte ad una
cosa sola, non c’è più il due, c’è l’uno.
E quando c’è solo uno, noi non siamo liberi.
Non possiamo più scegliere.
Non è detto che perché noi restiamo solo con
Dio che noi scegliamo Dio.
La scelta è possibile solo in quanto ci sono
due termini.
Ma quando uno dei due viene eliminato, noi
non possiamo più scegliere.
E quando uno non può scegliere cosa succede?
Succede che la cosa viene imposta, la
subisce.
Arriva un momento in cui l’uomo subisce Dio.
Ma quando subisce Dio, non può più capirlo.
Ha perso la capacità di capire.
A questo punto possiamo capire, cosa voleva
dire Gesù quando diceva: “Ciò che avrete unito in terra, sarà unito in cielo e
ciò che non avrete unito in terra, non sarà unito in cielo”.
Ciò che in cielo non è unito, ci porta via la
capacità di capire Dio.
Il che vuol dire che proprio qui in terra,
noi decidiamo il nostro futuro nel cielo.
Ecco la posta in gioco, quello che noi
perdiamo a non mettere Dio prima di tutto.
Le creature, il mondo, Dio ce le dà per
offrire a noi un campo di scelta e quindi per offrire a noi la formazione in
noi della capacità di capire Dio.
Perché là dove le cose ci sono imposte, noi
non possiamo capirle.
Ecco per cui tutta la creazione e il Pensiero
stesso di Dio in noi, in quanto ci è dato senza di noi, ci è imposto e noi non
possiamo capirlo.
Non possiamo smentirlo ma non possiamo
capirlo.
Noi non possiamo smentire il mondo, il mondo
c’è, s’impone su di noi ma per noi è tutto mistero.
Non conosciamo l’universo, non conosciamo gli
uomini, non capiamo.
Eppure non possiamo ignorarlo, sappiamo che
c’è, lo subiamo ma non lo capiamo.
Quindi la terra rappresenta tutto questo
mondo che è dato a noi senza di noi e quindi che è imposto.
Non abbiamo la capacità di capirlo.
Anche il Pensiero di Dio Creatore ci è
imposto.
Non possiamo ignorarlo.
Non lo portiamo nei sensi ma lo portiamo
nell’intelletto.
Non possiamo ignorarlo: ci è imposto.
Però noi lo possiamo trascurare e qui c’è la
colpa.
Quindi tutto ciò che ci è imposto, noi non
possiamo capirlo.
Però Dio ci ha creati per capire.
Dio ci ha creati per conoscere.
Dio ci ha creati per capire Lui, conoscere
Lui.
“La vita eterna sta nel conoscere Me e
occupati di Me, perché sei stato creato per cercare e conoscere il tuo Dio” ci
dice Dio.
Quindi l’uomo si trova con tutto un mondo che
non può capire, perché gli è imposto.
Ma si trova con un mondo, il cielo che gli è
proposto, perché soltanto in quanto gli è proposto e fintanto che gli è
proposto, ha la possibilità qui in terra, di formarsi la capacità di capire.
Quindi la capacità di capire non è data
all’uomo ma è proposta all’uomo.
L’uomo può non raggiungerla mai, può non
ottenerla mai
Questa capacità non è l’uomo che se la forma
(è logico è grazia di Dio), soltanto se e fintanto che ha la possibilità di
scegliere.
Cioè poiché ha presente due termini e mette
prima quello che va messo prima.
I due termini li abbiamo detti: sentimento e
intelligenza.
Cioè creature e Pensiero di Dio Creatore .
Mettere prima di tutto vuol dire guardare
tutte le cose da un punto di vista.
Se l’uomo mette prima di tutto Dio Creatore,
perché è il Principio e quindi comincia a guardare tutte le cose dal punto di
vista di Dio e quindi sottomette tutto a Dio, nell’uomo si forma la capacità di
capire.
La capacità di capire, la capacità di
conoscere, si forma nell’uomo man mano che l’uomo guarda da Dio.
E tutto ciò che guarda da Dio e solo per quello
che guarda da Dio, lì nell’uomo si forma la capacità di conoscere di capire.
Solo lì si forma quello che lui troverà unito
nel cielo.
Non si può mantenere unito a Dio se non si ha
Dio come principio, io non posso avere due principi.
Quindi soltanto quello che voi avrete unito a
Dio, visto da Dio, sottomesso a Dio, quello ve lo troverete nel cielo di Dio,
unito a Dio.
Il che vuol dire che lì avrete la capacità di
leggere, la capacità d’intendere, avrete la capacità di capire.
Ma tutto ciò che avete disunito da Dio, lo
troverete disunito nel cielo.
Noi qui in terra, nel tempo in cui abbiamo la
possibilità di fare delle scelte formiamo in noi la capacità di conoscere Dio.
Ma questo tempo scade perché in un modo o
nell’altro, uno dei due termini sparisce, per cui noi non siamo più liberi,
siamo succubi, dominati da ciò che abbiamo presente.
Uno dei due termini sparisce e quindi per noi
scade il tempo della scelta.
Qui entriamo in quello di cui avevamo
parlato: la scelta decisiva.
L’uomo si gioca il cielo, nelle scelte che fa
sulla terra.
E deve stare molto attento che ogni volta che
lui non tiene conto di Dio Creatore di Dio Principio, non lo sottomette cioè a
Lui, l’uomo si gioca la capacità di capire Dio nel cielo di Dio.
Egli è un mercenario
e non gli importa nulla delle pecore. Gv 10 Vs 13 Riassunti.
RIASSUNTI –Domenica – Lunedì
Argomenti: Conoscenza per fede – Sopportare
la luce – La risposta di fronte all’eterno – La capacità di conoscere Dio – la
responsabilità dell’uomo – Il concetto d’importanza – Gli
idoli – Migrare – La scelta decisiva – Guardare dal punto di vista di Dio – Il
Pensiero di Dio Creatore – L’illusione di scegliere – Valutare alla presenza di
Dio – Dio punto fisso di riferimento –
La libertà di Dio – Giobbe -
30/Settembre/1990 Casa di
preghiera Fossano.