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In Lui era la Vita e la Vita era la Luce degli uomini. Gv 1 Vs 4 Primo tema


Titolo: In Lui era la vita.


Argomenti: Il luogo della vita è il Verbo. Il potere distruttivo dell’io. In Lui era la Vita (la Fedeltà).


26/settembre/1975


Lo dice per noi, personalmente, come se oggi la nostra vita non fosse più in Lui. “In principio la vita era in Lui”, dopo, per noi non è più stato così, perché abbiamo cercato la nostra vita altrove; è come se uno mi dicesse: “un tempo la tua vita era la campagna, lo studio ecc.”. Così Dio ci dice che nel principio dell’uomo, cioè come Dio l’ha voluto, la vita dell’uomo era nel Verbo di Dio. Ci fa capire che la vita non è in noi, per cui ci denuncia l’errore che noi facciamo se ci riteniamo vivi; ci dice che siamo morti e che la nostra vita è nel Verbo di Dio.

La nostra vita è nascosta con Cristo in Dio” (Col 3,3).

Avete ucciso l’Autore della vostra vita” (At 3,15).

Possiamo fare due errori: 1°- ritenerci vivi e quindi non cercare più la vita in Lui e fare consistere la vita nell’azione, nell’esplicare noi stessi;

2°- cercare la vita altrove.

Questa è un’informazione che Dio ci dà; ci insegna dov’è la nostra vita e dove dobbiamo cercarla; ci libera dal cercare la vita nel denaro, nelle creature, ecc., invece che nel Verbo di Dio.

Tutti cercano Dio, ma non dove Egli è; Dio va cercato in Dio. Sorge qui un concetto nuovo: quello della vita e del luogo di essa: in Lui.

Gesù ci parla di Vita eterna, non come vita dopo la morte, ma come vita vera contrapposta alla vita apparente, relativa; ci dice che la Vita Eterna, cioè quella vera, sta nel conoscere Dio, non nell’azione, nel fare, nel parlare, ma nel conoscere. Nel Verbo di Dio c’è la conoscenza di Dio; ascoltando il Verbo giungiamo alla conoscenza di Dio, e quindi alla vita; per cui leggiamo in S. Giovanni: “In Lui c’è la vita”.

Solo il Figlio conosce il Padre” (Mt 11,27)), e solo il Figlio può far conoscere il Padre a coloro che ascoltano la parola del Figlio, cioè il Figlio stesso. Ma per ascoltare Dio bisogna avere interesse per Dio, “chi ha orecchi per intendere intenda” (Mc 4,9), cioè bisogna essere attratti da Dio.

È l’interesse che ci rende attenti, Dio si conosce solo in Dio; Dio è libero, Dio è rivelatore di Se stesso e lo fa per atto libero; nessuno lo può pretendere, ma si richiede il superamento di tutto ciò che non è Dio, del mondo, del pensiero di noi stessi per ascoltare Colui che ci parla di Sé. Nella nostra vita spirituale ci sono diverse fasi. Si parte da una fase estroversa, in cui siamo attratti dalle cose,

fase della ricerca, in cui ci distacchiamo da tutte le cose per raccoglierci solo in Dio; poi, scoprendo la sua Verità, c’è la fase della comprensione delle creature, le quali ci confermano sempre più nella Verità di Dio che ci parla attraverso di esse.

La Parola va sempre unita alla Sorgente, perché è lì che s’illumina; in caso contrario la creazione provoca agitazione, angoscia, perché nulla si spiega in sé.

Illuminata dalla sua Sorgente ogni parola dà a noi la vita. “L’uomo vive di ogni parola che procede dalla bocca di Dio” (Mt 4,4).

Pensieri tratti dagli incontri del Sabato:

Sabato 17.01.1976: (appunti)

In Lui era la Vita”: in principio la Vita era quella, era nel Verbo, ci dice Dio. Ce lo dice affinché abbiamo a guardare lì: la vita non è cambiata, si trova sempre in Lui,

Nel Verbo era la vita per dirci che dopo la Vita non è più stata lì: non è cambiata oggettivamente, ma per noi.

Nel principio l’uomo riconosceva in Dio la fonte della sua vita, del suo essere e non la cercava altrove. Ora l’uomo, staccandosi dal Verbo, si distacca dalla Vita e si trova nella non-vita.

Quello che era in principio, ancora lo è. In questo principio ci viene detta la Verità, le cose come devono essere: la vita è nel Verbo, cercala lì.

Per questo ci viene annunciato, perché cerchiamo la vita dov’è, non per nostra cultura, ma per invitarci a cercarla dov’è. Quello che Dio fa, resta: è la creatura che scivola, per cui ciò che Dio fa si modifica in noi.

Dio continua a esistere anche se la creatura lo nega, però questa si allontana e viene ammonita dalla parola di Dio: la tua vita sta lì. Sappi che se vuoi ricuperarla, è lì. È come dire a uno che ha sbagliato un problema: “Non sapevi che la regola era quella? Recupera la regola e il problema lo risolverai”. Così Dio ci dice: “Non sapevi che la vita era quella? …per questo hai preso questa cantonata”.

Sabato 24.01.1976: (appunti)

"In Lui era la Vita": queste parole sono dette a delle creature che camminano su di una strada sbagliata, per indicare loro la via giusta ( "era quella la via giusta!”), affinché la ricuperino: "la Vita era nel Verbo! Perché l'hai cercata altrove?"

Cercandola altrove, abbiamo avuto e abbiamo una privazione di vita.

Qui ci viene indicata il “luogo” della vita: il Verbo.

Sabato 16.04.1983:

 

Luigi: Siamo giunti al versetto 4: “In Lui era la vita… ”.

Marco: Quello che mi colpisce sempre è questo verbo al passato: “era”.

Luigi: In Lui era la vita, però è sempre rapportato ad una situazione che è cambiata; la situazione è cambiata in noi, non in Lui. Tutte le cose che sono dette nel Vangelo sono riferite a noi. Nel Vangelo si parla di Dio, ma riferito a noi, perché si tratta del Verbo incarnato. Il Verbo incarnato è in funzione dell’uomo, quindi è per l’uomo; quindi tutto quello che si dice nel Vangelo è per l’uomo. Quindi qui si annuncia una situazione che era in principio e che poi non è stata più; ma nell’uomo e non in Dio.

Marco: “In Lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini”; “In Lui era la vita…” e il seguito si può sostituire dicendo: “e Lui era la luce degli uomini”.

Luigi: Certamente, cioè la Luce è Lui; il Pensiero di Dio in noi è la Luce.

Dio si annuncia a noi indipendentemente da noi; la Verità si annuncia a noi, noi non La conosciamo, ma non possiamo ignorarla. Dio è Colui che nessuno può ignorare, anche se non Lo conosciamo; Dio è Colui che pochissimi conoscono, però è anche Colui che nessuno può ignorare. Quindi si annuncia a tutti, ma si rivela soltanto a coloro che lo cercano, e lo cercano come va cercato.

Ida: La vita va cercata in Lui, perché “In Lui è la vita”, però è molto facile fare delle scelte sbagliate; intendo dire che nel momento in cui riceviamo una cosa è facile rimanere alla materialità di quella cosa, ...sperimentando il peso di essa.

Luigi: Ma questo accade se le scelte non sono fatte secondo lo Spirito. Noi possiamo lasciarci guidare dalle nostre impressioni, dai nostri sentimenti, dal pensiero del nostro io, e naturalmente la scelta è sbagliata. Il nostro io ci confonde, crediamo di fare il nostro interesse, e invece facciamo la nostra rovina; e perdiamo la vita, perché la vita è partecipazione.

Noi non siamo vivi; noi viviamo in quanto partecipiamo, partecipiamo all’Altro. E naturalmente rompendo la comunione, l’armonia con l’Altro, noi perdiamo di vita, perdiamo di essere; noi non siamo l’Essere, noi siamo partecipazione all’Essere.

Dio ci offre la possibilità di partecipare a ciò che Egli è. Quindi noi viviamo nella misura in cui partecipiamo a Lui; invece, più pensiamo a noi stessi e più ci distruggiamo. Noi ci scaviamo la tomba pensando a noi stessi.

Più ci superiamo ignorandoci e più partecipiamo della Vita.

Ecco, dobbiamo stare attenti perché tutte le cose, in quanto arrivano a noi, arrivano da Dio (Dio solo è il Creatore), e il rischio sta in quello che parte da noi; perché noi restiamo confusi da ciò che parte da noi.

Ora, tutte le cose che arrivano a noi, noi dobbiamo accettarle e riportarle a Dio per cercare il Pensiero, l’Intenzione, la Volontà di Dio. Ma soprattutto dobbiamo fare attenzione alle cose che partono da noi, perché tutto deve partire dallo Spirito di Dio, e non da altro. Se invece le cose partono dai nostri sentimenti, dalle nostre impressioni, dai nostri desideri, dalla nostra figura, naturalmente perdiamo la sintonia, l’armonia con Dio e allora è finita.

Paolo: È la Presenza di Dio in noi la Vita e la Luce; e confrontando tutto con questa Presenza in noi camminiamo verso Dio.

Luigi: Ecco, il lavoro vero da fare è sempre questo confrontare, questo riportare, questo raccogliere tutto in Dio. Tutte le cose vengono a noi da Dio e tutte le cose vanno riportate in Dio. Il difetto nostro sta nel non chiudere il cerchio: riceviamo tutte le cose e poi le fermiamo ai nostri sentimenti, alle nostre impressioni e non le riportiamo a Dio; in tal caso le cose non s’illuminano. Infatti le cose s’illuminano soltanto in Dio e da Dio; non riportandole in Dio restiamo confusi, e ad un certo momento non sappiamo più per che cosa vivere.

Don Giuseppe: L’uomo è creato per la vita, e vita vera, però a causa del peccato originale non riesce più a scoprire dove è la vita.

Luigi: Ecco, non sappiamo più per che cosa vivere, e allora viviamo solo più di impressioni, di quello che dicono gli altri.

Don Giuseppe: È necessario aprirci al Verbo, che è la nostra vita e che è la luce; la vita è la luce degli uomini.

Piero: La vita deriva dallo svuotare la nostra mente dal nostro pensiero per essere Pensiero di Dio; cioè non dobbiamo pensare noi, ma deve essere Lui a pensare in noi; questa è la vita, di conseguenza è Luce.

Luigi: Mentre invece se ci allontaniamo da Lui noi esperimentiamo le tenebre, la confusione.

Pinuccia B.: Questo versetto è collegato con quello precedente: “Senza di Lui nulla è stato fatto di ciò che è fatto”; cioè, non in Sé, ma in noi; noi possiamo vanificare tutto se non abbiamo Lui. Se non cerchiamo la vita in Lui, tutto in noi viene ad annullarsi e la creazione resta vanificata.

Luigi: E non soltanto, ma anche noi stessi; infatti noi esperimentiamo la morte; questa esperienza di morte è proprio l’esperimentare che noi non siamo nella Vita.

Ora, questa è una conseguenza del fatto che noi facciamo le cose senza Dio; allora: se noi ci crediamo intelligenti, esperimentiamo la stoltezza; se ci crediamo volenterosi, esperimentiamo l’incoerenza; se ci crediamo vivi, esperimentiamo la morte. E questa è la conseguenza del fatto che operiamo senza di Lui, che pensiamo senza di Lui, parliamo senza di Lui, operiamo senza di Lui. Quindi vanifichiamo tutto ciò che Dio fa in noi, ma non in Sé. Noi abbiamo il potere tremendo di annullare, in noi, tutta l’opera di Dio. Difatti il Cristo, che è la rivelazione di tutto ciò che avviene in noi nei nostri rapporti con Dio (perché Cristo è il centro, ed essendo il centro è la rivelazione), ci rivela che noi Lo uccidiamo; uccidere il Cristo vuol dire uccidere la nostra vita: “voi avete ucciso l’Autore della vostra vita(Ap 3,15). Quindi questo significa che noi abbiamo il potere, nel pensiero del nostro io, di annullare tutta l’opera che Dio fa. Ecco, Dio opera per portarci nella Vita, però noi abbiamo il potere di annullare in noi stessi tutta l’opera di Dio.

Pinuccia B.: E allora a noi che esperimentiamo questa morte viene detto questo: “In Lui era la vita …ma dovevi saperlo!”; cioè esperimentiamo la morte perché non abbiamo cercato in Lui la vita.

Luigi: Quindi questo è un avviso, è Parola di Dio. Ora, tutte le Parole di Dio, in quanto giungono a noi, giungono a noi non per giudicarci, non per condannarci, ma per salvarci, quindi per indicarci il fine, per liberarci da tutte le nostre strade sbagliate e riportarci sulla strada giusta. Quindi ci dice: guarda che tu dovevi vivere per “quello”, la vita è quella, tu sei stata creata per quello; quindi queste parole tendono a riportarti nella giusta strada. Quel’“era” ci dice: “guarda che all’inizio Dio ha voluto questo, quindi la meta è questa, e allora riportati su quel cammino”.

Pinuccia B.: Inizialmente si vive così, senza sapere di vivere, e si trova vita in ogni cosa, poi ad un certo punto è necessario sperimentare la vanificazione di tutto, per poter imboccare la strada giusta.

Luigi: Certo, dobbiamo imparare quello che dobbiamo volere, perché Dio sta costruendo in noi una persona, quindi una persona consapevole di quello che pensa e di quello che vuole; e allora ad un certo momento dobbiamo individuare la finalità.

Tu per che cosa vuoi vivere? …vuoi vivere?

Ecco, ad un certo momento noi dobbiamo essere portati con le spalle al muro, a constatare il non senso del vivere; solo allora potremo dare ascolto alle domande che la creazione ogni giorno ci pone: ma tu lo sai per che cosa vivi? per che cosa stai vivendo? Tu, la tua giornata, oggi, per che cosa la stai spendendo? Lo sai che sei stato creato per conoscere Dio? Oggi, che cosa fai tu per conoscere Dio?

La nostra giornata vale in quanto noi cerchiamo Dio: lì sta il nostro destino.

Pinuccia B.: E ci dice queste cose anche facendoci sperimentare che non troviamo la vita dove pensiamo di trovarla.

Luigi: La cerchiamo in luoghi sbagliati, per forza esperimentiamo la non vita!

Sabato 11.02.1989

 

Pinuccia A.: “In Lui era la Vita”, perché Dio è l’Essere, Colui che è.

Luigi: Certo, ma dire “Lui è l’Essere vuol dire annullare tutto il resto, quindi essendo per gli Ebrei insopportabile questa cosa, hanno sostituito il nome mantenendo le stesse vocali di “Colui che è” con Adonai. Ora, se noi diciamo il Signore è Colui che regna su tutto è sopportabile; invece dire è l’Essere non è più sopportabile (gli antichi Lo chiamavano Giove, ma Giove è collegato con Jahvé, con Essere. Come anche Juppiter che deriva da “ju” = io, e da “piter” che in sanscrito è padre = Dio. Quindi i concetti sono sempre quelli).

Angelo: Nel versetto 4 il Signore mi ha fatto capire che in principio della creazione Dio Creatore era la Vita e la Luce degli uomini.

Luigi: Sì, se ci viene detto quello, ci viene detto affinché noi Lo ricuperiamo; dobbiamo ricuperare quello che era in principio se vogliamo trovare la vita; altrimenti sperimentiamo la morte.

Silvana: “In Lui era la vita”, dicendo che la vita è in Lui chiarisce che non la si può cercare in nessun altro luogo.

Luigi: Certo, la si può cercare altrove, ma sbagliando. Infatti tu puoi cercare funghi su una piazza, ma non li trovi (a meno che ci sia il mercato!)

Ecco, noi possiamo sbagliare luogo, ma sbagliando luogo non troviamo. Qui ci viene annunciato il luogo, il luogo della vita. Tutti cercano la vita, ma sbagliano luogo; e allora la Parola di Dio ci dice: “In principio la vita era nel mio Pensiero”, “la nostra vita è nascosta in Dio” (Col 3,3), quindi Egli dice a noi: “cerca il mio Pensiero e troverai la vita”, cerca di conoscere Dio e troverai la vita. Infatti “la Vita Eterna sta nel conoscere Dio”(Gv 17,3), quindi la vita è conoscenza, è la luce e sta in Lui.

Pinuccia B.: “In Lui era la Vita”; l’argomento vita è l’argomento che interessa tutti, perché abbiamo tutti bisogno di vivere…

Luigi: …e nessuno vuole morire.

Pinuccia B.: Nella vita è compreso tutto: gioia, pace, luce, ecc. E il fatto che ci venga detto che è in Lui, è una rivelazione grande per noi che siamo ciechi e che magari la cerchiamo fuori.

Luigi: Noi sbagliamo solo luogo. Noi certamente cerchiamo la vita. Tutti cercano la vita, perché se ci sono le medicine, i medici, gli ospedali, è tutto per un problema solo: la vita; però per noi la vita è uno scappare dalla morte il più che sia possibile. Lavoro, divertimenti sono ricerca di vita; la persona che ti chiede la novità del giorno, sta cercando vita: la vita è l’argomento centrale.

Pinuccia B.: Adesso noi siamo nella situazione di peccato, perché abbiamo sbagliato luogo, e abbiamo bisogno della Parola di Dio per essere ripresi; ma di per sé, nella situazione originale, nel Pensiero di Dio, era già detto che la vita era in Lui.

Luigi: Adamo dialogava col Signore in tutte le cose; quel dialogare cosa vuol dire? Stava attingendo la vita. Infatti se tu hai la possibilità di dialogare, tu attingi, se invece non hai la possibilità di dialogare non attingi. E se non puoi attingere vita, il male diventa mortale; se invece hai la possibilità di dialogare il male, tu hai il rimedio. Perché Dio non ti manda i mali per farti morire.

Pinuccia B.: Però non è stato sufficiente per Adamo…

Luigi: Per Adamo ad un certo momento è avvenuto il guasto; perché nel dialogo, nel raccoglimento dei segni, ad un certo momento doveva anche raccogliere il pensiero del suo io. Ecco, quando è stato il momento di raccogliere il pensiero del suo io, Adamo non l’ha più raccolto in Dio, ma l’ha raccolto in Eva, ed è stato fregato, …tutto lì! Lui doveva raccogliere in Dio anche il pensiero del suo io, e invece l’ha raccolto in Eva, ed è finita. Infatti quando si giustifica dice al Signore: “…è la donna che tu mi hai dato” (Gen3,12); “no! tu dovevi ubbidire a Me, non alla donna”, dirà il Signore.

Pinuccia A.: Allora la colpa non è di Eva.

Luigi: Anche Eva ha la sua parte, perché non doveva dialogare col demonio, ma col Signore; Eva non doveva dialogare col serpente, ma doveva dialogare col Signore. La donna non doveva tentare l’uomo; e Adamo a sua volta doveva resistere ad Eva, alla tentazione e non lasciarsi dominare da Eva. Questo è per farci capire che le creature ci sono date per aiutarci, ma noi non dobbiamo servire le creature, non dobbiamo lasciarci tentare dalle creature. Ogni creatura è una tentazione nel senso che nel pensiero del nostro io tendiamo a possedere; quindi se cadiamo nella tentazione, ascoltiamo le creature e non più il Signore. Invece anche se la creatura ci propone qualche cosa, noi dobbiamo ubbidire a Dio. E questa creatura può anche essere il tuo io; quindi se si propone, tu non devi seguire la creatura, ma devi dialogare tutto con Dio. Ecco la necessità di superare sempre tutto: tutte le voci, tutte le proposte, tutte le creature, e anche le creature sante. Infatti Eva era una creatura santa, fatta da Dio; infatti Adamo dice: “Ma la donna che tu mi hai dato…”; no! non sei giustificato, perché anche se i beni ti sono dati da Dio, non sono tuoi, non devi dire: “questo è mio”; certo è Dio che te l’ha dato, ma tu devi dialogare con Dio, quindi non devi ubbidire alla creatura.

Quando dici: “Io ho i buoi, i campi e la moglie: non posso venire”, ti fai dipendente da-, quindi ubbidisci ai buoi, ai campi, e alla moglie. E no! I buoi, i campi e la moglie sono cose buone, ma tu le devi dialogare con Dio e non servirle; quindi l’errore sta lì.

Pinuccia B.: Però, per la nostra pochezza, abbiamo bisogno di sperimentare la morte, cioè la non vita per renderci sensibili a queste parole.

Luigi: Non è che abbiamo bisogno; Dio non ha creato la morte all’inizio; non ha detto: “tu uomo adesso esperimenterai la morte per scoprire la vita”; la Verità non si scopre passando attraverso la negatività. La negatività ti viene dopo. Adamo non avrebbe avuto bisogno di passare attraverso la morte per arrivare a scoprire dov’era la vita.

Pinuccia B.: L’aveva già capito.

Luigi: Infatti la stava dialogando con Dio. Tutte le sere Adamo dialogava con Dio, perché “Dio scendeva alla brezza della sera a passeggiare…” con Adamo.

Pinuccia B.: Si vede che non era convinto.

Luigi: Come non era convinto? era convintissimo! stava crescendo, Adamo non era fatto, Adamo era in formazione, stava diventando. In questo processo di formazione ad un certo momento c’è stato il problema dell’io, che doveva raccogliere in Dio come raccoglieva le foglie, gli avvenimenti, il sole, le stelle. Fin lì Adamo ha raccolto bene, quando si è trattato di raccogliere il suo io, ha raccolto male, ed ecco il peccato originale.

Pinuccia B.: E lì non capisce più dov’è la vita, e c’è bisogno della Parola di Dio.

Luigi: Ecco, in conseguenza della confusione tu devi passare attraverso la negatività, battere col naso contro il muro; e nel momento in cui il naso sanguina, incominci a riflettere e se non sei scema, non batti più il naso la seconda volta.

Franca: Ma cosa vuol dire raccogliere l’io in Dio?

Luigi: Gesù dice: “Chi con Me non raccoglie disperde”. Anche il tuo io è una creatura di Dio; e come raccogli il filo d’erba in Dio per cercare il significato, cioè che cosa Dio ti vuol dire attraverso il filo d’erba, o come raccogli l’avvenimento (quell’aereo che è precipitato provocando centotrenta morti è una Parola di Dio), devi anche raccogliere il tuo io.

Ogni avvenimento devi raccoglierlo in Dio perché è una Parola di Dio per te; cerca che cosa Dio ti vuole dire. E Gesù stesso commenta a riguardo a coloro che sono morti sotto la torre di Siloe: “Perché Io vi dico che quelli sono morti non perché sono più peccatori degli altri, no! ma dico: se non fate penitenza perirete tutti allo stesso modo” (Lc 13,4-5); ecco il commento di Gesù, Figlio di Dio! ci dice: “quello è per te, quindi guarda che se non fai penitenza, morirai anche tu così”; quindi è lezione di Dio. Ora, raccogliere vuol dire accettare la volontà di Dio, cercare il Pensiero di Dio, cercare il significato, che cosa Dio ti vuole dire.

Franca: Ma ho capito cosa vuol dire riportare il filo d’erba o l’avvenimento, ma non capisco cosa voglia dire riportare il mio io.

Luigi: Ecco, in un primo tempo è relativamente facile raccogliere l’avvenimento, il filo d’erba, la creatura, il monte, il sole, le stelle e cercare che cosa Dio ti vuole dire; ma attraverso questo processo c’è anche, e Dio te lo presenta, il tuo io, perché anche quello è una creatura di Dio come il filo d’erba; quindi anche questo lo devi raccogliere in Dio, perché è una parola di Dio per te. Tu raccogli il tuo io in Dio quando cerchi in Dio che cosa ti vuole significare, cioè che cosa Lui vuol dirti di Sé attraverso il tuo io. Ecco, non devi tenere separato il tuo io da Dio, ma devi raccoglierlo in Dio. Tutto va raccolto, unito a Dio, perché tutta la creazione è di Dio; anche il tuo io è una creazione di Dio, e la devi raccogliere in Dio. “I buoi, i campi, la moglie” sono creature di Dio, e devi mantenerle unite a Dio, e non devi considerarle staccate da Dio. Per cui non devi dire: “io vado in chiesa, prego…; ma adesso ho i miei doveri con i buoi, i campi e la moglie, e quindi adesso faccio quello”, no! Non puoi separare, perché là dove tu separi crei la morte. La morte è separazione, mentre la vita è comunione, e comunione vuol dire mantenere unito. Se tu hai anche un semplice pensiero, il pensiero del tuo io, o un dovere da fare, separato da Dio, quello è già morte, perché la vita è unione. Allora tu mantieni tutto unito a Dio. Tutti i pensieri che Dio ti presenta, mantienili sempre uniti a Dio, non separarti mai da Lui, perché come tu ti separi esperimenti la morte.

In Lui era la vita” (Gv 1,4)

Avete ucciso l’Autore della vita” (At 3,15) diceva S. Pietro sulle piazze di Gerusalemme ai Giudei, dopo che essi ebbero mandato a morte il Cristo. Ed era lo Spirito Santo disceso sui discepoli a Pentecoste che parlava.

In Lui era la vita” dice S. Giovanni nel Prologo del suo Vangelo. Ed è lo Spirito Santo che ancora ivi parla per informare ogni uomo sul “luogo” in cui si trova la vita.

Io sono la Vita…; …se uno osserva la mia Parola, non vedrà la morte in eterno” (cf. Gv 6,52; Gv 8,51), dice Gesù a tutti gli uomini.

Gesù è morto ed è risorto per la nostra Pasqua, per liberarci dalla servitù agli idoli del mondo e per restituirci alla dignità degli uomini liberi che hanno in se stessi la ragione e l’autenticità della vita alla quale Dio creandoci ci ha chiamati.

Dio è la Vita. Pensare Dio è vivere; pensare a noi stessi è morire.

Dio creandoci ci ha posti di fronte al pensiero di Sé ed al pensiero di noi stessi. Amare Lui è vivere: amare noi stessi è morire.

Ogni giorno Dio opera per dilatare la nostra anima fino a farle percepire il mistero di vita che il mondo non può né vedere, né conoscere, fino a rivelarci la Sua gloria: ciò che Egli è. “Conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi” (Gv 8,32), promette Gesù a quanti ascoltano le sue parole e le custodiscono.

Ma proprio per questo, per farci giungere a questa Gloria ed a questa vita, è necessaria la morte di Cristo. “Era necessario che il Cristo soffrisse tutto questo per entrare nella sua gloria” (Lc 24,26), dice Lui stesso risorto accompagnandosi con due dei suoi discepoli sulla strada di Emmaus.

Forse che Cristo non era già nella sua gloria, Egli che è una cosa sola con il Padre? O forse che per Dio vi è una necessità, Lui che è il Creatore ed il Signore di ogni cosa e di ogni uomo? E se era già nella sua gloria, come poteva “entrare” in essa? Non per Lui, non per la sua gloria, “era necessario” patire e morire sulla Croce, ma per noi, per far entrare nei nostri cuori la sua gloria, per formare in noi una mente capace di fissare la sua Verità, e per darci occhi capaci di contemplare il suo Volto al di là dei simboli e dei segni, e di restare davanti a Lui.

Era necessario che Cristo soffrisse tutto questo…”, e la sua passione continua ancora oggi fin tanto che in noi dura la nostra soggezione al mondo, per farci uscire dal sepolcro delle nostre ambizioni, del nostro egoismo, per fermarci nella corsa crudele in cui il pensiero del nostro io ci trascina fino alla disgregazione completa della nostra vita.

Quello che avvenne allora sul Golgotha infatti è quello che avviene nella vita, “dentro” ogni uomo, poiché quello che avviene con Cristo fu rivelazione di Dio per tutti i tempi e per tutti gli uomini, di quello che accade “dentro” l’uomo. Soprattutto la passione e la morte di Cristo sono illuminanti per l’uomo, che ritrova qui lo stesso mistero ch’egli porta “dentro di sé” per tutta la sua vita nel mondo e che, senza Cristo, gli riesce incomprensibile, poiché l’uomo, non tenendo conto di Dio, rifiuta la sua stessa vita e si getta in balia della non-vita, che è esteriorità, non-senso, conformismo, che è dispersione, volubilità, incostanza in tutto: sempre alla ricerca di qualcosa, sempre più incapace di trattenere o custodire qualcosa: un conflitto insanabile, assurdo, dentro di sé.

L’uomo vive delle parole che procedono dalla bocca di Dio” (Mt 4,4), non dalle parole che procedono dalla bocca degli uomini. Le parole degli uomini esaltano, disperdono e recano la morte nel cuore dell’uomo. Le parole di Dio ci fanno conoscere Dio, in cui è la nostra vera vita.

La vita non viene dagli uomini e non sta negli uomini e nel mondo. Gli altri, il mondo, sono soltanto il banco di prova della vita o della non-vita ch’è in noi.

La vita viene dall’ascolto di Dio. L’uomo che si priva dell’ascolto di Dio è costretto a seguire le parole degli uomini e non può farne a meno, poiché resta schiavo di esse. Il suo nome resta scritto per terra, ed in terra tutto è soggetto alla tribolazione del mutamento: non vi è stabilità, né sicurezza, né luogo di pace.

Per questo è necessario mettere il tempo dell’ascolto di Dio, mettere il tempo della preghiera: preghiera fatta non di parole umane, ma di ascolto di Dio.

Senza questo tempo di ascolto, spazio sacro completamente per Dio, è una triste illusione , per sé e per gli altri, parlare di vita o di recupero di vita.

(I - 21.04.1976)

Solo cercando Dio realizziamo la vita e il vero nostro essere, quindi realizziamo la nostra identità e la nostra autenticità di vita: il significato di essa.

Il significato di ogni cosa viene dal fine. Così il significato di ogni lavoro, di ogni azione, di ogni avvenimento. Nel fine tutto si illumina e si rivela.

Anche il significato della vita viene dal fine di essa. Anzi, l’essenza stessa della vita sta nel fine, ché vivere è tendere ad uno scopo.

Mancando il fine, la vita non ha più senso: viene a mancare la ragione della sua stessa esistenza. Per questo, una vita senza senso non è sopportabile. Infatti qui sta l’inizio della dispersione e della morte, poiché quando manca il fine l’uomo non riesce più a resistere alle forze di disgregazione, che hanno il compito di seppellire tutto ciò che è senza significato.

Oggi la vita ha perso di significato perché gli uomini l’hanno fatta consistere nel fare, nell’avere, anziché nell’essere, nel fine.

Secondo loro più si fa, più si vive; più si viaggia, più si ha , più si vive. Hanno adorato l’uomo, anziché Dio. Ma l’uomo non ha in sé la ragione di niente e non può essere il fine di nessuno. Si sono immersi in problemi economici, politici, problemi di produzione, problemi di consumo, problemi di organizzazione, problemi di contestazione. Si sono trovati con una vita nuova, senza senso: prigionieri di un corpo vuoto.

La vita non dipende da ciò che si ha, né da ciò che si fa, né dal luogo che si occupa. Si può essere ministri ed avere un cuore gretto, ambizioso, vano; si può essere netturbini ed avere un cuore grande che canta ogni giorno la gioia di vivere e di amare. Ho visto montanari vivere in povere baite, ma avere ne cuore il senso dell’infinito.

La vita non sta nell’avere, non sta nel fare, non sta nell’essere qui o nell’andare là. La vita sta nell’amare, nel tendere ad un fine: questo determina la vita; questo dà il nome (il vero nome) all’uomo e il significato alla sua esistenza ed a tutto ciò che fa. “Per la tua vita nulla ti deve stare a cuore se non la scelta di ciò che tu devi amare”, scriveva S. Agostino.

Ma oggi l’uomo, preso dai problemi del “fare” ha dimenticato queste cose, ha perso la coscienza di ciò che egli è: un essere con un destino, un fine.

Preoccupato di “fare”, ha dimenticato dove deve andare. La vita non sta nel fare, ma sta nel conoscere Dio. Nel Verbo di Dio è la conoscenza di Dio, quindi la nostra vita. “La vostra vita è nascosta con Cristo in Dio”, scriveva S. Paolo ai Colossesi (Col 3,3).

La nostra vita è in Dio. “Dalla sua pienezza noi tutto abbiamo ricevuto” (Gv 1,16), e noi tutto ancora dobbiamo ricevere. Ecco perché è detto: “in Lui era la vita”.

A uomini tutti presi da questioni economiche, da problemi politici, sociali, ecc., poiché hanno fatto consistere la vita nel “fare”, la Parola di Dio dice: “in Lui era la vita”. È un’informazione per ogni uomo. Dice “era”, perché tale vita è stata trascurata, ignorata, tradita.

A uomini che sono inesorabilmente scivolati nell’assurdità, nell’inautenticità, nell’insoddisfazione, nel vuoto, nella paura, perché hanno sbagliato “luogo” in cui cercare la loro vita, Dio dice: “in Lui - nel Verbo - era la Vita”. È sottinteso il rimprovero: ma voi dove l’avete cercata? Dove ancora l’andate cercando? Non sapete, non avete inteso, non vi è stato detto fin da principio? “La vita era nel Verbo di Dio” (cf Gv 1,1).

La ricerca e la conoscenza di Dio è una realtà da vivere intensamente, appassionatamente, come un amore, con tutta la nostra mente, con tutto il nostro cuore, con tutte le nostre forze: un compito personalissimo per ogni uomo e che ogni uomo, e solo lui, può realizzare.

La vita era qui. Come mai non l’avete saputo? E perché non l’avete cercata là dove essa era? Già, perché davanti a Dio vengono esaminati proprio i motivi per cui abbiamo preferito il mondo a Lui, il denaro a Lui, i nostri impegni a Lui, la nostra figura a Lui, il giudizio degli altri al giudizio di Dio, le parole degli uomini alle parole di Dio.

Non c’è da stupirsi se l’uomo oggi vede la sua esistenza priva di qualsiasi significato: ha trascurato la sua ragione di vita; ha trascurato Dio; ha creduto che l’uomo fosse il senso della vita e non ha visto che l’uomo è un essere nudo, senza sicurezza, senza senso in sé se non trova al di fuori di sé e al disopra di sé la ragione della sua vita.

In principio, cioè prima che il mondo prendesse il posto di Dio nel cuore degli uomini, la vita era nel Verbo di Dio, perché la vita degli uomini era il Verbo, la Parola di Dio. Dio stesso ci dice che nel principio dell’uomo, cioè secondo il disegno di Dio, la vita era nel Verbo, “e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio”.

Lo dice per noi, personalmente per ognuno di noi, non come se oggi la vita non stesse più nel suo Verbo ed avesse cambiato la sua dimora, ma perché noi oggi abbiamo smarrito l’indirizzo del luogo della vita e non la cerchiamo più nel Verbo di Dio.

Lo dice per noi, personalmente, per noi che cerchiamo la vita in altro, per confermarci che essa è sempre là dove era in principio e per richiamarci a ritornare a cercarla là dove essa è.

Presso Dio infatti le cose non mutano e quello che era in principio è ancora ciò che è oggi.

(II - 28.04.1976)

Il solo modo per capire il senso della vita e la verità delle cose, è accettare di vivere fino in fondo il nostro destino: questa ricerca di Dio per la quale siamo stati creati e dalla quale il mondo con i suoi interessi e il pensiero del nostro io e delle nostre ambizioni cercano di distoglierci, ma alla quale la Parola di Dio ci impegna in modo aperto e assoluto: “Cercate prima di tutto il Regno di Dio” (Mt 6,33). Ci dice un prima di tutto che non ammette e non giustifica assolutamente che mettiamo qualcos’altro prima nella nostra vita.

La Parola di Dio è netta, chiara, e non lascia dubbi; i dubbi nascono dal mondo e dalla nostra mancanza di fede.

Cristo è venuto tra noi per riunirci tutti attorno a Dio, per raccoglierci nella conoscenza di Dio, in cui è la nostra vera liberazione e salvezza. “Sarete veramente liberi se il Figlio di Dio vi avrà liberati” (Gv 8,36), Egli dice. E ci testimonia che ogni altra liberazione è fittizia e illusoria.

La Parola di Dio ci libera dalle utopie e dai sogni che ci fanno consumare la vita nel niente.

Bisogna conoscere Dio perché Dio è la Realtà in cui esistiamo, ci muoviamo e viviamo ogni giorno: Dio è l’Essere operante tra noi in ogni cosa; è l’Autore e il Protagonista della nostra vita e della nostra storia e di tutto. Anche se non lo sappiamo, è con Lui che parliamo ed è sempre davanti a Lui che facciamo le nostre scelte, affermiamo i nostri giudizi e diciamo tutte le stoltezze che diciamo.

Bisogna conoscere Dio, questo Essere sempre presente tra noi, anche quando noi siamo assenti, perché senza di Lui nulla possiamo veramente intendere di ciò che ci è dato di intendere, anzi senza di Lui non possiamo nemmeno avere la fame d’intendere.

Senza di Lui nessun problema può essere veramente risolto. Condizione essenziale per risolvere i problemi del mondo, i problemi umani, sociali, ecc., è di risolvere i problemi con Dio. Senza questo impegno è un puro battere l’aria tutto il nostro parlare, il nostro agitarci. Il significato dei nostri problemi non va cercato nel mondo, né negli uomini, né nei governi, ma occorre cercarlo in Dio, nella presenza di Dio che opera tra noi per essere conosciuto per quello che è, e per portarci nella vita liberandoci dai posti di blocco in cui noi ogni giorno incappiamo per mancanza di fede.

Bisogna conoscere Dio, perché conoscere Dio è vivere.

La conoscenza di Dio si perfeziona in noi attraverso l’ascolto, la meditazione e la ricerca paziente e costante della Parola di Dio, sopportando con fedeltà ogni prova, perché tutto viene da Dio per farci crescere nella capacità di intendere e di amare. È solo attraverso molti sforzi che si entra nel Regno di Dio, ed è con la pazienza nel meditare sulla Parola di Dio che si giunge alla Luce.

La Parola di Dio è seminata nella nostra vita, in noi, nei nostri stessi cuori, tra le nostre parole ed i nostri pensieri, ogni giorno, come un seme nel suo terreno, perché il Divino Seminatore passa e ripassa ogni giorno su questo suo terreno ch’è ognuno di noi e sparge abbondantemente il suo seme. “Il Regno di Dio è simile ad un seminatore uscito a seminare il suo seme” (Mt 13,3; Mc 4,3; Lc 8,5) dice Gesù.

Ma è necessario che questo seme sia da noi personalmente accolto con ogni cura (è seme di vita!), custodito, amato, meditato con pazienza fino alla maturazione del frutto, cioè fino ad intendere la Parola di Dio nel suo Spirito.

La Parola di Dio dice a noi cose che sono spirito e vita, luce e liberazione; cose che stanno al di sopra di noi e del nostro mondo, e che pertanto ci impegnano a superarci ed a superare le voci e gli argomenti del mondo. È un irrompere di luce dall’alto nelle tenebre umane

La vita viene dall’alto. La vita vera non sta in ciò che è al disotto di noi, in ciò che dipende dall’uomo, ma in ciò che sta al disopra dell’uomo e che ci insegna e ci impegna a superarci ed a superare tutto ciò che abbiamo o sappiamo.

Per nascere alla vita vera occorre rinascere dall’alto. La vita viene da Dio, e tutto ciò che viene da Dio vince il mondo.

L’uomo giusto vive di fede, non degli argomenti del mondo: la fede rende gloria a Dio e vince il mondo.

Lo Spirito di Dio è spirito nuovo e la Parola di Dio è una fonte di novità continua, acqua viva, crescente in vita eterna, perché Dio è trascendente ogni creatura e ogni espressione di creatura, supera il mondo e tutti gli argomenti del mondo, all’infinito. Per questo la fede non può seguire le mentalità e gli argomenti del mondo, ma vince il mondo. Non siamo stati creati per il mondo, ma per Dio.

(III - 05.05.1976)

Non siamo stati creati per il mondo, ma per Dio. Portiamo in noi stessi l’impronta del nostro destino: il senso dell’infinito, il bisogno della verità. È per questo che tutto ciò che è limitato, superficiale, passeggero, ci stanca e delude, ci priva di vita, mentre noi siamo stati creati per la vita.

La vita è Dio. “Io sono la vita” (Gv 14,6), dice Dio. Ci credi tu?

Dio supera infinitamente il mondo e supera gli uomini: quindi se vogliamo trovare la Vita dobbiamo superare il mondo e superarci. “Voi siete di quaggiù, Io sono di lassù; voi siete di questo mondo, Io non sono di questo mondo” (Gv 8,23) dice Gesù, il Verbo di Dio fatto carne. E aggiunge: “Se non crederete che Io sono morirete nel vostro peccato” (Gv 8,24).

Per arrivare a ciò che ci supera, dobbiamo credere a ciò che ci supera e quindi impegnarci in ciò che ci supera. Siamo di questo mondo, ma non siamo fatti per essere di questo mondo; siamo fatti per superare questo mondo e per vivere nella Verità di Dio. Per questo Gesù dice: “L’uomo vive di ogni parola che procede dalla bocca di Dio” (Mt 4,4).

La vita viene dall’alto, viene da Dio. Coloro che credono alla Parola di Dio si pongono il problema del superamento degli argomenti del mondo. La Parola di Dio, infatti, non è del mondo. Essa si fa sentire agli uomini nel mondo, ma non condivide gli argomenti e le ragioni del mondo.

Portiamo in noi gli argomenti della terra e quelli del Cielo. Ma gli argomenti della terra ci dividono e ci mettono in lotta gli uni contro gli altri fino al delitto; gli argomenti del Cielo ci uniscono e ci insegnano ad amare ed a comprendere tutto e tutti.

Gli argomenti del Cielo ci comprendono e ci fanno comprendere. Ci comprendono perché ci fanno comprendere. Conoscere ed essere conosciuti; comprendere ed essere compresi: è la vita! Siamo fatti per la vita. Per questo siamo fatti per comprendere, non per distruggere ed uccidere. Siamo fatti per l’unione con Dio.

La vita è un problema di coscienza e di fede. Di coscienza perché si tratta di riconoscere l’annuncio della Verità di Dio che la nostra coscienza porta in sé; di fede perché si tratta di mettere Dio al disopra di tutto, come la nostra preoccupazione principale.

Tutte le opere di Dio sono fatte per raccoglierci dall’esterno nell’interno e dall’interno in Lui, affinché, guardando Lui, conoscendo Lui, Verità eterna, Unità in cui tutto si raccoglie ed armonizza, bellezza antica e sempre nuova, fonte di gioia, possiamo partecipare alla vita.

Dio parla ed opera per darci la vita, per renderci partecipi della vita che è Lui. Dio parla ed opera per raccoglierci in Lui.

La vita è raccoglimento nell’unità. Il contrario del raccoglimento è la dispersione, e la dispersione è morte. “Ogni regno diviso in se stesso è destinato alla devastazione; e ogni casa divisa contro se stessa non può stare su” dice il Vangelo (Mc 3,24; cf Lc 11,27)). Noi siamo case divise.

La vita è unificazione, raccoglimento. Dove c’è divisione c’è dispersione e morte. Diceva S. Bernardino da Siena: “Sai che cosa è “parte”? È una divisione: questi da quello. Or dimmi: che cosa è carità? Sai che è carità? È unire l’uno con l’altro. Chi consente essere di parte, o ghibellino o guelfo, s’egli muore con quella parte, perduto è. E chi confessa colla bocca d’essere o guelfo o ghibellino e con essa muore, dannato è”.

Il vincolo della vita sta nella carità, che è comunione con Dio. La vita è comunione. È a questa comunione che siamo stati chiamati ricevendo l’esistenza nell’universo delle creature di Dio.

È necessario togliere da noi ciò che ci divide: non essere creature di tanti amori o di amori di parte, ma cercare la vita semplice nell’unico nostro fine: Dio. Allora la pace di Cristo regnerà nei nostri cuori.

Dio è uno solo. Saremo semplici nella misura in cui saremo fedeli a Dio. Non si può restare nella fede se non si è fedeli allo Spirito di Dio; e non si può essere fedeli allo Spirito di Dio se non si cammina nella conoscenza di Dio. Vivere è camminare nei sentieri dello Spirito.

Per restare nella Luce è necessario camminare nella Luce. Altrimenti le tenebre sopraggiungono e sorprendono l’uomo e gli svuotano l’anima. E quando l’uomo porta in sé l’anima vuota, ha già preparato in sé l’abitazione per i demoni; né potrà resistere alla loro invasione, perché non ha un amore. Per questo è necessario togliere dai nostri cuori tutto ciò che ci divide e tendere a diventare creature di un amore unico.

Ogni vita divisa non può durare. “Non potete servire due padroni” (Mt 6,24) insegna Gesù.

Dio creando l’uomo si è fatto vita dell’uomo, pascolo di vita per l’uomo, sua eredità. Presso Dio, che è nostra vita, tutto è semplicità, unità, fedeltà, armonia.

Dio è uno solo e dobbiamo cercare la vita semplice in Dio. Saremo semplici se manterremo semplice il nostro occhio, il nostro sguardo verso Dio “che opera in tutti” (1 Cor 12,6). È Dio che fa vivere l’uomo; non è l’uomo che fa vivere Dio.

Cristo, che è venuto per dare la vita a tutti gli uomini, è venuto per raccoglierci nell’unità di Dio. Egli dice: “chi con Me non raccoglie, disperde”(Lc 11,23).

(IV - 12.05.1976)

Vi sono cose che i nostri occhi ancora non vedono ed il nostro cuore non percepisce, ma non dobbiamo per questo disprezzarle né trascurarle, perché sono molto più importanti per la nostra vita le cose che non vediamo di quelle che vediamo. “La vostra vita è nascosta con Cristo in Dio” ci ammonisce S. Paolo.

La nostra vita è nascosta: non è tra le cose che si vedono; non dobbiamo cercarla tra le cose che si vedono. È necessario essere attenti che non ci accada di scartare proprio ciò che un giorno dovremo amaramente piangere come il tesoro scartato e perduto in cui era la nostra vita.

La nostra vita è nascosta in Dio”. Dobbiamo ogni giorno avanzare in questo Pensiero ed in questa ricerca.

Chi ci parla di Dio è la Parola di Dio. La vita è ascolto della Parola di Dio.

La Parola di Dio ha un potere unificatore: ci raccoglie in Dio. Ascoltata, porta alla comunione con Dio; rifiutata, porta al fallimento della vita, alla dispersione, alla rovina. “La pietra rifiutata dai costruttori è diventata la pietra fondamentale” (Sal 118,22; Mc 12,10; At 4,11), senza la quale l’edificio non si regge in piedi.

Edifica la tua vita sulla Parola di Dio ed essa non crollerà; impara a pensare tenendo presente la Parola di Dio e non sarai confuso; abbila come lampada accesa nelle tue mani per illuminare il tuo cammino e non conoscerai le tenebre.

La Scrittura paragona la Parola di Dio ad un fiume, lungo le cui acque vi è abbondanza di vita: “sulle sue sponde cresce ogni sorta di alberi fruttiferi, le cui fronde non appassiscono mai, né mai mancano i loro frutti. I loro frutti servono di cibo e le foglie sono una medicina” (Ez 4,12).

Dio è vita. Ma non si può restare con Dio se non si raccoglie in Dio, come non si può restare nell’amore se non si raccoglie nell’amore. La nostra vita sta nel raccoglimento in Dio: un lavoro personale al quale ogni uomo è chiamato.

Il mito del benessere ha vincolato l’uomo alla corsa nel mondo, alla carriera, ai compromessi, al servilismo, e gli ha tolto la disponibilità di pensare alle cose spirituali, da cui sgorga la vita. Gli ha dato il benessere, ma gli ha tolto il diritto alla vita: diritto ad occuparsi di Dio.

Aspettando la vita, la liberazione, la salvezza dalle lotte sociali, dalla politica, dall’economia, dalla ricchezza, l’uomo si allontana dai soli mezzi autentici della vita e della salvezza. E coloro che lo mantengono in questa illusione sono i veri responsabili della miseria del mondo attuale. Così l’uomo raccoglie denaro, ma non raccoglie la sua anima che resta in balia di tutto, incapace di tenere unita la sua fede, il suo amore, la sua vita. E tutto di lui si disperde e se ne va, perché non c’è niente che possa restare unito se manca ciò che unisce.

Senza il raccoglimento in Dio la nostra vita è un regno diviso e rovinato, un cumulo di macerie, un deserto dove i segni di vita sono tutti pietrificati.

Se vogliamo sussistere dobbiamo dare unità alla nostra vita: non dobbiamo essere creature di tanti amori e dal cuore diviso, ma d’un amore semplice e solo, ed essere fedeli ad esso anche a costo della povertà e della fame, poiché è da questa fedeltà che la nostra anima attinge la luce della vita.

La vita non ci viene dal mondo, non ci viene dagli uomini, né da ciò che ci possono dare gli uomini. Non vendete il vostro raccoglimento, la vostra preghiera, per nessun prezzo!

Un’ora di raccoglimento vale più per la nostra vita, e per la vita degli altri, di tutti i guadagni e di tutte le carriere che possiamo ottenere dal mondo.

La società in cui viviamo, ubriacata ed esaltata dai suoi stessi prodotti, tende a riempire gli occhi degli uomini di cose materiali ed a schiacciare l’uomo in terra, offrendogli l’illusione del possesso del mondo e del benessere; ma noi dobbiamo aprire i nostri orecchi alla Parola di Dio, questo Verbo che parla la vera vita, e alzare gli occhi alle cose che non si vedono e cercare la vita che viene dall’alto. Questo è il Verbo che dice: “A che vale all’uomo possedere anche tutta la terra se perde la sua vita?” (Mt 16,26). Volendo possedere la terra, non ci assicuriamo la vita, anzi la perdiamo. Ma quanto più cercheremo Dio, tanto più troveremo quella vita che tanto desideriamo.

Viviamo veramente nella misura in cui raccogliamo in Dio e testimoniamo Dio. Quanto più ci raccogliamo in Lui e pensiamo a Lui, tanto più la vita viene in noi e la nostra anima incomincia a respirare l’aria che le fa bene, la fortifica, la purifica, la libera: è l’aria del nostro paese, quell’infinito dal quale siamo nati e per il quale siamo fatti, di cui sentiamo tutta la nostalgia ogni volta che ci immergiamo, sacrificando sull’altare dell’ambizione i valori della nostra anima, nelle passioni delle cose del mondo. Il mondo ci può battere le mani e dare la sua gloria, ma noi inauguriamo nella nostra anima la stagione triste.

(V – 19.05.1976)

Tutto è da Dio e tutto va verso Dio; tutto è fatto da Lui e per Lui. “Io sono io principio; Io il fine” (Ap 21,6).

La realtà in cui viviamo è Dio. “Esistiamo, ci muoviamo e viviamo in Dio” (At 17,28) dice S. Paolo.

Siamo sempre con Dio, anche se non lo sappiamo, anche se non Lo pensiamo, anche se lo rifiutiamo e lo neghiamo. Le nostre parole non cambiano la realtà.

Tutto viene da Dio; tutto testimonia Dio; tutto va verso Dio. In ultimo, anche in noi, la sua Verità splenderà in tutto come il sole. E sarà la sua gloria. Come era in principio, come è ogni giorno. L’infinito è infinito in ogni punto, e Dio è Dio in ogni cosa, in ogni creatura, in ogni uomo, in ogni fatto. La gloria di Dio è in ogni punto, sia del tempo che dello spazio. Questo sarà chiaro per ogni uomo, per ognuno di noi personalmente.

Ma ognuno potrà accogliere tale gloria di Dio, in cui è la nostra vita, nella misura in cui l’avrà cercata, voluta, amata; nella misura in cui l’avrà fatta scopo della sua vita. Per questo Gesù dice: “Non accumulate tesori in terra, ma accumulate tesori in cielo” (Mt 6,19). È logico.

L’uomo è nel mondo, ma è ordinato ad un fine che trascende il mondo. Se l’uomo non trascende il mondo, annulla in se stesso il senso , e quindi il valore stesso del mondo, e perde la sua vita.

La maggior parte degli uomini passa la vita senza vivere, forse senza nemmeno scoprire che cosa sia la vita. Consumano il loro tempo in niente, giorno dopo giorno. Ma Dio fa vedere le vie della vita a chi guarda a Lui.

Accumulare tesori in terra vuol dire ubbidire alle tentazioni, agli interessi, alle lotte, alle passioni del mondo. La vita non sta lì. La vita sta nella Parola di Dio che invita a superare le ambizioni, gli interessi, il pensiero di se stessi; a superare tutto ciò che è mondo, mentalità del mondo, per occuparci di Dio. Qui sta il principio della vera vita.

La Parola divina richiede la rinuncia da parte dell’uomo ad ogni lotta per cose che passano, perché la vita non sta lì; rinuncia a volere il mondo come lo vogliamo noi, a voler attuare la giustizia come la vogliamo noi, perché lì c’è sempre l’ombra dei nostri interessi, delle nostre passioni, delle nostre ambizioni.

La Parola divina richiede la rinuncia ad ogni “auto-salvezza”, poiché la salvezza non viene né da noi, né dalla società, né dalle strutture. “Io sono la tua salvezza” (Sal 35,3) dice Dio ad ogni uomo. Non chiamare quindi tua salvezza né il denaro, né la carriera, né il lavoro, né la politica. Adoreresti gli idoli. “Cerca Me e troverai la vita”, dice il Signore. Non aver altra preoccupazione che di cercare il Signore e di intendere in tutta la loro altezza, ampiezza e profondità le sue parole, affinché tu possa avere l’intelligenza di ciò che Dio vuole, il significato di ciò che Egli fa.

La maturità dell’uomo non sta nel contestare, nel litigare, nell’essere violento, nel contendere per il “mio” ed il “tuo”: la maturità dell’uomo non sta nel lasciarsi guidare dalle ambizioni: ma nel vincere se stessi e nel lasciarsi guidare da Dio; non sta nell’autonomia da Dio: ma nell’accogliere ogni cosa da Dio, perché proprio nel saperla accogliere egli fa crescere la sua anima, la sua mente, il suo cuore: vero sviluppo della persona umana, pienezza di vita.

La maturità dell’uomo non sta nel parlare, ma nell’ascoltare: non sta nel giudicare, nell’agitarsi, nel fare, ma nel saper accogliere ogni cosa dalle mani di Dio. L’uomo immaturo vuol fare il mondo come vorrebbe lui, a suo metro e misura; l’uomo maturo non vuole fare il mondo come vorrebbe lui, perché sa che Dio è più sapiente degli uomini.

Tutto ciò che accade è opera di Dio, lezione di Dio per ogni uomo, per la sua vita, la sua liberazione, la sua salvezza. La realtà è opera di Dio e ogni nostro “oggi” è opera di Dio, fatto da Dio proprio per noi.

Non nel cambiare i fatti, ma nell’intendere i fatti sta la maturità dell’uomo: nell’intendere il significato dei fatti. Guardate ed intendete come Dio opera tra voi, quali e quante lezioni vi dà! Riconoscete il senso dei tempi. La realtà è Apocalisse, rivelazione di Dio. La realtà è Dio che viene.

Ma Dio dà a ciascuno secondo la sua fame. “Ha saziato di beni gli affamati ed ha rimandato a mani vuote i ricchi” (Lc 1,53). Dio viene a saziare coloro che hanno fame e sete di conoscerlo; ma viene anche per lasciare affamati ed assetati coloro che vivono per il mondo.

Egli viene per farsi trovare da coloro che Lo cercano e Lo invocano, da coloro che sospirano di incontrarlo, perché hanno capito che la vita è Lui, la Verità è Lui, la giustizia è Lui, la libertà è Lui, e che trovare Lui è trovare tutto.

Tutte le opere di Dio ci vogliono condurre qui, nell’ascolto delle parole di Dio, perché vogliono farci trovare la nostra vita. E tutte le parole di Dio ci conducono qui: nel silenzio infinito della contemplazione della presenza di Dio.

La Parola di Dio è rivelatrice della Presenza di Dio: conoscere la quale è vita eterna. La nostra vita è in Dio; la nostra vita è Dio. Quanti l’hanno inteso, nella notte del mondo pregano: “Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo Volto, perché conosciamo sulla terra la tua via” (Sal.)

E quanti hanno trovato in Cristo la risposta alla loro ricerca, dicono: “Mi hai fatto conoscere le vie della vita; mi colmerai di gioia con la tua presenza” (cf Sal 15,11).

(VI - 26.05.1976)

L’essenza della nostra vita sta nella fedeltà alla presenza di Dio. La vita non viene dall’esterno, da ciò che abbiamo attorno. Un corpo morto non rivive per quanto gli mettiamo cose attorno.

La vita viene da Colui che vive. La vita viene da Dio; la vita è Dio. “Io sono la Vita” (Gv14,6) Egli dice. “Cercate Dio e le anime vostre vivranno” , ci informa la Sapienza.

La vita o è un impegno col soprannaturale, o è niente. Testimoni di questa verità sono tutte le creature, tutto l’universo.

L’uomo non è lasciato senza informazioni. È solo la sua ambizione, il pensiero del suo io, che gli confonde i valori e lo accieca nelle scelte. Ma l’ambizione è un peccato contro la verità di Dio, quindi contro la Vita.

La Parola della vita giunge ad ogni uomo, e ogni uomo “sa”. L’uomo non può non sapere: tutto lo informa sull’esistenza di Dio e tutto lo ammonisce quando devia dalla strada della vita.

L’uomo non può non sapere, ma può trascurare ciò che sa. Allora incomincia il giudizio. “Il giudizio è questo”, ci dice il Vangelo di S. Giovanni: “La luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce” (Gv 1,5).

Trascurare la Parola di Dio è trascurare la nostra vita, è preferire la morte. Dio parlando rivela Se stesso, cioè comunica la vita. “Chi ascolta le mie parole ha la vita” (Gv 5,24).

La Parola di Dio è dunque tanto potente che già l’ascoltarla dà vita. Quanto sarà mai il meditarla, il capirla! È detto infatti: “Beato l’uomo che giorno e notte medita la tua Parola, o Dio” (cf Sir 14,20).

Bisogna dunque imparare ad isolarsi ed a starsene in silenzio. Ma gli uomini anziché fermarsi nel silenzio a meditare sulle Parole di Dio preferiscono far sentire la loro voce sulle piazze del mondo, agitarsi, fare. “Tutto il male viene dal fatto che gli uomini non sanno starsene tranquilli in una stanza” scriveva Pascal nei suoi Pensieri.

La Parola di Dio è rivelatrice della Presenza di Dio, conoscere la quale è vita eterna, cioè vita vera. “La vita dell’uomo è la visione di Dio”, scriveva S. Ireneo. E S. Agostino: “conoscere Dio è vivere”.

Gesù ci parla di vita eterna non solo come vita dopo la morte, ma come vita vera contrapposta alla vita non vera che si vive nel mondo dominato dalle ambizioni del nostro io. L’orgoglio è il principe di questo mondo che non può ricevere la vita e non può entrare in essa, perché non ha interesse per Dio, non è attratto da Dio.

Gesù ci insegna che la vita eterna, cioè quella vita vera nella quale dobbiamo sforzarci di entrare oggi, non sta nel parlare, non nell’azione, non nel correre qua e là, non sta nel cambiare le strutture, il mondo, gli altri, ma sta nel cambiare se stessi per conoscere Dio. Ma gli uomini vogliono correggere l’esterno anziché il loro interno; preferiscono cambiare gli altri al posto di correggere se stessi: non capiscono che l’esterno è opera di Dio per correggerli e che Dio modificherà l’esterno solo nella misura in cui gli uomini correggono se stessi per conoscere Lui.

L’esterno è l’opera di Dio nello spazio dell’uomo per dialogare con l’uomo, come il tempo è la presenza di Dio che viene nello spazio dell’uomo. Dio opera nel mondo dell’uomo; Dio viene nel mondo dell’uomo: sono le due dimensioni che condizionano l’uomo: spazio e tempo.

L’eternità sarà quando potremo percepire la presenza di Dio nel momento presente. Stiamo tutti andando verso questo momento presente.

Dio parla e, parlando, si rivela. È Dio rivelatore di Se stesso. È Dio che dà la vita. Non siamo noi che portiamo Dio, ma è Dio che porta noi. È Dio che ci fa entrare nella Vita rivelandoci la sua Presenza, se ascoltiamo la sua Parola, il suo Verbo.

È Dio che crea l’uomo; è Dio che lo forma, ed è Dio che lo porta a compimento. Colui che ha iniziato l’opera è anche lo stesso che la completa.

L’uomo si forma restando unito a Dio, cercando sempre il suo Volto. “Tu, Signore, ci hai amati per primo, affinché noi amassimo Te: non perché Tu avessi bisogno che noi Ti amassimo, ma perché non potevamo essere ciò per cui ci hai fatti se non cercando Te” scriveva Giullaume de Saint Thierry, uno dei grandi fondatori di Citeaux. E siccome Dio supera ogni creatura, per restare con Dio si richiede il continuo superamento di tutto ciò che non è Dio: superamento cioè del mondo, dei problemi e delle questioni del mondo, superamento delle mentalità degli uomini e del pensiero di sé stesso. Tutto questo è necessario per restare nella vita, perché la vita è Dio.

Il problema della vita si pone così all’uomo come scelta, e quindi come superamento di tutto ciò che non è Dio.

La vita è sostanzialmente una scelta. Essa non sta nel vivere, ma in ciò per cui si vive.

Una scelta continua e progressiva, a senso unico. Come tale è anche una testimonianza, una rivelazione di ciò che portiamo nel cuore, di ciò per cui viviamo.

Sii fedele fino alla morte e riceverai la corona della vita”, è detto nell’Apocalisse (Ap 2,10). Ecco, per entrare nella vita è necessario essere fedeli fino alla morte.

(VII - 02.06.1976)

Si crede che le verità più alte della vita siano accessibili a pochi. Invece la Verità più alta, la sola che conti, è accessibile a tutti, in Cristo. Anzi, più uno è povero e piccolo, più gli è facile l’entrata. “Hai riservato queste cose ai piccoli” (Mt 11,25; Lc 10,21), dice Gesù in una sua preghiera al Padre.

È la meraviglia dell’opera di Dio, il quale confonde le certezze degli scienziati, conduce i ricchi a vecchiaia senza che se ne accorgano, umilia i superbi ed esalta gli umili, rivela la sua Verità e la sua Presenza ai piccoli. Noi tutti siamo testimoni di questa sua opera e di queste sue lezioni. Non c’è cosa nell’universo, non c’è fatto che non ci rechi la lezione di Dio per la nostra vita.

La vita sta nel conoscere la Verità e la Presenza di Dio. Quanto più c’è Dio in noi, tanto più le cose diventano facili, accessibili, vicine, perché a Dio tutto è possibile. Mettete Dio nei vostri pensieri e Dio farà meraviglie in voi e per voi; farà per voi ciò che voi con tutti i vostri mezzi e le vostre risorse non avete potuto fare e non potrete fare mai.

Dio è Onnipotente. Il suo Regno abbraccia l’universo. Non temete dunque; non temete quello che dicono gli uomini; non lasciatevi cadere le braccia. Anzi: “Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Benedite coloro che vi perseguitano; benedite e non maledite” (Rm 12,12), scrive S. Paolo. È la via della vita.

Cristo che è venuto per servire l’uomo e non per essere servito, per insegnare la via della vita si è umiliato fino alla morte e alla morte di croce. Ci ha insegnato che la vita è un problema di fedeltà a Dio. Fedeltà a Dio, superamento di se stessi. Appunto: “Sii fedele fino alla morte e riceverai la corona della vita”.

È per essere fedeli a Dio che bisogna amare Dio più di se stessi.

La via della vita sta nell’accettare tutto dalle mani di Dio, sta nel non invidiare gli altri per ciò che hanno, sta nel non pretendere ciò che non si ha, ma nell’intendere ciò che ci viene dato.

Non bisogna quindi indugiare a calcolare guadagni, né a lamentare perdite. La vita non sta nella contabilità, nemmeno spirituale.

La vita è amore, e Dio è Amore.

La vita è sostanzialmente una scelta. “Ecco - dice il Signore - Io pongo oggi davanti a te la vita e la morte, poiché Io oggi ti comando di amare il Signore Dio tuo, di camminare nelle sue vie, di osservare i suoi comandi” (Dt 30,19-20). Queste parole Dio le disse al suo popolo, e Dio le dice ad ogni uomo.

L’oggi di Dio è ogni giorno, e popolo di Dio è ogni uomo. “Oggi Io pongo davanti a te la vita e la morte” Dio dice ad ogni uomo ogni giorno. Ma aggiunse e aggiunge: “Scegli la vita”, affinché non abbiamo a fare l’errore di scegliere la morte credendola vita.

La vita è nel Verbo di Dio. “Attenti a non lasciarvi sedurre dai verbi, dalle parole degli uomini”(cf Mt 7,15) . Chi è fedele a Dio non parla di sé, non cerca il proprio onore, non si esalta e non si lascia esaltare. Ma chi parla di sé, già per il fatto che parla di sé, vuole farsi servire. Non serve l’uomo, ma “pascola se stesso”.

Attenti a coloro che vengono a voi dicendo di volervi servire. Tutti oggi dicono di voler servire. Sostanzialmente vogliono farsi servire. “Li riconoscerete dai loro frutti” (Mt 7,16). Coloro che vogliono farsi servire cercano i primi posti. le ricchezze, il benessere, la gloria; cercano la carriera, la posizione, il prestigio, l’onore, perché ritengono che la vita venga da queste cose.

Tra voi non sarà così” (Lc 22,26) dice Gesù. “Vi riconosceranno dall’amore” che non pretende, non litiga, non invidia, non agita, non urla, non fa sentire la sua voce sulle piazze.

Perché Dio non vuole che lottiamo per le cose che passano? Perché la vita non sta in queste cose e non viene dall’avere queste cose. “La vita non viene dall’abbondanza di ciò che si ha”. Anzi, Egli aggiunge, “date via quello che avete e avrete un tesoro in Cielo”(cf Mc 10,21). Parole chiare che non lasciano dubbi circa l’interpretazione .

Avere un tesoro in Cielo è avere l’amicizia di Dio. Più l’uomo riesce a perdere nelle cose del mondo e più guadagna nelle cose dello spirito in disponibilità, in attenzione, in fede, in amore. Si apre allora davanti a noi la via della vita che è nel Verbo di Dio. “Mio Signore e mio Dio, togli da me tutto ciò che mi distoglie da Te. Mio Signore e mio Dio, dammi tutto ciò che mi aiuta ad andare a Te. Mio Signore e mio Dio, togli me a me e dammi tutto a Te”. Così pregava S. Nicolao de Flüe, l’anacoreta dell’Unterwalden, colui che gli svizzeri chiamano “Padre della Patria”. Era uno che aveva saputo servire.

Cristo, che è venuto non per farsi servire ma per servire l’uomo, per servire questo povero essere cieco che si disperde su tutte le strade del mondo fino a non saper più dove andare, che si distrugge con le sue stesse mani, è venuto per riportarlo sulla strada del suo destino, per fargli rivedere la meta verso la quale deve camminare, per ridare un significato alla sua esistenza, per offrirgli una pietra su cui edificare la vita, per liberarlo dalle sabbie mobili in cui sprofonda ogni giorno più, credendo di assicurarsi il benessere. Cristo è venuto per mettere ordine nella confusione dei pensieri e dei problemi che si accumulano nel cuore dell’uomo e che, se non sono portati nella luce di Dio, lo distruggono. È venuto per ridargli la fede, la speranza, l’amore e quindi la gioia di vivere libero nelle opere di Dio. È venuto a dare all’uomo la possibilità di vedere la Verità.

Bisogna conoscere Dio e bisogna aiutare a conoscere Dio. Bisogna conoscere la sua Verità, la sua Presenza, e bisogna aiutare a prendere contatto con Lui, ad ascoltarlo, a parlare con Lui, a raccogliere in Lui e nella sua Luce tutti i nostri problemi, tutti i nostri pensieri; a vivere in amicizia con Lui, a far conto su di Lui in tutto, perché tutto dipende da Lui. Questo è servire gli uomini, è aiutarli a trovare la loro vita. Dio è la vita. Far conoscere Dio agli uomini è dare loro la vita.

(VIII Fine - 09.06.1976)

(articoli pubblicati da “La Fedeltà” scritti da Luigi Bracco)



In Lui era la Vita e la Vita era la Luce degli uomini. Gv 1 Vs 4 Secondo tema


Titolo: La vita sta nel conoscere Dio.


Argomenti: La vita era la luce degli uomini (la Fedeltà).


26/settembre/1975


Luigi: “La vita era la luce degli uomini”: ci precisa in che cosa consiste la nostra vita: nella Luce, cioè nella conoscenza di Dio. Ci viene detto “era”, perché noi ora facciamo consistere la vita in altro. È un invito a recuperare ciò che era in principio.

In principio la vita vera stava nella conoscenza di Dio; questa conoscenza è Luce; poi la vita l’abbiamo cercata altrove, non più nel conoscere Dio.

La vita essenziale sta nel conoscere Dio. Tutta la nostra vita viene cambiata da questa conoscenza.

Pensieri tratti dagli incontri del Sabato: Sabato 17.01.1976: (appunti)

“La vita era la luce degli uomini”: per dirci che dopo non lo fu più (in noi).

La vera vita sta nel conoscere Dio: se lo sappiamo, noi cerchiamo la nostra vita lì, quindi tutti i giorni ci applichiamo nel conoscere Dio.

Se non cerchi Dio, troverai la morte: “senza di Lui tutto diventa niente”(Gv 1,5). Ma questo non sarà senza tua colpa, perché “tu sapevi che la vita è in Dio”.

Dio non ci lascia senza i segni. L’indicazione c’era: guarda che senza di Lui, tutto (anche la fede, la speranza, l’intelligenza) si annulla, se vivi senza di Lui, “Senza di Me non potete fare niente”(Gv 15,5), svuotate tutto, il tralcio secca.

La vita allora sta in questa unione a Dio (riferire tutto a Dio, ecc.), in questa luce che ci viene dall’unire tutte le cose a Dio. La vita è la luce dell’uomo, sta nella luce che l’uomo riceve, se tutto il creato viene visto nella luce di Dio.

Sabato 24.01.1976: (appunti)

"E la Vita era la luce degli uomini" .

Dice "era", perché ora noi non facciamo più consistere la nostra vita nella luce, nella conoscenza di Dio, perché abbiamo perso di vista il "luogo" della vita. Per questo ci vien detto: "In Lui era la Vita! Nel Verbo!".

Tanto più cerchiamo la vita altrove, tanto più ci ingolfiamo nella non-vita. Però anche la strada sbagliata ha la sua lezione, anche l'errore ha la sua funzione, perché provoca l'interrogazione: "ma la vita che cos'è? Dov'è?"

Dio ci risponde: "era nel Verbo! cioè nel conoscere Dio, perché‚ è Lui la vita, la Luce".

Cercando la vita in altro, anziché nel conoscere Dio, ci siamo trovati nella non-vita, perché abbiamo trascurato di conoscerlo.

Se sappiamo, se siamo convinti che la vita vera sta nel conoscere Dio, allora valuteremo la nostra vita in base alla conoscenza di Dio, per cui alla sera di ogni giorno potremo dire che la nostra giornata è stata valida solo se abbiamo cercato Dio, superando il pensiero dell'io.

In Dio riprendiamo la nostra vera dimensione e ricuperiamo la vita.

Non solo all'inizio, ma anche verso la fine del Vangelo di s. Giovanni, ci viene detto:: "La Vita Vera - quindi eterna - è conoscere Te, Padre e Colui che hai mandato Gesù Cristo" (Gv 17,3).

Sabato 16.04.1983

 

Marco: “…e la vita era la luce degli uomini”

Luigi: E adesso la vita, che cosa è secondo il mondo?

Marco: Secondo il mondo la vita non è sicuramente la luce.

Luigi: Gli uomini per che cosa vivono?

Marco: Per le cose materiali.

Luigi: Per tante cose, ma certamente non per la luce. In principio cioè secondo il disegno di Dio, “…la vita era la luce degli uomini”; poi invece è stato altro: il denaro, la creatura, il mondo, la carriera.

Marco: Cioè la vita era usata per conoscere Dio.

Luigi: Certamente, l’uomo è stato creato per conoscere Dio. Quindi nel conoscere Dio noi abbiamo il significato, il senso della vita. Se noi dimentichiamo questo fine, noi non sappiamo più per che cosa vivere, cioè viviamo per tante cose, ma queste cose ad un certo momento si vanificano, tutti i valori si annullano, deludono e allora noi scopriamo il non senso della vita. Il non senso della vita noi lo scopriamo proprio toccando con mano la delusione di ciò per cui noi viviamo. Ma come mai ci deludono le cose?

Abbiamo lo svuotamento dei valori: “io credevo che…; invece…”; la Verità è un’altra, cioè vi è uno sbaglio di luogo. Sovente faccio l’esempio delle mele sul larice: noi corriamo il rischio di passare tutta la vita a cercare mele sul larice; e fare questo sicuramente è sprecare la vita, perché le mele non sono sul larice. E ci sentiremo dire: “tu dovevi saperlo che sul larice non avresti trovato le mele”. Qui è lo stesso: noi dobbiamo sapere che l’Assoluto noi non lo troviamo nelle creature.

Fuori di te tu non trovi l’Assoluto; quindi cessa di cercare la tua vita nelle cose del mondo, nelle cose esterne, perché sei condannato al fallimento: “dovevi saperlo”.

In questo versetto ci annuncia che in principio, cioè secondo l’opera di Dio, la vita era la luce.

Silvana: In pratica la vita viene dalla luce, dalla conoscenza.

Luigi: Certo, infatti “Vita Eterna è conoscere Dio” (Gv 17,3). Quando si dice Vita Eterna non s’intende la vita che viene dopo la morte, ma è la vita vera contrapposta alla vita relativa in cui noi ci troviamo. Quindi la vita vera è conoscere Dio. Se noi oggi ci preoccupiamo di conoscere Dio, noi già partecipiamo della vita vera, cioè della vita che non sarà più smentita. Vivendo invece per altro noi siamo smentiti; allora noi esperimentiamo il fallimento, perché viviamo per ciò che non è vita; infatti ad un certo momento le cose si manifestano, si rivelano per quello che sono. Le creature mutano, non sono l’Assoluto, e questo loro mutare fa esperimentare all’uomo la delusione: “io credevo che…”. Perché l’uomo di per sé è una passione di assoluto, e non può staccarsi dalla passione d’assoluto. La passione d’assoluto denuncia che nell’uomo c’è la presenza di Dio; ecco, l’uomo pur non conoscendo Dio esperimenta la passione d’assoluto. Quindi l’uomo, essendo passione di assoluto, tutto ciò che cerca, lo cerca come assoluto; per cui: se vuole il denaro lo vuole assoluto, vuole che gli garantisca quella sicurezza che soltanto l’Assoluto può garantirgli; l’uomo che ama una donna, la vuole assoluta, cioè la vuole con quella garanzia che soltanto Dio può dare. Allora, ad un certo momento esperimenta la delusione.

In tutte le cose che l’uomo cerca, in tutte le cose, anche nella scienza, nella cultura, l’uomo è sempre alla ricerca dell’Assoluto. Per questo dico che sbaglia luogo: l’uomo è alla ricerca di Dio, perché è passione d’assoluto, però sbaglia luogo della ricerca; e sbagliando luogo trova il fallimento. Dio si rivela soltanto in Dio; e questa passione d’assoluto che l’uomo porta in sé, denuncia in lui la presenza di Dio senza di lui.

Dio è presente in noi senza di noi, per cui noi non possiamo smentirlo, non lo possiamo ignorare, però non lo conosciamo se non ci impegniamo personalmente a cercarlo come va cercato.

Flavio: Vedevo la Luce come scoprire quello che è il Pensiero di Dio; che è poi quello che dicevamo mercoledì: quando uno ha una luce e rimane fedele a questa luce è come se facesse un passo in avanti, poi c’è nuovamente una pausa dove c’è attesa di altra luce.

Luigi: Noi andiamo avanti a tappe; l’iniziativa è sempre di Dio. Dio annuncia, dona qualche cosa di Sé, poi attende da parte nostra la corrispondenza, la risposta. Generalmente noi falliamo nella risposta; cioè Dio magari ci manda un raggio di luce, ci testimonia, ci convince di certe cose poi ci mette alla prova; noi nella prova generalmente falliamo, cioè ci lasciamo attrarre da quello che gratifica il nostro io, i nostri sentimenti, e non affermiamo quello Spirito che dovremmo affermare, e allora perdiamo. Se invece noi aderiamo, affermiamo lo Spirito, la nostra anima diventa capace di accogliere una luce successiva e crescente.

Flavio: Però possiamo prendere una strada diversa; cioè la strada da seguire è solo quella della luce che viene a noi, però è possibile prenderne tante altre. E poi ritornare in questa luce è difficile.

Luigi: Sì, perché noi perdiamo la sintonia con Dio, perdiamo l’armonia con Dio, e allora tutto poi resta molto difficile.

Amalia: La vita sta nella luce, cioè nel conoscere Dio, e tutto è dono di Dio per arrivare a Lui.

Luigi: Tutto, essendo creazione di Dio, tutto è segno di Dio; ed essendo tutto segno di Dio vuol dire che Dio in tutto ci parla di Sé. Quindi Dio si annuncia, in quanto si annuncia, noi non possiamo ignorarlo. Ecco, Dio parlandoci di Sé, invita noi a cercare che cosa Lui ci dice di Sé in tutte le cose; in tutta la creazione, in tutti gli avvenimenti, in tutti i fatti, nella storia, nella nostra vita Dio ci parla di Sé. E in quanto Dio ci parla di Sé, bisogna interrogare: “Signore, che cosa mi dici di Te in questo avvenimento? Che cosa mi dici di Te in questo fatto?”. Se noi non concludiamo cercando il suo Pensiero, che cosa Lui ci dice di Sé, ecco che noi fraintendiamo l’avvenimento, fraintendiamo la cosa, cioè rivestiamo la cosa del nostro pensiero. È come se tu sentissi una persona parlare, e a metà del discorso dicessi: “questa persona vuol dire questo, ha questa intenzione!” No! Sei tu che rivesti quelle parole della tua intenzione; continua ad ascoltare e vedrai se effettivamente quella persona ha quell’intenzione. Quindi bisogna arrivare al pensiero della persona, e non fermarsi a metà strada. Noi generalmente non arriviamo mai al Pensiero di Dio, e il Pensiero di Dio è poi il suo Verbo.

Pinuccia B.: La seconda parte del versetto, “e la vita era la luce degli uomini”, è un’ulteriore precisazione per non illuderci su cosa consiste la vita; la vita consiste proprio nella Luce; non è nell’azione, non è nel fare, non è nell’espressione del nostro io, ma la vita sta nel conoscere Dio.

Luigi: L’uomo è stato creato per conoscere Dio; la Vita Vera sta nel conoscere Dio come vero Dio; questa è la meta, quindi l’uomo deve impegnarsi in essa: “tu uomo sei stato creato per “questo”, quindi guarda lì”.

Pinuccia B.: Ma anche se non si è ancora arrivati alla Meta s’incomincia a vivere già cercando…

Luigi: La Meta è la prima cosa da mettere; quando sali in macchina, la prima cosa che devi sapere è la meta, dove vuoi arrivare; infatti normalmente non si sale in macchina e poi si inizia a girare per vedere dove si andrà a finire. Ora, purtroppo nella vita pratica con Dio noi tutti facciamo così: prima adoperiamo i mezzi e poi crediamo che la vita stia nei mezzi; e allora iniziamo a lustrare la macchina !),JJJper poi dire: “ah che bello, ho pulito bene il mezzo” ( pensando che la vita stia lì.

Tutte le cose sono mezzi, e in quanto sono mezzi presuppongono in noi il fine, altrimenti il mezzo viene utilizzato male. Quindi il fine è la prima cosa. Infatti Dio creando tutto l’universo come prima cosa ha creato la Luce, questa finalità; tutto è stato creato per questo Fine.

Il Fine è la prima cosa che noi dobbiamo mettere nella nostra vita. Mettendo il Fine, allora possiamo andare a cercare i mezzi che servono per arrivare. Se per esempio io decido di andare a Torino domani mattina, evidentemente andrò a cercare con quali mezzi possibili posso arrivare a Torino (automobile, treno, ecc.); ma il mezzo viene dopo; prima devo avere ben chiara la meta. Ecco, l’andare a Torino è un’intenzione: per quale motivo vuoi andarvi?

Ora, purtroppo noi, nella nostra vita, mettiamo sempre prima i mezzi e poi ci accorgiamo che non sappiamo dove andare, e quindi giriamo a vuoto; o ci mettiamo a lustrare il mezzo per fare bella figura davanti agli altri. No! Il mezzo Dio ce l’ha dato per arrivare in un certo luogo.

Pinuccia B.: S. Agostino dice: “Se già tanta vita ci dà il cercarti, chissà quanta quando ti troveremo”.

Luigi: Certo.

Sabato 11.02.1989

 

Delfina: La vita vera è quella motivata da un fine unico e deve essere guidata dalla luce: “La vita vera era la luce degli uomini”

Luigi: Cioè la luce era nel Verbo di Dio, il Verbo è il Pensiero di Dio; quindi la Luce “era” non perché non sia più, ma ci viene annunciato ciò che era in principio affinché sia. Infatti cercando la vita non più nel Pensiero di Dio, ma in altro, sperimentiamo la morte. Infatti la morte al principio non è stata creata, ma è stata creata dopo, quando l’uomo si è separato da Dio, quindi ha cercato la sua Verità altrove e non più in Dio. Allora viene detto: “In principio non era così, in principio Lui era la vita”.

Delfina: Quello è da considerarsi anche per ognuno di noi.

Luigi: Appunto, ci viene annunciato affinché noi ricuperiamo quello che in principio “era”, cioè come Dio ha fatto le cose; prima che noi sbagliassimo, le cose erano così. Quindi “In Lui era la vita, e la vita era la luce…”; la vita dell’uomo sta nella conoscenza di Dio, nel conoscere Dio; e non in altro, non nell’azione.

Giovanna: “In Lui era la vita e la vita era la Luce degli uomini”; è il nostro io che ci stacca da questa Luce, cioè che mette il buio nella nostra vita.

Luigi: Certo, ed è l’autonomia da Dio; quando noi consideriamo qualcosa separato da Dio, noi inauguriamo le tenebre, la nostra notte. Se facciamo dipendere le cose dal nostro io, noi non capiamo più niente, mentre invece la luce sta nel capire le cose nel Principio. Il Principio è Dio, Dio è il Creatore, quindi in Dio c’è possibilità di giustificare le cose; ma noi non possiamo giustificare niente; nemmeno il filo d’erba possiamo giustificare nel pensiero del nostro io. Ecco, là dove non c’è possibilità di giustificazione c’è notte.

Quindi se tu vedi un avvenimento, un fatto, e non riesci a capirlo dici: “non lo capisco”, e quello è notte. Non capire le cose è notte, ma per poterle capire tu devi vederle giustificate in una causa. La Causa di tutto è Dio, Dio è il Creatore di tutte le cose, quindi in Dio si può giustificare tutto; fuori di Dio qualche cosa puoi giustificarlo e qualcos’altro non puoi giustificarlo, e allora lì tu esperimenti le tenebre, la notte: non capisci più, c’è in te la confusione.

Giovanna: Quello che posso giustificare senza Dio è sempre una giustificazione che prima o poi cade.

Luigi: Certo, presto o tardi cade.

Giovanna: Questo affermare il nostro io avviene molto presto nella nostra vita; quindi ci stacchiamo subito dalla luce.

Luigi: Si capisce, anche perché non siamo capaci di restare nella luce; noi non possiamo restare nella luce se in continuazione non affermiamo Dio, non affermiamo lo Spirito di Dio. Per cui se tu senti una parola, e su quella parola lì tu non fai la Verità, perdi Dio; per esempio: se uno ti dice: “la salute è la prima cosa”, tu lì sopra devi dire: “Dio è la prima cosa!”, perché se non lo dici, quello che tu hai sentito ti porta via.

Silvana: Ecco, qui lo dice chiaro: “la vita è la luce”, conoscenza di Dio.

Luigi: Certamente. Ora, se noi cerchiamo la vita nel correre per il mondo, nel guadagnare denaro, nella sistemazione, nella famiglia, nelle creature, ecc. noi sbagliamo luogo. Se cerchiamo la vita “…nei buoi, nei campi e nella moglie”(Lc 14,18-20), sbagliamo luogo, e succede che esperimentiamo la morte. E la Parola di Dio ci dice: “hai sbagliato luogo, hai cercato la vita là dove la vita non può esserci”; ma perché? Perché la vita è Dio.

Quindi c’è la segnalazione “stradale” che ci dice: guarda, se tu cerchi la vita, la vita sta lì: nella luce; quindi cerca il Pensiero di Dio, cerca di conoscere Dio e troverai la tua vita.

Silvana: Sembra che evidenzi che era molto semplice trovare questa vita prima che mettessimo il nostro io al centro.

Luigi: Sì, perché Dio è l’Essere che nessuno può ignorare, perché non siamo noi che facciamo le cose. Quindi Dio è Colui che nessuno può ignorare, ma è difficilissimo conoscerlo. Dio è molto difficile conoscerlo, ma il non ignorarlo è dato a tutti; per cui quando tu trascuri una cosa che non puoi ignorare sei responsabile, sei in colpa, perché lo sapevi. Se tu vedi un segnale stradale, e guidi in modo diverso da come ti indica la segnaletica, il vigile ti ferma e ti dice: “ma non ha visto il segnale?”, tu dicendo: “sì”, riveli che sei in colpa. Quindi la colpa viene da ciò che non puoi ignorare. Dio Creatore, Colui che fa tutte le cose, non possiamo ignorarlo, questo perché le cose non siamo noi a farle; quindi c’è un Altro; quest’Altro non Lo puoi ignorare, quindi occupati di Lui, cerca di conoscerlo. Quindi il non ignorarlo arriva a noi senza di noi, la conoscenza invece non può arrivare a noi senza di noi; si richiede la dedizione. Ecco perché diventa difficile la conoscenza di Dio: perché richiede la dedizione da parte nostra. Però ci viene segnalato: la vita è lì.

Pinuccia A.: “La vita è la luce degli uomini”: allora la vita viene dal trovare la giustificazione delle cose nel Principio?

Luigi: Si capisce; cioè le cose sono Parole di Dio, e le parole Dio le parla per dare a noi la possibilità di cercare la giustificazione di queste in Lui; perché cercando le giustificazioni noi conosciamo Lui. Se una persona mi parla, ed io cerco la giustificazione delle parole che mi dice o delle cose che mi fa, arrivo a conoscere che cos’è quella persona. Se invece quella persona non mi parla io sono tagliato fuori; non posso entrare nel segreto di una persona. Ma se quella persona parla, parlando mi annuncia qualche cosa di quello che lei porta dentro di sé, mi comunica qualche cosa. E allora, se io non cerco di capire, è logico che pur sentendo le parole non mi rimane niente, perché le parole da sole non significano niente; se invece cerco di capire, attraverso le parole giungo a conoscere la persona.

Conoscere la Persona Divina, cioè Dio Creatore che parla in tutto, conoscere Dio è vivere. Però dobbiamo raccogliere. Ecco perché il verbo principale della nostra vita è raccogliere, e Gesù dice: “Chi con Me non raccoglie disperde(Mt 12,30). La morte è per chi non raccoglie in Cristo, ma è dispersione; la morte non è annullamento, ma dispersione di tante cose che non si possono raccogliere. Invece il raccoglimento è vita. Quindi raccogliere in Dio è vivere

Franca: “In Lui era la vita e la vita era la luce degli uomini”, quindi è Gesù la Luce; Gesù dice: “Io sono la luce del mondo” (Gv 8,12). E ancora adesso, quando dice: “Io sono la luce” è luce. Perché qui dice “era la luce” ?

Luigi: Dice “era” per farci capire che per noi non lo è più.

Franca: E quando Gesù dice: “Io sono la luce del mondo”?

Luigi: Ma lì è Lui che ti parla, è Lui che te lo annuncia; è Lui che ti dice: “Io sono questo”, se tu mi trascuri esperimenti il rovescio. Ecco, e la Parola di Dio dice: “In principio… la vita era la luce degli uomini”, e se ci dice che era così vuol dire che poi è stato diverso; ma cosa vuol dire? Questo versetto ci rivela che abbiamo cercato la vita non più nella luce, nella conoscenza, ma abbiamo cercato la vita nei sentimenti, nei riti, nel possesso, nel correre per il mondo, nell’azione e in tante altre cose, e abbiamo sbagliato. E allora ci dice: “vedi? hai sbagliato”.

Se tu prendi una strada, e poi vedi che non arrivi, chiedi: “come mai questa strada non mi conduce là dove volevo arrivare?”. Ti senti dire: “la strada giusta era quella”; ma non è che quell’“era” non sia più; lo è ancora; ma lo dice a te che hai sbagliato strada: “la via giusta era quella là”.

Franca: E quando Gesù dice: “Chi segue Me avrà la luce della vita” (Gv 8,12) vuol dire quella luce che era in principio.

Luigi: Si capisce, logico, la luce è una sola; perché la luce è luce in quanto ti collega sempre con la sorgente; la luce cammina in via diretta. La stella che tu vedi, la vedi perché ti arriva un raggio di luce; il raggio di luce ti collega direttamente con la stella, e tu guardando il raggio di luce sei collegato con la stella; e la stella è la sorgente da cui ti arriva quella luce. Ora, la luce è luce in quanto ti collega direttamente col principio, con la sorgente; il Principio è Dio. Quindi quelle parole che non ti collegano con Dio non sono luce, le parole che ti collegano con Dio sono luce, poiché ti collegano con la Sorgente, col Principio. Infatti perché le parole di Cristo sono luce? Perché ti collegano sempre col Padre. Se tu apri un giornale invece quelle parole non sono luce, perché non ti collegano col Padre, ma ti collegano col diplomatico, ti collegano con il Senatore, ti collegano con il politico, ecc. ; quindi se non ti collegano con Dio non sono luminose, perché la Sorgente della luce è soltanto Dio. Dio è la causa di tutto. Quello che ti collega con altro da Dio diventa tenebra, perché non capisci più.

Rita: Con Pinuccia A. hai detto che la vita sta nella luce, nella conoscenza e che la conoscenza è la giustificazione delle cose in Dio; però io non riesco a capire una cosa: l’altra sera una persona mi ha detto: “la salute è tutto” e io: “no, la salute non è tutto”. L’indomani Dio mi manda una colica renale; come giustifico la cosa in Dio?

Luigi: !JChe bellezza, che meraviglia...

Rita: Tu ridi, ma io avevo un male tremendo.

Luigi: Sono convinto che tu avevi un male tremendo, però sono altrettanto convinto che è stata una parola del Signore, e proprio “ad hoc”. JInfatti, tu che dici che la salute non è tutto, guardati…

Rita: Ho capito solo una cosa: la salute è un grandissimo, stupendo dono di Dio, anche se non tutto. Dio è tutto, Dio è luce e la salute non mi dà la luce. Poi il Signore attraverso Isaia dice: “Io sono Colui che provoco il bene e la sciagura” (Is 45,7); quindi non posso dire altro che: “va bene Signore, lo prendo da te, ma fammi anche capire”. Però la giustificazione di questa cosa io non la capisco.

Luigi: La meraviglia sta lì; mentre ti manda un dolore, la rovina, il guasto, ti dice: “questa è una parola per te”, sono Io che ti parlo. Il fatto di sapere che è Lui che ti parla, anche se senti il male, è già motivo di pace, proprio perché stai dialogando con Lui.

Rita: Infatti mi viene da dire: “Signore, se tu non fossi con me, che prendi metà del mio dolore non ce la farei”.

Luigi: È lì la medicina, è lì la forza.

Rita: Addirittura il mio medico mi ha detto che probabilmente non era una colica perché normalmente le persone che soffrono di questo male si rotolano per terra.

Luigi: Tu dovevi dire: “io mi rotolo in Cielo”. E già, perché tu non ti stavi arrotolando con il tuo dolore, ma ti stavi arrotolando con Dio. È lì la meraviglia.

Rita: Ma se invece di una colica Lui mi dà una carezza io preferisco.

Luigi: Ma dandoti la possibilità di dialogare con Lui, Lui ti dà la medicina per guarire; per cui mentre Dio ti manda il dolore, se ti dà la possibilità di dialogarlo con Lui, ti manda anche la medicina; quindi ti dà il dolore, ma ti offre la medicina. Ecco, Dio ci ferisce ma nello stesso tempo ci dà la possibilità di avere la medicina per curarci la ferita, ce la offre; e allora c’è tutto un dialogo da fare, e attraverso il dialogo si giunge alla luce.

Pinuccia B.: È importante questa precisazione: la vita sta nella luce.

Luigi: Sì, la vita sta nella Luce e la Luce è il Pensiero di Dio. Conoscere il Pensiero di Dio, conoscere Dio è vita; non soltanto vita, ma è Vita Eterna, cioè vita per sempre, perché ciò che è vero è eterno. Ecco, la nostra vita non è eterna perché non è vera; e allora il Signore ci dice: “cerca la vita vera, perché quella che tu stai vivendo non è vita vera”. E allora tu esperimenti che quello che non è vero deve tramontare, e tu esperimenti la morte. Quando una cosa tramonta tu esperimenti la morte.

Pinuccia B.: È importante questa precisazione, perché non basta sapere che la vita è in Lui, perché trovo la vita in Lui solo se raccolgo le cose in Lui, e allora trovo la luce perché trovo il significato delle cose.

Luigi: Cioè, per trovare la luce, e quindi la vita, devi cercare il significato delle cose, perché le cose sono di Dio, è tutta opera di Dio; cioè se tu vuoi mantenere le cose unite a Dio, devi cercare il Pensiero di Dio, perché altrimenti tu rivesti le cose del tuo pensiero, ma come le rivesti del tuo pensiero è finita, le cose sono macchiate. Tu per mantenere una cosa unita ad una causa, ne devi sempre cercare il pensiero nella causa.

Pinuccia B.: Anche per mantenere il mio stesso pensiero unito a Dio, perché altrimenti dico: “Signore, Signore…” (Mt 7,21).

Luigi: Altrimenti ti sdoppi, cioè ti separi, e la separazione è morte. Quindi ogni avvenimento, ogni fatto non raccolto in Dio, di cui non cerchiamo il significato in Dio, per noi diventa veleno, ci avvelena, diventa causa di morte; per questo che ad un certo momento la donna, Eva, è diventata un veleno: perché non è stata unita a Dio. E così pure i buoi, i campi, la moglie, sono creature ottime, sono creature di Dio, fatte da Dio, ma ad un certo momento diventano veleno; infatti Gesù dice: “non gusteranno la mia cena” (Lc14,24). Questo vuol dire che tutte le cose che tu non mantieni unite a Dio diventano motivo di condanna. Quindi è una cosa importantissima il non separare niente da Dio, perché ciò che tu separi da Dio diventa per te motivo di veleno e ti distrugge.

Rita: Però quel “non gusteranno la mia cena” è la solita frase che Gesù dice spesso in negativo per dire: “correggiti, altrimenti non gusterai la mia cena”.

Luigi: Certo, Lui lo dice per salvarci; tutte le cose che il Signore dice, le dice per salvarci; quindi quando dice “la porta è chiusa e non si apre”, lo dice per salvarci, per evitarci che accada, perché “Dio vuole che tutti si salvino” (1 Tm 2,4). Quindi se anche Dio ti dice una parola dura, severa, se tu conosci la sua intenzione (ed è un’intenzione d’amore) accogli quella parola, perché ogni cosa va intelletta nell’Intenzione. Quindi anche se ti manda una colica, è una parola dura, ma è per salvarti.

Nino: “In Lui era la vita”, quindi la vita è Lui, cercala in Lui; “e la vita era la luce degli uomini”, la luce degli uomini è la Verità, la conoscenza della Verità.

Luigi: Certo, perché la vita sta nella conoscenza; cerca allora la conoscenza presso Dio, in Dio.

La vita era la luce degli uomini” (Gv 1,4)

Gli uomini si agitano. Dio li conduce. Chi a sperare nelle parole degli uomini, chi nelle loro opere, chi nel loro numero, chi nell’economia, chi nella politica, chi nella violenza, chi nel potere. La nostra speranza è in Dio; il nostro sguardo è a Dio. In Lui la nostra forza; in Lui la difesa della nostra vita, della nostra libertà.

Colui che ci ha dato la vita, è anche Colui che la protegge, la sostiene e la conduce al suo fine.

La nostra vita è Dio. “Io sono la Vita” (Gv 14,6), dice il Signore. “Dio è la Vita”, ci dicono tutte le cose, tutti gli avvenimenti.

Abbandonare Lui è caricarci di catene con le nostre stesse mani credendo di fare la nostra libertà, perché gli uomini fanno la guerra in nome della pace, si consegnano alla schiavitù in nome della libertà, uccidono in nome della vita.

Gli uomini si agitano, Dio li conduce davanti al suo mistero. Gli uomini urlano, Dio li conduce davanti al suo silenzio…

La vita è al di là delle parole degli uomini. L’uomo si forma soltanto nel trascendente, a contatto col trascendente, impegnandosi col trascendente. La chiusura al trascendente è chiusura alla vita, alla salvezza, alla liberazione; è quindi chiusura all’uomo.

Là dove non c’è trascendenza c’è solo strumentalizzazione ed oppressione dell’uomo. Allora le parole sono solo rumore che passa per attirare e strumentalizzare. Una fanfara sulla piazza del paese.

Vivere è cercare il Volto di Dio; è cercare prima di tutto e in tutto Dio; è lasciarsi guidare in tutto dallo Spirito di Dio e non dalle parole degli uomini, non dai problemi del mondo, né dalle ideologie, né dalle passioni, né dalle ambizioni, né dagli interessi.

Vivere è vedere Dio, è testimoniare Dio. La vita è nella Luce.

Dio è il solo mistero di cui gli uomini devono occuparsi se non vogliono scavarsi il vuoto nell’anima e rendere le loro città una giungla od una prigione.

L’uomo è stato creato per cercare Dio, per conoscere Dio. In Lui è la vita e tutto.

È la luce di Dio che illumina la nostra anima e rende abitabile la nostra terra. È essa che unisce gli uomini sotto lo stesso tetto, li libera, li fa parlare uno stesso linguaggio e fa di tutti una cosa sola. Dio, questo “luogo” di silenzio e di preghiera, tempio sacro che ogni uomo porta dentro di sé, è una sorgente di luce, di vita, di pace, di comunione. Qui dobbiamo raccoglierci se vogliamo illuminare i nostri occhi e imparare a pensare, a vivere, ad amare.

L’ascolto di Dio nel segreto dell’anima, questa vera preghiera che illumina la nostra notte e dà sicurezza e pace riempiendoci d’amore verso tutte le creature, comincia nel silenzio di tutte le voci del mondo: è un colloquio d’amore in cui la creatura si rinnova e ritrova il senso e la gioia di vivere.

Se vogliamo imparare a vivere, dobbiamo imparare ogni giorno a contemplare Dio: Dio presente in noi, Dio presente attorno a noi. Dio che opera in tutto. “Uno solo è Dio che opera tutto in tutti” (1 Cor 12,6) scriveva S. Paolo ai Corinti. La vita è camminare in questa Luce.

In principio la vita degli uomini era Dio “che opera tutto in tutti”. “In principio”: cioè prima che gli uomini resistendo alla luce si riempissero gli occhi di terra. Allora incominciarono a chiamare “mia vita” gli affari, gli interessi, la carriera, anziché il Creatore ed a dire che occuparsi del mondo è servire Dio. Ma barano, perché sanno che pensano a servire se stessi.

È sempre per servire se stessi che gli uomini mettono il mondo prima di Dio, anche se si nascondono dietro le ideologie e le grandi parole. Poi le ideologie mutano e le grandi parole cadono: allora si presenta sulla scena del mondo quello che stava dietro di esse: il pensiero del proprio io.

Ciò che era in principio è ciò che Dio ha fatto; e ciò che Dio ha fatto è la Verità che non muta e non vien meno col mutare dei tempi, della moda e degli uomini. “Non appoggiatevi sugli uomini, ma su Dio”, dice la Sapienza.

Gli uomini mutano ad ogni stagione; la Verità di Dio resta sempre quella. Anche le ideologie, anche le passioni mutano. Ogni secolo ha le sue ideologie, come ogni anno ha la sua moda. E ogni anno la moda sembra quella giusta, ma poi l’anno dopo ne viene un’altra. Quello che gli uomini dicono è solo la moda di un anno, e non cambia assolutamente niente di ciò che ha stabilito Dio in principio. Quanti nei secoli hanno detto che Dio è vecchio, sorpassato, morto. È la moda. Poi gli uomini muoiono e Dio rimane.

La Verità è Dio e ciò che Dio ha fatto rimane. Le parole dell’uomo sono soltanto “moda”, “fanfara”.

L’uomo non è luce a se stesso, né al mondo. Luce dell’uomo è Dio. Solo se l’uomo guarda Dio cammina nella luce che illumina il mondo e trova la vita.

La vita è quella che era in principio, prima che gli uomini incominciassero a parlare di se stessi, versandosi tutto il mondo addosso. La vita è nella Luce che viene dalle Parole di Dio.

(I – 16.06.1976)

In principio la vita era la luce. Ciò che “era” in principio è ciò che Dio stesso ha posto a fondamento dell’esistenza personale di ogni uomo, a fondamento della nostra vita, affinché su tale fondamento noi abbiamo ad edificare. È la “pietra d’angolo” (Is 28,26), è la roccia che Dio stesso ci indica dicendoci: lì tu costruirai, lì ti riferirai per ogni cosa, lì è il tuo principio e non rivolgerti altrove, non voler porre altro motivo a ragione della tua vita.

Rivelandoci ciò che ha posto in principio, Dio ci rivela dove dobbiamo guardare costantemente per non smarrirci e per evitare che il mondo ci invada con le sue tenebre esteriori: tenebre che bevono tutto di noi, anche il nostro sangue, i nostri pensieri, la nostra vita, lasciandoci con gli occhi vuoti su un paesaggio senza senso e senza pace.

Dio non ci ha dunque lasciati senza informazioni, o con informazioni soggette al variare dei tempi o alla moda degli uomini.

In principio Dio ha stabilito che la vita era la luce. Questo che Dio ha stabilito in principio è quello che rimane valido nei tempi, per tutti i tempi e oltre ancora. “Passeranno i cieli e la terra, ma le mie Parole non passeranno” (Mt 24,35; Mc 13,31; Lc 21,33) dice il Signore. Un punto fisso di riferimento e di stabilità per ogni uomo.

Le parole di Dio non sono in balìa dei tempi, né dei pensieri degli uomini. Le parole di Dio sono luce che non muta: danno certezze a chi le interroga e seminano nelle anime la sicurezza e l’orientamento, anche se sono vertiginose per le nostre deboli forze.

La luce infatti impegna fortemente: è un valore obbligante proprio perché illumina. Ciò che illumina, di per sé è un valore, quindi impegna a sostenerlo, a difenderlo, a viverlo. La luce si fa compito per l’uomo, sua vita. La luce è vita.

La luce che illumina l’uomo è il vero principio di autorità. Vera autorità è quella che non costringe la persona dall’esterno, ma la convince dall’interno. Questa è l’autorità che serve l’uomo e gli dà vita. Questo è Dio.

Dio opera convincendo. Per questo è silenzioso: non urla. Gli uomini operano imponendo: urlano. Ma l’imposizione non è vita: è sottrazione di vita.

L’autorità che costringe l’uomo dall’esterno opera con le diverse vie della violenza per assoggettare gli uomini e farli servire: quella che lo convince dall’interno serve l’uomo e gli dà la vita, perché lo libera dalle tenebre, lo orienta e gli dà la grazia per liberarsi da tutto ciò che gli è di ostacolo alla vita piena nello Spirito di Dio.

Dove c’è Luce c’è vita, vera vita. Quindi c’è amore.

La Luce dà la vita all’uomo. E non solo la vita, ma la vita personale.

Dio parlando illumina e illuminando rende responsabili, cioè costruisce la vita personale dell’uomo, lo fa stare diritto sui suoi piedi, gli dà la coscienza della Verità che porta in sé. Dio illuminando concede la sua Verità all’uomo e diventa amore.

Non è vero che Dio soffochi la persona umana; è vero l’opposto: Dio libera la persona umana, la forma, la fortifica, la esalta. Sono gli uomini che soffocano la persona umana, la asserviscono, la caricano di catene, la schiacciano, la rendono un numero.

Gli uomini tendono a trasformare tutti in numeri e quantità, in mezzi di produzione, d’interesse e di potere. Dio invece forma le persone.

Gli uomini riducono le persone a numeri; Dio da uomini che sono numeri trae persone con un’anima, una verità, un amore, una vita propria.

La formazione della persona umana non è nelle parole degli uomini, ma nelle parole di Dio, perché l’uomo non è luce a se stesso, né al mondo. Le sue parole non danno vita, né libertà, né giustizia, né pace, ma violenza e oppressione. Non danno mai quello che promettono: non perché non vogliano, ma perché non possono. Le parole di Dio danno luce e amore. Formano, liberano.

Le persone libere si formano con Dio e in Dio.

L’uomo appartiene a Dio: ha il suo destino in Dio. Lì il suo problema è la sua vita. Ma lì anche il suo dramma, il motivo del suo vuoto, della sua angoscia, della sua morte, perché l’uomo può pensare a se stesso e trascurare Dio: può scartare la pietra che è il fondamento dell’edificio.

Attorno all’uomo tutto lo richiama a Dio, gli segnala Dio, affinché egli abbia a trovare la sua vita. Ma dice un proverbio indiano: “quando il saggio con il dito indica la luna, lo sciocco invece di guardare la luna, guarda il dito”. Noi oggi guardiamo il dito.

Scriveva S. Agostino: “Ecco tutto il nostro lavoro durante questa vita: guarire l’occhio del cuore per poter con esso guardare Dio”.

(II – 23.06.1976)

Dio è Colui che regna in tutto ed opera ogni cosa per condurre gli uomini al loro fine. L’uomo si forma in Dio e con Dio, ascoltando Dio, colloquiando con Dio, lasciandosi inondare dalla luce di Dio. Nella Luce di Dio è la vita.

L’uomo vive come persona nella misura in cui cerca Dio, vede Dio. Si forma coltivando i valori spirituali, mentre si deforma coltivando i valori materiali. E quanto più sacrifica beni materiali, successi del mondo, carriere, interessi personali, pagando di persona per restare fedele all’ideale dello Spirito, tanto più cresce in nobiltà di cuore e prepara la sua anima ad accogliere la conoscenza della Verità.

Non è la via del successo che forma l’uomo, ma la via del sacrificio. “L’uomo quando guarda al successo non capisce più niente”, dice la Sacra Scrittura (Sal 49,21).

La sofferenza è necessaria alla scoperta della Verità e alla formazione dei cuori alla bontà, alla fedeltà, alla comprensione, al perdono. Per questo si sta sempre molto bene là dove si trova semplicità di vita, umiltà, povertà, spiritualità, distacco dalle passioni del mondo. Nei luoghi di preghiera, di sacrificio, di silenzio, i cuori si ritrovano e ritrovano la loro vita.

È quando crescono le passioni materiali che i rapporti tra gli uomini si fanno difficili, alienanti, violenti. Allora si incomincia a sentire un certo disagio tra gli uomini: manca la fiducia reciproca, la semplicità, l’amore. E tutti ne soffrono.

“A noi giovani costa doppia fatica mantenere le nostre opinioni in un tempo in cui ogni idealismo è annientato e distrutto, in cui gli uomini si mostrano dal loro lato peggiore, in cui si dubita della Verità, della Giustizia e di Dio”, scriveva nella sua semplicità Anna Frank nel suo “Diario”.

Si possono dire tante cose e grosse parole che ubriacano e confondono le menti, ma è solo lo Spirito che rende bella la nostra terra e pone il sorriso e la fiducia sui volti.

Quando gli uomini trascurano Dio e non si preoccupano della vita dell’anima, ma pongono il loro vivere nel benessere materiale, nella politica, nei problemi del mondo, allora cresce a dismisura il loro lato peggiore: la luce dello Spirito non brilla più sul loro volto che si ottenebra di passioni, di lotte, di violenza.

Tutto si perde là dove lo Spirito non è messo al primo posto. Allora si resta alienati dalle ambizioni. Le ambizioni impediscono di vedere la Verità, e quando non si vede la Verità si precipita in fretta nella rovina. “Non avendo glorificato Dio, Dio li ha abbandonati ai desideri del loro cuore” (Rm 1,21.24), scriveva S. Paolo nella lettera ai Romani. Ma anche questo lato peggiore è una testimonianza che Dio regna e che l’uomo vero, libero, fedele, si forma solo con Dio e in Dio. Sì, perché tutto, sia il bene che il male, rende testimonianza che la vita è nella Luce.

Tutto rende testimonianza che l’uomo è fatto per conoscere Dio. Dio infatti opera ogni cosa e in ogni cosa per salvare l’uomo, e trasforma anche il male in lezione di richiamo alla vita: se mai l’uomo intenda e rinsavisca e si decida ad uscire da quella Babilonia in cui si è venuto a cacciare correndo dietro alle parole degli uomini anziché ascoltare le parole di Dio.

Abbiamo adorato le nostre parole; abbiamo adorato le nostre opere, i nostri interessi; abbiamo fatto conto sulle nostre risorse; ci siamo vantati delle nostre capacità. Abbiamo creduto più agli uomini che a Dio; abbiamo trovato più interessante parlare degli uomini anziché di Dio; abbiamo creduto di trovare in essi la nostra salvezza. Sono errori che si pagano a caro prezzo, poiché non appena l’uomo trascura la luce di Dio, subito le cose del mondo diventano idoli davanti ai quali si è costretti a piegarsi fino alla schiavitù.

Oggi i nostri idoli sono diventati dei mostri che soffocano e schiacciano l’uomo, e se Dio non fosse quell’immensa misericordia ch’Egli è, già da lungo saremmo ridotti a larve di uomini; e non solo noi, ma anche tutto il nostro mondo, poiché le malattie della nostra anima si riflettono in tutto il mondo che ci circonda e le tenebre, che coprono il volto della nostra anima, ottenebrano il volto di tutte le creature. È la natura che si rattrista per la nostra tristezza, per la nostra durezza di cuore ad ascoltare ed a credere le parole di Dio e per la nostra mancanza di intelligenza nel capire dove è il luogo della nostra vita.

Ci siamo talmente alienati dietro cose vane, che non sappiamo più lo scopo per cui viviamo. Abbiamo smarrito il significato della nostra esistenza.

C’è bisogno di un nuovo tipo di vita che permetta innanzi tutto la contemplazione, la meditazione, la preghiera, il silenzio: questi elementi essenziali per l’ascolto di Dio e la comunione con Dio, e quindi per la nostra vita.

(III – 30.06.1976)

L’uomo è fatto per la Verità e tutta la sua vita sta nella Verità. “Ama la Verità. E se la Verità ti costa la persecuzione, tu accettala; e se il tormento, tu sopportalo; e se per la Verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, tu sii forte nel sacrificio”, così scriveva il Dott. Moscati, un medico santo, morto cinquant’anni fa.

Amare è cercare. Amare la Verità è cercarla sapendo ch’essa esiste e che si dona a chi la cerca e si dona nella misura in cui uno la cerca ascoltando le sue lezioni: poiché la Verità dà lezioni all’uomo ogni giorno, e lo invita, lo chiama ogni giorno ad uscire dalle cose vane del mondo e ad occuparsi delle cose che più valgono, cose che non sono soggette alla moda od alla politica degli uomini, ma che restano eterne. Conoscere le quali è vera vita, è vera libertà, è vita eterna. “Amate soltanto ciò che non passa, ciò che potrete contemplare sempre”, scrive Jean Hèricourt.

La vita dell’uomo è nella Verità: cercata, conosciuta, amata prima di tutto, sopra tutto. Uno solo è l’amore proposto all’uomo per la sua vita. Uno solo è il problema della vita per tutti gli uomini. Una sola è la strada. Una sola la salvezza per tutti gli uomini, per ogni uomo: perché la Verità è una sola, la Verità è Dio. Se cercano la Verità, “Io sono la Verità”, dice Dio. Se cercano la Vita, “Io sono la Vita”. Se cercano la Pace, “Io sono la pace”. Se cercano la Sicurezza, “Io sono la sicurezza”. Se cercano la Salvezza, “Io sono la Salvezza”.

Dio ha posto Se stesso come salvezza, come liberazione, come vita di fronte a tutti gli uomini e ad ogni uomo, non importa la classe a cui l’uomo appartiene o il colore della sua pelle. E Dio conferma tutti i giorni su tutte le strade ed in tutti i modi che la vita e la salvezza e la liberazione e la sicurezza sono in Lui solo.

Ma gli uomini non intendono: guardano altrove. Presi dal pensiero di se stessi, della loro figura nel mondo, dei loro interessi, vedono la loro salvezza nel denaro, nel benessere, negli affari, nelle rivendicazioni, nella lotta, nella politica. I loro occhi vedono la salvezza in tutto ciò che non è Dio, e i loro orecchi sono più attenti a ciò che dicono gli uomini anziché a ciò che dice Dio. Costruiscono sulla sabbia e si svuotano l’anima. Il loro parlare diventa sempre più vuoto.

In principio la vita era conoscere Dio: quindi era interesse per Dio. Era ascolto, colloquio, interrogazione, meditazione, preghiera: era scoperta del Regno di Dio.

Più ci addentriamo nel Regno di Dio e più le cose, tutte le cose, diventano ricche di significato: si caricano di luce, pienezza di luce intima che sorge dall’amicizia con Dio.

La vita dell’uomo ha dimensioni infinite, spirituali, trascendenti le cose che passano, poiché l’uomo è chiamato all’amicizia con Dio. In principio la vita dell’uomo era qui. Poi gli uomini cercarono la vita altrove: non più nelle parole di Dio, ma nelle cose del mondo: non più nel conoscere, ma nel “fare”. E la vita fu l’azione.

Quanto più l’uomo faceva, si muoveva, urlava, tanto più credette di vivere. L’uomo divenne sempre più importante per il suo “fare”, che per il suo “essere”, per il suo “apparire” che per ciò che è “dentro”. Fu il trionfo dell’apparenza, della figura. Così nel mondo conta non ciò che si è, ma ciò che si appare.

La vita si fece consistere nel cercare la figura, nel salvare la figura. E poiché ciò che appare non è la Verità, si perse il senso della vita, e con il senso della vita l’uomo perse anche la sua identità. Incominciò a cercare se stesso. Sintomo che si era smarrito.

Cercando il suo nome divenne capo d’industria, tecnico, politico, onorevole, capitalista, rivoluzionario, oratore, ma smarrì sempre più se stesso e non seppe più che cosa veramente l’uomo è ed a che cosa serva la sua vita. A misura che aumentò il suo fare, le sue agitazioni, le sue parole, svuotò la sua anima, dimenticò il suo nome e perse il suo essere, la sua autenticità e la sua identità. Divenne un essere mutevole, sempre più mutevole. Non si conobbe più. Non era più un uomo. Nel vertice della sua carriera e delle sue aspirazioni, la sua esistenza fu destituita di ogni significato e, mentre credeva di raggiungere la pienezza, toccava il vuoto e il nulla.

A non mettere prima di tutto la ricerca di Dio, la meditazione, la preghiera, si perde anche tutto ciò che si ha avuto da Dio. Quando manca l’anima, non si può trattenere più niente: tutto se ne va. “Ad ognuno sarà dato ciò che avrà voluto avere” (cf Lc 8,18), dice Gesù. Chi non si preoccupa di voler la vita che sta nel conoscere Dio, poiché la vita è la luce, avrà ciò che non è vita. Si rimane pieni di cose superflue, ma l’essenziale manca. Noi tutti siamo spettatori, e quindi testimoni, di questa opera di Dio.

(IV – 07.07.1976)

È la luce che trasforma in luce tutto ciò che incontra e dà colore ad ogni cosa. Un raggio di luce trasforma ogni goccia di rugiada in un brillio di colori, un prato in un cielo di stelle, e un vecchio muro sbrecciato in una stupenda composizione di colore. Basta un raggio di luce per trasformare anche un fondo di bicchiere gettato a morire nel cimitero dei rottami in un diamante dai colori dell’arcobaleno.

Ma quando il raggio di luce è passato, il muro sbrecciato resta muro sbrecciato, il prato resta prato e il fondo di bicchiere un coccio inutile. Così di ogni uomo: affinché nessuno abbia ad insuperbire.

Tutto è dono della Luce, opera della Luce. Così la vita.

La vita ha questa caratteristica: della pietra ne fa erba. Eleva ciò che è inferiore a ciò che è superiore. La morte invece ha questa caratteristica: dell’erba ne fa pietra. Abbassa ciò che è superiore all’ordine inferiore. Affinché nessuno si vanti ed abbia ad insuperbire.

Semplicità e profondità delle cose: anche le pietre parlano e ci danno lezioni di vita. I fatti hanno un loro linguaggio: si tratta di saperlo leggere. Ma anche per leggere ci vuole la luce.

La vita appartiene all’ordine della luce: come la luce assorbe e trasforma tutto in luce, così la vita assorbe e trasforma tutto in vita. È come il fuoco che assorbe e trasforma tutto in fiamma. È come lo Spirito.

Lo Spirito dà significatività a tutte le cose. La vita vale per ciò che significa, cioè per lo Spirito che porta. Nessuno accetta una vita senza significato.

Oggi la società impone ai giovani una vita senza significato e nessuno vuole entrare in essa. Hanno misurato tutto in base all’utilità, alla produzione, al lavoro, al denaro: ogni uomo vale per ciò che produce, per ciò che fa. Hanno costruito un mondo senza significato perché senza Spirito; un mondo in cui tutto è uguale, monotono, in cui tutto è ridotto a routine, ad abitudine, a quantità, a peso. Hanno perduto il significato della vita. Un mondo in cui i giovani non vogliono entrare e quando sono costretti ad entrarvi si caricano di tristezza. Lavorare e portare a casa soldi non vale una vita, non è vita.

La vita è tale in quanto è “significativa”, cioè in quanto in essa brilla lo Spirito, non la materia, non il denaro, non l’arrivismo.

Quando nella vita viene a mancare il significato spirituale, allora comincia a spuntare il rottame, il coccio inutile. È la Luce che si è spenta. Anche questa è una lezione di Dio affinché nessuno insuperbisca, ma comprenda che tutto è dono della Luce, e che i fondi di bicchiere non si ritengano diamanti.

Quando la Luce dello Spirito tramonta, sorge all’orizzonte opposto l’angoscia, il vuoto della vita, anche se si è nel benessere e carichi di soldi. L’angoscia nasce dalla scoperta di una vita senza significato.

È lo Spirito che dà significato alla vita. La centrale della Luce è lo Spirito; e la centrale dello Spirito è Dio. Dio è trascendente: abita nei cieli. Non i cieli dello spazio materiale, ma quelli spirituali, dell’anima: cieli interiori che ogni uomo porta in sé.

Ciò che è trascendente impegna ad un superamento continuo. Per questo Dio non è mai abitudine, regola, possesso, ma superamento, distacco, novità, intelligenza, luce. “Dio è Spirito e vuole adoratori in spirito e verità” (Gv 4,23). È Lui che opera in tutto e dà significato a tutto. Senza di Lui tutto perde di significato inesorabilmente. Allora incominciano le crisi.

Le crisi della vita scaturiscono dall’abitudine, dalla routine, cioè dal disimpegno della vita spirituale, della vita interiore. L’abitudine, la routine, la vita per il denaro, sono la palude del mondo in cui viene a morire tutto ciò che ha abbandonato la vita dello Spirito.

Le crisi scaturiscono da un vuoto di vita interiore. È l’insoddisfazione interiore che rende triste l’uomo. Per cui più l’uomo tende a mondanizzarsi, cioè si immerge nella mentalità del mondo esteriore, più scava il vuoto, l’insoddisfazione dentro di sé.

Muore solo ciò che è lasciato morire dentro di noi, ciò che non è coltivato, amato. La vera rivoluzione da farsi è dentro di noi, non fuori.

Dio creando l’uomo ha posto in lui il suo Cielo e un’anima che Lo desidera. Ha posto cioè in ogni uomo il bisogno, la fame di verità assoluta. Per cui l’uomo è essenzialmente fame di Assoluto e cerca l’Assoluto in tutto ciò che guarda.

Ma l’uomo non deve disprezzare la sua anima. Essa gli mantiene il gusto dell’essenziale, il bisogno delle cose eterne, immutabili, l’intelligenza della vita. Essa mantiene in lui ciò che dà luce e significato alla vita ed a tutto ciò che esiste.

Dio creando l’uomo gli ha assegnato un grande impegno: cercarlo. “Tu vivrai per questo e di questo: ti nutrirai di Me”, dice Dio. Si è fatto Meta e Vita dell’uomo. Il quale non deve disprezzare la Parola di Dio: disprezzerebbe la sua stessa vita.

L’uomo si rovina ponendo vani pretesti per scusarsi dall’occuparsi di Dio. La vita è raccoglimento nell’essenziale.

(V- Fine – 14.07.1976)

(articoli scritti e pubblicati su “La Fedeltà” da Luigi Bracco)