STILI DI
APPRENDIMENTO
anonimo da proteo fare sapere del
31/10/2004
( poesia
cinese )
Ogni
individuo si differenzia dagli altri per l’età, le attitudini, le modalità
sensoriali, le motivazioni e gli stili di apprendimento. ….”Per
stile di apprendimento intendiamo l’approccio
complessivo di una persona all’apprendimento, il suo
modo di reagire ai compiti di apprendimento, un modo che si manifesta in
maniera piuttosto costante, in una varietà di contesti, e che poi condiziona la
scelta e l’uso di strategie”…. ( L. Mariani ).
Alcuni
soggetti acquisiscono con facilità informazioni riferite a oggetti concreti (fatti,
osservazioni, dati sperimentali), altri invece si trovano a proprio agio con i
concetti astratti e i modelli matematici. Se per l’individuo è più facile
ricordare immagini, colori e forme, possiamo dire che possiede uno stile visivo, se ricorda più facilmente
parole, suoni e voci, ha uno stile
uditivo, invece se imprime nella memoria una sensazione tattile o di
movimento ha uno stile cinestesico.
E’ molto importante scoprire lo
stile di apprendimento personale e, per migliorarlo e
potenziarlo, è bene ricordare che esso non
è costituito
solo dagli stili cognitivi, cioè l’insieme dei
modi preferenziali di elaborare le informazioni, ma comprende
anche gli aspetti socio-affettivi, ossia quegli aspetti della personalità di
base che maggiormente influenzano l’apprendimento.
Pertanto
l’individuo è una totalità integrata ed organizzata e nella sua totalità va
educato; infatti in ogni situazione di apprendimento si crea un’osmosi tra
sfera affettiva e conoscitiva. L’interrelazione tra settore cognitivo e
affettivo nell’apprendimento viene considerata essenziale da
Piaget.
Lo
studioso sostiene che già dal
periodo “preverbale” esiste uno stretto
parallelismo tra lo sviluppo dell’affettività e quello delle funzioni
intellettuali, in quanto si tratta di due aspetti indissociabili d’ogni azione:
in ogni condotta infatti le motivazioni e il dinamismo energetico dipendono
dall’affettività, mentre le tecniche e l’adeguamento dei mezzi impiegati costituiscono
l’aspetto cognitivo (sensomotorio o razionale). Non esiste quindi un’azione
puramente intellettuale (nella soluzione di un problema matematico intervengono
ad esempio molteplici sentimenti: interessi, valori, impressioni di armonia) e
neppure atti puramente affettivi (l’amore suppone sempre la comprensione), ma
sempre e in ogni caso, sia nelle condotte relative agli oggetti, sia in quelle
relative alle persone , intervengono entrambi gli elementi, giacché uno suppone
l’altro.
Sono
numerosi i teorici che considerano
i comportamenti umani
l’espressione dell’interrelazione fra aspetti cognitivi ed aspetti emotivi
della personalità.
Secondo
Rogers, la capacità di apprendere è connaturata nell’essere umano, tutta la
vita è apprendimento: si impara a camminare, si impara a parlare, si fanno
conquiste, a volte si incorre nell’insuccesso o si incontrano notevoli difficoltà,
ma si procede comunque.
Il
progresso umano è il frutto della capacità di apprendere, innata nell’uomo. E’
evidente che l’apprendimento è facilitato se è “significativo” (materia
ritenuta importante dal soggetto) e se avviene in un ambiente favorevole.
Rogers ritiene fondamentale, nel processo educativo,
la relazione tra insegnante e alunno basata sulla stima reciproca e sul
rispetto. Nell’insegnamento egli
considera fondamentale, non
tanto il contenuto culturale, destinato a cambiare grazie alle scoperte
scientifiche, ma l’acquisizione delle abilità di ricercare, documentarsi,
osservare ecc., di “imparare ad imparare”.
La
funzione
del docente,
in passato, era considerata
essenzialmente “un’attività di trasmissione”
della cultura.
Attualmente si ritiene che
il processo di acquisizione delle conoscenze richiede la partecipazione attiva
del soggetto.
L’alunno non può essere considerato un soggetto
passivo destinatario dell’intervento didattico, ma deve essere necessariamente attivo; infatti la costruzione di
un concetto, la soluzione di un problema o l’acquisizione di particolari
capacità, come quelle dello scrivere, del leggere, del nuotare ecc., richiedono
l’attività dell’alunno. Questo significa che egli è il protagonista della propria istruzione (attività di
acquisizione delle conoscenze) e della
propria formazione (attività di acquisizione di capacità e di
atteggiamenti).
Quindi
la
funzione del docente non è quella di “fare lezione”, di spiegare
determinate argomenti,
ma di creare delle
situazioni che consentano agli alunni di operare a livello fisico e psichico. Il docente deve essere in
grado di creare delle situazioni di apprendimento, cioè
dei “percorsi apprenditivi”, degli itinerari di apprendimento.
In
quest’ottica, il docente deve
individuare attraverso
quali attività gli studenti possono pervenire all’acquisizione di conoscenze e
delle capacità; pertanto il suo compito non è quello di presentare i concetti, ma
quello di creare le situazioni idonee che consentono agli alunni di costruirli.
Egli
deve anche
conoscere quali strategie
utilizzano gli alunni (per tentativi ed errori, per associazione ecc.) e il livello
di sviluppo individuale, per individuare le attività da proporre a livello
operativo concreto, a livello iconico o a livello simbolico. Successivamente
può progettare gli itinerari di apprendimento.
Gli itinerari di apprendimento rappresentano una
traccia, uno schema operativo modificabile in corso d’opera se è necessario; sono
degli orientamenti, delle
linee d’azione che evitano di operare a caso; quindi sono
dei percorsi
con una meta, un obiettivo
da raggiungere, sono degli itinerari formativi.
Essi non
vengono imposti agli alunni che vanno, invece, motivati e stimolati
nell’interesse ( bisogno ) ad apprendere e a costruire concetti. Pertanto,
negli itinerari devono essere indicate anche le strategie per
motivare gli alunni stessi. Ovviamente i docenti devono sapere quali
strumenti sono più adeguati a seconda del livello di sviluppo degli studenti, devono
anche scegliere tra strumenti concreti, iconici e simbolici.
L’esperienza concreta deve essere necessariamente
il punto di partenza, le operazioni a livello iconico hanno significato solo
se si sono già effettuate le esperienze concrete e dalle esperienze concrete ed
iconiche occorre pervenire alle rappresentazioni simboliche. Gli itinerari di
apprendimento si debbono presentare come delle situazioni problematiche (
problem solving ) che gli alunni
affrontano avendo a disposizioni determinati strumenti.
E’
evidente la differenza tra
l’itinerario d’apprendimento e un pacchetto di “Istruzione Programmata”, che descrive in modo
analitico il percorso che gli alunni devono seguire.
Per concludere…..”gli itinerari di apprendimento sono le sequenze di
attività che gli alunni vengono motivati e guidati a svolgere quando il docente
ha << il coraggio di non dire >>, quando il docente riesce a
resistere alla tentazione di esporre i concetti prima che gli alunni li abbiano
scoperti.
Bibliografia:
D.Francescato,
A.Putton, S.Cudini, Star bene insieme a scuola, Ed. Carocci , 2001
C.R.
Rogers, Libertà nell’apprendimento, Ed.Giunti Barbera
U.
Tenuta, Itinerari di apprendimento, www.ed scuola.it