Sbarbaro Pietro

   Pietro Sbarbaro, nacque a Savona il 20 aprile 1838 nella casa che era posta all'inizio della calata che porta il suo nome in prossimità della Torretta, casa che fu poi demolita, come tutte le altre esistenti, a seguito degli eventi bellici della seconda guerra mondiale. Morì a Roma, in estrema miseria, all'età di 53 anni il 1° dicembre 1893. La sua salma venne traslata nel cimitero di Zinola il 20 aprile 1904 e tumulata nel famedio.
    Riempì le cronache della vita italiana per lungo tempo a causa del suo spirito ribelle e polemista. Fu giornalista , scrittore, filosofo, professore universitario di diritto e uomo politico. Dotato di ingegno acutissimo e di memoria ferrea cominciò presto a farsi conoscere: a 14 anni era già in corrispondenza con Cavour; a 19 anni pubblicava già scritti filosofici sulla Rivista Enciclopedica di Giuseppe Farina. A 21 anni andò volontario in guerra; nel 1860 compì i suoi studi umanistici a Pavia; a 24 anni nel 1862 dirigeva l'"Espero" di Torino; l'anno successivo insegnò, come libero docente, economia politica all'università di Pisa; nel 1865 fu nominato professore all'università di Modena. A seguito di aspre polemiche col ministro della pubblica istruzione nel 1870 fu sospeso per un anno dall'insegnamento e poi destituito dal Sella l'anno successivo. Per quattro anni si dedicò a scrivere opuscoli e libri finché ottenne una nuova cattedra a Macerata, quindi a Napoli, a Parma e, infine, a Sassari da dove fu nuovamente destituito per avere energicamente protestato contro il Ministro Baccelli che aveva espulso dall'università due studenti socialisti perchè, a dire del Ministro, appartenenti ad una "associazione di malfattori".
   Chiamato dall'editore Sommaruga si trasferì a Roma dove diresse le "Forche Caudine" attaccando con aggressività e avventatezza personalità politiche e del governo attirandosi querele e condanne. Pietro, educato alla scuola Liberale del Conte di Cavour, a quella scuola che nella Magistratura indipendente e incorrotta scorgeva la pietra miliare di tutte le libertà, mentre nella corruzione e nel servilismo dei Magistrati verso i Partiti che si alternano al Potere il principio della rovina degli Stati , scriveva ai suoi avvocati Lopez e Coboevich:" Io attendo… un responso di Magistrati degni del loro ufficio, che rendano Sentenze, e non servigi alle Fazioni che disonorano l'Italia…" Purtroppo così non fu: processato, fu condannato a sette anni di carcere: ne scontò soltanto due alle Nuove di Torino, poi, eletto deputato a Pavia nel 1885, evitava di scontare gli altri restanti anni. Da deputato continuò ad attaccare aspramente ministri e uomini politici, applaudito e acclamato da popolari e democratici che vedevano in lui un perseguitato politico.Temendo che il Parlamento concedesse contro di lui l'autorizzazione a procedere, riparò a Lugano dove fondava "La penna d'oro". Ma avendo ripassato il confine, fu arrestato e condotto in carcere a Sassari a scontare la pena che gli fu parzialmente condonata. Quando uscì dal reclusorio nel marzo del 1891 si recò a Savona, ma trovando nella sua città natale un clima ostile, anche gli amici di un tempo gli voltarono le spalle, si trasferì nella capitale dove morì due anni dopo, colpito da una violenta polmonite, assistito dalla moglie Concetta.
    Nel 1903 nei giardini di piazza Sisto IV venne eretto un busto marmoreo, opera dello scultore genovese G.B. Bacigalupo; attualmente tale scultura, dopo la soppressione dei giardini , è stata collocata insieme a quella di Pietro Giuria, nei giardini del prolungamento a mare. Sul piedistallo che regge il busto è scolpita la seguente epigrafe dettata dall'avv. Bernardo Mattiauda:

Pietro Sbarbaro
per la verità e per il diritto
Visse e morì combattendo
Vive il suo nome
Segnacolo di ribellione
Ad ogni ingiustizia.


   La produzione letteraria, ampia e disarticolata, comprende numerose pubblicazioni tra cui:
- Sulla filosofia della ricchezza , 1866;
- L'economia politica e la libertà, 1868;
- Degli operai nel secolo XIX, 1869;
- Della libertà, 1871;
- Sulle opinioni di V. Gioberti intorno all'economia politica e alla questione sociale, 1874;
- Sulle condizioni dell'umano progresso, 1877;
- L'ideale della democrazia, 1883;
- Laboulaye, 1886;
- La mente di T. Mamiani; 1886;
- La mente di Voltaire, 1888;
- Principato e democrazia, 1888;
- La mente di Leone XIII e il genio dei tempi, 1891;
- La sapienza della vita ovvero i doveri dell'uomo e del cittadino, 1891.