www.wsws.org/articles/2003/apr2003/muse-a16.shtml
THE SACKING OF IRAQ'S
MUSEUM: U.S. WAGES WAR AGAINST CULTURE AND HISTORY - 16 aprile
By Patrick Martin
Il saccheggio dei musei e della
Biblioteca Nazionale iraqena, con la conseguente distruzione di
gran parte del patrimonio culturale iraqeno, è un crimine
storico di cui l'amministrazione Bush è responsabile.
I funzionari governativi erano stati ripetutamente avvertiti del
possibile danno a manufatti insostituibili, danno causato sia da
bombe e missili statunitensi sia dall'instabilità postbellica
dopo la rimozione del governo iraqeno, ma non hanno fatto nulla
per impedirlo. La loro inazione costituisce una massiccia
violazione della Convenzione dell'UNESCO del 1954 sulla
protezione dei tesori artistici in tempo di guerra, adottata in
risposta al saccheggio nazista dell'Europa occupata durante la
II° Guerra Mondiale.
Almeno l'80% dei 170.000 singoli esemplari depositati al Museo
Nazionale di Baghdad sono stati rubati o distrutti durante
l'ondata di saccheggi che è seguita all'occupazione USA della
città. Il Museo era il più grande luogo di deposito di
materiali delle civiltà dell'antica Mesopotamia, come Sumer,
Akkad, Babilonia, Assiria, Caldea. Conteneva anche manufatti da
Persia, Grecia, Impero Romano e varie dinastie arabe. Il museo
conteneva le tavolette in cuneiforme recanti il Codice di
Hammurabi, il primo sistema legislativo del mondo, ed altri testi
cuneiformi che rappresentano i più antichi esempi di scrittura -
poemi epici, trattati matematici, resoconti storici. Un'intera
raccolta di migliaia di tavolette d'argilla non ancora decifrate
o analizzate, in parte a causa delle sanzioni imposte dagli Stati
Uniti attraverso l'ONU che hanno limitato la possibilità di
viaggio verso l'Iraq. Il Vaso di Uruk in alabastro, di 5000 anni
fa, è la più antica rappresentazione dipinta di un rituale
religioso. Il viso di donna in pietra, scolpito 5500 anni fa, è
uno dei più antichi esempi sopravvissuti di scultura figurativa.
La più antica scultura in rame fuso del mondo, il busto di un re
accadico, risale al 2300 a.c.
Un'altra perdita significativa è venuta dall'incendio della
vicina Biblioteca Nazionale, contenente decine di migliaia di
antichi libri e manoscritti, e giornali dal periodo ottomano fino
ad oggi. La sala di lettura e gli scaffali sono state ridotti ad
un ammasso di rovine fumanti. Ironicamente, l'unica speranza per
la sopravvivenza di qualcuno di questi tesori è che potrebbero
essere stati tolti dal museo prima della guerra, per essere
esposti in qualcuna delle residenze private di Saddam Hussein e
della sua famiglia. Una vasta collezione di manufatti in oro era
stata immagazzinata per salvaguardia alla Banca Centrale Iraqena,
ma anche quel servizio è stato ugualmente saccheggiato e
incendiato.
I FUNZIONARI USA HANNO
IGNORATO GLI AVVERTIMENTI
Le affermazioni USA di essere stati presi di sorpresa dal
sacco degli edifici culturali a Baghdad, Mosul e altre città,
non è credibile. Una tale tragedia non solo era prevedibile, ma
era stata specificamente preannunciata. Alla fine di gennaio di
quest'anno, una delegazione di studiosi, direttori di musei e
collezionisti ha visitato il Pentagono spiegando il significato
del Museo Nazionale Iraqeno e di altri siti culturali. Uno dei
partecipanti ha riferito al Washington Post "Abbiamo detto
loro che il saccheggio era il pericolo più grosso, e credevo che
avessero capito che il Museo era il più importante sito
archeologico nell'intero paese. Conteneva tutte le cose
provenienti dagli altri siti."
L'AIA (Archaeology Institute of America) ha fatto appello a tutti
i governi per la protezione dei siti, ma sembra che solo il
governo iraqeno abbia preso sul serio questo appello, non il
governo USA né quello inglese. Dopo i saccheggi del 1991 nelle
rivolte che seguirono alla Prima Guerra del Golfo, il governo
iraqeno varò leggi che limitavano l'esportazione di oggetti
storico-archeologici.
C'è una lunga tradizione di cura e amore per la storia e il
patrimonio culturale in Iraq. Non appena l'indipendenza fu
proclamata, nel 1920, il governo iraqeno richiese che tutti i
rapporti di scavo venissero archiviati al Museo Nazionale. In
tempi più recenti, tutti i reperti di scavo venivano consegnati
al museo per la catalogazione, facendo di questa istituzione il
database centrale per tutti i lavori di scavo e studio del paese.
Allorchè cominciò a profilarsi all'orizzonte l'assalto
statunitense, i funzionari del Museo Nazionale cominciarono i
preparativi per mettere in salvo le preziosissime collezioni,
riponendo alcuni esemplari in luoghi segreti e mettendo il grosso
degli oggetti in stanze blindate sotto l'edificio, protette dalle
esplosioni grazie a strati di mattoni e cemento. I pezzi troppo
grossi per essere rimossi dalle sale sono stati accuratamente
avvolti e coperti.
I saccheggiatori hanno sottratto o distrutto tutto quanto nelle
sale, poi hanno fatto irruzione nelle camere sotterranee e hanno
razziato il contenuto. Hanno anche distrutto gli schedari e il
sistema informatico del museo.
Il Pentagono non solo conosceva in anticipo la potenziale
minaccia al patrimonio culturale iraqeno, ma i militari USA hanno
ricevuto richieste esplicite a proteggere il Museo quando è
iniziato il saccheggio. Un archeologo iraqeno, Ra'id Abdul Ridha
Muhammad, ha detto al NewYork Times di essere andato direttamente
da un gruppo di marines su un carroarmato Abrams nella Piazza del
Museo, meno di 400 metri dal museo, per chieder loro di fermare i
vandali. I marines hanno cacciato via la prima ondata di
saccheggiatori, poi dopo mezz'ora se ne sono andati. "Avevo
chiesto loro di posizionare il tank sul piazzale del museo, ma
hanno rifiutato e se ne sono andati". Prosegue, "Dopo
mezz'ora i saccheggiatori sono tornati e hanno minacciato di
uccidermi o di dire agli americani che ero una spia dei servizi
di Saddam Hussein, così m'avrebbero ucciso. Ero spaventato, e me
ne tornai a casa."
L'archeologo ha aggiunto, "L'identità di un paese, il suo
valore e la sua civiltà, risiedono nella sua storia. Se la
civiltà di un paese è saccheggiata, come lo è stata la nostra,
la sua storia finisce. Ditelo al Presidente Bush, e ricordategli
che ha promesso di liberare il popolo iraqeno, ma questa
non è liberazione, questa è umiliazione."
LE POLITICHE DI DISTRUZIONE
CULTURALE
Ci sono ragioni commerciali dirette nel fatto che
l'amministrazione Bush abbia permesso la razzia dei tesori
culturali iraqeni. Secondo un articolo del 6 aprile di
un giornale scozzese, il Sunday Herald, tra coloro che si sono
incontrati al Pentagono prima della guerra c'erano rappresentanti
dell'ACCP, una lobby di ricchi collezionisti e mercanti d'arte
che aveva cercato di flessibilizzare il rigido divieto dell'Iraq
all'esportazione degli oggetti d'arte. Il tesoriere del gruppo,
W.Pearlstein, ha criticato la legislazione iraqena come troppo
protezionista, dicendo che avrebbe fatto in modo di spingere il
governo postbellico a rendere più facile l'export dei manufatti
verso gli Stati Uniti. Il gruppo ha tentato di far modificare la
legge del Cultural Property Implementation Act, che regola il
traffico internazionale di antichità.
Secondo questo articolo "la notizia del meeting tra l'ACCP e
il governo USA ha messo in allarme scienziati e archeologi, che
temono gli scopi sottobanco della lobby, in base ai quali le
autorità statunitensi faciliterebbero il movimento dei reperti
iraqeni dopo la vittoria in Iraq". Il Los Angeles Times ha
riportato la notizia che un collezionista californiano di arte
iraqena sarebbe stato "surrettiziamente contattato prima
della guerra, col messaggio che antichità iraqene sarebbero
state presto disponibili. Ha ipotizzato che i ladri abbiano agito
secondo un piano, non ancora rivelato".
Placare la sete di gruppi di miliardari con il gusto per
le curiosità orientali è qualcosa di certamente congeniale al
profilo dell'amministrazione Bush. Assai più fondamentale
invece, è la valenza politica, per la classe dirigente USA, del
consentire la distruzione di tali depositi di storia e cultura
dell'Iraq.
Lo scopo dell'occupazione militare statunitense è l'imposizione
di una dominazione coloniale sull'Iraq e la presa di controllo
delle sue vaste risorse petrolifere. E' funzionale agli
interessi dell'imperialismo americano umiliare l'Iraq e indurre
la sua popolazione a sottomettersi agli USA e al regime fantoccio
che verrà instaurato a Baghdad. Colpire le risorse culturali che
connettono il popolo iraqeno a 7000 anni di storia, è parte del
processo di distruzione sistematica della loro identità
nazionale.
Il tragico risultato è che i tesori che sono sopravvissuti
persino al sacco dei Mongoli nel 13° secolo, non hanno resistito
all'impatto della tecnologia del 21°secolo e alla barbarie
imperialista.
Bush, Rumsfeld e la loro cricca personificano esattamente
la nuova barbarie: un "leader" che è egli stesso
semi-alfabetizzato e sguazza nella più bigotta arretratezza
religiosa; un'amministrazione composta da ex-membri di consigli
d'amministrazione di multinazionali, per i quali un manufatto
dell'antica Sumer è di maggior interesse come bene-rifugio non
tassabile che come chiave per la comprensione dello sviluppo
storico e culturale dell'umanità.
http://www.spectator.co.uk/article.php3?table=old§ion=current&issue=2003-04-19&id=3011
THE DAY OF THE JACKALS -
disturbing questions about the looting of antiquities from the
Iraqi National Museum in Baghdad - 19 aprile - By Rod Liddle
www.inq7.net/opi/2003/apr/23/opi_commentary1-1.htm
WHEN A MUSEUM FALLS
VICTIM TO WAR - 23 aprile
www.sundayherald.com/32895
U.S. ACCUSED OF PLANS TO
LOOT IRAQI ANTIQUITIES - Liam McDougall
http://www.csmonitor.com/2003/0424/p11s02-woiq.html
IRAQ AND RUIN - 24
aprile
www.hrw.org/editorials/2003/iraq041403.htm
LIBERATION AND LOOTING
IN IRAQ - 14 aprile
http://www.smh.com.au/articles/2003/04/22/1050777257800.html
IRAQ'S LOOTED ARTEFACTS
BEGIN TO EMERGE - 23 Aprile
http://www.counterpunch.org/leupp04192003.html
THE RAPE OF HISTORY -
THE WAR ON CIVILIZATIONS - 19 aprile
http://www.utoronto.ca/csus/pm/jensnote.htm
MNEMOCIDE
www.workers.org/ww/2003/plunder0424.php
LOOTING IS WHAT THIS WAR
IS ALL ABOUT - 24 aprile
www.wsws.org/articles/2003/apr2003/iraq-a15_prn.shtml
HOW AND WHY THE U.S.
ENCOURAGED LOOTING IN IRAQ - 15 aprile