Il rimpianto di una stella cadente

Uno
Hyoga aprì la finestra e guardò fuori la darsena deserta che avvampava nel cielo del tramonto. I gabbiani volavano qua e là in cerca di cibo, mentre i grilli e le cicale cantavano senza sosta in quel caldo tramonto estivo. In lontananza una barca che rientrava in porto, la vela anch'essa resa rossa dal sole. C'era un senso di attesa nell'aria, come se la sera imminente avesse dovuto portare un degno coronamento ad una giornata di relax passata nel divertimento più spensierato.
" Beati voi..." pensò il ragazzo appoggiato al davanzale della finestra.
Tre mesi prima si era seduto nello stesso punto a guardare il porticciolo dalla finestra della casa del suo amico Seiya: allora era appena arrivato aprile, l'aria era più mite ma non abbastanza da poter uscire in barca o sdraiarsi a prendere il sole. Tuttavia, quel giorno, assieme a Seiya, Shun ed Ikki, era andato a fare una passeggiata sulla spiaggia; fra una chiacchiera e l'altra si erano spinti fino alla scogliera e avevano deciso, malgrado l'aria fosse ancora un po' troppo frizzante, di mettersi a sedere sugli scogli per guardare il mare. Fu allora che videro una persona che nuotava al largo, sebbene l'acqua fosse ancora troppo fredda.
- Magari è qualcuno che sta facendo immersioni, non ci vedo nulla di strano...- disse Ikki scrutando il cielo.
- Ma non dovrebbero essere in due?- esitò Hyoga.
- Ed infatti, se guardate bene, vedrete che sono in due nell'acqua. Io proporrei di preoccuparci di rientrare in tempo- proseguì Ikki- fra poco inizierà a piovere-
- Il solito menagramo!- protestò Seiya- Ma se in cielo non c'è neanche una nuvola!-
- Libero di non credermi, ma io preferisco avviarmi, non ho alcuna intenzione di bagnarmi...ciao ciao!- e così dicendo si era alzato e aveva iniziato ad avvicinarsi a casa.
-No, aspetta, veniamo con te- gli gridò dietro Shun, che si era alzato quando il fratello si era volto verso la spiaggia- non avere tutta questa fretta!-
- Hei Shun!- protestò Seiya alzandosi per trattenere l'amico, ma dato che non vi riuscì preferì tornare a sedere accanto a Hyoga che era rimasto tranquillo per tutto il tempo
- Bah, io non capirò mai che cosa passi per la testa di Ikki.... a volte è come se non avesse poi tanta voglia di stare con noi-
- Secondo me ha ragione lui a dire che tra poco pioverà. Ho anch'io questa impressione, forse faremmo meglio a tornare a casa- suggerì Hyoga, guardando fisso davanti a se il sole gettarsi nel mare.
Fecero appena in tempo a raggiungere il primo centro abitato che i primi goccioloni di pioggia li sorpresero.
- Ascolta, che ne diresti di fermarci da qualche parte aspettando che smetta di piovere?- propose Seiya all'amico.
- Per me va bene, a patto che paghi tu.- rispose Hyoga- in fondo se ce ne fossimo andati quando aveva suggerito Ikki, adesso saremmo all'asciutto!-
Bofonchiando qualcosa di incomprensibile Seiya entrò in una caffetteria poco più avanti, seguito a ruota da Hyoga: all'interno una luce soffusa creava un'atmosfera intima e familiare. Una cameriera vestita di azzurro li fece accomodare ad un tavolo vicino ad una delle grandi finestre del locale.
- I signori vogliono già ordinare qualcosa?- chiese una voce proveniente da dietro le spalle di Hyoga: il ragazzo si voltò e vide una ragazza dai lunghi capelli castani vestita con una divisa simile a quella dell'altra cameriera, solo che questa era di un color giallo tenue.
- Potrebbe portarci il menu, signorina?- chiese Seiya, mentre Hyoga aveva timore di sapere dove fossero entrati così di fretta.
- Oui, monsieur.- rispose la ragazza con un guizzo negli occhi verdi,girò su se stessa e sparì dietro un sipario.
- Temo che siamo entrati in un locale un po' troppo caro per le nostre...cioè le tue tasche- disse Hyoga all'amico, che si era improvvisamente ammutolito alla risposta in francese della cameriera.
- Ma-magari è solo un vezzo di questo locale, ah, ah...- disse Seiya cercando di tranquillizzare se stesso, gettando un occhiata furtiva in giro per capire il livello economico degli altri avventori.
Fu allora che si accorsero di essere gli unici clienti nel locale. La cosa risultò molto strana: erano solo le cinque di pomeriggio, e l'acquazzone era stato troppo improvviso perché la gente avesse deciso di non uscire per tutto il giorno. Forse avevano aperto da pochi minuti, sembrava proprio l'unica spiegazione plausibile.
La cameriera vestita di giallo tornò senza che i due se ne accorgessero, depose due menù sul tavolino in legno color ciliegio e dicendo - fate pure con calma , tanto non ci sono altri clienti, per ora.- sparì in una scia di odore di vaniglia.
- Che strano questo posto...speriamo che smetta presto di piovere- disse Seiya guardando con una certa apprensione il menu. Intanto le note di un pezzo di musica classica si diffondevano per l'aria. Odori e fragranze si spandevano nel locale: torte, incenso e tea si amalgamavano e restavano separati allo stesso tempo, facendo venire una certa acquolina ai clienti.
Dopo dieci minuti, che ai due sembrarono eterni, tornò la stessa ragazza per prendere le ordinazioni.
- Avete scelto signori?- chiese la ragazza con un taccuino e una matita in mano, gialli anch'essi.
- Mi spiace, signorina, ma ci ha portato due menu in francese, lingua che noi non conosciamo.- disse Seiya imbronciato
- Mi spiace, monsieur, ma tutti i menù sono in francese, è un vezzo del nostro locale...- cercò di scusarsi la ragazza- posso dirle i tipi di tea e caffè che serviamo abitualmente e le torte del giorno-
- E non poteva avvisarci prima di questo vostro vezzo?- insistette Seiya, mentre la ragazza abbassava la testa ed arrossiva sempre di più.
- Sono mortificata...dirò di farvi uno sconto alla cassa per quest'inconveniente.
Abbiamo 250 tipi di tea, ma i più richiesti sono quelli al gelsomino, alla menta, alla vaniglia e il classico Earl Grey speziato all'anice. I caffè sono differenti per tostatura e le miscele vengono macinate all'istante. Le torte del giorno sono la sacher-torte, la torta alla carota e quella alla ricotta. Che cosa vi porto, signori?-
- Un tea all'anice per me- disse Hyoga.
- E un caffè forte per me- gli fece eco Seiya.
La ragazza sparì con un sorriso. Cinque minuti dopo le loro ordinazioni arrivarono portate da un'altra cameriera, ma vestita in verde acqua.
- Un tea all'anice ed un caffè robusto...sono 750 yen da pagare alla cassa, grazie.-
Quando uscirono dalla caffetteria era passata mezz'ora buona e la pioggia era cessata da pochissimo. Nel cielo pulito per l'acquazzone iniziavano a brillare le stelle della sera e l'aria era decisamente frizzante.
- Brr...facciamo una corsa fino a casa per scaldarci?- propose Seiya
- Beh, non fa mica così freddo!- rispose Hyoga all'amico intirizzito
- Sei veramente degno del tuo nome!- disse il ragazzo e iniziarono a dirigersi verso casa.
Entrati a casa Hyoga si diresse alla finestra, mentre Seiya s'inventava qualcosa da mangiare per cena. Il sole tramontato da un pezzo aveva ceduto il posto alla notte primaverile e il cielo notturno era pieno di stelle ben visibili, grazie anche alla pioggia che aveva spazzato le nubi e lavato il cielo. Le costellazioni estive si stavano pian piano alzando dall'orizzonte per raggiungere lo zenit, mentre il Cigno declinava sempre più a sud.
Due giorni dopo mentre camminava con la spesa in mano, Hyoga vide uscire da un negozio la cameriera in giallo che aveva dato a lui e a Seiya i menù in francese.
Stranamente fu preso dall'impulso di salutarla e si avvicino al negozio da cui la ragazza era uscita. Poteva ancora raggiungerla e chieder...
- Buongiorno bel giovane- disse una vecchietta dietro la merce esposta fuori dal negozio.
- Ah, buongiorno - ricambiò Hyoga arrossendo
- Vede queste belle mele? Pensi le faccio venire apposta dall'Italia! Non fanno venir voglia di assaggiarle alla sola vista? Solo per oggi, e solo perché è un bel ragazzo, gliele metto a 250 en l'una, eh?- proseguì la venditrice.
- M-ma- cercò di rispondere Hyoga - io vorrei solo dei cachi...-
- Subito signore! Ecco qua i più bei cachi di tutta Tokeizawa! Le occorre altro?-
- No, per ora no...buon giorno-
Hyoga, pagata la frutta, si allontanò dal negozio ripensando alla strana caffetteria in cui era entrato e alla strana ragazza in giallo che li aveva serviti . 
" Forse avrà pensato che fossimo stranieri per via del colore dei miei capelli. Non c'è altra spiegazione!" 

- Hei, sto parlando con te!!!- la voce di Seiya lo riportò al presente, in quella calda serata di fine Luglio.
- Hem..sì.dicevi?- chiese Hyoga cadendo dalle nuvole, senza sforzarsi minimamente di nasconedere il fatto che era assorto in ben altri pensieri.
Seiya assunse una faccia indecifrabile. - Se il Bell'Addormantato si degna di essere dei nostri- l'apostrofò Seiya - stavamo discutendo della proposta fattaci da Saori...ma forse tu eri troppo impegnato a pensare a qualche bella gonnella per darci retta?-
Tutti gli altri risero sotto i baffi, ma Hyoga restò punto sul vivo dalle frecciatine di Seiya.
- A me sembra che quì l'unicoad avere una certa fortuna con le donne non sia io, ma tu, Seiya...- rimbeccò Hyoga calmissimo
- Cooosa?!!- fece Seiya arrossendo
- E comunque, credo che rifiuterò la gentile offerta di Saori...- continuò Hyoga guardando il mare al tramonto, contento di aver pareggiato il conto con Seiya.
- In effetti credo che questa sarà la risposta di quasi tutti gli altri- intervenne Shiryu, seduto su una poltrona della stanza di Seiya.
- Beh..non di tutti- commentò Seiya- Forse noi cinque saremo concordi nel rifiutare la possibilità che ci è stata offerta, ma credo che per Jabu non sarà così..e anche Ichi e Ban mi danno da pensare...- commentò Shun appoggiato allo stipite della porta.
- Che vuoi dire?- chiese Seiya all'amico
- Avanti! Tu sai meglio di tutti noi quale sia il carattere di Jabu...- il tono di Shiryu era quello di chi constata una realtà evidente- Jabu farebbe tutto ciò che Saori dice- 
- Ricordi quando lei voleva giocare alla cavallerizza?- spiegò Shun -Jabu era l'unico ad offrirsi volontario e ad obbedire come un cagnolino...-
- Ma avrà pure un briciolo d'orgoglio,no?!- tuonò Seiya rivolto all'amico, che indietreggiò senza volere.
- Calmati - disse Shiryu impassibile dalla sua poltrona - Pensa piuttosto a quale è stata la sua espressione alla proposta di Saori. Se fosse stato per lui, avrebbe accettato immediatamente. Quanto a Ban, da quel poco che ho potuto capire di lui, mi è sembrato un tipo pronto a migliorare la propria condizione, per cui noncredo che si farà troppi scrupoli. D'altro canto, ognuno di noi è libero di decidere quale corso dare alla propria vita...-
- Questo significa allora che tutto ciò che ci è stato fatto è acqua passata?!!- chiese Seiya
- Per loro, probabilmente sì...- commentò Hyoga senza volgere lo sguardo agli altri amici.
- Ma che cos...- fece per protestare Seiya, quando le parole di Hyoga lo bloccarono.
- Non capisco cosa importi a te delle loro decisioni! - disse Hyoga volgendosi a guardare Seiya dritto negli occhi: l'azzurro delle iridi di Hyoga scintillò freddo all'incontro con quelle castane di Seiya. Per attimi interminabili i due restarono in quella posizione, Shiryu alzò la testa e Shun assunse un'espressione preoccupata, temendo che i due potessero venire alle mani.
- Ognuno è libero di decidere della sua vita, la cosa importante è che le loro decisione siano imposte anche a noi! Per il resto, ciò che essi decideranno di rispondere a Saori non mi riguarda affatto.- sentenziò Hyoga tornando a guardare il mare.
- Ikki- riprese Shun- mi disse che probabilmente Jabu accetterà per avere una rivincita su di noi... ma io non posso credere che farebbe una cosa del genere-
- E invece tuo fratello ha visto giusto, Shun- sentenzio Shiryu, mentre Hyoga pensò la stessa cosa in cuor suo.
- E' un'accusa grave, Shiryu! - esordì Seiya, rimasto senza parole dopo lo scontro con Hyoga - Puoi provare ciò che dici?-
- E' solo una supposizione, ma - rispose il ragazzo portandosi una mano sotto il mento - Jabu è sempre stato invidioso del fatto di non essere stato dei nosti nei momenti più difficili. E' come se si sentisse inferiore rispetto a noi...-
- Ma io non mi sono mai accorto di averlo trattato in questo modo...- disse Seiya incredulo ; non aveva mai pensato al fatto di poter aver trattato Jabu con sufficienza, nè si era mai reso conto di quale potesse essre in realtà la causa di tanto astio nei suoi confronti da parte del Saint dell'Unicorno.
- La colpa non è tua - lo rassicurò Hyoga affacciato alla finestra - Se Jabu ha di questi complessi è solo perché se li è creati con le sue stesse mani...-
Tuttavia Seiya rimase pensieroso per un bel pezzo, gli occhi bassi come se si sentisse responsabile del malessere di Jabu; fu Shiryu a risollevare le sorti di quella serata estiva proponendo - Vi va di mangiare una bella pizza?-.

Due
Hyoga guardava attraverso la finestra il cielo d'Agosto che si rischiarava velocemente ad Est, mentre una densa foschia si attardava ad Ovest. Degli uccelli cinguettavano felici, accogliendo gioiosi un altro afoso giorno.
"Tanto vale alzarsi.." pensò il ragazzo e senza indugi si mise a sedere sul letto. Quindi, si alzò, andò nel bagno annesso alla stanza a lavarsi il viso e non poté fare a meno di guardarsi nello specchio.
" Che ci fai tu qui?" sembrava dirgli il tizio dall'altra parte del vetro. Aveva ragione: ormai non c'era più motivo perché Hyoga si trattenesse a Tokyo. Lui doveva tornare a casa. Al villaggio di Kohobotek, nella Siberia Orientale, dove lo attendevano i luoghi a lui cari, gli stessi che avevano temprato il suo fisico e l'avevano visto diventare un saint. Il saint del Cigno.
" Massì- si disse guardandosi con un ampio sorriso- tanto qui resteranno gli altri! In fondo anche Shiryu è tornato a Goro-ho, se ci dovessero essere problemi, mi avvertiranno!"
Tornò di scatto in camera da letto, si mise sul pavimento ed inizio a fare dei piegamenti sulle braccia. Finito il riscaldamento mattutino, corse veloce sotto la doccia cantando una vecchia canzoncina, ricordo della madre.
Mentre si passava l'asciugamano sulla testa per asciugarsi i capelli, aprì l'armadio, ne tirò fuori una sacca logora ed iniziò a mettervi dentro quelle poche cose che si era portato da casa. Lo scrigno del Cigno sembrò guardarlo pensieroso, come se stesse facendo un'idiozia.
" Cavoli, come sono suggestionabile!" pensò ad alta voce portando istintivamente una mano sul coperchio dello scrigno.
- Andiamo, si torna in Siberia! A casa!-
Nella sala da pranzo Shun attendeva accanto ad una sedia l'arrivo dell'amico per fare colazione.Saori-san era solita farla nella propria camera, e se contava che suo fratello Ikki non ne aveva voluto sapere di abitare a Villa Kido, era solito fare colazione assieme a Hyoga. Chissà perché ci metteva tanto a scendere...
- Buongiorno!- disse Hyoga entrando nella stanza con un aria felice sul viso. Non che fosse un grande comunicatore, anzi era sempre piuttosto freddo e distaccato dagli altri ,come indicava il suo nome. Già, chissà che razza di idea era passata per la testa della madre quando gli aveva imposto quel nome curioso. Era piuttosto insolito che un giapponese si chiamasse così, figuriamoci un russo!
- Buongiorno Hyoga- rispose Shun affabile- vedo che sei di ottimo umore, stamattina!-
- Mmm..no non mi sembra.-
- Strano, ti vedo felice..- proseguii Shun, tastando il terreno per scoprire come mai l'amico avesse quella strana luce negli occhi. Se aspettava che fosse Hyoga a scoprire le carte poteva stare fresco!
- Felice è una parola un po' grossa...ma anche ammesso che sia così. perché non esserlo dato che abbiamo guadagnato la tanto agognata pace?-
- Sarà, ma oggi ti vedo più sereno di ieri...- insistette Shun
- Ti dico che è una tua impressione, Shun. Adesso mangiamo o si fredderà tutto..- tagliò corto Hyoga 
- COSA si dovrebbe freddare, Hyoga? L'insalata con le uova? Il toast freddo da mezzora? O il caffè? - sbottò Shun, che ormai aveva rinunciato a capire il compagno.
- Io intendevo il caffé- disse Hyoga versandosi una tazza di caffè americano dalla caraffa in vetro temperato posta davanti a lui- Mmm...è più buono il caffè italiano di quella caffetteria... vero?- 
La colazione fu consumata in maniera spiccia dai due ragazzi, che a mala pena si guardarono l'un l'altro. Pochi minuti dopo Hyoga si alzò e, salutando l'amico, uscì dalla stanza senza dare peso alle parole di rimprovero bonario che venivano dalle sue spalle.
- Ma non hai quasi toccato cibo!- tentò timidamente di protestare Shun. Invano: Hyoga era già sparito nel corridoio.
A Shun non rimase altro che sedersi al tavolo e finire di trangugiare quella colazione che ormai gli era andata di traverso.
Hyoga imboccò il corridoio che portava alle stanze di Saori-san, bussò ed attese pazientemente di essere ammesso al cospetto della dea Athena. Gli si parò davanti Tatsumi, che in malo modo gli disse di aspettare. Hyoga, non curandosi dei modi spicci dell'energumeno ,e pensando che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe avuto a che fare con quel tipo, restò in attesa nel corridoio.
Pochi minuti dopo Tatsumi ricomparve da dietro la porta , dicendo al ragazzo che milady l'avrebbe ricevuto nella stanza della musica tra un quarto d'ora.
Con un sorriso simile ad una smorfia sarcastica, il ragazzo girò sui tacchi e fece per imboccare le scale, ma si accorse Shun stava arrivando da quella direzione. Non volendo sottostare ad un altro interrogatorio, Hyoga aprì una finestra che si affacciava sul vasto parco e saltò giù.
Shun non fece in tempo ad accorgersi di Hyoga , ma con la coda dell'occhio vide qualcosa che si muoveva davanti ad una finestra, stranamente lasciata aperta, le cui ante sbatterono fragorosamente alla prima folata di vento. Si affacciò e vide il parco estendersi a perdita d'occhio attorno alla villa. Che pace proveniva da quel verde, era un piacere stare lì a guardarlo per ore ed ore!! Mentre era assorto in queste considerazioni, Saori Kido uscì dalle sue stanze: indossava un ampio vestito estivo dal taglio classicheggiante, che ricordava un peplo greco.
- Dea Athena, buongiorno- fece il ragazzo abbozzando un inchino in segno di saluto.
La dea lo ricambiò con uno sguardo affettuoso dei suoi occhi, che a dispetto della tradizione, non erano cerulei, bensì viola. Eppure, dentro quegli occhi era come se vi fosse un assolato cielo di Grecia, che spandeva calore ad ogni battito di ciglia.
- Buongiorno a te Shun. Come mai ti trovi qui, hai forse bisogno di qualcosa?- chiese la dea con un dolce sorriso.
- Niente in particolare, milady. Cercavo Hyoga, mi sembrava di averlo visto aggirarsi da queste parti.-
- Effettivamente è stato qui, mi ha chiesto udienza privata. Devo incontrarlo fra dieci minuti nella stanza della musica. Forse è sceso dall'altra parte e non vi siete incrociati...-
- Sì dev'essere così...Allora a dopo milady!- disse Shun tornando nella direzione da cui era venuto.
- Shun... - lo richiamò la ragazza - vorrei che pensassi alla mia proposta. Ricordati che sarà sempre valida!- continuò la ragazza rivolta al suo devoto Saint. Shun, che non si era voltato alle parole della ragazza, ben sapendo quale fosse il discorso che ella voleva rivolgergli, le rispose stringendosi nelle spalle - Credo che la mia risposta sarà condivisa dagli altri, milady. Le chiedo di attendere fino al termine che ci ha dato.-
- Ti prego di pensarci a lungo e di farlo indipendentemente dal pensiero degli altri.- continuò la ragazza.
- Stia tranquilla, Saori-san- rispose il ragazzo allontanandosi nel corridoio.
Saori entrò nella stanza, si sedette al pianoforte ed accennò un paio di movimenti del minuetto di Mozart: era perfetto per quella giornata estiva. Sebbene non fossero ancora le nove del mattino, si sentivano già frinire le cicale e il loro canto aveva il potere di rendere ancora più calda la giornata. Saori finì la battuta, chiuse il pianoforte e si girò: alle sue spalle Hyoga aspettava pazientemente che finisse la sua sonata.
- Buongiorno Hyoga- salutò la dea con un'espressione tenera dipinta sul suo viso.
- Buongiorno, Athena- rispose il ragazzo profondendosi in un compito inchino e avvicinandosi alla ragazza.
- Tatsumi mi ha riferito che volevi parlarmi.. E' forse in merito al discorso che vi ho fatto tempo addietro?- disse la ragazza.
- No, non ha niente a che fare con quello, milady. Volevo chiederle il permesso di tornare in Siberia.- rispose spiccio il ragazzo.
- Non ti trovi a tuo agio qui, Hyoga?- prosegui Saori guardandolo negli occhi azzurri freddi come il metallo
- No milady, anzi. Sento solo il bisogno di tornare nella mia terra, a casa. In Siberia riposa mia madre, lì ci sono i luoghi che mi hanno visto diventare uomo, la mia gente. Vorrei tornare per sentire veramente la pace che tanto abbiamo sudato. Spero che mi permetterà di allontanarmi.-
Athena guardò Hyoga dritto negli occhi per momenti che le sembrarono eterni; quindi, sospirando, diede il suo beneplacito.
- Certo, capisco benissimo ciò che intendi. Va' pure Hyoga, semmai dovessimo aver bisogno di te, ti manderò a chiamare.-
-La ringrazio, milady- rispose il saint e fece per andarsene, quando la voce della ragazza lo indusse a fermarsi.
- Per quella faccenda, Hyoga, cos'hai deciso? Vorrei sapere la tua risposta prima che tu parta.- disse Athena alzandosi dal piano
- Posso anche dirglielo subito, visto che ho intenzione di partire oggi stesso : non voglio avere niente a che fare con il nome di Mitsumasa Kido.-
- Hyoga!- fece Athena con un moto di rimprovero nella voce
- Anche se è grazie alla sua decisione di farci divenire dei saint che oggi le forze oscure sono state debellate, io, come figlio e come uomo, non posso essere entusiasta della politica perseguita nei nostri riguardi. Cerchi di capirmi. Non è con il suo patrimonio che la mia infanzia spesa in allenamenti verrà cancellata. Ed ora mi scusi, ma devo finire di prepararmi...- 
Hyoga voltò le spalle alla sua dea ed uscì dalla stanza. Una farfalla entrò da una finestra lasciata aperta e si posò su una mano di Saori; la fanciulla rimase a guardarla rapita dai bei colori dell'insetto, ma non potè fare a meno di pensare che i legami del suo gruppo si stavano inesorabilmente allentando.
-E' solo una mia impressione?- chiese alla farfalla che sembrava essersi assopita sulla sua mano.



TRE
- Che significa " Hyoga è tornato in Siberia" ? - chiese Seiya a Shun, che, infossato in una poltrona, guardava dritto davanti a sé.
- Shun sto parlando con te!- insistette Seiya scrollando energicamente l'amico dal suo torpore.
- Smettila!- sbottò Shun- io ne so quanto te! Una mattina si è alzato con un'espressione soddisfatta sul volto e se n'è andato.-
- Ma Athena avrà pur detto qualcosa? O non l'ha avvisata?- proseguì Seiya perplesso dalla notizia che l'amico era venuto a riferirgli quella mattina
- Per quel che ne so, Saori gli ha dato il permesso, in fondo non aveva motivi per trattenerlo. Non siamo più in guerra, ricordi?-
- Mi sembra strano ugualmente...in fondo noi siamo come una famiglia..-
Seiya s'interruppe di colpo. Shun lo guardò e i due si capirono al volo.
- Noi siamo fratelli, ma Hyoga non ha mai condiviso l'operato di quell'uomo...- proseguì Seiya
- Anch'io faccio fatica a credere che anche voi siete miei fratelli...in cuor mio vi voglio bene quasi quanto ne voglio ad Ikki, ma sapere di condividere con voi il cognome Kido mi fa tornare alla mente il periodo passato all'istituto...- commentò Shun
- Forse queste sono solo paranoie, Shun. Magari Hyoga voleva solo rivedere il luogo in cui riposa sua madre. Infondo, anche se fa tanto il distaccato, Hyoga è il più mammone del gruppo..- sdrammatizzò Seiya con sorriso contagioso
- Forse è come dici tu. Spero sia così..-
- Via quel muso lungo! Dai, andiamo a fare una bella passeggiata ! Finiamo in bellezza la giornata!- fece il ragazzo prendendo l'amico per un braccio e trascinandolo di peso fuori dall'appartamento sulla darsena.
Un quarto d'ora dopo si ritrovarono a gironzolare davanti a quella stessa caffetteria in cui Seiya e Hyoga si erano rifugiati qualche mese prima, finendo per divenire il loro abituale punto di ritrovo.
I due ragazzi entrarono nel locale: anche questa volta venne ad accoglierli una ragazza con quella graziosa divisa, e li accompagnò ad un tavolo posto accanto alle finestre. Nell'aria riecheggiavano le note del pianoforte,che suonava una triste melodia, simile al rimpianto dell'estate che sta per finire. Chissà qual'era il nome di quella musica....
Pochi minuti dopo venne a prendere le ordinazioni una ragazza diversa da quella che li aveva serviti l'altra volta. Anzi, sembrava proprio essere al suo primo giorno di lavoro, visto che dovettero dirle per tre volte l'ordine e che portò loro una banana-split richiesta da un altro tavolo.
- Non c'è quella cameriera dagli occhi verdi?- chiese Shun al momento di pagare il conto.
- No. Che io sappia si è licenziata tre o quattro giorni fa. Purtroppo io non la conoscevo, per cui non posso dirvi di più...Eccole il resto e tornate a trovarci!- li liquidò la ragazza visibilmente stizzita.
Usciti dalla caffetteria si accorsero che la sera era ormai avanzata e che il vento era foriero di una tempesta in rapido arrivo.

Saori Kido chiuse il pianoforte e si mise accanto ad una delle ampie finestre ad ascoltare il vento. Nubi nere cariche di pioggia si avvicinavano sempre più velocemente all'orizzonte, e il cielo si era improvvisamente incupito. Iniziarono a cadere le prime gocce, prima qualcuna , che cadeva impercettibile ed isolata, poi sempre più copiosamente la pioggia iniziò a scrosciare e a bagnare i vetri delle finestre. Un lampo squarciò il nero del cielo, illuminando il viso di Saori intenta ad ammirare il temporale. Il pensiero della ragazza volò al Santuario in terra di Grecia, al picco di Goro-ho, alla distesa ghiacciata della Siberia orientale....
Chiuse gli occhi cercando di raggiungere tutti i suoi devoti saint, ma le riuscì difficoltoso scovare il microcosmo di Hyoga. Possibile che si fosse immerso per raggiungere il relitto in cui riposava sua madre, nonostante il suo mentore avesse speso la propria vita al fine di insegnargli a non essere troppo attaccato al passato?
Un fulmine squarciò nuovamente il cielo, ed il rombo del tuono indico quanto vicino esso fosse caduto.

Le giornate si succedettero placide ed assolate per tutta la fine dell'estate, ed anche i pochi temporali isolati non costituirono che un momento di refrigerio nell'afa della canicola.
Agosto se ne andò in un ennesimo acquazzone, e Settembre fece il suo ingresso regalando uno stupendo arcobaleno mattutino.
Si avvicinava il quattordicesimo compleanno di Saori Kido e alla residenza fervevano i preparativi per un compleanno che doveva essere memorabile, sebbene la diretta interessata si fosse caldamente raccomandata di non eccedere nelle stravaganze.
Shun era partito poco tempo dopo Hyoga, in cerca del fratello maggiore, sparito senza una parola da quel primo fortunale fuori stagione. Era andato a cercarlo all'Isola di Death Queen, ma non l'aveva trovato. Aveva dunque optato per ritrovare Jun, Spica e Leda, i suoi vecchi compagni presso Cefeo, e si era pertanto diretto all'Isola di Andromeda.
Anche Seiya era tornato in Grecia, doveva assolutamente chiarire alcune questioni con Marin, la sua vecchia insegnante, nella speranza di ritrovare sua sorella Seika. Era passato a salutare l'amica Miho, senza dirle della sua partenza, affinché non si preoccupasse. Contava di star via tre giorni al massimo; tuttavia quei tre giorni erano diventati quattro, cinque, poi sei, sette.....
Seiya mancava da Tokyo da più di due settimane, Shun da quasi un mese.
Saori aveva organizzato ugualmente la sua festa di compleanno: non poteva certo pretendere che quei ragazzi, che già avevano speso parte della loro giovinezza per lei, non si godessero la pace nei luoghi per loro più cari per starle accanto!
Improvvisamente si udì un boato sordo provenire dal giardino d'inverno. Saori uscì dalla sua stanza per vedere cosa fosse mai potuto accadere: come aprì la porta le si parò davanti un energumeno vestito da capo a piedi di una corazza di colore bronzo che la colpì facendola cadere riversa sul terreno.
- Ma che razza di dea è questa Athena! Possibile che non ci sia nemmeno un cane a proteggerla?- commentò sprezzante il sicario lanciandosi da una finestra con la ragazza fra le braccia. L'uomo continuò la sua corsa addentrandosi nel folto del bosco di platani sul retro della villa. Tutto era filato liscio come l'olio...fin troppo liscio. Quasi sul limitare della proprietà dei Kido l'uomo si trovò improvvisamente davanti un corpo luminoso, che emanava un aura dorata.
- Fermati!- gli intimò la figura in controluce
Il sicario continuò nella sua corsa deviando la traiettoria quel tanto che bastava per non essere intercettato dall'ostacolo che era apparso sul suo cammino.
- Ho detto fermati!- ripete la voce mentre l'invasore proseguiva imperterrito la sua corsa col prezioso bottino. La figura dorata non ripete il comando una terza volta e scagliò contro il nemico una serie di colpi alla velocità della luce al grido di " Lightning bolt".
Saori Kido riaprì gli occhi. Aveva la vista annebbiata a causa del colpo infertole dal suo rapitore, per cui impiegò qualche istante prima di realizzare ciò che era accaduto. Qualcuno aveva cercato di rapirla introducendosi alla villa, per questo aveva sentito quell'esplosione.
- Grazie al cielo!- la voce di Tatsumi le fece capire di essere al sicuro: alzò il capo e vide il Saint del Leone che la teneva tra le braccia.
- I..Ioria cosa è successo?- chiese la ragazza con un tremito nella voce 
- Qualcuno ha tentato di rapirla, Athena. Fortunatamente sono giunto in tempo per impedirlo.- rispose con un tono di voce rassicurante il giovane guerriero
- Gra..zie, Ioria- 
- Ooh.. Ioria meno male che c'eri tu! Se non fosse stato per te chissà cosa sarebbe successo alla signorina!- aveva iniziato a piagnucolare Tatsumi, felice perché Athena era stata tratta in salvo.
- Adesso riposi, Athena, ha vissuto una forte emozione. Per questa notte resterò io qui a vegliarla.- proseguì Ioria incurante dei lamenti di Tatsumi.
Quando Athena si addormentò nel suo letto, Ioria si rivolse a Tatsumi, che aveva insistito per restare con lui a vegliare la ragazza, chiedendo :- dove sono Seiya e gli altri?-
- Ah, non mi parlare di quei cinque sciagurati! Sono tutti spariti per fatti loro! Sarà dall'inizio dell'estate che è iniziata questa storia, prima uno, poi l'altro pian piano se ne sono andati tutti! E la povera signorina è stata abbandonata da coloro che avrebbero dovuto proteggerla!! Che gioventù sballata!!! Inetta! Debosciata! Meno male che ora ci sei tu, Ioria!-
Tatsumi aveva continuato a lungo a spiegare a Ioria cosa fosse successo dalla fine di Luglio a quella sera. L'espressione del Saint d'Oro si fece via man mano sempre più cupa.
Athena ora riposava nel suo letto...ma non appena si fosse fatto giorno l'avrebbe ricondotta al Santuario. Un nuovo nemico si era fatto avanti e villa Kido non era più un posto sicuro: specie ora che non si poteva più contare sui Santi di bronzo. Quale nemico aveva ordito trame nell'oscurità?
Un bubbolio lontano preannunciò un nuovo rovescio in arrivo.



QUATTRO
Seiya rotolò rovinosamente a terra, il viso riverso sul pavimento di Villa Kido.
- Osate anche farvi vedere?- tuonò Ioria furente. 
Seiya non ricordava di averlo mai visto in quello stato, neppure quando, tempo prima, l'aveva attaccato sotto il controllo mentale di Saga.
Non aveva tutti i torti di essere così adirato pensò Seiya asciugandosi un rivolo di sangue che gli colava dal labbro inferiore. Shun, fermo in un cantuccio stava con il capo chino ad ascoltare i rimproveri che Ioria rivolgeva a tutti loro. C'era una calma fredda e lucida nelle accuse che rivolgeva loro, e questo non faceva che palesare quanto grave fosse stata la loro mancanza.
- Non posso credere che vi facciate chiamare Saint di Athena...Ma avete la benché minima idea di cosa comporti l'essere dei Saint? -
Alla domanda di Ioria restarono tutti in silenzio, senza il coraggio di guardare il proprio accusatore negli occhi. Dopo pochi attimi, in cui il tempo sembrò dilatarsi all'infinito, Ioria riprese le fila del suo rimprovero.
- Un Saint giura davanti alla Dea di proteggerla, anche a costo della propria vita! Se non eravate in grado di mantenere questa promessa, sarebbe stato meglio non pronunciarla affatto!- proseguì Ioria, gli occhi azzurri incandescenti come due tizzoni nella notte.
A quelle parole, che piombarono sulle loro teste più pesanti dell'incudine atterrata nel Tartaro dopo un viaggio durato nove giorni e nove notti, i ragazzi alzarono il viso e fissarono negli occhi Ioria.
- Non preoccupatevi, andate pure a vivere la vostra vita...ad Athena penseranno dei Saint di nome e di fatto.- concluse il Saint d'oro, in procinto di lasciare quella stanza
- Noi siamo dei veri saint!- tuonò Shiryu facendosi latore del pensiero dei suoi compagni- ricorda che fu lo stesso Aioros a riconoscerci tali e...-
Non fece in tempo a finire la frase che si ritrovò con le spalle al muro, le mani di Ioria attorno al collo.
- COME OSI PARAGONARTI A MIO FRATELLO?!!- urlò in greco Ioria, stringendo la presa attorno al collo di Shiryu e dopo aver mantenuto la posizione per qualche secondo sbatté il ragazzo a terra come se tra le mani tenesse un cencio per pulire il pavimento.
- Mio fratello- continuò il giovane visibilmente adirato- ha dato la propria vita per salvare Athena ancora in fasce! Aveva la vostra stessa età, ma la sua convinzione era ben più forte e radicata della vostra!! Mi spiace solo che i vostri maestri abbiano perso del tempo prezioso insegnando il proprio sapere a gente come voi!- 
- Non abbiamo scelto noi di diventare dei saint!- protestò Shun- Fosse stato per me...-
Subì la stessa strigliata toccata a Shiryu, ritrovandosi improvvisamente e senza che se ne accorgesse bocconi sul pavimento. Ikki fece per aiutare il fratello, ma si ritrovò anch'egli a terra con un gran dolore allo stomaco.
- Nessuno di noi ha scelto consapevolmente di diventare dei Saint! Credete forse che non ci piacerebbe vivere come i nostri coetanei gli anni più belli della nostra esistenza? Purtroppo su di noi grava il peso del mantenimento della pace!! Se nel mondo tanta gente può vivere serenamente è grazie al nostro sacrificio! Non pensavo foste tanto egoisti! Ma avete mai pensato di non essere i soli in questa condizione? - proseguì Ioria, scrutando i ragazzi uno per uno. Poi, rivolgendo il suo sguardo alla distesa di platani che si scorgeva da fuori la finestra, proseguì: -Avete mai pensato che anche Athena, sebbene sia solo una ragazza di quattordici anni, è costretta ad un duro e difficile compito? Sulle sue spalle di fanciulla grava la pace mondiale, eppure ella non pensa minimamente a godersi la sua gioventù! Per quanto viva circondata dal lusso, la sua esistenza è pur sempre legata al suo compito di garante della pace, compito dal quale non potrà mai slegarsi! E' come se fosse un uccellino in gabbia, ci avete mai pensato?-
La luce del sole che filtrava tra le tende bianchissime della finestra conferiva un aspetto ancora più nitido e tagliente alla domanda di Ioria, come se le lame di mille e mille coltelli avessero trafitto le loro anime. La loro colpa era così grave da gettare discredito persino sui loro maestri e su quanti li avevano riconosciuti saint e compagni. Il ricordo del messaggio di Aioros, vergato dall'eroe poco prima di fuggire con la dea in fasce tra le braccia ed affrontare la propria sorte sulle pareti della nona Casa ,riecheggiava nelle loro menti 

Ragazzi che siete qui giunti affido a voi Athena. Aioros.... avevano tradito la fiducia che il Gold Saint del Sagittario aveva riposto in loro ancor prima che nascessero. che erano rimasti in assoluto silenzio alle sue parole. Poiché non trovò risposta alla sua domanda, si diresse verso la porta ed uscendo dalla stanza intimò - Trovate il modo per lavare via l'onta e il biasimo che sono caduti sulla vostra reputazione- quindi uscì e richiuse alle sue spalle la porta. Una nuvola di passaggio oscurò per un poco la luce del sole.

Seiya era rimasto a terra, come se un pugno ben assestato gli avesse tagliato il respiro; come febbricitante alzò lo sguardo per trovare risposta nei suoi compagni, ma si trovò di fronte ad una situazione ancora più allucinante. Shiryu non aveva il coraggio di alzare gli occhi dalle piastrelle di marmo ai suoi piedi, Ikki era alla finestra, nel suo tipico atteggiamento da sbruffone, ma il suo sguardo sembrava preoccupato. Shun, in ginocchio nel punto in cui lo aveva scaraventato Ioria, era a capo chino, un rivolo di pianto gli scorreva sulle guance.
- No...no...NOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!- 
Il grido di Seiya riportò tutti e quattro i ragazzi al presente, nella stanza del Palazzo Kido.
- No...non è così!- proseguì Seiya come in delirio- noi abbiamo rischiato innumerevoli volte la vita per lei...per Lei...noi siamo dei saint!-
- Non hai sentito le parole di Ioria?-
La voce flebile e profonda di Shiryu fece alzare la testa a Shun come in un cenno d'assenso.
- Noi non abbiamo saputo proteggere colei cui abbiamo giurato di dedicare la nostra vita...non abbiamo prestato fede ad una promessa...non siamo stati presso la nostra dea...siamo solo stati capaci di deludere la fiducia riposta in noi da Saori e dai nostri maestri...da tutti coloro che hanno avuto fiducia in noi...-
- Sì...ma siamo ancora in tempo per rimediare!- ribatté Seiya con un lampo di volontà negli occhi
- Rimediare? Rimediare?! RIMEDIARE!!!!!!!!!!- tuonò Shiryu alzando finalmente il capo e guardando Seiya fissò negli occhi. Il saint di Pegasus ebbe paura dello sguardo dell'amico di tante battaglie: raramente aveva visto gli occhi di Shiryu assumere un colore così cupo.
- Non stiamo parlando di una sveglia che si è rotta o di un bottone staccato!- proseguì Shiryu con un fremito nella voce. Quindi, come sconfitto e demotivato, riabbassò il viso e si pose una mano sugli occhi.
- Che uomo è quello che non mantiene fede ad un giuramento fatto?- proseguì il ragazzo, come se stesse ponendo a sé steso quella domanda.
- Ma noi...- 
- NOI COSA??!!- 
Il silenzio irreale in cui piombò la stanza dopo l'urlo di Shiryu fece accapponare la pelle a Seiya, che guardò disperatamente Ikki e Shun, rimasti in silenzio come due bamboline di cera.
- Oltre alla promessa fatta ad Aioros...io ho promesso a Shura di proteggere Athena al posto suo! Shura...che mi ha donato Excalibur proprio per questo motivo...affinché lui vivesse dentro di me...e che dire del mio maestro? Colui che mi ha donato l'Armatura della Bilancia perché l'indossassi in sua vece?...che bell'allievo che sono...non sono degno neppure di stare alla luce del sole...-

CIAFF

Shiryu si trovò a fissare la sua immagine riflessa sul pavimento della stanza; alzò il viso e vide i piedi di Ikki davanti ai suoi occhi.
- Abbiamo finito con i piagnistei da donnette isteriche?- intimò Ikki guardando fisso Shiryu ma rivolgendo la domanda a tutti i presenti.
- E' vero...abbiamo commesso un'azione imperdonabile, che ci ha screditato e ha fatto soffrire molte persone...ma stare qui a lagnarsi e ad autocommiserarsi non risolverà la situazione!- continuò Ikki.
- Che stai dicendo?- disse Shiryu rialzandosi- non c'è rimedio al..- 
Le braccia di Ikki serrarono il bavero della casacca di Shiryu ed il ragazzo si sentì sollevare da terra.
- Adesso basta!- gli occhi blu di Ikki parevano vivi come fiamma mentre fissava Shiryu .
- Io stesso so che significa macchiarsi di una colpa grave...- proseguì il ragazzo avvicinando il viso a quello dell'amico e ringhiando pericolosamente- non dirmi che hai dimenticato l'esercito di ombre che ho armato contro di voi all'epoca della guerra galattica...o hai la memoria corta, Shiryu?-
Silenzio.
- Lo prendo come un sì....- continuò Ikki- ma finché c'è vita c'è sempre la possibilità di rimediare ad eventuali colpe...qualsiasi esse siano!-
Allentò un poco la presa e sbatté Shiryu a terra.
- Come puoi essere così presuntuoso?-
- Presuntuoso?- rispose Shiryu con il fiato grosso riassestandosi alla bell'e meglio i vestiti.
- Presuntuoso, hai capito, bene....Tu sei ad un tempo giuria, giudice e carnefice...credo che indossare il Gold Cloth della Bilancia ti abbia portato a montarti la testa..- incalzò Ikki.
- Tu...- Il pugno destro di Shiryu colpì in pieno il viso di Ikki, facendogli perdere l'equilibrio e arretrare di qualche passo.
- Ma bene...colpito sul vivo, eroe?- disse Ikki asciugandosi il sangue che gli colava dalla bocca. 
Shun e Seiya riuscirono a placcare Shiryu prima che si avventasse sull'amico: le nuvole, che rapide correvano nel cielo, proiettarono le loro veloci ombre attraverso le ampie finestre.
- Bravo...hai le palle....e allora usale per tirarti fuori dal fango in cui sei caduto! Star qui a lagnarsi non sistemerà la faccenda, né la annullerà per magia...-
- E che dovremmo fare, allora, fratello?- chiese Shun
Un grido proveniente dal giardino interruppe la risposta di Ikki.

CINQUE
Saori Kido aprì gli occhi e il suo sguardo si fissò sul soffitto panna della sua camera da letto. Si alzò e vide che accanto alla porta il Gold Saint del Leone stava vegliando sul suo sonno.
- Ha riposato bene, dea Athena?-
La calda e rassicurante voce di Ioria fece nascere un sorriso sul volto di Saori.
- Benissimo, grazie. Ma non dirmi che sei rimasto per tutto il tempo qui a vegliarmi, Ioria?-
- Sono stato al fianco della mia dea, dov'era il mio posto.- rispose tranquillamente il ragazzo.
- Non ce n'era bisogno, Ioria. Grazie.-
- Non dica così, Athena. Sa bene che il sicario venuto questa notte non aveva intenzioni amichevoli, tutt'altro..-
- Già...hai idea di chi possa essere, Ioria?-
- No, purtroppo no, dea Athena. A tal proposito, credo sia meglio che lei si trasferisca al Santuario, in modo da poterla difendere al meglio.-
- Ma...- fece per protestare Saori
- Dea Athena...il suo volere per me è legge, ma mi vedo costretto ad insistere affinché lei venga con me al Santuario. Qui non è protetta a sufficienza!- continuò Ioria.
- Non dire così!! Seiya e gli altri sapranno proteggermi a dovere!- ribatté la ragazza facendo per alzarsi dal letto, ma nel farlo sentì lo stomaco dolerle e le ginocchia venirle meno. Ioria la sorresse prontamente e la adagiò sul letto, con un espressione preoccupata sul volto.
- Quel maledetto l'ha colpita in pieno, milady. Qui non è al sicuro, venga con me al Santuario.- continuò imperterrito Ioria, ma due dita d'avorio si posarono sulla sua bocca invitandolo a tacere.
- Io ho sempre avuto fiducia nei Saint di Bronzo. Sia durante gli attacchi del Sacerdote, sia durante le battaglie al Santuario, sia durante la mia prigionia nella Main Breadwinner...- continuò decisa Athena, fissando il Gold Saint con un espressione ferma e dolce al contempo.
- Io posso capirla, mia dea, ma dove erano i suoi Saint stanotte?- chiese Ioria
- Godevano la loro gioventù, Ioria. Io stessa avevo dato loro il permesso di allontanarsi, quindi non sono affatto biasimabili!- rispose la ragazza alzando fieramente il capo.
- E' veramente la dea della guerra, milady. Il cipiglio con cui mi ha risposto non da adito a dubbio alcuno. - osservò Ioria abbassando gli occhi.
- Ti prego, Ioria, non essere troppo duro con quei ragazzi...io mi sento così responsabile nei loro confronti...-
- Ma, milady, sono dei Saint...-
- no, Ioria, non è solo questo...purtroppo io ho un debito di gratitudine eterno verso quei ragazzi...-
- Non capisco, dea Athena- fece Ioria inginocchiandosi ai piedi del letto.
- Ioria tu sai che tuo fratello Aioros mi affidò al vecchio Mitsumasa Kido in punto di morte?-
- Sì, milady, ma questo cosa c'entra?- chiese il Saint
- Ebbene, Mitsumasa Kido altri non era che il padre naturale i quei ragazzi. Egli non esitò a sacrificare i suoi figli pur di creare dei Saint che difendessero me....-
- Cosa? Questo non lo sapevo...- commentò Ioria stupito
- E' andata così; Ioria, quei ragazzi si sono combattuti fra loro e hanno rischiato la loro vita varie volte al mio posto. Credo che il minimo che io possa fare per loro sia concedere loro un po' di svago e di distrazione, non credi?-
- Per questo erano così affiatati fra loro durante la mia spedizione punitiva qui a Tokyo...- commentò ad alta voce Ioria. Il suo sguardo incrociò quello di Saori, che attendeva una risposta alla domanda lasciata in sospeso.
- Dea Athena, sebbene quei ragazzi abbiano provato sofferenze indicibili, vorrei ricordarle che la sofferenza è legata a doppio filo alla vita di noi Saint...- rispose Ioria, lo sguardo profondo negli occhi di Saori.
- Purtroppo, ogni Saint conosce la sofferenza durante tutta la sua vita, è una zavorra da cui è impossibile staccarsi. Questo vale per me, come per Milo, Shaka, Mu così come per tutti i Saint che servono la propria dea dal tempo del Mito. E Seiya e soci non fanno eccezione: sanno cosa significa essere dei Saint devoti ad Athena, lo avevano solo dimenticato. Ho provveduto a dare loro una bella strigliata..-
-IORIA!- lo interruppe Saori preoccupata.
- Stia tranquilla, Athena, ho solo fatto in modo che il loro orgoglio guerriero riaffiorasse in superficie.- tranquillizzò Ioria.
- Capisco...spero tu non abbia esagerato...-
- Non si preoccupi, milady: Seiya, Shun e Shiryu andavano un po' strapazzati, mentre Ikki andava solo riportato al presente.- continuò il ragazzo.
- E Hyoga?- chiese Athena.
Ioria abbassò lo sguardo e prese tempo, come a voler soppesare le parole; dopo pochi istanti eterni, rialzò il capo e incontrando lo sguardo di Saori, rispose
- Hyoga non c'era, milady-

Lo spettacolo che i ragazzi si trovarono di fronte non era previsto neppure nelle loro più sfrenate fantasie.
Al grido proveniente dal parco della villa erano corsi all'esterno per vedere chi avesse mai potuto emettere un simile urlo di dolore. Fatti pochi passi attorno all'edificio, avevano deciso di separarsi per ispezionare il parco. Seiya si diresse verso nord, addentrandosi nel parco, ma non trovò nulla e nessuno sul suo cammino, eccetto un paio di scoiattoli intenti a fare le ultime provviste per l'inverno.
Stessa sorte ebbero Shiryu e Shun, che non incrociarono anima viva sulla propria strada; tornati al punto dove si erano separati, attesero il ritorno di Ikki, che si era diretto verso sud. Il saint della Fenice tardò a raggiungere gli altri compagni, cosa che fece preoccupare i tre ragazzi.
- E se gli fosse successo qualcosa?- pigolò Shun
- Avremmo sentito il suo cosmo esplodere, non credi?- rispose Shiryu, mentre Seiya iniziava a dar segni d'impazienza al protrarsi dell'attesa.
- Basta, io vado a cercare Ikki!-
- Seiya, aspetta! Non avrebbe senso separarsi adesso!- gli disse Shiryu con l'intento di fermarlo.
- Non posso più aspettare! Forse Ikki ha bisogno del nostro aiuto!-
- Ragiona! Se fosse stato in pericolo avrebbe bruciato il suo cosmo, no? E non credi che a quel punto l'avremmo sentito?- proseguì Shiryu, tenendo Seiya per un braccio
- Forse Seiya ha ragione...inizio a preoccuparmi...- insistette Shun
- Ma volete usare il cervello?! Ikki sa badare a se stesso, non abbiamo nulla di cui preoccuparci!- ribadì Shiryu, con una nota d'impazienza nella voce a causa del nervosismo dimostrato dai suoi amici; la situazione gli stava scappando di mano ed era difficile per lui mantenere la calma e il raziocinio: figurarsi per due come Shun e Seiya!!
- Vedrete, fra poco Ikki tornerà da noi abbiate pazienza- tentò di convincere i due per l'ultima volta
- Grazie della fiducia, amico!-
La voce di Ikki fece voltare i tre ragazzi : il saint di bronzo apparve al limitare del parco e si diresse verso i tre amici.
- Avevi ragione, Shiryu!- disse Shun sollevato alla vista del fratello sano e salvo.
- Hai trovato qualcosa, Ikki?- chiese Shiryu 
- No...niente di niente...- rispose deluso il ragazzo
- Strano...- commentò Shiryu abbassando il capo
- Che cosa ne pensi, Shiryu?- chiese Seiya all'amico
- Qualcosa non torna: abbiamo sentito tutti e quattro un urlo provenire dal parco, eppure non abbiamo trovato chi possa averlo emesso, nè una traccia del suo passaggio...Non trovate che sia oltremodo strano?-
- In effetti...sì, è strano- commentò Seiya, mentre Shun ed Ikki si guardarono tra loro
- Ma allora, se nessuno di noi ha trovato chi possa essere stato ad urlare...chi ha emesso quel grido?- chiese Shun, facendosi latore anche del pensiero del fratello.
I quattro ragazzi rimasero in silenzio a pensare ad una risposta plausibile per la domanda formulata da Shun; ad un tratto, Ikki alzò la testa e disse - forse...chi ha emesso quel grido si è camuffato ed è fra noi sotto mentite spoglie...-
- Certo...e forse, anzi sei proprio tu, vero Ikki?- accusò Seiya
- Cosa stai dicendo?- gli urlò adirato Ikki
Lo stupore s'impadronì di Shun e Shiryu, che iniziarono a guardare sospettosi prima Ikki e poi Seiya.
- Ma certo, è tutto logico...sei tu il nemico! Hai emesso quel grido per attiraci fuori e poi hai preso le sembianze di Ikki per introdurti all'interno di Villa Kido!- urlò Seiya puntando il suo indice destro in direzione di Ikki, che indietreggiò di un passo.
- Ma che idiozie stai dicendo?- si difese il ragazzo
- Hai prove a favore della tua teoria, Seiya? Come puoi dire che non è Ikki?- chiese Shun
- E' semplice...chi è stato l'ultimo ad arrivare? Ikki-
- Questo non costituisce una prova!- esclamò incredulo e confuso Shiryu
- Certo che lo è! Il nemico ha preso il posto di Ikki assumendo le sue sembianze dopo averlo battuto! Per questo Ikki è arrivato per ultimo...vero, amico?-
Seiya si preparò all'attacco, mentre Ikki si pose sulla difensiva.
-Stai dicendo un mare di fesserie! Io stesso ho ventilato l'ipotesi di un infiltrato tra noi!- si difese Ikki
- Certo, per sviare i sospetti ad te ed incolpare uno di noi, vero? Mi spiace, bello, ma non mi incanti! Getta la maschera!- tuonò Seiya mentre Shiryu e Shun si disposero in posizione d'attacco.
- Basta con le idiozie! Questo scherzo è di cattivo gusto!- disse Ikki alzando i pugni a difesa.
- Aspetta Seiya!- intervenne Shiryu- Se tu sei realmente Ikki, saprai cosa hai fatto poco prima di udire quell'urlo, giusto?- disse Shiryu rivolgendosi a quello che pareva essere Ikki.
- Certo...ho preso una solenne strigliata da Ioria e poi ti ho preso a schiaffi per farti smettere di autocommiserarti...Stavamo per azzuffarci quando abbiamo sentito quel grido..- rispose il ragazzo
- Non fidarti, Shiryu... potrebbe averci spiato e sapere quindi le nostre mosse!- insinuò Seiya fissando duro Ikki.
Il dubbio s'impadronì di Shiryu, che trovò sempre più difficile dipanare quell'intricata matassa che si era trovato per le mani. Non poteva neppure contare su Shun, che appariva incredulo ed incapace di ipotizzare che le parole di Seiya potessero avere una buona percentuale di verità. 
" E adesso che faccio?" si chiese Shiryu fissando sia Seiya che Ikki.
- Ma che diavolo sta succedendo qui?- 
Da dietro un albero era apparso un altro Seiya...

SEI
La situazione era peggiorata a velocità impressionante: prima Seiya accusava Ikki di non essere lui, poi un altro Seiya.
" Come se non avessimo già abbastanza problemi!" pensò Shiryu trovandosi davanti quella situazione assurda. Shun, che era arretrato fino a toccare con la schiena l'ampio fusto di un platano, pareva che non si trovasse nella realtà, ma in un sogno, anche se quello,più che un sogno aveva tutta l'aria di un incubo.
- Ma che diavolo sta succedendo qui?-
Il nuovo Seiya sembrava quello più perplesso e sbigottito di tutti: fissava l'altro se stesso con gli occhi sgranati e l'espressione incredula, mentre il ragazzo che fino a poco prima stava accusando Ikki aveva assunto una posizione minacciosa, i pugni alzati a proteggere il volto.
- Certo che siete veramente poco sagaci! Non solo uno di voi si spaccia per Ikki, ma avete anche la pessima idea di prendere l'aspetto di una persona presente! La vostra tattica lascia piuttosto a desiderare, lasciatevelo dire!- apostrofò l'ultimo arrivato con un espressione strafottente dipinta sul volto.
- Ma che cavolo stai dicendo? Io non ci capisco più niente...Shiryu, che cavolo sta succedendo qui?-
- Perchè non ce lo spieghi tu, amico?- intervenne il primo Seiya.
La situazione stava degenerando velocemente, ma anche volendo trovare una soluzione, questa pareva lontana anni luce dalle menti di Shiryu e Ikki. I due Seiya rimasero a fissarsi per un bel pezzo, sotto gli sguardi attenti di Shun e Shiryu, che per un attimo parevano essersi dimenticati di Ikki. L'unica cosa che pareva aver ancora vita erano le foglie degli alberi, che trasportate dal vento, iniziavano a staccarsi dai rami in una danza lieve come l'aria.
- Incredibile...i tranto rinomati Saint di Athena messi in scacco da due mezze cartucce! -
- Già, Athena dovrebbe scegliere meglio i suoi adepti...-
Due voci,levatesi nell'aria improvvisamente, tradirono la presenza di altre due persone presenti a quella riunione; un rumore di fronde rivelò ai Saint da dove li stessero spiando.
- Mostratevi, se avete coraggio! I pavidi e i traditori spiano le persone! - tuonò Shiryu in direzione delle fronde dell'albero sotto cui era appoggiato Shun. La risposta dei nuovi arrivati non si fece attendere: due figure completamente ammantate apparvero su due rami del platano.
- Non siete in grado di riconoscervi tra voi ed avete anche la presunzione di chiamare pavidi e vigliacchi gli altri? - esordì la figura sul ramo più in alto.
- Se accettate un consiglio - proseguì l'altra - dovreste imparare a riconoscere gli amici dai nemici...-
- Mostratevi senza quei panni che vi celano il volto!! - intimò il primo Seiya tendendo l'indice nella direzione della figura più in alto, che sembrava anche essre la più minacciosa delle due.
Ikki, dal canto suo, era sparito: i ragazzi se ne accorsero solo quando Shun, voltosi nella direzione del fratello per cercare il suo sguardo confortante, non l'aveva più trovato.
- Ikki ? Ikki? -
- Oh no! E' riuscito a scappare!!- disse Shiryu visibilmente preoccupato mentre si guardava attorno con circospezione.
- Vedete che avevo ragione? - si affrettò a commentare il primo Seiya, puntando l'indice contro il suo sempre più incredulo doppio- questi due hanno prima emesso il grido per farci uscire all'esterno e poi hanno preso le nostre fattezze per ingannarci! La pagherete cara! - aggiunse digrignando i denti.
- ma... ma... che stai dicendo? - riuscì a ribattere l'altro.
- Non ci posso credere...messi nel sacco come pivellini..- fu l'ultimo commento di una delle due figure prima di scendere dal ramo su cui era rimasta fino ad allora.
Seiya, che aveva fatto il diavolo a quattro fino a poco, prima divenne bianco in volto come vide che il nuovo arrivato si dirigeva verso di lui con intenzioni non proprio amichevoli. Lo sconosciuto si pose poco distante da lui, e sebbene non riuscisse a vedere il suo viso,sempre coperto da un velo nero, ebbe la netta sensazione che lo stava fissando dritto negli occhi. Dopo poco, la figura staccò gli occhi da Seiya e rapida come una saetta si diresse verso quello che era arrivato per ultimo, colpendolo in pieno.
L'urlo che emise ghiacchiò il sangue nelle vene dei tre ragazzi, che assistettero alla scena come pietrificati: intanto un rivolo di sangue cominciò a scorrere dal corpo di Seiya.
- Seiya!!!!!!!!- urlò Shiryu,ma dalla sua bocca non uscì un solo suono,anzi, era come se non avesse affatto mosso un solo muscolo.
Shun sentì un colpo provenire alle sue spalle, ma si accorse di non essere lui il bersaglio: girò il capo e vide che, trafitto ai suoi piedi, giaceva il corpo di suo fratello Ikki. Rimase talmente sconvolto da riuscire a spezzare la malia che gli impediva di proferire una sola sillaba, e urlò il nome del fratello con quanto più fiato aveva in gola. - IKKIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!! -
Non riuscì, tuttavia, a raggiungere il corpo esangue del fratello, poichè si trovò davanti l'altra figura, che gli indicò semplicemente il corpo che giaceva a terra: in quie pochi secondi il corpo aveva perso le fattezze di Ikki per acquistare quelle femminili di una sacerdotessa- guerriero dai capelli rossi.
- ma...che cosa significa? - chiese Shun alla figura.
- Sorella !!! - urlò Seiya ferito, che aveva visto cadere il suo castello illusorio in pochi secondi. Incurante del nemico, si diresse verso la ragazza che giaceva a terra priva di sensi, ma prima che potesse compiere anche un solo passo...
- PEGASUS RYUSEIKEN!!!!!!!!! -
Cadde senza un lamento, rivelando agli attoniti astanti la sua vera identità di donna. Seiya, si avvicinò a lei, mentre Shiryu e Shun faticarono non poco a raccapezzarsi in tutto quel pandemonio.
- Ci aveva messo proprio nel sacco! - commentò Seiya mentre si sincerava delle condizioni della sua avversaria.
- E'...è morta...- potè soltanto constatare il ragazzo, guardando i compagni.
- Ma chi sono queste due? - chiese Shun nel vano tentativo di sapere qualcosa dagli altri, i quali dimostrarono di averne capito meno di niente di tutta quella faccenda.
- Forse i nostri amici potrebbero essere così gentili da spiegare a nche a noi la situazione? - chiese Shiryu guardando nella direzione in cui si trovavano i due sconosciuti; erano spariti senza lasciare traccia


A Tatsumi per poco non venne un collasso quando si vide davanti i tre ragazzi sporchi di sangue con in braccio due sconosciute conciate male.
- Ma dove credete di essere??!!! - urlò a muso duro ai tre, che passarono oltre come se fossero stati sfiorati da brezza fresca.
- Sto parlando con voi, cafoni!! Dove credete di andare??!! Eh?- insistette sempre più incollerito.
- Da Athena....- rispose Seiya senza fermarsi e senza guardarlo in faccia.
- Sei completamente uscito di senno?? - alzò ancor di più la voce Tatsumi incredulo : non solo si comportavano come se fosse casa loro, ma come se quella non fosse la Villa di rappresentanza di una della famiglie più ricche del mondo intero, ma un ospedale da campo! Era inammissibile! Fintanto che ci fossse stato lui, in quella casa, questo non sarebbe mai successo!!! Anche a costo di sbatterli personalmente fuori di casa! Con queste intenzioni non propriamente pacifiche raggiunse i tre ragazzi e si parò lorodavanti.
- Non so cosa vi siate messi in testa, ma se vorrete proseguire dovrete passare sul mio cadavere!! - intimò loro spalancando le braccia.
- Guarda che se ci tieni tanto ti accontento subito! - gli ringhiò contro Seiya prima che Shiryu lo fermasse con un cenno e proseguisse imperterrito verso Tatsumi.
- Tu, Shiryu, sei una persona ragionevole, capirai senza meno che ciò che volete fare è fuori da ogni regola...- tentò di dire Tatsumi, ma Shiryu avanzò verso di lui e se Tatsumi non si fosse scansato all'ultimo istante l'avrebbe sicuramente travolto senza tanti drammi.
Davanti alle stanze di Saori ebbero la sorpresa di trovare Ioria che li attendeva fuori; il Saint del Leone non si stupì più di tanto di vederli arrivare con quelle donne tra le braccia, era come se qualcuno l'avesse informatodi ciò che era accaduto nel parco della villa.
- Ioria..- fece per dire timidamente Seiya al suo amico, ma questi si avvicinò loro e anticipò le loro parole
- Vedo che le mie parole hanno sortito un qualche effetto...forse avrei dovuto farlo prima. - esordì il giovane greco con un'aria distaccata ma non più ostile come poco prima- Queste sono le donne che vi hanno teso un tranello poco fa? - chiese poi loro.
- E tu come fai a saperlo? - chiese Seiya attonito, mentre Shun e Shiryu sembrarono aver fatto il callo ai colpi di scena.
- Sono pur sempre un Gold Saint,no? - rispose Ioria con un guizzo nei profondi occhi azzurri. La risposta strappò un sorriso dai volti di Shune Shiryu, mentre Seiya fu più che mai sollevato nel vedere che Ioria non era più in collera con loro.
- Scherzi a parte- ammise ilragazzo- ho sentito dei cosmi avvampare al limitare del parco. - 
- Sì, siamo stati attaccati da queste due, ma erano riuscite a tenderci un tranello perfetto..- Seiya raccontò in breve a Ioria cosa fosse successo e come due sconosciuti li avessero tratti d'impaccio.
- Sì..so anche questo- disse Ioria guardando i ragazzi
- E Ikki? Lo hai per caso visto, Ioria ? - chiese Shiryu
- E' vero..mi chiedo se sia il caso di andare a cercarlo...- propose Shun
- Chi è che dovreste andare a cercare?- sentirono chiedere da dietro le loro spalle : voltandosi videro Ikki che avanzava verso loro, incolume.
- Queste due vi avrebbero impegnato in battaglia?- chiese Ikki non appena si fu avvicinato agli amici.
- Veramente noi non abbiamo fatto niente...- ammise timidamente Shun.
- Ah no? E chi avrebbe ucciso questa qua? - puntualizzò Seiya indicando col mento la preda che portava tra le braccia.
- Infatti hai fatto l'unica cosa che non avresti dovuto fare...- lo rimproverò Ioria - se l'avessi lasciata in vita avremmo potuto interrogarla per capirci qualcosa, non credi?- 
- Beh... non ci ho pensato - fu costretto ad ammettere Seiya. La risata che strappò ai presenti alleggerì le tensioni di qualche tempo prima.
- E tu Ikki, che fine avevi fatto?- chiese Shiryu all'amico
- Dopo aver camminato senza aver incontrato neanche un cane, mi è baluginata l'idea che potesse trattarsi di una trappola e così sono tornato nei pressi della villa per verificare la mia teoria.Come vedete non ci sono andato poi molto lontano!- spiegò il ragazzo guardando le due donne.
- Avete notato qualcosa di insolito nei dintoni, oppure era tutto regolare? - interrogò Ioria.
- Io - esordì Shun - non ho incontrato nessuno, ma era come se avessi la netta sensazione di essere spiato.-
- E' accaduto lo stesso anche a me - continuò Shiryu - era come se due occhi seguissero ogni mio singolo movimento -
- Già... ora però bisognerebbe sapere in quanti erano, se c'erano altre persone oltre a queste due o meno..- osservò Ikki.
- Io ho contato otto microcosmi in tutto- spiegò Ioria - quattro eravate voi più altri quattro che non conoscevo. Due sono queste donne, gli altri devono necessariamente essere i due sconosciuti che le hanno battute. A meno che la matematica non sia un'oipinione...-
Seiya abbassò lo sguardo sulla ragazza dai capelli rossi che Shiryu portava in braccio e il suo pensiero non potè non correre a Marin, che era misteriosamente scomparsa dal Santuario. Nessuno ne sapeva niente,era come se si fosse smaterializzata dall'oggi al domani. Era persino ricorso a Shaina, andando a chiedere anche a lei se aveva notizie della sua maestra. La ragazza, che in un primo momento aveva sperato che il motivo della visita di Seiya fosse tutt'altro, aveva abbassato la testa a gli aveva detto di non saperne niente neppure lei. Seiya stava ricordando il viso triste della sacerdotessa, quando la voce di Shiryu lo riportò al presente.
- Ioria come sta Athena? - 
- Adesso sta bene. Non ha alcuna intenzione di rifugiarsi al Santuario, sebbene io abbia insistito sul fatto che lì sarebbe stata più al sicuro. Ancora non sappiamo di chi possa mai trattarsi, saremmo tutti più tranquilli se Athena risiedesse nel suo tempio.-
- Sai bene quanto Saori sia risoluta, una volta presa una decisione...- commentò Shiryu con un sorriso tenero dipinto sul volto.
- Dì pure che è più cocciuta di un mul...-
- SEIYA!- tuonò Ioria con una forza tale da far chiudere gli occhi al ragazzo.
- Usa il dovuto rispetto quando parli di Athena!- lo ammonì Ioria, pensando dentro di sè che il suo giovane amico non aveva poi tutti i torti: quando Saori aveva preso una decisione era irremovibile, e niente e nessuno avrebbe potuto farle cambiare idea.
- Adesso milady sta riposando ?- chiese Shiryu - vorremmo riferirle l'accaduto e cercare di convincerla a trasferirsi al Santuario -
- No,non sta dormendo...sta parlando con i due tizi che vi hanno tolto le castagne dal fuoco...- rispose tranquillamente Ioria.
- COOOSAAAAAA???!!!!!- fu il coro unanime che si levò a questa dichiarazione.
- Non allarmatevi. Il vecchio Douko mi ha parlato telepaticamente, dicendomi di lasciar passare quelle persone al cospetto della dea. Sembrava fosse piuttosto urgente, ma non mi ha spiegato il perchè -
- Sarà, ma io non sono affatto tranquillo!! - disse Seiya schizzando come una freccia in direzione delle stanze di Saori.
- Dove vai ? - gli urlò dietro Ioria
Seiya non gli badò, ma arrivò davanti alla porta e la apri senza neanche bussare: ciò che vide gli fermò il cuore in gola, facendogli cadere dalle braccia la sacerdotessa che portava a mo' di trofeo.
Quando anche gli altri lo raggiunsero ,lo spettacolo che si parò loro davanti superò di gran lunga tutte le stranezze accumulate fino a quel momento: al cospetto della dea Athena si trovavano due luccicanti armature d'oro.

SETTE
Saori notò l'entrata poco ortodossa dei suoi fedelissimi, ma non se la sentì di rimproverare i loro modi bruschi. Non fu dello stesso avviso Tatsumi, che sentendo tutto il baccano fatto da Seiya, era accorso nella stanza della sua padrona alla massima andatura che gli consentivano le gambe.
- Ma siete completamente impazziti?!! - tuonò il vecchio "zuccapelata", come lo chiamavano i ragazzi durante il periodo della loro permanenza forzata a Villa Kido.
- Non c'è più religione!!!- continuò senza badare al fatto poco gratificante che nessuno gli stesse dando retta - Come vi siete permessi di irrompere nelle stanze della Signorina come se steste entrando in una bettola??!!-
Ioria entrò nella stanza della dea Athena e s'inginocchiò ai piedi della sua dea.
- Mi dispiace, Athena, non sono riuscito a fermarli...- si scusò a testa bassa.
- Già, avresti dovuto gambizzarli- commentò una voce proveniente dal fondo della stanza - ma non sono sicuro che Athena avrebbe gradito...-
- Chi è là!- intimò Shiryu rivolto nella direzione da dove proveniva la voce.
- Vi siete già dimenticati di me?- rispose la voce non più sconosciuta- posso capire Ikki e Shun, ma credevo di aver lasciato il segno su di voi, Seiya e Shiryu...-
Ioria rise a quelle parole ed apostrofò - Vieni fuori, questi ragazzi hanno la memoria corta...-
Da dietro una tenda di broccato rosso apparve Milo, che con uno dei suoi enigmatici sorrisi si diresse verso i Saint di bronzo.
- Adesso mi riconoscete?- chiese Milo, mentre vedeva dipingersi un largo sorriso sulle facce dei ragazzi. Seiya, Shiryu, Ikki e Shun si tranquillizzarono alla vista del Gold Saint dello Scorpione, ma fu un'euforia di breve durata: se anche Milo era arrivato a Villa Kido, ciò stava a significare che la situazione era grave.
- Non preoccuparti, Ioria - lo tranquillizzò la ragazza.
- Ma milady!!- interruppe Tatsumi.
- Adesso basta!- tuonò la ragazza - Tatsumi, ti prego di non continuare ad insultare oltre i miei Saint! Se vuoi restare sei il benvenuto, ma sei pregato di rimanere in silenzio!- concluse fissando dritto negli occhi il suo devoto maggiordomo.
- Come vuole, Athena.- fu costretto a rispondere Tatsumi, assumendo un atteggiamento impeccabile nel suo doppio petto blu notte.
" Ben ti sta, zucca pelata" pensò Seiya con un sorrisetto; non aveva dimenticato, però, il motivo di quell'irruzione e iniziò a fissare in cagnesco i due nuovi arrivati.
Davanti ai loro occhi erano apparse due armature d'oro coperte in parte da due cappe nere come la notte, le quali celavano in parte i visi dei due nuovi ospiti.
- Perdoni il nostro irrispettoso comportamento, milady - disse Shiryu riprendendo in mano la situazione - ma Ioria ci aveva detto che al suo cospetto erano arrivati due sconosciuti, e dato l'attacco che Lei ha subito la scorsa notte, abbiamo ritenuto opportuno correre qui.-
Athena guardò con un dolcissimo sguardo il ragazzo e poi, avvicinandosi e prendendo le mani di Shiryu tra le sue, rispose - Non preoccupatevi. Non sono affatto in pericolo!!-
- Chi sono questi due?!- chiese Seiya ai due Gold Saint, più che alla sua dea.
- Sono amici, Seiya, non preoccuparti. - lo rassicurò Saori.
- E allora perché non si tolgono quelle cappe di dosso? Sono forse raffreddati- chiese sarcasticamente Seiya.
- E se così fosse? - rispose una della due figure.
Gli animi si riscaldarono velocemente quando Seiya, noncurante delle proteste della sua dea, schizzò nella direzione dei due ospiti intimando loro - Ve lo faccio passare io, il raffreddore!-.
Non riuscì ad avvicinarsi a loro, era come se un muro invisibile si fosse frapposto fra di loro; nello stupore generale Seiya si ritrovò sbalzato a terra senza che mano alcuna si fosse mossa.
- Ma... che diavolo?- bofonchiò incredulo. Poiché la saggezza non era qualità della sua personalità, invece che studiare da lontano l'avversario, si lanciò nuovamente contro esso, ottenendo il medesimo risultato.
- Come è possibile?- chiese Shiryu attonito, mentre Shun ed Ikki erano rimasti spiazzati alla scena che si era riproposta sotto i loro occhi. Quello che lasciò maggiormente perplesso Ikki fu il fatto che sia Milo che Ioria non si erano scomposti alla scena, né davano segno di voler intervenire. 
- Eh no, cari miei... questa volta non me la farete!- ruggì Seiya rialzandosi in piedi e lanciandosi per l'ennesima volta contro i due sconosciuti.
- Ma allora sei proprio cocciuto...- commentò uno dei due mentre un sorrisetto beffardo si dipingeva sulle sue labbra rosate.
- Non puoi ripetere due volte lo stesso colpo contro un Saint!!!- tuonò Seiya
Una mano fuoriuscì dalla cappa dello sconosciuto posto a destra di Saori, descrivendo dei cerchi nell'aria via via sempre più ampi. Seiya balzò in aria per tentare un attacco dall'alto, ma finì per essere fermato dal dito del Saint; questi iniziò a ruotare il dito in alto, e Seiya iniziò a roteare con esso, senza avere possibilità alcuna di liberarsi dalla presa salda seppur inesistente dell'avversario.
Shiryu riconobbe quel colpo ed un brivido di sudore freddo gli corse giù per la schiena.
- NO!! Non è possibile!!!- urlò alla vista di Seiya che franava rovinosamente a terra. Il Saint che aveva battuto Seiya sorrise di nuovo, con un'espressione sadica, lasciando apparire una fila di denti candidissimi tra le labbra rosa.
- Tu...sei Death Mask, vero? - chiese Shiryu assumendo un'espressione minacciosa. L'altro si limitò a sorridere ancora, eludendo la domanda postagli. In quel momento intervenne Saori, che cercò di placare gli animi dei presenti.
- HO DETTO DI SMETTERLA!- disse la ragazza alzando un poco la voce.
Tutti quanti rientrarono nei ranghi, ma Shiryu non staccò gli occhi da dosso ai due nuovi venuti.
- Vi ho detto che possiamo fidarci di loro, volete capirlo?- continuò la ragazza.
Quando vide che tutti rientravano pian piano alla ragione, si rivolse ai cinque ragazzi che avevano fatto irruzione nella sua stanza. 
- Come vedete, con me c'era Milo, quindi ero al sicuro...-
- Già... noi non siamo affatto capaci di difenderla, vero milady?- l'interruppe Shun abbassando il capo.
Saori lo guardò e gli rispose dolcemente - Non vi ho mai accusati di questo, Shun... Io ho sempre avuto fiducia in voi e anche ora è così.-
- Milady...- fece per rispondere Shun, ma il pianto gli soffocò le parole in gola.
- Adesso basta, statemi a sentire - proseguì la giovane dea - devo mettervi al corrente di alcune importanti novità -
Tutti i presenti mostrarono la massima attenzione alle parole della dea Athena, che si avvicinò ai due figuri incappucciati e li prese per le mani.
- Questi due Gold Saint non sono nemici, ma anzi, essi rappresentano una nuova risorsa contro il nemico che la scorsa notte ha cercato di rapirmi- 
Saori si voltò e dall'espressione dei ragazzi capì che non si fidavano completamente delle figure incappucciate. 
- Vi chiedo di lasciarci soli, in modo che io possa spiegar loro la situazione - disse la ragazza rivolta ai due sconosciuti, che con un - come desidera, milady- obbedirono al comando ed infilarono la porta. Come si chiuse l'uscio dietro le loro spalle, Seiya si avvicinò ad Athena e chiese per l'ennesima volta se stesse bene o meno.
- Se solo le hanno torto un capello, milady, io...- minacciò Seiya, ma Athena lo rassicurò dicendogli - pensi realmente che se si fosse trattato di due nemici, avrebbero obbedito ad un mio comando?-.Il ragazzo convenne che, come al solito, Saori aveva ragione e lui e la sua irruenza torto.
La dea Athena sorrise e fece segno ai suoi protettori di avvicinarsi a lei; tutti i presenti, eccetto Tatsumi, che rimase rispettosamente in disparte, si posero a corolla attorno alla dea.
- Ho scoperto l'identità del nostro nuovo nemico- esordì la ragazza facendosi cupa in volto - si tratta della dea Hera...-
- Hera? - chiesero Shiryu e Shun, mentre l'espressione di Milo e Ioria cambiò radicalmente.
- Ne è sicura, Athena?- chiese Milo con un lampo d'inquietudine negli occhi azzurri.
- Sì, Milo, ne ho avuta conferma dai due Gold Saint che sono appena usciti. Purtroppo la sposa di Zeus pare esser scesa sul piede di guerra...- confermò Athena.
- Chi è questa Hera?- chiese spiccio Ikki, incurante degli sguardi di disapprovazione di Milo e Ioria.
- E' la sposa di Zeus, il padre di tutti gli dei. Sembra che voglia avere il dominio sulla Terra in quanto sposa di Zeus, padrone del Cielo...- rispose Athena abbassando lo sguardo.
- Scoppierà una nuova Guerra Sacra, milady?- chiese Ioria preoccupato. Athena lo guardò triste e gli rispose - Temo di sì, Ioria...-
- Noi la proteggeremo, milady!- si affrettò ad esclamare Seiya, interpretando il pensiero dei suoi compagni, che annuirono vigorosamente alle sue parole.
- Abbiamo sbagliato a lasciarla sola, milady - proseguì Seiya - ma stia pur tranquilla che non accadrà più! Ha la nostra parola d'onore!- concluse deciso.
- Che gli hai fatto Ioria?- commentò Milo divertito - li hai strapazzati per benino, eh?-
- Ho dato loro una semplice scrollata, niente più...- rispose il Saint del Leone sorridendo.
- Te ne siamo grati, Ioria- intervenne Shiryu - e puoi star tranquillo che d'ora in poi adempiremo al nostro compito come si conviene!-
- Non voglio che vi sentiate in obbligo di difendermi, di rischiare la vostra vita per me...- disse Saori a quei ragazzi che tante volte avevano rischiato la propria vita e si erano spinti oltre le umane possibilità solo per lei.
- Non dovete...- fece per protestare, ma Seiya l'interruppe subito con un tono di voce dolcissimo, dicendole - Non lo dobbiamo, Athena... LO VOGLIAMO!-
Saori si sentì rincuorata ed ebbe la voce solo per dire - ...grazie...-.
Dopo aver ripreso il controllo delle proprie emozioni, la fanciulla riprese il filo del suo discorso.
- Prestatemi la massima attenzione, ve ne prego :a quanto detto dai due Gold Saint appena usciti, la dea Hera starebbe tramando per impossessarsi della Terra. Già in passato ha fornito prova di non essere clemente con il genere umano, né di saper perdonare i peccati inevitabili che l'uomo commette. Tremo al solo pensiero del giudizio a cui sottoporrà l'umanità...- disse facendosi via via cupa in volto - bisogna impedirle a tutti i costi di realizzare il suo progetto!!-
- Siamo con lei, Athena! - risposero in coro i Saint.
- Allora vi chiedo di collaborare con i Gold Saint che sono fuori quella porta...capisco che per voi sia difficile, ma vi chiedo di farlo per il bene dell'umanità!- concluse la ragazza.
- Dovremmo vederli senza quelle cappe indosso per poterci fidare di loro, non crede Athena?- obiettò Ioria.
" Finalmente qualcuno che dice qualcosa di sensato!" pensò tra se e se Seiya, fissando l'amico.
- Hai perfettamente ragione, Ioria. Ti prego, esci e dì loro di rientrare.- rispose la ragazza. Il Saint obbedì e si diresse fuori dalla stanza a chiamare gli sconosciuti; quei pochi minuti sembrarono lunghissimi, ed ognuno si chiese il come ed il perché di tutta quella faccenda. Finalmente Ioria rientrò seguito dalle due figure incappucciate, che s'inginocchiarono ai piedi di Athena in atto di rispetto.
- Ve lo chiedo per favore- esordì la fanciulla - mostrate ai miei devoti Saint i vostri volti, cosicché essi possano fidarsi di voi - 
- Solo se avremo da Lei, milady, la garanzia che non ci sarà fatto alcun male...- risposero i due.
- Avete la mia parola.- promise solennemente Athena. I due sconosciuti si alzarono contemporaneamente e, dopo essersi scambiati uno sguardo d'intesa, si liberarono con un sol gesto delle pesanti cappe nere, mostrando alla vista degli astanti le armature del Cancro e dei Gemelli.
Lo stupore che ebbero i giovani Saint a quella vista non poté che aumentare quando si resero conto che i Saint che indossavano quelle corazze altri non erano che delle ragazze.


- Ma...ma....- 
Seiya era senza parole: due nuovi Gold Saint erano apparsi a Villa Kido, ed avevano un'aria familiare, forse per via delle corazze che indossavano, che le assimilavano a Death Mask e a Saga.
Ioria e Milo, sebbene si sforzassero di non darlo a vedere, tradivano una certa perplessità mista allo stupore di vedere due donne non solo senza maschera, ma anche con indosso le corazze di due compagni caduti durante le battaglie al Santuario mesi prima. 
L'unico a non averci capito nulla e ad infischiarsene di doverlo nascondere fu Tatsumi, che si limitò ad osservare - non sapevo che esistessero anche delle donne Gold Saint...-.
- Sono in pochi a saperlo - gli rispose Gemini- noi stesse non siamo a conoscenza di quante siamo...-
- Non siete dodici come noi?- chiese Milo alla ragazza.
- Non intendevo questo- lo corresse la ragazza - volevo dire che non ci conosciamo tra di noi, per il semplice fatto che la nostra esistenza è celata anche alle nostre compagne.- si affrettò a rispondere Gemini, anticipando una battutaccia che stava per fare Seiya.
Questi guardava fisso le due ragazze, convinto di aver già visto da qualche parte Cancer...ma dove?
- Non ci siamo già visti da qualche parte? - le chiese a bruciapelo, tra le facce perplesse e disgustate degli amici.
- Ti sembra questo il momento?- gli ringhiò Shiryu tappandogli la bocca fin quasi a farlo soffocare, mentre Shun e Ikki si sarebbero nascosti sotto terra...
- Com'è possibile che vi conosciate già, Seiya?- chiese Athena al ragazzo, che con sforzo titanico si liberò dalla stretta di Shiryu e respirò a pieni polmoni.
- Non saprei, milady - rispose Seiya tra un respiro e l'altro - ma sono sicuro di averla già vista da qualche parte...-
- Forse in Grecia?- suggerì Athena
- No, non credo - rispose la ragazza - la nostra esistenza era praticamente una leggenda per tutti coloro che vivevano al Santuario. Non credo che io e quel ragazzo abbiamo potuto incontrarci, anche perché io in Grecia sono rimasta poco...- si affrettò a spiegare Cancer.
- Effettivamente anche a me il tuo viso pare familiare...- intervenne Milo scrutando la ragazza con occhi indagatori; lei sentì i suoi occhi passarla da parte a parte come a voler leggere nel suo cuore. Riuscì a difendersi dal suo sguardo indagatore a mala pena, solo perché Gemini parlò interrompendo l'indagine di Milo.
- Sarà un'impressione - intervenne -ma di questo potremo discorrere meglio più tardi, non credete?-
- Giusto!- commentò Athena - Racconta ai miei Saint ciò che sapete!-
Gemini cominciò a raccontare la situazione nei minimi particolari 
- Siamo propense a credere che lo sgherro che vi ha attaccato ieri sera, milady, altri non sia che uno dei soldati di Hera. Il motivo ci è oscuro, milady, ma sappiamo con certezza quasi matematica che Hera sia stata risvegliata per tentare un attacco a Voi, dea Athena.-
- Risvegliata? Intendi dire che non ha interrotto il suo sonno di sua volontà?- chiese Athena.
- No, purtroppo non è così...-
- Crediamo che un'altra divinità stia usando Hera per ottenere i suoi scopi - intervenne Cancer - anche se finora non siamo riuscite a scoprire di chi possa trattarsi...-
- Stiamo attendendo che la nostra spia torni indietro dalla missione che le abbiamo assegnato-
- Dunque c'è qualcun altro oltre a voi due?- chiese Ioria.
- Di Female Gold Saint propriamente dette ci siamo solo io e Gemini- rispose Cancer- abbiamo inviato un'aspirante FGS a spiare le mosse del nemico.-
- E se non dovesse tornare?- chiese Milo alla ragazza cui non aveva tolto gli occhi di dosso un solo momento.
- Allora non poteva essere un FGS - rispose Gemini - e io o la mia compagna andremo al suo posto...-
- Comodo...- commentò acido Seiya - così lei fa il lavoro sporco e voi ve ne prendete il merito...-
- Per ottenere un'armatura occorre superare un torneo, o sbaglio?- chiese Cancer, che si stava innervosendo a causa dello sguardo insistente di Milo.
- E con questo?- intervenne Ikki che aveva capito fin troppo bene dove volesse andare a parare Seiya.
- In guerra non ci si può permettere il lusso di organizzare un torneo; le missioni servono a farsi le ossa e se l'armatura non sceglie la proprietaria, questa non viene inviata da nessuna parte.- rispose Cancer.
La risposta sembrò sensata e Seiya dovette desistere dal lanciare un'altra frecciatina all'indirizzo della due ragazze.
- Avete idea di chi possa esservi dietro tutta questa storia?- chiese Saori alle due, che, scambiatesi un cenno, scossero il capo.
- Non ci vorremmo sbilanciare prima di avere tra le mani il rapporto della nostra compagna -
-Della vostra spia, vorrai dire?- rimbeccò Seiya, che non si lasciò sfuggire l'occasione di punzecchiare la ragazza.
-Non si dovrebbero proferire parole di cui ci si potrebbe pentire in seguito, Seiya...- lo ammonì Cancer, mentre Gemini fissò Milo dritto negli occhi per intimargli di smettere di fissare Cancer così insistentemente; il ragazzo sembrò non accorgersi dello sguardo della nuova compagna, poiché continuò imperterrito a scrutare Cancer, chiedendosi dove mai avesse potuto vedere quella ragazza. Forse sull'isola di Milo, durante gli anni del suo addestramento? No, non ricordava di una ragazza simile...e se anche fosse stato così, avrebbe dovuto avere circa vent'anni come lui, non essere una ragazzina di quindici anni a malapena... Aveva qualcosa che gli ricordava Death Mask, ma non ci avrebbe messo la mano sul fuoco, pensando che forse era un'impressione data dall'armatura che indossava.
Alzò gli occhi per cercare lo sguardo di Ioria, e vide che l'amico non aveva avuto la sua stessa impressione, ma sembrava preoccuparsi di venire a capo di quella faccenda il più velocemente possibile.
Come sentì lo sguardo di Milo abbandonarla, Cancer provò un immediato sollievo, e alzò la testa a cercare il viso di Athena, che era rimasta silenziosa per tutto il tempo.
Saori dal canto suo passò in rassegna tutte le possibilità circa chi potesse essere a manovrare Hera e quale potesse essere il motivo che la spingeva a farlo. Zeus regnava sul Cielo, Ades sull'Oltretomba, Poseidone era stato sigillato nuovamente nell'Anfora magica... 
Chi poteva volere la sua testa? Ares, il sanguinario dio della Guerra? Efesto, il dio del Fuoco? Apollo, il dio del Sole? O forse sua sorella Artemide? Aphrodite?
Chiunque fosse l'artefice di questo complotto, non poteva avere in mente nulla di buono per il genere umano, che la dea Athena si era ripromessa di proteggere. Saori sentì un enorme peso gravare sulle sue minute spalle di ragazza
Seiya avrebbe voluto continuare la schermaglia verbale con Cancer, ma Shiryu lo fermò tenendogli un braccio e facendogli cenno di tacere. Ikki incrociò le braccia e abbassò la testa, come se stesse ragionando sulle notizie di cui era venuto a conoscenza poco prima.
Il tempo pareva essersi dilatato in quella stanza, dato che nessuno osò proferire alcuna parola e dato che l'unico segno di vita era dato dalla pendola, che batté le tredici dopo poco, riportando tutti al presente.
- Quanto tempo credete occorra alla vostra compagna per ottenere le informazioni che ci occorrono?- chiese Athena come si fu spenta l'eco dell'ultimo rintocco della pendola.
- Questo non potrei né saprei dirglielo, Athena - rispose Gemini- speriamo che impieghi il minor tempo possibile e torni da noi...-
- Bene, fino a che non ne sapremo di più vi prego di voler attendere presso questa Villa notizie della vostra compagna > propose Athena alle due.
- Athena, probabilmente la nostra inviata si recherà al Santuario, come avrà le informazioni che ci occorrono...Forse sarebbe più prudente che un di noi le andasse in contro...-
- Aspetterete due giorni, poi ne riparleremo.- disse Athena alle due ragazze.
- Come Lei vuole, milady- rispose Gemini.
- Obbedisco - fu la risposta di Cancer.


OTTO
Saori ordinò a Tatsumi di preparare due stanze per le ragazze in modo che esse potessero riposare e riprendersi dal lungo viaggio che avevano effettuato.
- Non abbiamo tempo per riposare! - protestarono le due ragazze all'unisono, ma Saori fu irremovibile.
- Cosa vorreste fare? Non avete forse detto che bisogna aspettare il resoconto della vostra compagna? Anche se volessimo fare qualcosa, dovremmo comunque aspettare per non andare allo sbaraglio.-
Gemini e Cancer si guardarono e capirono che il tono pacato con cui Saori aveva parlato era di quelli che non ammettevano repliche. Lanciarsi in una discussione dialettica con lei sarebbe stato come compiere le dodici fatiche d'Ercole in un colpo solo!
- Va bene, Athena, faremo come volete voi...- rispose per entrambe Gemini.
- Benissimo, vi farò assegnare le stanze attigue a quelle degli altri Saint. Ioria, Milo, vi fermate anche voi, vero?- 
- Abbiamo alternativa?- chiese spavaldo Milo, incredulo egli stesso del tono che usava per la prima volta.
Saori scrutò il Saint dai lunghi capelli viola e, sebbene non capisse cosa gli passasse per la mente, stette al gioco e rimbeccò il ragazzo dicendogli - forse alloggiare all'Excelsior...- per poi sorridere divertita.
La battuta di Athena allentò la tensione e stemperò gli animi; dopo aver riso di gusto, Saori si rivolse a Tatsumi pregandolo di preparare le stanze per le ragazze.
- Signorina, è davvero sicura di ...-
- Cosa aspetti a adempiere ad un mio ordine?- lo bloccò Athena, che si aspettava quella reazione da Tatsumi. Quest'ultimo digrignando i denti, uscì dalla stanza dicendo solo - eseguo subito, milady- e, richiudendosi la porta alle spalle, scomparve.
- Povero "zucca pelata"!! - commentò Seiya quando Tatsumi uscì mogio mogio.
- Hai avuto almeno il buon gusto di attendere che Tatsumi non ti sentisse - commentò Ikki divertito, mentre le ragazze erano rimaste spiazzate dalla sintonia che regnava fra i loro nuovi compagni. Cancer sentì che lo sguardo di Milo non l'aveva abbandonata, e non l'avrebbe fatto finché non fosse riuscito a vederci chiaro. Lo conosceva bene e sapeva che prima di desistere da un'idea doveva averle tentate tutte senza successo; cercò di prepararsi spiritualmente all'idea di essere placcata e guardata a vista dal ragazzo, ma sebbene se ne fosse fatta una ragione prima di partire per il Giappone, le pareva di non aver capito neanche lontanamente quanto ciò sarebbe stato difficile.
- Beh, dato che dovremo collaborare, che ne direste di dirci i vostri nomi?- propose Shiryu alle due ragazze.
- Io sono Nadia di Gemini - disse la ragazza togliendosi l'elmo e scoprendo una carnagione scura, dei capelli corvini e dei grandi occhi verdi - molto piacere!-
- E tu? Come ti chiami?- fece Shun a Cancer
- I...io? - fece lei titubante- io sono Françoise di Cancer, molto piacere- 
- Françoise... è un nome francese, vero?- chiese Seiya alla ragazza, che sembrava essersi pietrificata dopo aver pronunciato il proprio nome.
Bussarono alla porta.
- Avanti - rispose Athena; apparve Tatsumi, che avvertiva che camere per gli ospiti erano già pronte.
Gemini fu collocata in una stanza fra quella di Shun e quella di Ioria, mentre Françoise fu alloggiata in una stanza posta di rimpetto a quella di Ioria, fra le stanze assegnate a Shiryu e a Milo.
- Il pranzo sarà servito tra una mezz'ora. L'appuntamento è in sala da pranzo. Shiryu, vuoi mostrare alle ragazze la casa?- chiese Athena prima di allontanarsi con Milo e Ioria lungo un corridoio buio.
Shiryu si rivelò essere un ottimo cicerone e in meno di un quarto d'ora mostrò alle ragazze le stanze chiave della Villa: lo studio, la stanza della musica, la sala da pranzo e la biblioteca.
- Credo che adesso sia il caso che vi prepariate per il pranzo...- aveva detto loro prima di andarsene, lasciandole davanti alle camere loro assegnate.
- Ci prepariamo?- disse sorridendo Nadia a Françoise
- Abbiamo alternativa? - rispose Françoise scimmiottando Milo.
- A questo proposito... credi sospetti qualcosa?-
- Secondo me, è molto vicino a ricordarsi di me, mandando in fumo tutto...-
- Beh, prima o poi sarebbe successo- sentenziò Nadia _ dobbiamo far buon viso a cattiva sorte-
- Uffa...non potevamo incontrare solo Ioria?- protestò Françoise sbuffando.
- Invece di lamentarti che ne diresti di far comparire qualche vestito da mettere per il pranzo?-
- E va bene...- disse Françoise prima di concentrarsi e di tele trasportare due vesti di ricambio nelle proprie camere.
Quando scesero per il pranzo, notarono con stupore che solo loro due e Saori avevano avuto la decenza di cambiarsi per il pranzo; ad una seconda occhiata capirono che i ragazzi non erano stati sfiorati dal pensiero di cambiarsi per il pranzo, ma si erano ugualmente rinfrescati. Ioria e Milo avevano smesso le loro armature ed avevano indossato una camicia bianca sopra dei jeans il primo, ed una camicia nera su un paio di pantaloni di pelle il secondo. "Sembrano usciti da un complesso rock ..." pensò Françoise guardandoli e dovette faticare non poco per non fare una battuta sulle loro mises.
Saori entrò in quel momento nella stanza: indossava un vestito color verde acqua che, lungo fino al polpaccio, sembrava uscito dall'armadio di una donna del Magreb.
Fra il primo ed il secondo piatto, Seiya, che aveva esagerato con il vino rosso, pose una domanda che si erano posti anche gli altri ragazzi, ma che nessuno fino a quel momento aveva pensato di formulare.
- Come mai non portate la maschera? Che io sappia, quando una donna si unisce ai Saint di Athena deve celare la sua femminilità dietro ad una maschera...- disse dopo aver bevuto l'ennesimo bicchiere tutto d'un fiato.
Nadia, senza scomporsi, posò la sua forchetta e guardò dritto negli occhi il ragazzo: quella domanda formulata con tanta leggerezza le aveva fatto andare di traverso il sashimi che stava gustando.
- Credi veramente che basti una maschera perché una donna non sia riconosciuta tale? Forse il suo viso potrà essere nascosto, ma sia il suo corpo sia la stessa armatura tradiscono la sua reale natura.- rispose la ragazza apparentemente tranquilla.
- Purtroppo la legge è questa - commentò Ioria - E' inutile rinvangare la causa che ha spinto a formulare questo precetto. E' piuttosto singolare che voi non vi confacciate alle regole...-
- Perché questa è la nostra regola - spiegò Françoise fissando dritto negli occhi Ioria - Noi non siamo delle sacerdotesse guerriero... siamo SAINT a tutti gli effetti, e per tanto siamo esentate dall'indossare qualsiasi maschera...-
Saori osservò il liquido rosso dentro il suo bicchiere e notò i riflessi che assumeva alla luce del sole; posò il calice di cristallo e abbassò gli occhi. 
- La regola della maschera è stata introdotta per evitare che le donne combattessero per Athena... - commentò la ragazza senza alzare il capo. Nella stanza calò il silenzio più assoluto, mentre tutti attendevano di ascoltare il resto del discorso che Saori pareva aver intrapreso con grande difficoltà.
- Le donne sono da sempre un obiettivo sensibile- proseguì - La natura femminile preclude loro il poter essere sempre a disposizione, e l'eventuale crescita dei figli può essere un altro motivo di defezione. L'essere costrette ad indossare una maschera avrebbe dovuto far desistere le donne dal voler scendere in campo...-
- Ma così non è stato, e quindi si è dovuti correre ai ripari introducendo un numero limitato di armature femminili, vero?- chiese Françoise alla sua dea.
- Esatto...-
- E come giustifica la nostra presenza? Noi esistiamo sin dall'epoca del mito, perché non è stato applicato per noi lo stesso criterio?- insistette Nadia, mentre i ragazzi aspettavano la risposta a quella domande che, in fondo, risultava sensata.
- Questo non lo neppure io... Forse l'unico che può sciogliere questo enigma è il vecchio Douko.- concluse la ragazza.
Il pranzo passò velocemente, e sebbene alcuni momenti di tensione facilmente rientrati, tutto filò liscio come l'olio.
- Passeggiamo in giardino? - propose Saori a fine pasto e si diresse verso uno dei tanti percorsi del parco della Villa.
Si fermarono ad ammirare i fiori, e sebbene Seiya se ne uscì con una battuta infelice, che Shiryu gli ricacciò in gola con un colpo ben assestato sugli stinchi, sia i ragazzi che le ragazze contemplarono quelle meraviglie.
Passarono tutto il pomeriggio in completo relax, le orecchie protese per captare qualsiasi movimento sospetto; non ricevettero alcuna visita sgradita, anzi, l'atmosfera che si respirava in quell'angolo di verde sembrava essere quella di una giornata spensierata. Pareva impossibile che la dea Hera fosse stata risvegliata e che fosse in procinto di scendere sul sentiero di guerra.
- Dea Athena - chiese rispettosamente Nadia mentre Saori era assorta nella contemplazione di un roseto bianco- Scusi l'insistenza, ma reputo che sia più sicuro per lei rifugiarsi al Santuario...- propose la ragazza.
- Il mio posto è qui.- rispose Saori con un sorriso.
- Il suo posto è al Santuario, milady. Mi scusi se insisto, ma se lei si rifugiasse alle Dodici Case, saremmo tutti più sicuri e sarebbe più facile...-
- Vuoi dire che io costituisco un peso per voi?-
- No, milady. Il fatto è che ci aspettiamo un attacco in grande stile, e saperla qua invece che al Santuario è per noi motivo di ansia.-
- Se lei risiedesse al Santuario, avrebbe la protezione di tutti i suoi Saint...- intervenne Cancer in soccorso alla compagna.
- I miei Saint sapranno proteggermi anche qui.- insistette Saori.
- Vuole forse che si compia un massacro?!- chiese Nadia alzando la voce, mentre con la coda dell'occhio vide gli altri Saint disporsi a cerchio attorno a lei e all'amica.
- Cosa intendi dire con le tue parole?- chiese Saori guardando la ragazza fremente di sdegno.
- Anche se noi fossimo tutti e ottantotto presenti in questa Villa, non crede che sarebbe comunque un azzardo? - proseguì Cancer più pacatamente - Il nemico ha avuto tempo di studiare questa Villa per tentare di rapirla; con ogni probabilità conosce ogni sua mossa ed abitudine. Per tanto non mi stupirei se tentasse una sortita in un terreno che conosce. Se lei si trasferisse al Santuario, invece, le cose prenderebbero un'altra piega. Il nemico dovrebbe prendere tempo per studiare la zona ed una strategia da attuare, cosa che giocherebbe a nostro vantaggio: noi conosciamo ogni angolo dalla collina su cui é situato il Santuario, quindi potremmo approntare delle difese più impenetrabili e tentare anche una attacco diretto al nemico.-
- Se invece restassimo qui potremmo essere solamente degli assediati in balìa del nemico...- concluse Nadia.
Il discorso delle due ragazze trovò favorevoli gli altri Saint, Ioria e Milo in testa, che perorarono la causa comune.
- Milady, io stesso le avevo fatto questo discorso questa stessa mattina, e credo d'interpretare il pensiero di tutti gli altri esortandola a decidere di trasferirsi alle Dodici Case.- insistette il giovane greco; Saori lo guardò dritto negli occhi blu, vide le sue inquietudini e dopo pochi istanti disse - Datemi il tempo di prendere una decisione; vi prego, tuttavia di non avanzare obiezioni quando ve l'avrò comunicata.-
- Sì, milady, accetteremo la sua irrevocabile decisione, ma lei pensi anche alle nostre parole...- rispose Milo.
La ragazza sorrise e poi disse - Si sta facendo buio, è ora di rientrare...-
La sera scese lentamente e le lunghe ombre autunnali oscurarono ben presto le sagome degli alberi del giardino. Finita la cena, le ragazze chiesero di potersi ritirare, mentre Saori si diresse all'osservatorio, che aveva fatto prontamente ricostruire dopo quel terribile incendio che aveva colpito la Villa mesi prima. Quante cose erano accadute in quei dodici mesi: aveva dato il via alla Guerra Galattica, aveva visto Ikki di Phoenix ribellarsi ed attaccare il Colosseo Grado, il Gold Cloth di Sagittarius era stato trafugato dagli sgherri del Gran Sacerdote per poi ricomporsi davanti a Seiya nel momento di maggior bisogno; era andata direttamente a sfidare Il Grande Sacerdote ed era stata tra la vita e la morte a causa della freccia scoccata da Misty.....ed era stata così ingenua da entrare nella Main Breadwinner, finendo così per diventare un sacrificio vivente...ed ogni volta, a soccorrerla erano giunti i suoi Saint...
" Vuole che si compia un massacro?" ... le parole di Nadia le risuonavano nella testa da quando la ragazza le aveva proferite, non aveva potuto evitare di pensare che, in fondo, quella ragazza non aveva tutti i torti. Se il nemico avesse attaccato in forze? Quanti avrebbero potuto resistere? E di quante unità si sarebbe avvalso? Già in passato avevano subito l'attacco della maggior parte dei Silver Saint, ma se erano stati in grado di sconfiggerli era stato semplicemente perché non li avevano attaccati tutti assieme...
Con questi pensieri nella mente Saori entrò nel Planetario e si sedette sulla poltrona di velluto rosso che già in passato l'aveva accolta nei momenti di maggiore sconforto.
Il vecchio Douko era sempre sul picco che domina la Cascata dei cento draghi, a Goro ho; come avvertì il cosmo della dea Athena, un largo sorriso si dipinse sul suo viso rugoso e segnato dal tempo.
- Dea Athena...a cosa devo l'onore della sua visita?- chiese il vecchio asceta, pur sapendo benissimo quale fosse la causa che aveva spinto Saori Kido ad interpellarlo.
- Libra - iniziò la ragazza - cosa dovrei fare?-
- Riguardo cosa, Milady?-
- Cosa devo fare con quelle ragazze? Posso fidarmi di loro? E devo lasciare questo palazzo per rifugiarmi al Santuario?-
- Milady... può fidarsi ciecamente di quelle ragazze; costituiscono l'estrema ratio in caso di pericolo e le sono leali come gli altri Saint posti a sua difesa.-
- Ma allora perché nessuno era a conoscenza della loro esistenza?- chiese spazientita Athena
- Questa domanda troverà risposta al momento opportuno, milady. Io avrei tanto voluto che non ci fosse stato bisogno di chiamare queste ragazze, ma non è stato possibile fare altrimenti. Milady, le chiedo di fidarsi di me. Sa bene che morirei mille volte per lei: come potrei consigliarle qualcosa che vada contro il suo bene?- concluse Douko .
Athena chinò il capo: le parve di vedere davanti a se il vecchio Gold Saint, seduto su quel picco a strapiombo sulla cascata, sorriderle divertito. Un sorriso nacque di riflesso anche sulle rosee labbra di Saori .
- E per quanto riguarda il mio trasferimento al Santuario?- 
- Dea Athena... il suo cuore saprà sicuramente cosa sia più giusto fare. Posso solo consigliarle di agire in base ad esso; i suoi Saint saranno con lei qualunque sia la sua scelta.-
- Già - rispose la ragazza - anche se qualcosa mi dice che quelle due mi daranno parecchio filo da torcere. Il loro carattere è ribelle ed il loro spirito è libero e fiero...-
- Usi la dolcezza, milady - suggerì il vecchio asceta - un vecchio proverbio dice che una parola dura serra il cuore, ma una parola dolce spalanca anche i portoni più inaccessibili.-
- Seguirò il tuo consiglio, Libra. Grazie per avermi dato il tuo consiglio.-
- Grazie a lei per avermi interpellato:-
- Ah, Libra? -
- Dica mia dea...-
- Credo che Shiryu sia piuttosto offeso per essere stato tenuto all'oscuro dell'esistenza delle Female Gold Saint...-
- Me lo aspettavo, mia dea. Ne ero consapevole quando ho deciso di tenerlo nascosto persino al mio discepolo..-

Un lampo squarciò il cielo, ormai scuro per la notte avanzata. Françoise, inquieta, si alzò dal letto ed uscì dalla stanza: il corridoio le apparve più vasto nel buio irreale di quella notte così cupa. Era come se fosse davanti ad un cunicolo che l'avrebbe trascinata nel nulla, quasi un tunnel prima di sbucare nel regno della morte... A pensarci era bizzarro che il FGS del Cancro provasse un timore reverenziale per quello che avrebbe dovuto essere il suo regno, il caos , la morte, l'utero primigenio. 
Eppure Françoise era lì, in quel corridoio a scrutare davanti a se il buio e il nulla che parevano volerla avvolgere. Un altro lampo nel cielo la sorprese e la spaventò al punto di paralizzarla dove si trovava, come un coniglio davanti ad un cobra. Dentro di sé si rivolse gli insulti più coloriti e caustici che la sua estrosa anima italiana le suggeriva, ma ciò non l'aiutò a superare quel momento: le sue gambe parevano non volere assolutamente saperne di muoversi di un solo millimetro.
Percepì dietro di sé una presenza familiare, ma questo non costituì un sollievo, anzi la gettò nello sconforto totale: girò il capo quanto più poté, ma non riuscì a scorgere chi mai potesse essere alle sue spalle. Un nuovo lampo illuminò la figura ed il viso di Milo, che si era posto dietro le sue spalle. Il ragazzo pareva aver atteso il momento propizio per cavarle di bocca la verità e questo momento glielo aveva dato lei, agendo d'impulso: ma perché mai non era restata nella sua stanza?
- S...soffri d'insonnia anche tu?- chiese la ragazza cercando di apparire disinvolta, pur rendendosi conto di tremare come una foglia.
- No, io dormo bene, per mia fortuna - le rispose il ragazzo che si era avvicinato di più al suo viso - Tu che cosa stai facendo?-
- Ecco io non riuscivo a dormire, per cui volevo uscire a prendere una boccata d'aria...- disse Françoise sperando di sembrare credibile.
- In camicia da notte?- sottolineò Milo indicando il capo di biancheria che Saori aveva messo a loro disposizione.
Françoise si zittì imbarazzata: non si era resa conto di indossare un'ampia camicia da nonna vecchio stile, con ruches e pizzi ad ogni piè sospinto. Non doveva essere un abbigliamento molto consono ad un Gold Saint!!! 
- Ecco...io...-
Milo la guardò: il suo sguardo sembrò farsi via via più benevolo mentre i suoi occhi si specchiavano in quelli della ragazza., alla luce dei lampi. Sorrise, mostrando un filare di denti bianchissimi da sotto le labbra pallide.
- I lampi ti rendono nervosa?-
- Cosa?- fece Françoise cadendo dalle nuvole 
- Sai conoscevo una ragazza in Grecia, che diveniva nervosa ogni qual volta che pioveva...-
- Ah, sì? - fece la ragazza poco convinta 
- Sì. Ricordo che la prendevo in giro per questo, ma speravo che crescendo avesse vinto questa sua fobia...- continuò il ragazzo, mentre Françoise si sentì inchiodata al pavimento, neanche pesasse dieci tonnellate.
- kalinikta- disse Milo accarezzandole la testa in gesto fraterno ed allontanandosi nel corridoio buio.

La mattina seguente Saori radunò i suoi Saint e li informò della sua decisione: avrebbe seguito il loro consiglio e si sarebbe rifugiata al Santuario. Un sospiro di sollievo fu emesso da tutti i presenti, Tatsumi escluso, che com'era da copione iniziò una filippica sulla decisione presa da Saori.
- Milady, ha intenzione di abbandonare questo palazzo?!!- iniziò a gemere il maggiordomo
- Tatsumi, io non sto scappando! Vado solo ad affilare le mie armi in un luogo sicuro.-
- Allora io vengo con lei!- sentenziò il fedele servitore della famiglia Kido, battendosi una mano sul petto come a voler ribadire la propria convinzione.
- So bene che sarebbe inutile farti desistere dalla tua idea; sei il benvenuto, Tatsumi- rispose la ragazza, mentre il suo maggiordomo si commosse fino alle lacrime per la " benevolenza della mia padrona", come non perse modo di sfottere Seiya durante le successive sei ore.
- Milady - interruppe Shiryu - non crede di star dimenticando qualcosa?-
- No, Shiryu. Stavo appunto per dirlo ...-
- Cosa?- chiesero in un'unica voce Nadia e Françoise.
- Bisogna avvertire Hyoga. Ci sono volontari?-.

NOVE
La distesa ghiacciata della Siberia dell'Est appariva monotonamente simile in ogni direzione si volgesse lo sguardo. Quanto tempo era che vagava per quegli spazi aperti non lo ricordava più: potevano essere cinque minuti come una vita, senza punti di riferimento sembrava di essere in mezzo al nulla ,lungo un sentiero che dal nulla parte e nel nulla finisce.
Aveva lasciato l'ultimo avamposto della civiltà, se con questo termine si indicano tre casupole malmesse, un emporio fatiscente ed una specie di cappella per le funzioni religiose, da circa tre ore. A Beljagora, l'ultimo villaggio prima del nulla, aveva chiesto informazioni sul villaggio di Kobotek, ma sembrava che stesse chiedendo la strada per Shangri-la...
" Se potessi scegliere, opterei per Eldorado, almeno sarei al caldo, invece che qui, nel centro del nulla, a battere i denti dal freddo" pensava man mano che avanzava verso l'orizzonte bianco.
- Vada sempre avanti in direzione Nord, barišnija- le aveva detto un vecchietto che aveva fama di essere molto saggio e di conoscere cose che gli altri non sapevano neanche esistessero. Il vecchio Kolija, batiuška Kolija, era il vecchio pope del paesino e pareva avesse più di cento anni, tante erano le rughe che solcavano il suo volto. Si chiese come fosse possibile sopravvivere a quelle latitudini e cosa diamine avesse spinto quella gente a stanziarsi così vicino al Circolo Polare Artico...anzi, oltre il Polo Nord! Non sentivano il bisogno della calda e rassicurante luce solare? 
- Io ne sento un bisogno disperato!!- disse parlando ad alta voce per non sentire la solitudine. Camminava da ore, senza aver incontrato neppure un orso o una volpe artica, così per scaldarsi un po' e farsi compagnia, intonò una vecchia canzone.


Au clair de la lune
Mon ami Pierrot
Prête-moi ta plume
Pour écrire un mot
Ma chandelle est morte 
Je n'ai plus de feu
Ouvre-moi ta porte
Pour l'amour de Dieu...



D'un tratto sentì un suono giungere alle sue orecchie: non era il vento, era come se qualcuno cercasse di attirare su di se l'attenzione con quanto più fiato aveva in gola. Si concentrò meglio e riconobbe quel lamento essere il vagito di un neonato. Istintivamente seguì quel richiamo, cercando di scorgere qualcosa, in mezzo a tutto quel bianco, che avallasse la sua deduzione. Dopo qualche passo sentì il vagito acquistare corpo e diventare vero e proprio pianto: trovò davanti a sé un corpo steso a terra e accanto ad esso, un bambino strillava a pieni polmoni. La giovane donna accanto al neonato sembrava mezza assiderata, mentre il bambino, protetto in parte dal corpo della madre, aveva il nasino rosso e le labbra screpolate dal freddo. Raccolse la mamma e il bambino e si concentrò: cercò di visualizzare il centro abitato più vicino dove poter curare quei due viandanti sfortunati. 
Per un po' vide solo un'immensa distesa bianca...poi, quando iniziava a perdere le speranze, vide davanti a sé l'immagine di un mercato: c'era gente che faceva la spesa, discuteva e chiacchierava in mezzo alla strada.
" Fosse anche Vladivostok - disse tra se e se - almeno avrò salvato questi due"
Chiuse gli occhi e si telestrasportò in quella città. Il caso volle che apparve in una stradina laterale ai margini del paesino, e pare che nessuno prestò attenzione al suo arrivo poco ortodosso. Iniziò istintivamente a dirigersi verso il centro del paese: avrebbe pur trovato qualcuno che li avrebbe soccorsi! Dopo pochi passi uscì dalla stradina e si ritrovò in una via più grande, che pareva essere il corso principale del villaggio. Sentiva di aver esaurito quasi tutte le forze per il teletrasporto, ma non poteva permettersi il lusso di svenire prima di aver portato al caldo, e possibilmente da un medico, quella donna e suo figlio! Girò un angolo, un altro ancora e vide giungere dalla direzione opposta alla sua un vecchio piuttosto in là con gli anni.
- Batiuška...batiuška - grido all'uomo- pomogai...- poi svenne in mezzo alla strada tra voci russe che gridavano e parlottavano.

Quando rinvenne vide davanti ai propri occhi una distesa bianca: in un primo momento pensò di essere stata vittima di un colpo di sonno e di essersi addormentata nel bel mezzo della Siberia Orientale. Poi sentì nuovamente quelle voci ed ebbe la netta impressione di essere l'argomento di conversazione. 
Girò la testa e vide al suo capezzale un donnone dagli occhi color del ghiaccio e le gote rubiconde. Aveva dei lunghi capelli biondi raccolti in due crocchie poste lateralmente alla testa ed indossava una veste dai vivaci colori che sembrava esser fatta di un tessuto estremamente caldo. La guardava con un'espressione soddisfatta e sollevata allo stesso tempo. Esplose in una sonora risata e poi le disse un qualcosa di incomprensibile in russo; come la donna ebbe finito quel discorso in quella lingua piena di "ja", "cia", "ska" , si voltò verso destra e chiamò a gran voce - dòktor!! Dòktor!!! Bolnoija ...- e non capì più niente.
" Dottore! Dottore!! La malata..." parlavano forse della madre del bambino? E il bambino come stava? Provò ad alzarsi dal letto caldo ma due braccia robuste la rimisero immediatamente sdraiata e sotto le coltri.
- Ia... bolnoija niet...- cercò di protestare la ragazza, mentre la voce della donna copriva la sua e le ordinava dio solo sa cosa... Vide apparire acanto al suo letto un uomo sulla quarantina, con un paio di occhiali inforcati in punta di naso.
- Dòktor?- chiese la ragazza all'uomo dai capelli castani che sedeva accanto al suo letto. Il cenno di assenso dell'uomo le confermò che forse era il solo con cui poter parlare in una lingua che non fosse il russo...tanto valeva tentare.
- Parlez-vous français, monsieur?- chiese con la gola che sembrava arderle per quanto le doleva.
Il medico guardò la ragazza e scosse il capo dicendo qualcosa che doveva più o meno suonare come " mi dispiace, ma non conosco il francese".
- Gdie...- chiese la ragazza facendo appello a tutti i suoi ricordi.
- Gdie? - fece il donnone - Kobotek...-
Kobotek! Che colpo di fortuna!! Era capitata proprio a fagiolo!! 
- Ia tëtija Maša... dòktor Alëša..- cercò di farsi capire la donna indicando se stessa e il medico accanto a lei.
- Maša... Alëša - ripeté la ragazza indicando prima la donna e poi il medico. - Ia Françoise...Françoise- disse rivolgendo l'indice verso di sé.
- Françoise- ripeterono i due con ampi cenni del capo per dimostrare che avevano capito.
- Hyoga...Hyoga...- disse la ragazza pregando che la capissero al volo e la portassero dal Saint del Cigno.
La donna si rischiarò in viso e iniziò a dire una serie di cose incomprensibile come risposta alla domanda implicita che le era stata posta. Françoise, sempre più avvilita, cercò di farle comprendere che non aveva capito un bel niente di tutte quelle parole dicendo "niet" ad ogni piè sospinto, ma sembrava che la donna non capisse ciò che la ragazza stava disperatamente cercando di farle capire. Il medico intuì che il discorso di Maša non era affatto compreso dalla straniera, per cui fece un cenno alla donna, che si allontanò dal capezzale della malata ed uscì fuori dalla stanza. La ragazza fissò il suo sguardo in quello del medico, che iniziò a visitarla.
- Mama... revënok...- cercò di dire mentre il medico le controllava la gola con un bastoncino di legno chiaro. Chissà se la mamma e il bambino si erano salvati!! La felicità per aver trovato in un colpo il villaggio che tanto cercava le aveva fatto dimenticare i due cui aveva prestato soccorso. Il medico le controllò la pressione e gli occhi, poi con un'espressione soddisfatta le sorrise e uscì anch'egli dicendo un riconoscibilissimo " doc'vidanija".
Come si ritrovò da sola nella stanza si mise a sedere e si guardò attorno: c'erano solo una specie di stufa ed un baule molto capiente, decorato con motivi tipicamente russi e dai colori vivaci. Accanto al letto c'era un tavolino basso con una bottiglia ed un libro, che a prima vista sembrò essere una bibbia ortodossa.
Siccome aveva la gola riarsa, decise di bere un sorso di quel liquido trasparente contenuto in quella bottiglia posta accanto al suo letto.
" Quando si ha sete non c'è niente di meglio di un bel bicchiere d'acqua" pensò portando la bottiglia alle labbra e bevendo una bella sorsata : come quel liquido le entrò in bocca sentì violento l'impulso di sputare tutto e la bocca arderle ancora più di prima. Non era acqua, ma vodka... e anche piuttosto forte!
- Ah,ah,ah!!- 
Una voce la indusse a voltarsi verso la porta: sull'uscio vide un ragazzo biondo ridere di gusto. A giudicare dalla sua faccia doveva aver visto tutta la scena e il fatto che ridesse della sua disavventura la faceva infuriare! Che aveva da ridere così tanto? Non si era mai accorto di avere una pettinatura alquanto discutibile ? 
Sembrava uscito da un manifesto dei Bon Jovi al tempo di Bad medecine... 
Il ragazzo le si avvicinò dicendole qualcosa sempre ridendo.
- Russskni niet... - disse la ragazza al tipo biondo che si era avvicinato al suo letto.
Il ragazzo sorrise e le parlò in una lingua che potesse capire.
- Tu devi essere la straniera che ha portato qui la donna con il bambino...- disse avvicinandosi una sedia e sedendosi come se fosse un cavallo, il petto e le braccia appoggiati allo schienale.
- Come stanno? Si sono salvati?- chiese tutto d'un fiato la ragazza.
- Li hai salvati appena in tempo, stavano per morire entrambi assiderati...-
- Per fortuna...- disse lei con un sospiro di sollievo. Gli occhi di lui la fissarono sempre di più mentre le chiedeva come avessero fatto ad essere così incoscienti da avventurarsi senza un mezzo di locomozione per la banchina ghiacciata.
- Guarda che io li ho trovati per puro caso!- chiarì la ragazza agitando le mani, i palmi rivolti verso l'interlocutore - Io me ne andavo per i fatti miei quando ho sentito quel giovanotto strillare come un disperato...- 
- La banchina non è un posto ideale per cui passeggiare - commentò sarcastico il ragazzo- Forse sei una di quelle figlie di papà che optano per una vacanza esotica e fuori dagli schemi per vedere che si prova a vivere ai limiti estremi...-
- Anche se fosse? Non credo sia un delitto...- rispose a tono alla provocazione.
- No, non è un delitto; solo che voi vivete quest'esperienza solo una volta nella vita per una diecina di giorni, mentre questa gente trascorre in questo modo al propria esistenza, ci hai mai pensato, signorina?-
- A parte il fatto che tu non sei nessuno per giudicare il prossimo, ti posso assicurare che non sono qui in viaggio premio o in vacanza, ma sono stata inviata qui per cercare una persona- disse senza scoprire troppo le sue carte.
- Un altro figlio di papà che si è perso in vacanza?- commentò il ragazzo.
- Diciamo che sono stata mandata a scovare un disperso...-
- E hanno pensato bene di mandare una che non sa neanche riconoscere l'acqua dalla vodka... ah,ah,ah!!- la derise sprezzante.
Al colmo dell'offesa, Françoise si mise in piedi sul letto e dopo aver biascicato un qualcosa d'incomprensibile rivolta al ragazzo, gli puntò l'indice destro verso il viso ammonendolo - uno che sembra uscito da un video dei Bon Jovi non dovrebbe permettersi di criticare gli altri!!-
- Bon...Bon Jovi?- chiese stupito il ragazzo.
< Sì, esatto, che c'è non li conoscete i n questo angolo di mondo dimenticato da Dio?
D'un tratto ebbe un'illuminazione e si ricordo quanto le era stato detto a Tokyo.
- Com'è fatto Hyoga? E' semplice - le aveva detto Seiya - è il classico principe delle favole, biondo e con gli occhi azzurri -
- Ma in Siberia hanno quasi tutti gli occhi azzurri...- aveva ribattuto poco convinta la ragazza a quella informazione assolutamente inutile.
- Non puoi sbagliare: trova uno che sembra Bon Jovi ed avrai trovato Hyoga...- le aveva risposto ridendo come un matto. Aveva ragione...
- Aveva ragione...- ripeté ad alta voce...
In quel momento entrò nella stanza la donna di prima, che si rivolse al ragazzo chiamandolo Hyoga ed indicandogli la ragazza in piedi sul letto ormai sfatto.
Il ragazzo si voltò a parlare con la donna senza che Françoise ptesse capire un acca del loro discorso; poi Hyoga, traducendo le parole di Maša, chiese alla ragazza - La zia vuole sapere se hai fame oppure no. Per cena c'è la zuppa di panna acida, ma non credo che potrai mangiarla...-
- So ben io cosa posso o non posso mangiare!Mangio di tutto purchè non vi sia nè carne nè pesce!- rispose adirata la ragazza.
Hyoga guardò la ragazza , riferì alla donna le sue parole e si voltò di nuovo verso Françoise dicendole con un tono acido
- Schizzinosa come tutti gli occidentali vero?-.
Françoise guardò Hyoga in quegli occhi freddi come il metallo e si accorse che la sua missione era più complessa del previsto: il Saint del Cigno era quel ragazzino spocchioso con una postura da orango con cui stava litigando: proprio un bell'inizio, non c'è che dire... E adesso come avrebbe fatto per portarselo dietro al Santuario?
Il ragazzo la guardò negli occhi come se cercasse di ricordare dove avesse potuto vederla, ma per quanto si sforzasse non gli era facile mettere a fuoco i ricordi.
Françoise lo guardò, sorrise e decise di dargli un mano.
- Il caffè che aveva ordinato, monsieur...- gli disse mimando il gesto di servirgli una bella tazza di caffè.

- Credi che Hyoga accetterà senza battere ciglio di seguire quella ragazza?- chiese Shun al fratello salendo sull'aereo che li avrebbe portati in Grecia.
- Tu crederesti alla prima sconosciuta che ti si para davanti? - rispose Ikki senza degnare di uno sguardo il fratello- E anche ammesso che tu sia così fesso da farlo, ricordati che stiamo parlando di Hyoga...-
Shun si sedette accanto al finestrino, si allacciò le cinture di sicurezza e guardando Nadia non poté fare a meno di pensare che Françoise aveva fra le mani una bella gatta da pelare!
" Poverina, non la invidio davvero..." pensò tra se e se mentre l'hostess finiva di illustrare come si usano i giubbotti di salvataggio in caso di ammaraggio. Poi l'aereo iniziò le manovre per il decollo e si alzò in volo dall'aeroporto privato della famiglia Kido.


DIECI
Hyoga guardava la sconosciuta nel letto del vecchio dottor Alëša divenirgli sempre più familiare ed indossare la divisa del locale in cui lui e Seiya si erano rifugiati ad Aprile.
- T...tu!-
- Il signore ha vinto una bambolina!! - fece lei per stemperare la tensione.
- Perché tu sei qui in Siberia?- chiese lui, che iniziò a non capire più nulla di tutta quella assurda situazione.
Maša intuì che era il caso di lasciare Hyoga con la sua ospite ed uscì dalla stanza dicendogli [ ci vediamo, Hyoga ] in russo. Hyoga non si accorse che la donna era uscita tale era la sorpresa di trovarsi davanti quella ragazza. Per quanto si sforzasse di trovare un senso a tutta quella situazione assurda, non gli veniva in mente quale potesse essere la ragione che aveva spinto quella ragazza fin lassù in Siberia. 
- Ti ho detto che dovevo rintracciare qualcuno no?- disse lei mentre lui cercava di riordinare le idee. "Questo è niente, aspetta di sapere tutta la storia e poi vedremo che faccia farai...- pensò lei guardandolo mentre con gli occhi fissi nel vuoto riordinava i pezzi del puzzle che si trovò fra le mani. 
- Mi ascolti? - lo riportò al presente : Hyoga alzò la testa e guardò i suoi occhi con un'espressione talmente beota che Françoise dovette trattenersi dal scoppiargli a ridere in faccia.
- Sì, devi trovare qualcuno- ripeté meccanicamente lui fissando gli occhi di lei.
- Se ti dicessi che quel qualcuno sei proprio tu?- lo imbeccò .
- Questa è l'unica cosa che avevo capito!!- rispose seccato Hyoga- Quello che non ho ancora capito è CHI mai possa averti dato questo incarico...-
- Saori Kido - 
- COOOOSA?!!!!!!!!!!!!!!!- le urlò a pochi millimetri dal viso - Che cosa stai dicendo?-
Sentì che l'aveva afferrata per il bavero della camicia e che stava serrando la presa pian piano; i suoi occhi scintillavano di un fuoco freddo mentre fissava la sua preda dritta negli occhi.
- Non respiro ... lasciami - disse Françoise cercando di liberarsi dalla stretta del ragazzo.
- Spiegami che storia è mai questa!!!- le intimò lasciando la presa. Françoise si accasciò sul letto e riprese fiato. Si voltò e vide Hyoga sovrastarla minaccioso, il cosmo già ardente.
- Se ti calmi - iniziò la ragazza- ti dirò cosa è successo-
Hyoga abbassò l'intensità della propria emanazione cosmica e si sedette sulla sedia. Françoise si sedette sul bordo del letto, le coperte sulle spalle per proteggersi dal freddo.
- Un paio di giorni fa Saori...anzi, la dea Athena è stata attaccata nottetempo da un sicario, provvidenzialmente messo in fuga da Ioria. Se non fosse stato per il suo intervento chissà dove sarebbe ora milady!-
L'espressione di Hyoga mutò dallo stupore alla perplessità a sentire il racconto della ragazza circa il tentato rapimento di Saori, l'intervento di Ioria, l'intrusione nella Villa di due sacerdotesse...
- Ma tu in tutto questo cosa c'entri? - chiese alla fine del racconto.
- Io sono una di quei Gold Saint che hanno salvato Seiya e gli altri dall'attacco delle sacerdotesse..-
- Ma non diciamo eresie! E' assurdo!! Una donna Gold Saint!!!- sbottò Hyoga al colmo dell'esasperazione.
- Credi sia impossibile?-
- Certamente!- 
- e questo come lo spieghi?- disse la ragazza chiudendo gli occhi ed emanando dal proprio corpo un cosmo caldo e pari a quello di un Gold Saint. Hyoga rimase perplesso a guardare quella ragazza da cui proveniva un cosmo di straordinaria intensità.
- Come è possibile...- chiese il ragazzo al colmo dello stupore, mentre la ragazza diminuiva pian piano il proprio cosmo.
- E' semplice, anche se ti potrà sembrare assurdo. Esiste una schiera femminile di Gold Saint, con armature simili a quelle maschili. Anche i nostri poteri si equivalgono, solo che noi donne prediligiamo la forza emotiva a quella prettamente fisica.-
Hyoga si portò una mano davanti agli occhi, come a volersi liberare da un improvviso mal di testa che gli era caduto fra capo e collo all'improvviso.
- E io che cosa c'entro in tutto questo?- chiese sfinito alla ragazza.
- Sei un Saint di Athena? Il tuo posto è al Santuario per proteggere la tua dea, non qui!- 
Le mani di Hyoga le strinsero nuovamente il bavero della camicia, ma questa volta avvicinò il viso della ragazza al suo e le ringhiò contro - ripetilo, se hai il coraggio!!!-
- Devi essere presente al santuario...-
Hyoga la buttò sul letto e le disse - Tu non puoi capire!- , quindi si voltò ed uscì insensibile ai richiami della ragazza.
Fuori il cielo si andava annuvolando velocemente: forse sarebbe nevicato fra poco. 
"E' il caso di incamminarsi subito verso casa" si disse imboccando il sentiero che portava alla baita fuori dall'abitato.
Dopo una diecina di minuti la neve iniziò la sua danza ipnotica e lieve, mentre Hyoga si andava dicendo che i suoi amici potevano benissimo farcela senza di lui. Non si era forse parlato di fiducia reciproca durante le battaglie al Santuario ? Ecco, lui aveva ora fiducia nel fatto che i suoi amici avrebbero potuto farcela anche senza di lui....
Non c'era bisogno da scapicollarsi fino al Santuario; semmai il conflitto si fosse spinto fino alla zona sotto la sua giurisdizione, sarebbe sceso in campo. La Grecia era un affare di Seiya, e poi con cinque Gold Saint presenti al Santuario dovevano avere bisogno proprio di lui?
Raggiunse la sua abitazione e richiuse la pesante porta alle sue spalle.
Françoise sentì freddo: fece per avvolgersi nella coperta che aveva sulle spalle, ma si accorse che le era scivolata di dosso durante la colluttazione con Hyoga. Raccattò da terra la coperta e si rimise a letto per proteggersi dal freddo; rimase per qualche minuto a fissare il soffitto, chiedendosi cosa mai avessero potuto fargli i suoi amici per scatenare quella reazione. Eppure dalle notizie che aveva avuto, Hyoga le era stato descritto come un tipo taciturno, ma estremamente leale e devoto ad Athena.
- Le cose si complicano...non posso permettermi di fallire la mia missione, o tutto questo non avrà avuto alcun senso...-


Ioria osservava il panorama dal finestrino del jet privato della Fondazione Grado : quelle nuvole sotto il velivolo sembravano essere così soffici...
Accanto a lui Milo dormiva della grossa, mentre Seiya guardava anche lui fuori dal finestrino le nuvole facendo un baccano tremendo. Come potesse Milo dormire così profondamente restava un mistero. E come Seiya fosse stato più volte salvato dall'armatura del Sagittario era un vero e proprio enigma. Ioria aveva sentito dire che le anime dei Saint sono solite reincarnarsi in altri Saint; se fosse stato vero, Seiya avrebbe dovuto essere una reincarnazione di suo fratello Aioros... Probabilmente l'unico a poter sciogliere quel quesito era Shaka, colui che parlava con il Buddha da quando era nato... Anche se probabilmente Shaka si sarebbe adirato a sentirsi porre quella domanda, Ioria si ripropose di parlargliene appena ne avesse avuta l'occasione.
- Guardate! Da qui è possibile vedere l'Olimpo!!- esclamò Seiya con tutto il suo entusiasmo, incurante degli altri passeggeri. A quell'urlo persino quel ghiro di Milo aprì gli occhi e si diresse piuttosto seccato al posto occupato da Seiya e Shiryu.
- Gli animali viaggiano nella stiva in apposite gabbiette!!- rimproverò a Shiryu, che, non riuscendo a capire quale fosse il tenore di quella frase, iniziò a preoccuparsi per lo sguardo iniettato di sangue che Milo aveva rivolto a Seiya.
- Qui non ci sono animali - rispose Seiya 
Mentre Ioria si alzava per andare a fermare Milo e farlo desistere dal proposito omicida nei confronti di Seiya, l'aereo subì uno scossone.
- Fossi in voi mi sederei...- consigliò Nadia
Quello che sembrava inizialmente un semplice vuoto d'aria si trasformò in qualcosa di più serio: l'aereo, come manovrato da una forza invisibile, iniziò a perdere quota sempre più velocemente. 
All'improvviso un cosmo di origine divina prese possesso dell'aereo: la potenza distruttiva di Hera aprì una falla nella coda del velivolo.
- Hera, ti consiglio di andartene da questo aereo!!- ordinò Athena alla dea moglie di Zeus.
Una risata agghiacciante si propagò all'interno del mezzo e fece gelare il sangue nelle vene dei presenti. Da una nuvola di vapor acqueo apparve la figura bella e maestosa di Hera, diadema sul capo e ventaglio di pavone in mano.
- Tu, misera divinità inferiore osi dare consigli a me, la sposa di Zeus, la Regina degli dei, cui tutti devono essere sottomessi?!! Athena, a forza di star con gli uomini hai dimenticato la gerarchia e il rispetto verso chi ti è superiore!!!!-
- Hera, non è degno di un dio disprezzare gli esseri umani!!!-
- E cosa ne sai tu di cosa si confà e di cosa non si confà ad un dio? La tua tracotanza è inarrivabile, Athena! Adesso capisco da chi ha preso esempio Odisseo...- disse Hera prima di roteare il suo ventaglio di piume di pavone e di sparire assieme ad Athena.
Il jet s'inabissò nelle acque placide dell'Adriatico meridionale.

Hyoga mise un altro ciocco nel caminetto e si fregò le mani soddisfatto : la zuppa di cavolo nero era quasi pronta, giusto il tempo di dare un paio di rimestate nel paiolo e di servire in tavola. Fuori la neve continuava nella sua danza folle con il freddo vento che batteva quelle terre da sempre. Sganciò il tegame dall'uncino cui era appeso e lo posò sul tavolo: la zuppa aveva un odore invitante e l'aspetto lo era ancor di più.
- Mama?- chiamò rivolto verso l'altra stanza di quella casa: sulla porta comparve una donna bionda, con i lunghi capelli sciolti sulle spalle.
[ E' già pronto?- chiese la donna- Stavo finendo di filare la lana per farti una maglia più pesante. Ti piacerebbe se tingessi il filato di un bel rosso?]
[ Mamma, sai che a me il rosso non piace... - protestò senza troppa convinzione il ragazzo- ma se tu dici che mi sta bene, vada per il rosso ] concluse con un bellissimo sorriso che gli illuminò il viso.
[ Bene, domani dovrai comperare il pigmento all'emporio, allora.] gli disse la donna.
[ Sì farò tutto quel che vuoi, ma adesso vieni a tavola, altrimenti la tua zuppa si fredderà!] le ricordò con premura Hyoga.
La donna sorrise e si avvicinò alla tavola: Hyoga la fece accomodare e le servì un bel piatto di zuppa seguito da un " non protestare e mangia". Prese il pane dalla madia assieme al vino , si riempì un piatto e si sedette a mangiare tranquillamente, quando sentì bussare con veemenza alla porta.
- Jacov? Jacov sei tu?- 
i colpi alla porta non cessarono.
- Ho capito, hai fatto tardi e stai morendo di fame... adesso ti apro...- brontolò Hyoga andando alla porta: la sua espressione mutò radicalmente quando si vide davanti gli occhi la ragazza della caffetteria, alias sedicente Gold Saint.
- Ah, sei tu ...Stavo cenando, sei pregata di tornare da dove sei venuta...- le intimò bruscamente.
- Hai sentito?-
- No... e siccome io e mia madre stiamo cenando ti pregherei di tornare là da dove sei venuta...-
- Hai sentito?- ripeté la ragazza senza scomporsi.
- Cosa? Il freddo? I lupi? Gli orsi?- chiese Hyoga alla ragazza coperta solo da una cappa scura e da un cappuccio.
- Parlavo di quello che è successo ad Athena. E' stata rapita da Hera!!-
- E con questo?- chiese spazientito Hyoga. 
Si ritrovò dall'altra parte della stanza con il piatto di zuppa rovesciato sulla testa. Guardò che ne era stato del paiolo: era riverso in un angolo, il liquido sparso per tutto il pavimento, mentre tutte le suppellettili presenti sulla tavola erano andate in frantumi. Sua madre, mezza morta dallo spavento era rannicchiata contro un angola e tremava come una foglia, per il freddo e per quell'irruzione poco amichevole. La zuppa che il ragazzo aveva ancora sulla testa iniziò a congelare, mentre Françoise si mise in guardia pronta a schivare un eventuale attacco di Hyoga, che non sarebbe tardato ad arrivare.
- Ti faccio una proposta - esordì la ragazza - battiamoci e nel caso tu mi vinca me ne andrò via per sempre.-
- Ci sto!-
- Ma se per puro caso vincessi io... tu mi seguirai al Santuario senza battere ciglio. Ci stai?-
- Sicuro, tanto già si sa chi uscirà vincitore! Sei sicura di voler rischiare di sfregiare per sempre quel grazioso visino?-
- Pensa al tuo, di visino!- gli urlò Françoise prima di lanciarglisi contro..
Hyoga schivò abilmente i primi colpi inferti dall'avversario, mentre si dirigeva verso lo scrigno di Cignus.
- Ti avviso che non sarò tenero, anzi colpirò per farti a pezzi!!- le urlò prima di aprire lo scrigno ed indossare la sua armatura.
- Fatti sotto!!- lo invitò la ragazza.
- Seguimi!- rispose lui lanciandosi fuori dalla casa.
Françoise lo seguì, ma ebbe un'amara sorpresa: combattere sulla neve non era quanto di più agevole le fosse mai capitato. Hyoga, invece, si trovava a suo agio sulla neve, com'era del resto prevedibile; non per niente aveva la fama di esser stato allievo di Camus di Aquarius ed essere stato addestrato in quelle lande perennemente coperte da ghiaccio e neve.
Françoise, schivando un paio di destri, si rimproverò per la sua foga , che aveva il solo pregio di cacciarla nei guai.
" ammesso che questo possa definirsi pregio", commentò schivando un montante al volto.
- Non attacchi, signorina?- chiese sprezzante Hyoga
Françoise si limitò a schivare il più possibile i colpi velocissimi portati da quel ragazzo, ma capì che così non poteva continuare per molto tempo.
- Sono stanco di perdere il mio tempo con te - gli urlò Hyoga fermandosi - Adesso la farò finita dandoti il colpo di grazia, lo stesso con cui uccisi il mio maestro, Camus:-
L'espressione del ragazzo e il tono di voce con cui aveva proferito queste parole lasciarono allibita la ragazza, che , sebbene si fosse riproposta giusto pochi minuti prima di non cedere all'impazienza e all'impulsività, si lanciò contro l'avversario portando un colpo alla velocità della luce.
Hyoga si sentì alzare dal suolo e si ritrovò in una terra buia, dove file e file di uomini si dirigevano verso un unico punto in comune. Sentì l'impulso di unirsi a quella fila di anime, quando un forte dolore all'altezza del plesso solare lo bloccò dov'era, le mani sul petto per contenere il dolore. Sentiva come se ci fosse qualcosa che gli stava lacerando l'anima ed ebbe l'impulso di togliersi il pettorale dell'armatura: sulla sua pelle era apparsa una strana escrescenza pulsante, come se fosse viva e senziente. Fece per toccare quella cosa che aveva sul petto, quando l'escrescenza esplose gettando fuori dal corpo di Hyoga una specie di ganglio.
Tutt'a un tratto vide il bianco delle distese innevate siberiani, su cui poggiavano due piedi ricoperti dagli schinieri d'oro del Gold Cloth del Cancro.
- Scusami, Cigno - gli fece la ragazza- ma era l'unico modo per far espellere al tuo corpo quell'essere...-
- Ma che cos'era?-
- Era il risultato di un colpo lanciatoti da qualcuno che s'intende di ipnosi e suggestione: il tuo stesso corpo genera una specie di dispositivo per controllare le vittime come marionette. Questo , però, è senziente e consuma la persona dall'interno per ricavare un involucro in cui impiantare la propria anima.. Hai rischiato di diventare un burattino nelle mani di Hera!-
- Cosa?- chiese perplesso il ragazzo, come se si fosse svegliato da un lungo sonno.
- Hera, la sposa di Zeus! Vuole la testa di Athena e ha causato un incidente all'aereo su cui viaggiava!- riassunse la ragazza.
- Cosa?- ripeté il ragazzo sempre più allibito.
- Senti- propose lei - che ne diresti se ti spiegassi tutto al caldo? Sempre ammesso che tua sorella non mi cacci a pedate...- 
- Mia...sorella?- chiese lui stupito e perplesso
- Sì...quella donna bionda che era in casa con te...forse è tua madre?-
- Mia madre...è morta tanti anni fa...riposa sul fondo del mare ghiacciato a un centinaio di metri in quella direzione.- disse il ragazzo indicando il punto in cui si era inabissata, tanti anni prima, la nave che avrebbe dovuto condurre lui e sua madre in Giappone.