TESTIMONI OCULARI.

 

 

 

 

Ma non era finita qui. Ero destinato a ricevere un'altra di quelle email che mi avrebbero sconvolto, in senso positivo, il pomeriggio del 30 dicembre del 2006.

"...Ciao Stefano Tarquini, sono quel Giorgio Rossi menzionato in "Vacanze Romane" a proposito del concerto al Piper dei P.F., che indubbiamente avvenne nelle modalità che hai descritto (a meno che non lo abbia sognato, cosa poco probabile).

Io andai il giovedì pomeriggio, l'amico Piero Poletti la sera. Il giovedì pomeriggio il Piper era aperto ai minori, con grave preoccupazione interpellanze di genitori finite anche sui quotidiani, perchè noi ragazzi rischiavamo di non fare i compiti! L'entrata era così anche per i minori, tuttavia anche di sera in qualche modo si riusciva ad entrare. In numerose occasioni ho confrontato le sensazioni di un concerto visto in pomeridiana con quelle di chi vi aveva assistito la sera, notando che veniva eseguita più o meno la stessa scaletta. E' tuttavia difficile ricostruire la scaletta del concerto dei PF al Piper. A quei tempi in Italia era uscito solo il 45 giri con "See Emily Play" e "Scarecrow", che ancora possiedo avendolo comperato poco dopo l'uscita. Come giustamente citi nel sito, l'edizione è del 14-7-67. Relics uscì nel 71, così, come dice anche Marco nelle sua lunga intervista, in Italia si trovava in vendita solo il 45 giri di cui sopra. Forse il concerto sarebbe potuto avvenire anche per il lancio in Italia di un altro disco, cosa che non avvenne.

Non mi ricordo come seppi dei Pink Floyd, probabilmente da un articolo sulla rivista "Big". Fatto sta che, siccome nessuno dei convenuti al concerto conosceva a fondo i pezzi dei PF, credo che ricostruire a posteriori la scaletta sia azzardato. Addirittura per molti anni fui convinto di aver visto anche Syd Barrett, poichè era menzionato nella copertina del 45 giri tra i facenti parte del gruppo! Fu indubbiamente un concerto memorabile, eseguito non nel palco principale del Piper, quello lungo in fondo, ma su un piccolo palco più avanti a destra. Non c'era molta gente. C'erano le luci "psichedeliche" delle quali avevo letto, che esplodevano in sintonia con la musica, bollicine, colori che si mescolavano tra loro e altro. In seguito vidi un altra volta i PF al Palazzo dello Sport, ma senza quelle luci. Il suono non aveva sicuramente effetti quadrifonici, ma proveniva da normali amplificatori. Come ricorda Marco, furono fumate dai membri del gruppo sigarette un pò anomale.

Piero Poletti, mio amico, come si legge nel sito, fece alcune fotografie. Quelle pubblicate sul sito sono tratte dalle sue stampe. Mi piacerebbe, devo chiederlo alla moglie Marina, rintracciare gli originali. Ricordo che a quei tempi Piero aveva una Canon 7 a telemetro e forse la appena uscita Nikon FTn. Guardando le foto sul sito vedo che alcune, che tu definisci scattate con obiettivo dalla copertura a cerchio, hanno una zona bianca con l'immagine a cerchio nel centro. Essendo io fotografo professionista, ti posso garantire che tutti gli obiettivi hanno copertura a cerchio, ma tuttavia quello che resta impresso sulla pellicola è un rettangolo all'interno di quel cerchio. Propendo dunque per pensare che le zone che appaiono in bianco sulle stampe siano dovute ad una vignettatura in fase di ingrandimento fotografico. Ciò per dire che nei negativi si dovrebbe vedere qualcosa di più di quello che si vede nelle stampe.

Le foto furono scattate in condizioni di luce molto difficili, bisogna ricordare che allora la massima sensibilità della pellicola B/N era di 400ASA, anche se, tirando lo sviluppo, si otteneva qualcosa di più. Piero per non disturbare l'atmosfera, probabilmente non usò il flash. E fin qui non aggiungo niente di rilevante alla tua ricerca.
Per cui forse dell'altro... Piero non andò da solo al concerto, ma con un suo amico, Patrizio Capri. E se entrò nel camerino e fece quelle foto del Backstage, fu sicuramente per intercessione di Patrizio, che al Piper conosceva tutti (Piero era molto timido e schivo). Patrizio Capri è uno che di concerti, da quegli anni gloriosi sino ad oggi, se ne è persi pochi. Ed in più ha una memoria di ferro, mi ricordo che varie volte abbiamo parlato di quel concerto, e concorda sulla atmosfera "fumosa" anche nel camerino...".

 

  Per cui, Giorgio ha visto lo stesso show di Marco, quello del pomeriggio del 18, mentre ora siamo sicuri che le foto di Piero si riferiscono alla serata del 18 aprile. Abbiamo anche delle conferme sui dettagli dello show: le luci psichedeliche, gli amplificatori con un sistema NON quadrifonico, la conferma delle foto fatte nel camerino prima dello show. Ma Giorgio, una volta letto delle parole di Mike Brill sulle famose luci, approfondisce la cosa, ricordandosi alcuni preziosi dettagli di quei tempi.

"...Per quanto riguarda l'intervista con Brill, a proposito degli effetti luce. Sì, penso che in fondo fossero abbastanza semplici, però di grande effetto. In quei tempi per esempio andavano di moda delle lampade per illuminazione di interni, dove due liquidi o più di differente densità ondeggiavano in un liquido trasparente, formando bolle, senza mai mescolarsi tra di loro. Penso che fosse qualcosa di simile. Come ti ho detto con amici a suo tempo ci abbiamo provato con un vecchio proiettore 6X6, ma con un proiettore per lastre sarebbe andato anche meglio. Noi abbiamo provato con una bustina di plastica trasparente, liquidi colorati, una cannuccia per soffiare nella bustina ed agitare i liquidi, l'effetto non era niente male. E' anche vero che nel loro show le macchie si muovevano in sincrono con la musica, ma penso che facendo un pò di prove non fosse difficile ottenere tale risultato. Comunque, propendo per credere che non fossero mezzi tecnologici strabilianti ed avanzatissimi, quanto la capacità e la fantasia per ottenere molto con molto poco. Comunque, per il Piper mi pare che tu stia andando molto avanti e, pur se una precisa macchina del tempo non ce la può dare nessuno, ormai molte notizie sono chiare e combacianti..".

 

  E Giorgio riesce anche a dare dei dettagli sulle strumentazioni, parlando del piccolo spezzone del filmato promo di "It Would Be So Nice" e del documentario di Roma "Rome Goes Pop".

"...A proposito dell'intervista e della risposta sui concerti live. Non bisogna mai dimenticare che ai quei tempi l'amplificazione era alquanto diversa da quella di oggi, come si può del resto ben vedere nel filmato. Mi ricordo che l'imminente inizio di un qualsiasi concerto era segnato da un tecnico, rigorosamente provvisto di lunghi capelli legati a codino. 15 o 20 minuti prima dell'inizio del concerto accendeva gli amplificatori, che più o meno giganteschi troneggiavano sul palco. Vox, poi Marshall ed altri, tutti a valvole. I valvolari per suonare come si deve dovevano scottare come fornelletti. Il suono caldo e pastoso, il tipo di distorsione quando entravano in saturazione non è stato mai raggiunto da nessun amplificatore allo stato solido. Le voci a quei tempi convergevano in un piccolo mixer, detto anche 'impianto voci', ma il suono degli strumenti proveniva dagli amplificatori alle spalle dei suonatori (si vedono anche nelle foto dei Floyd).

Chi l'ha provato conosce la difficoltà di calibrare il suono complessivo del gruppo, ognuno sente gli altri, ma sente poco se stesso, è portato ad alzare il volume del proprio amplificatore. Durante le prove la sala è vuota, perciò l'acustica è diversa, durante lo stage chi esegue va un po' alla cieca, guidato dall'esperienza o da quanto gli dice chi ascolta. Oggi il suono complessivo di una band viene controllato da una postazione in mezzo alla sala, dove su un megamixer lavorano assiduamente più tecnici del suono. E' da loro che dipende il suono, una volta dipendeva sopratutto dall'esecutore. E' quindi comprensibile la paura o la ritrosia di molti gruppi nell'eseguire concerti live. A quei tempi era difficile se non addirittura impossibile raggiungere in un live show lo stesso suono e gli stessi effetti che potevano essere conseguiti in sala di registrazione. Non a caso molti gruppi vi rinunciarono. Certo c'erano anche rischi di cortocircuiti e scosse, sovente il ronzio era ineliminabile, considerando a fondo i problemi tecnici di allora.

Il discorso è naturalmente valido solo per un breve arco di tempo, perchè in effetti il progresso tecnologico fu rapido e dopo alcuni anni l'amplificazione nei live cambiò radicalmente. Sarebbe interessante approfondire queste questioni con un tecnico e con esecutori adeguatamente stagionati ma ancora lucidi. Stratocaster/Les Paul, Rickenbacker, Telecaster, Diavoletto, Vox AC30, ecc., diatribe inestinguibili, ma anche radici di un sound o per essere precisi di sound uno diverso dall'altro, ma comunque vivi e veri. Mi piacevano molto i Byrds e anche, naturalmente in misura inferiore, i Rokes, solo dopo anni ho realizzato che era il suono della dodici corde che in parte gli accumunava. Probabilmente in parte sono considerazioni che hai già fatto...".

© 2006 Stefano Tarquini

Incredibile! Una cosa che Giorgio sembra davvero confermare è la grandezza di chi, come i Floyd, avevano fatto dello spettacolo dal vivo un loro cavallo di battaglia!

 

  Per finire, Giorgio ritorna sulla probabile scaletta del Piper. Ricordate? io avevo ipotizzato, sebbene con parecchi dubbi, per il concerto del 18 pomeriggio una scaletta tipo con "Astronomy Dominè", "Pow R. Toc H", "Flaming", "Let there be more light", "Set the controls for the heart of the sun", "Interstellar Overdrive". Brani che facevano all'epoca. Ma tutto è relativo. Giorgio mi risponde: "...Come ti ho scritto in un'altra mail, ricostruire la scaletta del concerto al Piper mi sembra cosa ardua. Personalmente avevo sentito dei P. Floyd solo il 45 giri (See Emily play), per ancora due anni in Italia non c'è stato niente altro. Sentire dei brani e ricordarsi che erano stati eseguiti al Piper due anni prima, ed in che ordine, mi pare cosa ardua per qualsiasi memoria. Forse si ricorda qualcosa Patrizio Capri, che oltre ad avere una memoria inossidabile probabilmente già conosceva vari brani dei Floyd prima che fossero pubblicati in Italia. Comunque in bocca al lupo e a presto, Giorgio...".

 

I Rokes al Piper Club

 

  Ma così non è stato. Ho contattato Patrizio Carpi, i suoi ricordi sono pochi, ma precisi. E' stato al Piper nella serata del 18 aprile, insieme a Piero Poletti. Prima del concerto entrarono in camerino, per provare il nuovo obiettivo di Piero, dove vi erano i quattro Floyd, che tranquillamente bevevano e parlavano insieme a pochissimi altri personaggi, tra cui Eddie Ponti ed Alberto Marozzi. Scattarono alcune fotografie con Piero e si ricorda benissimo di altre fotografie scattate in quella occasione. Si ricorda di alcuni scherzi e battute fatti dai Floyd a Eddie Ponti e ricorda anche come avesse parlato personalmente con Mason e Waters, ma non di cosa. Del concerto ricorda poco, almeno le luci "stratosferiche", l'ottimo sound psichedelico a ritmo con le luci, il proiettore che era sistemato in fondo alla sala, dalla parte opposta al palco, sotto la supervisione di Beppe Farnetti, e conferma che il palco era quello laterale a destra. Conferme, di quella serata fantastica!

Patrizio avrebbe visto i Floyd qualche settimana dopo al Palasport dell'EUR, nel loro concerto del 6 maggio, aveva l'abbonamento e di quei concerti di maggio non se ne perse nemmeno uno (anche quelli dei Family e dei Byrds dell'ultimo giorno al Piper Club). Ma questa è un'altra storia.

 

 

 

 

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