Relazione sulla visita al Museo Contadino di Cassego.

Mercoledì dieci novembre insieme ai nostri compagni di verticalizzazione e alle professoresse Gallino e Gabrielli siamo andati a visitare il Museo "Contadino" che si trova in una frazione di Varese Ligure, Cassego.

A questa visita ci ha accompagnato Don Sandro Lagomarsino, il responsabile del Museo. Arrivati quasi sul Monte Zatta ci ha raccontato che i nostri "antenati" una volta si nutrivano e quindi sopravvivevano con le castagne. Per questo il castagno veniva definito "L'albero del pane". Ci ha spiegato inoltre che da queste parti era molto praticata la raccolta dei frutti di bosco, in particolare i mirtilli, ora non più esistenti a causa del disboscamento. Dopo averci parlato della società contadina e di come viveva ci ha spiegato che in un bosco lì vicino, percorrendo una lunga strada si trovavano gli antichi confini del ducato di Parma . A causa della neve non siamo potuti scendere dal pulmino. Arrivati poco dopo nel museo, Don Lagomarsino ci ha fatto vedere gli oggetti esposti in mostra. 

 

                           

Il museo è distribuito su due locali non molto grandi ma ammassati di oggetti ed è diviso in sezioni. La prima sezione riguarda la bottega del fabbro.

Qui abbiamo potuto vedere: un grosso mantice che serviva per alimentare il fuoco, un'incudine  utilizzata d'appoggio per battere il ferro, c'erano in mostra dei chiodi tra cui uno molto grande che serviva ai contadini per battere la falce e affilarla.

Tra le altre cose era esposto anche un bellissimo "Cristo" in ferro battuto, dono di un fabbro varesino. Una seconda sezione era dedicata al ciclo del grano, uno dei cereali maggiormente coltivato dai nostri avi

 

 

 

Tra gli strumenti relativi a questa sezione abbiamo osservato un aratro ("AAù") dotato di voltarecchio, uno strumento che consentiva un più efficace smottamento del terreno; lo "zu", lo strumento che veniva assicurato al collo dei buoi per trasportare l'aratro; le "corbe", ceste molto grosse e lunghe dove il grano veniva trasportato. Il "rollo" era la cesta più alta su un lato e più bassa sull'altro in cui il grano veniva battuto per togliere le impurità e le polveri. Siamo stati molto colpiti dal fatto che sul rollo, come ci ha raccontato Don Lagomarsino, fosse spalmato dello sterco di mucca che seccando impedirà anche la più piccola fuoriuscita del prezioso cereale. Per fare lievitare il pane veniva usata la " livèa" grande dove potevano essere messe eventualmente delle foglie di castagno.

 

 

 

 Per essere cotto il pane doveva essere messo dentro il "testo" cioè una pentola piuttosto larga appesa ad una catena ed elevata da terra. Il grano veniva battuto in questo modo: si stendeva per terra su un telo e veniva battuto con la "verga", cioè due bastoni che alle loro estremità erano legati, utilizzata come frusta. Una volta battuto il grano rimaneva sul telo, veniva raccolto e messo  nel rollo dove veniva saltato. Visitando gli ambienti del museo un oggetto che ci ha particolarmente colpito è stato uno strano vestito: ci è stato spiegato che si tratta dell'unico esemplare esistente di un particolare tipo di tessuto utilizzato dai contadini liguri: lana mista e canapa "mezzalana". Erano esposti anche vari tipi di scarpe allora utilizzati: certe per andare nella stalla e altre per diversi momenti della giornata. Abbiamo appreso dalla nostra guida che un contadino in genere non riusciva ad avere più di un vestito. Anche le scarpe erano un bene assai prezioso: per questo esistevano tanti calzolai cinque o sei nella sola Varese.

In seguito abbiamo notato dei "corpi" di animali, appesi al soffitto, che servivano come bottiglione per il vino: quando le persone dovevano trasportare il vino per lungo tempo da portare alle feste, lo vuotavano in queste pelli per conservarlo più fresco. In questo caso la mezzalana era riutilizzata come "paggetto" sulle spalle, così come per appoggiare gerle ecc.. I contenitori tratti dalle pelli di animali venivano detti "otri". Il tannino serviva per conciare le pelli. dai contadini veniva utilizzata la canapa perché era un tessuto molto resistente all'acqua: in caso di pioggia si poteva camminare per ore senza bagnarsi. Una cosa che ci ha colpiti molto è stata una grande conchiglia marina che nel linguaggio locale veniva detta "corno": era l'antenato del nostro telefono, utilizzata per richiamare e comunicare a grande distanza. L'ultima sezione riguarda il ciclo del formaggio, illustrato anche in un cartellone: dopo la mungitura il latte veniva trasportato a casa attraverso una "stanga"; viene filtrato, cagliato e poi si procede alla preparazione delle "tome" che vengono pressate in appositi torchi; A questo punto il formaggio viene salato e fatto stagionare. 

 

 

 

 

Questa gita è stata molto istruttiva e interessante per tutti noi perché ci ha mostrato degli aspetti della vita dei nostri nonni che non potevamo immaginare. Speriamo che molte persone si rechino a visitare il museo con la sua guida, Don Lagomarsino ché è stato per noi una persona veramente speciale.