La civiltà del castagno in Val di Vara.

 

Fino a qualche decennio il castagno rappresentava per le famiglie contadine, e in particolar modo per le zone rurali della Vallata, un importante risorsa alimentare ed economica. Esso in quest’ area ha rappresentato nel corso dei secoli un elemento importante che si può far parlare di civiltà del castagno. Intorno al castagno si sono sviluppate molte attività agricole. Con il legno pregiato e robusto del castagno si possono fabbricare bellissimi mobili anche se con il passare degli anni presentano a segni di tarlatura; molte persone continuano ad apprezzarlo. Con i polloni di castagno opportunamente scaldati nel forno, spaccati e ripuliti con sgorbie di ferro, si potevano intrecciare canestri di ottima fattura e molto adatti al trasporto dei frutti della terra. In quanto al frutto del castagno, nelle sue varie utilizzazioni, è stato per secoli una presenza costante nell’ alimentazione dei contadini di questa zona rappresentando per quelle popolazioni, fino agli anni 50, una delle risorse alimentari più importanti . Ancora oggi le castagne vengono consumate fresche mediante bollitura e vengono chiamate in dialetto ‘balletti’se cotte con la buccia ‘peae’se  bollite senza buccia. Le caldarroste in dialetto ‘rustie’ spesso in passato rappresentavano il principale e unico alimento di un pasto.                          

Dal legno di castagno si estraeva il tannino fortemente utilizzato nelle concerie di pellami , la cui estrazione, intensiva negli anni ’20 ’30 ‘50’, è stata la causa del grande  impoverimento del patrimonio boschivo del castagneto da frutto. L’ uomo ha vissuto per secoli quasi in simbiosi con il castagneto; lo dimostrano le tante espressioni dialettali a esse legate e le diverse manifestazioni folkloristiche presenti tuttora sul territorio.

L’ ALBERO DEL PANE

Il castagno è un albero maestoso,la sua diffusione è tipicamente mediterranea: nell’Europa meridionale, nell’Asia occidentale e nel nordafrica la tradizione vuole che il suo nome derivi dalla città del Ponto “Kastanus” ,dove è particolarmente diffuso in Liguria dove si conta la più alta densità di castagneti .Nella Val di Vara il castagno è stato ampiamente coltivato e sfruttato,l’alta Valle, si presenta come una immensa distesa di castagneti sui versanti del M. Gottero, lungo la Costa dei Lagazzi e la Costa Legnina, lungo la Costa di Travaglio e sopra Sesta Godano.

Lo sfruttamento del castagno cominciò nell’Alto Medioevo, le popolazioni dell’Italia settentrionale anche i liguri soffrivano, negli ultimi secoli dell’ impero romano. Il castagno è da sempre vissuto in simbiosi con l’uomo; dove c’era il castagno, lì è giunto l’uomo e dove non c’era l’uomo lo ha piantato. La coltura del castagno è stata un elemento indispensabile alla vita delle popolazioni delle zone montane.

Tanti erano i modi di consumare le castagne: potevano essere mangiate fresche, arrostite (durante le veglie), cotte e pelate e poi messe in scodelle con il latte oppure bollite con la buccia. Le castagne secche erano la base dell’alimentazione della gente di montagna: venivano cucinate nel latte assieme al riso oppure nel brodo in cui si inzuppavano crostoni di pane insaporiti con aglio, o ancora si potevano far bollire con gli scarti della lavorazione del maiale: le “castagne grasse” nei giorni di festa, con la farina si preparava il castagnaccio. Per la sua importanza il castagno venne definito “l’albero del pane”.