Non riesco a darmi una spiegazione, perché l'autorità
giudiziaria si rifiuta di mettermi a confronto con le persone che hanno subito danni mentre io ne traevo profitti illeciti? è mio dovere rimborsare il mal tolto?
Un errore
giudiziario
In un Paese Civile,
eliminare la piaga di chi presta denaro a scopo di lucro
è indispensabile, così come è indispensabile proteggere chi presta denaro per
altruismo, per finire per essere prima sfruttato da coloro che hanno chiesto il
suo aiuto e poi calunniato dagli stessi pur di non rimborsare ciò che è stato
loro prestato.
E' terribile e bisogna
fare molta attenzione, non è giusto distruggere così la vita, il lavoro e la
reputazione di un uomo. Leggete la mia storia, ve ne renderete conto e se
volete, contattatemi. Ho
anche creato un nuovo gruppo su msn che tratta di
questi errori giudiziari, per iscriversi cliccare su http://groups.msn.com/errorigiudiziari .
Grazie
a tutti voi!
E' mio desiderio rendere pubblica la vicenda
giudiziaria che mi ha distrutto l'esistenza ed impedire che quello che mi è
successo succeda ad altri.
Vista la mia esperienza consiglio di:
Per i magistrati chi presta soldi è un usuraio, se il
debitore non paga ed il creditore si rivolge alla
legge per tutelare i propri diritti viene condannato per tentata estorsione;
questo è quello che è successo a me.
Tutto quello che pubblicherò è provato
dalla lettura delle sentenze di condanna a mio carico; possiamo quindi
affermare che sono "Prove Inconfutabili".
ANTEFATTO
Chi scrive è una persona che ha avuto un senso
d'altruismo da incosciente, ignaro di poter essere distrutto economicamente,
moralmente e fisicamente.
Io, figlio di operai,
riesco negli anni 60 a creare un'Impresa Edile.
L’attività andava bene, anche in considerazione dei
lavori per la ricostruzione delle zone devastate
dal terremoto abbattutosi nella Valle Del Belice.
La mia situazione economica era ottima e banche e
finanziarie mi davano fiducia.
Nel 1989, alcuni miei conoscenti
si trovarono in difficoltà per mancanza momentanea di liquidità, per via di imprevisti sul lavoro e decidono di chiedermi delle
somme in prestito; io accettai la richiesta, scontando i loro titoli
(cambiali e assegni di conto corrente) pagabili in 30-60-90 giorni.
Nel giro di un paio d'anni, nel periodo
1989/91, questa mia disponibilità veniva pubblicizzata con il passa parola e in
breve mi trovai sommerso di richieste, tanto da intraprendere un’attività
di mediazione creditizia (ancora non in regola da un punto di vista legale),
impegnando il mio tempo e affrontando anche i rischi di possibili protesti.
In cambio della somma in prestito mi veniva dato un titolo (cambiale o assegno) il cui importo
comprendeva la quota di capitale prestato + spese conto + quota interessi al
tasso allora vigente sul mercato.
Pagando il titolo alla data stabilita il debito si
estingueva. Se il titolo non veniva pagato andava in protesto
e il debito permaneva.
Banche e finanziarie (a cui io mi appoggiavo per
svolgere la neo nata attività di intermediazione)
avendo un il titolo protestato mi invitavano a pagare l'importo riportato sul
titolo + le spese per il protesto.
Io dovevo pagare, in quanto garante,
anche perchè non avevo nessuna intenzione
di perdere la fiducia accordatami. Venuto in possesso del titolo protestato era
mio interesse cercare il debitore per recuperare le somme prestategli
(ATTENZIONE, NON E’ STATO MAI MINACCIATO NESSUNO): se era in buona fede, appena
avuta la possibilità pagava il suo debito, ma se era in mala fede e senza
moralità non pagava passando così alle minacce e alla denuncia per usura,
l'importante era non pagare (in questo caso si trattava di restituire un
prestito).
Per recuperare il credito, agivo facendomi forte di
quanto prevede la legge sulle obbligazioni articolo
1173 es. Codice Civile.
I FATTI
Da quanto sopra, si può facilmente dedurre
che la gente versava in me molta fiducia poiché non
ero visto come un usuraio ma come un manager che in un breve lasso di tempo
poteva accordare loro un credito rimborsabile in 30-60-90 giorni con la sola
garanzia di un titolo, saltando la burocrazia che richiedeva tempi lunghi e
garanzie immobiliari.
Fu proprio per la fiducia che nutrivano nei
miei riguardi che verso la metà del 1991 i coniugi Nicola T. e
Giuseppina G.,si recano a casa mia per sottopormi un problema; un agente
immobiliare, tale Lombardo Francesco, a cui si erano rivolti per ottenere un
prestito di cui avevano assolutamente bisogno, tramite artifici e raggiri aveva
fatto loro firmare una procura vendere in favore dello stesso Lombardo relativa
all’immobile di loro proprietà in via Sammartino a
Palermo. Il Lombardo, che aveva loro dato la somma di 28 milioni di lire a
titolo di acconto sulla futura vendita, aveva fatto in
modo di divenire in proprietario “incontestabile” di detto immobile (un
appartamento del valore di circa 700 milioni) non dando mai loro la rimanente
somma a saldo.
Orbene, i coniugi mi chiedevano di
intercedere in loro favore in modo da rientrare in possesso del loro bene,
chiedendomi di prestar loro la somma che precedentemente
aveva anticipato il Lombardo per farsi “restituire” l’appartamento.
Recatomi dal Lombardo prospettai lui questa opportunità (sebbene si trattasse di una truffa bella
e buona) e lo stesso, a seguito della minaccia dell’intervento delle forze
dell’ordine, mi propose di accettare degli assegni in garanzia del suo “vero”
acquisto dell’appartamento. Accettai di buon grado la sua offerta anche in
considerazione delle condizioni economiche in cui versavano i coniugi T.
A questo punto divenni il testimone di una
truffa, una persona quindi molto scomoda.
È così dunque che il Lombardo, che mai
aveva avuto l’intenzione di onorare quegli assegni, decide di denunciarmi alle
autorità per estorsione.
Scattano le indagini a mia insaputa nel
corso delle quali vengono esaminati i conti bancari e
i relativi movimenti.
È così che alle 4 del mattino del 10
dicembre 1991 i carabinieri fanno irruzione a casa mia arrestandomi come estorsore. Nel corso della perquisizione vengono fuori gli
assegni protestati datimi da altri “clienti” della mia ancora non legale
attività: si aggiunge quindi il reato di usura.
Da questo momento si scatena
un vero e proprio delirio mediatico: giornali e Tv
non vedevano l’ora di trovare un soggetto da gettare in pasto alle masse: un estorsore, un usuraio, strozzino, affamatore della gente
bisognosa.
Le principali testate giornalistiche
riportarono le seguenti notizie:
Tratto dal Giornale di Sicilia del 15 dicembre
1991.
ESTORSIONI
A S. LORENZO, SEI IN CARCERE
Le rate del pizzo sarebbero state comprese fra uno e 7 milioni al mese. I militari: Forse i Madonna hanno perso il
controllo del quartiere.
Un
vorticoso giro di banconote, un volume d'affari di quasi due miliardi all'anno.
Estorti, secondo gli investigatori a liberi professionisti e
commercianti di viale Strasburgo e San Lorenzo. Una ventina in tutto.
Avrebbero pagato cifre fluttuanti dal milione ai sette milioni
mensili: sarebbe stato questo il prezzo della tranquillità. Ieri, al termine di
sei mesi di appostamenti, pedinamenti e
intercettazioni telefoniche, i carabinieri del "gruppo uno" hanno
arrestato sei persone
(tutte queste persone che hanno fatto queste intercettazioni non hanno
scoperto che i beni intestati al capo di questa presunta associazione erano
ipotecati e pignorati).
Si
tratterebbe di una banda che agiva incontrastata da almeno un anno. Proprio nel
cuore del regno dei Madonia. Per gli investigatori, i
"CERVELLI" erano Giuseppe Licata, 50 anni, originario di Calatafimi, e la convivente Antonina Colonna, 46 anni, di Poggioreale, arrestati nella loro casa ecc.
ecc.
All'Ucciardone sono finiti anche altre quattro persone, ritenute
dagli investigatori il "braccio operativo" della banda. Le indagini
sono state avviate dopo la denuncia di uno dei taglieggiati: è stato lui ad
indicare agli investigatori i nomi di Giuseppe Licata e di Antonina
Colonna. I sospetti sono stati confermati dalla scoperta che ai due
(nullafacenti e pregiudicati per reati contro il patrimonio) è intestata una
villa lussuosa in via Spinasanta,
nei pressi di Tommaso Natale, il cui valore è vicino al miliardo e mezzo.
Vengono quindi prese le testimonianze di coloro che avevo
aiutato ma che non avevano mai ripagato il loro debito; vengono indottrinati,
vengono pilotate le loro dichiarazioni.
Ma non vengono mai
ascoltati coloro che grazie al mio intervento sono riusciti a raddrizzare una
situazione economica che avrebbe potuto rovinarli.
La mia casa, una villa in C.da Spinasanta costruita con il
frutto della mia attività imprenditoriale e contraendo debiti presso gli
istituti di credito, viene posta sotto sequestro con
tutto quello che c’era dentro (compresa la biancheria).
È la rovina della mia famiglia.
Durante gli interrogatori, tutto quello che
dichiaro non viene preso minimamente in
considerazione, conducendo una indagine a senso unico: la verità non
interessava a nessuno e vengo rinviato a giudizio.
Orbene, nonostante le mie numerose
richieste di confronto con le persone danneggiate dalla mia “attività
illecita”, non mi si dà la possibilità di esaminare il materiale posto sotto
sequestro, poiché inesistente o irrilevante viste le
testimonianze raccolte.
Ho chiesto di fare dei conteggi: per i giudicanti
erano inricostruibili, e così mi sono trovato
nell'impossibilità di dimostrare che le accuse a mio carico erano
solo calunnie.
Ho affrontato i tre gradi di
processo nella speranza che la verità venisse alla luce
ma così non è stato, e nel 1994 è stata pronunciata la condanna definitiva.
Vengo condannato a 10 anni di reclusione. Ne sconto 7 per
buona condotta e circa quattro anni di misure di prevenzione
Preso dalla disperazione, denuncio il Capitano dei CARABINIERI
e i due Pubblici Ministeri che hanno diretto l'indagine per i seguenti
reati:
1) violazione del segreto d'ufficio, vista la
pubblicità giornalistica e televisiva mentre c'era l'indagine in corso;
2) aver occultato documenti sequestrati a casa mia,
indispensabili per accertare la pura verità e quindi la mia innocenza;
3) avere condotto un indagine
a senso unico, finalizzata solo alla mia rovina, facendosi sfuggire dei
criminali senza scrupoli (vedasi il Lombardo) successivamente bloccati da altri
inquirenti della stessa Procura.
4) avere favorito volutamente coloro che successivamente si sono dimostrati dei truffatori e
calunniatori.
Se così non fosse stato loro stessi
avrebbero scoperto che i miei principali accusatori erano dei criminali e che
dichiaravano il falso all'unico scopo di portare a buon fine il proprio
disegno criminale. Detti inquirenti sono stati messi sotto indagine, che ben
presto viene archiviata, io invece subisco un'altra
condanna di un anno e mesi 6 di arresti domiciliari per calunnia.
UN MIO CONSIGLIO: non denunciare mai
inquirenti soprattutto MAGISTRATI, LORO NON SBAGLIANO MAI, qualunque
professionista può sbagliare ed essere giudicato e condannato, ma chi può
giudicare un magistrato?
Ma i fatti mi danno ragione…
Tratto dal Giornale di Sicilia del 12/02/1998
…Tutto
questo avveniva tra Giugno e Settembre del '91. Nel maggio
dello stesso anno, l'altro episodio che riguarda altri due coniugi, Nicola T. e Giuseppina G.. Il meccanismo fu identico: il
prestito era di 55 milioni e la vendita sarebbe stata fittizia. Secondo la
Procura, Lombardo avrebbe acquistato la titolarità di un appartamento senza
aver speso una lira, e dichiarando di aver pagato 265 milioni.
La
difesa ha sostenuto l'assoluta estraneità di Lombardo e della Tinervia alle ipotesi formulate dall'accusa. In sostanza,
le truffe e le appropriazioni indebite non ci sarebbero state.
Il
Lombardo e la Tinervia sono stati condannati con
sentenza passata definitiva quando i reati da loro consumati sono andati in
prescrizione.
… e ancora
Tratto dal Giornale di Sicilia del 19/12/1998
CONCESSIONE DI UN PRESTITO CON
TRUFFA
"Condannati i titolari di due finanziarie"
Per un prestito persero
un appartamento. Il responsabile della finanziaria avrebbe infatti chiesto a una coppia di ignari coniugi di firmare
alcune carte, per garantire la restituzione della somma e, dopo qualche tempo,
i due scoprirono di aver firmato una procura a vendere e un contratto
preliminare.
Marito
e moglie persero così la titolarità dell'appartamento. In un altro caso
identico, altre due persone riuscirono a recuperare la proprietà
dell'appartamento in extremis.
Per
questo, ieri sono stati condannati Francesco Lombardo, 33 anni, che ha avuto
tre anni e sei mesi, e Serafina Tinervia, 57 anni (un
anno e sei mesi), titolari di due società finanziarie.
La donna, assistita dall'avvocato Nino Zanghì, rispondeva solo della tentata truffa, l'uomo anche
di quella riuscita e di altri fatti, fra cui
l'appropriazione indebita di una somma di 140 milioni, che avrebbe avuto come
mediatore di una vendita immobiliare, ma che, secondo i giudici, non gli
spettavano.
Condannata anche Carmela Puglisi,
60 anni, madre di Lombardo e titolare di un'altra finanziaria.
Era
accusata solo di appropriazione indebita. Ha avuto un anno.
La
sentenza è stata emessa, dopo due ore e mezza di camera di consiglio,
dalla sesta sezione del tribunale, presieduta da Giuseppe Rizzo, a latere Piergiorgio Morosini e
Ignazio Pardo.
Lombardo,
assistito dall'avvocato Fabrizio Biondo, è stato assolto da altri capi
d'imputazione, tra cui una tentata estorsione.
La difesa ha preannunciato appello...
LA BEFFA
NEL 1991 IO NON SONO STATO CREDUTO E SONO STATO QUINDI
CONDANNATO. HO DATO DENARO IN CAMBIO DI CARTA STRACCIA,
I
TRUFFATORI, IL
LOMBARDO E CO., SONO LIBERI, PERCHÉ I
REATI DA LORO CONSUMATI SONO ANDATI IN PRESCRIZIONE.
Tutto quello che sto scrivendo è provato dalla lettura
delle sentenze a mio carico, atti inalterabili ed inconfutabili. Oggi i titoli sequestrati (assegni e cambiali datimi a fronte del
pagamento di quanto da me prestato) e fatti sparire sono in mio possesso,
bastava un elementare calcolo matematico per scoprire la pura verità; chi mi
accusava è stato processato e condannato; non erano quelle persone per bene e
attendibili, come valutati dai miei inquirenti e giudicanti.
La mia casa è stata confiscata, una villa costruita
nel periodo 1982-83 con tanto lavoro
in un terreno allora non appetibile
neanche per farci pascolare gli animali.
È stato frutto di investimenti
di ogni risparmio, facendo debiti presso Banche e Finanziarie; per l'autorità
giudiziaria era invece frutto di proventi illeciti; molto facile sostenerlo, ma
per arrivare alla confisca cosa hanno fatto?
Una super perizia in modo da aumentarne il valore, non tenendo in
considerazione che i lavori furono eseguiti in economia con costi zero per la
manodopera, che diversi materiali per realizzare il manufatto sono stati pagati
con prestazioni di mano d'opera. Le entrate di denaro di provenienza lecita
sono state azzerate con motivazioni privi di logica.
I debiti presso Banche e Finanziarie sono
stati ignorati, non hanno valutato che l'immobile era ipotecato: così facendo
vengono occultate altre entrate di denaro di lecita provenienza.
L'autorità giudiziaria, pretendeva nel 1994 una
contabilità minuziosa con documenti di prova delle entrate e delle uscite di
denaro nel periodo dal 1970 al 10/12/1991, data del mio arresto
UN MIO CONSIGLIO, conservare scrupolosamente scontrini
fiscali e fatture di acquisto di arredi, quadri,
posaterie, piatti, mobili, biancheria, vestiario ecc. ecc.
Con insistenza e minacce di azioni
legali mi si chiede il rimborso di spese giudiziarie ed il mantenimento in
carcere per circa € 20.000.
Date le spese di giustizia che vorrei pagare sono
andato a chiedere il dovuto ai miei debitori, da quei personaggi che prima mi
baciavano, mi veneravano, e da cui oggi ricevo
minacce, violenze, provocazioni e porte sbattute in faccia.
Vista la condanna di estorsione
ed usura, per mia convinzione era ed è mio dovere rimborsare i danneggiati dai
miei “profitti illeciti”, pagare i danni e chiedere perdono alle “povere
vittime”. Ho spedito dal carcere e continuo a spedire ISTANZE
alla autorità giudiziaria ai fini di mettermi a confronto con dette vittime
ricevendo in cambio
il silenzio assoluto, come sbattere
contro un muro di gomma.
In queste condizioni, l'uomo che si vede distruggere,
ignorato dalle istituzioni, viene portato dalla
disperazione a fare brutti pensieri. Basterebbe niente per diventare
un plurimo assassino.
La mia famiglia è stata distrutta, il mio onore, la
mia dignità calpestati e si continua a calpestarli con il non rispondere
alle mie innumerevoli ISTANZE.
Per mia convinzione l'accanimento giudiziario nei miei confronti è inequivocabile.
Se non sono diventato un plurimo assassino lo devo a Fratello Biagio Conte, che mi ha accolto
nella sua MISSIONE DI SPERANZA E CARITA'. Oggi lavoro venti ore al giorno, cosìcchè non ho tempo per
pensare.
Prego il SIGNORE affinché mi dia le forze
di sopportare e di tenere lontano la voce che c'è dentro di me che mi dice di
farmi giustizia.
Molti centri anti-usura sono nati in questi anni, mi chiedo: perchè
vanno a chiedere dei prestiti a dei privati provocando, istigando a commettere
il reato di usura e queste persone non devono essere punite?
Anzi vengono
premiate non rimborsando il prestato.
Vista la mia esperienza mi permetto
di gridare,
NON CONCEDETE PER NESSUN MOTIVO DENARO IN PRESTITO
Il mio desiderio è di creare tanti centri
anti-truffa, reato che porta alla disperazione persone altruiste, che hanno fiducia nel prossimo.
Io non mi sono mai approfittato di
nessuno, ho sempre avuto fiducia e rispetto verso il mio prossimo e il massimo
rispetto per i più deboli.
Se siete interessati ai fini di
costituire dei Comitati anti-truffe possiamo parlarne, io sono Giuseppe Licata,
abito in Via Decollati N°29 a Palermo presso la MISSIONE DI SPERANZA E CARITA'
di BIAGIO CONTE. il mio n°. tel.nino è 3409456200.
contatto msn peppino41@hotmail.it
ESPOSTO
DOMANDA ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA
PRESSO IL TRIBUNALE PENALE DI PALERMO
PER CONOSCENZA
ALL'ECC.'MO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA-ROMA
ALL'ECC.'MO
MINISTERO DELL'INTERNO-ROMA
ALL'ECC.'MO MINISTRO DI GRAZIA E GIUSTIZIA-ROMA
ALL'ECC.'MO CARDINALE DE GIORGI ARCIVESCOVO DI
PALERMO
ALL'ECC.'MO PRESIDENTE DELLA REGIONE SICILIANA
ALL'ECC.'MO PREFETTO DI PALERMO
ALL'ECC.'MO SINDACO DI PALERMO
AL COMANDO REGIONALE DEI CARABINIERI DI PALERMO
ALLA QUESTURA DI PALERMO
AL COMANDO REGIONALE GUARDIA DI FINANZA
DI PALERMO
AL PARTITO DI FORZA ITALIA SEDE DI ROMA
AL PARTITO D.S. SEDE DI ROMA
AL T.R.M. SEDE DI PALERMO
ALLA RAI SEDE DI PALERMO
AL T.G.S. SEDE DI PALERMO
AL GIORNALE DI SICILIA SEDE DI PALERMO
AL GIORNALE LA REPUBBLICA SEDE DI PALERMO
Il sottoscritto Licata Giuseppe nato il
07/06/1941 res. In Via Decollati N°29 Palermo ( presso la Missione Speranza e Carita di Biagio Conte )
FA PRESENTE ALL'ECC.'MA S.V.;
Sono stato condannato per i reati di
estorsione e usura periodo 1989-90-91, ho scontato tutte le condanne, quindi ho
pagato il mio debito penale. Ho subito la confisca dei beni (una villa sita in
Via Spinasanta N°170 Palermo, compreso mobili,
accessori e pertinenze, perchè frutto di proventi
illeciti a danno delle persone che si leggono negli atti giudiziari e a danno di ignoti; i detti beni oggi sono proprietà del Comune di
Palermo.
Sono una persona che vuole vivere a testa alta nella SOCIETA' fondata nella
CIVILTA' nella LEGALITA' e nel DIRITTO. È mio dovere rimborsare il mal tolto,
innumerevoli
sono state le mie domande presentate all' autorità giudiziaria in tal senso, per precisare hanno
preso inizio nel 1994 quando è passato in definitivo del primo processo.
Come risposta ho ricevuto
il silenzio assoluto, basterebbe un semplice confronto per chiudere i
conti del dare e dell'avere sempre alla presenza dell'autorità giudiziaria.
Forte della mia convinzione che è un
diritto e dovere di un condannato dare prova di ravvedimento del proprio
passato "criminoso", è mio dovere pagare l’eventuale danno causato e
chiedere perdono alle povere vittime. Ho scontato tutte le condanne, oggi sono
un libero cittadino che desidera essere riabilitato.
Nella speranza che la mia richiesta venga
ascoltata RINGRAZIA.
CON OSSERVANZA
PA 22/12/2006
SPEDITA
LICATA GIUSEPPE
R.R.R.
ARRIVO
27/12/2006
NESSUNA RISPOSTA, IL SILENZIO ASSOLUTO