12/11/2008

Tatuarsi, un piacere molto femminile

LIDO DEGLI ESTENSI. Il mondo fondamentalmente è una grande tribù. Il ricorso a tatuaggi, permanenti, con l’hennè, con i brillantini di bigiotteria, piercing, brillantino ai denti, tipico nel passato delle tribù come segno distintivo, ora è diventato globale. Ed in vacanza più che mai cresce la voglia di mostrarsi e mostrare, tatuaggi, piercing o altro. Se non si posseggono questi abbellimenti epidermici allora è il caso di cominciare a farseli fare. Ma cosa indossa la nostra pelle? Qual è l’identikit di chi si fa tatuare, mettere il piercing o il brillante ai denti?.
La risposta non c’è perché l’identikit non esiste. Non più. Mai come in questi ultimi anni, infatti, il tatuaggio è diventato fenomeno di massa, attraverso cui la gente vede la possibilità di esprimere, letteralmente a livello di pelle, la propria arte e creatività. Guardiamoci intorno, in spiaggia e per le vie dei lidi sono molte le persone che portano tatuaggi e piercing. Ce n’è per tutti i gusti e per tutte le età. Sorpresa, le donne sono quelle che maggiormente si fanno tatuare, come confermano i fratelli Enea e Mosè Tagliatti, titolari dello studio “Tatoo” a Lido Estensi. Almeno il 60% dei tatuaggi vengono fatti su donne. Non c’è un’età particolare, il tatuaggio oggi lo si fa anche a 60 anni. Sulla spiaggia si vedono quelli che sono i must dell’estate: si assiste a un ritorno ai tatuaggi tribali che riprendono le linee dell’arte polinesiana, delle Isole Marchesi e dei simboli Maori. Ma anche il disegno Fantasy e gli ideogrammi giapponesi per scrivere il nome indelebile sulla propria pelle vanno per la maggiore. In vacanza ci sono mamme che si fanno tatuare ideogrammi recanti il nome del figlio. Un tatuaggio val bene la spiaggia, infatti se ci si fa un tatuaggio durante le vacanze al mare bisogna mettere in conto di non fare il bagno in acqua salata e di non esporsi al sole per almeno una settimana, per evitare che la nuova opera d’arte di pelle, perda colore. Ma poi tutto il resto è mostrare: le ragazze dal fondoschiena di bikini sempre più ridotti mostrano invitanti ghirigori, oppure ombelichi disegnati, indelebili braccialetti o cavigliere.
Se poi si vuole un tatuaggio, ma per sempre, allora si può ricorrere alla soluzione dell’hennè. In spiaggia ci sono molti che propongono un tatuaggio all’henné, che però poco dopo scolorisce; costano poco (circa 10 euro), ma è meglio spendere poco di più e farselo fare da professionisti come Rita e Nadia Bombi di “Esau. Rita e Nadia” a Porto Garibaldi. Lo vogliono in molte, dalla ragazzina alla 50enne, cambia solo la posizione del disegno, in parti anatomiche ammiccanti per la giovanissima senza tabù, sulla caviglia o sulla spalla per la signora. Stessa cosa per il tatuaggio con i brillantini, poi c’è il brillantino ai denti. Infine il piercing, lo vogliono tutti, la signora al naso ed all’ombelico, i giovani praticamente dovunque. I piercing sono come le ciliege, uno tira l’altro, ma è meglio affidarsi a mani esperte per evitare guai.

da la Nuova Ferrara

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11/11/2008

Pancia scoperta? La malattia non è giustificata

ORTISEI (Bolzano). «Non è una questione morale ma solo di prevenzione sanitaria: non firmerò più le giustificazioni per assenza delle ragazze che lamentano dolorini e problemi di vario genere e intanto vanno in giro con magliette tanto corte che lasciano pancia e schiena scoperte»: è l’annuncio di Karlheinz Mureda, preside della Scuola d’arte di Ortisei, in val Gardena, che ha creato un po’ di scompiglio tra le allieve. «Non è stata una decisione comunicata negli organismi scolastici ma per ora ho solo annunciato questa mia intenzione ad un paio di allieve e vedo che la cosa ha provocato reazioni: non giustificherò più assenze di ragazze che indossano magliette troppo corte», spiega il preside dopo che una ragazza si è rivolta al quotidiano tedesco Tageszeitung. «Non è una questione morale, come ho sentito sia altrove, ma noi qui siamo in montagna ben sopra i mille metri - aggiunge Mureda - e c’è inverno praticamente tutto l’anno. Quest’anno, con ondate di freddo ricorrente anche in questo periodo, con ogni probabilità si dovrà tenere il riscaldamento acceso sino a giugno, sino alla fine della scuola. Ebbene, chi va in giro con pancia e schiena scoperte con queste temperature mette a rischio la propria salute e questo non è giustificabile». Tanto più che alla Scuola d’arte - tra ore di disegno e di esercitazioni con legno e ceramica - «gli allievi per parecchie ore stanno piegati sui banchi. Le ragazze che hanno la schiena scoperta rischiano di avere malanni. E poi si danno assenti». La Scuola di Ortisei ha una ottantina di allievi, in buona parte ragazze. Ed anche tra i monti gardenesi, dove clima e temperatura non sono certo tra i più favorevoli, la moda delle magliette corte che lasciano scoperte schiena e pancia, dove a volta compaiono piercing e tatuaggi, ha da tempo preso piede tra le ragazze: la moda è la moda.

da la Nuova Ferrara

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10/11/2008

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Le donne osano di più

LIDO ESTENSI. Quest’anno vanno di moda le stelle. Non quelle del cinema o della televisione, ma quelle tatuate sulla pelle. Stelle dappertutto, in ogni parte del corpo, visibili soprattutto in estate, portando i micro costumi.
 Stelle e non solo, tatuate indelebilmente sulla pelle soprattutto di donne e ragazze. Perché da un anno a questa parte, chi osa di più sono le donne, dalle giovanissime, fino alle raffinate 40enni ed oltre. Ecco il must dell’estate, che fa maliziosamente capolino dai costumi, lungo le nostre coste. Il tatuaggio, come sottolineano due fra i più quotati e noti tatuatori della provincia di Ferrara, Enea e Mosè Tagliatti, non ha mai conosciuto momenti di stanca, e se prima era appannaggio di ragazzi e uomini, oggi chi si tatua di più sono le donne. «Lo faccio perché mi piace - ha detto una donna oltre la trentina, che si stava facendo ripassare un tatuaggio, mentre valutava di farsene uno nuovo - non ho mai provato interesse per i fori ai lobi delle orecchie o i vari piercing, ma quando mi sono tatuata, per la prima volta, su di un polso, il nome dei miei figli, ho capito che era una forma di manifestare il mio modo di essere. Oggi di tatuaggi ne ho tre e sto pensando di farmi il quarto». «La donna oggi osa di più - hanno sottolineato Enea e Mosè - prima faceva dei tatuaggi piccoli, in zone nascoste del corpo, oppure disegni piccoli su un braccio o sulla caviglia. Adesso creiamo tatuaggi all’inguine, sulle gambe, sulla schiena. Una ragazza si è fatta tatuare un intero perizoma brasiliano. Le donne oggi chiedono le stelle, i disegni polinesiani, i nomi con ideogrammi orientali, ma anche tante scritte gotiche. L’uomo si tatua meno, ma sceglie tatuaggi policromatici, da questo punto di vista osa di più». Insomma il tatuaggio non è solo una moda estiva, ma un modo di essere ed il non aver paura di mostrarlo, micro bikini o meno. Enea e Mosè poi lavorano in tutta sicurezza, affidarsi alla loro arte significa avere la certezza di un lavoro artistico ben fatto, che durerà fin quando non si ricorrerà al laser. Ma quanto costa farsi tatuare? «Si parte da un minimo di 50 euro - ricordano i fratelli Tagliatti - per i disegni più piccoli o meno impegnativi, fino a qualche centinaio di euro per quelli più complessi e grandi». (m. r. b.)

da la Nuova Ferrara

07/11/2008

Mostra il porno-piercing all'anziana disabile


TRENTO. Scottati dall’inchiesta penale per «omessa denuncia» relativa a presunti maltrattamenti subiti da un disabile, all’Anffas di Trento hanno deciso di adottare la linea dura: ogni sospetto di abuso va segnalato. E così, nelle settimane scorse, è arrivata in procura una denuncia piuttosto curiosa: «Un operatore ha mostrato il suo porno piercing a un’anziana disabile». In sostanza le ha fatto vedere quel piccolo orecchino che porta infilato sul proprio organo sessuale. La procura - approfondita la vicenda - ha chiesto comunque l’archiviazione del caso: il codice penale non punisce l’esibizione dei genitali in privato, a meno che lo spettatore non abbia un’età inferiore a 14 anni. E non era il caso dell’anziana.

da il Corriere delle Alpi — 19 novembre 2003 pagina 12 sezione: 24 ORE

06/11/2008

La mosca al naso stavolta è un piercing

CAMPEGINE. Non è stato ancora omologato il risultato con cui (il 3 febbraio) il Castelnovo Monti aveva dilagato sulla Campeginese, nel terzo turno discendente del girone B di Prima Categoria. Sulla gara pende il ricorso per presunto errore tecnico dell’arbitro Rodio di Parma inoltrato dalla Campeginese riguardo l’espulsione del giocatore Matteo Del Grosso. Il centrocampista si era visto sventolare il cartellino rosso perché portava un piercing nel naso e all’invito da parte dell’arbitro di toglierlo aveva proceduto coprendolo con un cerotto, come aveva già fatto in altre gare.  Rodio voleva che Del Grosso in pochissimi istanti si togliesse il piercing, ritenendolo pericoloso, ma ovviamente il giocatore campeginese gli ha fatto notare che l’operazione in così poco tempo sarebbe stata impossibile. Appurato che Del Grosso non aveva comunque protestato con l’arbitro né l’aveva offeso, è comunque giunta la squalifica.  La Campeginese si sente danneggiata, ci vuol vedere chiaro e ha presentato ricorso per errore tecnico dell’arbitro chiedendo di rigiocare il derby. Il caso però si presenta già spinoso e controverso: una direttiva Uefa impedirebbe di scendere in campo con dei piercing, ma nei regolamenti dei campionati dilettantistici non figura questa limitazione.  Accettato il ricorso inoltrato per errore tecnico del direttore di gara Rodio di Parma, il risultato della partita contro il Castelnovo Monti per ora è congelato in attesa di ulteriori sviluppi, ma oltre al danno la Campeginese ha subito anche la relativa beffa: come se non bastasse infatti il giudice sportivo non ha omologato il punteggio della gara in oggetto ma allo stesso tempo ha confermato in pieno la validità della squalifica per due turni inflitta allo stesso Del Grosso, di cui il primo già scontato domenica contro il Carignano. (l.c.)

 da la Gazzetta di Reggio — 12 febbraio 2008   pagina 42   sezione: SPORT

 

Squalificato perché porta il piercing al naso

CAMPEGINE. L’anellino al naso gli è costato una squalifica per due giornate. Ma Matteo Del Grosso, centrocampista di 24 anni della Campeginese, non demorde. Il piercing non lo toglierà.  Intanto, oggi e la prossima domenica non entrerà in campo perchè gli sono state comminate due giornate di squalifica. Il fatto è accaduto domenica scorsa a Castelnovo Monti: all’inizio del secondo tempo l’allenatore della Campeginese stava per mandare in campo Matteo Del Grosso quando l’arbitro si è avveduto del piccolo anello che il giocatore porta al naso e gli ha ordinato di toglierlo. «Mi sono rivolto alla panchina - spiega il giocatore - ma togliere l’anello non è cosa che si possa fare in pochi secondi, così mi sono messo un cerotto sopra l’anello per tenerlo fermo, come avevo fatto in tante altre partite. Sono tornato in campo col piercing e l’arbitro mi ha sventolato il cartellino rosso».  La partita è poi terminata con la sconfitta della Campeginese per 4-1. La società ha presentato reclamo, ma le due giornate di squalifica sono rimaste, nonostante il risultato della partita non sia stato ancora omologato. «E’ una decisione incredibile», ha commentato il presidente della società Mauro Brugnoli. 

da la Gazzetta di Reggio — 10 febbraio 2008   pagina 38   sezione: SPORT

05/11/2008

Buco all'orecchio senza il corso

BELLUNO. Forare l’orecchio per inserire un semplice orecchino non è un vero e proprio «body-piercing», ma orefici e gioiellieri che dovessero praticare il «buchetto», stiano attenti a igiene e a consenso dei clienti, specie in caso di minorenni. E’ la raccomandazione che fa l’Unione artigiani all’indomani di una circolare del servizio igiene pubblica regionale con la quale i titolari di oreficerie, bigiotterie e gioiellerie vengono dispensati dal seguire un corso obbligatorio invece per chi pratica piercing e tatuaggi. Norme regionali già dettavano regole precise per le pratiche di tatuaggio e piercing, visti i rischi legati a queste pratiche, quali l’epatite B e C, l’Aids. Restava da capire che sorte avrebbero subito le tradizionali forature dell’orecchio che in base a una recente circolare viene distinta dal piercing vero e proprio. I titolari di gioiellerie, oreficerie e negozi di bigiotteria sono esentati dal corso ma devono, invece, rispettare alcune precauzioni di carattere igienico-sanitario, prima tra tutte l’uso di metodi e attrezzature monouso, fornite da ditte specializzate, che garantiscano la sterilità del trattamento. «L’indicazione», dice Giordano Boni, presidente degli orafi dell’Unione Artigiani «è di utilizzare strumenti monouso e sterili che siano identificati, quanto a provenienza, da un numero di lotto produttivo. L’ideale sarebbe che questi strumenti introducano nel lobo un pre-orecchino prodotto con materiali conformi alla Direttiva Europea 94/27/EC in materia di nichel e che, pertanto, siano anallergici». Orafi e gioiellieri dovranno, comunque, effettuare applicazioni di orecchini limitatamente al lobo dell’orecchio, osservando ogni cautela nell’ipotesi di intervento nel tessuto cartilagineo che, in caso di foratura, è maggiormente esposto a processi infiammatori. «C’è, poi, l’obbligo generale di prestare la massima attenzione all’utente che richiede il trattamento» sottolinea Boni «soprattutto se si tratta di minori, per i quali diventa necessario accertare il consenso dei genitori» ai quali è meglio far «sottoscrivere una vera e propria liberatoria prima di procedere al trattamento sui figli minori. Utile sarebbe anche consegnare al cliente una breve nota informativa con le indicazioni e le avvertenze post foratura».

da il Corriere delle Alpi — 08 settembre 2004 pagina 16 sezione: CRONACA

03/11/2008

«Capelli lunghi e piercing Bocciato al concorso»

GORIZIA Bocciato, secondo il suo avvocato, per il look troppo aggressivo, non confacente a un operatore socio-sanitario. Protagonista della vicenda è il 29enne goriziano R.G., che in seguito all'esito negativo dell'esame per l'ottenimento della qualifica di operatore socio-sanitario ha deciso di presentare ricorso al Tar. Nel caso di R.G., sotto accusa sarebbero i capelli lunghi e qualche piercing di troppo. Il goriziano ha sostenuto a luglio l'esame conclusivo del Corso di operatore socio-sanitario organizzato da una realtà privata ma sotto la vigilanza della Regione. lA pagina 17

da il Piccolo — 22 gennaio 2008 pagina 00 sezione: GORIZIA

01/11/2008

Una pratica che considera il dolore fonte di piacere

Il sadomasochismo è una pratica sessuale che fa ricorso al dolore e all’umiliazione per raggiungere il piacere. Il termine è composto dalle parole sadismo e masochismo. Il sadismo – termine che deriva dal cognom del Marchese De Sade – consiste, per una persona, nell’infliggere delle sofferenze all’oggetto del suo desiderio per provare piacere. Il masochismo, al contrario è mutuato dal cognome del romanziere Leopold von Sacher-Masoch, consiste nel provare dolore per raggiungere questo stesso piacere. I partner stabiliscono quindi una relazione di dominante-dominato, dove le violenze verbali e le sevizie fisiche sono inflitte o ricevute per procurare une soddisfazione intensa.Non bisogna confondere «bondage» e sadomasochismo: mentre l’uso delle manette, o anche le sculacciate, sono un modo ludico per mettere un po’ di pepe nella propria vita sessuale, il vero sadomasochismo, invece, si situa a un livello superiore. Richiede prima di tutto una messa in scena particolare ed è per questo che viene praticato spesso in appositi club privé. Ognuno indossa un costume che definisce il suo ruolo e utilizza diversi strumenti: maschere, manette, corde e catene, fruste. Il «padrone» si abbandona quindi a una serie di rituali per sottomettere il suo «schiavo». In un’ottica dell’umiliazione, potrà costringere il suo partner ad adottare delle posizioni degradanti, legarlo per dominarlo meglio, utilizzare la violenza verbale (insulti) e infliggergli torture fisiche: flagellazione, inserimento di oggetti nei luoghi intimi. In alcune forme estreme, il sadomasochismo puo’ condurre a mutilazioni più gravi: piercing, tatuaggi, ma anche ferite e bruciature.Considerato per molto tempo come una pratica deviante e riprovevole, il sadomasochismo era riservata ad alcuni ambienti, come il circuito della prostituzione. Oggi, con la diffusione del bondage e dello scambismo, il sadomasochismo ha perso parte della sua carica tabù. Nonostante questo, il vero sadomasochismo, quello che fa male, resta una pratica marginale, anche se sono sempre di più i curiosi che desiderano provare per rompere la monotonia, realizzare un sogno erotico, far piacere al proprio partner, provare sensazioni nuove sono tutte ragioni che spingono a fare un giro in un club privé.Cosa dice la legge? Il sadomasochismo non è vietato, purché venga praticato tra adulti consenzienti. Qui si trova il suo limite: anche se il sadomasochismo è fondato su una relazione dominante-dominato, nessuna sevizia può essere inflitta all’altro senza il suo consenso. Si tratterebbe altrimenti di un’aggressione, e la vittima potrebbe sporgere denuncia per sevizie o stupro.

da l Piccolo — 09 settembre 2008 pagina 12 sezione: GORIZIA

30/10/2008

Vuoi fare il vigile urbano? Al bando tatuaggi e piercing

TRENTO. Che dovessero avere dieci decimi di vista, un ottimo udito e non essere daltonici lo davamo per scontato. Che non dovessero avere problemi di alcolismo e tossicodipendenza era facilmente immaginabile. Ma che per fare il vigile urbano non si dovessero avere tatuaggi e piercing «deturpanti» o «indice di personalità abnorme» è una novità che farà discutere. Arriva dal Comune di Lavis, che ha bandito un concorso per assumere due nuovi agenti di polizia municipale. «È una questione di decoro per chi indossa la divisa», spiega il sindaco Graziano Pellegrini. Il bando, pubblicato il 18 luglio, classifica tatuaggi e piercing alla voce «imperfezioni e infermità», dopo ernie e varici, alcolismo, tossicomanie e intossicazioni croniche, prima delle malattie e indisposizioni fisiche che possano ridurre il completo e incondizionato espletamento del servizio. Attenzione: tatuaggi e piercing non vengono messi al bando tout court, ma «quando per la loro sede o natura siano deturpanti o per il loro contenuto siano indice di personalità abnorme». A stabilirlo sarà un collegio sanitario, incaricato di accertare che i candidati possiedano tutti i requisiti per essere giudicati fisicamente idonei. Spetterà al collegio giudicare se e quando un tatuaggio o un piercing può essere definito deturpante - quando è molto ampio? quando il disegno è di dubbio gusto? quando ci sono cinque anelli su un sopracciglio e due al naso? - e soprattutto quando è segno di una personalità «abnorme». Per esempio qualcuno potrebbe considerare abnorme uno che si fa tatuare tutte le gambe: però un vigile urbano, indossando la divisa, non ha mai occasioni di mostrare le gambe. E che dire magari di un teschio tatuato sul bicipite? In questo caso il tatuaggio rischierebbe di finire in bella vista, e quindi essere potenzialmente rischioso. «Gli agenti si confrontano ogni giorno con le persone che fermano, ma anche con cittadini e turisti che chiedono informazioni - fa notare il sindaco di Lavis - l’immagine ha il suo peso, è una questione di decoro e di immagine». Il vecchio detto che l’abito non fa il monaco in questo caso sembra insomma avere il suo credito. «Non escluderemo certo dal concorso un candidato che si presenta con l’orecchino - mette in chiaro Pellegrini - si tratta di una cosa ormai socialmente accettata». Chissà, ammette il sindaco, può darsi che tra qualche anno nessuno farà più caso nemmeno ai piercing: «I tempi cambiano, noi abbiamo rivisto di recente il regolamento del personale del Comune sulla base di quanto previsto dai contratti di lavoro. E abbiamo preteso per tutti i dipendenti il certificato di idoneità fisica». E sempre in tema di idoneità psico-fisica, quanto a curiosità il regolamento speciale del corpo di polizia municipale di Trento non è da meno di quello. All’articolo 23, infatti, tra i requisiti particolari per l’accesso alla professione viene richiesto un «apparato dentario tale da assicurare una regolare funzione masticatrice». Oltre all’udito normale, al normale senso cromatico e luminoso, ai dieci decimi di vista (lenti concesse), ai limiti di miopia, presbiopia e astigmatismo, un vigile urbano dovrà sfoggiare anche una dentatura di tutto rispetto. Eccessiva severità? Qualcuno potrebbe. Qualche anno fa una ragazza trentina ricorse al giudice per contestare il limite di altezza richiesto per accedere all’Arma dei carabinieri: il suo sogno si era infranto di fronte alla soglia del metro e 65.ù

da Trentino — 03 agosto 2008 pagina 18 sezione: CRONACA

29/10/2008

La storia in un piercing e i tatuaggi dicono subito chi siamo

«Chi non è dipinto è stupido». è il giudizio lapidario di un capo Caduveo, registrato dal grande antropologo Claude Lévi-Strauss in una delle sue spedizioni nel Brasile centrale. Questi Indios, resi celebri da Tristi Tropici, sono, insieme ai Maori, il popolo più tatuato del mondo. Geometrie e arabeschi, labirinti e spirali, quadrettature e asimmetrie, per loro il corpo diventa umano solo grazie alla decorazione che vi segna a caratteri indelebili l' identità individuale e l' appartenenza sociale. Una persona non tatuata non esiste, è mera biologia, nuda vita per dirla con parole nostre. Solo i bruti e le bestie si tengono il corpo così com' è. è questa la filosofia tribale. «I nostri tatuaggi, i nostri anelli al naso o ai capezzoli hanno tanto da dire: comunichiamo così il nostro desiderio di differenziarci dalla massa». è il giudizio, altrettanto lapidario, di un internauta adepto del piercing. Una forma di antagonismo estetico inciso sul corpo, una differenza rivendicata sulla pelle. Un' autocertificazione che il proprio corpo non è a norma, e non lo è nemmeno l' anima. E in più è come dire che il corpo, così com' è, non basta. è troppo poco, non significa abbastanza. è questa la filosofia globale. Che a tutta prima non è molto diversa da quella tribale. Entrambe infatti, sia con il tatuaggio sia con il piercing, riportano sul soma il significato più profondo della persona. L' identità individuale, quella della propria collettività, il senso del proprio essere, insomma un' intera storia incisa per sempre sull' epidermide. è proprio l' idea della pelle come pagina da scrivere e superficie da decorare, l' idea di un corpo letteralmente istoriato, a fare da trait d' union fra il tribale e il globale. Perché nel dilagare contemporaneo del tattoo e delle trafitture più o meno profonde che ci infliggiamo - per etica e per politica, per poetica e per retorica, per estetica e per erotica - riaffiora un orizzonte arcaico. Ma è un arcaismo carico di futuro, un futuro anteriore nel vero senso del termine. Che mescola gli elementi tradizionali di queste pratiche, che servono a riconoscersi, a dichiararsi, a creare identità, differenza e appartenenza, assieme a elementi globali che, all' opposto sconfinano quei codici particolari e li rendono universali, replicandoli all' infinito, traducendo dei motivi etnici e locali in un alfabeto somatico planetario. Farfalle posate sulle spalle o stampate sui glutei, draghi spaziali arrampicati sui bicipiti, frasi celebri incise sugli avambracci, pittogrammi che si srotolano lungo la colonna vertebrale, stelle rosse su pugni rivoluzionari, svastiche su nuche reazionarie, aquile che enfatizzano deltoidi possenti, serpi sinuose per caviglie maliziose, mostri cyber e ogni sorta di esseri mutaforme per una body art che fabbrica murales viventi, graffiti a misura d' uomo. Un po' pirati, un po' galeotti, un po' guerrieri Maori, un po' capi indiani. Se il tatuaggio appartiene idealmente al campo della pittura e del disegno il piercing si può considerare una branca dell' incisione e della scultura. Spilloni che trafiggono la lingua, cerchietti che pinzano le sopracciglia, anelli al naso, cilindri che fanno pendere a dismisura i lobi delle orecchie, palline di acciaio che sottolineano il profilo della bocca. Senza dire di quelle forme di piercing spinto che trasformano i luoghi dell' eros in altrettanti scrigni tempestati di brillantini, eden proibiti dove esibire gioielli indiscreti. Esibizionismo, vanità, moda? Certo, ma non può essere solo questo. La lunga durata del fenomeno, la sua diffusione pressoché universale e il suo prepotente ritorno contemporaneo ci dicono che in tutti i tempi e in tutte le culture gli uomini hanno nel corpo il mezzo di comunicazione primaria. La pelle dice subito chi siamo. Quando Cesare invase la Britannia fu impressionato dall' aspetto dei guerrieri locali che si dipingevano completamente di un azzurro indelebile per terrorizzare i nemici. Pare addirittura che il nome Britanni derivasse da una radice indoeuropea che significa incisione. E gli antichi scozzesi erano chiamati Picti, ovvero dipinti, perché si tatuavano il corpo secondo il loro rango e il loro valore. Un po' come avere le stellette e le medaglie impresse direttamente sull' epidermide. L' idea è che più la persona è importante più informazioni deve archiviare il suo corpo. Quello imponente dei principi Maori era letteralmente zippato di segni che illustravano le loro gesta e riassumevano le tappe di una vita gloriosa. Qualcosa fra l' obelisco vivente e le colonne imperiali romane. Nei grandi reami Yoruba dell' Africa subsahariana, gli unici ad essere completamente privi di tatuaggio erano gli schiavi: grado zero della scrittura sociale, grado zero della persona, uomini senza storia e senza memoria. In fondo i milioni di persone che oggi si tatuano, si perforano, si segnano, cercano proprio di far emergere la loro storia, la personalità, i gusti, gli affetti. Quasi che il significato dell' essere stia in una sorta di palinsesto di segni, parole, immagini, emblemi. La parte più importante di noi diventa così quella visibile, quella che compare in superficie. Secondo un procedimento di somatizzazione sociale e simbolica, una esteriorizzazione che va nella direzione opposta a quel che noi chiamiamo interiorizzazione. D' altronde per una civiltà in progressiva secolarizzazione come la nostra - che si allontana sempre di più dall' idea dell' uomo immodificabile perché fatto a immagine e somiglianza di Dio - l' essere è fatto a immagine e somiglianza dell' io. E dunque il corpo tatuato è il grande ologramma dell' io contemporaneo. è il nuovo mito comunicante. Mentre nelle società tradizionali il tatuaggio è legato a un riconoscimento dell' intera collettività che attribuisce a certi segni un significato condiviso. Spesso un significato iniziatico. Al contrario, nella società dell' individualismo di massa, le persone si iniziano da sole. E da sole stabiliscono le tappe significative, e scelgono autonomamente il codice. Se il tatuaggio tradizionale è una segnatura che socializza, è il verbale somatico di un dialogo tra individuo e società, nella civiltà globale il dialogo avviene tra l' individuo e se stesso o al massimo il suo gruppo di riferimento, proprio per differenziarsi dal resto della società come nei gruppi giovanili. Una pelle antisociale dunque, ma anche un segnale ad alta risoluzione rivolto a degli spettatori anonimi che non sanno nulla di noi. Fatto per essere visto, magari in mondovisione, come nel caso dei tatuaggi di Marco Materazzi che esibisce alla platea mediatica i suoi amori, la sua discendenza, i suoi successi, il suo pensiero. Corpi monologanti, corpi emittenti, corpi in cerca di share. E in ogni caso, a dispetto dell' apparente frivolezza narcisistica, l' indelebilità del tatuaggio rappresenta una sorta di sfida lanciata al panta rei che governa il presente, alla bulimia di un mondo che consuma e dimentica con la stessa superficiale velocità. Al di là di ogni moda effimera e di ogni autocontemplazione voyeuristica il corpo diviene così un mediatore simbolico tra gli uomini e la complessità di una realtà che fugge da ogni parte. E l' incisione sulla pelle diventa un atto di coraggio contro l' irreversibilità del tempo, un punto fermo nella propria storia. Un gesto di chirurgia pittorica, per dirla con Lévi-Strauss. Ma anche una forma di body art, una estetizzazione dell' habeas corpus. Nella società ipercomunicante l' onda di crisi della parola si frange dunque in due derive simmetriche ed opposte. Da una parte l' estrema smaterializzazione del digitale, dall' altra l' estrema materializzazione del corporale. Così indelebilmente incarnata da far coincidere la parola con la pelle stessa. è l' esito di un andirivieni millenario della parola significante. Che, uscita originariamente dal corpo come voce, fa ritorno al corpo come scrittura. E Tattoo You diventa l' imperativo categorico del corpo comunicante.

da Repubblica — 02 agosto 2008 pagina 47 sezione: CULTURA

28/10/2008

Seduzione e virilità così parlano i tatuaggi

L’esplosione di massa di tatuaggi e piercing sta continuando a lasciare i suoi segni sui corpi degli adolescenti, e in maniera più discreta anche su generazioni più adulte.È un fenomeno che si presta a ricchissime interpretazioni e stimola infinite considerazioni psicologiche su significati, obiettivi e vissuti soggettivi che comprende e sulle valenze sociali che assume.Il piercing, il bucarsi varie parti del corpo per inserirvi degli oggetti, rappresenta una comunicazione forte, immediata e violenta, ma si innesta in dimensioni ludiche e provocatorie, esibizionistiche. Ci si può giocare col piercing, si può mettere e togliere, e permette diverse interpretazioni di sé, molte identificazioni possibili. Il buco stesso poi è violenza, auto-violenza, ma si rimargina, si richiude se si vuole.Il tatuaggio è qualcosa di più profondo, più vicino all'espressione della personalità, alla comunicazione della propria identità. Come tutti gli ornamenti, serve a materializzare l'immagine che si ha di sé, con le caratteristiche che si vogliono comunicare, sottolineare, esibire. Oggi è anche una moda. È uscito dalle culture marginali in cui era relegato, per diventare moda, e si sa che le mode aiutano sensazioni di fragilità individuali a rassicurarsi nei flussi collettivi, nei modelli riconosciuti e accettati, che segnalano appartenenza ed esorcizzano l'isolamento.Come strumento di comunicazione il tatuaggio trasmette messaggi forti, e anche nell'omologazione riesce a caratterizzarsi con notevole efficacia, permettendo di esprimere anche contenuti ricchi di originalità. Al femminile tende ad avere intenti più estetici, artistici e seduttivi, ma intimi, mentre al maschile è più esibizione, di forza e virilità, ma anche volontà di parlare di sé, di scrivere se stessi per identificarsi. Fenomeno molto articolato, corrisponde in parte a un rito di passaggio all'età adulta, con la sua dichiarazione di disporre completamente della propria pelle e del proprio corpo. Un gesto importante, per la sua indelebilità, e segno della volontà di dimostrare decisione, scelta, e di essere implicitamente disposto a pagarne i prezzi. Dimostra anche un senso del tempo presente, implicitamente comunica che non ci sono estesi orizzonti temporali di riferimento, ma che si vuole giocare oggi, un po’ perché il vivere per l’oggi, intensamente, è sempre stata la matrice della dimensione giovanile, un po’ anche per esprimere che non si intravedono futuri così chiari ed attraenti, nè idee comuni nelle quali identificarsi e schierarsi.Come gesto collettivo, diversamente da quelli di altre generazioni, non è infatti un’espressione di ostilità sociale, né generale né verso i genitori, non è neanche una vera critica, una polemica, ma più una ricerca per uscire dall'invisibilità e dall'anonimato, per dire qualcosa di sé. Infatti non vuole essere linguaggio nascosto, incomprensibile, ma forse anche nella sua parte enigmatica lancia proprio il messaggio di voler essere capiti, capiti nell'immediatezza semplice, fattuale, diretta di ciò che si esprime, per il fatto stesso di esprimerlo.Così dietro a farfalle, scorpioni, draghi, spade, ali, aquile, rose, e ideogrammi e simboli tribali, c’è un individualità che vuole farsi strada, che cerca uno spazio di riconoscimento, in sintonia con le espressioni di una generazione non concettuale ma diretta, cruda, immediata, con una comunicazione che non spiega ma accenna, cita, lancia dei segni per far sapere della sua esistenza. Forse vuole anche dire che il proprio corpo è l'unica cosa che sente di possedere veramente.

da Messaggero Veneto — 29 gennaio 2008   pagina 06   sezione: PORDENONE

27/10/2008

Tra i ragazzi cresce la voglia di tatuaggio

La lista si allunga nell’estate 2008: cresce il popolo dei tatuati tra i giovani pordenonesi. «Il 20 per cento dei ragazzi ha un tatoo». Ci scommette Maddalena C., una liceale che sfoggia uno scorpione sulla spalla e ha rotto gli indugi: «Doppio tatoo per me e mia mamma, che ha scelto una rosa blu». Chiamala body art o moda, fa tendenza.Di fatto, aprono nuovi tatoo-shop a Pordenone, di recente uno in via della Cavalleria. «Lista di attesa di 15 giorni al Pink Panther di Aviano – ha prenotato la studentessa – dove uno scorpione come il mio vale 150 euro. Vai, scegli il disegno, ci pensi e lasci 20 euro di caparra. In 45 minuti di seduta ti fai lo scorpione indelebile, con le ombre perché dà l’effetto in rilievo. Mia madre si è tatuata una rosa, come nel film di Anna Magnani, e il costo è uguale, 150 euro». Contenta dell’investimento lo è: «E’ un fatto, quello di sentirsi sicuri di sé e del proprio corpo, anche in spiaggia e con la canotta. Se mi stancherò – ha concluso – c’è sempre il laser. Il tatoo si può cancellare».Serena ha una farfalla e un fiore sul collo, a 17 anni. «Siamo nell’era flower – ha stabilito –. Un messaggio positivo per chi ti guarda". Carlo L. di Sacile ha scelto la combinata. «Più tatoo, comprese le parti intime – ha detto il neo-diplomato –. Ma quelli sono a sorpresa, per un numero selezionato di fedelissimi». L’ultima crociata del sindaco di Bologna Cofferati è stata sul veto di piercing e tatoo nelle parti intime: nuove regole tra le polemiche, che non superano la linea del Po. «Un tempo era in uso tra marinai e galeotti, militari o gay – ha riepilogato la filosofia del tatuaggio degli under 20 Carlo L. -. Un marchio indelebile per speciali club sociali, soltanto maschi. Poi le cose sono cambiate e le culture etniche hanno trainato le mode. Che hanno sempre un significato forte di scelta estetica, di messaggio del corpo e di piacere a se stessi».Carlo ha scelto la croce di Malta, in zona gomito. «Ho nomi tatuati sul polpaccio della gamba – è la geografia della sua pelle-diario –, ma vado fiero della croce di Sant’Andrea o Malta. Mi andava di farla, perché mi ricorda i misteri dei Templari e il fascino irresistibile dei racconti dell’infanzia. E’ costata 90 euro, con 4 ore di seduta, perché è colorata. Non senti male, ma pizzichi».Per i tatuati pentiti del “body language” c’è sempre il laser-cancellino per resettare i linguaggi del corpo. «Sono soprattutto le ragazze a pentirsi del tatoo – ne sono consapevoli Maddy e Serena –. E’ una questione di mode, di tempo che passa». E di business: dopo il tatuaggio, c’è quello della rimozione ai raggi laser.

 

da Messaggero Veneto — 06 agosto 2008 pagina 02 sezione: PORDENONE

26/10/2008

Quelle storie sul corpo sempre odiate dalle autorità


Il Real Madrid dichiara guerra al tatuaggio. D' ora in poi i suoi calciatori non potranno più decorare i loro corpi scultorei senza avvertire i medici del club. Un giro di vite all' habeas corpus dei tesserati in nome della salute e della concentrazione. Corsi e ricorsi storici. Non è la prima volta che il tatuaggio incorre nei niet dell' autorità. Era già successo nel Medio Evo quando una bolla di Papa Adriano I nel 787 aveva vietato ai cristiani di decorarsi il corpo. Che è fatto a immagine e somiglianza di dio. E dunque gli uomini non possono modificarlo alterando il disegno del creatore. Eppure i primi cristiani usavano tatuarsi una tau come segno di riconoscimento e di appartenenza. Pare addirittura che i crociati e i pellegrini che andavano a Gerusalemme si facessero marchiare le braccia con simboli sacri. E nonostante il divieto papale il tatuaggio non scomparve mai del tutto. Nel Cinquecento le stradine intorno al santuario di Loreto erano piene di botteghe di marchiatori - oggi diremmo dei tattoo shops - che incidevano sulla pelle dei devoti segni di ogni tipo: religiosi ma anche amorosi. In realtà gli uomini non hanno mai smesso di scriversi addosso la propria storia, di istoriare letteralmente la propria pelle. Quasi che l' ornamento costituisca una sorta di valore aggiunto che rende il corpo più bello, più seducente, più importante, più comunicante. Non è un caso che nella maggior parte delle culture umane solo gli schiavi o le persone senza importanza e senza storia avessero la pelle immacolata. Una superficie bianca per persone anonime insomma. È comunque con le scoperte geografiche che il tatuaggio fa il suo ritorno trionfale nell' Occidente moderno vincendo lentamente le censure di una borghesia ossessionata dalla sobrietà e dal bon ton. È il capitano Cook, il grande esploratore dei mari del Sud, a introdurre nell' Europa del Settecento la parola tattoo che deriva dal polinesiano tatau, incidere. Da allora anche da noi il tatuaggio diventa total body, come quello dei Maori esibiti nei cabinets de curiosité e negli zoo umani europei e americani. Comincia così l' irresistibile ascesa di una moda che dai corpi sottoproletari di marinai e carcerati conquista le epidermidi semidivine delle icone del nostro star system. Aveva proprio ragione Paul Valéry. La cosa più profonda dell' essere umano è la pelle.

 

da  Repubblica — 11 settembre 2008 pagina 23 sezione: CRONACA

01/08/2008

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15/05/2008

Avanzano le bambole cattive sono le anti-Barbie col piercing

Cattive, eppure tutte le vogliono. Anzi, le vogliono proprio perché hanno sguardi crudi, sorrisi lascivi e fianchi che tradiscono pulsioni indicibili. Quanto siano sfrontate si vede: pantaloni aderenti, a vita bassa, a zampa d' elefante. Top scopri ombelico, zeppe anni Settanta, scarpe da ginnastica, cappellini da baseball, bandana, tatuaggi, piercing, zainetto. E quel trucco, labbra abbondanti e occhi puntuti. Acconciature da copertina. E' tutta qui, nel loro guardaroba, nello stile di vita che l' accompagna, la dirompenza di Jasmine, Cloe, Sasha, Jade e Meygan, insomma delle Bratz, le cinque bambolette di plastica alte 25 centimetri che in appena un anno e mezzo di vita sono riuscite a fare quello che la 43enne di casa Mattel non ha mai saputo: far giocare le "tweens", le 8-12enni corteggiate dall' industria dei giocattoli. Non chiamiamole bambole, è riduttivo. Le Bratz vanno assumendo proporzioni più importanti e, per qualcuno, inquietanti: sono un gadget, un logo, una filosofia. Uno specchio per le ragazzine non più bambine e non ancora adolescenti: quelle con la smania addosso di crescere, di essere femmine e insomma essere tout court. "Bad girl", cattive ragazze le Bratz. Proprio come Britney Spears e Avril Lavigne e tante altre pop star della MTV generation. Dopo essersi imposte come le anti-Barbie per eccellenza e aver attirato l' attenzione degli analisti di Wall Street, le Bratz mietono ora stesso successo, e stesse vittime, in quello italiano a 25 euro l' una. Un successo confermato dal distributore esclusivo per l' Italia, la GIG Giochi Preziosi. Da poco affiancate dai Bratz Boy, Dylan e Cameron, le Bratz, creature della MGA Entertainment, California, hanno spinto la Mattel, già in crisi d' immagine da qualche tempo, a lanciare nell' ottobre 2002 le "My Scene", tre bambole - Chelsea, Madison e Barbie - che come le cinque cattive ragazze dell' east coast sono "fashion addicted", seguono compulsivamente la moda. Il loro stile di vita, irriverente. Passano il tempo al salone di bellezza con vasca Jacuzzi, vanno in giro in cabriolet e ascoltano tanta musica "giusta" nei posti "giusti". Sono le "fashion dolls". Il giro d' affari che hanno innescato oltreoceano, da capogiro: le Bratz a ottobre figuravano al quarto posto nelle vendite, distanziando la Barbie Raperonzolo slittata in ottava posizione. A febbraio 2002 hanno vinto il Premio "Giocattolo dell' anno". Isaac Larian, capo della MGA, ha quantificato che un 65% delle vendite dell' azienda viene ormai dalle Bratz (ognuna costa 14.99 dollari, ne sono state vendute per quasi 200 milioni di dollari lo scorso anno) e che le aspettative per il 2003 sono di raddoppiare i 260 milioni di dollari di entrate complessive del 2002. Nel futuro, altri progetti con il marchio Bratz: cd players, telefoni, occhiali da sole, videogiochi, abiti e scarpe. Forse, un film. Invasive come ogni logo che si rispetti.

da http://www.repubblica.it

11/05/2008

Cristo fu crocefisso col piercing Fa scandalo lo spot della chiesa inglese

LONDRA - Il piercing? Lo aveva già inventato Gesù Cristo. Anzi, ne fu vittima duemila anni fa con la crocefissione. Non è la campagna realizzata da un creativo estremo, bensì lo spot ufficiale che la Chiesa d' Inghilterra ha realizzato per «far tornare i giovani alla religione». E il target è la fascia compresa tra i 18 e i 30 anni. Il British Christian Institute ha subito attaccato la campagna definendola blasfema. «Nessuno scandalo», dice il portavoce di Londra della Chiesa d' Inghilterra, su questa una campagna pubblicitaria che dovrà essere affissa a partire da ottobre sugli autubus destinata a far tornare alla fede i giovani. Per Arun Kataria infatti il messaggio si rivolge a tutti coloro che hanno una grande abitudine ai piercing, estremamente comuni in Gran Bretagna.


da http://www.repubblica.it

10/05/2008

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06/05/2008

Piercing e tatuaggi, mania da spiaggia

Entra il colore nel mondo del piercing: l' estate ha portato ad abbandonare le tradizionali decorazioni in metallo, per passare ad anelli con pietre colorate e perfino ad un materiale che ha l' effetto dei colori dell' arcobaleno. La moda del piercing non accenna a diminuire, e la fantasia di chi prepara i "gioielli" da appendere al sopracciglio, al labbro, alla narice, all' ombelico e sulla lingua si scatena. I tatuaggi, quelli indelebili, praticati iniettando sotto pelle pigmenti colorati, continuano ad avere il loro pubblico ma l' estate è soprattutto il momento dei tatuaggi temporanei, dipinti con l' hennè alle caviglie, ai polsi, sull' avambraccio ma anche sulla schiena, da esibire con gli abiti scollati e al mare. E qui, dai motivi etnici si è passati anche, come dire, al figurativo: fiori e piccoli delfini. Il vantaggio dell' hennè? Nessuna controindicazione, perché non ci sono aghi ma solo pennelli, e il vantaggio di poter cambiare: la durata media è di circa un mese. Diverso è il discorso dei tatuaggi veri e propri che vengono praticati con gli aghi o attraverso la "scarificazione" che crea anche questa segni indelebili. Così come il piercing, per cui si tratta di "bucare" la parte dove va inserito l' anellino o il simbolo che si vuole esibire, vanno fatti con estrema attenzione alle condizioni igieniche per evitare complicanze ed infezioni. Il piercing, tra l' altro, è uno dei leit motif dell' estate, praticato dagli ambulanti che girano sulle spiagge, tra gli ombrelloni, o sistemano precari banchetti sulle passeggiate a mare delle riviere, alla ricerca di chi si lascia prendere dall' atmosfera trasgressiva delle vacanze e decide, su due piedi, di farsi mettere l' anello al naso. Ma attenzione: in Liguria sarà l' ultima estate del piercing ambulante. La Regione si appresta a varare una legge che regolamenta il piercing e i tatuaggi, vietandone l' attività ambulante ed inserendo una serie di norme igienico sanitarie a tutela di chi si rivolge a questi operatori. Potrà farlo solo chi ha conseguito un apposito riconoscimento, seguendo i corsi di formazione della Regione, e lavorerà in locali igienicamente adatti con apparecchiature sterili. Il testo è già stato depositato ed è firmato da tutti i capigruppo della maggioranza che governa la Liguria. «L' obiettivo - spiegano Gianfranco Gadolla ed Eugenio Minasso di An, primi firmatari della proposta di legge - è evitare i rischi che potrebbero correre coloro che si rivolgono a chi si improvvisa tatuatore o piercer ma non possiede la preparazione professionale necessaria, né è in grado di offrire le garanzie igieniche indispensabili». La legge, dicono i promotori, è ben vista prima di tutto da chi già oggi opera in maniera professionale: «in un settore dove troppo spesso c' è improvvisazione: basti pensare che l' 80 per cento degli operatori dispone di una sterilizzatrice ma che solo ma metà di loro la usa in maniera corretta». Le sanzioni per chi non rispetterà le regole saranno pesantissime: multe di migliaia di euro e anche la chiusura dell' attività. Tra i divieti spicca quello di fare tatuaggi e piercing "in quelle parti del corpo nelle quali sarebbero possibili conseguenze invalidanti o comunque dove la cicatrizzazione sia particolarmente difficoltosa". L' altro divieto riguarda i minori: niente tatuaggi o piercing senza l' assenso dei genitori.

da http://www.repubblica.it

05/05/2008

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04/05/2008

Piercing, orecchini e cappelli tra i banchi va di moda il divieto

AL D' ORIA è vietato usare persino il termine anglossassone "ok". Al Nautico il preside proibisce di portare il berretto pure nei corridoi. Il cortile del King è off-limits per le auto degli studenti. Banditi orecchini e piercing nei laboratori di cucina dell' alberghiero Bergese. Impossibile entrare al liceo Delpino di Chiavari con l' ombelico in mostra. Tra presidi che si fanno occupare le scuole "in tempo di pace" e altri, che si fanno passare per bacchettoni e minacciano di sospendere due studenti sorpresi a baciarsi, nelle 40 scuole superiori della provincia di Genova c' è posto per ogni tipo di regola, anche la più stravagante. «Le leggi non scritte e il buon senso, soprattutto da parte degli adulti e di chi ha incarichi di responsabilità, sono però gli unici elementi che tengono in piedi l' istituzione scuola - avverte Nicolò Scialfa, capo di istituto al Vittorio Emanuele-Ruffini - anche se devo dire che stiamo vivendo un periodo difficile». Questa storica ragione spinge ogni preside ad applicare il regolamento da lui ritenuto più giusto. Ad iniziare da Salvatore Di Meglio. Al classico D' Oria, lui e i professori fanno finta di non capire quando gli studenti rispondono ok invece che va bene. Vietato usare anche il salve come saluto: «Si dice buongiorno - spiega Di Meglio - salve è scritto sullo stuoino di casa». Tutte regole non scritte, ma diventate decalogo al rinomato liceo di piazza Diaz. Come il divieto di fumo anche nei pressi della scuola: «C' è un fuori che equivale a un dentro», precisa il capo di istituto. Come allo scientifico King di Sturla. Qui Renato Dellepiane proibisce ai suoi allievi di arrivare a scuola in auto e parcheggiarla nel cortile interno: «è solo per un problema di spazi - spiega lui - abbiamo i posteggi limitati agli insegnanti, per i ragazzi abbiamo creato quelli riservati alle moto. D' altra parte i docenti arrivano a tutte le ore ed hanno bisogno di trovare un posto subito, perciò li abbiamo muniti di pass». Per gli studenti ritardatari, al Deledda, Ignazio Venzano ha posto il divieto di ingresso dall' entrata principale. «Devono fare tre piani a piedi, al terzo ci sono i bidelli che fanno da filtro: solo così siamo in grado di controllare chi, sistematicamente, entra dopo». Le regole seppur dure dei presidi talvolta, però, risultano morbide per i genitori, tanto che al linguistico comunale, nelle sezioni dell' International School, hanno chiesto a Venzano di introdurre la divisa così usa nelle scuole inglesi. Vladmiro Iozzi al Nautico ha anticipato tutti: «Sulle navi non si usa il cappello, quindi lo vieto a scuola». E Dante Taccani, l' ex assessore comunale alle Politiche Giovanili, che durante il suo periodo da amministratore girava con i giovani dei centri sociali in cerca di un edificio da affidare, diventa persino severo quando veste i panni di preside dell' alberghiero Bergese: «In cucina, ma anche in sala e nei laboratori non si entra con il piercing e con gli orecchini - spiega, senza alcun timore di essere frainteso - le ragazze devono portare i capelli raccolti, i ragazzi corti. Minigonne troppo ridotte, canottiere e calzoncini striminziti sono proibiti». Su questo fronte Taccani è in buona compagnia. «Ho tolto alle ragazze la possibilità di mostrare l' ombelico - aggiunge Casimiro Frattini, a Chiavari capo di istituto al classico Delpino, allo scientifico Marconi ed allo psicopedagogico - : i miei 1400 ragazzi non possono entrare a scuola con pantaloni a vita bassa e magliette corte». Questione di buon gusto. Regole di buon comportamento dentro e fuori dalle scuole. La più elementare è quella invocata da Carla Castelli del Pertini: il saluto prima di ogni altra cosa. «Lo esigo: quando incontro i ragazzi e non salutano, li saluto io». Una forma indiretta di rimprovero.

da http://www.repubblica.it

03/05/2008

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28/04/2008

Tattoo e dental piercing Acconciati per stupire

È Milano che detta legge, in linea con Londra e New York. È qui che si decide se i capelli vanno sfilacciati e dipinti di verde o se, invece, sia più «giusto» portare piccole pietre incastonate all'ombelico. Milano si muove nel mondo della body art, cercando di definirne, di anno in anno, regole e confini. Tutto è body art, e niente lo è: sono i piercing e i tatuaggi, di solito, gli emblemi più classici della modificazione (pseudo) estrema del corpo, ma se prima hanno fatto scalpore, oggi sono pressoché accettati da tutti. Nessuno fa più caso se il vicino di scrivania porta l'orecchino al naso o ha i capelli gialli. E dopo un periodo di totale manìa, ora appaiono scontati, non più soggetti ai capricci della moda. Raffreddata la passione per i tatoo e gli anellini al sopracciglio, tramontano anche i capelli cortissimi dai colori sgargianti, soppiantati da uno stile più pacato. Almeno così dicono i guru del settore, che, a Milano, hanno aperto veri e propri laboratori di tendenza. Definirli parrucchieri o centri estetici sarebbe limitante, quasi offensivo a parer loro: sono templi della fantasia, dell'azzardo, dello studio di culture lontane. Qui si fanno disegni sui capelli come quelli dei neri di New York; si infilano barrette di metallo nella lingua come fanno le popolazioni dell'Africa e si incastonano brillantini sui denti per ricordare Madonna o Mick Hucknall dei Simply Red. Citazioni continue, da cogliere tra mensole di treccine e fotografie ingigantite. La mappa della città conta oggi alcuni indirizzi di riferimento, da dove, in diretta, si colgono le ultime tendenze. Il primo della lista, per ordine cronologico e forse anche di importanza, è sicuramente Orea Malià, (via Marghera 18, tel. 02.4694976). Ed è Marco Montanari a raccontare mode e modi del momento: «Di solito, con l'arrivo dell'autunno, le pazzie si frenano. La gente si cala si nuovo nel suo mondo lavorativo e tutti tornano seri e pettinati. Ancora, però, si vedono in giro gli uomini con i capelli argentati o bianco latte, tonalità che, quest'estate, hanno sostituito il verde e il blu degli anni scorsi. Continua poi la richiesta del dental piercing, ovvero un brillantino che viene applicato sugli incisivi. Non si fa un buco, come molti temono: lo swarosky viene fissato con una colla odontoiatrica, che regge per un mese, anche un mese e mezzo. I brillantini vengono messi anche sul corpo, a mo' di tatuaggi. Ma la vera moda del momento è l'extencion, l'allungamento dei capelli. Sono ciocche di capelli veri, che vengono applicate con clip e piccole asole e che ben si confondono con i capelli originali. Il costo dipende dalla quantità di ciocche richieste: varia dalle 800mila al milione e 200mila lire». Ivan Casazza di Adoré (viale Piceno 1, tel. 02.740508) sostiene, da parte sua, che ora ci sia un'ondata di ritorno della vecchia cresta: «Anche se precisa lui è rivista e corretta rispetto a quella degli Anni Settanta. Non è più necessariamente colorata ed è invece contornata da graffiti fatti con il rasoio. Di solito sono piccoli disegni etnici, ma qualcuno sceglie di farsi scrivere il nome della fidanzata o di disegnarsi cuoricini e barchette. Per le donne il trucco è divertente. Due le novità, oltre ai già conosciuti brillantini intorno agli occhi: la polvere d'argento ricopre spesso le sopracciglia e le labbra vengono sporcate con il rossetto, non più messo con ordine, ma un po' sbavato e steso con le dita. Le unghie invece vengono coperte con una speciale pellicola, che le contorna con gocce diamantate». Elisa Flotta di Intrecci (via Larga 2, tel. 02.72022316), altro parrucchiere shock invaso dalla musica assordante, non vuole però cedere alle generalizzazioni. Anche nel suo negozio si applicano i brillantini ai denti, si fanno i buchi per i piercing, i dred e le richiestissime extencion: «Ma noi non vogliamo standardizzarci, seguendo pedissequamente le mode del momento. Quando un cliente viene da noi, lo lasciamo lì seduto per 5 minuti, studiandolo, guardando i suoi movimenti e cercando di capire come adattare le sue richieste modaiole al suo vero essere». Anche nel nuovissimo negozio Vertigine (via San Marco 28, tel. 02.6592376) puntano molto sulle personalizzazioni: «Oggi la moda è quella della differenziazione. Nessuno si vuole più omologare dice Massimiliano Romano, il titolare . Ognuno vuole essere diverso, anche se, indubbiamente, esistono tendenze di massima: ora, per esempio, c'è un grande ritorno degli anni Settanta, con teste alla Rod Stewart. Noi però appoggiamo questa ricerca della propria personalità. Diamo infatti i cosiddetti "personal blend": ognuno cioè può tornare a casa con un flaconcino contenente la miscela del suo colore, abbinato al profumo più adatto».

da http://www.repubblica.it

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27/04/2008

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21/04/2008

Niente tatuaggio? Niente paradiso!

Samoa...angolo di paradiso della Polinesia. In questo luogo dell'arcipelago dell'Oceania il tatuaggio ha delle origini antichissime, dove la leggenda narra che due divinità delle isole Fiji lo introdussero tra gli abitanti di quei luoghi.

 Il Pe'a, il tatuaggio maschile per eccellenza, parte dalla metà della schiena ed arriva fino ad entrambe le ginocchia; la caratteristica di questo tatuaggio sono i motivi geometrici che in alcuni casi sono molto particolari e, originariamente, più la casta sociale era elevata più i motivi erano complessi e laboriosi.Il Malu invece, il tatuaggio Samoano femminile, a differenza di quello dei "maschietti" viene eseguito con dei motivi perlopiù  ornamentali, molto simili a quelli del Pe'a ma con la differenza che l'effetto positivo-negativo dello stesso non é presente, rendendo il tatuaggio più chiaro rispetto a quello maschile..particolare é anche il fatto che gli uomini che si facevano tatuare per la prima volta ricevevano grandi feste, ma le donne no..( fenomeni di maschilismo?) Chissà..

Bandito e condannato per lungo tempo nel periodo della colonizzazione, il tatuaggio Samoano é stato ricollocato al suo posto "d'onore" grazie agli innumerevoli sforzi dei Samoani stessi, che con l'aiuto dei grandi maestri tatuatori del luogo hanno fatto rivalutare quest'arte che da sempre fa parte dell'eredità culturale e artistica di questo popolo. A proposito:

la leggenda narra anche che quando si raggiunge il mondo dei defunti...e si é sprovvisti di tatuaggi al suo arrivo, si verrà cacciati via, perché non si sarà degni di entrarci. Allora tutto chiaro? Niente tatuaggi? Niente paradiso..

19/04/2008

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18/04/2008

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