Test telescopio ANTARES THE MOON
INTRODUZIONE:
Dopo decenni dalla
dalla commercializzazione si torna a parlare di riflettori “standard” da
114mm, nel senso che dopo così tanto tempo di immobilismo tecnologico è
arrivato un 114 che porta delle importanti innovazioni.
E’ prodotto da
Antares e si chiama “The Moon”.
ASPETTO ESTERNO:
Il telescopio è
abbastanza differente dai soliti 114 che hanno popolato la scena in questi anni.
Il The Moon è 4
dita più corto, colorato in un inedito grigio metallizzato (tipo quello del
Celestron Ultima 2000) ed equipaggiato con una montatura equatoriale ed un
treppiede mai visti finora su altri telescopi
A corredo dello
strumento viene fornito un cercatore 6x30, un focheggiatore da 31.8mm,
l’adattatore fotografico, un filtro lunare e 2 oculari PL da 6 e 40mm.
OTTICA:
E’ proprio
questa la vera novità di questo newtoniano.
Rimane fedelissimo
allo schema Newton basato su uno specchio primario concavo (purtroppo sferico e
non parabolico) ed uno specchietto piano ellittico che devia il fuoco verso il
focheggiatore a lato del tubo ottico; la vera novità si registra proprio in
prossimità del focheggiatore in quanto l’estrazione è tale da rendere
possibile la fotografia al fuoco diretto.
Peccato che ciò
sia stato pagato con un aumento delle dimensioni dello specchio secondario; ora
il valore di ostruzione è prossimo allo 0.30.
Sarebbe stato
preferibile mantenere l’ostruzione sotto 0.25 usando un focheggiatore a basso
profilo.
La lunghezza
focale è rimasta di 900mm ed il grado di lavorazione dell’ottica è al pari
degli altri strumenti analoghi.
La collimazione
dell’ottica è totalmente registrabile; apprezzabile la regolazione dello
specchio primario con viti gemellate (una collimatrice e l’altra di
bloccaggio).
MONTATURA:
La montatura alla
tedesca utilizzata sul The Moon è assolutamente inedita; probabilmente è
destinata ad equipaggiare la prossima generazione di 114mm.
Questo nuovo
supporto è decisamente migliore della vecchia montatura standard anche se
inferiore ad alcuni modelli che equipaggiano i 114 “special”, tipo il Super
Saturno, se vogliamo restare in casa Antares.
Entrambi i
movimenti sono su corona dentate e vite senza fine, quindi senza alcun
fondocorsa; curioso il fatto che la manopola di comando fine in declinazione non
ruota assieme allo strumento.
Incoerente la
scelta dei cerchi graduati: ben dimensionato (con tacche ogni 10’) in AR,
piccolissimo (ridicolo!) quello in declinazione.
La montatura è
motorizzabile con un motore passo-passo che personalmente fornirei di primo
equipaggiamento vista l’inaspettata predisposizione alla fotografia.
Apprezzabile la
regolazione fine della latitudine, assente quella dell’azimut.
Di nuova
concezione il cavalletto, in lega leggera di sezione esagonale; le gambe sono
coassiali consentendo un’apprezzabile regolazione dell’altezza.
LA PROVA SUL CAMPO
Le osservazioni di prova si sono svolte in 2 serate differenti.
Sono stranamente
curioso di provare questo 114 per verificarne un po’ la bontà delle sue
innovazioni ottiche e meccaniche.
Partiamo
dall’operazione di stazionamento, più complicata del previsto, date le
piccole dimensioni del cerchio di declinazione e l’assenza del controllo fine
sull’azimut.
Eseguendo la
classica prova della sfocatura di una stella ad alto ingrandimento , l’ottica
è risultata ben collimata.
Presente una
leggerissima tensionatura (al limite della percettibilità), probabilmente
riguardante lo specchio primario.
La stabilità
della montatura si è rivelata discreta per strumenti di questo tipo; dando un
piccolo colpo al bordo superiore del tubo il tempo di stabilizzazione è stato
di 6 secondi.
GIOVE: si osserva già all’imbrunire per
cogliere Giove ad un’altezza adeguata dall’orizzonte, purtroppo pagando
dazio alla turbolenza evidente.
Una volta
stabilizzatosi, si iniziano a osservare le 2 bandi equatoriali, 1 banda
temperata (la Sud) e una serie di sfumature sul disco del pianeta.
Il 6mm di serie
(150x) va ottimamente, tuttavia sarebbe preferibile acquistare anche un 9mm
(100x) per poter utilizzare anche qualche filtro di contrasto.
SATURNO: subito evidenti la divisione di
Cassini, i giochi d’ombra tra anelli e globo e una banda equatoriale,
quest’ultima meglio visibile con un oculare SP 6.4mm (140x) che non col PL6 di
serie.
Il tentativo di
utilizzare un LV-W 8mm non ha dato esito positivo in quanto apportava un
sensibile sbilanciamento del tubo ottico.
Mi è sembrato che
la resa ottica del The Moon fosse leggermente inferiore a quella di altri 114,
tipo per esempio il Konus Vega degli anni 80; non è escluso che questo piccolo
“gap” sia dovuto alla maggiore ostruzione del secondario.
FONDO CIELO: poco più di 11 centimetri di
diametro non sono certamente l’ideale per andare a caccia di oggetti deboli,
specie se a ciò si aggiungesse l’inutilità di un cerchio graduato grande
poco più di una monetina!
Tuttavia, una
volta montato l’oculare da 40mm ci troviamo tra le mani uno strumento con un
campo inquadrato di ben 2 gradi; le soddisfazioni che se ne ricaveranno
osservando oggetti estesi saranno tutt’altro che avare.
Le Pleiadi e le
Iadi sono un vero spettacolo, così come M44 ed M31; M42 poi è fin troppo
piccola, nel campo sta comodamente una buona parte della “spada”.
Buona la
puntiformità delle stelle.
Questa
configurazione può inoltre essere particolarmente redditizia per
l’osservazione simultanea di astri in congiunzione oppure delle dense nubi
della via Lattea nel Cigno e nel Sagittario, purtroppo invisibili nel periodo
della prova.
Significativi M41,
M35.
LUNA: mi è sembrato abbastanza doveroso
testare sulla Luna un telescopio con un nome così… Ho eseguito
l’osservazione di prova la sera del 13-3-2000 con la Luna perfettamente al
quarto.
Per
l’osservazione visuale del nostro satellite l’oculare da 40mm offerto a
corredo è inservibile inquanto da un ingrandimento decisamente scarso (22x) e
un campo di 2° per cui sono partito subito a briglia sciolta col PL6mm (150x)
ottenendo oneste immagini di tutte le formazioni a ridosso del terminatore
d’ombra; da Maginus a Ptolomaeus, Arzachel, Alphonsus, Cassini, il Mons Piton
e la Vallis Alpes; in condizioni di calma atmosferica sono riuscito ad
osservare, seppure a sprazzi, la trama di rimae nei pressi del cratere
Triesnecker nonostante la luce sfavorevole.
Ben più
spettacolari le rimae Ariadeus e Hyginae.
Qualche ora più
tardi è stata particolarmente spettacolare l’osservazione della “prima
luce” della Rupes Recta e del cratere Birt, peccato solo che la qualità
atmosferica è andata scemando con l’apparizione di banchi di foschia che
introducevano cromatismi e turbolenze talmente fastidiose da costringermi
dapprima a dimezzare l’ingrandimento, poi alla conclusione delle osservazioni.
Do
per scontato che uno strumentino di stampo economico non sarà mai perfetto e
avrà quasi sempre qualche lacuna più o meno evidente, tuttavia con l’avvento
del The Moon sono stati fatti dei passi avanti.
Ora
abbiamo di serie una montatura onesta, 2 oculari Plossl, il focheggiatore da
31.8mm, il cercatore 6x30mm e la possibilità di fotografare, tutto ad un prezzo
di listino inferiore al milione.
A
mio avviso comunque i tecnici Antares avrebbero dovuto rinfrescare maggiormente
l’ottica, in quanto al giorno d’oggi un processo di parabolizzazione dello
specchio primario non avrebbe compromesso in maniera rilevante in prezzo finale.
In
compenso la qualità risultante sarebbe stata ben altra!
Al
prezzo di 930.000 va aggiunta la spesa per altri 2 oculari, vista la voragine
tra il 6 e il 40; si può restare tranquillamente fedeli allo schema Ploessl, un
ottimo compromesso senza spendere una fortuna.
Dati anagrafici
Costruttore:
Antares
Modello:
The Moon
Prezzo:
L. 930.000
Importatore per
l’Italia:
PAIM S.p.A. Firenze
Diametro:
114 mm
Lunghezza focale:
900mm (f/7.8)
Montatura:
equatoriale alla tedesca motorizzatabile
Peso complessivo:
13 Kg
Pregi
Funzionalità
generale
Prezzo accessibile
Focheggiatore da
31.8mm
Buona dotazione
accessori
Montatura
motorizzabile
Difetti
Cerchio graduato
in declinazione inservibile
Montatura
migliorabile
Ostruzione elevata