Test telescopio Konus Motormax 150


 

INTRODUZIONE

Il modello testato in questa occasione è marchiato Konus ed è un Maksutov-Cassegrain da 15cm, una novità assoluta per quanto riguarda la produzione cinese.

 

ASPETTO ESTERNO

L’insieme ha sostanzialmente un bell’aspetto.

Il tubo ottico è a sorpresa verniciato in blu anziché il caratteristico arancione Konus; a mio avviso questa non è stata una buona scelta soprattutto perché il blu è la colorazione tipica di un altro fabbricante ben più titolato…

Brutti in assoluto sono poi gli adesivi sul tubo ottico, vistosi e antiestetici che danno un po’ troppo l’aria da giocattolo.

Sulla culatta del tubo ottico spicca una vistosa manopola longitudinale che lascia trasparire la natura del movimento interno della messa a fuoco, sullo stesso genere dei diffusi Schmidt-Cassegrain americani.

La montatura è la famosa EQ5, per intenderci il clone della Vixen GP che con sopra un tubo da mezzo metro di lunghezza dà un’aria di sovradimensionamento, così come il treppiede realizzato in tubolari telescopici in acciaio che detta in modo brutale sembra una spanna sopra i precedenti in alluminio solo a guardarlo!

A corredo con lo strumento vi sono un cercatore 8x50mm, 2 oculari Ploessl da 10 e 25mm, la motorizzazione su entrambi gli assi, il cannocchiale polare e un diagonale astronomico da 31,75mm.

 

OTTICA

L’ottica del Konus Motormax 150 è del tipo Maksutov-Gregory da 150mm di diametro e 1800 mm di focale (f/12).

Migliorabile l’intubazione in quanto tutti gli elementi ottici sono fissi in cella senza possibilità di interventi di collimazione da parte dell’utente; se tutto è a posto non ci sono problemi che invece insorgerebbero in caso di disallineamento.

Il costruttore non dichiara il materiale usato per i singoli elementi ottici ne tantomeno la loro precisione di lavorazione. Il secondario – come previsto dalla configurazione Gregory – è ricavato al centro del menisco con l’alluminatura di una parte di esso; l’ostruzione dovrebbe aggirarsi attorno allo 0.30 anche considerando il piccolo paraluce tronco-conico incollato al suo interno, un valore decisamente buono per un catadiottrico aperto a f/12.

La messa a fuoco si basa sul movimento longitudinale dello specchio primario.

L’interno del tubo presenta il classico annerimento, non sono presenti diaframmi a lama di rasoio.

Il tubo ottico ha un diametro esterno di 170mm e si vincola alla montatura tramite una coda di rondine tipo “Vixen compatibile”, quest’ultima fissata direttamente sul tubo anziché alle 2 estremità (che sono ben più robuste…) come per esempio accade sui Celestron C8 quando installati su montature alla tedesca; questa soluzione è discutibile in quanto potrebbe causare qualche tensione di troppo sulla struttura del tubo ottico.

Il cercatore è quanto di meglio immaginabile per uno strumento di questo tipo: un 8x50 con tanto di supporto a sgancio rapido e (udite udite) 6 viti con controdado, ossia a mio avviso la soluzione migliore per fissare un cercatore! Finalmente qualcuno si è deciso a mettere al bando quelle schifosissime viti in Nylon che ti spaccano le dita ad ogni tentativo di allineamento… E brava Konus!

 

MONTATURA

La montatura in dotazione allo strumento è l’omologa Konus della diffusa EQ5 che vanta un carico massimo dichiarato di 9Kg, quindi ben al di sopra dei 6,5Kg di questo Mak anche con vari accessori installati.

Dopo anni (è dal 2000 che mi diletto a testare telescopi) di suppliche finalmente qualcuno si è deciso a capire che i telescopi DEVONO uscire di serie con i moti elettrici su entrambi gli assi e questo Konus lo fa nel migliore dei modi con 2 motori passo passo di buona fattura e un’atipica pulsantiera che ricorda il telecomando di un televisore spogliato di qualche tasto…

Le dimensioni esagerate della pulsantiera sono giustificate dal fatto che essa contiene anche le pile (6 stilo da 1.5V) eliminando così il battery-pack esterno e di conseguenza un ulteriore cavo.

Ho definito “atipica” questa pulsantiera per via del funzionamento; dando l’impulso su uno dei tasti infatti si avvia la microcorrezione senza interromperla rilasciando il tasto premuto! Per lo stop (o il ripristino della velocità siderale se abbiamo effettuato una correzione in AR) della correzione è necessario premere un tasto di stop, i quali sono 2: uno per il motore di AR (siglato W-E off) e l’altro per la declinazione (siglato N-S off).

Originale e senza dubbio pratico il regolatore di velocità a potenziometro, senza vincoli di continuità; non ci costringe a scegliere tra 2x e 8x!

Il treppiede è un altro bel passo avanti a quello che l’industria cinese ci ha fatto vedere fino ad ora si questo genere di strumenti; un solido tubolare in acciaio regolabile sia in altezza che in ampiezza.

Una “pecca” è senza dubbio la scelta di fornire 2 contrappesi da 4Kg in quanto uno è insufficiente e 2 sottopongono inutilmente la montatura ad un carico non indifferente! Un bel contrappeso da 5Kg sarebbe stato meglio e la montatura… ringrazia!

 

LA PROVA IN SINTESI

 

Condizioni della serata:

 

Temperatura:                        +19°C

Vento:                                    Assente

Seeing (Antoniadi):              II

Trasparenza atmosferica:   Buona

Luna:                                      crescente, prossima al 1° quarto

 

Star test

 

Aberrazione sferica                         Avvertibile come leggera sovracorrezione

Aberrazione cromatica                   Assente

Coma                                                Non rilavato

Tensioni                                            Assenti

Astigmatismo                                   Assente

 

Lo star test è stato eseguito osservando una stella a 360x con un oculare PL5mm.

L’ottica è risultata collimata e le immagini in intra/extrafocale sono leggermente diverse con l’intrafocale più ampia e diffusa ance se di pochissimo; l’immagine stellare a fuoco è molto gradevole con la figura di Airy molto convincente.

Si tratta insomma di un’ottica molto buona, bel al di sopra dello standard al quale i cinesi ci hanno abituato fino ad ora!

 

LA PROVA SUL CAMPO

 

Il comando di messa a fuoco è molto morbido (merito anche del diametro generoso che fa “leva”) e la sua corsa permette di mettere a fuoco con qualsiasi oculare anche senza il diagonale.

L’image-shift rilavato durante l’inversione del senso è molto contenuto, stimabile attorno alla decina di secondi d’arco.

Per quanto riguarda l’acclimatamento termico non sono stati presi i tempi per il semplice fatto che la temperatura esterna al momento era a ridosso dei 20°C, ossia coincidente con la temperatura ideale di qualsiasi interno.

In questo cielo primaverile con Venere prossimo al tramonto il nostro bersaglio è stata la Luna prossima al quarto, irrinunciabile a causa di un seeing molto buono.

Il Konus Motormax si è difeso alla grande mostrando immagini secche con pochissima luce diffusa e dettagli ben definiti anche ben prima del calare della sera.

Spettacolare la zona Sud del mare Tranquillitatis con Arago e i suoi domi (visibili anche se oramai troppo lontani dal terminatore d’ombra) e i crateri gemelli Ritter e Sabine; in quella zona “sfocia” la rima Ariadeus in prossimità dell’omonimo cratere.

Per le osservazioni lunari l’ingrandimento migliore si è attestato attorno ai 200x (OR9mm) ma durante gli attimi di calma atmosferica è stato redditizio spingersi a 281x (SP6.4mm); dare la caccia ai dettagli lunari è stato molto soddisfacente col Motormax.

Più che soddisfacenti anche gli oculari di serie, con schema Ploessl, che sicuramente meritano di essere utilizzati.

E’ stata osservata anche Venere, visibile per circa un ora al tramonto come una sottilissima falce, pertanto l’unico pianeta che poteva fungere da banco prova è stato Giove, ancora ben visibile.

Il pianeta gigante mostra con naturalezza le 2 bande equatoriali fittamente perturbate con un buon contrasto, l’immagine è ragionevolmente superiore a ciò che si osserva in un buon rifrattore acromatico da 100mm ma sostanzialmente inferiore a quanto passa un Celestron 8”, sebbene con un pizzico di contrasto in più a favore del Konus.

Una rapida occhiata a M44 e alla vicina cometa NEAT Q4 hanno concluso questo test.

 

CONCLUSIONI

 

Il Konus Motormax 150 si è dimostrato un buon telescopio e, a differenza di parecchi modelli concorrenti, un telescopio veramente completo. C’è infatti tutto quello che serve per osservare e sono convinto che l’eventuale acquirente ci impiegherà un bel po’ di tempo a “upgradare” questo strumento; abbiamo sia la motorizzazione su entrambi gli assi che un buon cercatore e 2 buoni oculari, il tutto coadiuvato da una struttura di base (ottica, treppiede e montatura) ben equilibrata.

Qualche piccola perplessità sul prezzo, 1300 euro in assoluto possono sembrare tanti, e in effetti sono di più di quanto occorre per un Newton cinese da 200mm sulla nuova montatura HEQ5 e si avvicinano pericolosamente alla quotazione dello Sky Watcher 250 EQ6; a vantaggio di questo Konus troviamo una discreta completezza unito ad una maggiore trasportabilità, particolari però destinati a soccombere qualora si senta il bisogno di maggiore apertura.

 

La carta d’identità:

 

Marca/Modello

Konus Konusmotor 150

Costruzione

Repubblica Popolare Cinese

Schema ottico

Maksutov-Cassegrain

Diametro

150mm

Lunghezza focale

1800mm

Ostruzione

0.30 (stimata)

Cercatore

8x50mm

Oculari in dotazione

PL10, PL25

Altri accessori

Diagonale 31.75mm

Peso Kg

6,5 solo tubo ottico

Importatore per l’Italia

Konus Italia, Settimo di P. (VR)

Prezzo Euro (05/2004)

1300 completo

 

Pregi

Prestazioni ottiche

Montatura ben dimensionata

Motorizzazione su entrambi gli assi

Cercatore 50mm

 

Difetti

Intubazione economica

Alcuni particolari di concetto migliorabili

 


 

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