Test telescopio Meade LX 90


 

INTRODUZIONE

Meade ha introdotto dal 2001 uno Schmidt-Cassegrain da 8” computerizzato di fascia media denominato LX90; finalmente ho avuto la fortuna di testare questo curioso strumento.

 

ASPETTO ESTERNO

Questo telescopio si presenta in modo atipico se paragonato ad altri prodotti Meade, per anni praticamente sempre uguali, perlomeno all’apparenza.

Il tubo ottico dell’LX90 presenta alcuni dettagli che lo fanno differire da altri SCT della stessa Casa ad iniziare dalla curiosa culatta svasata nella quale è prevista una nicchia che racchiude la manopola di messa a fuoco. Curiosamente non troviamo il blocco dello specchio presente sugli LX200 GPS.

La forcella è di nuovo disegno; non è “pomposa” come quella degli LX200, è più snella e nel basamento racchiude – oltre alla motorizzazione dell’asse di A.R. – due alloggiamenti per le batterie. Nella parte inferiore del braccio destro si trova il minuscolo pannello di comando con la presa della pulsantiera Autostar.

Sostanzialmente invariato il treppiede, un progetto di una ventina di anni fa’ e di qualità molto elevata.

A corredo del telescopio vi è un oculare SP26, il visual back da 31.75mm, un diagonale 90° a prisma e il cercatore 8x50mm.

Altri accessori come la testa equatoriale e l’alimentatore da rete sono disponibili con sovrapprezzo.

 

OTTICA

L’ottica degli SCT Meade (203mm f/10) è in sostanza la stessa da molti anni e pertanto vanta ben pochi segreti.

Frontalmente presenta una lastra correttrice da 203mm (8”) multitrattata antiriflesso che funge inoltre da supporto per lo specchio secondario; l’ostruzione ha un valore decisamente generoso, 0.37 misurato sul diametro.

Lo specchio primario (sovradimensionato di 0.25”) è posizionato nella culatta ed è scorrevole sul paraluce centrale, quest’ultimo foderato all’interno con una serie di diaframmi a lama di rasoio; la traslazione dello specchio primario svolge infatti la funzione di messa a fuoco.

L’ottica di questa versione del famoso SCT Meade è provvista del nuovo trattamento UHTC che dovrebbe incrementare notevolmente la trasmissione di alcune lunghezze d’onda della luce visibile.

L’interno del tubo ottico presenta una buona verniciatura nera opaca, non sono presenti diaframmi.

 

MONTATURA

La forcella che sorregge l’LX90 è un pezzo esclusivo di questo modello. Come già scritto è più rastremata della massiccia forcella che equipaggia i vari LX200 e verosimilmente realizzata più in economia; la parte interna dei bracci è in alluminio pressofuso mentre l’esterno è costituito da 2 carters in materiale plastico atti a proteggere i cinematismi del sistema di puntamento in declinazione e i vari cablaggi elettrici. Posteriormente presenta due praticissime impugnature che consentono di maneggiare il telescopio con una discreta comodità e sicurezza.

Il basamento della forcella è più profondo che non negli altri SCT Meade con montatura di questo tipo, probabilmente il nuovo design è stato imposto dalla presenza degli alloggiamenti per le batterie, 8 mezze torcia in 2 portabatterie. Il nuovo sistema Autostar, a differenza degli LX200 pre-GPS, è alimentato a 12Vcc.

Ben leggibili i cerchi graduati.

Questa montatura può funzionare sia in modalità altazimutale che equatoriale grazie al puntamento automatico Autostar.

L’Autostar seppure meno performante sia rispetto ai precedenti LX200 3.34L che del recente Autostar II GPS è comunque un sistema GOTO molto completo; il suo database racchiude in memoria oltre 30.000 oggetti, è aggiornabile via Internet qualora si volessero memorizzare le coordinate di alcuni astri “dell’ultim’ora” come comete e asteroidi di recente scoperta ed è collegabile anche a un computer per l’eventuale controllo remoto.

La velocità di puntamento max. è di 6.5 gradi al secondo mentre per l’attivazione manuale dei motori tramite pulsantiera sono previste ben 7 velocità, dai 2x (rispetto alla velocità siderale) da utilizzare per le microcorrezioni durante le pose fotografiche a 3 gradi al secondo per il puntamento manuale.

Purtroppo non esistono movimenti manuali meccanici, basti pensare che al termine delle osservazioni è previsto il comando “home” per orientare automaticamente il tubo nella posizione di minor ingombro e prevederne il trasporto. Di fatto senza l’alimentazione elettrica il tutto è poco più che un soprammobile…

L’LX90 può essere installato sulle teste equatoriali Meade diventando uno strumento equatoriale a tutti gli effetti.

Per gli astrofotografi più esigenti che intendono usufruire dell’autoguida mediante CCD è inoltre previsto come accessorio l’interfaccia APM (Accessory Port Module), una sorta di upgrade hardware che rende possibile alla montatura anche questa funzione, oltre che all’uso di un fuocheggiatore elettrico e a un oculare con reticolo illuminato alimentato dal pannello del telescopio.

 

LA PROVA IN SINTESI

 

Star test

 

Aberrazione sferica                         Minima

Aberrazione cromatica                   Assente

Coma                                                Non rilavato

Tensioni                                            Assenti

Astigmatismo                                   Assente

 

Lo star test è stato eseguito osservando una stella a 400x con un oculare PL5mm.

L’ottica è risultata collimata e le immagini in intra/extrafocale sono sostanzialmente uguali, segno di notevole correzione della sfericità residua; l’immagine stellare a fuoco è molto gradevole con la figura di Airy molto convincente, nonostante una tenue luce diffusa.

Non sono state rilevate altre aberrazioni degne di nota

 

LA PROVA SUL CAMPO

 

Il comando di messa a fuoco è risultato un po’ duretto ma in compenso l’image shift è pressoché inesistente proprio come nel mio vecchio Meade 2080; la sua corsa permette di mettere a fuoco con qualsiasi accessorio anche senza il diagonale.

Vista la stagione il telescopio ha sofferto un po’ l’acclimatamento termico visto che a inizio serata vi erano ancora 30 gradi; tuttavia non si sono verificati episodi spiacevoli come le piume di calore e si è potuto osservare comunque con buon profitto.

 

La rapidità di messa in opera è un grande punto di forza di questo telescopio che meccanicamente parlando si divide in due pezzi: il telescopio (con annessa la forcella) e il treppiede.

Una volta posizionato il treppiede si prende il telescopio per le pratiche impugnature e lo si issa in posizione serrando la barra filettata servendosi anche del grosso “galletto” da posizionare al di sopra della forcella. I 15 chili di peso del telescopio+forcella sono ancora ben maneggiabili e consentono all’astrofilo di effettuare la manovra da solo con una certa precisione.

Qualora si optasse per la soluzione equatoriale vi sarebbe un passaggio in più, ossia l’installazione della testa sul treppiede.

Le prime impressioni osservative sono state tutt’altro che favorevoli fintanto che ho scoperto che la causa del “male” era il diagonale di serie, probabilmente mal assemblato o otticamente difettoso. L’ho sostituito per l’occasione con un vecchio diagonale a prisma di produzione giapponese e l’LX90 ha d’incanto messo le ali!

Un peccato che Giove fosse stato ai limiti dell’osservabilità, a pochi gradi dall’orizzonte non era altro che un pallone giallastro e ribollente e soprattutto un gran peccato che fosse l’unico pianeta osservabile!

Mi ha salvato una buona Luna crescente.

 

Luna – 1° giorno (21/7)

 

Temperatura:                        +28°C

Vento:                                    Brezza

Seeing (Antoniadi):              III/IV

Trasparenza atmosferica:   Buona

Luna:                                      3° giorno

 

Sono molti i dettagli osservabili su una Luna così “giovane”, tuttavia il tempo a disposizione non era tantissimo poiché in questa stagione è bassa sull’orizzonte e tramonta in fretta.

Petavius è stato indubbiamente il soggetto più gettonato, entusiasmante anche ai 77x del SP26 di serie, capace di contenere l’intera falce lunare. Vi spiccavano anche la Valles Rheyta, Messier, Langrenus, il Mare Crisium e altre formazioni di grande interesse.

Passando ai 111x forniti dall’ED18 era possibile assaporare in Petavius dettagli molto fini come le rimae e molti particolari dei bastioni; l’ingrandimento più redditizio per le condizioni della serata si è dimostrato prossimo ai 161x che forniva l’SP12,4 in quanto i 222x dell’OR9 pativano troppo sia la turbolenza atmosferica che il cool-down approssimativo. Petavius mostrava le rimae perfettamente distinte e contrastate così come numerosi dettagli del fondo del cratere; spettacolare la “granulazione” dell’interno del bastione Sud, particolari molto contrastati.

I 222x sono comunque stati necessari per una soddisfacente osservazione della zona di Cauchy (cratere, rima, rupes, domi) da pochissimo interessata dal terminatore.

Per quasi l’intera sessione osservativi della Luna ho utilizzato il filtro Sky Glow di Baader Planetarium mentre sul finire ho osservato sia senza filtri che con un Meade grigio neutro.

Nonostante le condizioni sfavorevoli l’LX90 ha espresso notevoli potenzialità.

 

Luna – 2° giorno (22/7)

 

Temperatura:                        +30°C

Vento:                                    Assente

Seeing (Antoniadi):              III

Trasparenza atmosferica:   Discreta

Luna:                                      4° giorno

 

Secondo giorno di osservazioni lunari con la Luna leggermente più alta sull’orizzonte ma con atmosfera maggiormente afosa rispetto al giorno precedente.

Quest’oggi è stato il turno della famosa triade (Theophilus, Cyrillus, Catharina) attraversata dal terminatore, oltre che a Torricelli, Posidonius e Fracastorius.

La Triade presentava un contrasto eccellente già all’imbrunire mentre in Torricelli si potevano osservare alcuni dettagli all’interno del cratere. Visibili senza troppo impegno le rimae all’interno di Posidonius.

Anche se il seeing era leggermente meglio della sera precedente non si è fatto altro che confermare quello che già di buono si era osservato in precedenza

 

Deep-Sky

 

Una volta tramontata la luna ci siamo orientati verso i numerosi oggetti del profondo cielo che le notti estive offrono.

Ho dapprima osservato alcuni ammassi globulari, oggetti molto belli da osservare anche sotto i cieli di pianura; se si esclude M4, fiacco e poco interessante per via di una trasparenza atmosferica un po’ carente, l’LX90 ha brillato nell’osservazione di questi oggetti, specialmente con M5, M3, M12 e M10. L’ingrandimento usato era attorno ai 145x forniti dal Meade SWA13.8, un oculare che sembra “forgiato” apposta per questo strumento. I globulari apparivano ben risolti in stelle e le stelle periferiche di una puntiformità impressionante.

Era poi mia intenzione toccare con mano quanto potesse offrire in più l’UHTC, questo è un motivo che mi ha spinto ad osservare oggetti straconosciuti e osservati più volte con un telescopio equivalente (ma 15 anni più vecchio).

M17 per esempio non l’ho mai vista così contrastata con il mio vecchio 2080, stesso dicasi per M8 ed M57.

Il trattamento UHTC mi ha impressionato positivamente: Certo non fa i miracoli, contro un 10” si perde sempre e comunque ma l’iniezione di potenza è avvertibile, soprattutto quando si osservano oggetti nebulari.

Un plauso all’Autostar che si è dimostrato sufficientemente preciso e incredibilmente silenzioso, specie per il sottoscritto abituato al rombo da “scarichi aperti” di un LX200!

 

CONCLUSIONI

 

Non credo sia assolutamente azzardato dire che in questo momento (estate 2004) il Meade LX90 sia l’SCT 8” più equilibrato che il mercato possa offrire.

L’LX90 mantiene (e in un certo senso rievoca) la grandissima funzionalità degli SCT a forcella di qualche anno fa’ senza il peso e la complicazione dei più raffinati ma costosi LX200 ma contemporaneamente prendendo serie distanze da proposte povere e poco pratiche come i Celestron C8 su montature cinesi “clone-GP”.

L’Autostar di serie non solo permette al neofita di godere delle bellezze del cielo in pochi minuti ma si è dimostrato anche una valida alternativa a piattaforme più costose anche per usi impegnativi.

L’ottica è la solita certezza, il compromesso ideale per parecchi astrofili, con in più un pizzico di innovazione siglato UHTC.

Per finire, l’LX90 è forse lo strumento perfetto che tutti noi stavamo aspettando? No, per la perfezione servono accessori di serie all’altezza dello strumento, la testa equatoriale, l’alimentatore da rete e qualche oculare in più, naturalmente senza gravare esageratamente sul prezzo finale. Dopodiché ne parliamo!  :-)))

Strumento vivamente consigliato.

 

La carta d’identità:

 

Marca/Modello

Meade LX 90

Costruzione

USA

Schema ottico

Schmidt-Cassegrain

Diametro

203mm

Lunghezza focale

2000mm

Ostruzione

0.36

Cercatore

8x50mm

Oculari in dotazione

SP26

Altri accessori di serie

Diagonale 31.75mm, visual back

Peso Kg

15Kg forcella+tubo ottico (senza batterie e treppiede)

Importatore per l’Italia

Focas F.lli Taddei S.r.l. Firenze

Prezzo Euro (07/2004)

2500 completo

 

Pregi

Prestazioni ottiche molto buone

Montatura funzionale con GO-TO efficiente

Cercatore 50mm

Treppiede robusto

 

Difetti

Testa equatoriale non a corredo

Pochi accessori di serie e di qualità migliorabile

 


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