Test telescopio ANTARES CALLISTO
a cura di Roberto Porta
INTRODUZIONE:
Il 1998 sarà ricordato dagli astrofili come l’anno dei rifrattori; fu in quell’anno che furono presentati sul mercato rifrattori dall’apertura rilevante a un prezzo sostanzialmente accessibile; uno di questi è l’Antares Callisto.
Il Callisto è un rifrattore acromatico da 120mm di diametro e 1 metro di focale.
ASPETTO ESTERNO:
Le finiture sono a livello tutt’altro che scadente, spicca il bel tubone verniciato in nero lucido caratterizzato da un barilotto porta-obiettivo svasato al fine di poter utilizzare un tubo di diametro ragionevole; il paraluce (smontabile) è realizzato in materiale plastico.
Spicca inoltre il camionesco focheggiatore e la montatura alla tedesca motorizzabile denominata EQ 3.2 con treppiede in alluminio regolabile.
A corredo dello strumento viene fornito un cercatore 6x30, un diagonale a specchio da 31.8mm, un filtro lunare e 2 oculari KE da 10 e 25mm di qualità non certo esuberante.
OTTICA:
L’obiettivo da 120mm di diametro è formato da un classico doppietto acromatico di tipo Fraunhofer aperto a f/8.3 (1000mm); con queste prerogative è auspicabile le presenza di aberrazioni cromatiche soprattutto extra-assiali.
Considerando l’ottimo test pubblicato sulla rivista N. Orione (a cura di W. Ferreri) la lavorazione delle ottiche si attesta a ½ l RMS, entro i limiti di diffrazione quindi.
Osservando l’obiettivo non traspare alcun difetto e si nota l’ottimo trattamento antiriflessi; le 2 lenti sono spaziate in aria tramite 3 distanziali posti a 120°.
Non è possibile eseguire la collimazione dell’ottica.
Il focheggiatore è quanto di meglio disponibile per uno strumento di questa classe; dimensioni esagerate, scorrevolezza esemplare e un’estrazione tale che potrebbe tranquiIlamente mettere a fuoco senza diagonale con un oculare di lunga focale.
Una raffinatezza il blocco a vite dello scorrimento e una filettatura di montaggio accessori fotografici; il Callisto consente infatti sia la ripresa fotografica al fuoco diretto che in proiezione.
MONTATURA:
La montatura alla tedesca Antares EQ 3.2 è praticamente la stessa che equipaggia alcuni modelli Celestron, Konus e Ziel.
La montatura in questione mi è parsa ben dimensionata specie per l’uso visuale; per la fotografia a lunga posa occorre fare un po’ di attenzione poiché si rende necessario l’uso di uno strumento guida che aumenterebbe ulteriormente il carico.
Entrambi i movimenti sono su corona dentata e vite senza fine, quindi senza alcun fondocorsa; i cerchi graduati sono però decisamente piccoli e poco leggibili in quanto quello di declinazione ha un indice troppo lontano dal cerchio e il nonio in AR non è il massimo della chiarezza.
La montatura è motorizzabile con un buon motore passo-passo (Navigator 03378) che personalmente fornirei di primo equipaggiamento.
Apprezzabile in compenso la presenza del cannocchiale polare, dei movimenti fini di stazionamento e della bolla cilindrica.
Il cavalletto in alluminio multisezione in dotazione permette regolazioni in altezza e ampiezza.
LA PROVA SUL CAMPO
La prova si è svolta la sera del 4-1-2000 (eccetto per il Sole e Venere).
Condizioni meteo: sereno.
Temperatura: - 2°C.
Trasparenza atmosferica: buona.
Seeing (Antoniadi): II (Ottimo).
Fase lunare: 26° giorno (Luna nuova).
La voglia di mettere alla frusta il "grande rifrattore" era tanta, tuttavia ho eseguito senza fretta le operazioni di rito come la messa in bolla e l’allineamento col Polo (peraltro facilitati grazie al cannocchiale polare) e dopodichè ho atteso una ventina di minuti per permettere un corretto assestamento termico.
La verifica della corretta collimazione ha dato esito positivo, gli anelli di diffrazione erano ben centrati ma soprattutto erano pochi e debolucci, il chiaro messaggio che riceve chi osserva da uno strumento non ostruito; un rapido test sulle capacità risolutive del Callisto l’ho eseguito sulla doppia b Orionis (Rigel) a 158x separandola brillantemente dal più debole compagno.
GIOVE: impossibile mancare l’appuntamento col gigante del sistema solare se stiamo osservando con un rifrattore; sin dalla prima occhiata utilizzando il KE10 (100x) si rimane sbalorditi: immagine fermissima e luminosa, i dettagli visibili non sono al livello di uno Schmidt-Cassegrain da 20cm ma sono subito evidenti.
Il rovescio della medaglia si manifesta con l’apparire del bordo azzurro attorno al pianeta, dovuto al cromatismo, ma devo ammettere che pensavo di molto peggio.
Utilizzando un oculare OR9 (111x) si fanno passi da gigante rispetto al Kellner di serie; le bande equatoriali sono nettamente più perturbate, evidenti sono la macchia rossa e alcuni pennacchi equatoriali, la STB e 2 bande temperate all’emisfero nord e tutto questo a "soli" 111x, vale a dire con tutto il potenziale ottico ancora da esprimere!
Credo che non sia azzardato dire che per questo strumento l’uso di oculari (peraltro introvabili) ortoscopici Abbe sarebbe la miglior scelta possibile visto che oculari dal campo apparente troppo ampio potrebbero esaltare ulteriormente il cromatismo extra-assiale.
Passando ad un SP6.4 (158x) si migliorano i dettagli visibili, specie con un filtro #80A non si rimpiange uno strumento maggiore.
L’ingrandimento massimo ottenibile in condizioni di seeing ottime dovrebbe attestarsi attorno ai 220/240x, purtroppo sono sprovvisto di oculari corti.
SATURNO: osservando Saturno si sente maggiormente l’impossibilità di "spingere" con gli ingrandimenti; sempre con l’SP6.4 (158x) è evidentissima la divisione di Cassini e una sfumatura alle anse (anello C) mentre sul globo si scorge una banda equatoriale e un serie di sfumature della regione polare nord.
Visibili facilmente 3 satelliti vicini al pianeta (Titano escluso poichè fuori dal campo).
Curioso il fatto che usando il filtro lunare in dotazione i dettagli sul globo acquistavano contrasto, stesso dicasi con un rosso chiaro #23A contrariamente alle credenze popolari che sconsigliano l’uso dei filtri su Saturno...
VENERE: a sole ormai sorto ho messo alla prova anche la funzionalità dei cerchi graduati che, avendo un diametro di soli 6 cm, mi hanno procurato qualche grattacapo.
Venere in pieno giorno brillava fulgida nel campo di un SP12.4 (81x) corredato con filtro blu #80A non curandosi granchè della turbolenza atmosferica, era facilmente visibile la fase.
Anche raddoppiando l’ingrandimento e ricorrendo al filtro rosso non si scorgono però ulteriori dettagli a prescindere dalla fase.
SOLE: siamo ricorsi ad un adattatore autocostruito per utilizzare un filtro in vetro Thousand Oaks da 20 cm e a quanto pare ne è valsa la pena!
Nonostante il periodo un po’ sfavorevole (in inverno il sole è bassissimo di latitudine) le macchie solari sono nettissime, all’oculare SP 6.4 (158x) si distingue perfettamente la zona centrale che appare di un nero profondo mentre le zone periferiche si stagliano dal rosso disco solare esibendosi in diverse sfumature grigie e nelle loro forme più stravaganti; sostenzialmente la visione del Sole è meravigliosa, una piccola rivincita che il Callisto si prende nei confronti dei più blasonati Schmidt-Cassegrain, che offrono un’immagine della nostra stella perennemente tremolante.
LUNA: purtroppo l’astro che sulla carta doveva essere il terreno di caccia preferito del Callisto si trovava a 2 giorni dal novilunio per cui mi è stata impossibile l’osservazione.
FONDO CIELO: semplicemente esemplari le immagini di alcuni famosi oggetti deep-sky offerte dal tubone Antares, considerando che dopotutto osservavo da un centro abitato.
M42 era bellissima già all’oculare KE25 (40x) mentre era mozzafiato con un PL32 (31x) e un filtro Lumicon OIII, con un campo reale di 1.3° le numerosissime stelline sembravano teste di spilli immerse nel vortice di sfumature gassose della nebulosa.
Nelle medesime condizioni, seppur con una fatica fuori dal comune, è stato possibile scorgere anche IC434 e B33, meglio conosciuta come Testa di cavallo.
Spettacolari le Pleiadi, che stanno quasi interamente nel campo inquadrato dall’oculare da 32, si contano decine e decine di stelle.
Molto belli e risolti in una miriade di stelline gli ammassi aperti M35, M41, M44, il doppio ammasso del Perseo, le Iadi e gli ammassi aperti dell’Auriga; un pelo deludenti M31 e M33, probabilmente a causa dell’inquinamento luminoso.
Evidente comunque la superiorità del Callisto rispetto ai comuni riflettori da 114mm ed oltre.
NOIE E INCONVENIENTI
Osservando ad alti ingrandimenti era evidente una fastidiosa instabilità del treppiede, probabilmente un po’ troppo leggero.
CONCLUSIONI
Ho trovato più di una fonte di perplessità provando il Callisto ma quando si pensa che per meno di 2 milioni si porta a casa un rifrattorone da 120mm ogni commento è sprecato; fino a qualche anno fa ciò era solo fantascienza!
Il Callisto va ben più forte di tutti i 114 e di diversi "5 pollici" a specchio (a volte costando anche meno); perfino l’ottimo Meade 127 NT LXD500A è costretto a cedere il passo.
Al prezzo di 1.940.000 va aggiunta la spesa per altri 2 oculari, meglio se di alta qualità per sopprimere il più possibile le aberrazioni cromatiche extra-assiali (per esempio i Radian TeleVue, i Vixen LV oppure se si riuscisse a reperirli dei sempre ottimi OR) e naturalmente il motore in AR.
Sarebbe una bella cosa sostituire il treppiede con uno maggiormente dimensionato e magari anche il cercatore con un modello più prestante ma questo sconfina del campo della pignoleria.
Anche in questo caso ometterò la classica tabella dei concorrenti, in quanto i rifrattori acromatici da 120mm (Konusuper 120 e Ziel Cosmo II) disponibili sul mercato italiano vantano le stesse caratteristiche tecniche e meccaniche del Callisto pur commercializzati ad un prezzo leggermente più competitivo mentre mi sembra inverosimile il confronto col Vixen 120S in quanto appartiene ad una fascia di prezzo a se stante.
ULTERIORI CONSIDERAZIONI
Certo che se all’Antares decidessero di produrre un doppietto simile aperto a f/13 o giù di li ed equipaggiarlo con la stessa montatura del modello IO, il telescopio costerebbe si un milione in più (vista la competitività della manodopera cinese) ma in compenso le sue immagini degli oggetti del sistema solare avrebbero ben poco da invidiare agli apocromatici che costano 10 volte tanto. Chi ha orecchie per intendere…
La carta d’identità:
Costruttore: Antares
Modello: Callisto
Prezzo: L. 1.945.000 (€ 1004)
Importatore per l’Italia: PAIM S.p.A. Firenze
Diametro: 120 mm
Lunghezza focale: 1000 (f/8.3)
Montatura: equatoriale alla tedesca motorizzatabile
Peso complessivo: 16 Kg
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