INTRODUZIONE
Quando si parla di strumenti ai massimi livelli di correzione
ottica, spesso si nomina la parola “apocromatico” riferendosi ad un ottimo
rifrattore. Quest’oggi parleremo del Takahashi FS102, un rifrattore
apocromatico da 4” di diametro.
ASPETTO ESTERNO
L’insieme è assemblato molto bene. Il tubo,
bianco, è caratterizzato da un’eccellente verniciatura, forse un po’
anonima visto che se non fosse per il logo TAKAHASHI scritto con caratteri
occidentali applicato dall’importatore italiano, vi sarebbe solo il logo in
giapponese…
Osservando l’ottica dietro il grande paraluce si scorge la
bellissima cella in alluminio tornito che consente le operazioni di collimazione
mentre buttando l’occhio attraverso le lenti si scorgono parecchi diaframmi a
lama di rasoio.
La messa a fuoco è imponente più per le dimensioni (ad
occhio si direbbe superiore a 60mm di diametro) che per altro; contrariamente
alle ultime tendenze che vogliono il Crayford a farla da padrone, qui si trova
il classico cinematismo a pignone/cremagliera.
Lo strumento è commercializzato sia in versione OTA (come
l’esemplare testato) che con montatura.
A corredo vi è il cercatore 7x50, l’anello per accessori
da 31.75mm e un oculare LE 7.5mm.
OTTICA
Il Takahashi FS102 si avvale di un doppietto apocromatico da
102mm di diametro e 820mm di focale.
L’elemento a bassa dispersione è realizzato in fluorite
ottenuta per sintesi (denominata FPL53) che, secondo il Costruttore,
eliminerebbe alla radice i problemi che contraddistinguono la fluorite minerale
(igroscopicità, fragilità, perdita delle caratteristiche nel tempo) mantenendo
le elevate prestazioni. Il trattamento antiriflesso ha un vago colore bluastro.
Il costruttore dichiara un’acromaticità pari a 1/16000 della lunghezza focale
in un range di lunghezza d’onda compreso tra i 400 e i 700nm.
All’interno del tubo si susseguono un nugolo di diaframmi a
lama di rasoio per tutta la sua estensione.
Il focheggiatore è di tipo tradizionale con azionamento a
pignone e cremagliera; l’estensione permette la messa a fuoco senza diagonale.
Anche l’interno del tubo di focheggiatura presenta una serie di diaframmi
interni e il suo diametro permette il montaggio di accessori di ogni genere,
addirittura vi è in catalogo un disaccoppiatore a rotazione per consentire lo
spostamento angolare della fotocamera attorno all’asse ottico, alla ricerca
della migliore inquadratura.
Purtroppo la scorrevolezza del fuocheggiatore non è il
massimo, non ci sono regolazioni di sorta mentre è presente la vite di blocco.
MONTATURA
L’esemplare esaminato era installato su montatura Vixen GP;
curioso il fatto che anche la fascia di montaggio era Vixen, evidentemente i
tubi ottici da 4” delle 2 case giapponesi hanno lo stesso diametro esterno
(113mm).
LA PROVA IN SINTESI
Condizioni della serata:
Temperatura:
+2°C
Vento:
Brezza
Seeing (Antoniadi):
II/III
Trasparenza atmosferica:
Ottima
Luna:
Calante
Aberrazione sferica
Assente
Aberrazione cromatica
Assente
Coma
Assente
Tensioni
Assenti
Astigmatismo
Assente
Lo star test ha dato esiti incredibili, nel senso che non
esiste un difetto neppure se volessimo cercarlo a tutti i costi! Immagini intra
ed extrafocali identiche, nessuna dominante cromatica che non sia quella della
stella che stiamo osservando.
Insomma un “Apo” di nome e di fatto.
Probabilmente se scaldassimo la cella con un accendino
avrebbe problemi di assestamento termico oppure se passassimo un po’ di tela
smeriglio sulla lente frontale darebbe segni di rugosità…
A prescindere da questi discorsi da cerebrolesi (!!!)
l’ottica del FS102 è semplicemente perfetta, provare per credere!
LA PROVA SUL CAMPO
Il comando di messa a fuoco dà una bella impressione di
solidità, è privo di giochi e scatti anomali, dove pecca è la scorrevolezza
in quanto è troppo duro e la messa a fuoco ad alti ingrandimenti è meno facile
del previsto. Allentando le viti di ritegno del carrello che supporta il pignone
la scorrevolezza aumenta ma compare un leggero image-shift durante
l’inversione del senso.
Il telescopio non è stato testato nelle osservazioni solari,
un campo dove i piccoli rifrattori di qualità sono praticamente imbattibili.
Purtroppo anche la Luna è mancata all’appuntamento col
nostro test, a volte mi chiedo perché quando ho tra le mani un test
strumentale,la Luna debba sempre essere all’ultimo quarto…
Anche per la curiosità di verificare di persona se sulla
Luna un piccolo apocromatico possa fare meglio di un più grosso riflettore.
Saturno
L’immagine è sconvolgente, il pianeta è fermo,
contrastato, plastico. Spicca la divisione di Cassini che sebbene sia fine come
un capello se osservata lontano dalle anse, è di facilissima osservazione. I
giochi d’ombra tra anelli e pianeta sono secchissimi, neri come il fondo
cielo; sul globo è osservabile una banda equatoriale (con dettagli al seguito)
e la zona polare. Che da un po’ fastidio è la corta focale (800mm) che non
permette di ottenere alti ingrandimenti se non con una lente di Barlow o con
qualche oculare poco convenzionale con focale di “qualche” millimetro.
Nel nostro caso usiamo una Barlow Meade 2x Apo, un ottimo
pezzo che ci permette di spingerci anche a 328x (oculare PL5mm) pensando che a
quella potenza il piccolo rifrattore inizi a mostrare la corda ma… niente
affatto! Certo l’immagine di Saturno è un po’ tenebrosa ma i bordi
rimangono netti, impeccabili: Ma a quanto è lavorata quest’ottica??
Giove
Se su Saturno l’FS102 si è comportato ottimamente, su
Giove ha superato se stesso in quanto ci ha mostrato numerosi dettagli con un
contrasto incredibile che solitamente sono alla portata di un catadiottrico
commerciale di apertura doppia; purtroppo capitiamo un po’ male, nel senso che
questa opposizione gioviana targata 2003 coincide con la sparizione delle bande
temperate Nord, ma i pennacchi che si osservano sulle bande equatoriali sono gli
stessi che osservavo nel mio Meade 8” con un contrasto migliore che nel
catadiottrico, solo che siamo in condizioni di seeing III!
In condizioni di seeing analoghe se avessimo osservato con un
SCT 8” avremmo raccolto solo arrabbiature! Niente a che vedere con lo
spettacolo visto attraverso questo Apo.
In definitiva con questo strumento i pianeti si osservano
sempre in modo redditizio “nonostante” il seeing e non “grazie” al
seeing. Se poi in condizioni di seeing eccellente abbia ancora un po’ di birra
in corpo è ancora da verificare; se le leggi dell’ottica contano ancora
qualcosa gli specchi di apertura maggiore dovrebbero avvicinare o eguagliare
l’FS.
Doppie
Con le centriche da favola che ci passa l’FS102 è uno
spasso osservare qualsiasi stella, figuriamoci le stelle doppie! Si inizia da un
paio di doppie facili in Orione Zeta e Rigel, in particolare quest’ultima è
spettacolare perché il compagno è una vera testa di spillo.
Belle anche se lontane dal limite del Takahashi Gamma Leonis
e Castore, che spettacolare è dir poco!
Profondo cielo
10 cm per il deep sky sono pochi, anche se perfetti come nel
caso dell’FS102. In queste circostanze occorre mettere in preventivo che un più
grosso riflettore è pressoché sempre meglio, nonostante costi meno.
Se volessimo isolare un oggetto poco esteso come una galassia
o una planetaria il “solito” C8 di turno farebbe di meglio.
Discorso opposto se si osservassero oggetti molto estesi o
campi stellari; spazzare Orione, il Perseo, il Toro con un oculare LVW22 (37x e
1,8° di campo) è una vera goduria! Centinaia di stelline puntiformi (nel vero
senso della parola) su tutto il campo, bordo compreso, scorrono su un cielo
scuro e contrastatissimo; qualora un oggetto celeste capiti nel campo il
riconoscimento è immediato.
Con questa configurazione acquistano un notevole valore
estetico anche ammassi aperti molto estesi come le Pleiadi, M44 e M35, H e Chi
Persei, spesso deleteri e insoddisfacenti per molti strumenti più potenti si ma
con campo giocoforza esiguo.
Impossibile non accennare il cercatore, semplicemente
esemplare! Solitamente i cercatori danno immagini così così che scemano in
maniera anche pesante se ci si avvicina al bordo, al contrario il cercatore
Takahashi non ha aberrazioni rilevanti. Si pensi che mirando Saturno è stato
scorto Titano.
Una circostanza dove l’FS102 potrebbe eccellere è
sicuramente la fotografia, vista l’elevata correzione delle ottiche e i 3.5°
di campo piano dichiarati (prestazione notevolissima visto che l’ottica non ha
uno spianatore interno); la Casa produce inoltre un riduttore di focale (che
porta l’ottica a f/6) che garantisce la copertura del medio formato.
CONCLUSIONI
Siamo di fronte ad uno strumento di altissimo livello, un
gioiellino per puristi dell’ottica realizzato come si deve. Nelle
osservazioni planetarie le prestazioni si sprecano anche in condizioni di seeing
non eccelso.
Finora l’unico Apo 4” testato è l’Astro-Physics
Traveler che si è rivelato di poco inferiore al Takahashi come ottica ma molto
superiore come intubazione, inoltre non appartiene alla stessa categoria, in
quanto ha una focale molto più corta, f/5.8 contro f/8.
Il prezzo è in assoluto elevato per un 4” (Euro 2.850) ma
inferiore al suo concorrente diretto, il Vixen FL102S (in tutto e per tutto
simile al FS102), che può giustificare il maggiore esborso di denaro per via
dell’elemento in fluorite minerale, più costosa di quella sintetica.
Un’alternativa “catadiottrica” potrebbe essere un
Maksutov-Newton Intes da 15cm ma non avendolo testato personalmente non spendo
ulteriori parole.
Concludendo, sebbene il Takahashi FS102 abbia un’apertura
un po’ piccola per considerarlo uno strumento tuttofare e definitivo rimane un
pezzo decisamente consigliato, soprattutto se l’osservazione dei pianeti fosse
prioritaria rispetto ad altre osservazioni.
La carta d’identità
Modello |
FS102 Fluorite Top |
Produttore
|
Takahashi |
Costruzione |
Giappone |
Importatore |
Ottica Deneb. Collecchio (PR) |
Prezzo |
2850 Euro |
Diametro |
102mm |
Focale mm |
820mm |
Montatura |
- |
Peso OTA |
5.2Kg |
Pregi
Ottica al top
Ottime finiture
Prezzo inferiore ai concorrenti diretti
Robustezza meccanica
Valore nel tempo
Prezzo comunque elevato
Messa a fuoco migliorabile