Risposte e verità nascoste

 

Ovvero cosa spinge un astrofilo a bruciarsi tempo e risorse per osservare il cielo?


 

 

L’antefatto

E’ sera inoltrata e in aperta campagna l’ambiente è molto buio, fa freddo, in cielo brillano migliaia di stelle e c’è silenzio assoluto.

All’improvviso una luce squarcia le tenebre e subito dopo si scorge un rumore, il rumore di un auto che si avvicina e procede lentamente fino ad arrestarsi nei pressi di un prato.

Scendono un paio di individui, parlottano, qualcosa come allineamenti, inquadratura e inseguimento (ho paura che sono terroristi e stanno tramando qualcosa, di questi tempi poi…) e si coprono ulteriormente: la giacca a vento abbottonata fino al naso, si infilano guanti e passamontagna e – aperto il portellone dell’auto – iniziano a scaricare le singole parti di una sinistra strumentazione.

Si, è indubbio, sono un paio di brutti ceffi di Al Qaeda o chissà cos’altro e stanno piazzando delle armi, sembrano dei mortai e probabilmente semineranno il panico nell’abitato vicino o lanceranno qualche razzo al primo aereo che passa…

…Ma nooo, macchè terroristi d’Egitto (non me ne vogliano gli egiziani…), non sono altro che un paio di astrofili “visti” da un profano.

Avete mai parlato con nessuno della vostra attività di astrofili? Già a sentirvi parlare immagino che quel qualcuno si sarà stupito, figuriamoci se all’oscuro di tutto avesse visto un astrofilo al lavoro per la prima volta; i risultati sarebbero stati quelli descritti poco fa…

 

Homo astrophilus

Generalmente l’astrofilo non ha un’età preferenziale come avviene in altre discipline; difficile trovare un diciottenne che gioca a bocce o un sessantenne attaccato alla Playstation…

Di astrofili se ne trovano di ogni età: si va dalla fascia degli under 20, solitamente ricca di principianti, affascinati da tutto ciò che vedono, che col loro 114 mirano qualsiasi cosa si veda sperimentando di tutto senza mai perdersi d’animo. Salendo con l’età normalmente aumentano anche il grado di esperienza e il livello della strumentazione ma si ha a che fare sempre con una certa carenza di tempo a causa del lavoro o degli studi universitari.

Si conclude poi con gli astrofili “in pensione” che possono finalmente coronare i loro sogni disponendo di tutto il tempo che vogliono da dedicare alle loro amatissime osservazioni astronomiche.

 

I rischi del mestiere

Qualche centinaio d’anni or sono il celebre poeta G. Leopardi proponeva il suo “pessimismo cosmico” (già il nome richiama le stelle in modo inquietante!!) che riassunto in poche parole diceva senza peli sulla lingua che l’uomo nel corso della sua esistenza può solo fare collezione di pedate nel culo!

E voi? Pensate che osservare il cielo significa piantare un telescopio e usarlo così, come se niente fosse??

Anche l’astrofilo se volesse qualche gratificazione se la deve sudare mica male, in quanto è costretto a lottare con delle variabili più o meno fastidiose praticamente per sempre, non esiste una stagione o un periodo particolare dove gli inconvenienti siano meno lesivi.

Si parte con la primavera, ovvero la stagione cazzuta per eccellenza, dove sembra che il “padre celeste” che controlla il clima venga sostituito da una sorta di “terminator” per astrofili; qualora un evento astronomico capitasse in primavera, le probabilità di osservarlo saranno le stesse di fare 13 al totocalcio giocando una colonna fissa!

Si passa all’estate, climaticamente molto meno ostica, più prevedibile (escludendo quella del 2002 che di “estate italiana” non aveva neppure le unghie dei piedi) e più calda anche di notte. Ma la notte estiva dura poco o niente, diventa buio tardissimo (e chi si alza il giorno dopo per andare in ufficio??) e si deve respingere l’attacco delle zanzare.

Per l’autunno si veda quanto scritto per la primavera, moltiplicando per 10 il numero delle notti piovose.

D’inverno si riapre qualche speranza di osservare anche se è da mettere in preventivo qualche malanno causato da freddo e umidità.

A tutto ciò vanno aggiunti una serie di inconvenienti di natura pratica tipo “il pianeta si vede ma è troppo basso sull’orizzonte perché si trova nello Scorpione” oppure “la casa del vicino mi oscura la visione del tale evento” e ancora “il seeing fa schifo e non riesco a mettere a fuoco”, senza contare tutti gli annessi e connessi alla voce “inquinamento luminoso”.

Ma mica è finita! Ogni qualvolta si abbia a che vedere con un qualsiasi mezzo meccanico c’è il rischio di rimanere in panne, con la sola differenza che il nostro strumento non farà tutto quel fumo (come quando si rompono i motori delle F.1) quando decide di “lasciarci a piedi”. E’ sufficiente un urto durante una posa fotografica, le pile che si scaricano inavvertitamente, un cavo che si stacca, oppure il PC portatile che va in crash durante un’operazione di ripresa: “questo programma ha eseguito un operazione non valida e sarà terminato” (e aggiungerei “10 minuti di filmato ripreso con la webcam è andato a farsi fottere e devi rifare tutto da capo”).

 

 

 

Se aggiungete che chi durante un’eclisse ha scattato fotografie a tutto spiano a macchina scarica, il quadro è completo; il pessimismo cosmico è oramai cosa nostra e quel tal Giacomo di Recanati è definitivamente surclassato!

 

Per la serie: "Ma che osservate a fare??"

…Tanto con le sonde spaziali si sa già tutto!

…Tanto gli Osservatori degli astronomi hanno telescopi più potenti dei vostri!

…Tanto dalla pianura vedi poco o nulla!

…Tanto da noi fa sempre brutto tempo!

…Che fa freddo e ti prenderai un accidente!

…Che tra 5 minuti cala la nebbia!

…Sicuramente dove state andando voi è nevicato!

…Tanto il fotografo ti sbaglia lo sviluppo come la volta scorsa!

 

Non ve le hanno mai dette certe cose? Suvvia non mentite, di “gufi”, impiccioni, gente “poco avvezza” alla cultura scientifica e rompipalle generici c’è pieno il mondo…

Il rovescio della medaglia c’è, è che a certe cose alla lunga ci si fa il callo, è questa la verità! Si passano mesi a programmare l’osservazione di un evento e poi all’ultimo minuto va tutto a cagare (tipo le Leonidi 2002 per esempio) ma non ci perderemo mai d’animo. Sono fermamente convinto che noi astrofili si tragga forza dalle delusioni e ad ogni evento ci si presenta sempre più incattiviti, e la volta che andrà bene (l’occultazione di Saturno nel Novembre 2001 vi dice nulla???) si resterà gratificati per tantissimo tempo, toccando il cielo con un dito.

 

Concludendo...

Bisogna dare per scontato che qualsiasi cosa ha delle controindicazioni, il rovescio della medaglia non risparmia nessuno.

 

“Ma cosa giochi a fare a calcio, tanto ogni volta che tocchi palla ti stendono”

“Ma cosa esci a fare con quella tipa la che poi ti molla”

“Ma cosa ci vai a fare in discoteca, a spaccarti le orecchie e intossicarti di fumo”

“Ma cosa ci vai a fare in bici, col rischio di bucare e tornare a piedi”

“Ma cosa ci vai a fare allo stadio, col rischio che ti coinvolgono in una rissa!”

“Ma cosa studi a fare, tanto ti segano”

“Ma cosa giochi a fare la schedina, tanto non vinci mai”

“Ma cosa ci vai a fare in moto, col rischio che qualche rincoglionita in macchina ti butti giù!”

“Ma cosa navighi a fare in internet, col rischio di beccarti un virus”

 

Da voi non so come sia la prassi, da me a certe domande si risponde “Ma va a ciapàa i ratt!”.

 

Nel frattempo, occhi e strumenti all’insù (quando si rasserena, se no vi rovinate anche il fegato…).

 


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