Test telescopio Celestron CR150HD
Special thanks to Ed Ting for this photo of the “big gun”
INTRODUZIONE:
Se 10 anni fa qualcuno me
avesse detto “nel 2000 si venderanno
rifrattori amatoriali da 150mm di diametro a prezzo abbordabile”, come
minimo si sarebbe beccato un vaffan.…(!!!!!!)
Ebbene, esattamente nel Dicembre 1999 Antares presenta al pubblico il modello IO, un rifrattore da 150mm f/8 ad un prezzo di listino inferiore ai 3 milioni di lire. Pochi mesi dopo ed altre marche (tra cui Celestron) commercializzano rifrattori analoghi a prezzi molto simili.
Com’è possibile? Il segreto
è la costruzione che viene interamente effettuata in Cina, paese dove la
manodopera e i materiali hanno costi irrisori nonostante che sul prodotto finito
grava un costo non indifferente per il trasporto verso i Paesi destinatari.
Purtroppo in passato è stato
rilevato che molti strumenti costruiti in Cina soffrono di incostanze
qualitative anche gravi dovute spesso ad imprecisioni di assemblaggio delle
parti; sarebbe dunque l’ideale provare uno strumento prima di acquistarlo.
Il modello sottoposto a test
porta nientemeno che il marchio Celestron e si chiama CR150HD.
ASPETTO
ESTERNO:
Il telescopio è molto grande,
sembra veramente un cannone, nonostante l’astuzia dei tecnici di realizzare
una cella svasata per poter ridurre di diversi centimetri il diametro del tubo
che, nonostante sia verniciato in nero, appare di generose dimensioni.
Maneggiare il CR150 è
veramente impressionante, da l’impressione di maneggiare uno strumento da
osservatorio; è indubbiamente un telescopio che non passa inosservato e se solo
si riuscisse a trasportarlo per qualche star party mi sa tanto che ci sarebbe la
fila pur di darci un’occhiata…
Più che accettabili le
finiture, deplorevole l’assenza della motorizzazione (disponibile su
richiesta).
A corredo vengono forniti 1
oculare Ploessl da 20mm, un diagonale a specchio da 31.8mm, un buon cercatore
9x50mm ad innesto rapido e un tappo copriottica con diaframmatura a 105mm da
utilizzare per osservazioni solari o in condizioni di elevata turbolenza; la
montatura dispone di cannocchiale polare.
OTTICA:
L’obiettivo (doppietto tipo
Fraunhofer) mi è parso ben costruito con un buon trattamento antiriflesso (di
un vago colore azzurrino).
La cella è decisamente
robusta; non condivido però l’assenza dei registri per la collimazione che
con un diametro così grande sarebbe apprezzabile (a prescindere che durante la
prova l’ottica è risultata collimata).
Il tubo ottico contiene 3
diaframmi a lama di rasoio ed il paraluce in metallo è removibile.
Il focheggiatore è ottimo (è
praticamente lo stesso utilizzato sui modelli cinesi da 120mm) scorrevole quel
che basta e dotato di vite di blocco; molto funzionale anche la ghiera porta
accessori che consente l’applicazione dell’adattatore per fotografia in
proiezione (sul focheggiatore è presente la filettatura per anelli T2 per la
ripresa al fuoco diretto) e consente anche l’uso di accessori da 2”.
MONTATURA:
Lo strumento è corredato con
una montatura equatoriale siglata CG-5, già adottata per altri modelli
Celestron. Va rimarcato che in quest’ultimo step la montatura è stata
migliorata con l’adozione di 2 cuscinetti a sfere (uno tradizionale e uno
reggispinta) sull’asse di AR e le corone dentate in duralluminio e viti senza
fine in ottone lappate e rodate in fabbrica; ne hanno tratto vantaggio i
movimenti fini, sempre molto fluidi e con giochi pressochè nulli.
Per il resto è rimasta uguale
alla precedente CG-5, compresi ahimè i cerchi graduati piccoli e poco
leggibili. Purtroppo per questo strumento la montatura in questione è
sottodimensionata e con essa anche il treppiede in alluminio.
Apprezzabilissima è la
compatibilità di questa montatura con numerosissimi accessori del catalogo
Celestron e Vixen; cannocchiali polari, motorizzazioni, computers di puntamento
passivi (Advanced Astro Master e Stellar Guide) ed automatici (Sky Sensor2000).
LA
PROVA SUL CAMPO
Le
osservazioni di prova si sono svolte la sera del 26-11-00
Condizioni
meteo: sereno
Vento:
trascurabile
Temperatura:
+ 4°C
Trasparenza:
ottima
Seeing (Antoniadi): III/IV (mediocre)
Sfericità:
minima
Cromatismo
evidente
Coma
non rilevato
Astigmatismo
minimo
Tensionamenti non rilevati
Lo star test ha evidenziato un
leggero astigmatismo che in un primo momento ho creduto fosse il mio…
Poi ho visto che non “ruotava” insieme al mio occhio; fortunatamente
non influisce in modo deleterio sulle immagini; irrilevanti, ad eccezione del
cromatismo, gli effetti delle altre aberrazioni.
Testando la stabilità della
montatura si incontrano gli unici veri guai del CR150; nonostante la buona
costruzione di quest’ultima versione della CG5, lo strumento da sostenere è
oltre il limite, non tanto per il peso (attorno ai 9 Kg con cercatore, diagonale
e oculare di serie) che rientra nel "range" dei 10 Kg di portata max
dichiarata, ma per il notevole braccio di leva. Lo strumento vibra ad ogni
operazione di messa a fuoco e quando si opera ad alto ingrandimento è
sufficiente un alito di vento per causare un’oscillazione percettibile. Quasi
non si riesce a determinare un tempo di smorzamento.
La causa principale
dell’instabilità meccanica è da ricercarsi nel treppiede troppo leggero che,
viste le dimensioni del telescopio, è costretto ad operare alla max.
estensione; già pesantemente criticato a suo tempo durante la prova del
Celestron G-9 ¼, con questo “cannone” da sostenere giunge rapidamente al
tracollo flettendosi “alla grande” sotto il peso della strumentazione.
Mi torna in mente una frase
tratta da un vecchio articolo apparso sulla rivista Motociclismo, scritto dal
grande Nico Cereghini (i motociclisti lo conoscono bene...) in occasione di una
prova comparativa. “In questi anni sono
stati fatti passi da gigante; pensate a com’erano le moto sportive degli anni
80: avevano motori potentissimi ma i telai e le sospensioni facevano spesso
dubitare sulla lucidità mentale dei progettisti!!”
Spero di non essere stato
troppo severo…
LUNA
Purtroppo è Luna nuova!
Niente osservazioni…
STELLE
DOPPIE:
Sinceramente non ne abbiamo
osservate molte: bella zeta Orionis brillantemente separata.
FONDO
CIELO
Qui si inizia ad aprire le
ostilità con l’osservazione dei campi stellari del Cigno e lo spettacolo è
assicurato; all’oculare PL32 (37x e 1.3° di campo) scorrono centinaia di
stelline ben puntiformi, segno che i tecnici cinesi hanno realizzato un buon
obiettivo. Si apprezza poi tantissimo la presenza del cercatore di generoso
diametro (50mm).
Con questa configurazione
abbiamo apprezzato diversi ammassi aperti come M35, M38, M41 H e Chi del Perseo
e per finire le Pleiadi.
Suggestiva è stata la visione
di 2 nebulose planetarie in prima serata; M57 e M27 utilizzando un oculare
SP12.4 (97x) ed un filtro OIII.
Per quanto riguarda gli
ammassi globulari ci siamo dovuti accontentare di M15.
E’ stata inoltre osservata
M31 ma il suo enorme diametro angolare richiede ben altri oculari (magari un SWA
o un Panoptic di lunga focale) per essere osservata in tutto il suo splendore.
Di tutt’altra pasta M42,
mozzafiato!
Non è azzardato affermare che
in questo genere di osservazioni il nostro tubone ha ben poco da invidiare agli
SC da 20cm, che forse riusciranno a dare qualcosa in più per via del diametro
maggiore ma la puntiformità delle stelline minute che offre il CR150 è di rara
soddisfazione…
GIOVE
E SATURNO
Iniziamo da Saturno che
sorgendo prima è leggermente più alto sull’orizzonte rispetto a Giove.
Purtroppo il seeing non è dei
migliori; il vento il quota fa traballare parecchio le immagini ad alto
ingrandimento.
Il pianeta inanellato brilla
sornione nel vasto campo abbracciato dal PL20 di serie (60x): subito evidenti i
giochi d’ombra tra globo ed anelli, la divisione di Cassini ed una banda
equatoriale; non fastidioso il cromatismo residuo.
Con un OR6 (200x) si inizia a
dar fondo alle riserve ottiche del CR, il quale ci ricambia offrendoci
inaspettatamente un’ottima immagine: sul globo si iniziano a scomporre le
varie componenti della banda equatoriale e altrettanto nettamente la zona
polare; ben visibili l’anello C alle anse e l’anello Velo, fallito il
tentativo di osservare la divisione di Encke anche usando filtri, anche a causa
dell'ingrandimento troppo basso (non abbiamo ne una Barlow né un oculare più
corto del 6mm) oltre al seeing capriccioso della serata.
Localizzati alcuni satelliti.
Passando a Giove risulta più
evidente l’aberrazione cromatica; il disco del pianeta (un po’ colorito…)
e circondato da un alone violaceo che però non penalizza granchè le
osservazioni.
Le immagini migliori le
abbiamo ottenute con l’OR6 e un filtro #80A (azzurro): “tagliato” il
cromatismo erano evidenti parecchi dettagli, dalle scurissime bande divide in
diversi segmenti oltre che a 3 bande temperate Nord e ad alcuni pennacchi chiari
all’equatore. Anche per Giove avremmo gradito più “motore” (penso che
300x in buone condizioni di stabilità atmosferiche li avrebbe retti come
niente).
NOIE
E INCONVENIENTI
·
E’ stata rilevata una forte instabilità del
treppiede che in un primo momento si pensava derivasse dal fatto che lo stesso
operava alla massima altezza; contrariamente alle previsioni la stabilità non
è aumentata con l’abbassamento delle gambe.
·
Con l’abbassamento delle temperature durante la
notte (si sono toccati i 4°C) i movimenti della montatura si sono parecchio
induriti; probabilmente durante l’assemblaggio è stato usato del lubrificante
non idoneo.
Nel giudicare questo
telescopio mi sono trovato di fronte ad un paradosso:
·
date le dimensioni è uno strumento consigliabile
per una postazione fissa ma su Luna (credo…) e Pianeti non mi sembra in grado
di fare la differenza che ci si aspetterebbe da un rifrattore da 15cm;
·
è risultato ottimo per le osservazioni deep-sky,
decisamente superiore alle aspettative, ma a causa dell’ingombro è
difficilmente trasportabile (o station-wagon dipendente…).
Facendo un’analisi tecnica
il telescopio va bene (i detrattori dei telescopi cinesi sono avvertiti!) a
patto di liberarsi immediatamente del sottodimensionato treppiede di serie in
favore di qualsiasi altro all’altezza della situazione (Auriga TriPlus, Baader
AHT oppure una colonnina metallica se si volesse spendere meno…).
La cifra richiesta (L.
2.700.000) è più che concorrenziale e allineata con i modelli analoghi
commercializzati sotto altri marchi, anche considerando un sovrapprezzo di mezzo
milione per i motori ed un’ulteriore esborso per un corredo di oculari.
I difetti non sono però
trascurabili: il cromatismo è una realtà di fatto e l’ingombro è
spropositato; in definitiva per avere le prestazioni prossime e quelle di uno SC
da 200mm si ha a che fare con uno strumento grande 10 volte tanto (ad un prezzo
inferiore però).
E’ infine assolutamente
fuori luogo ogni paragone con i rifrattori apocromatici di pari apertura, che
però costano come il CR con in più uno zero!
L’unica vera spina nel
fianco del CR150HD è rappresentata dalle versioni base degli SC americani (Meade
8” LXD300/Celestron G8) dal costo pressochè equivalente ma con qualcosina in
più in quanto a prestazioni globali; de gustibus…
Dati
anagrafici
Costruttore:
Celestron Instruments, Torrance, CA USA; il modello in questione è
costruito
nella
Repubblica Popolare Cinese
Modello:
CR150 HD
Prezzo:
L. 2.700.000
Importatore per l’Italia:
Auriga S.p.A. Milano
Diametro:
150 mm
Lunghezza focale:
1200 (f/8)
Montatura:
Equatoriale alla
tedesca CG-5
Peso tubo ottico:
8.2 Kg
Pregi
Estetica imponente
Potenzialità ottiche
Rapporto prezzo/prestazioni
Cercatore 9x50mm
Focheggiatore funzionale
Difetti
Ingombro elevato
Instabilità treppiede
Aberrazione cromatica
avvertibile
Scarsa dotazione accessori