Rifrattore apocromatico Polarex Unitron ECT Compact; come ti "piego" un rifrattore!

 

Ecco come si presentava questo originalissimo rifrattore (l'esemplare in foto è il modello da 102mm), qui immortalato in una recente ripresa accessoriato con l'allora in voga schermo di proiezione solare.


L'introduzione

Si, avete letto bene! Si tratta di un rifrattore piegato. Parecchi anni or sono il rifrattore acromatico di una certa qualità era considerato il punto di arrivo di tutti gli astrofili appassionati di osservazioni ad alta risoluzione; l'ottica non ostruita e la bassissima sensibilità alla turbolenza atmosferica ne facevano un vero e proprio cavallo di battaglia, a scapito di riflettori di diametro ben più generoso ma perennemente "tremolanti" nelle immagini. Purtroppo questi strumenti per funzionare come si deve hanno bisogno di un rapporto di apertura molto "disteso", f/15 ed oltre, pena la comparsa dello spettro secondario e non occorre certo essere un genio per intuire che un telescopio siffatto presenta un tubo lunghissimo che diventa una cosa sempre più spropositata mano a mano che si aumenta il diametro. Numeri alla mano un 80mm ha una lunghezza prossima al metro e 20 cm mentre un 100mm arriva comodamente al metro e mezzo! Un cannone simile inizia ad avere esigenze di postazione fissa e - peggio - di una montatura che permetta osservazioni ad alto ingrandimento senza vibrare come un frullatore.

Detto questo, un allora celebre fabbricante giapponese - la Polarex-Unitron - pensò di realizzare un rifrattore contenente nel tubo 2 specchi piani che costringessero il cammino ottico a percorrere una specie di "Z" ottenendo un tubo poco più lungo di un terzo rispetto a un classico rifrattore di pari focale; ecco qui sotto lo schema ottico:

Va detto che il Compact era disponibile in 2 diametri, 75 e 102mm ed era uno strumento di altissima categoria, così come la maggior parte dei rifrattori prodotti dalla Polarex. Spiccava l'accessoristica di prim'ordine come il fuocheggiatore da 31,8mm (allora furoreggiavano quelli "piccoli" da 24,5mm), il cercatore ad immagine raddrizzata e la montatura motorizzata, oltre che una marea di accessori disponibili come i celeberrimi oculari Polarex ortoscopici, visori binoculari, adattatori fotografici di tutti i tipi e altro ancora.

I pro e i contro

In primis non si può non dire che il più "pesante" dei PRO è la trasportabilità, un bene allora assolutamente sconosciuto nel mondo dei rifrattori f/15 di un certo diametro; in secondo luogo (ma non meno importante!!) è la riduzione del braccio di leva per cui meno oscillazioni e vibrazioni, tanto lavoro in meno per la montatura!

Per contro lo schema ottico era leggermente più complesso per via dei 2 specchi che comunque qualcosina assorbono in termini di luce; strumentalmente parlando dovrebbe rendere meno di un rifrattore "lungo" equipaggiato con la stessa ottica.

Inoltre il cammino ottico attraversa per ben 3 volte l'interno del tubo, con lo svantaggio di subire maggiormente gli effetti del "cool down" e delle variazioni di temperatura del tubo stesso durante le osservazioni.

Dulcis in fundo può manifestare curiosità il parlare di collimazione degli specchi se si ha un rifrattore, no?

Le ragioni di un insuccesso

Purtroppo uno strumento così valido e rivoluzionario arrivò troppo tardi sul mercato, ossia quando la sorte dei rifrattori apocromatici era già segnata e stavano già subendo pesantemente l'avanzare dei riflettori e delle loro grosse aperture a prezzi più competitivi. I riflettori furono spinti oltremisura dalla propaganda spropositata esercitata dai "guru" dell'epoca riguardo il passaggio al perielio della Cometa di Halley (che avrebbe fatto sfigurare anche le propagande elettorali per il presidente USA...) che sarebbe avvenuto nel Marzo 1986,  la quale bollava di inservibilità gli strumenti a lenti dal lungo fuoco. Per finire il prezzo elevatissimo che anche nella storia remota ha sempre penalizzato i rifrattori nei confronti di qualsiasi strumento a specchio e catadiottrici vari; un Polarex Compact 102 completo di montatura motorizzata in AR, treppiede e una serie di oculari superava i 5 milioni di lire, una cifra esorbitante per l'epoca, che apriva la strada verso strumenti molto più grandi.

Oggi si calcola che i "Compact" esistenti in Italia siano inferiori a 10 e che il valore residuo sul mercato dell'usato sia rimasto molto alto proprio a causa delle sue soluzioni tecniche e della qualità elevatissima delle sue ottiche.

Qui sotto il Compact 102 ripreso per un'inserzione pubblicitaria su una rivista della prima metà degli anni 80 (i recapiti dell'importatore sono stati oscurati).


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