Test telescopio Meade 10” LX50


INTRODUZIONE:

Ho avuto l’occasione di poter testare un Meade SCT da 10” tipo LX50; sebbene sia fuori produzione è reperibile nel mercato dell’usato e rappresenta una buona opportunità per “saltare” nel mondo delle grosse aperture. Purtroppo il test è stato un po’ il frutto di un’improvvisata e non è molto completo, in quanto il freddo ha avuto la meglio su di noi in tempi relativamente brevi… 

ASPETTO ESTERNO:

L’aspetto di questo strumento è abbastanza imponente; l’apertura è solamente di 5 centimetri maggiore rispetto agli strapopolari SCT da 8” ma le dimensioni (evidentemente…) non sono proporzionali a questo incremento.

Il tubo ottico sembra molto robusto e sia per la cella portalastra che per la culatta non sembra si sia fatta economia di alluminio; lo stesso dicasi per la forcella, molto ben dimensionata.

Lo strumento provato era equipaggiato con la testa equatoriale standard, un modello non importato in Italia (è praticamente identica alla testa equatoriale dei modelli da 8” ma più robusta) in quanto la Focas s.r.l. commercializzava questo modello con la ben più possente (e costosa) Superwedge.

Il treppiede è il classico Meade da campo, con gambe estensibili in acciaio; si tratta di un’unità eccellente ma leggermente sottodimensionata per uno strumento di tale mole.

A corredo dello strumento vi è un cercatore 8x50mm, il visual back da 31,75mm, il prisma diagonale e un oculare PL25; il manuale di uso originale è in inglese ma contiene anche una copia dello stesso tradotto in italiano. 

OTTICA:

L’ottica ricalca le orme del classico schema ottico Schmidt-Cassegrain, che ha reso celebri nel mondo un paio di costruttori americani.

Lo specchio primario (in Pyrex ricotto), di ben 267mm svolge il compito di “parte mobile” per l’esecuzione della messa a fuoco, la lastra correttrice (da 254mm di diametro, splendidamente trattata EMC) è serrata in cella tramite un anello in materiale plastico bloccato da 8 viti e lo specchio secondario è registrabile.

L’ostruzione è pari a 0,37.

Curiosamente il peso del solo tubo ottico (15Kg) è maggiore dei corrispettivi Celestron da 9 ¼” e da 11”. L’annerimento dell’interno del tubo è molto ben realizzato e inoltre il paraluce cilindrico al centro presenta un diaframma di contrasto.

Il fuocheggiatore è del tipo a manopola di retrazione che agisce direttamente sullo specchio primario.

Più che buono il cercatore. 

MONTATURA:

Se si parla della forcella direi che è piacevolmente sovradimensionata (gli stampi sono i medesimi dell’LX200), molto robusta con movimenti fluidi senza incertezze; i cerchi graduati poi sono uno spasso!

La testa equatoriale standard (equipaggiata di movimenti fini di stazionamento polare) è invece un po’ al limite, così come il treppiede; con questa configurazione, dando il classico colpo sul tubo, le vibrazioni vengono smorzate mediamente in 4-5 secondi.

Il movimento fine il declinazione, contrariamente a quanto accade sugli LX200, è basato su un braccio tangente incorporato nella parte destra della forcella.

I guai di questa montatura non sono comunque di natura meccanica ma elettronica, infatti il software che gestisce i motori è a dir poco bizzarro.

Una volta acceso il pannello, il motore in AR inizia a funzionare e fin qui nessun problema, ma qualora ci sia la necessità di apportare una correzione agendo sulla pulsantiera, la logica della CPU apporta automaticamente (!!!) una correzione nella direzione opposta una volta rilasciato il pulsante.

Capirete dunque che praticare astrofotografia a lunga posa con questo strumento è impresa assai ardua, considerata anche la lunga focale dello strumento.

Alcuni possessori dello strumento in oggetto hanno apportato una modifica con un integrato “upgradato” fornito gratuitamente dalla Casa madre, risolvendo il problema. 

LA PROVA SUL CAMPO 

Le osservazioni di prova si sono svolte il 11-01-02: 

Temperatura: -6°C

Trasparenza: Discreta

Seeing: I (Eccellente)

Vento: Assente 

STAR TEST 

Per lo star test sono state osservate a 500x (oculare PL5mm) alcune stelle dell’Auriga 

Lo star test ha stabilito che si tratta di un’ottica buona che offre immagini stellari certamente decorose.

La figura di Airy appare ben nitida con l’anello interno leggermente marcato, sintomo di una leggera aberrazione sferica che all’atto pratico non compromette le immagini.

L’ottica è un po’ “lunga” come termostabilizzazione in quanto richiede un’ora ed oltre.

Che mi ha fatto un po’ dannare è il tanto temuto image-shift durante la messa a fuoco; sebbene non a livelli devastanti (come ho provato a vedere su un esemplare da 8”) può risultare fastidioso quando si usano oculari con campo limitato e forte ingrandimento. 

PROFONDO CIELO

Visto il rapporto di apertura (f/10) non si direbbe che questo Meade sia adatto all’osservazione degli oggetti del fondo cielo, invece è proprio vero il contrario! Non mi si fraintenda, le Pleiadi non ci staranno mai nello striminzito campo coperto e sconsiglio vivamente di praticare lo star-hopping, sempre se non vogliate mangiarvi il fegato.

Gli oggetti caratterizzati da un’estensione angolare non elevata sono una vera e propria manna per questo 10”.

Elenco un po’ una piccola carrellata di oggetti di facile osservazione anche dai foschi cieli padani: 

M67: Non molto spettacolare, si apprezza una buona puntiformità delle stelle.

M41: Come M67.

M44: E’ una fonte di sofferenza, meglio passare ad altro…

M35: Un po’ meglio ma la musica non cambia, è un oggetto troppo ampio.

M65 e 66: Belle le 2 galassie del Leone (sebbene ancora un po’ bassa), la differenza rispetto ad un 8” è quasi abissale; si intravedono diversi dettagli delle strutture galattiche.

M78: Bella, specie col filtro Deep-sky.

M42: la nebulosità è molto ampia, la visione del trapezio è convincente; la quinta stellina si scorge abbastanza facilmente.

Eskimo Nebula: Molto bella, anche qui è evidente la superiorità nei confronti di un 8”. 

GIOVE

Il 10” Meade offre un’immagine molto luminosa di Giove e ben dettagliata.

Il contrasto non è ai massimi livelli, si scorge un alone circonda il disco planetario, tuttavia la grande apertura apre all’osservazione un mondo “a colori”! Proprio i colori dei dettagli gioviani mi hanno colpito maggiormente durante questo test; la MR si staglia debolmente rosata dal resto della SEB che passa dal bruno al color nocciola, con le sfumature dei pennacchi che sembrano galleggiare sulle zone più chiare, di un piacevolmente definito giallo ocra.

Notevole il contrasto cromatico della NEB, di un marrone-rossiccio molto carico, dalla quale si staccano parecchi dettagli anche fini, che metterebbero a dura prova anche il più smaliziato dei disegnatori planetari.

Per le osservazioni ho utilizzato un SP12,4mm (202x) e un LV-W8 (313x).

Da rimarcare che il seeing eccellente ha contribuito non poco al buon esito delle osservazioni. 

SATURNO

In parte si è ripetuto quanto accaduto con Giove, qui a fare colpo sono stati gli anelli; vi farò una descrizione partendo dall’esterno all’interno di questa celeberrima struttura:

l’anello A è chiaramente suddiviso in 2 componenti e la lacuna di Encke (sebbene con impegno notevole) è visibile alle anse. La divisione di Cassini è molto evidente lungo tutto il periplo degli anelli, l’anello B appare di un bianco incredibilmente candido, il quale scema progressivamente in un grigio-marrone avvicinandosi al globo (anello C).

Oltre l’anello C si intravede un ultimo anello poco più che trasparente, più chiaro che il fondocielo presente vicino al globo.

Sul globo svetta la regione polare (di un tono grigio un po’ freddo), oltre alle bande temperate Sud, alla zona equatoriale (chiarissima) e la EB, molto più evidente che nei modelle da 8”, specie con un filtro giallo. 

LUNA:

Era quasi Luna nuova, niente osservazioni. 

CONCLUSIONI

L’ottica va molto bene, perlomeno quella dell’esemplare testato era molto soddisfacente, la parte meccanica della montatura è ugualmente buona, peccato quel pasticcio sull’elettronica che relega questo buon strumento su un piano inferiore a ciò che gli aspetterebbe.

Tuttavia se lo si trovasse ad un prezzo convincente potrebbe essere un’occasione per possedere una gran bell’apertura! 

Dati anagrafici

Pregi

Difetti


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