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Pirati/Pirati
del Mondo
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PIRATI DEL MONDO
di Danilo Puce
(Iena)
I
BUCANIERI
Nel 1603 il re inglese Giacomo I aprì un
capitolo sanguinoso nella storia del mar delle Antille.
Per porre fine al caos causato dai saccheggi nei Caraibi,
ritirò tutte le lettere di marca, provocando conseguenze disastrose.
I bucanieri, originariamente semplici cacciatori dell'isola di Hispaniola, si unirono in bande senza legge e
sostituirono i corsari, dopo che gli Spagnoli ebbero distrutto i loro
insediamenti, cominciarono ad attaccare prima piccole navi spagnole per
poi cercare prede sempre più grosse, pregiudicati, fuorilegge, schiavi
fuggiti, s’unirono ai bucanieri ubbidendo alle loro leggi e sottostando
alla ferrea e crudele disciplina imposta dai capi.
Alcuni tuttavia, come Henry Morgan, combatterono per
conquistare fama e gloria e divennero degli eroi.
In origine i bucanieri vivevano fornendo carne, grasso
e pelli alle navi di passaggio, catturavano il bestiame che si era
riprodotto rapidamente dopo che i conquistatori spagnoli avevano lasciato
l'isola di Hispaniola. François
L'Ollonnais, il più crudele tra i bucanieri, seminò il terrore tra gli spagnoli, temendo la crudeltà delle
sue torture, le vittime preferivano morire piuttosto che cadere
nelle sue mani.
Nelle pericolose acque dei Caraibi, la vita
aveva poco valore e la tortura dei prigionieri era una pratica comune,
tanto che la crudeltà dei bucanieri divenne leggendaria.
L'Ollonnais, torturava le sue vittime con
macabra originalità. Rock Braziliano, prese
questo soprannome a causa del suo lungo esilio in Brasile, era un
ubriacone pazzo e brutale e odiava gli spagnoli.
Bartholomew Portugues,
ingegnoso e audace, razziava bottini favolosi per perderli qualche giorno
dopo, anche se non sapeva nuotare, riuscì a scappare da una nave-prigione
raggiungendo la riva grazie a degli otri da vino che usò come
galleggianti.
Sir Henry Morgan, gallese (1635-1688), aveva innate capacità di
comando, probabilmente era crudele quanto gli altri bucanieri, ma i suoi
audaci attacchi ai possedimenti spagnoli, sopratutto a Panamà, gli valsero la nomina a baronetto inglese, e
il titolo di governatore della Giamaica. Saccheggiò le colonie spagnole
senza nessuna pietà.
Nel 1688 i suoi 800 uomini sconfissero la guarnigione
d’El Puerto del
Principe a Cuba, costrinsero gli uomini della città ad arrendersi,
minacciando ritorsioni su donne e bambini tenuti in ostaggio nelle
chiese, la gente moriva di fame, mentre gli uomini di Morgan
depredavano le abitazioni.
Per difendersi, fondarono la "fratellanza della costa" e alcuni
di loro si trasferirono a Tortuga, da dove potevano attaccare più
facilmente le navi spagnole.
Più tardi, l'arrivo di guarnigioni francesi disperse
i membri della Fratellanza verso isolette di Île-à-Vache
e Saona.
I CORSARI AMERICANI
La rivoluzione americana (1775-1783) mostrò il potere dei corsari come
poche altre guerre aveva fatto nei secoli
precedenti.
La piccola Marina Continentale americana combatté i dominatori inglesi
con sole 34 navi, ma una flotta di navi corsare,
tredici volte superiore per numero, attaccò i mercantili inglesi,
ostacolandone il commercio.
Dopo l'indipendenza, quando nel 1812 scoppiò una nuova guerra con
l'Inghilterra, la giovane nazione degli Stati Uniti d'America utilizzò i
corsari per aumentare, ancora una volta, le potenzialità della propria
marina, ma le navi veloci non furono più così efficaci come nei giorni in cui avevano assicurato la
libertà alla loro nazione.
Leggendario in America per le sue azioni in mare, John
Paul Jones si meritò,
in terra britannica dove era nato, l'appellativo di "pirata"
per le sue audaci scorrerie nelle terre costiere inglesi, ne pirata, né
corsaro,John Paul Jones, nato in Scozia
nel 1747, apprendista in mare su una nave negriera, scappò dai Caraibi per evitare un'accusa d’omicidio, la sua
carriera nella Marina Continentale cominciò nel 1775, e le sue imprese
temerarie, nei sei anni successivi, fecero di lui un eroe nazionale
americano, morì nel 1792.
Nella battaglia che ne consacrò la fama, affiancò la sua nave ad una
cannoniera inglese, sino a fonderle in un corpo unico, i cannoni inglesi
quasi affondarono il suo vascello, ma Jones
ignorò la richiesta di arrendersi con le parole: “Non ho ancora
cominciato a combattere!”, tre ore più tardi gl’inglesi si arresero.
I corsari americani che si facevano costruire navi agili e veloci,
preferivano le golette con la vela di gabbia, queste navi piccole ma
molto veloci avevano due alberi: il trinchetto era più basso dell'albero
di maestra, con il vento in poppa, se si alzava una vela quadra in cima
sull'albero di trinchetto, si aumentava notevolmente la velocità.
Jean Lafitte (circa
1780- circa 1826) nato a Haiti, pirata, corsaro, negriero e
contrabbandiere, con suo fratello Pierre
comandavano una banda, che nel 1807 controllava circa un decimo, di tutti
i lavori della città di New Orleans.
Dichiarato fuorilegge per contrabbando di schiavi, Jean
ottenne la grazia per aver difeso la città da un attacco inglese nella
guerra del 1812.
Gli attacchi pirateschi di Lafitte erano
indirizzati sopratutto contro navi spagnole nel Golfo del Messico,
sosteneva la legittimità di tali attacchi, esibendo lettere di marca, ma
depredava anche navi americane e dalla sua roccaforte a Barataria Bay, presso New Orleans, dirigeva segretamente
anche il commercio degli schiavi.
I PIRATI DELL’OCEANO INDIANO
Quando il ricco raccolto del mar delle
Antille cominciò a scarseggiare, molti pirati si spostarono ad oriente,
nelle acque dell'Oceano Indiano, attirati dalle flotte del tesoro dei
principi indiani e dalle grandi navi mercantili delle Compagnie delle
Indie Orientali, olandesi, francesi e inglesi, molti pirati trovarono un
rifugio sicuro in Madagascar, la grande isola al largo delle coste
orientali dell'Africa, si trovava nella posizione ideale per controllare
le rotte commerciali per le Indie e i pellegrinaggi dei Musulmani verso
la Mecca, i pirati accumularono ben presto incredibili ricchezze e alcuni
di loro, come Kidd e Avery,
diventarono personaggi leggendari.
Dopo aver doppiato il Capo di Buona Speranza, le navi europee per recarsi
in India ed in Cina, potevano scegliere tra due rotte,
entrambe passavano a poche miglia di distanza dal Madagascar, covo
dei pirati, nel viaggio verso l'Asia erano carichi d'oro e d'argento, in
quello di ritorno trasportavano porcellane cinesi, sete e spezie, gli East Indiament (grandi navi
a vela usate dalle Compagnie delle Indie, con armamento da 16 a 20
cannoni, che nei secoli XVII e XVIII facevano la spola tra l'Europa e
l'Asia) erano le prede favorite dei pirati.
D’origine scozzese, William Kidd (1645-1701)
era un uomo d'affari di New York inviato nell'Oceano Indiano per dare la
caccia ai pirati, primo fra tutti Avery,
tuttavia, convinto dall'equipaggio corrotto, commise parecchi atti di
pirateria, e al suo ritorno fu giudicato e impiccato.
Il pirata inglese Henry Avery
(circa 1665-1728) divenne famoso per aver catturato la nave del Moghul indiano, la Gang-i-Sawai, che trasportava pellegrini e
tesori da Surat alla Mecca, il trattamento
brutale che riservò ai passeggeri scatenò l'ira del Moghul,
che chiese un indennizzo alle autorità inglesi.
Il pirata americano Thomas Tew
faceva la spola tra l'America settentrionale e l'oceano Indiano,
ritornando sempre con un buon bottino, in America era considerato una
celebrità, fu ucciso in una spedizione con Avery
nel 1696.
Alla fine del XVII secolo, i pirati, costruirono
una roccaforte sulla vicina isola di Santie-Marie,
facilmente difendibile in caso d’attacco.
Quando i pirati catturavano una nave, spesso trovavano un carico d’umana
sofferenza, nelle stive buie si accalcavano centinaia di schiavi africani
diretti alle colonie americane.
Nel XVII e XVIII secolo, la tratta degli schiavi era un affare
redditizio: gli schiavi erano rivenduti in America a 10 o anche a 15
volte il prezzo pagato in Africa, questi grossi profitti attiravano i
pirati, che divennero a loro volta negrieri,
oppure vendevano per proprio conto il carico di schiavi catturati in
mare, alcuni si alternavano fra le occupazioni di negriero.
Corsaro e pirata, John Hawkins
(1532-1595) fu il primo corsaro inglese a rendersi conto che il commercio
degli schiavi rappresentava un affare redditizio, nel 1562 fece il primo
di tre viaggi come negriero, dall'Inghilterra all'Africa occidentale,
dove imbarcò 300 schiavi, si diresse poi ai Caraibi
dove vendette il suo carico umano nell'isola di Hispaniola.
Le navi negriere partivano dall'Inghilterra o dall'America con un carico
di merci di poco valore, i negrieri europei acquistavano gli schiavi dai
capi tribù africani, in cambio di braccialetti di ferro, ottone, rame,
usati come moneta nell'Africa occidentale, e
qualche fucile e polvere da sparo, poi salpavano verso i Caraibi questa parte del viaggio era chiamata
"il passaggio di mezzo".
Sulle isole come Giamaica gli schiavi erano barattati con zucchero,
melassa o legname, che venivano imbarcati per il viaggio di ritorno, così
ogni fase del viaggio, assicurava un profitto.
I marinai di una nave negriera vivevano con la paura costante di una
rivolta degli schiavi, molto più numerosi di loro, pertanto qualsiasi
accenno di ribellione era represso selvaggiamente, durante la
navigazione, non vi erano misure igieniche, e le malattie si diffondevano
rapidamente, e la mortalità era alta, a volte i morti rimanevano
incatenati accanto ai vivi per giorni interi.
A bordo delle navi gli schiavi erano tenuti in ceppi, per impedire
ribellioni o suicidi, gli unici modi per sfuggire agli orrori della
stiva, questo significava che gli schiavi non potevano collaborare alla
difesa in caso d’attacco d’altre navi pirata.
I capitani dei Caraibi accettavano a bordo gli
schiavi fuggiti, che a volte rappresentavano più di un terzo
dell'equipaggio, imbarcarsi su una nave era una scelta allettante, se
paragonata alle sofferenze della schiavitù.
Il pirata inglese Bartholomew Roberts (1682-1722), catturò a Whydah, nell'Africa occidentale, 11 navi negriere, Roberts aveva cominciato la sua carriera nel
1719, caricando schiavi in una postazione commerciale.
L'Inghilterra abolì la schiavitù nel 1833 e gli Stati Uniti d'America la
seguirono 30 anni più tardi
DANILO
PUCE (IENA)
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