IL KAPOK NELLA SOMALIA ITALIANA

Articolo di Armando Maugini pubblicato su "Rivista delle Colonie Italiane" a cura del Ministero delle Colonie. Anno II - Numero 1 - Genn - Febb 1928 - VI

(Articolo originale)

Tra le piante introdotte nella Somalia Italiana dal compianto dottor Romolo Onor, va ricordato il Kapok (Triodendron  anfractuosum).
               I primi semi, provenienti dall'allora Africa Orientale Tedesca, vi giunsero nel 1911 e furono seminati nel vivaio di Caitoi. Successivamente su questa, come su numerose altre specie vegetali, l'Onor compì a Cenale una diligente sperimentazione, i cui principali risultati furono, molti anni dopo, raccolti nel volume sulla Somalia Italiana (Dott. ROMOLO ONOR, La Somalia Italiana. Esame critico dei problemi di economia rurale e di politica economica della Colonia. Torino. Fratelli Bocca. 1925. ) dell'editore Bocca.
               Un periodo sperimentale troppo breve non potè consentire al valoroso consulente del locale Governo per le opere agrarie, di esprimere giudizi definitivi sull'avvenire di questa coltura nell'ambiente economico agrario della Somalia. Ma egli mise chiaramente in evidenza, insieme ai grandi pregi della pianta, i cui prodotti, fibre e semi oleosi, sono sempre maggiormente richiesti, anche i difetti e i punti ancora oscuri.
               Sovratutto la necessità di irrigare le colture, perchè << il kapok resiste bene all'asciutto quando sia fortemente attecchito, ma per crescere rapidamente ha gran bisogno d'acqua irrigua >>. Per concludere, dopo avere affermato che il kapok potrà eventualmente diffondersi soltanto nell'azienda irrigua, l'Onor afferma: <<    Se i prezzi del . kapok, com'è probabile, si manterranno elevati, la coltura di esso può tornare di notevole  profitto. È inoltre da considerare che le condizioni di ombra e di umidità da esso prodotte possono forse creare la possibilità di coltivazione  del cacao >>.
         Le colture di kapok di Cenale presentano oggi grande sviluppo, specialmente nelle zone prossime al fiume; ma questo loro aspetto non  deve essere confuso con la possibilità e la convenienza economica di estendere la coltura. lo ignoro se le piantagioni sperimentali di Genale abbiano consentito una serie di metodici rilievi tecnici ed economici; e se quindi lo studio della coltura del kapok abbia realmente progredito nel periodo successivo .alla morte dell'Onoro Bisogna augurarsi che alla raccolta degli elementi relativi allo studio biologico del kapok, al suo adattamento nell 'ambiente somalo, alla sua resistenza alla siccità, ai rendimenti in fibra e in seme, all'isolamento delle varietà più pregevoli per le loro caratteristiche e produttività, ecc., sia attribuita una certa importanza dai servizi tecnico-agrari locali, oggi che a Genale sta sorgendo un vastissimo centro di bonifica agraria.
               Finora, però, il kapok si è diffuso assai scarsamente nella Somalia. La Società Agricola Italo-Somala particolarmente (Dott. GIUSEPPE SCASSELLATI-SFORZOLINI, La Società Agricola Italo-Somala in Somalia Istituto Agricolo Coloniale Italiano, Firenze, n. 12, Relazioni e Monografie Agrario-Coloniali. ) ne ha piantate alcune migliaia di esemplari lungo i canali principali, ma anche in questo caso non può parlarsi di vere colture. Si ricorre a questa specie, un po' da tutti, come pianta da ombra, da ornamento, anche da frangivento qualche volta, nonostante le mediocri qualità del kapok a questo riguardo. Non esistono esempi di coltivazioni industriali.
Qualcosa di simile del resto potrebbe ripetersi per tutta l'Africa Orientale, dove il kapok è pianta molto diffusa, ma raramente coltivata su superfici importanti.

               
Esemplari di Kapok al Villaggio Duca degli Abruzzi (Somalia Italiana)
Viale di kapok nella baia di Porto Amelia (Africa Orientale Portoghese)

La coltivazione del kapok ha una grande importanza nelle Indie Neerlandesi (YVES HENRY, La culture du Kapokier et la préparation du kapok à Jaua, in Bulletin économique de l'Indochine, 1927, n. 187. ). A Giava, cui si deve il 95 % circa della totale esportazione, il kapok è molto coltivato nelle aziende agrarie indigene e solo il 9-10 % si deve ad imprese europee. Nel 1925 la superficie delle coltivazioni specializzate era del 22 % rispetto alla superficie complessiva delle colture; il rimanente era costituito da piantagioni consociate al caffè, al cacao e ad altre piante.
         La produzione, è andata gradualmente aumentando e l'area delle colture è tuttora in continuo incremento.

1900 ….......         tonn.      4.000
1910 ….......         >>           8.300
1920 ….......         >>           12.110
1925 ….......         >>           17.500

         A Giava il kapok si coltiva nella regione costiera del Nord e nel centro dell'isola, dove si ha una lunga stagione secca con una piovosità annuale che si aggira fra i 2000 e i 3500 mm., in terre lateritiche o vulcaniche; mentre in quelle argillose il kapok cresce meno bene. La moltiplicazione si fa generalmente per seme in vivaio. A dimora le pianti ne si mettono a distanze variabili da 6 a 8 metri; a seconda che si tratti di coltura specializzata o consociata a caffè, cacao, ecc.
               Una sensibile produzione comincia al quinto anno. Si hanno tre o quattro fioriture annuali, ad intervalli di quindici o venti giorni. La produzione maggiore deriva generalmente dalle due prime fioriture, sovratutto dalla seconda. La raccolta si fa due volte, o tre, e richiede una mano d'opera abbondante e addestrata. A Giava essa si affida, con speciali contratti, a squadre di uomini e di donne. Quanto maggiore è lo sviluppo degli alberi e la distanza fra di essi, tanto più penosa diviene la raccolta delle capsule.
               Nelle colture specializzate il rendimento del kapok oscilla, a Giava, da 250 a 425 kg, di fibra e da 500-850 kg, di seme per ettaro; la produzione è presso a poco costante a partire da 12-18 anni di età della piantagione.
                Cure speciali richiedono le operazioni di essiccamento del prodotto e di separazione della fibra.
               Il kapok, in balle del peso medio di 100 kg. di fibra, è esportato dai porti di Semarang, Soerabaya e Batavia.

Viali di kapok a Genale (Somalia Italiana)
Una piantagione di kapok a Genale (Somalia Italiana)

Quali sono le prospettive per questa coltura?
               L'impiego della fibra del kapok va sempre più diffondendosi, non solo come materiale da riempimento e da galleggiamento, ma come tessile. Da lungo tempo l'industria circa di utilizzare le fibre del kapok; ma ora sembra si siano raggiunti progressi veramente notevoli. È certo, ad ogni modo; che di questa coltura, . fino ad oggi piuttosto trascurata e localizzata, si va parlando con interesse crescente negli ambienti coloniali; per cui non è improbabile si possa presto assistere ad un grande sviluppo delle coltivazioni di esso.
               Siamo dunque a questo punto: prospettive genericamente favorevoli, ma non ancora sicure, per un fortissimo incremento della coltura. Il che significa, per la Somalia Italiana, che non può certo ritenersi ambiente di elezione pel kapok, previsioni ancor più modeste ed incerte.
               Ma qui conviene ricordare un particolare aspetto del problema. È stato osservato in vari paesi, che una parte dei parassiti che attaccano le colture cotonarie, producendo annualmente perdite talora gravissime, vivono pure sul kapok, che appartiene del resto, com'è noto, alla medesima famiglia delle malvacee. La consociazione fra le due piante ed anche la loro vicinanza, può divenire quindi un serio pericolo, ed annullare o rendere meno efficaci, i vantaggi dei provvedimenti diretti alla protezione della coltura del cotone. Inutile, ad esempio, la distruzione delle piante, subito dopo la raccolta dei bioccoli, se i medesimi parassiti possono contemporaneamente proseguire il loro ciclo di sviluppo sulle piante di kapok.

Nel Congo Belga, dove l'Amministrazione sta facendo grandi sforzi per la diffusione del cotone, vi sono già ordinanze, che fanno obbligo di procedere alla distruzione delle piante di kapok, nelle regioni cotonarie.

               Anche nella Somalia questo problema merita di essere studiato attentamente, perchè proprio nelle due regioni cotonarie più importanti, al villaggio Duca degli Abruzzi e a Genale, il kapok è, più o meno, diffuso. A me sembra del resto, per concludere, che, a parte le eventuali decisioni circa gli esemplari attualmente esistenti, le benemerenze del kapok non siano tali da dovere diffondere ulteriormente questa specie, a meno che non si creda di potere pensare alla sua coltivazione industriale. Come pianta da ombra il kapok vale fino a certo punto, perchè proprio nei periodi nei quali maggior bisogno vi sarebbe di ombreggia mento, perde le foglie; ed anche per difesa dal vento, come pianta ornamentale, da viale, da giardino, ecc., può essere vantaggiosamente sostituita con altre specie arboree. Sarà quindi opportuno studiare il kapok, come coltura industriale, se i risultati finora ottenuti autorizzano a sperar bene; ma rinunziare intanto alla sua diffusione, specialmente nei centri cotonari.
Se l'indagine degli studiosi, poi, confermerà che kapok e cotone anche nella Somalia hanno i medesimi parassiti, bisognerà adottare i necessari provvedimenti.

ARMANDO MAUGINI