Lo Scoutismo di oggi … riflessioni di un povero idiota ;)

 

 

Prendo spunto per iniziare questa mia riflessione da un articolo “preso” dalla rivista dei capi Agesci - "Proposta Educativa" del novembre 1992:

''Una riflessione sull’intera proposta scout degli ultimi anni è stata lanciata da Lele Rossi (sociologo, ex incaricato nazionale della branca R/S) ... Dopo aver analizzato i due modelli storici di scautismo, quello anglosassone ("uno scautismo per tutti, in cui tutti si possono ritrovare e che da tutti possa essere condiviso... uno scautismo da "scuola dell’obbligo") e quello franco - belga ("tendente alla formazione di personalità forti, significative... dei leader insomma, capaci con la propria testimonianza di far lievitare il contesto in cui si inseriscono ... uno scautismo di tipo selettivo"), egli conclude: "nell’attuale vita della nostra associazione ... a me pare che la tendenza vada ormai nel senso dello scautismo del primo tipo"... 

Anche lo scautismo, da sempre "espressione di frontiera" tra le diverse agenzie educative, pare oggi "teso all’omogeneizzazione, alla ricerca del consenso", preoccupato di misurare la propria forza "con il peso dei numeri degli associati o delle unità: 

abbiamo così realizzato uno scautismo sì di massa, ma perfettamente integrato, in nulla alternativo rispetto ai modelli sociali ed ecclesiali che vediamo e riconosciamo prevalenti. 

Rispetto allo scouting di B.-P., che abituava la persona ad affrontare il sacrificio, lo scouting di oggi sembra "annacquato" (perché altrimenti i ragazzi non vengono, perché non tutti sono adatti, perché non si trovano i posti giusti, perché i capi non ne hanno le capacità), e ciò "porta ad annacquare l’intera proposta, e di conseguenza a far perdere allo scautismo la capacità di formare persone significative, capaci di remare controcorrente quando ce n’è bisogno, e anche quando la corrente è forte".

 

Ora prima di lasciarmi andare ai miei vaneggiamenti vorrei sottolineare che ciascuno è libero di trarne quello che più gli aggrada …anche solo sterile polemica e puri infondati pensieri ma ... il mio vorrebbe essere solo un indicare un piccolo/grande problema, uno stimolo a fare meglio e, forse, a cambiare rotta.

Però, e quindi tornando seri anche solo per un istante, l’urlo di allarme lanciato da questo articolo nel lontano 1992 pare oggi purtroppo tristemente fondato. In tutte le associazioni i numeri delle Branche piccole (lupetti, esploratori) sono pericolosamente bassi … e queste branche, o unità, sono alla base del vero scoutismo. Questo è un dato di fatto, nessuno può sindacarvi … ma da quale problema discenda tutto ciò … beh ne ho sentite di ogni tipo, forma, colore e sostanza. Certo è che un confronto SERIO, anche tra le Associazioni italiane, o all’interno delle stesse, sarebbe necessario, o anche solo tra capi di diversi gruppi o dello stesso sarebbe un buon punto di partenza.

E permettetemi quindi di dire la mia, come ho detto nel titolo parole di un povero idiota, di uno che ha visto e vissuto parecchi gruppi e conosciuto tutte le diverse Associazioni, vedendo in tutte più o meno gli stessi problemi, gli stessi “vizi”, gli stessi errori (oltre a virtù e grandi imprese ovviamente, non voglio assolutamente sembrare critico e denigratore sia chiaro).

L’analisi può dunque allora vertere su due direzioni: una esterna e una interna.

La prima: i ragazzi, i bambini, i nostri lupetti le nostre guide, non sono più quelli di una volta. La “crisi adolescenziale” si è spostata più avanti nell’età (ora abbiamo Rover in piena crisi e non più esploratori), gli interessi sono diversi, i valori sono assolutamente agli antipodi rispetto a quelli in cui noi capi credevamo quando eravamo ragazzi, e tutte queste trasformazioni sono avvenute in pochissimi anni.

Colpa della televisione che propone ideali, valori, punti di riferimento e di esempio assurdi?

Della scuola che non riesce a far maturare e crescere, soprattutto intellettualmente e culturalmente, il ragazzo?

Della Famiglia, che da quando ha dovuto impegnare entrambi i genitori nell’attività lavorativa per troppe ore al giorno, ha fatto perdere ai figli punti di riferimento seri e sicuri, non svolgendo come un tempo la sua vitale e fondamentale azione educativa?

Potrebbe anche essere no? E se è così noi scout, che in fondo siamo una Agenzia Educativa, e ci siamo sempre vantati di esserlo tra le migliori, anche se secondarie a Famiglia/Scuola/Stato (e Chiesa per gli scout cattolici) allora dovremmo rivedere cosa facciamo, come lo facciamo, e perché lo facciamo …

Faccio un esempio pratico per spiegare cosa intendo per “rivedere cosa facciamo e perché”

Prendete un libro di catechismo dei nostri genitori (mi sto rivolgendo a capi quindi diciamo di 30/40 anni fa) e uno di oggi.

Una volta il catechismo verteva molto semplicemente sulla memorizzazione delle preghiere, dei testi, delle invocazione (atti di dolore,  preghiere in latino, ...) e chi più ne ha più ne metta. Questo perché? Perché al tempo i ragazzi erano circondati da un ambiente (n primis quello familiare) che dava il senso alla loro fede, che creava una sfera compatta attorno a loro in cui credere aveva un suo perché, una sua fondatezza … il catechismo serviva solo a dare quella “sfarinata culturale” per vivere appieno la fede “infusa e diffusa” da altro (famiglia, ambiente sociale etc etc)

Oggi non è così. Oggi la Chiesa ha saputo rendersi conto che quell’ambiente di una volta non c’è più, che dare una “sfarinata culturale” di preghiere et similia, non ha alcuna utilità perché non sono inserite in niente. E quindi il catechismo oggi riparte dalle basi. Andate a leggervelo, i capitoli sono: Dio ti ama, Dio ti chiama per nome, etc etc ovvero le basi della nostra fede, le basi che prima arrivavano ai ragazzi dai loro genitori, dall’ambiente in cui vivevano … non avevano bisogno di farsi spiegare che Dio è sempre al nostro fianco e che ci ama e ci ha amato fino alla sua stessa Crocifissione, dal catechista.

Quella che è avvenuta nel catechismo è una vera e propria rivoluzione partita da una analisi attenta della realtà fino alle contromisure e modifiche che sono state attuate.

Un’azione del genere io personalmente la vedo necessaria anche all’interno del movimento scoutistico. Se i ragazzi sono cambiati, come pare pensiero comune e assodato, se le agenzie educative primarie sono cambiate, come purtroppo personalmente credo, allora dobbiamo cambiare anche noi. Deve cambiare il nostro modo di essere agenzia educativa, forse dovremmo addirittura sostituirci in funzioni che prima era ovvio svolgesse la famiglia o lo stato.

E dovremmo anche cambiare il nostro modo di attrarre i ragazzi, dovremmo cambiare i nostri insegnamenti, le esperienze che portiamo, le imprese che proponiamo. Del resto un vecchio capo francese già parecchi anni fa diceva che “ai ragazzi di oggi non interessa più come domare un cavallo … non capiterà loro una situazione del genere in tutta la loro vita” … se non vado errato (non vorrei sbagliare) questo capo era Michel Menu e da lui partì una svolta nello scoutismo francese.

Spesso sento dire e ripetere il motto “tornare alle origini” o “riscoprire BP” … beh forse servirebbe tenere bene a mente come siamo partiti e tenendo ferme le nostre premesse e il senso e lo scopo del nostro movimento … andare avanti, adeguarci ai tempi, crescere …

E quindi, semplicemente, arriviamo all’analisi interna: noi scout, i capi, le Associazioni.

Mi permetto una breve parentesi. Ho conosciuto e vissuto parecchi Gruppi Scout di tutte le Associazioni italiane, anche se sono rimasto sempre un scout della FSE. Beh, quello che ho visto più o meno ovunque, purtroppo, è stato un rilassamento generale, un abbassamento qualitativo e quantitativo della nostra proposta. Reparti e Riparti che puntavano tutto o quasi sull’espressione, sulle danze e sui canti (cose ottime per carità restano anche queste parti importanti della nostra “tecnica”) … ma non è un riparto se fai sempre bans e qualche costruzione ogni tanto; ho visto gruppi restare chiusi all’interno della realtà parrocchiale, tra veglie, celebrazioni, deserti, servizi puramente parrocchiali …(cose sempre ottime poiché riguardano un aspetto assolutamente da non sottovalutare e per molte Associazioni fondamentale) … ma non può un Clan rinunciare al Campo di Pasqua per restare in Parrocchia, rinunciando alla Strada che è alla base del Roverismo; ho visto reparti fare Campi Estivi di 6 giorni con tavoli per le squadriglie montabili di plastica e impianto elettrico da fare invidia alle Fiere paesane; ho visto riunioni di Comunità capo di lunghezze e frequenze assurde per discutere di mille cose ma non dei ragazzi, e ho partecipato a riunioni in cui si  parlava di metodi, del servizio di noi capi, di quanto è bello e buono e di quanto è importante impegnarsi, in cui si filosofeggiava sui “massimi sistemi” … ma ho visto pochissima praticità. Ho letto stampe e pubblicazioni scoutistiche con uscite rarissime e con contenuti a volte anche inutili, semplici idee o spunti per attività, nulla che aiutasse un capo a matuarare o completare la sua formazione, nessuna discussione veramente importante ... solo rarissimi articoli di un vero valore. Ho visto le nostre Associazioni ancora oggi divise e in competizione come da troppi decenni è , e contro ogni buon senso scoutistico che ci vuole tutti “fratelli nella STESSA PROMESSA” (e sfido chiunque a dire che non è vero, perché i fatti parlano e i fatti sono che la FSE non fa parte del FIS che è dell’Agesci e del Cngei, e le altre Associazioni sono minimamente considerate).

Non è scoutismo tutto questo …

Ho visto ovviamente cento e mille cose positive, capi e ragazzi straordinarie, campi e imprese memorabili, ma come non è mia intenzione screditare il nostro scoutismo non è nemmeno mia intenzione farci cullare sulle note positive.

Sì dovremmo tornare alle origini allora, riscoprendo che il nostro è un movimento nato per crescere e vivere nella natura, sui monti o sui laghi, non per restare chiuso e rinchiuso in una sede o in una parrocchia; un movimento nato per sviluppare le naturali propensioni dei nostri ragazzi, con il sistema delle specialità ovviamente, ma che non può restare legato alle propensioni e specialità di 100 (CENTO) anni fa.

Smettiamola di “filosofeggiare sui massimi sistemi”, smettiamola di farci guerra e di pensare solo ai numeri dei nostri ragazzi e delle nostre unità/gruppi/associazioni e torniamo alla nostra base, a quello che dobbiamo SEMPRE tenere davanti ai nostri occhi, che non è BP e la sua geniale intuizione (che quella resta per me, nonostante l’evoluzione che ne ha curato BP stesso) ma sono i nostri bambini, sono i nostri ragazzi.

 

Se lo scoutismo non ha più attrattiva è forse perché non lo sappiamo più proporre interamente e integralmente e forse, anche, perché un sistema di 100 anni fa deve evolversi, come ha fatto lentamente sempre, ma oggi con una accelerata in più.

 

Prendete queste parole di un povero idiota come un grido di allarme, come uno spunto di riflessione, cestinatele e dimenticatele con un sorriso di compassione, tenetele a mente quando vi ritroverete in una riunione con i vostri fratelli capi o quando organizzerete un campo per i vostri bambini/ragazzi … fatene quello che volete: il mio è solo un pensiero.