Quando i pendolari non ne possono più! (26/11/2003)

Stazione di Milano Lambrate, 26 novembre 2003. I tabelloni sui binari sono guasti da mesi, una voce annuncia che il treno IR2135 da Milano per Ravenna è in ritardo di 15 minuti. Siamo alle solite, quando inizia così vuol dire che diventeranno almeno 30 minuti. Attendiamo sul marciapiede al buio, dopo 5 minuti arriva puntuale il diretto per Mantova e riparte con tanti posti a sedere ancora liberi. I nostri colleghi di Codogno arriveranno a casa in poco più di mezz'ora. Per noi di Piacenza invece la strada è ancora lunga. L'altoparlante tace, intanto qualcuno si è fatto un bel po' di strada per andare a leggere sul più vicino tabellone funzionante (300m tra andata e ritorno) il ritardo del Ravenna che è diventato di 30 minuti! Si sparge la voce ed i pendolari decidono di prendere il treno successivo. Si tratta dell'IR2039 per Livorno che arriva dopo una decina di minuti, ma con le carrozze di testa completamente chiuse ed al buio. Ne restano solo sei aperte ai viaggiatori, ma sono già stipate da tutti i passeggeri saliti in Centrale! Centinaia di persone, soprattutto in testa si accalcano per salire, ma non vi è più posto. Si corre verso le altre carrozze, ma neanche lì si riesce a salire. Siamo ancora tutti a terra quando una donna controllore dice che non si può più salire. Le persone sono aggrappate alle maniglie di accesso come scimmie appese ai rami e sotto una ressa incredibile per tentare di salire. Si comincia ad urlare e ad inveire contro le ferrovie ed "i loro servizi di m.". C'è chi dice che siamo costretti a pagare in anticipo per un servizio che fa schifo. C'è chi insulta la dirigenza FS e la sua incompetenza. Si chiede di aprire le carrozze chiuse, siamo disposti a viaggiare anche al freddo, ma la donna controllore dice di non poterle aprire e chiama la polizia ferroviaria chiedendo "almeno una ventina di agenti, perché le cose si mettono male". Tra le urla e gli insulti un pendolare appeso al predellino grida: "O ci fate salire o questo treno non parte più", un applauso scrosciante accompagna la frase. "Così adesso le ferrovie ci staranno a sentire", dice un altro. L'assedio al treno continua anche dopo l'arrivo della polizia. Si spiegano le ragioni: "Siamo esasperati, non abbiamo più nulla da perdere, tutti i giorni è la stessa storia, treni in ritardo, carrozze chiuse e sempre stipati in piedi. La regione Emilia paga le ferrovie perché certi treni come l'IR2135 abbiano 13 carrozze, ma le ferrovie se ne infischiano del contratto che hanno firmato e tengono sistematicamente solo 11 carrozze aperte, tanto la Regione non controlla! Ma adesso basta, non ne possiamo più" grida un'altra viaggiatrice.

L'assedio cessa solo dopo mezz'ora quando arriva l'IR2135 per Ravenna. "E' stato un segnale forte" si commenta, "e non è che l'inizio" mormora qualcuno, "ora le ferrovie sanno che non possono continuare a trattarci come bestie". "Questi avvenimenti cementano gli animi, è nato uno spirito di gruppo" dice un pendolare e durante il ritorno altri pendolari discutono delle iniziative da intraprendere per combattere la totale latitanza della Regione Emilia che paga ogni anno oltre 120 miliardi per un contratto che sistematicamente non viene rispettato e l'arroganza delle FS capaci solo di sprecare denaro in pubblicità inutili. Per loro sfortuna però un treno stipato rappresenta un ottimo momento di aggregazione per i pendolari.

Si arriva a Piacenza con 45 minuti di ritardo. Ora capiamo perché con il prossimo orario ferroviario le FS vogliono aumentare i tempi di percorrenza di quei due treni. Perché in quel modo l'anno prossimo, con il sorriso sulle labbra, verranno a dirci che sono riusciti a ridurne i ritardi.

Le Ferrovie dicono di muovere il paese, ma ci sembra che se continuano così fra un po' sarà il paese a muoversi contro le Ferrovie.

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