Intercity Plus 597: un servizio pattumiera (15/6/2008)

Martedì 10 giugno, sono a Milano Lambrate per prendere il treno Intercity plus 597 “Tacito” diretto a Terni. Parte puntuale alle 17.58, ma pochi chilometri dopo, alla stazione di Milano Rogoredo, deve lasciar passare un Eurostar probabilmente in ritardo. Invece di accodarci all’Eurostar, le prodigiose menti che sorvegliano il traffico ferroviario ci dirottano sulla linea lenta, proprio là dove tanti manager FS e amministratori vorrebbero relegare i nostri treni pendolari, con la promessa che diventerà un linea efficiente e veloce. Peccato che su quella linea transitino anche quei treni regionali che fermano in tutte le stazioni; quando te ne trovi uno davanti devi sperare nella provvidenza per poterlo superare. Stessa sorte tocca al mio treno. È sorprendente vedere un treno da 200 all’ora viaggiare a singhiozzo con continue e brusche frenate.

Il viaggio è reso ancor più sgradevole dai numerosi optional (non per niente siamo su un IC “PLUS”) presenti in carrozza. Si va dal condizionamento guasto con finestrini rigorosamente sigillati (l’atmosfera è così umida da far invidia a una serra tropicale) al tonfo sordo che ogni tre secondi per tutto il viaggio proviene dalla parete. E pensare che il treno si chiama “Tacito”. E’ una tortura psicologica che impedisce ogni possibilità di riposo e contribuisce all’innervosimento. Vi sono poi i sedili e i poggiatesta rivestiti di tessuto poroso che con il tempo ha formato eleganti bordature marroni per lo sporco e l’unto ereditato dalle migliaia di passeggeri ospitate. Eppure Trenitalia aveva garantito che avrebbero dotato i poggiatesta di apposite coperture usa e getta per una maggior pulizia e igiene. Sarà stata la solita boutade per tranquillizzare i viaggiatori e chiedere qualche finanziamento extra?

La peggior tortura è però quella ben descritta da Giuseppe Ungaretti. Sui treni Intercity noi pendolari “si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”. In ogni stazione sale qualche viaggiatore munito di prenotazione che reclama il proprio posto facendo alzare gli ignari pendolari che lo occupano (i posti prenotati ora non vengono più segnalati) che invece non hanno diritto ad alcuna prenotazione. La probabilità di restare in piedi è talmente alta che alcuni non tentano nemmeno di sedersi per evitare di subire quel continuo martirio.

Il treno prosegue la sua zoppicante marcia, nemmeno a Lodi, dove ci sarebbe stata la possibilità di farlo, gli hanno permesso di sorpassare il regionale. Bisognerà attendere fino a Casalpusterlengo perché una buonanima consenta il sorpasso.
A Piacenza arriviamo alle 19 passate, ma ovviamente il tabellone segna un ritardo inferiore al reale. C’è voluta più di un’ora per fare 68 km (con sole due fermate intermedie). 66 km/h di media per un treno che può viaggiare a 200 km/h è un bel record, e per salire su questi treni c’è pure bisogno di un biglietto supplementare.
Due sole richieste: ridateci subito i vecchi treni interregionali e mandate a casa altrettanto alla svelta i responsabili di questo servizio pattumiera.

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