LETTERA "N" (AGGIONATA AL 08/08/04)

DIZIONARIO

- Naca: nocula; culla, sospesa sul letto

Era costruita per ogni figlio. Si legavano due corde ai supporti metallici del letto, trispiti (vedi voce) alle quali vi si avvolgeva un robusto panno a mo' d'amaca, spesso era un sacco di juta; quindi si legava un cordino dalla parte della testa per produrre il dondolio, tirandola a ritmo. Dall'arabo naq'a(h): culla, dondolo. O dal greco nake, vello di pecora, del quale era certamente costituita l'amaca.

- Chi mmi s'era tagghiata a corda da naca!. (ne sta combinando tante!), gli si bestemmia addosso rammaricandosi che non si sia spezzata la corda che reggeva l'amaca...quand'era in fasce; se si fosse rotta sarebbe caduto, con le naturali, amare conseguenze...ma non lo avremmo avuto tra i piedi a darci fastidio. Chi  aveva la possibilità, la versatilità, l'ingegno costruiva a naca di legno per il primo figlio...ma poi serviva per tutti i figli che seguivano, per i parenti, per il vicinato.

- A naca i lignu: due basi di forma semicircolare, in legno leggero, del diam. di circa 30 cm., collegate da assicelle leggermente spaziate - lunghe circa 70 /80 cm.,  la parte curva verso il basso. Nella parte rettilinea, opportunamente rinforzata, erano introdotti dei perni sui quali ruotava la vera e propria naca; i perni, che ruotavano liberamente, passavano quindi sulle parti alte di due stanti laterali...circa 1,50-1,70 dal suolo. Il bimbetto frigna, si lamenta, piagnucola...una spinta ad una delle bande di basi...e comincia il dondolio; per consentire un uso a distanza si legava una cordicella ad hoc.

Ricordo:  quella costruita da mio padre e sulla quale siamo stati "dondolati" tutti, sembra sia stata regalata, quando ormai eravamo adulti, ad una famglia "disagiata", e poi ad altra , e poi ad altra......

- Naca: (vedi. " Appendice "  Giochi )

- Nacatula: sorta di dolce casereccio fatto di farina, miele, uva passa , fichi secchi ... (recentemente anche spalmato di cioccolato), dal sapore dolcissimo e gradevole. Potrebbe esser nacatus,  condito con noci .

- Mangiati nacatuli?! :  mangiate bene; mangiate cose talmente buone che sembrano...quei dolci.

- Pari  nacatula: talmente buono da sembrare uno di quei dolci.

- Naci naci: un vaso, in particolare un bicchiere, pieno …pieno ..pieno, fino all'orlo, ma senza traboccare! Potrebbe derivare da un'errata trasposizione di  vaci, vaci  nel senso di ci va ancora, si può ancora aggiungere…ma ..attenzione, solo un poco ancora. Si diceva, infatti, nu biccheri chinu, chinu…naci naci;  è stato usato, poi, per indicare qualunque cosa prossima alla fine, all'ultimo stadio, ma anche…che non se ne può più! Ora basta!

- Nadara:  maschera di carnevale; strega; maga; donnaccia.

- Nadari: maschere del lunedì di carnevale. Tutti vestiti di bianco, utilizzando delle lenzuola, completando con un velo nero sulla faccia...  molto simili a certi fantasmi visti in TV. Senz'altro residuo di una civiltà araba.

- Non nsi ponnu vistiri manch'i nadari: non possono vestirsi neanche di nadari; sono poveri in canna; non hanno nemmeno le lenzuola.

- Nafta:  nafta, gasolio.

- Vai a nafta:  non funziona bene...gira a modo suo.

- Nanna, neddu, Oh! ninanna, nanna, neddu: tiritera ripetuta battendo le mani a ritmo, tipico della tarantella, per una ballata sull'aia...senza strumenti musicali; un po' d'allegria, voglia di vivere.

La voce solista del conduttore  (spesso una donna di grande personalità).... "e bballati, e bballati, ggiuvini schetti e mmaritati; si nnon bballati bbonu, non nvi cantu e non nvi sonu .... e bballati, ..... si nno bballati pulitu non nvi voli lu vostru zzitu" ballate tutti, ragazzetti e giovani adulti, già sposati o ancora celibi (nubili); se non danzate bene non canto e non suono per voi....; se non ballate pulitu (nel senso di bello), non vi vuole il fidanzato...E continua il ritmico battere di mani ed il ripetere la tiritera Molto poco, ma  basta un po' di voglia per fare atmosfera, allegria.

Il ballo (soltanto tarantella, interpretata in vari modi): la folla disposta a circolo, batte ritmicamente le mani; u mastr'i bballu (il maestro, chi guida, l'animatore) invita un giovane: hanni, hanni, hanni....ora bballu cu Ggiuvanni ... con il quale fa un piccolo giro, qualche movenza, un inchino un po' goffo (ad arte) e, subito dopo ia, ia, ia...ora bballa puru Maria...e, con fare complimentoso, invita Maria ad entrare nel centro e ballare con Giovanni...e, si mette a lato. Dopo qualche giretto, rientra i ballo...fora u primu... grazzii Ggiuvanni: il primo può uscire...grazie Giovanni e saluta con un inchino. Inchini, movenze, atteggiamenti particolari ed intonati ad allegra spensieratezza. Fa un giro con Maria e, trovandosi vicino ad un altro giovanotto...ancora un inchino, una frase ritmata e rimata....lo invita ad entrare in ballo...e così via per tutti i partecipanti...fino a quando tutti avranno fatto un giretto. Intanto seduti (per terra; spesso appena accosciati), stanchi e sudati...continuano a battere le mani e a cantare a ritmo. Divertirsi, semplicemente, ....ingenuamente. La mancanza di strumenti musicali non costituisce impedimento, quando c'è voglia di "saltarellare"

- Nanzia: diminutivo del nome femminile Abbondanza.

Ricordo:  era una donna nubile, piccolina, ignorante ma buona d'animo; provvedeva alle faccende domestiche perché non sapeva fare altro; si prendeva cura dei piccoli del vicinato insegnando loro qualche breve preghiera. Non aveva buona memoria. Il termine, con il tempo, ha assunto il significato di cosa da poco, ma pulita, semplice, ordinata odorosa di bontà.

- Naschia: naso enorme: insieme delle narici. Naso camuso. Dal latino parlato nasica, narice.

- Naschia tisa: nasino (nasone) all'insù; superbo, altero, arrogante.

- Nci puzza a naschia: si fa sentire, crede di essere; si atteggia. E' cattivo d'animo, può far del male. Si vede a distanza, si distingue tra gli altri.

- Naschia i sceccu: nasone, naso cavallino. brutto in viso. Pericoloso perché le sue parole possono esser bene ascoltate...da chi non dovrebbe: di fatti si fa sentire perché si pulisce il naso frequentemente e rumorosamente.

- Naschìari:  sentire odori, annusare . Essere attenti a ciò che acceda in giro. Avvertire le novità .     

- Naschiazza: spreg. di naschia. Si aggiungeva, di frequente uno specificativo: rrussa, per indicare un beone, ubriacone; piuttosto una conseguenza delle cattive abitudini che non un difetto.

- Naschicedda: dim. di naschia. Indica qualità, intelligenza, prontezza...aver naso, appunto ! ma specifica anche gradevoli fattezze e particolare intelligenza e versatilità.

- Nasida: striscia di terreno coltivato lungo una fiumara; isola; giardino, in genere. Realizzato nel greto di un torrente secco a coltivazione tipica delle stagioni piovose, o primaverili - estive, secondo l'esposizione e della composizione del terreno, e della mancanza d'acqua d'irrigazione. Spesso alberata con fichi, peri di produzione estiva, fichi d'india.... Termine spregiativo per indicare un orto non ben curato.

- Nasida  viene dal latino rasa, terra liscia che, col diminutivo rasida, ha dato rasina, rasida, nasida. Appezzamento, liscio, del greto di un torrente, ricco di limo, per coltivare ortaggi e piante stagionali    Così G. Pensabene in  “Cesare Ottaviano Augusto a Reggio e nello Stretto - La X Legio e i campi di battaglia“ ediz. AZ 1998, pag. 90. Potrebbe anche esser di derivazione diretta dal greco bizantino nasida, orto.

- Naspa: a) aspa: una bacchetta di legno con alle estremità due assi perpendicolari molto più corti che consentiva di raccogliere fili a matasse, tenendola stretta al centro dell'asse lungo e facendo dei movimenti ondulatori e guidando con l'altra mano la passata del filo. b) congegno rudimentale di antichissima tradizione che consentiva di moltiplicare il rendimento a parità di sforzo; usata nei frantoi e nei palmenti. Era costituita da un grosso tronco cilindrico infisso nel terreno per mezzo di un asse centrale di ferro il quale era fermato , in testa , perfettamente a piombo , con strutture fisse in muratura o in legno ; il movimento dell'asse di ferro era facilitato da "cuscinetti a sfera" o da analoghi congegni . Ad altezza di spalla d'uomo erano infisse due assi trasverse, a croce, abbastanza robuste. Ad un anello nella parte superiore era legata una grossa fune  (gomena). Due uomini appoggiando la spalla nell'asse trasverso spingevano con forza, in un interminabile movimento rotatorio, ritmato; la fune si avvolgeva sull'asse principale trascinando una grossa leva, lunga circa tre mt., agganciata al meccanismo del torchio a vite che pressando sulla base provocava la lenta premitura sia delle olive sia dei graspi d'uva. Il congegno veniva anche utilizzato per trainare pesi enormi...ma soltanto per brevi percorsi , data la limitata lunghezza della gomena. c) parte accessoria del telaio (vedi tularu)

- Natalazza: spregiativo del nome proprio femminile Natala, o Natalina (oggi Natalia, Natalizia), indirizzato a donna di forme sproporzionate, enormi.

- Nataluni: spreg. del nome proprio maschile Natale indirizzato ad un uomo di enorme dimensioni...ma un po' troppo ingenuo.

- Navi: nave, bastimento; cosa molto grande che si muove...o no.

- Era na'navi: era una nave: grande d'animo, di generosità, di capacità...ma poteva essere anche il contrario.

Nel linguaggio degli anziani, coloro che hanno varcato l'Oceano intorno alla fine del secolo, era facile dire  lignu, papuri: legno, vapore....le navi erano con scafo di legno ed erano alimentate a vapore.

- Niddì parti u lignu pa' Merica:  lunedì parte il piroscafo per l'America.

- Ncafuddari: mettere insieme alla rinfusa; far qualcosa molto confusamente. Si usava particolarmente per indicare un matrimonio celebrato (meglio ancora, di fatto) in fretta e furia, piuttosto la regolarizzazione di un'unione in buona parte ostacolata o prodotta da urgenze particolari.

- Si ncafuddaru:  si sono uniti, si sono - fisicamente - amati.

- Ncafuddata: alla meno peggio, ma in maniera molto disordinata.

- A ncafuddata, si diceva di una donna …poco attendibile, poco o nient'affatto fedele.

- Ncagnusu: (o ncagnaloru) chi fa le bizze facilmente, si offende per un nonnulla, trova difficoltà ad adattarsi all'ambiente, tiene spesso il " broncio". Socializza difficilmente.

- U me' sceccu è ncagnusu!: il mio (ragazzo, fidanzato, marito) ha un bel caratterino, si offende per poco, tiene il broncio.

- Ncamazzina: luogo e modo di dormire delle pecore, senza particolare attenzione, appena sdraiate per terra, anche tra il fango e gli escrementi. Nei periodi di media stagione, o anche invernali se la temperatura non era troppo rigida e non v'era produzione di olive, le pecore sostavano per alcune notti sotto gli alberi per concimarli con gli escrementi. Pertanto gli escrementi organici del gregge erano detti appunto ncamazzina. Vedi la voce zzaccanu.

- Ncamazzinari: Dormire come le pecore, ammassari l'un l'altro ed in locali poco igienici.

- Ncannaturi: (vedi voce tularu).      

- Ncardasciari: (scardasciari) buttarsi giù alla meno peggio. Sedurre; trascinare alle proprie voglie. Da una voce provenzale cardacho , amica del cuore .         

- Ncardasciata: (scardasciata): la sposa; la sposa indicata allo stato civile!

- Ncasari: (dal greco  anagkàzo, premere) Calcare, (verbo); premere; connettere una cosa con un'altra, quindi chiudere. Chiudere porte...senza usare i chiavistelli....addossare con delicatezza, ma in maniera ferma. Tornare a casa, rientrare .Vedi ancasari.

- Ncavarcari: mettersi a cavallo di un asino, mulo, cavallo; salire su un mezzo motorizzato e guidarlo.

- Ncavarcati a 'mbarda: mettetevi sulla soma; nel posto privilegiato...in trono.

- Ncavarcati sta scecca:  cavalcate.... domate, quest'asina; domate, addestrate, addomesticate questa donna.

- Forsi ndavi i fila ncavarcati: forse si sono accavallati i fili.

- Stu mulu non si poti ncavarcari a 'ngruppa:  questo mulo non sopporta che gli si cavalchi sul groppone. Usato anche per spiegare un modo d'essere di certe persone ...che non sopportano, non accettano di esser dominate da altre.

- Ncenzu: incenso.

Voli a so' parti i ncenzu: vuol la sua parte di gratitudine, di attenzione, di notorietà...di "pizzo".

U ncenzu  era la parte che il colono pagava al padrone, in natura, soprattutto se i terreni erano di proprietà di Chiese o Parrocchie.

- Nchiaccari: prendere al cappio (chiaccu), legare, fermare. Normalmente il cappio serrava al collo, quindi poteva produrre la morte o quasi, da ciò nasce rristau nchiaccatu è rimasto talmente male, da perdere il respiro; o anche  u nchiaccaru, lo hanno legato ben stretto, lo hanno sorpreso in …

- Nchianata: salita; anche nel significato morale: difficoltà.

- Nchianata a spaccapettu: salita ripida, erta. Tale da richiedere un'enorme quantità di ossigeno, con respirazione violenta... da spaccare il petto.

- Pigghiatila cu ccori la nchianata: metteteci animo, volontà nell'intraprendere la salita, nell'affrontare le difficoltà della vita: verso di una vecchia canzone popolare che invita, appunto, a metterci animo nell'affrontare le difficoltà della vita.

- Nchimmari: appuntare; cucire provvisoriamente con punti lunghissimi e filo grosso, in modo da tenere fermi, temporaneamente i due lembi e poterci "ripassare" sopra con macchina per cucire o a mano, ma con punti corti e sottili. Potrebbe derivare dal latino (in) phimulare, stringere.

- Nci; ncia; nciu: glieli, gliel'...ho/ha. Pronomi, evidentemente.

- Nci desi; ncià dugnu; nciù pigghiu: gliel'ho (o anche glieli ho) dato; gliela do; glielo prendo...

- Ncignari: (dal greco enkaìnia,giorno festivo in cui si indossava un abito nuovo): indossare qualcosa di nuovo. Per estensione: cominciare; iniziare; da principio; debuttare.

- Ncignastivu prestu stamatina:  avete iniziato a lavorare di buon'ora stamani.

- Ncignati, ncignati...ch'è ura!:  orsù cominciate, cominciate è già l'ora.

- Ti ncignasti i scarpi novi: hai messo un paio di scarpe nuove.

- Eu u ncignu ed eu u vogghiu chiumpiri:  io lo inizio ed io voglio finirlo.

- Vers'e deci ncigna' a cchiuviri!: verso le dieci ha cominciato a piovere....!

- Nciunchiari: (anche ciunchiari) diventare cionco; avere una paralisi che rende immobili in tutto o in parte; ritardare, esser lenti.

- Camora nciunchiastivu? ecché, ora siete diventati cionchi...perché avete rallentato?

- Ncomitu: incomodo, scomodo (anche scomitu): non gradito, non atteso.

- Scusatimi u' 'ncomitu: scusate per l'incomodo, per il fastidio.

- Non nvi ncomitati (scomitati): non vi scomodate (incomodate).

- Certu...chi si jjamu... nci facimu ncomitu: se andiamo a... certamente provocheremo un po' di fastidio, d'incomodo.

- Ncoina: epiteto, temporaneo, per femmina (donna) con molti soddisfatti appetiti sessuali.

- Ncuijna: incudine, utensile del fabbro.

- Ncrusturiari: (o Nkrusturiari?) cucire, legare alla meno peggio, alla buona, magari attorcigliando il filo o lo strumento di legatura....fare un pasticcio; imbrogliare la matassa; sconvolgere l'ordine delle cose. Da questo verbo il sostantivo krostiru (vedi). legnetto di poco conto, da nulla.

- Sugnu nkrusturiatu ammenz'e cuverti...non pozzu sintiri friddu: sono avvolto alla meno peggio; sono imbrogliato, tra le coperte....non posso sentire freddo.

- Ncufari: [oppure nkufari] (dal greco kuofiaìno, esser curvo per malattia o per eccessivo peso) Star male, star curvo a causa di malesseri; star fermo per molto tempo.

Significa anche diventare vecchio, perdere lo stile e l'energia. Da kufa microscopico parassita del legno non trattato che  si nutre della fibra provocando l'invecchiamento . Esternamente non vi sono segni ma a guardar ben il legno è ridotto a polvere (escrementi del parassita), con la fibra triturata perciò le vecchie strutture crollano di botto....quando non sopportano più il peso.

- Ncufatu: invecchiato, curvo, sfiancato .

- Ncugnari: (dallo spagnolo encunear, conficcare) conficcare, incuneare, spingere con forza raccomandarsi per un esame, per un posto di lavoro...

- Ncu'ina: incudine: blocco di ferro di forma tipica; arnese del fabbro.

- Tra ncu'ina e marteddu: tra incudine e martello.

Dura cchiù a ncu'ina du marteddu: ha vita più lunga l'incudine che il martello, a ragione della sua robustezza. Usato come termine di paragone, per persone forti d'animo.

- Bbatti, bbatti supra a ncu'ina: batti, batti sull'incudine; inutile ogni tentativo; a lottare con...è sempre tempo perduto!.

- Ncuncimari: concimare con concimi chimici.

- Ncuntrari: incontrare, incontrarsi; trovarsi, darsi appuntamento.

- Ndi ncuntramu vers'e sei: ci vediamo verso le sei (le diciotto).

Vu' jti i ccà...nui jmu i ddà..e ndi ncuntramu a.. voi andate di qua, noi di là e c'incontriamo  a..- Ncuntrata: (vedi anche ffruntata) incontro, sia il luogo sia il momento dell'incontro. Proprio per il significato che ha è servito spesso ad indicare contrade e spartiacque di piccole colline .

Ricordo :  Le processioni campestri (quella da Montebello verso l'Annunziata  ; quella da Motta S.Giovanni verso il Santuario del Leandro) e quella della Consolazione, Patrona della Città di Reggio...avevano un punto preciso , tramandato dalla tradizione , dove le due ...popolazioni, quella che trasportava la "vara" e quella che doveva prenderla in consegna...s'incontravano. Una buona sosta e, talvolta, anche un atto notarile di consegna, e, quindi la ripresa. Questo luogo, non individuato fisicamente, era appunto detto  Ncuntrata  o Ffruntata.

- Ncurtiri: (oggi si dice facilmente ncurciari) accorciare, rimboccare  ridurre.

- Ncurtutu: accorciato, ridotto. Si usava per indicare persona  bassa  non soltanto di statura, ma anche di personalità.

- Nda, nde,ndi, ndo, ndu: nel, nella, nello;  ce l'....

- Nda dessi a bbinidizioni: ci ha dato la sua benedizione; ci ha dato pochissima cosa.

- Ndi duninu pani e zzuccuru: ci danno pane e zucchero.

- Ndu pigghiammu u nostru morsu: ci siamo preso il nostro pezzo.

- Mi doli nda spadda: ho un dolore alla spalla.

- Ndangaluni: spilungone; nulla facente; ozioso un po' lento.

- Ndindiri: il tintinnio di un campanellino. Soprannome facilmente attribuito a persona di piccola statura...disponibile a farsi sentire...far la spia!

- Ndirfinu: (anche dirfinu  o  ntraffinu) delfino. Dalla voce latina, delphinus. Potrebbe anche avere il significato di traditore, spione, attento.

- Ndiziari:  indiziare; indicare come probabile.

- Ndiziatu: indiziato; presunto, supposto.

- Ndiziu:  indizio, punto fermo, principio.

- Ndocciu: [una sorta di "segnaposto", d'altri tempi] un pezzetto di pietra o un legnetto, di forma vagamente circolare - tre, quattro cm. di diam. - ben levigato, sottile, ma pesante. Si utilizzava per stabilire l'ordine di gioco, un po' come il pallino del gioco delle bocce o del biliardo. Stabilito un punto fisso, con un segno evidente (un grosso ciottolo) detto pedi, da una distanza stabilita in un certo numero di passi, si lanciava il proprio ndocciu , il più vicino aveva diritto di precedenza; e così in ordine.

- Ndomitari  vedi addomitari.

- Ndommu:  stupido, ignorantone, presuntuoso.

- Ndopiriari: organizzare qualcosa; far trambusto, baccano; congiurare.

- Camora chi stati ndopiriandu senza i mia?: cosa state organizzando senza sentire la mia...; cosa state programmando senza di me.

- No ndopiriati all'usu vostru! non fate storie (baccano, casino...) secondo le vostre abitudini, come sempre.

- No ndopiriati propria:  non pensate, non organizzate, non programmate affatto.

- Ndorrici: qualificativo usato nei confronti di equini puntigliosi, caparbi, recalcitranti. Fig. persona ostica, puntigliosa, con poca voglia.

- Ndorriciari: gironzolare, girovagare; mostrare di non aver voglia. Girare intorno, girarsi le dita. (onomatopeico).

- Ndranghita: mafia, malavita . Potrebbe derivare dal greco andragathia, coraggio o da ndranghitu, stupido ...perché di solito i mafiosi, molti furbi, finiscono in mano alla...legge, piuttosto stupida.

Vi erano diversi "livelli" o gradi, per indicarli ci si serviva diun linguaggio fiorito, ricorrendo a terminologia contadina. Il primissimo era u picciottu che diventava - alto onore ed onere, per la giovane età - a) picciottu i jurnata: responsabile, solo per un giorno dell'organizzazione, dell'ordine. b) picciottu i sgarru: chi era incaricato di "ritirare il pizzo". c) picciottu d'onuri:  picciotto di particolare dignità, quasi portato a spalla per i suoi precedenti.  Secondo l'iconografia della gerarchia (dell ' onorata società) queste figure - ben visibili, peraltro - apparterrebbero soltanto al terzo livello; c'è un secondo, al quale appartengono gli omini, ed un primo al quale solo pochi possono giungere, per i quali si usavano particolari denominazioni (senza mai far nomi!): rruvulu randi, capu bbastuni; u zziu di tutti; capu rriuni; corda gumena…

- Nduccu: stupido, fessacchiotto. Dal latino indoctus,non dotto, ignorante.

- Nduciri: addolcire, aggiungere zucchero o sostanze dolcificanti. Assumere l'atteggiamento pacioso di chi riesce a sopportare, comprendere.

- Nduciutu: dolce, addolcito, dolcificato. Comprensivo, pacioso.

- Nduvinagghi: (nduvinagghia anche, oggi, nduvineddi) indovinelli. Potrebbe derivare dal francese antico (en)devinaille, predizione.

- Nedda, neddu, neddicedda, neddiceddu: suffissi diminutivi.

- Neddu: anello, in particolare fede nuziale, altrimenti si dice neddu ca petra: anello con la pietra.

Iru ...mi ccattinu i neddi: sono andati (già, ora) a comprar le fedi....sono prossimi alle nozze.

- 'Nemicu: anemico; debole fisicamente e moralmente; un po’ pazzoide.

- Nentimenu: niente di meno, nientemeno, almeno.

- Nentimenu...jstivu nsina ddà!: siete andati fin là , niente  di meno.

- Eh! ti mangiasti quattru, nentimenu: ne hai mangiato quattro niente di meno.

- Nespula: (nespuledda, nespuluni) il frutto del  nespolo. Persona fine, intelligente, attiva, colta.

- Nespulara: il nespolo, l'albero da frutta. Si usava anche per indicare (in luogo di  nespuluni), capacità, voglia, prontezza.

- Nfamigghiatu: con famiglia numerosa. Ma si diceva spesso per comprendere, giammai per compiangere, che aveva famiglia numerosa...

- Nfamità: vedi mpamità

- Nfamu: vedi mpamu

- Nfatatu: fatato; gemello, accoppiato. Che ha particolari poteri, che riesce a sviluppare capacità impressionanti ed impensabili....come le fate.

- Nfumerari: concimare con stabbio (fumeri).

- Ngagghia: (dal greco garàgma, fessura) fessura, spiraglio; piccolissimo intercapedine; spazio tra due superfici....strettoia. Sinonimo di ngassa.

- Ngagghiari: (vedi ngagghia), stringere; mettere alla prova; sottoporre a particolari prove di capacità; attanagliare. Trovare, per caso.

- Ngambuliari: (niente da fare con le gambe!) si dice di cosa che sta per essere finita, riempita, completata, arricchita. E' un modo, del linguaggio parlato, per indicare anche ciò che può e dev'essere adattato. "Nci dasti nu panaru chinu?"  "non chinu d'anettu, 'mpocu  ngambuliatu era"  Gli hai dato un paniere  pieno?, oh! Insomma proprio pieno no, ma quasi.

- Ngarrari: capire, prendere, acchiappare, attecchire. Far centro. Dallo spagnolo engarrar, acciuffare, prendere.

- Si mmi ngarrinu i pumadora!:  se attecchiscono i pomodori.

- Eh! comu la ngarra!: Eh, come capisce a primo acchitto!

- Ngassa:  fenditura, spacco, piuttosto sottile ma lungo; fessura naturale o provocata.

- Ngegnu: (*) ingegno, capacità, versatilità; anche buona cultura, elevata educazione; buon uso della politesse.

- Omiceddu i' ngegnu: buon uomo, di grandi capacità, di grande cultura....ma anche molto attento e, spesso, molto furbo.

- Undi arti non nc'è ngegnu cumpensa:  sopperisce l'inventiva laddove manca la specifica preparazione.

-Ngeniali: (*) congeniale a...; d'aspetto piacevole; simpatico; allegrone.

- Su ngeniali, maritu e muggheri: sono simpatici, marito e moglie.

- E' ngeniali, ma è bbruttu!: è simpatico, ma brutto

- Ngeniu: (*) sinonimo di ngegnu. Nome di persona Eugenio.

- (*) Tutti questi termini potrebbero esser di derivazione greca: eugenes,  di nobile nascita.

- Nghiuttuni: (si direbbe, molto raro però, anche gniuttuni) la pronuncia? La pronuncia! da ascoltare ed imitare!): un solo atto per ingoiare, deglutire. Chi è ghiotto di una qualcosa.

- Ti mangiu ndi nu nghiuttuni:  ti ingoio, ti liquido, in un attimo.        

- Ngigghiari: germogliare; cominciare, iniziare.

- Ngigghiastivu, ggià?: avete già iniziato ?

- Nghjaiari:  vedi agghjaiari

- Ngnjmbari: (anche agghjmbari) prendere la gobba....che si dice jmbu.

- Nghiazzari: (oppure njazzari) cercare la tana, il letto. Mettersi a dormire al calduccio.

- Ancora siti nghiazzati?:  siete ancora a letto?

- Ngrancari:  vedi aggrancari

- Ngriddari: sentir molto freddo; essere rattrappiti per il freddo.

- Ngrimignari:  litigare; azzuffarsi ; prendere in maniera violenta.

- Si ngrimignaru:  si sono presi e… se le sono date.

- Ngrundari: (part. pass ngrundatu) assumere un atteggiamento di grande tristezza, delusione, amarezza, dolore.

- Ngruppari: (dal greco grypo, annodare) annodare. Per estensione : ingoiare con difficoltà, quasi a strozzarsi. Propriamente: quando una parte di cibo non ben masticata né bene ingoiata si ferma nel retrobocca ostruendo anche...il passaggio dell'aria:... molto pericoloso!

- Ngruppatu: (vedi ngruppari) annodato; pieno pieno....quasi strozzato...

- Nguantari: vedi agguantari

- Nguantera: vassoio, di solito di metallo....pregiato, ma non di rado anche di altro materiale: porcellana, terracotta etc.: un utensile atto a sopportare qualche peso ed a presentare in maniera elegante un oggetto. Anche un cestino di vimini...potrebbe essere na nguantera!

- Nci portinu a nguantera:  gli portano un regalo; gli fanno una riverenza.

- Senza nguantera....non si pò...trasiri: senza adeguato pagamento...non si può entrare...Non si ottiene alcunché senza prima aver...pagato, sia pure sotto forma di regalie.

- Ngunagghia: inguine. Piegatura di qualsiasi cosa ad inguine. Spesso nel voler parlar "pulito" la si diceva per indicare, sia per l'uomo che per la donna, qualcosa che ... sta un po'  più in su dell'inguine.

- Ngunocchiaturi: (anche nginocchiaturi) inginocchiatoio; sorta di panchetta a piano basso adatta a poggiarvi le ginocchia. Alcune famiglie di un certo ceto avevano in Chiesa un proprio inginocchiatoio.

- Nda cresia mi ngunocchiu dd'anterra:  in Chiesa m'inginocchio per terra: a) perché non possiedo un inginocchiatoio; b) per umiliarmi (o dare ad intendere!)  e pentirmi dei miei peccati.

- Ngunucchiari: (anche nginucchiari, ndinucchiari) inginocchiare, piegarsi sulle ginocchia.

- A maistra ti menti a ngunocchiu: la maestra ti castiga; ti mette in ginocchio....punizioni ora proibite dalla legge!

- Mi ngunucchiai (oppure mi nginucchiai) e mmi dissi i me' prijeri: mi sono messo in ginocchio e ho recitato le mie preghiere.

- Ti ngunocchiu eu!: ti costringo a metterti in ginocchio; ti faccio umiliare; ti faccio bere la tua boria.

- Davanti a iddu ndavimu a ngunucchiari: dinanzi a lui (per manifestarli onore, stima, gratitudine) dobbiamo piegare il ginocchio.

- Ngunucchiamundi pi bbisogni i ll'atri: pieghiamo noi il ginocchio (con intelligenza, con amore) per le necessità degli altri;  di fronte ai bisogni degli altri. Con lo scopo di chiedere ed ottenere per gli altri.

- Nguta: (i nguti)  dolci caserecci tipici del periodo pasquale. Pasta frolla dolce  di varie forme e grandezze con sopra sistemate delle uova, già sode, prima di mettere al forno.

Potrebbe derivare dal greco agoute....ovale .

           

Alcune forme :          

 

- masculeddu: una specie di nodo con pasta dello spessore di circa tre cm. arrotondata ed al centro del nodo: l'uovo.

- panareddu: (cu unu, cu ddui, cu ttri ...ova) della pasta appiattita a forma di cuore ed una sorta di treccia, per manico con una quantità di uova a volontà sistemate con varia simmetria .

- cudduredda: a forma di ciambella.

A NGUTA DU ZZITU: per Pasqua si era soliti farsi dei regali, reciprocamente, i fidanzati: lui a lei  u gneddu pascali, o più recentemente: l'ov'i pasca (vedere voci); lei a lui a nguta. Naturalmente sia da una che dall'altra parte questi regali erano integrati con qualcos'altro... di più solido: per es. una braccialetto d'oro, un orologio, un indumento di pregio etc.. Era molto importante e significativo il numero di uova che si mettevano nda nguta, per cui si diceva na nguta cu cent'e n'ovu. Questi dolci giganti avevano quasi sempre forma di cuore ma spesso a ragione dell'imboccatura del forno...la forma doveva esser modificata, allungando il cuore o del tutto producendo un rettangolo, una losanga, un quadrato....a seconda della fantasia della "maestra"; erano preparati su dei contenitori di latta zincata che resistevano alle alte temperature ed infornati, quindi, sugli stessi contenitori. perché? ...perché non dovevano rompersi, né prima, né durante né dopo la cottura...altrimenti si sarebbe rotto il fidanzamento: Aneddoti e dicerie in proposito...! Dopo la cottura erano poi spalmati di ggileppu zucchero sciolto a lento bollore con pochissima acqua al quale si aggiungeva, spesso, del colore e quindi da pezzetti di mandorle sbucciate, da confettini (piccolissime palline di zucchero colorate: nasellini) o da confetti: rossi, verdi, dorati, argentati etc. Dopo questo lunghissimo lavoro di rifinitura - al quale l'interessato non "poteva e non doveva" assistere, era incaricata una donna robusta e dal passo sicuro...per il trasporto a casa del giovane spesso accompagnata dalla mamma della ragazza, la quale portava gli altri regali. Il ragazzo, approfittava della portatrice per inviare i suoi presenti e, l'accompagnava nel viaggio di ritorno . Questa donna, logicamente, riceveva regali sia dalla committente che dal destinatario: di solito un foulard  e un grembiule ricamato. Durante i due percorsi amici di lui ...facevano da scorta e poi, guarda caso, passavano occasionalmente...si facevano invitare per un ...bicchiere...o per un'abbondante colazione, quando il viaggio era piuttosto lungo. Le esclamazioni di meraviglia, di compiacimento le informazioni su chi aveva fatto "quel capolavoro", saltelli e gridolini...erano notati e riferiti con dovizia di dettagli...per le giuste interpretazioni circa il ....seguito del fidanzamento fino al matrimonio...e dopo.

- Nicula: (volgarizzazione di nichel: niculu) pezzo da 20 cent. di lira, detto anche quattro soldi, in circolazione ufficiale fino a circa gli anni 50. La tradizione proponeva il Nichel come un genio maledetto; i minatori poco fortunati anziché trovare oro trovavano metallo di poco conto. A Nicula, era in defintiva "gli stramaledetti quattro soldi", la paga, in senso, lato.

- A nicula è bbona!: il salario è buono, si può vivere.

- Senza nicula pi stu misi: senza stipendio, per questo mese...-

- Nicula sudata; nicula taliana: salario sudato; soldo italiano.

- Senza nicula...non si canta missa!: senza denari non si fa nulla...non si canta nemmeno in Chiesa, non si celebra nemmeno la Messa ...cantata.

Nel linguaggio figurato era usato per indicare: ceffone, schiaffo, sberla: ti moddu na nicula!

 - Nigghiu-naggiu: importato d'arretumarina, dalla jonica sembrerebbero parole senza senso, ma utili per far la rima; cosa, qualcosa...da poco.

- Nigghiu-nagghiu cavulu cu ll'ogghiu: un po' cavolo, un po' niente...ma almeno condito.

- Nigghiu-nagghiu cu sarmurigghiu: qualcosa di buono da mangiare, poca cosa, ma almeno insaporita. vedi sarmurigghiu

- Nimali: animale di qualsiasi specie; di solito indica animale domestico e/o di allevamento. Ha tutti i significati morali e figurati della lingua italiana.

- Ih! nimali!: bestia, buono a nulla.

- Bbasta chi 'non tuccati i me' nimali: purché non tocchiate le mie bestie; alla larga da me; purché non sia interessato; purché non perda nulla.

- Nimaliticu: dal carattere brutale, un po' animalesco, bruto.

- Nimicu: (alcuni usano a'nimicu) nemico, avversario.

- Nimuleddu: (vedi anche animulu) accessorio....per "smatassare"; consentiva di allargare le matasse, prendere il capo ed aggomitolare. Era costituito da un asse centrale girevole e da asticelle incrociate le quali per mezzo di snodi legati soltanto con spago, si disponevano secondo grandezza desiderata. Vi si adagiava la matassa opportunamente adattata, dopo aver trovato il capo...In altri termini, sostituiva le due braccia aperte che reggono il filo della matassa...se si vuol dare un aiuto a mamma o a nonna che...sta lavorando, cotone, lana, ...ad uncinetto, ai ferri....per produrre i "soliti maglioni" invernali, le solite "calze" da sci, i soliti golfini di "mezzo tempo"....uffa!

- Nimulu: (dim. nimuleddu) folata violenta e vorticosa di vento. Molto veloce; volontariamente attivo. (Vedi animulu.).

- Nisciri: (oppure nesciri) uscire, allontanarsi, andar via. Venire bel tempo, smettere di piovere, smettere il tempaccio. Nascere, venire al mondo.

- Nesci i ddocu!: ma va!, lascia stare! non è vero!

- Nisciu na' bbella jurnata: è venuta una bella giornata.

- Speriamu chi nesci!: speriamo venga bel tempo.

- Cu nesci tundu, non mmori quatratu: chi nasce rotondo non muore quadrato; ognuno è com'è ! : intelligente, buono, cattivo, stupido, sprecone...Spesso tutta la frase di abbrevia: cu nesci tundu... utilizzando solo la prima parte.

- Nivulu: (o nivulatu) nuvola. Dal latino nevula, cosa leggera.

- Nnacareddu: (a) piccolissimo, piccolinissimo. Si diceva dei bimbetti e dei piccoli animali domestici; quasi, gli uni e gli altri, avessero bisogno ancora della naca, culla, cioè di maggiori e particolari attenzioni.

 - Nnacari:  dondolare, dondolarsi; perder tempo; essere  attenti, svegli. edi annacari.

- Nnaca u figghiolu:  dondola l'amaca...per il bimbo.

- Nnaca u pecuru: (le pecore si addormentano da sole...fatica sprecata, inutile!)  perde tempo inutilmente e sa di farlo, anzi si adopera per....perdere tempo.

- Nnachiti!: datti una mossa, svegliati, fai presto.

- Nnachiti Peppa: letteralmente sarebbe "dondolati un po' Giuseppa". Effettivamente era attribuito ad una donna dai fianchi enormi e, naturalmente, costretta a camminare dondoloni. Il termine è passato poi in uso per un'intera famiglia...gravata di questa "deformazione" e successivamente anche per indicare gente di debole....spina dorsale.

- Nnacata: dondolata. Si nnacava, si dondolava, chi camminava in un certo modo facendo trasparire il suo atteggiamento di superiorità o di incapacità, di menefreghismo; era tipico di gente sedicente appartenente...alla "onorata società".

- Camina ca' nnacata ( nnacatedda): cammina dondolandosi, dolcemente; strafottente, arrogante. Era il tipico passo di chi apparteneva all’onorata società.

- Ndaju na nnacatedda: conosco (possiedo) una qualcosa che ...potrebbe essere una certa personcina...

- Nnacatedda: donnina piuttosto piacente che si atteggia un po' e cammina dondolando...il di dietro.

- Nnaccaratu (a): qualificativo, diminutivo. Si dice di persona alla quale si vuol molto bene: innamorato: molto buono, bello ed affettuoso; come se fosse dolce di zucchero

- Nnacchiu:  modo per dire nnicchiu  (organo sessuale femminile); modo per dire di persona non molto intelligente, ma che si atteggia a...sapientone. Uomo da poco , sempliciotto.

- Attia nnacchiu! a te, bello, intelligentone; fessacchiotto.

- Poviru nnacchiu! povero fesso; pezzo di stupido.

- Nnaculavegna: sia il dondolo che il dondolarsi o farsi dondolare: a nnaculavegna, c'a nnaculavegna, d'a nnaculavegna.

 - Nnanna: nome di donna: Anna.

- A zza Nnanna: (zia di pochi, ma chiamata zia da tutti) era una donna intelligentissima, operosa, attenta maestra di telaio con almeno otto/dieci discipuli (ragazze apprendiste); il termine ha assunto il significato di intelligente operosità, prontezza di spirito, bontà d'animo...ma spesso anche gli opposti ironici.

- Attia Nnanna: a te, intelligentone, stupidone, ...che ti atteggi tanto.

- Nnanna travagghia, Nnanna cogghi liva, Nnanna cuggi i rrobbi, Nnanna scupa a casa... tutto ciò che è utile, necessario sa farlo Anna e lo fa anche quando gli altri desistono.

- Nnannariari: (dal greco nannarìzo, cullare), far la ninna nanna; cullare un bambino. Lusingare ipocritamente e con insistenza.

-  Nnannariatu:  (vedi nnannariari), cullato, ben trattato....ma lusingato.

- Nnarbari: intonacare, dare una passata di malta liscia, far sparire le rugosità. Anche, in senso figurato, incensare. edi anche annarbari.

- Nnaschiari:  aver naso: prevedere, vedere, sentire, capire tempestivamente.

- Si u nnaschiu eu!:  se lo pesco; se mi viene a tiro!

- Nnicu: (o nicu  piccolo; piccino, modesto .

- Nnofriu: (anche Nofriu) Onofrio. E' un personaggio del teatro popolare siciliano: intelligente o furbo, sospettoso ed attento, un po' finto tonto .....che è stato importato nella cultura locale.

- Nnomari: (annomari)  assegnare a qualcuno con...tanto di nome... nominare, attribuire.

- Eu...sugnu ggià nnomata!: Sono già fidanzata; attribuita a qualcuno.

- Nnasiari: (annasiari) aver nausea, nausersi.

- Nnaspari: a) organizzare l'ordito del telaio. b) raccogliere a matasse ( vedi naspa)

- Nnatari:  vedi annatari.

- Nnestaturi: chi è capace (provetto, per la verità) di innestare alberi o piante. Era una  categoria di lavoratori, verso i quali... ci si levava tanto di cappello, per le loro capacità ed abilità; consigliavano la specie da innestare sul portante e, non raramente, portavano gli innesti.

- Nnestu: innesto.

-Nnicchi nnacchi: (dallo spagnolo nequinaquae, cosa di poco conto) stupidaggine; cosa da nulla, di nessuna importanza. Inserirsi a sproposito in un discorso, in un gruppo...

RICORDO:  (anni '50 circa) La comitiva organizza "una serata" presso la famiglia di ....Chi porta i dischi, chi porta le "puntine". Chi trova le ragazze: assolutamente prima delle 21 a casa!

Sotto gli occhi vigili ed attenti della padrona di casa che si assume ...le responsabilità per quelle che non sono accompagnate dalla mamma, sorella, zia...

AN.. nota una bella ragazzina che, fra l'altro, balla anche benino e...si lancia, con inchini e contorcimenti : signorina, permette questo ballo?  La ragazzina che, però, non gradisce.

....mprimis, mprimis ca' me matri non vvoli....ieh!...pozza, pozza pozza ca me matri vulissi ....chi nnicchi nnachhi a bballari ccu Lei ...  erano chiaramente di origine siciliana e ne conservavano il modo di esprimersi....ed anche le "gelosie, gli impedimenti, le attenzioni "

...prima di tutto la mamma non permette, e , quand'anche lo consentisse...che significato potrebbe avere....ballare con Lei! ... In altri termini: non "mi va di starLe vicino!"  ..... ancora corre, inseguito dalle risate e dalla presa in giro da parte di tutto il gruppo. ....!

- Nnicchiu: organo sessuale femminile: da nicchia, luogo protetto, antro.

Si tralascia tutta la faceta letteratura  fiorita dei vari modi attorno a questo termine; via via si trascrive qualche modo di dire molto significativo o aneddoti di una certa importanza e molto comuni.

- Puzza 'e nnichhiu: odore tipico, talvolta disgustoso; sa di poco buono, sa di nulla, inconsistente. Sa sempre dei suoi stessi organi...una donna che...li mette in bella mostra; un  maschio che ha sempre appetito.....

- Attia nnichhiu: a te bellimbusto; effeminato: don Giovanni; fessacchiotto.

- Non nsi lava mancu u nnicchiu: persona che non provvede alle pulizie igieniche nemmeno a quelle intime, e ne manifesta gli afrori.

- Nnimaliri: perdere il senno; impazzire; sragionare, di punto in bianco.

Tu nnimalisti?!... sei impazzito?! sei pazzo?!

No nnimaliri o spissu:  non perdere spesso il lume dell'intelletto; non addormentarti di frequente; stai attento; stai sveglio.

- Nu nnimalutu i chiddi! un pazzoide di quella fatta; un ubriacone intontito dall'alcool; stupido, cattivo!

- Nnitu:  vedi annitu.

- Nnorbari:  vedi annorbari, sciurbari

- Nnistari: innestare (sinonimo nsitari).

- Fustivu nnistatu bbonu: siete stato ben allevato. Chi vi ha educato ha fatto molto bene. Spesso anche in senso ironico.   

- Nnuzzu (a): tacchino, grosso pennuto da cortile, non volatile.  (b)  potrebbe essere il diminutivo di un nome personale  per es. Antonina, Antoninuzza. Giovanna, Giovannuzza... Nnuzza, ma con quest'ortografia è probabilmente d'importazione siciliana.

- Pari na nnuzza: chi cammina con il collo teso e dimena il di dietro; chi, per difetto naturale, parla quasi gracchiando.

- O manginu i jaddini o manginu i nnuzzi: ce n'è poco, non basta per tutti; o mangiano le galline o i tacchini, notoriamente più voraci ed insaziabili. Il prodotto non è sufficiente per pagare le decime e le sementi.

- Nostranu: nostrano, di casa , paesano, conosciuto; chi abita  nelle nostre vicinanze; prodotto dalle nostre terre, mani,.... E' il contrario di furisteri o furisi (vedi). Si potrebbe intuire una contrazione di " non (e)stran(e)o".

- Surici nostranu: topo di casa. Oggi la terminologia della cronaca nera ci ha abituati al termine "talpa": cioè chi ha la possibilità di suggerire, consigliare,...perché a conoscenza, essendo di casa e avendo abbastanza chiari abitudini, luoghi, necessità ......

- Nci su' puru i nostrani: ci sono pure i nostri parenti, i nostri vicini, le nostre conoscenze, i nostri amici.

- Ogghiu nostranu:  olio del nostro, prodotto da noi. Prodotto artigianale di qualsiasi genere.

- Nozzulu: nocciolo, seme, semino, parte dura. Specificamente sansa di olive. La sansa era tutto ciò che restava: noccioli schiacciati, pasta di polpa...dopo la spremitura al torchio. (vedi trappitu), ma vi restava ancora dell'olio che con opportuni procedimenti fisici (ora anche chimici) si poteva estrarre. Piccola dimensione e/o misura. Ma anche per indicare lo sterco di capre, pecore, topi...

- Esti randi quant'a nu nozzulu i cricopa: è esattamente come un nocciolo di albicocca.

- Quant'a nu nozzuleddu i pira: piccolo come un semino di pera.

- E' nu nozzulu!: è un tipo....! Testone, intelligente, capace, svogliato....

- Nsadda: (esiste solo al femminile; per il maschile si dovrebbe dire  an caddu, in calore) animale domestico in calore, pronto per esser fecondato. Si diceva di una donna sempre allegra, francamente, aperta ed attenta agli stimoli sessuali.

- Nsamaddiu: (oppure nsiamaddiu) non sia mai Dio!, non accada mai!, ci liberi Signore ....che se per caso accade!

- Nsamai: (oppure nsiamai) non sia mai; caso mai.

- Nsamai....vai:  non sia mai, che tu vada; se per caso tu vai.

- Nsamai mangi: se ti decidi a mangiare; se per caso hai voglia di mangiare.

- Nserta:  una specie di castagna, che aveva la caratteristica - beninteso, oltre che di esser ben grossa ed a forma di cuore - di poter esser liberata con facilità della pellicina interna. Oppure castagna mundalora.

- Na castagnara nserta: un castagno di tale specie; una persona di grande dirittura morale : come se tolti gli abiti e tolta la cute...si vedesse la sua grande dignità!

- Nda castagnara nserta: qua e là ve n'erano di questi castagni, quindi non era difficile stabilire un appuntamento proprio all'ombra di uno di questi grossi alberi.

- Nsertari: (o anche nsirtari) indovinare, calcolare con precisione; saper attendere. Dal latino in certare.

- Nsolia: (ansolia) una qualità di uva, bianca, dolcissima, molto simile allo zibibbo.

- Nsurari: (termine importato) sposare.

- Nsurcari: far dei solchi sul terreno già arato e spianato .Era una particolare arte del contadino: i solchi dovevano essere tutti della stesa dimensione, tutti dritti ed il fondo doveva esser fatto in modo da consentire lo scorrere dell'acqua d'irrigazione. (vedi surcu).

- Nsurdiri: perdere le capacità uditive. Assordare con forti rumori, con vociare concitato.

- E' nutili chi mmi nsurditi, sentu u stessu: è proprio inutile che facciate tanto baccano....riesco a udire lo stesso...percepisco anche quei suoni, quelle voci, che vorreste tenere nascoste.

- Nsurrari: fare in maniera disordinata.

- Nci desimu na nsurrtata: abbiamo tentato di fare…alla fin fine, abbiamo fatto in maniera molto disordinata.

- Nsustari: dar fastidio, irritare .

- Nsustatu:  colui che è stato infastidito; colui che ha sopportato vari....incidenti e ne mostra i segni .- Nsunzi: grassi del maiale (vedi voce frittuli)

- Ntacca: (dal greco tàka, segno) segno, tacca. Le canne metriche erano realizzate con "canne palustri" sulle quali erano segnate delle tacche corrispondenti a 10 cm. ciascuna ed erano, appunto, chiamate "ntacca".

- Ntacca:  soprannome, temporaneo o epiteto offensivo (sfregio) per una   donna o ragazza di bassa statura anche morale.

- Dassau a ntacca:  ha lasciato il segno, la macchia, l'alone.

- Ntaccatu: (vedi ntacca)  segnato, additato, mostrato; fatto segno di ....Ferito, toccato.

- Ntamari: (dal greco tàmno, ferire) ferire. Impedire la naturale crescita con eccessive moine, carezze (apparentemente) spontanee.

- Ntamari: (dal greco thàumazo,stupirsi). Proteggere eccessivamente tanto da impedire la crescita facendo diventare ancora più stupidi .  Istupidire.

- Ntamatu: (vedi ntamari), rimasto troppo piccolo a causa di eccessive cure da parte dei genitori. Chi non è capace di propria autonoma decisione....e si rivolge sempre a qualcuno per chiedere consiglio, aiuto.

- Ntappari: tenere stretto stretto; coccolare; proteggere. Tipico degli innamorati...stretti stretti...cuore a cuore.

- Ntappiti chi cuverti: avvolgiti ben bene tra le coperte.

- Parinu ntappati: ...sempre stretti stretti....quasi uniti sembrano una sola cosa.

- No ntappati sempri!:  non state sempre stretti stretti....non fate molti figli...

- Ntassari: congelare, congelarsi; sentir molto freddo.

- Mi ntassaru i mani:  ho le mani talmente fredde da sembrare congelate.

- Ntassatu: si usava per esprimere l'incapacità di qualcuno ad adeguarsi…ai tempi moderni, come se si fosse cristallizzato (congelato) in una dimensione molto vecchia.

- Nticchia  vedi anticchia

- Nticchillusu: (al femm. Nticchilusa)  superbo, borioso, pieno di sé, precisino.

- Ntigghia:  parte dell'aratro.(vedi ratu).

- Ntimognari: fare a timogna (vedi). Ammucchiare; caricare.

- No ntimognati assai!: non ammucchiate troppo! non spingete di più.

- Vu ntimognastivu intra: ve lo siete ammucchiato dentro; ve lo siete messo in casa.

- Ntimogna...ntimogna: aggiungi ancora...ancora di più, ammucchia.

- Nci ntimognu quattru! gliene somministro quattro!

- Ntimpari: mettere l'uno sull'altro quasi a muro; accostare, addossare ad una parete; mettere stretti stretti l'uno accanto (o su) all'altro. Fare una sorta di muro senza pietre, lavorando soltanto il sentiero (vedi timpa). Vedi anche attimpari.

- Nci ntimpammu quattru petri bbelli rossi: gli abbiamo addossato quattro grossi sassi in bell'ordine.

- Ntimpatilu ddocu: lasciatelo là; addossatelo là; mettetelo in ordine là.

- Sta liva esti ntimpata: queste olive sono state molto tempo in cumulo, sono quasi ammuffite sotto la pressa del loro peso; non di fresca raccolta.

- Nci ndi ntimpu ddui!: gliene do ....due.

- A'jeri ntimparu...oj passau a hjumara:  ieri hanno fatto un certo lavoro d'ordine, di pulizia, di suddivisione....oggi c'è stato un temporale e vi è passata tanta acqua torrenziale rompendo, guastando tutto.

- Ntinna: antenna; l'antenna della TV; (il termine ha assunto anche, ma soprattutto, questo significato, con il diffondersi del mezzo);  cima, altezza, palo molto alto.

-Esti na ntinna!: è proprio una cima.! E' molto alto...o lungo. Molto intelligente .

- Si spasciau a ntinna: s'è guastata l'antenna TV.

- A festa ficinu puru a ntinna: per le feste patronali hanno fatto anche il gioco dell'antenna; l'albero della cuccagna.

Consisteva in un lunghissimo e sottile palo di legno infitto in parte nel terreno ed alzato a piombo. In cima venivano legati, ad un cerchio, a corona della vetta, dei premi in natura; il palo era orrendamente, ma sapientemente ingrassato per far scivolare! Ragazzotti di buona capacità si davano da fare per giorni per raggiungere e guadagnare qualcuno dei premi. Si organizzavano gruppi con compiti specifici: i primi dovevano soltanto, con i loro panni tentare di ripulire il grasso in modo da consentire ai successivi una buona presa. Spesso, facendola in barba  alla commissione, il primo partiva con stracci di sacco di juta sul petto, come maniche di camicia, come parte anteriore di pantaloni....il tessuto ruvido puliva abbondantemente il grasso...e, così di seguito, fino a quando il palo era ben ripulito fino in cima...quindi partiva il più agile, più leggero e resistente....e finalmente, da lassù: pigghiai a 'ntinnaaaa! ho vinto l'antenna,...la cuccagna,  ho superato tutti.

-Pari chi pigghiau a ntinna: è così orgoglioso, pieno di sé che sembra abbia vinto...chissà ché: l'antenna! Il ragazzino che in effetti, per parte di tutta la squadra, vinceva era un piccolo eroe...veniva portato in trionfo, acclamato....sulle spalle in giro per il paese.

- Ntistari: (a) tagliar la parte alta di una qualsiasi cosa: alberi, piante ed altri materiali. (b) iniziare un lavoro in qualsiasi settore. (c) insistere con.. caparbietà.

- Ntracina: (antracina) ascesso, tumore, carbonchio.

- Ntramari: ordire congiure; raccontar balle; farsi notare, mettere le fodere ai vestiti. La fodera, o forse l'ovatta necessaria per dar forma, si chiamava ntrama.

- Ntrami: (molto antico!  anche ntramagghi) le interiora di un animale. Dal latino (in) tramen, interiora.

- Ntrappari: sporcare, lordare, imbrattare. Dallo sapgnolo entrapar, di significato uguale.

- Ntrappata:(Ntrappatedda)  soprannome per una poveraccia forse non pulita per mancanza di sapone, ma semplice e genuina nell'animo.

- Ntrappatu:  sporco, lurido, sia persona che animale o cosa: luogo.

- Ntrassari: arretrare, essere arretrato (anche nel senso della moderna civilizzazione); perdere tempo.

- Lavuru ntrassatu: lavoro arretrato; tempo perso.

- U ntrassatu:  persona molto, molto, molto all'antica; sempliciotto.

- Ntricu: (dal greco trike, imbroglio): intrigo, imbroglio, imboscata, impegno, impaccio. Più comune al plurale ntrichi.

- Ntrocchia: (voce importata, sicuramente dal napoletano) prostituta, donna di particolare attitudini ed intelligenza. Potrebbe essere una deformazione di troia. Con il tempo ha assunto il significato di "molto intelligente, fine, attenta".

- Tu si figgh'i 'ntrocchia : sei figlio di ....; sei molto intelligente!

- Ntruppiddari: mettere a matassa; riunire, mettere insieme; unire, mischiare ..

- Ntuminari: mettere nei sacchi: almeno un tomolo (circa 50 Kg in ognuno); ammonticchiare per poter quindi, a colpo d'occhio, stimare peso e/o volume.

- Ntuntiri: (antuntiri, intuntiri) intontire, diventare tonto, stupido....istupidire.

- Ntuppuliari: bussare alla porta; chiedere permesso. Il termine è tipico del dialetto della provincia di Catania, ma trova doverosa ospitalità nel nostro linguaggio.

- Ntusciari:  bere molto vino, ubriacarsi.

- Nucara: il noce; l'albero delle noci. Oltre al frutto, l'albero annoso, ha un legno molto buono per produrre mobili...ma si dice lignu i nuci (legno di noce):  è ddi nuci: è di noce.

- E ddi nuci, non è i castagnu: (il mobile, la porta) è legno di noce ( più pregiato) non è castagno (ordinario).

- Nuci: noce, frutto (sing. e pl.); noci. Si usa per indicare  anche una piccola quantità.

- Nuci e passuli;  nuci e ffica: ( buon augurio): noci ed uva passa; noci e fichi secchi.

- I patati su quant'e nuci: le patate sono piccole come le noci.

- Quant'a na nuci i casu: una noce di formaggio.

- Nuci i coddu (nuci di coddu): ti venga un  male alla noce del collo, all'occipite; la noce del collo è una grossa vertebra alla base della testa, appena sotto l'atlante: epistrofeo.

- Eh! nuci di coddu: imprecazione; rimmbrotto; richiamo alla tranquillità, all'ordine.

- Jstivu a?..... Nuci di coddu si jjmmu!  siete andati a ?...caspita se siamo andati!

- A nuci du coddu: (quando si parla di salami, insaccati) è un salame (capicoddu da nuci du coddu) capocollo della noce, unico pezzo di muscoli che sta alla base del collo è il salame più tenero, più gustoso.

- Nucidda: nocciola; piccola quantità. Dim. nucidduzza; accresc. nuciddazza; nocciola molto grossa e pesante: mbaddu. Erano molto rare le noccioline americane (arachidi), coltura non conosciuta e di difficile importazione.

- Nuciddi: nocciole: guscio legnoso e seme interno abbastanza consistente. Si conosceva l'uso in dolceria e gelateria, ma era importante soprattutto per i giochi che si organizzavano nel periodo natalizio. Commercializzate a peso per l'ingrosso e a "casteddu": quattro nocciole, al minuto; maggiori acquirenti ragazzi e giovani fino ai 15-18 anni. Il venditore, di solito, ogni certo numero di castedda acquistato regalava una nocciola molto grossa già precedentemente selezionata: mbaddu.

 

Giochi con le nocciole:

 

a) - Bbruscia: gioco tipico per un ambiente chiuso e riscaldato; eseguito soprattutto da ragazzine e nonni i quali si distraevano e facevano distrarre. Un gruppo di giocatori, una puntata di qualche unità, un ripiano sulle ginocchia, spesso il pavimento. A turno un giocatore viene bendato ed un altro tocca una nocciola, testimoni tutti gli altri; gli si toglie la benda e lui comincia a prendere una nocciola alla volta....fino a quando tocca quella che era stata...toccata: bbruscia!, e deve lasciare il turno ad un altro...e così fino alla fine. Poi si ricomincia.

b) - Castedda: gioco all'aperto, a coppia, singoli, a squadre. Per terra tre nocciole ed una al di sopra (casteddu) e, spesso tanti gruppi per ogni giocatore, tutti ben allineati. Sorteggio e regole chiare fin dall'inizio. Ad una certa distanza, di solito verso monte: u pedi: una pietra, un segno per terra....dal quale si può tirare; un piede deve toccare il segno e l'altro più avanti, a pie fermo, si lancia  u mbaddu (di solito una nocciola più grossa e ben pesante; una nocciola imbottita con piombo fuso attraverso un piccolissimo foro; una pallina di vetro; una pallina di piombo) che dev'essere unico per tutti i giocatori. Talvolta i più...ragazzi... venivano ammessi al gioco con i grandicelli perché possedevano u mbaddu i chiumbu - di piombo- .....e si comincia.

Si lancia la pallina, a suttamanu, a supramanu... le nocciole che cadono direttamente (scastiddati), già guadagnate; si segna dove s'arresta la pallina. E via di seguito fino all'ultimo giocatore. Se ne restano casteddi (ancora intatti), ciascuno dalla posizione d'arresto della sua pallina.....fino a quando finiscono....commenti, sfottò, glorie, spesso liti violente, scambi di merce  e.... si ricomincia.

Di solito un compagno di squadra, di coppia faci a paratedda (con molta attenzione per ovvi motivi a valle della serie si mette con i piedi a talloni riuniti e punte allargate per raccogliere, senza perdere tempo quelle che cadono...., ma con l'attenzione di non ostacolare il passaggio della pallina).

c) - Cileddu:  in casa o fuori. Un piano inclinato e si comincia a fare scivolare le nocciole; quando la nocciola che sta scivolando tocca...tocca un'altra...l'altra è guadagnata...e così fino alla fine. Il gioco era più adatto alle ragazzine, o per le giornate di cattivo tempo.

d) - Filedda:  stessa tecnica di casteddi; gioco molto povero...una nocciola per ogni giocatore messa in fila con la parte ruvida sulla terra.

e) - Paratedda: facoltativo e con l'accordo di tutti i giocatori. Vedi castedda.

f) - Quantu lanzi?: (sarebbe quanto lanci?, rilanci?) si svolge fermi, quasi sempre in casa attorno al desco. Un giocatore nasconde nelle mani richiuse a palla una certa quantità di nocciole...e sfida ad indovinare; chi indovina prende, chi non indovina aggiunge quanto mancano o sono in più. Gioco adatto alle giornate di mal tempo ed alle ragazzine.

g) - Singheddu: una linea per terra, si lanciano una quantità di nocciole corrispondente al numero dei giocatori, con l'aggiunta della "posta"; quelle che s'arrestano sulla (o accanto, con una misura già stabilita)  linea, sono guadagnate...e così fino in fondo.

 h) - Stricatedda: un gioco che richiede prontezza di riflessi e velocità nello svolgimento: si benda un giocatore e l'altro strica (striscia, sollecita, tocca con molta attenzione) una nocciola...tolta la benda devono esser toccate tutte per stabilire al tatto, al calore trattenuto, quale era stata stricata.

i) - Tavula vecchia e tavula nova: gioco povero. In casa, attorno al braciere: si mettono le due mani nel sacchetto (ogni ragazzo e ragazza, nel periodo prenatalizio, aveva  u saccuddu pi nuciddi, le mamme, zie, nonne, sorelle maggiori...vi provvedevano per tempo) e ne nasconde un certo numero, già stabilito, dentro un pugno....e poi l'altro toccando alternativamente i pugni chiusi ripete: tavula vecchia...tavula nova...ccà si mmuccia e ccà si trova: (tavola vecchia e nuova per far la rima...in questo si nasconde...ma in questo c'è, si trova!), indovinato?, prende, altrimenti ci rimette il numero mancato.

l) - funtanedda: (o fussitta) : si scava una fossettina sul terreno, si lanciano le nocciole: guadagnate quelle che restano dentro. Ma poi si ricomincia per quelle rimaste fuori: tticchiti ttachiti e funtanedda: un colpetto con l'indice che deve sfiorare il pollice, primo, secondo...dentro!

Il modo di dire tticchiti ttachiti e funtanedda: è passato anche nel linguaggio degli adulti per significare qualcosa da fare svelti, svelti o immediatamente, senza riflettere troppo. Naturalmente v'è anche l'uso per indicare qualcosa fatta alla meno peggio, senza molta attenzione...

Normalmente, come in tutti i giochi di ragazzi e/o di adulti, c'era chi ...rompeva... faciva zzizza: metteva disordine, si intrometteva, di prepotenza, nel gioco; provocava liti....(vedi zzizza).

- Nutaru: notaio; chi certifica; chi redige i rogiti.

- A me' palora è cart'e nutaru: la mia parola è come un documento notarile: è unica, certa.

Spesso quando si stabilivano contratti verbali, la frase veniva pronunciata da entrambi i contraenti.... non abbiamo bisogno del notaio, basta la parola.

- Vui faciti sempri u nutaru!: voi studiate sempre, scrivete sempre...non ve n'intendete di lavori agricoli, siete un uomo di lettere, sapiente (non saccente).

- Si vvaiu ndo nutaru!: (chi possiede qualcosa ed ha molti presunti eredi) .se vado dal notaio so io quel che faccio.

- Esti pricisu comu nu nutaru: è preciso come un notaio; non sbaglia mai; rispetta gli impegni.

- Nutricatu: il seme per il baco da seta. (vedi voce vermu).

- Nzudda: (pl. nzuddi) dolci tipici delle feste patronali fatti con una mescola di farina di grano, zucchero ed aromi vari. Ve ne sono di diversi tipi, di vario aspetto, sapore, fragranza e forma. Gli artigiani (i nzuddari) sono veramente bravi a dar forme di cavallo, di pesce, di bambola, di vari animali , di cuore, di cuori trafitti ecc., arricchendo le forme esterne con dei pezzetti di carta stagnola di vari colori, per sottolineare la forma. I nzuddi, normali, fragranti dolci e di vario colore, soprattutto bianco , si sciolgono in bocca : la loro caratteristica; invece  pi nzuddi i Siminara (detti così perché sembra siano stati realizzati a Seminara, grosso centro in Provincia di Reggio C., sull'altopiano a ridosso di Palmi) nci vonnu denti bboni, occorre proprio una buona dentiera; l'impasto di farina e miele, infatti, li rende elastici e duri... e bisogna anche saperli spezzare e mangiarli con gusto : qualche goloso li fa riscaldare appena in forno per renderli più (morbidi) attaccabili!

- Ti fazzu no mmi ti piacinu i nzuddi: te ne do tante che alla fine non avrai più voglia di cose buone e dolci, appunto: i nzuddi. Talvolta c'è chi celia sopra questo modo di dire...non mmi piacinu i nzuddi: quasi a voler dire... le ho prese, ne ho prese tante... anche nel senso morale.

- Nzuddari: (verbo; più tipicamente del dialetto reggino, ma si usava e si usa ancora in Paese): dar botte, darne tante. (dicesi anche nzoddari).

- U nsuddai a scorci i coddu: l'ha abbuffato a ceffoni.

- Nzuppari: insuppare; bagnare il pane nella suppa. Bagnarsi abbondantemente.

- Ogni matina, mi nzuppu un mors'i pani ndo latti: ogni mattina mi faccio una zuppa di pane e latte; faccio una buona colazione .

- Eh, non nti nzuppari u pani: eh, non prendermi in giro.

- Mi nzuppu u pani ndo conzamentu: faccio scarpetta; inzuppo un po' di pane nel sugo della pasta, nella salsa...

- Mu nzuppai puru eu: anch'io ho messo la mia.....nel prendere in giro, nel denigrare, nell'ironizzare....

- Nzuppuliari:  sinonimo di  nzuppari,  ma con un ...senso di maggior delicatezza.

- Nzurari: prender moglie. Termine usato raramente, certamente importato dalla Calabria Sett.

- Nzunzi:  le parti grasse del maiale finenente tagliuzzate e messe, per prime, a fondere per fare le "frittole". Vedi frittuli.

- No' ndavi nzunzi: molto magro, ma anche senza costanza.... senza parola! si dice anche  non nc'è ssustu (vedi): non c'è sostanza.!