ALESSANDRO LALA


E' un indimenticabile. Sulla sua bara il popolo fuorigrottese pianse in quel lontano 1925 la scomparsa dell'uomo insigne e predare, del cittadino benemerito, dell'educatore eminente ed esemplare, del professore degnissimo che alla Scuola aveva donato a profusione i tesori inesauribili della sua intelligenza, la bontà del suo cuore, l'altezza dei suoi nobili sentimenti di perfetto gentiluomo e la vastità del suo sapere nel campo della cultura.

Entrato presto nell'insegnamento mentre ancora seguiva gli studi universitari, fù nominato nel 1902 direttore didattico; fù promosso nel 1918 ispettore scolastico ed elevato nell'anno successivo all'alta carica di direttore generale delle Scuole Popolari di Napoli, le quali portate da lui ad un livello altissimo, gli consentirono nel 1923 al termine della sua missione educativa di attuare con la sua intuizione ed illuminata versatilità gli orientamenti pedagogici dettati dalla riforma Gentile.

Moltissimi, e tutti lusinghieri i molteplici riconoscimenti a lui attribuiti nel corso della sua fulgida carriera scolastica, tutti ampiamente meritati per il valore del suo saggio operare sempre e dovunque con profondo discernimento con l'attuazione dei problemi più ardui e necessari che in quel tempo urgevano nelle nostre Scuole.

Ma, il più lusinghiero, il migliore a lui concesso, che toccò i vertici del più alto riconoscimento ed apprezzamento della sua dottissima opera di vero magister fù il Grand - Prix con medaglia d'oro pienamente meritato dalla Scuola Partenopea alla Esposizione Universale di Parigi nel 1900.

Francesco De Sanctis, il colosso della letteratura italiana, tenne in grande considerazione, indirizzandogli in data 10 febbraio 1892 una lettera autografa che elogiava e metteva in giusto risalto la sua opera di uomo e di educatore impareggiabile, additandolo alla riconoscenza ed alla ammirazione delle generazioni studiose.

Ma qui, lo spazio è troppo esiguo per poter parlare diffusamente di ogni pregio che lo distinse e lo identificò notevolmente in tutto l'arco della sua vita tutta costellata di affermazioni e di successi continui, raggiunti con sacrifici, dedizione al dovere, ed amore immenso per tutto ciò che eleva spiritualmente l'uomo alle supreme altitudini della dignità, della onorabilità e della perfezione.

E Lala fù uno di quegli uomini dotati ad abundantiam di queste qualità meravigliose, che furono a lui sempre congeniali e presenti in ogni evenienza anche la più difficile ed invalicabile che egli seppe superare sempre con volontà tenace, ferrigna volitiva. Non pochi sono gli episodi gentili di cui fù protagonista nella nostra Fuorigrotta, e non poche le innumerevoli opere di bene che egli compì a favore della popolazione scolastica che io amava e lo venerava immensamente.

L'Ispettore scolastico Giuseppe De Martino direttore della scuola elementare G. Leopardi, nobile figura di insegnante e di uomo, commemorando degnamente l'insigne uomo scomparso lo definì "una voce viva e vitale che ancora risuona nel nostro animo ".

Espressione questa quanto mai felice che sintetizzava ottimamente l'uomo, la sua attività poliedrica ed incessante per la scuola e le superiori doti personali che mirabilmente compendiavano la sua interessante persona.

E, Felice Greco, Provveditore agli Studi di Napoli " un uomo dotato di singolari virtù ".

Questi, i due oratori che si avvicendarono nella rievocazione del Lala, inaugurandosi nella scuola G. Leopardi nell'aprile 1951 un suo busto in bronzo dovuto all'arte dello scultore Pasquale Monaco.

Poi, fù la volta del grande oratore suo ex discepolo che appartiene alla schiera invitta dei grandi avvocati del nostro Foro, di Pasquale de Gennaro il più illustre figlio della nostra terra.

Parlò come sà parlare lui stupendamente, ineguagliabilmente, come gli antichi oratori greci e romani, con infiammata parola che quando viene pronunziata da lui, tutto conquista, commuovendo esaltando i cuori degli ascoltanti.

Al termine di quella vigorosa ed alata orazione, Pasquale de Gennaro, visibilmente emozionato parlando del Lala, concluse nel modo più brillante il suo dire, affermando che: "Signori, se potessi avere una parola degna dello spirito e la persona di Alessandro Lala, io vorrei che il mio ingegno fosse pervaso dal pensiero o dal verbo di un Poeta o di un insigne letterato per congiungere la malinconia di questo spirito con la letizia di colui che ci guarda dall'alto, per congiungere l'amarezza della vita che viviamo con la tenerezza di colui che ora vive nei misteri dell'infinito, e che ancora ci accompagna. A me pare quasi che egli sempre paterno verso di noi, avanzi in questa sala mentre andiamo a scoprire il suo busto, e in questo istante, col gesto benedicente di un apostolo di un ideale, nel compimento di una missione svolta per il bene di queste creature voglia benedire insieme l'umanità e la patria " Alessandro Lala rivive più che mai e rifulge in tutti noi risplendente di grandezza morale ed intellettuale, come l'uomo più benemerito e degno di incancellabile ricordo.

Mario Agrillo