CINQUECENTO: Le compagnie di ventura
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Dorata campagna
assolata.
Cielo azzurro, qualche
nuvola bianca.
Una ventina di cavalli
incolonnati procede stancamente lungo un sentiero stretto.
Gli zoccoli, lenti,
sollevano piccole nuvole di polvere di terra arsa e rossa.
Speroni d’acciaio li
spronano con ritmo perduto perché raggiungano la cima della collina.
La meta.
Il primo dei cavalieri
sfiora con la mano guantata la visiera del suo elmo, già sollevata per la gran
calura estiva.
D’improvviso il suo
cavallo si è fermato.
E così anche tutta la
colonna dietro di lui.
“Paride,”, dice con voce
bassa rivolto ad un compagno, “guarda quanti Mori al fiume.”.
Il Capitano si avvicina
con vigore nuovo e con sguardo trionfante.
“Non sono molti, e poi
sono tutti intenti a bere…”, dice con voce entusiasta, “Colpiamoli prima che
possano ritirarsi tra quegli alberi oltre il torrente.”
Si volta quindi ad
osservare i suoi soldati con sorriso beffardo. E intanto, senz’accorgersene,
solleva più in alto la lancia dalla punta accuminata e dalla bandiera blu e
rossa.
Il suo silenzio è più
eloquente di mille parole.
La luce nei suoi occhi
e quel sorriso agghiacciante raccontano a tutti i suoi uomini la sua storia di
sofferenza e, finalmente, di vendetta.
La sua mano che,
decisa, abbassa la visiera dell’elmo grida ai cuori di tutti i cavalieri
l’ordine che da giorni aspettavano:
“CARICAAAA!!!!!!”
I fedeli cavalieri si
lanciano al trotto dietro il loro Capitano, con le lance in resta e i fieri
pennacchi colorati ondeggianti nell’aria.
Gli zoccoli rimbombano
nella valle con la violenza di un temporale estivo.
I nemici sembrano
risvegliarsi da un lungo sonno, tanto rimangono immobili.
Il Capitano Paride, che
trotta da solo davanti agli altri, sembra una tempesta pronta ad abbattersi su
di un’inerme barca di giunchi.
Quando abbassa la
lancia verso il nemico ed accelera il passo, i cavalieri partono al galoppo e
si gettano sul nemico.
Alcuni Mori, che hanno
imbracciato lo scudo ed impugnato le spade ricurve, cercano di radunarsi per
ricevere la carica dei cavalieri cristiani.
I lancieri pesanti
passano attraverso l’esile linea dei difensori come il vento che travolga una
tenda di stoffa.
“AVANTI!”, ordina
gridando a gran voce Paride, “Che muoiano tutti!”.
La carica della
cavalleria diventa inarrestabile.
Le lance accuminate,
imbevute nel sangue moresco, trafiggono un corpo dopo l’altro, senza alcuna
pietà.
I primi nel petto; gli
altri nella schiena.
Pochi sono i guerrieri
che cercano di opporsi ai lancieri cristiani: qualcuno cerca inutilmente di
arrendersi; tutti gli altri si danno alla fuga, lasciando sul campo di battaglia
le proprie armi ed i loro averi.
Paride, che ancora
sprona il cavallo, cerca con i denti serrati e lo sguardo di fuoco altri
avversari.
In piedi, però, non c’è
più nessuno.
“Cani infedeli,”,
aggiunge sommesso tra le voci dei morenti che implorano pietà, “questo è solo
l’inizio…”.
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