IL SISTEMA NERVOSO E IL MOVIMENTO

 

Il sistema nervoso si suddivide in: S.N.C., S.N.P. e S.N.A. (centrale, periferico e autonomo).

Il SNC è costituito dall'encefalo (organi dentro il cranio: cervello, cervelletto, tronco encefalico, nuclei grigi basali) e dal midollo spinale; il SNP dai nervi e il SNA dai gangli dei sistemi ortosimpatico e parasimpatico. I gangli del ortosimpatico si trovano disposti in duplice fila ai lati della colonna vertebrale, da questi originano delle fibre che vanno ad innervare i visceri, hanno in genere funzione eccitatoria, il parasimpatico si origina dalla zona sacrale del midollo spinale e dall'encefalo (...) e i suoi gangli sono sparsi in profondità tra i visceri e tra gli organi, in genere ha funzioni inibitorie; al SNA spetta il controllo di diverse funzioni della vita vegetativa, appunto autonoma, ad es. quelle respiratoria e cardiaca, vasomotoria (costrizione e dilatazione dei vasi sanguigni), l'attività degli organi digerenti ed escretori , etc..

Le funzioni fondamentali del SN sono: la trasmissione degli impulsi elettrici, la ricezione e rielaborazione degli stimoli che provengono sia dall'esterno che dall'interno dell'organismo, la programmazione e la esecuzione delle risposte.

Il tessuto nervoso è costituito da miliardi di neuroni: cellule di forma stellata, ciascuna delle quali è provvista di piccoli prolungamenti, i dendriti, e uno più lungo il neurite, i quali possono formare connessioni con altri . Solo nel cervello i collegamenti sono migliaia di miliardi. Sostanzialmente quindi troviamo cellule, che formano la sostanza grigia, e fibre, che formano la sostanza bianca o vanno a costituire i nervi; nel cervello la sostanza grigia è situata nella parte più periferica, la corteccia, e la sostanza bianca nell'interno, mentre nel midollo spinale, al contrario troviamo all'esterno la sostanza bianca e all'interno quella grigia, strutturata grossolanamente a forma di "H", con due corna anteriori più grosse, dove troviamo cellule motorie e due corna posteriori con cellule sensitive.

Il cervello è costituito da due emisferi caratterizzati da solchi e circonvoluzioni, a determinate aree si possono assegnare il controllo di funzioni quali la vista, posteriormente, nel lobo occipitale, l'udito, lateralmente, nel lobo temporale, le attività del pensiero, associazione, memoria,..etc., anteriormente, nel lobo frontale, e la motricità e la sensibilità, superiormente al centro, nel lobo parietale.

Esistono dunque un'area motoria e un'area sensitiva per ciascun emisfero che controllano il lato opposto del corpo; il comando, infatti, parte dalle cellule motorie piramidali, percorre, sotto forma di impulso elettrico, le fibre corrispondenti che a un certo punto del tronco encefalico (nel bulbo, detto anche midollo allungato perché costituisce il primo prolungamento del midollo all'interno del cranio) si incrociano per passare nel midolo spinale dal lato opposto, raggiunto quindi il neurone che si trova all'incirca all'altezza del muscolo che si deve contrarre, fuoriesce dal midollo attraverso i nervi spinali, i quali si assottigliano e ramificano sempre più fino a diventare fibra che si collega ad una fibra muscolare, mediante una giunzione detta appunto sinapsi neuro-muscolare, qui l'arrivo dell'impulso determina la contrazione.

Sicché l'emisfero destro controlla la parte sinistra del corpo e viceversa.

L'impulso nervoso è una variazione di potenziale elettrico a cui si associano anche fenomeni chimici: infatti l'arrivo dell'impulso alla giunzione neuro-muscolare (detta anche placca motrice) determina la liberazione dell'acetilcolina, nello spazio intermedio tra le fibre e quindi degli ioni calcio, responsabili dell'aggancio tra i filamenti delle fibre muscolari, e così il muscolo si contrae.

All'interno del muscolo, dei tendini e delle articolazioni vi sono dei recettori collegati con delle fibre, mediante cui vengono registrati il grado di tensione delle fibre, il grado di apertura delle articolazioni e quindi la posizione dei nostri segmenti corporei nello spazio, sempre sotto forma di impulsi che vengono trasmessi al cervello seguendo esattamente il percorso inverso a quello della via motoria. Allora abbiamo una via motoria, discendente, dal cervello ai muscoli, e una via sensitiva, ascendente, dai muscoli al cervello.

Il midollo spinale ha il compito di ricevere e trasmettere al cervello gli stimoli sensoriali, ricevere dal cervello gli impulsi motori e trasmetterli ai muscoli; quindi si può dire che é una stazione di passaggio, senonché è la sede di origine dei movimenti riflessi (v.oltre). A livello di ciascuna vertebra o meglio dallo spazio tra una vertebra e la sottostante fuoriescono una coppia di nervi, uno da un lato e uno dall'altro, detti nervi spinali, sono appunto 33 paia, entro ciascuno troveremo sia fibre motorie che sensitive; ciascuna fibra è isolata dalle altre perché avvolta da una guaina mielinica, cioé costituita da mielina, una sostanza grassa color biancastro, la cui funzione è appunto la stessa della guaina che riveste i fili elettrici.

Il cervelletto ha il compito di regolare i movimenti, infatti presiede al senso dell'equilibrio e alla cordinazione dei movimenti. In realtà l'organo dell'equilibrio viene situato nell'orecchio interno, nel senso che qui vi sono dei recettori, costituiti da tre canali semicircolari, disposti come tre anelli legati insieme ed orientati nelle tre direzioni dello spazio, ripieni di un certo liquido che si muove in direzione opposta ai nostri spostamenti;

immerse in questo liquido vi sono delle ciglia, le quali, nel momento i cui il liquido si sposta, si flettono ed, essendo collegate ad una fibra nervosa, mandano degli impulsi al cervelletto; questo, sulla base delle informazioni ricevute, manda degli impulsi motori di correzione degli sbilanciamenti: in pratica l'organo dell'equilibrio avvisa e il cervelletto provvede.

Il midollo allungato collega il cervelletto al midollo spinale ed è sede di importanti centri di regolazione quali quelli del respiro e del ritmo cardiaco.

I movimenti e la loro coordinazione

I movimenti si dividono in volontari, automatici e riflessi. La nostra esistenza è regolata in ogni momento da fenomeni riflessi, cioè di reazione a uno stimolo. Le posizioni che assumiamo, in piedi, seduti, etc.., sono il risultato di contrazioni riflesse dei nostri muscoli; la forza di gravità tende a farci cadere in avanti, procurando un modico stiramento dei muscoli nucali e della schiena, a questo stimolo detti muscoli reagiscono mantenendosi leggermente contratti; questo stato permanente di leggera contrazione, che scompare quasi del tutto mentre dormiamo, si chiama tono muscolare; se i muscoli sono deboli anche il tono è debole, questo si manifesta, ad es., con il tipico atteggiamento rilassato e ciondolante del ragazzo pre-adolescente, che, se non viene corretto con degli esercizi tonificanti, diventa dorso curvo e quindi cifosi.

Altri esempi: il riflesso rotuleo: quando il medico percuote con un martelletto sotto la rotula si ha l'estensione riflessa del ginocchio; una luce puntata sull'occhio provoca il restringimento della pupilla; i riflessi di raddrizzamento che si hanno a seguito degli sbilanciamenti, delle perdite di equilibrio.

L'arco riflesso. I movimenti riflessi sono determinati dall'attività delle cellule del midollo spinale e il percorso dell'impulso è quello di un arco: parte dalla fibra muscolare, dai recettori che hanno registrato lo stiramento, va lungo la fibra sensitiva che ritorna al midollo attraverso il nervo spinale, collegandosi con la cellula sensitiva del corno posteriore, questa poi con un'altra fibra si collega a una cellula motoria nel corno anteriore e da questa parte una fibra motoria che percorre lo stesso nervo e così l'impulso giunge allo stesso muscolo da cui era partito: il muscolo allo stiramento iniziale reagisce con una contrazione.

Per movimento volontario si intende quello che viene voluto e regolato nei dettagli da una rappresentazione mentale cosciente, la quale pensa costantemente alle varie fasi, ai movimenti parziali dell'intero gesto.

Il movimento automatico é quello che può essere eseguito con disinvoltura e perfezione, anche pensando ad altro; inizialmente è volontario, dopo migliaia di ripetizioni si automatizza e viene immagazzinato stabile nella memoria .

IL m. volontario parte dalla corteccia, quello automatico da una zona più bassa del cervello, alla sua base, detta dei nuclei grigi centrali e con la partecipazione del cervelletto.

In realtà è più giusto parlare di componenti volontarie, automatiche e riflesse del movimento, perché in genere sono, in misura diversa, sempre presenti tutte e tre. Facciamo degli esempi e analizziamo l'apprendimento motorio.

Nello sport, quando non si è mai provato un movimento si procede per tentativi e pensando a tutti i dettagli dell'esecuzione (la battuta di pallavolo: piede sinistro avanti, busto inclinato, lanciare la palla e poi colpirla dopo aver ben caricato il braccio etc..): la tecnica si basa su movimenti parziali volontari, nei quali l'eccessivo controllo del'attenzione li rende impacciati, disarmonici, faticosi; il principiante sembra rigido, il gesto poco fluido, il suo SNC, non avendo esperienza del gesto, non conosce la corretta successione degli interventi muscolari che lo determinano, non riuscendo a realizzare la contrazione e la decontrazione della muscolatura nei tempi giusti e alla giusta intensità, contrae più muscolatura di quanto è necessario (il muscolo agonista viene usato con maggior forza di quel che serve, quindi l'antagonista deve usare maggior forza per frenarlo).

Occorre, appunto, che i muscoli antagonisti, che devono frenare il movimento nella sua fase terminale, intervengano solo al momento opportuno; se intervenissero troppo tardi provocherebbero danni alle strutture, se troppo presto si opporrebbero al movimento rendendolo poco fluido e dispersivo dal punto di vista energetico.

Man mano che si diventa esperti, il movimento diventa sempre più automatico, facile ed elegante, lo facciamo pensando non più allo schema fondamentale ma a certi particolari o ad un obiettivo superiore (a dare effetto alla palla, a fare un tiro più potente o ad indirizzarlo in un punto preciso), orbene lo schema si è automatizzato mentre il controllo di certi dettagli è volontario=rappresentato coscientemente: la volontà interviene solo se decide di interromperlo, mutarlo, accelerarlo o rallentarlo.

Nel contempo partecipano anche delle contrazioni riflesse atte, per es., a fermare i segmenti corporei che non centrano, a farci mantenere dritti e in equilibrio, a frenare la "corsa" del movimento (se così non fosse ce ne andremmo appresso alla palla oppure ce ne andremmo indietro o associeremmo movimenti inutili, con spreco di energia).

I movimenti della vita quotidiana sono, direi, per un buon 80% automatici: lavarsi, vestirsi, cucinare, guidare, lavorare a maglia, scrivere; pensiamo, per tutti questi, qual'è la componente volontaria e quale la componente automatica: dipende dal nostro grado di esperienza in quel settore; per lo scrivere la differenza tra volontario e automatico si può vedere tra la mano destra e la mano sinistra (viceversa per i mancini).

Man mano che eseguiamo un movimento, questo viene regolato e corretto nei dettagli, proprio durante l'esecuzione, in modo più o meno automatico, a seconda del grado di padronanza che abbiamo dello stesso, sulla base delle informazioni sensoriali (visive) e sensitive (dei recettori muscolari=propriocettori): es., decidiamo di prendere un oggetto, il braccio comincia ad estendersi, noi vediamo e/o sentiamo se va nella giusta direzione, le correzioni avvengono inconsciamente=automaticamente, cioè senza che ce ne accorgiamo.

Da quanto detto risulta che esistono movimenti volontari corretti automaticamente e movimenti automatici corretti volontariamente: insomma la volontarietà dipende dal grado di vigilanza ed attenzione che poniamo durante l'esecuzione.

Altri automatismi sono i movimenti di base quali il camminare e il correre; l'utilità degli automatismi sta nel farci risparmiare energia nervosa: questo perché il comando viene, per così dire, "scaricato" dalla corteccia a quei centri nervosi leggermente inferiori (alla base del cervello), così le aree associative corticali sono libere di impiegare la loro energia in altra attività, ad es., di controllo dei particolari tecnici.

Se ogni fase parziale del cammino dovesse essere pensata, noi impareremmo a camminare a 30 anni e una passeggiata di 100 mt ci costerebbe una fatica enorme.

Facciamo un altro esempio, suonare il pianoforte: quando si è esperti in certi brani si può suonare e cantare o suonare e dirigere il coro; l'esecuzione si è automatizzata, quando si effettuano delle variazioni sul tema interviene di nuovo la volontà e tutte le volte che si pone attenzione a una modalità da correggere o affinare.

Nel nostro cervello esiste un magazzino di schemi motori, la memoria motoria, così come abbiamo la memoria delle conoscenze; sono dei circuiti formati da tanti neuroni collegati insieme, ciascuno dei quali comanda una fase parziale di un movimento; quando impariamo un nuovo movimento si forma un nuovo circuito; alcuni autori preferiscono fare il paragone con la magnetizzazione che si verifica in un nastro quando viene registrato: non è che si formano nuovi circuiti ma vengono attivati circuiti secondo determinati percorsi, per cui quando arriva un impulso facilmente seguirà quella strada. Questo spiega, tra l'altro, perché certi movimenti simili interferiscono gli uni con gli altri: "mentre gioco a pallavolo "mi viene" il rovescio del tennis" o "mi viene la caduta judo e non la capovolta", cioé l'impulso nervoso tende a seguire i vecchi "tracciati" e correggerne il percorso diventa difficile (transfert negativo).

E' importante avere un ampio magazzino di schemi motori, come è importante per tutte le conoscenze: ci permetterà facilmente nuovi apprendimenti.

La coordinazione dei movimenti è, dunque, l' effetto del meraviglioso lavoro dei centri nervosi; in questo continuo lavoro il cervello si esercita e migliora, come ogni organo che viene esercitato, la capacità di regolare i movimenti; e così noi passiamo, ad es., da un tiro a canestro che va fuori di un metro a un tiro preciso, anche da più lontano: dalla coordinazione si passa all'abilità, il ragazzo abile dà impressione di facilità ed armonia nei suoi movimenti, la mancanza di abilità è caratterizzata, invece, dalla goffagine del movimento e dallo sperpero di energia per eseguirlo.

In definitiva esistono 5 tappe neuro-motorie:

1) la rappresentazione mentale: è un progetto, un programma schematico del movimento

2) i legami ideo-motori: associazioni che si effettuano sulla base delle passate esperienze; vengono, per così dire, messi insieme vecchi pezzetti di movimenti

3) l'impulso nervoso e tutto il suo percorso

4) la regolazione e correzione dei parametri spaziali e temporali del movimento: direzione,ampiezza, velocità, forza, etc.., che può avvenire prima o durante l'esecuzione

5) l'esecuzione motoria

 

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L’APPRENDIMENTO MOTORIO

Un comportamento modificato dall’esperienza - Una modificazione stabile del comportamento. Teorie.

PAVLOV (dello stimolo-risposta o del riflesso condizionato): se viene associato ad uno stimolo capace di generare una risposta, un altro stimolo condizionante, questo stimolo può costituire lo stimolo percettivo; noto l’esperimento del cane e della luce rossa che induce salivazione perché precedentemente associata al cibo.

THORNDIKE (per prove ed errori) è il risultato che determina l’apprendimento, più successo = più apprendimento.

TOLMAN (delle M.A.M. = mappe di apprendimento motorio) l’individuo realizza delle mappe cognitive, modelli la cui assimilazione avviene attraverso vari processi tutti tendenti all’acquisizione di esperienza.

Fasi: 1) progetto 2) esecuzione 3) adattamento 4) consolidamento

L’allievo (1) si crea un modello mentale in base alle informazioni in suo possesso: ricordi, spiegazioni, dimostrazioni...(2) prova il movimento prendendo coscienza del risultato positivo o negativo conseguito, quindi (3) effettua quelle modifiche che l’esperienza e/o l’insegnante gli ha suggerito, (4) esegue un buon numero di ripetizioni per perfezionare il progetto e creare una struttura neuronica, lo schema motorio.

Abbiamo due tipi di M.A.M.: rigida (o a striscia) e elastica (o estesa).

Nel caso della M.A.M. rigida, l’apprendimento è orientato verso la più assoluta precisione di movimento (attrezzistica, equilibrio, tuffi, scherma, pattinaggio), il metodo d’insegnamento è analitico, per unione di singole parti.

Nel caso della M.A.M. elastica, l’apprendimento è orientato verso la padronanza del movimento in tutte le sue possibili variazioni (giochi di squadra e sport di combattimento), il miglioramento del progetto sarà quindi nel senso dell’acquisizione di quelle competenze atte a fronteggiare tutti gli elementi di variabilità (peso e dimensioni dell’attrezzo, tipo di suolo...). Alcuni fattori di esecuzione tendono a spostare la strutturazione di una mappa verso l’altro tipo (da elastica a rigida): la riduzione dello spazio, l’aumento della velocità di esecuzione, la diminuzione della grandezza dell’azione cinetica.

TRANSFERT: può essere positivo o negativo, meccanismo con cui abitudini preesistenti facilitano o impediscono l’acquisizione di nuove prassie. Alessandro Salvini individuò i transfert negativi nelle tecniche sbagliate insegnate nei "minisport"....i danni della specializzazione precoce.

Teoria motivazionale: l’acquisizione di un’abitudine capace di ridurre i bisogni e le tensioni di vario genere.

SCHINNER, teoria del rinforzo: l’individuo apprende quando la risposta gli concede una gratificazione, se può controllare con regolarità il progresso.

Lo schema motorio, di un atto di complessità medio-elevata si struttura stabilmente dopo circa tremila ripetizioni.

La reafferenza guida il movimento: è data da segnali cinestetici provenienti dai propriocettori muscolari, tendinei e articolari, durante l’esecuzione del movimento; i centri nervosi sensoriali ricevono informazioni continue sullo svolgersi del movimento, sulle posizioni assunte dagli arti e dal corpo; gli atleti allenati sono in grado di misurare con notevole esattezza, attraverso i segnali cinestetici (incoscienti o parzialmente coscienti), l’angolo assunto da una articolazione.

Allenamento ideo-motorio: si è visto che quando l’atleta si rappresenta il movimento si verificano micro-contrazioni o per lo meno attivazioni nervose dei muscoli, nella corretta coordinazione cronologica che avviene durante l’esecuzione normale del movimento.

SALVINI A. - MATURAZIONE, APPRENDIMENTO E SVILUPPO

Alcuni anni fa su "Le Scienze", in un articolo sulla fame nel mondo c’era la fotografia di due gemelli monovulari d’un paese d’Africa, età: 15 anni, uno alto m. 1.80, l’altro m. 1.55; uno, allevato presso una "Missione", aveva avuto tutto l’apporto proteico e vitaminico per sostenere la sua crescita, l’altro, cresciuto in tribù, si era trovato periodicamente esposto a carenze alimentari e il suo potenziale genetico non aveva potuto svilupparsi quanto avrebbe potuto realmente.

La maturazione è un processo in parte biologico, legato alla programmazione contenuta nel codice genetico dell’individuo e dall’altra parte è un processo che risente dei fattori ambientali di apprendimento.

Sviluppo fisico: la programmazione genetica è legata all’alimentazione e alle opportunità di esercizio delle strutture muscolari.

Sviluppo psichico: l’apprendimento è una variabile importante; una struttura biologica che si evolve non sostenuta dai fattori di apprendimento non diventa un essere umano.

Pensate ad un ragazzo tenuto su una sedia a rotelle da genitori sadici, il che non è lontano dai bambini costretti a stare davanti alla TV, madre natura gli fa crescere i femori, con le strutture nervose e muscolari atte a farlo camminare; queste strutture non giungono a maturazione completa (sviluppo) perché non sono state sollecitate dall’apprendimento.

Possiamo dire quindi che la maturazione è legata al programma genetico e lo sviluppo all’apprendimento (maturazione + apprendimento = sviluppo).

L’apprendimento offre occasioni di sviluppo che molte volte vengono imputate alle capacità soggettive dell’individuo così come se le porta dentro di sé. Ci sono dei momenti della crescita detti fasi sensibili in cui l’influenza dei fattori di apprendimento è marcata, anzi si può dire che l’occasione è unica.

C’è un uccello che se tra il 10° e il 15° giorno dalla nascita non sente fischiare i genitori non imparerà mai a cantare; ci sono dei bambini che se nei primi tre anni di vita non vengono esposti a certe sollecitazioni linguistiche avranno dei deficit cognitivi che poi sarà difficilissimo recuperare. Dopo il 10° anno di età certi deficit motori non sono più recuperabili, non si può più insegnare ciò che andava fatto al momento adatto.

Sensazione: azione sui sensi; lo stimolo esterno determina certi processi neuro-fisiologici.

Percezione: a livello centrale, la sensazione viene interpretata sulla base dei ricordi dell’esperienza.

Due persone che guardano un’oggetto non vedono la stessa cosa: se arriva un pallone dall’alto, un pallavolista e un calciatore "vedono" due cose diverse.

La sensazione è al livello di maturazione, la percezione è al livello di apprendimento.

Nei primi 24 mesi di vita il bambino è allo stadio senso-motorio, le strutture senso-motorie sono il prerequisito dell’intelligenza, vale a dire che non essendo ancora formati gli strumenti del linguaggio, il movimento è l’unico mezzo per sviluppare l’intelligenza. Tutto ciò che è fatto dall’essere umano è appreso, i movimenti innati scompaiono dopo i primi 3 mesi (per es. il riflesso di Moro, la prensione), anche il prendere un oggetto è frutto di un apprendimento, dopo vari tentativi, errori, adattamenti.

Da "Modelli cognitivisti dell’apprendimento" di R:Tosi - Didattica del movimento 1987

L’apprendimento è un fenomeno processuale, con rettifica continua dei modelli raggiunti. Le teorie più correnti sollecitano l’attenzione verso l’importanza che deve darsi alle macrostrutture motorie: schemi motori di grande entità, flessibilità, adattabilità, derivabili da esperienze motorie vaste e variate poste in essere specie nell’infanzia con attività polivalenti. Le attuali teorie pedagogiche, e quindi le metodologie, si imperniano innanzitutto sulle preconoscenze e sui prerequisiti, dicendo no alle competenze precoci, al fine di "aprire tante finestre sul mondo" con attività variate, ricche di connotazioni di plasticità, insomma un ampio archivio di esperienze multilaterali su cui poi costruire le specializzazioni.

La lateralizzazione : una specie di ordine operativo interno nell’architettura neuro-motoria dei movimenti, che consente un’adeguata distribuzione delle informazioni, senza la quale non riusciremmo a compiere dei gesti perfettamente finalizzati; il mancino contrastato invece si trova in uno stato confusionale dovuto ad una eccedenza di impulsi nervosi.

Da "Il processo di maturazione motoria come apprendimento" di G.Gioffredi (pedagogista)

rivista F.I.E.F.S. 17/7/89

Fasi graduali dell’apprendimento

  1. Disarmonia fra la conoscenza attuale e una situazione nuova; motivazione scaturita da una difficoltà in un processo logico-operativo
  2. Individuazione di questa difficoltà; vengono fissati gli obiettivi che si vogliono realizzare
  3. Paragone degli elementi della situazione in atto con quelli delle esperienze passate
  4. Vari tentativi per le possibili soluzioni del problema; 1^ fase dell’elaborazione
  5. Valutazione critica delle diverse possibilità di affrontare e superare le difficoltà; 2^ fase dell’elaborazione
  6. Scelta finale della soluzione, applicazione pratica e verifica; 3^ fase dell’elaborazione

Nel 1° grado si ha la coscienza di una difficoltà per la presenza di un ostacolo nuovo, diverso dalla situazione preesistente; tale difficoltà è percepita solo quando gli atteggiamenti psichici riconoscono la novità e determinano un conflitto tra ciò che già si conosce e ciò che si presenta problematico, ma già pregno di promesse per una ulteriore affermazione dell’attività pratico-intellettiva; da questa situazione conflittuale sorge la motivazione all’apprendimento, tensione interiore connessa con le aspirazioni dell’individuo e con la sua attuale maturità. Si possono verificare turbe dell’apprendimento quando vengono affrontati argomenti non sentiti dai fanciulli come un loro bisogno di crescita....

Le sconfitte smorzano le aspirazioni, invece quando i successi sono superiori agli insuccessi aumenta la volontà di affrontare e superare nuove difficoltà. Le esperienze passate si riflettono nel futuro come logica aspettativa: quelli che hanno riportato costanti successi si aspettano ulteriori affermazioni, quelli che non si sono quasi mai realizzati attendono, spesso con distacco, di sentire proclamare dei giudizi sulle loro incapacità.

Quando un problema non viene collegato con le esperienze precedenti non può essere affrontato e risolto perché non è definito: è senza scopo e staccato dalla zona di apprendimento. E’ necessario che sia preciso il fine da raggiungere e che tale fine sia capito dagli alunni, altrimenti la motivazione perde la sua efficacia.

Il processo di maturazione motoria segue vie fisse e predeterminate: è, cioè, un processo intrinseco relativamente indipendente dall’esperienza e dalle afferenze, almeno per quei centri che formano l’impalcatura di base dell’organizzazione nervosa.

Il movimento è una formale globale, ha la sua essenza non nella somma delle sue parti ma nella loro organizzazione strutturale: come per la parola o per la musica, che trovano la loro realtà non nei singoli suoni, ma nella relazione fra essi, come la melodia musicale è un tutto formato eorganizzato, così la melodia cinetica non possiamo interromperla senza distruggere quella unità essenziale che la rende movimento.

BIBL. F. ANTONELLI, A. SALVINI - Psicologia dello sport - Lombardo - Roma 1978

G.LINDZEY, C.S.HALL, R.F.THOMSON - Psicologia - Zanichelli

Comportamento: ciò che uno fa o dice: unità di conoscenza empirica, direttamente osservabile, misurabile in termini di frequenza, durata, intensità, descrivibile in termini di eventi antecedenti e conseguenti ad un evento preso come centrale.

Rinforzatori: eventi ambientali che hanno l’effetto di aumentare le probabilità di comparsa del comportamento.

Rinforzo: l’atto concreto del rinforzamento o la singola quantità di rinforzatore che si presenta in esso.

Le conseguenze di un comportamento, piuttosto che ciò che lo precede o accompagna, esercitano un’azione modificativa. I rinforzatori si dividono in materiali e sociali(dei primi i commestibili ne sono un sottogruppo).

I rinforzatori sociali sono gli eventi comunicativi che danno vita e sostengono le relazioni interpersonali. Ogni manifestazione di affetto, stima, apprezzamento, accordo, approvazione, consenso producono effetti sul comportamento di chi li riceve. Possono essere messaggi verbali e/o non verbali:

Bravo! Proprio così! Hai fatto veramente attenzione! Hai detto una cosa interessante! Ottima domanda!

Sorridere. Mostrarsi interessato. Far cenno di sì. Meravigliarsi.

Strizza l’occhio, pacca sulla spalla, toccare, protendersi verso l’altro, stringere la mano, sedersi vicino, mangiare insieme o fare qualcosa insieme (fumare)...tono di voce dolce... fare con la mano "o.k.".....

Anche l’attenzione che l’ambiente sociale rivolge ad un soggetto operante può fare da rinforzo, ecco perché occorre che il prof. eserciti un razionale controllo anche delle più spontanee attività di interazione scolastica.

Rinforzamento dinamico: o "legge della nonna: prima il dovere e poi il piacere": far seguire, mai precedere le attività più piacevoli a quelle più tediose; contrattazione: "se fai questo, dopo potrai fare quest’altro!"

Rinforzatori informazionali: feed-back = ogni informazione che tornando ad un soggetto operante, consenta di valutare la propria prestazione; rinforza di più se informa di un obiettivo raggiunto.

Apprendimento per ricezione o per scoperta (AUSEBEL): nel 1° caso il prof. presenta il contenuto in forma compiuta, dà già il risultato, la conclusione di un processo logico, nel 2° caso si limita a fornire alcuni stimoli, ad indicare certi itinerari, a proporre certi problemi affinchè l’alunno cerchi e scopra, in modo attivo ed autonomo, le conoscenze.

Questi due schemi bipolari possono incrociarsi dando luogo a diverse combinazioni. Ciascuno dei due è valido secondo la tipologia dei contenuti, le conoscenze pregresse, i fattori contingenti. Il modello direttivo conduce al conseguimento di un’alta efficienza in tempi brevi, se però il compito dev’essere appreso e trasferito in un’altra situazione il metodo a scoperta guidata è senza dubbio più efficace.

Le recenti metodologie hanno spostato la priorità dal contenuto alla strategia, una via autoiniziata o esternamente proposta di elaborazione delle informazioni che conduce a decisioni manifestabili del comportamento, procedura- strumento di appropriazione autonoma dei contenuti, presupposti per l’apprendimento ad apprendere (saper selezionare le informazioni importanti, organizzare ed elaborare i contenuti).

Appunti per la programmazione

 

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