Le tecniche di recupero
Pescare a striscio è un po' come pescare a spinning: si lancia e si
recupera l'esca, sperando che nel tragitto una trota decida di aggredirla.
Ma il recupero può essere fatto in tanti modi.
Ogni lago possiede caratteristiche morfologiche proprie che influenzano
il comportamento della trota e che possono essere distinte in geometriche e
geografiche. Le caratteristiche geometriche riguardano le dimensioni del
perimetro e la profondità. Le caratteristiche geografiche sono rappresentate
dalla posizione, dall'altitudine e dal relativo clima. Vi sono poi
caratteristiche ben note: l'acqua gelida, vicina agli 0° C, inibisce la
secrezione gastrica del pesce, riducendo lo stimolo dell'appetito; gli
strati superficiali dell'acqua, increspati dal vento, sono più ossigenati e
quindi graditi dalla trota e così via. Conoscere questi elementi significa
capire in che modo la trota ne viene condizionata e, di conseguenza,
agisce. Di tutti questi elementi e di una infinità di altri dettagli si deve
tenere conto quando si inizia a pescare a striscio. Non c'è una regola fissa
che faccia comprendere immediatamente dove si trova il pesce, qual è la sua
indole al momento, se è in caccia o meno. L'unica regola nello
striscio sono le eccezioni. Un pescatore che conosce gli elementi sopra
elencati, arriverà a un buon risultato con un minor numero di tentativi di
un pescatore che procede a casaccio, anche perché saprà già in partenza
quali attrezzature utilizzare. E' una sorta di catena: le condizioni
ambientali, permanenti o momentanee di un lago, determinano le attrezzature
da impiegare e queste, a loro volta, influiscono sulla tecnica di recupero
da applicare. Attrezzature per lo striscio leggero richiederanno tecniche di
recupero come la tremarella e il saltarello.
La tremarella
Gli inventori del recupero definito "tremarella" sono i
pescatori novaresi che, proprio con questa tecnica, vinsero nel 1990 il
titolo italiano. Oltre che inventori, i novaresi sono anche i migliori
interpreti di questo recupero che, però, ormai si è diffuso anche tra i
trotisti di tutta Italia. Lo strano nome di questo recupero bene illustra il
movimento della canna, che deve, appunto, tremolare incessantemente, con lo
scopo di far avanzare a scatti velocissimi l'esca. L'innesco avanza e si
ferma velocissimamente, a scattini brevi, rapidissimi e incessanti,
paragonabili a quelli di un gamberetto in fuga. Se a questo già invitante
movimento si aggiunge la rotazione e una certa variazione di velocità degli
scatti si capisce come l'istinto aggressivo della trota non sappia
trattenersi. Ecco come si esegue una corretta tremarella: impugnata la canna
ed effettuato il lancio, il calcio dell'attrezzo deve premere strettamente
contro l'avambraccio. Si lascia scendere il piombino alla profondità
desiderata e, da lì, si inizia la tremarella. Ma, attenzione: la mano che
impugna la canna deve far tremare il cimino molto velocemente in su e in
giù, cercando di trasmettere il tremore solo verso il suo apice ed evitando,
nel contempo, che sia tutto l'attrezzo a ballare. Chi guarda deve avere la
sensazione che la mano e l'avambraccio siano immobili e che sia soltanto il
cimino, e in minor misura il sottovetta, a tremare. Allo stesso tempo la
mano sinistra deve far girare la manovella del mulinello lentamente, facendo
avanzare l'esca nella direzione voluta. L'errore più comune è quello di
eseguire il tremolio con il filo molle. Per mantenere una costante tensione
ci si potrà allora aiutare con un terzo movimento, con un impercettibile e
delicato "pompaggio" della canna.
Il saltarello
In un certo modo questa tecnica di recupero ricorda la
tremarella, ma c'è una differenza sostanziale: il modo in cui far avanzare
l'esca. Lasciando da parte per il momento il tremore da imprimere al cimino,
prendiamo in esame soltanto un elemento, ossia il modo in cui muovere la
canna per effettuare il recupero. Il movimento usato è quello del pumping
che vede la canna partire in posizione alta e inclinata, con il filo
teso che, a sua volta, deve far avvertire la pressione del contatto con il
piombo. L'avanzamento dell'esca può avvenire in superficie o sul fondo e si
ottiene spostando progressivamente la canna verso l'alto. Nel frattempo il
mulinello rimane inattivo. Diventa immediatamente operativo a fine corsa
della canna, per riavvolgere il filo mentre l'attrezzo ritorna velocemente
in posizione iniziale. L'effetto "tremarella" va prodotto quando si sta
sollevando la canna verso l'alto. Questo modo d'agire è indicato soprattutto
per insidiare trote in superficie o a mezz'acqua quando queste sono
scarsamente attive e faticano a reggere la tocca. Tuttavia il saltarello si
esprime al meglio in inverno, quando le trote stazionano sotto sponda e
attaccate al fondo. Per effettuare un corretto recupero a saltarello in
inverno servono un bracciolo di 30-40 cm e un piombino a goccia (di quelli
chiamati anch'essi "saltarello"); la canna va mossa con effetto di
pumping e, allo stesso tempo, viene fatta sostare per permettere al
piombo di tornare sul fondo e per avere il tempo di riavvolgere il filo
molle.
Il recupero lineare
Vediamo ora quali sono le tecniche di recupero più
indicate quando si opera lo striscio lungo. Anche in questo caso, su una
base di semplicità (lancio-recupero) si innesta una serie infinita di
varianti. Indipendentemente dal tipo di zavorra impiegato, sia essa un
semplice piombino di 1 g sia una bombarda di 30 g, si deve riuscire a farle
percorrere una certa corsia d'acqua, mantenendola costantemente in
"carreggiata" dall'inizio alla fine della strisciata. Certo, è impossibile
controllare che, sott'acqua, la zavorra si stia comportando correttamente.
Starà dunque al pescatore "possedere" la tecnica del recupero lineare in
ogni suo fondamento. Il recupero lineare prevede un movimento omogeneo
dell'esca rotante in una determinata fascia d'acqua. Raggiunta la profondità
voluta, e dopo i preliminari dell'allineamento del filo, si gira la
manovella del mulinello senza interruzioni o variazioni di sorta,
equilibrando la velocità alla forza discendente del peso della zavorra. Le
due forze, agendo in simbiosi, creano una condizione di stallo nel senso che
la bombarda non scende né sale, ma procede sempre alla stessa profondità.
Ridurre la velocità significa lasciare scendere progressivamente la zavorra,
aumentarla invece vuol dire indirizzarla in direzione della superficie. Non
è facile conquistare il giusto equilibrio perché si guida la zavorra al
buio, comunque non è impossibile. Durante la strisciata, se il recupero è
troppo rapido, si avvertirà in canna una strana sensazione di eccessiva
fluidità; al contrario, se è troppo lento, si percepirà una sproporzionata
resistenza della bombarda.
Lineare con tremarella - Il nome ben illustra di cosa
si tratta. La strisciata è esattamente quella del recupero lineare, cui va
aggiunto il tremore del cimino. Questo tremolio dell'esca, unito alla sua
rotazione, aggiunge un ulteriore stimolo al procedere lineare visto nella
tecnica di base. Tenere la canna alta o bassa non fa alcuna differenza,
purché venga rispettato il mantenimento delle corsie e si tenga il filo
costantemente teso. Integrando i giri di manovella con impercettibili
pompaggi di canna si rende l'esca ancora più attirante.
Il Recupero a scatti veloci
E' un sistema assai stimolante con il quale ci si potrà
sbizzarrire e usare tutta la propria fantasia nel variare la regola
generale. Può essere attuato sul fondo o staccato da esso.
Sul fondo - Si lancia con la canna tenuta bassa,
indifferentemente se a destra o a sinistra. La bombarda deve arrivare sul
fondo tenendo il filo in tensione ed eseguendo un breve recupero lento con
il mulinello. A questo punto, una volta che l'esca si è avvicinata al fondo,
improvvisamente si imprimeranno 2 o 3 giri di manovella con arresto
istantaneo. Con la canna e il mulinello immobili e con il filo in tensione
si aspetterà il rilassamento del cimino: questo sarà il segnale
inequivocabile dell'avvenuto raggiungimento del fondo. Ora, tirando
lentamente il filo con la punta della canna, si farà strisciare l'esca,
facendole percorrere un tratto di circa 1 m e poi si eseguiranno,
improvvisamente, altri 2 o 3 giri rapidissimi di manovella, ripetendo la
sequenza di operazioni descritta.
A mezz'acqua e in superficie - In questa tecnica è
richiesta la massima attenzione e concentrazione. Si lancia questa volta a
canna alta. Raggiunta la profondità desiderata, controllando la caduta della
zavorra con un cronometro, si effettuerà un breve recupero, girando
lentamente la manovella del mulinello: la bombarda, anche se trainata,
tenderà a scendere. Improvvisamente si danno 2 o 3 giri velocissimi di
manovella con arresto immediato; una frazione di secondo di attesa (questo è
il momento della tocca) e di nuovo un recupero lentissimo e così a seguire,
ripetendo le stesse azioni.