Perchè un nuovo organo

La presenza della nuova cantoria" e del nuovo organo aggiunge un tocco di altissimo valore artistico e liturgico alla nostra bella chiesa parrocchiale e, correggendo la disposizione logistica del precedente, secondo la migliore tradizione, che vuole l'organo non dietro l'altare, ma in fondo alla chiesa, sovrastante la navata centrale, permette di ottenere alcuni importanti risultati: un miglior adeguamento alle esigenze acustiche della chiesa, una maggiore possibilità all'organo di esprimersi in tutta la varietà dei suoi timbri e delle sue potenzialità sonore, e, inoltre, il suo inserimento sulla parete di fondo, fino ad oggi nuda e spoglia, viene a completare l'arredo architettonico della chiesa, dandole, insieme ai lavori di ripristino già effettuati, un nuovo e più armonioso splendore.

Quante volte ho sentito dire: "Ci vorrebbe un bell'organo su questa parete!", indicando lo spazio vuoto sotto il rosone. Sono felice che questo oggi sia avvenuto, grazie alla generosità di molte persone e all'intelligente operosità di don Vincenzo. Certo, si è dovuto andare incontro a nuovi oneri. sull'opportunità dei quali qualcuno potrebbe non essere tanto convinto. Sono certo, invece, di non dire nulla di retorico affermando che questo nuovo intervento costituisce una delle opere più significative nel discorso globale dei lavori di ripristino e di ristrutturazione della chiesa effettuati in questi ultimi anni, Anche i nostri padri, del resto, e in tempi non certo di benessere e di ricchezza come gli attuali, dopo aver edificato le belle chiese della nostra valle, le dotarono tutte di un organo, affidandone la costruzione ai migliori organari dell'epoca. Infatti, i "Ca11ido" delle chiese di S.Simon di Vallada, di Canale d'Agordo e di S.Tomaso Agordino e il "Cipriani" dell'arcidiaconale di Agordo, sono diventati tanto preziosi da essere tutelati come autentiche opere d'arte, sono lì non solo a parlarci della profonda sensibilità spirituale dei"nostri antenati", ma anche a testimoniarci che la costruzione di un organo in una chiesa non è un'iniziativa effimera e capricciosa, ma un'opera importante ed essenziale di fede e di arte, destinata a sfidare nel tempo l'ammirazione dei posteri. Anche la nostra vecchia chiesa parrocchiale di S, Sebastiano era dotata di un organo che, purtroppo, andò perduto per un complesso di cause ancora oggi sconosciute. Ma il ricordo della sua esistenza in tempi sia pure più remoti, dovrebbe suscitare in noi un rimpianto e un incoraggiamento a sostituire col nuovo ciò che è andato perduto, E il nuovo, che finalmente è arrivato, è di grande prestigio e in tutto degno della nostra bella chiesa parrocchiale. Costruito dalla ben nota fabbrica Pinchi di Foligno, che da oltre sessanta anni lavora in questo campo con serietà, arte e competenza, ora si erge maestoso nello splendore delle sue canne e nella sobria eleganza delle sue linee architettoniche.

Un mio amico scriveva: "Quando suona l'organo è la chiesa che suona. Suonano, infatti, le pareti, le immagini, l'aria e il cuore di tutti". Non per nulla nei documenti ufficiali della Chiesa si dà all'organo un posto privilegiato, rispetto a tutti gli altri strumenti.

Già il Concilio di Trento dichiarava di riconoscere l'organo come lo strumento musicale più adatto all'indole e alla natura del canto sacro, e, in epoca più recente, Pio XI, nella Costituzione Apostolica "Divini cultus sanctitatem", afferma che l'organo è lo strumento musicale tradizionale della Chiesa, degno per la sua meravigliosa grandiosità e maestà di unirsi ai riti liturgici, sia accompagnando il canto, sia diffondendo armonie soavissime durante i silenzi del coro. Infine, il Concilio Vaticano II ne ribadisce il ruolo insostituibile nel servizio liturgico: "Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l'organo a canne. strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere mirabile splendore alle cerimonie della Chiesa e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle realtà supreme". (Costituzione "Musicam Sacram", 62} E, a questo punto, mi pare bello ricordare anche ciò che scrisse, nel maggio 1977, l'allora Patriarca di Venezia Albino Luciani, in occasione del restauro del Callido di Canale d'Agordo: "A Canale io sono stato fanciullo di famiglia povera. Ma quando, entrando in chiesa, sentivo l'organo suonare a piene canne, dimenticavo i miei poveri abiti, avevo l'impressione che l'organo salutasse particolarmente me e i miei piccoli compagni come altrettanti principi". Non si tratta, ovviamente, di magia, anche se, detto così bene, lo sembrerebbe proprio, ma dell'autentica capacità che questo prezioso strumento possiede di farci vivere momenti insperati di elevazione spirituale e di profondo arricchimento interiore.

Questo è anche l'auspicio. Possa il nuovo organo, con la varietà di timbri e di suoni che lo rendono grandioso e solenne e al tempo stesso mistico e dolcissimo, cogliere le sfumature che la fede ci suggerisce per accompagnarci degnamente nel cantare le lodi al Signore.

Girolamo Serafini,