La Parrocchia di Falcade

( Da don Ferdinando Tamis)

Il primo centro cristiano della Valle del Biois fu la chiesa di San Simone del Celentone, che le memorie locali fanno risalire al 720 dopo Cristo. Alta, sul poggio verde, tra il bosco di abete e di frassini, con l'aguzzo campanile visibilissimo dalla vallata, desta anche oggi un cumulo di ricordi lontani: gli antichi amavano costruire le chiese sugli sfondi dei fiori e delle piante, perchè con il silenzio che vi regnava d'intorno infondessero un senso di profondo raccoglimento che invitasse alla preghiera.

L'Arcidiacono, che aveva la cura spirituale di tutto l'Agordino, mandava a San Simone un cooperatore a cantarvi gli uffici e a celebrarvi il culto; il sacerdote si recava la domenica mattina, di buonora, per essere pronto ad assistere alla Messa solenne ad Agordo : riceveva tenue compenso di poche lire e qualche gratificazione in natura, Poi - forse tra il 1200 e il 1300 - venne costruita la chiesa di San Giovanni Battista di Canale e si ottenne che un cappellano stabile venisse a risiedere vicino per celebrarvi regolarmente le funzioni ecclesiastiche; e finalmente, il 3 settembre 1458, Canale veniva eretta a pieve, e la chiesa di San Giovanni diventava il luogo dove si svolgevano tutte le funzioni solenni e dove i fedeli accorrevano per ricevere la Santa Pasqua, celebrare il matrimonio e portavano i morti, perchè fossero seppelliti in luogo sacro,

Avere una chiesa, che sia nel centro dell' abitato e serva per raccogliersi e compiere in comune le pratiche di pietà, è l'aspirazione di ogni piccolo villaggio cristiano, che dista dalla parrocchia e sente la mancanza del sacerdote.

Noi ignoriamo l'anno preciso in cui fu costruita la chiesa di Falcade, come pure il motivo che ha spinto gli abitanti a dedicare il piccolo tempio ai Ss. Fabiano e Sebastiano; ma crediamo di non sbagliare affermando che fu in seguito a un voto per scongiurare il pericolo di un'epidemia.

La chiesa venne consacrata tra il 1471 e il 1488 dal vescovo di Belluno, Pietro Barozzi: l' anniversario della dedicazione si celebrava il 29 luglio. L' altare venne riconsacrato nel 1497 (25 agosto) dal vescovo Bernardo Rossi.

In quel tempo, i maestri comacini, che erano famosi nelle costruzioni e lasciavano dovunque le insegne evidenti delle loro eccellenti qualità, erano venuti a stabilirsi nell'Agordino, e iniziavano una ripresa dell'arte per i lavori in stile gotico, disseminati con tante graziose caratteristiche nell'alto Cordevole; e a loro, forse, vennero affidati i primi lavori della chiesa, perchè i nostri padri, se non erano molto istruiti, avevano in compenso uno squisito senso del bello, che li guidava nella ricerca di bravi artisti.

L'abside, di stile gotico come il coro, era tutta dipinta, e, secondo la tradizione corrente, sorgeva dove è ora la cappella laterale del Crocifisso; accanto al coro la piccola sagrestia, sopra la quale si innalzava il campanile; il resto dell'edificio si presentava appena abbozzato con il pavimento di tavole e il soffitto a capriate visibili. l'altare aveva un'ancona di forma tedesca con figure scolpite e dorate, chiuse entro lo stipo di legno: nel centro c'era la statua della Vergine che teneva tra le braccia il bambino Gesù; ai lati le immagini di due santi senza nome, che alla devota semplicità dei fedeli potevano bene rappresentare i santi titolari. Sugli sportelli si ammiravano le figure incise di San Giovanni Battista e di sant'Antonio Abate.

Tutte queste immagini, che erano l' adeguamento perfetto allo spirito, ai costumi, ai bisogni del tempo, piacevano per il loro candore e commuovevano per la schietta semplicità, perchè da esse traluceva l'espressione pura ed essenziale della fede.

La vecchia ancona - il cui stipo si conserva ora in fondo alla navata - venne sostituita, dopo il 1641, con un dossale nuovo, che portava un dipinto nel mezzo.

Mancano i dati sicuri per stabilire l'epoca nella quale la chiesa subì il primo rimaneggiamento e venne costruito il coro verso oriente, nella forma attuale; ma si può fissare una data approssimativa indicando l'anno 1708-1709. Nel 1711 si costruì la sagrestia a mezzogiorno - modificata nel 1916 - e si riservò il terreno circostante pel cimitero; nel 1737 veniva portata a compimento la cappella laterale del Santissimo Crocifisso. La chiesa, angusta e minacciante rovina, nel 1727-28 venne allungata verso la facciata, poi restaurata nel 1852; il campanile fu ricostruito nel 1885.

Vi si conserva un Crocifisso in legno dello scultore Giovanni Marchiori da Caviola, una pace d'argento del 1723 e quattro candelieri e tre carteglorie, pure d'argento, acquistati a Venezia nel 1769. Anche il dipinto dell'altar maggiore è degno di nota.

La vita parrocchiale era quasi sconosciuta a Falcade, dove la chiesa veniva officiata dal pievano di Canale, che abitualmente vi mandava un sacerdote una volta al mese, nella festa del titolare, nel giorno anniversario della dedicazione della chiesa e dell'altare, e il 31 luglio che ricordava un antico voto fatto dal Comune.

I lamenti e le proteste non mancavano perchè le funzioni non venivano celebrate con regolarità, e nelle altre domeniche e feste il popolo doveva recarsi alla pieve per assistere alla Messa. Per questo il 18 febbraio 1679 il pievano Silvio Doglioni, mentre confermava l'accordo stipulato già due anni innanzi sull'ordine delle funzioni, assumeva l'obbligo di mandare a celebrare la Messa tutti i giorni festivi, dichiarando che se avesse mancato una sola volta, acconsentiva per sempre che, senza diminuzione dei diritti parrocchiali, gli abitanti di Falcade potessero venire alla elezione di un sacerdote che abitasse a loco et foco presso la loro chiesa. Era una concessione fatta per allontanare momentaneamente il pericolo di una Mansioneria, che i fedeli avevano mostrato di voler istituire, Passavano così due mesi, e già il pievano aveva mancato di parola.

In nome di Christo Signor, et Salvator nostro Amen, e della Beatissima, e sempre Vergine Maria, et delli gloriosi Santi Fabiano, et Sebastiano Titulari della Chiesa delli Honorandi Regolieri della Regola di Falcade diocesi di Belluno, il 22 aprile si radunava sulla piazza l'assemblea generale, che stabiliva di venire alla fondazione della Mansioneria. I capifamiglia, interrogati uno per uno, promisero di concorrere al mantenimento del sacerdote.

Per circa un secolo poterono godersi in pace i frutti delle vittorie ottenute. Poi sorsero nuove questioni con gli arcipreti.

Il Comune aveva fatto dei lavori, sistemando la chiesa, costruendo il cimitero, attrezzando la canonica ed ora sentiva in sè una vampa di ardimento e un crescere di necessità spirituali, sembrava giusto che fosse trattato come gli altri paesi dell'Agordino, nei quali si era eretta una curazia o addirittura una parrocchia. Le pratiche avanzavano lente e con incertezza, ma per i buoni uffici del canonico Francesco Persicini e del Cancelliere vescovile, il 3 dicembre 1771, a Belluno, con grande senso di equità si veniva a una transazione, mediante la quale il Comune di Falcade otteneva di avere, accanto al mansionario, anche un cappellano curato. Subito la nuova istituzione dava ottimi saggi di vita cristiana. L'arciprete Michelangelo Filgroter riservò a sè e ai successori il diritto di approvare l'elezione del sacerdote che da lui veniva in parte retribuito, e volle fossero poste alcune restrizioni che indicassero la dipendenza della curazia dalla pieve.

Nel 1815 il Vescovo permetteva che si cantasse il Mattutino la notte di Natale nella chiesa di San Sebastiano; il 25 febbraio 1828 confermava gli antichi capitolati e i decreti dei predecessori, istituiva la confraternita del Santissimo Sacramento, e concedeva al cappellano curato di celebrare tutte le funzioni della Settimana Santa, tranne la benedizione del cero.

Così fino al 20 gennaio 1866 quando, in seguito specialmente al quadro doloroso che il 14 giugno 1857 la Deputazione Comunale e la Fabbriceria avevano fatto sulle condizioni religiose e morali di Falcade, il vescovo Giovanni Ranier pubblicava il decreto di erezione della parrocchia. La piccola, linda curazia, che un po' aveva acquistato la prerogativa dell' anzianità, otteneva l'esaudimento del voto e riceveva una nuova denominazione.

I capifamiglia rinunziavano al diritto di elezione che fino allora avevano esercitato sulla nomina del sacerdote, e il Comune si obbligava a corrispondere agli arcipreti di Canale un canone annuo in compenso della perdita delle decime.