Un brano tratto da "Cirano di Bergerac", opera eroica in cinque atti in versi, scritta da Rostand alla fine dello scorso secolo. Si riporta il celebre monologo del protagonista Cirano ("astronomo, filosofo eccellente, musico, spadaccino, rimatore, del ciel viaggiatore, gran maestro di tic-tac, amante - non per sé - molto eloquente") sulla libertà, nella bella traduzione di Mario Giobbe.

Cirano di Bergerac di Edmond Rostand

"Orsu' che dovrei fare?...

Cercarmi un protettore, eleggermi un signore,

e dell'edera a guisa, che dell'olmo tutore

accarezza il gran tronco e ne lecca la scorza,

arrampicarmi, invece di salire per forza?

No, grazie! Dedicare, com'usa ogni ghiottone,

dei versi ai finanzieri? Far l'arte del buffone

pur di vedere alfine le labbra di un potente

atteggiarsi a un sorriso benigno e promettente?

No, grazie! Saziarsi di rospi? Digerire

lo stomaco per forza dell'andare e venire?

Consumar le ginocchia? Misurar le altrui scale?

Far continui prodigi di agilita' dorsale?

No, grazie! Accarezzare con mano abile e scaltra

la capra e intanto il cavolo inaffiare con l'altra?

E aver sempre il turibolo sotto de l'altrui mento

per la divina gioia del mutuo incensamento?

No, grazie! Progredire di girone in girone,

diventare un grand'uomo tra cinquanta persone,

e navigar con remi di madrigali, e avere

per buon vento i sospiri di vecchie fattucchiere?

No, grazie! Pubblicare presso un buon editore,

pagando, i propri versi! No, grazie dell'onore!

Brigar per farsi eleggere papa nei concistori

che per entro le bettole tengono i ciurmatori?

Sudar per farsi un nome su di un picciol sonetto

anzi che scriverne altri? Scoprire ingegno eletto

agl'incapaci, ai grulli; alle talpe dare ali,

lasciarsi sbigottire dal romor dei giornali?

E sempre sospirare, pregare a mani tese:

- pur che il mio nome appaia nel Mercurio francese?

No, grazie! Calcolare, tremar tutta la vita,

far piu' tosto una visita che una strofa tornita,

scriver suppliche, farsi qua e là presentare?...

Grazie, no! grazie no! grazie no! Ma, cantare,

sognar sereno e gaio, libero, indipendente,

aver l'occhio sicuro e la voce possente,

mettersi quando piaccia il feltro di traverso,

per un sí, per un no, battersi per fare un verso!

Lavorar, senza cura di gloria o di fortuna,

a qual sia piu' gradito viaggio, nella luna!

Nulla che sia farina d'altri scrivere, e poi

modestamente dirsi: ragazzo mio, tu puoi

tenerti pago al frutto, pago al fiore, alla foglia

pur che nel tuo giardino, nel tuo, tu li raccoglia!

Poi, se venga il trionfo, per fortuna o per arte,

non dover darne a Cesare la piu' piccola parte,

aver tutta la palma della meta compita,

e, disdegnando d'essere l'edera parassita,

pur non la quercia essendo, o il gran tiglio fronzuto

salir anche non alto, ma salir senza aiuto!"

(traduzione di Mario Giobbe, 1898, da "Cirano di Bergerac", Edizione Oscar Mondadori)