Un'esperienza didattica: la costruzione di ipertesti
Fare scuola con l'Europa


Un'esperienza didattica: la costruzione di ipertesti
 pubblicato nel 1996 in http://www.graffinrete.it/tracciati/storico/tracciati0/pardo.htm

All'ITIS di Livorno, specializzazione INFORMATICA-ABACUS, da almeno tre anni si fa didattica producendo ipertesti (IT), attività che vede impegnata una classe con la squadra di insegnanti di lettere - informatica - sistemi - lab. di elettronica - inglese.
Quadro di riferimento istituzionale per tale tipo di lavoro è l'area di progetto. Mediante essa si possono inventare percorsi didattici convergenti tra varie discipline, e si possono definire all'interno dell'orario compresenze tra colleghi (ad esempio, di Informatica e di Italiano), altrimenti inattuabili nel quadro orario normale, ma necessarie per la riuscita dell'esperienza, e per utilizzare il monte ore di servizio nel modo meno gravoso possibile per il lavoratore della scuola.
Sono ovviamente necessarie le cognizioni tecniche di base, che si presume gli insegnanti abbiano. Ma vi sono condizioni altrettanto ineliminabili, senza le quali non si va avanti, come affiatamento tra i colleghi, un buon rapporto comune, convinzione di volersi inventar cose, una classe entusiasta ed avvezza a lavorare per gruppi.
Bisogna esser convinti che ad un livello sperimentale di questo genere non si concretizza niente se si attendono contributi di idee e di orientamenti da organismi ministeriali centrali o periferici; se poi si attende l'imprimatur ufficiale della struttura dell'amministrazione il lavoro finisce prima di cominciare. Del resto, se si tratta di far esperienze innovative, non è questo l'ambito per impegolarsi in discussioni sul fondo incentivante, sui rapporti gerarchici, sulle firme di presenza, e via così. Semmai, è importante aver chiaro sin dall'inizio, oltre a tutto il resto, il livello di pubblicizzazione che si vuol dare all'esperienza stessa: interna alla specializzazione, fra i colleghi di materie affini, nell'istituto in cui si lavora, tra gli istituti affini della città, di tutta Italia, eccetera. In linea generale, un'esperienza di questo tipo (per ora isolata, prevedibilmente in futuro destinata ad estendersi parecchio) ha tanto maggior valore quanto più riesce ad uscire dai computer della rete interna della scuola.
Qui di seguito, si precisano la scansione del lavoro, gli obiettivi ed i tempi, in uno schema di massima.
1. ARGOMENTO
1.1. E' utile un brain storming preliminare. Tra colleghi convinti ed interessati, in modo più o meno formale ci si inventa l'argomento, la classe con cui lavorare, la convergenza delle competenze.

1.2. Ai fini didattici, è importante che l'argomento da trasferire su IT sia pienamente accettato dagli alunni. Dubbi, remore, disinteresse guasteranno la riuscita dell'esperienza, che è molto di più che un semplice lavoro di didattica della ricerca, o di didattica mediante tecnologie applicate.

1.3. Ora, la presentazione alla classe è il momento apparentemente più semplice. I ragazzi in genere sono d'accordo su tutto quanto proponi loro, specialmente se presentato in modo avvincente, come una gran novità. Da lì a sedimentare una convinzione, e quindi mettercisi a lavorare, ce ne corre.
Bisogna capire bene come la classe risponde e risponderà. Si tratta infatti di un campo assai nuovo, vergine per la maggior parte dei docenti, non soltanto dal punto di vista tecnico, ma soprattutto da quello pedagogico, ed in un certo senso anche ideologico. Difficoltà che i ragazzi dovessero frapporre a lavoro iniziato, lo renderebbero enormemente più difficile, inficiandone la riuscita.

1.4. Convinti i ragazzi, è opportuno in sede di programmazione ottenere l'assenso (verbalizzato) del Consiglio di classe; il preside va quanto meno avvisato; per essere totalmente a norma, si dovrebbe conseguire anche l'approvazione del Collegio dei docenti. Pastoie burocratiche che ritardano e scoraggiano, ma talvolta ineludibili. Gli ispettori sono sempre in agguato, magari chiamati da colleghi invidiosi: e non è uno scherzo, è esperienza vissuta (anche se non relativamente al fatto specifico dell'ipertesto). Si parte quindi con la fase progettuale concreta, per passare velocemente alla realizzazione.

2. UTILITA' DELL'IPERTESTO (IT)
2.1. A che cosa deve servire un IT? Fondamentalmente, a comunicare informazioni in modo veloce ed articolato, ricorrendo allo strumento multimediale. Di per sé l'IT è insomma succinto, compendioso, non esauriente come un testo, od un insieme di testi, ma più maneggevole ed attraente.

2.2. Se 2.1 è vero, allora va precisato in che modo l'IT serva all'insegnamento.
2.2.1. L'IT serve sicuramente come stimolo ad apprendere, per gli autori.
Se questi ultimi sono alunni, costruire un IT insomma stimola il processo di apprendimento finalizzato ad una concretizzazione pratica immediata di quanto si viene a conoscere.
2.2.2. Data ancora la premessa di 2.1, l'IT serve poco a far apprendere altri utenti, diversi dagli alunni, per lo meno nel senso tipico dell'apprendimento come è inteso usualmente nella scuola superiore italiana.
2.2.3. L'utenza che accede all'IT forzatamente è informata in modo superficiale (anche per la ristrettezza del mezzo: la videata è un limite per ora difficilmente valicabile). C'è inoltre la difficoltà meccanica dell'uso del terminale per più di alcune decine di minuti, fatto che stanca la vista e che anche per questo inibisce l'abituale meccanismo dell'apprendimento.
2.2.4. Talvolta l'utente è stimolato ad approfondire mediante il mezzo stesso, se l'IT contiene una sufficientemente ampia quantità di rimandi (links); talvolta infine può restare incuriosito, e, vista la limitatezza del mezzo, ricorre al tradizionale libro. Quest'ultima funzione sembra - per ora - quella pedagogicamente più utile.

3. A CHI E' RIVOLTO L'IT E COME SERVIRLO
Solo in questo caso si potranno costruire testi con elevato numero di links, sempre complessi da maneggiare; il materiale da scegliere dovrà essere all'altezza del compito da svolgere: ma bisogna pur convenire che il mezzo ipertestuale mal si attaglia, allo stadio attuale del mezzo tecnico, ad approfondimenti di livello elevato.
In caso contrario, è importante limitare i meccanismi di rinvio (pulsanti, evidenziazioni con vari colori) e redigere testi compatti brevi e soprattutto molto chiari, cosa comunque sempre consigliabile, poiché la lettura su video stanca molto, e doversi soffermare a rileggere per capire meglio è dannoso e rende l'IT poco fruibile.
In generale, l'optimum è che una videata contenga tutto il necessario da leggersi su un unico argomento; all'occorrenza, è utile scomporre il testo; è anche opportuno evitare che in una sola videata concorrano più argomenti.

4. STRUMENTI DI LAVORO
4.1. Scelta del linguaggio e/o del programma
A seconda delle scelte (argomento da ipertestualizzare, utenza a cui rivolgersi, ma anche livello di conoscenze della classe), si adotterà lo HTML, che consente di trasferire facilmente su Internet il lavoro, ma anche di poterlo correggere agevolmente.
Il vantaggio di HTML è anche quello di essere in un certo senso più "tecnico" e meno amatoriale, e quindi didatticamente più valido.
Oppure ci si limiterà ad usare il semplice Neobook, se si vorrà mantenere il prodotto finale in un file *.exe, contenibile in un dischetto facilmente diffondibile, che però avrà problemi ad esser aggiornato e/o modificato.
Toolkit è uno strumento simile a Neobook, anch'esso abbastanza semplice, ma più versatile.

4.2. Strumenti e tempi di lavoro
4.2.1. E' necessario immediatamente istituire una segreteria di progetto, composta da alunni e direttamente controllata dagli insegnanti, con il compito di raccogliere tutto quanto si imposta si dice si scrive, nelle due forme, cartacea e magnetica. L'archivio e l'agenda si devono mantenere aggiornati meticolosamente; gli alunni devono rendersi conto dell'importanza di questo compito, ed immedesimarsi nel ruolo.
4.2.2. La prima fase di realizzazione concreta è quella della redazione della struttura; in genere l'insegnante vi ha il maggior ruolo, anzi, quello esclusivo. Gli alunni possono essere coinvolti nel discutere, nell'integrare, ma si tratta di un lavoro che - inizialmente almeno - va guidato a dovere. Dalle articolazioni della struttura emergeranno i gruppi di lavoro, che saranno costituiti da tre-quattro ragazzi. In linea di massima, è importante evitare che ci siano gruppi che si occupano di un aspetto molto specialistico, molto tecnico (ad es. il trasferimento di dati in HTML; la costruzione dei links, ecc.) ed altri che si occupano di fatti contenutistici (la redazione dei testi). L'optimum sarebbe l'isola di produzione multivalente; non sempre è realizzabile.
4.2.3. L'ipertesto va costruito dapprima su carta. Ogni videata deve corrispondere ad un foglio su cui è descritto in modo sufficientemente dettagliato tutto il contenuto della videata stessa, strutturato ed articolato. Se il lavoro deve servire come progetto da presentare alla maturità, questi fogli, riordinati e trascritti, costituiranno la relazione di accompagnamento all'IT.
4.2.4. Raggiunta una fase progettuale cartacea abbastanza definitiva (dovrebbero bastare un paio di mesi), si passa alla redazione ed al montaggio in laboratorio. E' importante che rimanga un congruo numero di settimane prima della fine dell'anno scolastico, da riservare alla correzione ed al lavoro di affinamento.
4.2.5. Se, prima di giudicare definitivamente concluso il lavoro, ossia prima di immetterlo in linea o di stamparlo su dischetti o CD-rom, si fa provare da persone, classi e/o colleghi, estranei al progetto ed alla redazione, si potrà avere una verifica preventiva utile a precisare cose eventualmente sfuggite.

Livorno, 1996

Fare scuola con l'Europa
una rivista delle azioni possibili in campo europeo, dei problemi, delle soluzioni, dei rischi e delle soddisfazioni che si incontrano
 pubblicato nel 1997 in http://www.graffinrete.it/tracciati/storico/tracciati2/pardo2.htm

La proiezione della Unione Europea verso i campi che possono in qualche maniera concernere l'istruzione è multiforme. Il programma dedicato, che è anche il più noto, Socrates, in realtà è suscettibile di essere integrato con numerosi altri programmi ed azioni varie, che consentono di spaziare ed interagire, e sopratutto di superare tra l'altro certi limiti.

I progetti europei nel campo dell'istruzione raccolti sotto la sigla SOCRATES vengono seguiti da un'apposita agenzia nazionale, presente in ciascuno dei 15 paesi della Unione; ad esse si affiancano varie agenzie a carattere più o meno privatistico, dall'affidabilità più o meno dubbia. In genere si tratta di agenzie di servizio che aiutano a mettersi in relazione con partner possibili, a redigere e compilare i moduli, addirittura a inventarsi progetti educativi. Si tratta per lo più, a mio parere, di superfetazioni parassitarie che vivacchiano grazie alla difficoltà di circolazione delle informazioni, talvolta colpevole, talvolta dolosa. Certe azioni speciali dell'UE sono finanziate con pacchi di miliardi, e conoscerne in tempo l'esistenza è fondamentale; del resto, conoscere i canali tramite i quali farsi approvare i progetti a Bruxelles, o magari soltanto farsi mandare i modulari, è determinante. A me è capitato di consumare centinaia di scatti Telecom per mettermi in contatto con una Direzione generale a cui richiedere gli strumenti per avviare velocemnte un progetto di incremento della rete telematica del mio ITIS, nell'ambito del Quarto Programma Quadro, e di non aver ricevuto alcuna risposta decisiva, alcun materiale, alcuna indicazione. Il sospetto che vi siano meccanismi di preselezione guidata in cui le burocrazie comunitarie sono implicati è forte: del resto, prese di posizione di governi e forze politiche lo hanno anche recentemente confermato. Non è impossibilie che - trovata l'agenzia semiprivata giusta, quella che con pudore viene ascritta al novero delle Organizzazionei Non Governative, definizione a negativo all'interno della quale sussumere tutto - avrei potuto acceder al programma tempestivamente e con profitto, per la scuola per l'agenzia... Lasciamo da parte questo discorso: anche perché va detto che l'Agenzia Nazionale italiana per i progetti europei nel campo pedagogico e didattico - la Biblioteca di Documentazione Pedagogica di Firenze - funziona con estrema efficienza e capacità di orientamento, tanto che Bruxelles l'ha scelta come modello per le Agenzie nazionali degli altri paesi membri. In effetti, chi ha avuto a che fare con partenariati internazionali nel campo dell'istruzione sa che tra le numerose difficoltà, una determninate è l'assokluta inaffidabilità delle agenzie nazionali estere. Non è raro che alle scuole partner fuori d'Italia bisogna far avere noi il materiale per sviluppare, ampliare e completare i progetti stessi.

Ma torniamo a bomba: che cos'è un Progetto Educativo Europeo? Si tratta di uno spunto pedagogico, o più semplicemente didattico, attorno a cui costruire un percorso capace di aggregare, far riflettere, sperimentare cose più o meno nuove insieme ad almeno due scuole di almeno altri due paesi.
Bisogna comporre una squadra di docenti convinti della utilità dell'esperienza, motivati dal desiderio di capire e conoscere realtà diverse da quelle a cui siamo abituati, con un minimo di competenze linguistiche, con un capo d'istituto convinto della cosa ed un collegio dei docenti non ostile. La cosa più semplice è scegliere una parte del Piano di Istituto, se esiste, o un'idea, un'attività qualsiasi che si realizza in classe, darle veste progettuale, con una relazione scritta articolata, da cui si evincano i fini didattici ed il quadro di riferimento pedagogico, oltre possibilmente alle unità didattiche in cui si articola. Qualsiasi idea va bene: un'esperienza di inserimento di bambini non italiani, o di madrelingua diversa da quella prevalentemente parlata in classe; un lavoro di proiezione della classe nell'habitat circostante; la costruzione di un giornaletto scolastico telematico; un lavoro particolare con alunni disabili; un rapporto di collaborazione con gli enti locali, o con imprese private che offrano sbocchi professionali coerenti con il tipo di formazione che la scuola fornisce, eccetera.
Sulla base di una qualsiasi di queste idee bisogna mettersi a cercare i partners. Questa è la fase più difficile, quella più lunga e defatigante. Internet rimane il mezzo migliore per cercare partners, prima di tutto offrendosi come tale alle numerose URL dedicate, di cui la più importante è Europe partner contact service:

http://www2.echo.lu/impact/en/im_partner_form.html
Cercare i partners può prender un intero anno scolastico, senza successo. Dipende dal tipo di progetto: uno eccessivamente specialistico o elaborato o costoso spaventa. A volte accade che le scuole contattate approvino in prima istanza, magari anche ufficialmente, ma dopo un mese o due, magari a cavallo della scadenza delle domande, si tirino indietro.
Bisogna avere pazienza, determinazione e fantasia. Le scuole contattate non capiscono mai al volo di che cosa si tratta esattamente: sono necessarie vari contatti, prima di poter inviare un collega alla "visita preparatoria", finanziata a parte, indipendentemente dalla futura approvazione del progetto, con (di solito) 1000 ecu, in cui far entrare il costo del biglietto (treno o aereo), il vitto e l'alloggio per i due o tre giorni necessari a formalizzare la proposta di partenariato europeo.
Non c'è scadenza per le visite preparatorie: basta che vengano richieste con tre mesi di anticipo ed effettuate prima dell'approvazione del PEE. Vi sono dei formulari apposta, che vanno richiesti alla BDP (via Buonarroti 10 - 50122 Firenze) o scaricati dal sito Internet:
http://www.bdp.fi.it o, più precisamente, dal sito DEURE che si trova anche alla URL:
http://wwwa.bdp.fi.it
Messo a punto il progetto durante le visite, va inviata la documentazione (sugli stampati predisposti) alla BDP: per Comenius 1, LINGUA B ed E entro il 1 novembre 1997. L'invio da parte della BDP della convenzione che approva il PEE avviene abbastanza sollecitamente.

Tutto ciò è un esempio di come costruire un partenariato europeo sulla base del progetto Comenius-azione 1, che prevede lo scambio di esperienze didattiche attraverso la mobilità degli insegnanti: ma i meccanismi sono i medesimi per tutti i partenariati europei (concernenti o no l'istruzione). Un fatto essenziale da tener presente è che l'Unione europea finanzia progetti con contributi che posson giungere sino al 90% del budget, ma che di solito si aggirano tra il 50 ed il 75%. Le istituzioni ammesse al finanziamento devono dimostrare di saper investire risorse proprie nella parte non finanziata. Sui meccanismi di rendicontazione dell'investimento e della spesa meriterà ritornare.

Nell'ambito SOCRATES vi sono altre azioni che meritano di esser tenute presenti: sopratutto le cinque del progetto Lingua, volte a consentire l'approfondimento delle competenze linguistiche dei docenti, lo scambio di esperienze e la mobilità degli allievi, misura di grande importanza didattica, garantita solo da un altro progetto, Leonardo, che è specialmente dedicato all'istruzione professionale e tecnica.
Le informazioni dettagliate vanno richieste direttamente alla BDP, oppure alla più vicina scuola polo DEURE (Dimensione Europea dell'Educazione): l'elenco delle scuole DEURE si trova anch'esso su Internet alle URL citate sopra.

Ma la cosa più importante di cui convincersi, se si vuole operare per un'ottica pedagogico-didattica di dimensione europea, è che con gli stanziamenti dedicati all'istruzione si combina poco. L'importante è entrare nella dinamica delle azioni speciali e dei programmi per la formazione, per approfittarne, da un lato, ma anche modificarne una certa deriva economicistica e per orientarne gli esiti in senso meno tecnicista e più formativo delle coscienze.
Intendo dire che un uso sapiente delle possibilità offerte può alimentare importanti iniziative a carattere pedagogico-didattico nel campo della ricerca applicata al mondo della scuola ed ai suoi rapporti con l'insieme della società, e per quel che ci concerne in particolare nel campo della solidarietà internazionale, che vedano coinvolti dagli insegnanti come singoli autori ed attori dei profgetti, alle scuole come istituzione, ma sopratutto alla collettività degli studenti, per estendersi alle loro famiglie intese come membri del corpo sociale, soggetti di diritti e\o di bisogni.

Il programma MEDA (finanziato con circa 6850 miliardi di lire) istituisce tutta una serie di misure a sostegno della "riforma delle strutture economiche e sociali nel quadro del partenariato euromediterraneo" con l'importante sottolineatura che è possibile, anzi richiesto, coinvolgere gli stati non membri UE del Mediterraneo del sud: Marocco, Algeria, Tunisia, Malta, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Siria,Turchia e Palestina: resta esclusa solo la Libia. Sopratutto, per quanto riguarda l'attività scolastica e formativa in semso lato, il MEDA preconizza il sostegno "allo sviluppo integrato delle risorse umane a completamento dei programmi degli Stati membri (cioè dell'UE) in particolare nei settori della formazione professionale continua nel quadro della cooperazione industriale nonché il miglioramento del potenziale per la ricerca scientifica e tecnologica".
In altri termini, questo punto può riguardare le attività di Istituti professionali ed Istituti Tecnici (il linguaggio burocratese europeo è diverso da quello della PI: i due tipi di scuola non sono percepiti come diversi) che abbiano o meno corsi serali, ma che abbiano tendenzialmente rapporti stabili con aziende pubbliche o private nel campo industriale. Per esempio: un ITIS con la specializzazione chimica che si occupa dell'inquinamento dell'aria in rapporto con la locale ARPAT può inventarsi un progetto di cooperazione con due stati (uno UE uno no) sulla qualità dell'atmosfera nelle metropoli, che so, Napoli Barcellona Il Cairo (misure "miglioramento dei servizi sociali in particolare per quanto attiene alla sanità, alla pianificazione familiare, all'approvvigionamento idrico, al risanamento ed all'abitat" e "rafforzamento della cooperazione in pateria ambientale").
Oppure un ITG può sviluppare studi di fattibilità sugli insediamenti rurali a ridosso dei centri urbani, e coinvolgere Israele, la Terra di Lavoro, la fascia costiera dell'Andalusia... (misura "sviluppo rurale armonioso e miglioramento delle condizioni di vita nelle città")
Eccetera: si tratta di inventare delle cose, studiarle con referenti politico-istituzionali locali, trovare i partner esteri e via, tenendo presente che c'è una misura dedicata a "cooperazione culturale e scambio dei giovani" che tra l'altro è possibile far interagire con un altro programma, "Gioventù per l'Europa", finanziato con un pacchettino di miliardi (quasi 50: un'inezia rispetto a MEDA, ma... lasciamoli ai Tedeschi, come dice l'antifrasi ironica delle campagne toscane!), che rivolge la sua attenzione specialmente alle reti informative per i giovani, ai "tirocini di volontariato" (in cui è possibile far reintrare attività varie, per esempio di mutuo insegnamento), alla "Iniziativa giovani", progetti creati e gestiti da giovani in modo da permetter loro di sviluppare il proprio spirito di iniziativa e la propria creatività. Per l'anno scolastico 1998-99, le proposte di finanziamento dovranno essere presentate entro il 1 aprile 1998.
Accanto a programmi pluriennali come questi (ne ho citati solo alcuni: ma potremo tornare sull'argomento) vi sono poi le "International call": una, i cui termini sono recentemente spirati il 15 aprile scorso, aveva per tema la Multimedia educational task force ed era specialmente dedicata alla collaborazione tra istituzioni agenzie ed aziende dedicate all'istruzione ed alla multimedialità e finalizzata alla ideazione di progetti di lavoro pluriennali su argomenti che vertessero sul tema.
Poiché è quasi imprevedibile (a meno di avere talpe a Bruxelles, negli uffici della Commissione Europea: dove peraltro siedono sindaci e onorevoli regionali...) sapere quali sono le iniziative di quest'ultimo tipo, che di solito si vengono a conoscere con ritardo se ci si limita alle normali vie burocratico-gerarchiche di informazione, è importante navigare parecchio sui siti di Bruxelles, per restare aggiornati.
Fermo restando che anche se uno viene a conoscenza di un'azione qualsiasi, ma non è entrato preventivamente nel giro di idee di utilizzarne gli spazi, e non ha pensato preventivamente in termini di allargabilità europea di una cosa qualsiasi che fa già a scuola, difficilmente si potranno organizzare tutte le cose in tempo e con successo.