All'ITIS di Livorno, specializzazione INFORMATICA-ABACUS, da almeno tre
anni si fa didattica producendo ipertesti (IT), attività che
vede impegnata una classe con la squadra di insegnanti di lettere -
informatica - sistemi - lab. di elettronica - inglese.
Quadro di riferimento istituzionale per tale tipo di lavoro è
l'area di progetto. Mediante essa si possono inventare percorsi
didattici convergenti tra varie discipline, e si possono definire
all'interno dell'orario compresenze tra colleghi (ad esempio, di
Informatica e di Italiano), altrimenti inattuabili nel quadro orario
normale, ma necessarie per la riuscita dell'esperienza, e per
utilizzare il monte ore di servizio nel modo meno gravoso possibile per
il lavoratore della scuola.
Sono ovviamente necessarie le cognizioni tecniche di base, che si
presume gli insegnanti abbiano. Ma vi sono condizioni altrettanto
ineliminabili, senza le quali non si va avanti, come affiatamento tra i
colleghi, un buon rapporto comune, convinzione di volersi inventar
cose, una classe entusiasta ed avvezza a lavorare per gruppi.
Bisogna esser convinti che ad un livello sperimentale di questo genere
non si concretizza niente se si attendono contributi di idee e di
orientamenti da organismi ministeriali centrali o periferici; se poi si
attende l'imprimatur ufficiale della struttura dell'amministrazione il
lavoro finisce prima di cominciare. Del resto, se si tratta di far
esperienze innovative, non è questo l'ambito per impegolarsi in
discussioni sul fondo incentivante, sui rapporti gerarchici, sulle
firme di presenza, e via così. Semmai, è importante aver
chiaro sin dall'inizio, oltre a tutto il resto, il livello di
pubblicizzazione che si vuol dare all'esperienza stessa: interna alla
specializzazione, fra i colleghi di materie affini, nell'istituto in
cui si lavora, tra gli istituti affini della città, di tutta
Italia, eccetera. In linea generale, un'esperienza di questo tipo (per
ora isolata, prevedibilmente in futuro destinata ad estendersi
parecchio) ha tanto maggior valore quanto più riesce ad uscire
dai computer della rete interna della scuola.
Qui di seguito, si precisano la scansione del lavoro, gli obiettivi ed
i tempi, in uno schema di massima.
1. ARGOMENTO
1.1. E' utile un brain storming preliminare. Tra colleghi convinti ed
interessati, in modo più o meno formale ci si inventa
l'argomento, la classe con cui lavorare, la convergenza delle
competenze.
1.2. Ai fini didattici, è importante che l'argomento da
trasferire su IT sia pienamente accettato dagli alunni. Dubbi, remore,
disinteresse guasteranno la riuscita dell'esperienza, che è
molto di più che un semplice lavoro di didattica della ricerca,
o di didattica mediante tecnologie applicate.
1.3. Ora, la presentazione alla classe è il momento
apparentemente più semplice. I ragazzi in genere sono d'accordo
su tutto quanto proponi loro, specialmente se presentato in modo
avvincente, come una gran novità. Da lì a sedimentare una
convinzione, e quindi mettercisi a lavorare, ce ne corre.
Bisogna capire bene come la classe risponde e risponderà. Si
tratta infatti di un campo assai nuovo, vergine per la maggior parte
dei docenti, non soltanto dal punto di vista tecnico, ma soprattutto da
quello pedagogico, ed in un certo senso anche ideologico.
Difficoltà che i ragazzi dovessero frapporre a lavoro iniziato,
lo renderebbero enormemente più difficile, inficiandone la
riuscita.
1.4. Convinti i ragazzi, è opportuno in sede di programmazione
ottenere l'assenso (verbalizzato) del Consiglio di classe; il preside
va quanto meno avvisato; per essere totalmente a norma, si dovrebbe
conseguire anche l'approvazione del Collegio dei docenti. Pastoie
burocratiche che ritardano e scoraggiano, ma talvolta ineludibili. Gli
ispettori sono sempre in agguato, magari chiamati da colleghi
invidiosi: e non è uno scherzo, è esperienza vissuta
(anche se non relativamente al fatto specifico dell'ipertesto). Si
parte quindi con la fase progettuale concreta, per passare velocemente
alla realizzazione.
2. UTILITA' DELL'IPERTESTO (IT)
2.1. A che cosa deve servire un IT? Fondamentalmente, a comunicare
informazioni in modo veloce ed articolato, ricorrendo allo strumento
multimediale. Di per sé l'IT è insomma succinto,
compendioso, non esauriente come un testo, od un insieme di testi, ma
più maneggevole ed attraente.
2.2. Se 2.1 è vero, allora va precisato in che modo l'IT serva
all'insegnamento.
2.2.1. L'IT serve sicuramente come stimolo ad apprendere, per gli
autori.
Se questi ultimi sono alunni, costruire un IT insomma stimola il
processo di apprendimento finalizzato ad una concretizzazione pratica
immediata di quanto si viene a conoscere.
2.2.2. Data ancora la premessa di 2.1, l'IT serve poco a far apprendere
altri utenti, diversi dagli alunni, per lo meno nel senso tipico
dell'apprendimento come è inteso usualmente nella scuola
superiore italiana.
2.2.3. L'utenza che accede all'IT forzatamente è informata in
modo superficiale (anche per la ristrettezza del mezzo: la videata
è un limite per ora difficilmente valicabile). C'è
inoltre la difficoltà meccanica dell'uso del terminale per
più di alcune decine di minuti, fatto che stanca la vista e che
anche per questo inibisce l'abituale meccanismo dell'apprendimento.
2.2.4. Talvolta l'utente è stimolato ad approfondire mediante il
mezzo stesso, se l'IT contiene una sufficientemente ampia
quantità di rimandi (links); talvolta infine può restare
incuriosito, e, vista la limitatezza del mezzo, ricorre al tradizionale
libro. Quest'ultima funzione sembra - per ora - quella pedagogicamente
più utile.
3. A CHI E' RIVOLTO L'IT E COME SERVIRLO
Solo in questo caso si potranno costruire testi con elevato numero di
links, sempre complessi da maneggiare; il materiale da scegliere
dovrà essere all'altezza del compito da svolgere: ma bisogna pur
convenire che il mezzo ipertestuale mal si attaglia, allo stadio
attuale del mezzo tecnico, ad approfondimenti di livello elevato.
In caso contrario, è importante limitare i meccanismi di rinvio
(pulsanti, evidenziazioni con vari colori) e redigere testi compatti
brevi e soprattutto molto chiari, cosa comunque sempre consigliabile,
poiché la lettura su video stanca molto, e doversi soffermare a
rileggere per capire meglio è dannoso e rende l'IT poco
fruibile.
In generale, l'optimum è che una videata contenga tutto il
necessario da leggersi su un unico argomento; all'occorrenza, è
utile scomporre il testo; è anche opportuno evitare che in una
sola videata concorrano più argomenti.
4. STRUMENTI DI LAVORO
4.1. Scelta del linguaggio e/o del programma
A seconda delle scelte (argomento da ipertestualizzare, utenza a cui
rivolgersi, ma anche livello di conoscenze della classe), si
adotterà lo HTML, che consente di trasferire facilmente su
Internet il lavoro, ma anche di poterlo correggere agevolmente.
Il vantaggio di HTML è anche quello di essere in un certo senso
più "tecnico" e meno amatoriale, e quindi didatticamente
più valido.
Oppure ci si limiterà ad usare il semplice Neobook, se si
vorrà mantenere il prodotto finale in un file *.exe, contenibile
in un dischetto facilmente diffondibile, che però avrà
problemi ad esser aggiornato e/o modificato.
Toolkit è uno strumento simile a Neobook, anch'esso abbastanza
semplice, ma più versatile.
4.2. Strumenti e tempi di lavoro
4.2.1. E' necessario immediatamente istituire una segreteria di
progetto, composta da alunni e direttamente controllata dagli
insegnanti, con il compito di raccogliere tutto quanto si imposta si
dice si scrive, nelle due forme, cartacea e magnetica. L'archivio e
l'agenda si devono mantenere aggiornati meticolosamente; gli alunni
devono rendersi conto dell'importanza di questo compito, ed
immedesimarsi nel ruolo.
4.2.2. La prima fase di realizzazione concreta è quella della
redazione della struttura; in genere l'insegnante vi ha il maggior
ruolo, anzi, quello esclusivo. Gli alunni possono essere coinvolti nel
discutere, nell'integrare, ma si tratta di un lavoro che - inizialmente
almeno - va guidato a dovere. Dalle articolazioni della struttura
emergeranno i gruppi di lavoro, che saranno costituiti da tre-quattro
ragazzi. In linea di massima, è importante evitare che ci siano
gruppi che si occupano di un aspetto molto specialistico, molto tecnico
(ad es. il trasferimento di dati in HTML; la costruzione dei links,
ecc.) ed altri che si occupano di fatti contenutistici (la redazione
dei testi). L'optimum sarebbe l'isola di produzione multivalente; non
sempre è realizzabile.
4.2.3. L'ipertesto va costruito dapprima su carta. Ogni videata deve
corrispondere ad un foglio su cui è descritto in modo
sufficientemente dettagliato tutto il contenuto della videata stessa,
strutturato ed articolato. Se il lavoro deve servire come progetto da
presentare alla maturità, questi fogli, riordinati e trascritti,
costituiranno la relazione di accompagnamento all'IT.
4.2.4. Raggiunta una fase progettuale cartacea abbastanza definitiva
(dovrebbero bastare un paio di mesi), si passa alla redazione ed al
montaggio in laboratorio. E' importante che rimanga un congruo numero
di settimane prima della fine dell'anno scolastico, da riservare alla
correzione ed al lavoro di affinamento.
4.2.5. Se, prima di giudicare definitivamente concluso il lavoro, ossia
prima di immetterlo in linea o di stamparlo su dischetti o CD-rom, si
fa provare da persone, classi e/o colleghi, estranei al progetto ed
alla redazione, si potrà avere una verifica preventiva utile a
precisare cose eventualmente sfuggite.
La proiezione della Unione Europea verso i campi che possono in qualche
maniera concernere l'istruzione è multiforme. Il programma
dedicato, che è anche il più noto, Socrates, in
realtà è suscettibile di essere integrato con numerosi
altri programmi ed azioni varie, che consentono di spaziare ed
interagire, e sopratutto di superare tra l'altro certi limiti.
I progetti europei nel campo dell'istruzione raccolti sotto la sigla
SOCRATES vengono seguiti da un'apposita agenzia nazionale, presente in
ciascuno dei 15 paesi della Unione; ad esse si affiancano varie agenzie
a carattere più o meno privatistico, dall'affidabilità
più o meno dubbia. In genere si tratta di agenzie di servizio
che aiutano a mettersi in relazione con partner possibili, a redigere e
compilare i moduli, addirittura a inventarsi progetti educativi. Si
tratta per lo più, a mio parere, di superfetazioni parassitarie
che vivacchiano grazie alla difficoltà di circolazione delle
informazioni, talvolta colpevole, talvolta dolosa. Certe azioni
speciali dell'UE sono finanziate con pacchi di miliardi, e conoscerne
in tempo l'esistenza è fondamentale; del resto, conoscere i
canali tramite i quali farsi approvare i progetti a Bruxelles, o magari
soltanto farsi mandare i modulari, è determinante. A me è
capitato di consumare centinaia di scatti Telecom per mettermi in
contatto con una Direzione generale a cui richiedere gli strumenti per
avviare velocemnte un progetto di incremento della rete telematica del
mio ITIS, nell'ambito del Quarto Programma Quadro, e di non aver
ricevuto alcuna risposta decisiva, alcun materiale, alcuna indicazione.
Il sospetto che vi siano meccanismi di preselezione guidata in cui le
burocrazie comunitarie sono implicati è forte: del resto, prese
di posizione di governi e forze politiche lo hanno anche recentemente
confermato. Non è impossibilie che - trovata l'agenzia
semiprivata giusta, quella che con pudore viene ascritta al novero
delle Organizzazionei Non Governative, definizione a negativo
all'interno della quale sussumere tutto - avrei potuto acceder al
programma tempestivamente e con profitto, per la scuola per
l'agenzia... Lasciamo da parte questo discorso: anche perché va
detto che l'Agenzia Nazionale italiana per i progetti europei nel campo
pedagogico e didattico - la Biblioteca di Documentazione Pedagogica di
Firenze - funziona con estrema efficienza e capacità di
orientamento, tanto che Bruxelles l'ha scelta come modello per le
Agenzie nazionali degli altri paesi membri. In effetti, chi ha avuto a
che fare con partenariati internazionali nel campo dell'istruzione sa
che tra le numerose difficoltà, una determninate è
l'assokluta inaffidabilità delle agenzie nazionali estere. Non
è raro che alle scuole partner fuori d'Italia bisogna far avere
noi il materiale per sviluppare, ampliare e completare i progetti
stessi.
Ma torniamo a bomba: che cos'è un Progetto Educativo Europeo? Si
tratta di uno spunto pedagogico, o più semplicemente didattico,
attorno a cui costruire un percorso capace di aggregare, far
riflettere, sperimentare cose più o meno nuove insieme ad almeno
due scuole di almeno altri due paesi.
Bisogna comporre una squadra di docenti convinti della utilità
dell'esperienza, motivati dal desiderio di capire e conoscere
realtà diverse da quelle a cui siamo abituati, con un minimo di
competenze linguistiche, con un capo d'istituto convinto della cosa ed
un collegio dei docenti non ostile. La cosa più semplice
è scegliere una parte del Piano di Istituto, se esiste, o
un'idea, un'attività qualsiasi che si realizza in classe, darle
veste progettuale, con una relazione scritta articolata, da cui si
evincano i fini didattici ed il quadro di riferimento pedagogico, oltre
possibilmente alle unità didattiche in cui si articola.
Qualsiasi idea va bene: un'esperienza di inserimento di bambini non
italiani, o di madrelingua diversa da quella prevalentemente parlata in
classe; un lavoro di proiezione della classe nell'habitat circostante;
la costruzione di un giornaletto scolastico telematico; un lavoro
particolare con alunni disabili; un rapporto di collaborazione con gli
enti locali, o con imprese private che offrano sbocchi professionali
coerenti con il tipo di formazione che la scuola fornisce, eccetera.
Sulla base di una qualsiasi di queste idee bisogna mettersi a cercare i
partners. Questa è la fase più difficile, quella
più lunga e defatigante. Internet rimane il mezzo migliore per
cercare partners, prima di tutto offrendosi come tale alle numerose URL
dedicate, di cui la più importante è Europe partner
contact service:
http://www2.echo.lu/impact/en/im_partner_form.html
Cercare i partners può prender un intero anno scolastico, senza
successo. Dipende dal tipo di progetto: uno eccessivamente
specialistico o elaborato o costoso spaventa. A volte accade che le
scuole contattate approvino in prima istanza, magari anche
ufficialmente, ma dopo un mese o due, magari a cavallo della scadenza
delle domande, si tirino indietro.
Bisogna avere pazienza, determinazione e fantasia. Le scuole contattate
non capiscono mai al volo di che cosa si tratta esattamente: sono
necessarie vari contatti, prima di poter inviare un collega alla
"visita preparatoria", finanziata a parte, indipendentemente dalla
futura approvazione del progetto, con (di solito) 1000 ecu, in cui far
entrare il costo del biglietto (treno o aereo), il vitto e l'alloggio
per i due o tre giorni necessari a formalizzare la proposta di
partenariato europeo.
Non c'è scadenza per le visite preparatorie: basta che vengano
richieste con tre mesi di anticipo ed effettuate prima
dell'approvazione del PEE. Vi sono dei formulari apposta, che vanno
richiesti alla BDP (via Buonarroti 10 - 50122 Firenze) o scaricati dal
sito Internet:
http://www.bdp.fi.it o, più precisamente, dal sito DEURE che si
trova anche alla URL:
http://wwwa.bdp.fi.it
Messo a punto il progetto durante le visite, va inviata la
documentazione (sugli stampati predisposti) alla BDP: per Comenius 1,
LINGUA B ed E entro il 1 novembre 1997. L'invio da parte della BDP
della convenzione che approva il PEE avviene abbastanza sollecitamente.
Tutto ciò è un esempio di come costruire un partenariato
europeo sulla base del progetto Comenius-azione 1, che prevede lo
scambio di esperienze didattiche attraverso la mobilità degli
insegnanti: ma i meccanismi sono i medesimi per tutti i partenariati
europei (concernenti o no l'istruzione). Un fatto essenziale da tener
presente è che l'Unione europea finanzia progetti con contributi
che posson giungere sino al 90% del budget, ma che di solito si
aggirano tra il 50 ed il 75%. Le istituzioni ammesse al finanziamento
devono dimostrare di saper investire risorse proprie nella parte non
finanziata. Sui meccanismi di rendicontazione dell'investimento e della
spesa meriterà ritornare.
Nell'ambito SOCRATES vi sono altre azioni che meritano di esser tenute
presenti: sopratutto le cinque del progetto Lingua, volte a consentire
l'approfondimento delle competenze linguistiche dei docenti, lo scambio
di esperienze e la mobilità degli allievi, misura di grande
importanza didattica, garantita solo da un altro progetto, Leonardo,
che è specialmente dedicato all'istruzione professionale e
tecnica.
Le informazioni dettagliate vanno richieste direttamente alla BDP,
oppure alla più vicina scuola polo DEURE (Dimensione Europea
dell'Educazione): l'elenco delle scuole DEURE si trova anch'esso su
Internet alle URL citate sopra.
Ma la cosa più importante di cui convincersi, se si vuole
operare per un'ottica pedagogico-didattica di dimensione europea,
è che con gli stanziamenti dedicati all'istruzione si combina
poco. L'importante è entrare nella dinamica delle azioni
speciali e dei programmi per la formazione, per approfittarne, da un
lato, ma anche modificarne una certa deriva economicistica e per
orientarne gli esiti in senso meno tecnicista e più formativo
delle coscienze.
Intendo dire che un uso sapiente delle possibilità offerte
può alimentare importanti iniziative a carattere
pedagogico-didattico nel campo della ricerca applicata al mondo della
scuola ed ai suoi rapporti con l'insieme della società, e per
quel che ci concerne in particolare nel campo della solidarietà
internazionale, che vedano coinvolti dagli insegnanti come singoli
autori ed attori dei profgetti, alle scuole come istituzione, ma
sopratutto alla collettività degli studenti, per estendersi alle
loro famiglie intese come membri del corpo sociale, soggetti di diritti
e\o di bisogni.
Il programma MEDA (finanziato con circa 6850 miliardi di lire)
istituisce tutta una serie di misure a sostegno della "riforma delle
strutture economiche e sociali nel quadro del partenariato
euromediterraneo" con l'importante sottolineatura che è
possibile, anzi richiesto, coinvolgere gli stati non membri UE del
Mediterraneo del sud: Marocco, Algeria, Tunisia, Malta, Egitto,
Giordania, Israele, Libano, Siria,Turchia e Palestina: resta esclusa
solo la Libia. Sopratutto, per quanto riguarda l'attività
scolastica e formativa in semso lato, il MEDA preconizza il sostegno
"allo sviluppo integrato delle risorse umane a completamento dei
programmi degli Stati membri (cioè dell'UE) in particolare nei
settori della formazione professionale continua nel quadro della
cooperazione industriale nonché il miglioramento del potenziale
per la ricerca scientifica e tecnologica".
In altri termini, questo punto può riguardare le attività
di Istituti professionali ed Istituti Tecnici (il linguaggio
burocratese europeo è diverso da quello della PI: i due tipi di
scuola non sono percepiti come diversi) che abbiano o meno corsi
serali, ma che abbiano tendenzialmente rapporti stabili con aziende
pubbliche o private nel campo industriale. Per esempio: un ITIS con la
specializzazione chimica che si occupa dell'inquinamento dell'aria in
rapporto con la locale ARPAT può inventarsi un progetto di
cooperazione con due stati (uno UE uno no) sulla qualità
dell'atmosfera nelle metropoli, che so, Napoli Barcellona Il Cairo
(misure "miglioramento dei servizi sociali in particolare per quanto
attiene alla sanità, alla pianificazione familiare,
all'approvvigionamento idrico, al risanamento ed all'abitat" e
"rafforzamento della cooperazione in pateria ambientale").
Oppure un ITG può sviluppare studi di fattibilità sugli
insediamenti rurali a ridosso dei centri urbani, e coinvolgere Israele,
la Terra di Lavoro, la fascia costiera dell'Andalusia... (misura
"sviluppo rurale armonioso e miglioramento delle condizioni di vita
nelle città")
Eccetera: si tratta di inventare delle cose, studiarle con referenti
politico-istituzionali locali, trovare i partner esteri e via, tenendo
presente che c'è una misura dedicata a "cooperazione culturale e
scambio dei giovani" che tra l'altro è possibile far interagire
con un altro programma, "Gioventù per l'Europa", finanziato con
un pacchettino di miliardi (quasi 50: un'inezia rispetto a MEDA, ma...
lasciamoli ai Tedeschi, come dice l'antifrasi ironica delle campagne
toscane!), che rivolge la sua attenzione specialmente alle reti
informative per i giovani, ai "tirocini di volontariato" (in cui
è possibile far reintrare attività varie, per esempio di
mutuo insegnamento), alla "Iniziativa giovani", progetti creati e
gestiti da giovani in modo da permetter loro di sviluppare il proprio
spirito di iniziativa e la propria creatività. Per l'anno
scolastico 1998-99, le proposte di finanziamento dovranno essere
presentate entro il 1 aprile 1998.
Accanto a programmi pluriennali come questi (ne ho citati solo alcuni:
ma potremo tornare sull'argomento) vi sono poi le "International call":
una, i cui termini sono recentemente spirati il 15 aprile scorso, aveva
per tema la Multimedia educational task force ed era specialmente
dedicata alla collaborazione tra istituzioni agenzie ed aziende
dedicate all'istruzione ed alla multimedialità e finalizzata
alla ideazione di progetti di lavoro pluriennali su argomenti che
vertessero sul tema.
Poiché è quasi imprevedibile (a meno di avere talpe a
Bruxelles, negli uffici della Commissione Europea: dove peraltro
siedono sindaci e onorevoli regionali...) sapere quali sono le
iniziative di quest'ultimo tipo, che di solito si vengono a conoscere
con ritardo se ci si limita alle normali vie burocratico-gerarchiche di
informazione, è importante navigare parecchio sui siti di
Bruxelles, per restare aggiornati.
Fermo restando che anche se uno viene a conoscenza di un'azione
qualsiasi, ma non è entrato preventivamente nel giro di idee di
utilizzarne gli spazi, e non ha pensato preventivamente in termini di
allargabilità europea di una cosa qualsiasi che fa già a
scuola, difficilmente si potranno organizzare tutte le cose in tempo e
con successo.