Itinerario N° 4

 da Mozzanica a Sergnano/Casale C.

 

Scheda introduttiva

Nella nostra quarta proposta, il Serio passa dalle terre bergamasche a quelle cremasche, con un netto cambiamento morfologico. Bastano, infatti, poche centinaia di metri ed il corso del fiume, riunitosi in unico ramo, assume l’andamento tipico dei fiumi planiziali, incominciando, oltrepassato il ponte di Mozzanica, a “meandreggiare”. Osservando la cartografia allegata, si notano, in particolare, alcuni profili lunati lungo tutto il percorso; sono quel poco che rimane dei vecchi meandri e delle lanche che caratterizzavano tutto il territorio, in un passato non molto remoto. Si può pertanto immaginare come fosse l’ambiente di qualche decennio fa: ricchi boschi alternati ad ambienti umidi, le lanche per l’appunto, che naturalmente, trasformatesi in “morte”, lasciavano il posto al bosco. Ma altrettanto naturalmente altre lanche, nel corso degli anni e delle inondazioni, potevano sostituire quelle interrate, mantenendo in vita un ambiente che per quanto riguardava la flora e la fauna non conosceva rivali. Ma ora? Attualmente il territorio ha mutato aspetto: il fiume è stato incanalato artificialmente; il letto si è abbassato notevolmente, le sponde naturali sono state sostituite dai grossi massi di calcare ed alle lanche ed alle morte bonificate si sono sostituite le coltivazioni. Rimangono solo quegli inconsueti profili, qualche brandello di vegetazione; solo l’attenta osservazione del paesaggio o delle carte può permettere di individuare i segni del passaggio del nostro fiume. In tale situazione, si può facilmente intuire che non si potrà più restituire al fiume quello che ad esso apparteneva, né si può pensare che il Serio potrà naturalmente ricreare gli ambienti umidi scomparsi. Solo interventi mirati per la protezione di quel poco che rimane, come le nuove piantumazioni e gli eventuali studi per formare alcuni ambienti umidi, potranno sopperire al disastro perpetrato nel corso degli anni.

Ritornando alla descrizione del nostro itinerario, è d’uopo segnalare un altro aspetto idrografico interessante: la presenza di numerose rogge, alimentate dalle acque provenienti dai fontanili superstiti del territorio settentrionale o dal Serio stesso; fra le tante, la fontana Giulia, la Babbiona, la Molinara, l’Alchina, la Morgogola. Una terra che nel passato si presentava così ricca di fauna e di vegetazione, attirava i nobili delle città; è per questo motivo che nel territorio in esame si trovano presenti numerose ville di autorevoli famiglie che nei periodi di caccia e dei raccolti, si spostavano per piacevoli soggiorni. Anche se non toccate dall’itinerario ciclabile, ricordiamo: la villa rinascimentale dei Tadini a Vidolasco, in cui è inglobata una torre merlata; la villa del XVII sec. A Casale C.; la villa Grifoni S. Angelo a Castel Gabbiano con la vicina torre di Guardia. Sicuramente, dovremmo dilungarci sulla storia dei luoghi che, tra l’altro, affonda le sue radici nella preistoria, visti i numerosi ritrovamenti fatti nella zona, ma rimandiamo alle prossime pubblicazioni il compito di approfondire l’argomento. Bisogna in ogni modo ricordare altri due monumenti di particolare rilevanza: la torre di Mozzanica, ultimata all’inizio dl cinquecento, e l’oratorio del Binengo, unico edificio che ricorda un’antica località scomparsa, nei pressi di Sergnano. Vanno altresì menzionate le meno poetiche industrie casearie e gli impianti di stoccaggio del gas, nel tratto meridionale dell’itinerario.

Fra le osservazioni naturalistiche di questo territorio segnaliamo in particolare, la presenza del Gufo che nidifica nelle aree boscate, dell’Averla piccola, del Picchio; inoltre nelle cassette nido posizionate nella zona è stata rilevata la presenza della cinciarella. Fra le tante segnalazioni botaniche una curiosità: la presenza del Bucaneve (Galantus nivalis) lungo rive delle rogge di Mozzanica.

Il percorso risulta adatto a persone avvezze alla pedalata, in quanto il tragitto si snoda, per alcuni tratti, su semplici sentieri che dalla tarda primavera si coprono di vegetazione erbacea, in modo tale da rendere difficile il passaggio. Altre difficoltà si possono ancora incontrare dopo le piogge e le piene del fiume, a causa delle innumerevoli pozze e del fondo sabbioso o argilloso. Da avere presente infine che l’utilizzo dei terreni per le coltivazioni cancella in alcuni casi le piste. Il tragitto può essere percorso tranquillamente in tre ore.

 

In bicicletta Km. 18.

 Si parte dalla vecchia casa cantoniera, situata prima del ponte della S.S.11 Padana Superiore, sulla sponda destra del fiume Serio. Qui è possibile trovare spazio per il parcheggio delle vetture. Si passa sotto il ponte della statale in direzione Sud, lasciando sulla destra gli impianti dell'ex cava Bergamini; è una vecchia struttura per la lavorazione della ghiaia, ormai considerata da alcuni reperto archeologico industriale.

Un'eterogenea area boscata di pioppi, salici, platani e robinie contraddistingue il paesaggio. Superato il “bosco”, si guada la roggia detta "La Morte", dove abitualmente non si trovano più di 15-20 cm di acqua. Si prosegue in direzione Sud per circa 500 m., quando la strada piega nettamente ad Ovest verso l'abitato di Mozzanica; sulla sinistra un'area di recente piantumazione. Non si consiglia il proseguimento lungo il fiume, in quanto la roggia Scolmatore (roggia Frascatella sulle carte), più avanti, ostacola il passaggio. La strada continua in direzione dell’abitato, oltrepassando un altro corso d’acqua (il guado è comodo), quindi il campo sportivo e, dopo circa 300 m., il ponte con le paratie della roggia Scolmatore. Lungo tutto il tratto è possibile ammirare sulla destra la vecchia Torre di Mozzanica, che sarà punto di riferimento per l'intero percorso.

Superato il ponte, si costeggia il canale per circa 50 mt. ed, al bivio, a destra per la strada campestre denominata "Sabiccioli". Non conviene continuare seguendo il corso d’acqua, in quanto la strada si perde nei campi costringendo i gitanti a difficili passaggi fra le colture. Si supera la cascina Zaghen, sulla sinistra, seguendo la campereccia. Il tratto successivo presenta difficoltà in quanto le tracce delle piste non sono sempre evidenti, inoltre sono presenti diverse diramazioni. Al cartello, proprietà privata, si continua dritti (a destra ci si collega alla Statale Cremasca), fino ad un successivo bivio, continuare a sinistra sino alla strada del depuratore. Tenendo l'impianto sulla destra, s'imbocca una campestre che scorre a fianco della roggia e si prosegue fino ad un deposito di ghiaia, in prossimità del fiume. A questo punto abbiamo superato il confine provinciale di Bergamo e c’inoltriamo in terra cremasca. Ad est, è possibile scorgere la Villa Griffani Sant'Angelo, già residenza estiva dei nobili di Crema. Si prosegue, per circa 100 mt. un sentiero sul greto fluviale (piene permettendo), e ci s’immette in un area boscata mista di salici, pioppi e platani, quindi si continua lungo il fiume in zona ricca di pioppi bianchi e tremoli, per poi imboccare una strada campestre contornata da robinie. Il percorso in questo tratto si riduce ad un sentierino pertanto bisogna proseguire con pazienza fra la vegetazione erbacea invadente.

Dopo 500 mt., si piega a destra per raggiungere la frazione Trezzolasco (Comune di Sergnano), in quanto le coltivazioni e le opere di regimazione impediscono il proseguimento lungo il fiume. Conviene seguire il sentiero su un vecchio argine. Si raggiunge la S.S. Cremasca, lasciando alle spalle uno dei pochi borghi contadini rimasti nel Parco. Dopo 100 m, prima del piccolo cimitero di Trezzolasco, si volta a sinistra (attenzione la svolta è in leggera curva) lungo una sterrata e subito dopo si segue un sentiero alla destra a piedi della scarpata morfologica, popolata da aceri campestri, ontani, pioppi neri e qualche rara quercia. Durante il periodo estivo le tracce si perdono perciò bisogna tenere come riferimento la scarpata, stando a ridosso delle coltivazioni.

Si prosegue, sino ad incontrare, nascosto tra la vegetazione, un piccolo ponte traballante che scavalca il fosso, permettendo la salita verso un nuovo argine, che consente il comodo proseguimento fra pioppeti razionali dell’Azienda Faunistica "La Riservetta". Per i più attenti è possibile avvistare, nell'unica zona umida rimasta in vita, alcune specie di uccelli, fra i quali: il Picchio rosso maggiore, la Gallinella ed il Pendolino; fra gli anfibi, si rileva la rana di Lataste, in forte presenza numerica. Si superano le malconce strutture dell’azienda continuando sull’argine fino al ponte di Sergnano (piegando verso il paese è possibile visitare il piccolo santuario del Binengo). Sulla sinistra, la palata che permette l’incanalamento delle acque nella roggia Malcontenta. Alcuni impegnativi scalini permettono di continuare; ci s'immette sulla S.P. Sergnano-Casale in direzione del ponte sul Serio, quindi si svolta alla prima strada a sinistra, dopo le industrie casearie, raggiungendo il centro abitato. Si continua dritti sulla strada asfaltata oppure in prossimità della Piazza del Comune, si lascia la via principale (la “via del latte”) per immettersi in una laterale di sinistra (via Aschedamini), scantonando gli insediamenti caseari. Raggiunta la piazza della Parrocchiale, si lascia la chiesa alle spalle e ci si dirige ad Ovest, sino a raggiungere l'argine del Serio, quindi a destra fino ad una costruzione di legno denominata "Baracca-Ferrari"; qui è d’obbligo riportarsi sulla S.P. in direzione Vidolasco. Giunti nel piccolo borgo, dopo aver oltrepassato la villa Tadini, all’incrocio si gira a sinistra verso la chiesa, in prossimità dell'edificio delle ex scuole elementari, in direzione "Montecchio". Superata la roggia "Gabbiana", demarcante il confine del Parco, si prosegue in direzione Nord-Ovest, fino al termine delle edificazioni, ed a sinistra ci si porta verso il fiume, nei pressi di un bosco di platani. Da qui, si punta verso Nord lungo il Serio, seguendo dapprima un’ampia campestre e poi un sentiero che, dopo 1 Km, s'immette in un’area in cui s'alternano fasce boscate, zone incolte e residui di vecchie lanche. Durante la tarda primavera

L’ultimo tratto, prima dell’area boscata, si ricopre di vegetazione e pertanto le tracce non sono sempre ben visibili, bisogna proseguire con pazienza pestando attenzione ai rovi.

Per raggiungere quest’area è possibile utilizzare altri itinerari, lontani dal fiume che sfruttano le strade fra i campi. Dopo circa 1 Km, si rientra in terra bergamasca e, da lì, le comode sterrate, vicine al fiume o a vecchie lanche in via d'interramento, vi riportano, dopo circa 2 Km, al ponte della S.S. 11, punto d’arrivo e di partenza. Conviene sottopassarlo e risalire dalla parte opposta per evitare l’attraversamento della strada.