RAV RICCARDO PACIFICI - DISCORSI SULLA TORÀ

XV

BO

(Esodo X - XIII, 16)

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La nuova rivelazione di Dio contenuta e annunziata attraverso il suo nome assoluto e ineffabile Jhwh si manifesta chiara e sicura agli occhi degli Egiziani, del Faraone e d'Israele. Si succedono uno dopo l'altro i segni di quella rivelazione, segni che sono anche moniti ed avvertimenti per coloro che da essi sanno salire alla verità di Dio. Questo succedersi dei segni divini nella terra d'Egitto agli occhi di quel popolo e agli occhi d'Israele, questo graduale manifestarsi della lenta, ma sicura e infallibile giustizia divina, è quanto noi troviamo esposto nella Parashà di Vaerà e, in parte, in questa di Bo. La sezione biblica completa infatti la precedente: la completa perché qui si esaurisce il ciclo delle dieci punizioni divine, e la completa perché qui abbiamo il glorioso epilogo della storia di Israele in Egitto, la sua liberazione, la sua uscita dalla terra egiziana e il suo ingresso nella storia.

Questa Parashà ha quindi il vantaggio di presentarci paralleli e concomitanti, i due fatti, i due aspetti della manifestazione di Dio in mezzo all'Egitto: la punizione del popolo e del re ribelle da un lato, la nascita d'Israele dall'altro. Ora è interessante molto e significativo notare che questa nascita di Israele, questo primo apparire del popolo come nuova realtà del mondo sia accompagnata, e come preparata, da altri segni di Dio che questa volta sono però rivolti e dedicati a Israele. Ai segni e ai moniti del Signore per il popolo Egiziano, seguono i segni e i moniti per il nuovo popolo: il popolo di Dio!

Questi segni (Othot) sono le prime mizvoth, i primi comandi di Dio ad Israele; prima ancora che la effettiva liberazione di Israele sia compiuta, si preparano i segni del suo riconoscimento nella storia, i segni attraverso i quali Israele si manifesterà nel mondo come popolo di Dio. Il primo di questi segni, la prima di queste mizvoth è quella di cui si parla al centro della nostra Parashà e che contiene le prescrizioni, per la fissazione del novilunio in genere e, in specie, di quello del mese di Nissan in cui cadrà l'uscita di Israele dall'Egitto.

"Questo novilunio sarà il primo di tutti; primo sarà questo per voi tra i mesi dell'anno!" (XII, 21). Che cosa è questa prescrizione, che cosa significa questo primo comando impartito già in terra d'Egitto, che doveva costituire più tardi uno dei principali elementi regolatori della vita d'Israele, uno degli aspetti principali attraverso cui si rivelava il potere e l'autorità dei capi religiosi? Questo novilunio richiama al cielo e alle leggi del cielo, ma richiama anche ai rapporti tra la terra e il cielo! Questo novilunio richiama lo sguardo verso la distesa stellata e la falce lunare che domina in essa; secondo anzi il Midrash, Dio avrebbe mostrato a Mosè la falce nella sua prima fase e gli avrebbe indicato: "Così, quando vedrete così, proclamerete ufficialmente l'inizio del mese".

Esiste cioè il fatto, il fenomeno astronomico del regolare avvicendarsi delle fasi lunari, ma, perché il nuovo mese sia solennemente riconosciuto e celebrato, perché sulla base di esso siano stabilite le altre epoche, gli altri giorni segnalati festivi, gli altri periodi che segneranno l'incontro d'Israele con Dio, perché questa solenne proclamazione dei giorni sacri a Israele sia regolare e compiuta occorre che voi, uomini d'Israele, voi capi d'Israele, proclamiate e sanzioniate il fatto: "Primo sarà questo per voi tra i mesi dell'anno", ma posto il fatto e la legge naturale e astronomica, occorre che gli uomini, occorre che Israele riconosca il valore di quella legge per la sua vita religiosa. Non basta che la luna sia in congiunzione col sole occorre che lo spirito d'Israele si congiunga e si unisca con quello del suo Dio. Ecco qui preannunciato il valore generico, non solo del novilunio, ma dei mo'adim, delle date, dei giorni segnalati! Che cosa sono i mo'adim? Sono gli incontri, come insegna etimologicamente la parola ebraica, sono i convegni, le congiunzioni d'Israele con Dio; e allora, il significato di questa prima mizvà, di questo primo segno, risulta evidente come preannuncio di quello che sarà la caratteristica vita del popolo del Signore; questa prima mizvà apre la via alla comprensione delle altre: vi sono delle leggi del cielo, leggi regolari e meravigliose, da Dio stabilite nel mondo della natura; queste leggi nel cielo sono però indizi, segni, modelli di quelle che debbono essere le leggi sulla terra. Come vi sono i corpi celesti che ubbidiscono alla volontà di Dio, così sulla terra ci sono gli uomini che debbono, mediante le leggi divine e umane, risalire anch'essi alla volontà di Dio, ricongiungersi con Dio, innalzare la terra verso il cielo nell'armonia del Creato e in quella della volontà morale.

Israele, per primo, deve conoscere queste leggi, deve ritrovare e deve stabilire i giorni del suo ritrovamento con Dio. Israele, per primo, che ora sta per iniziare la sua vita, deve imparare a conoscere il segreto della vita; come gli astri e le stelle rinnovano con le loro fasi la vita e il ciclo e rendono così tacito omaggio al Creatore, così Israele deve con le sue leggi imparare a rinnovare il valore della sua vita, deve attraverso il suo unirsi alla volontà di Dio, imparare a conoscere l'eterno ringiovanirsi dello spirito umano, che si ritrova puro e santo nella vicinanza di Dio modello di purezza e di santità.

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