SCUOLE
LIBERE DAL FUMO
(E
DAGLI SPINELLI)
Lettera
alla “Gazzetta di Parma” – 8 febbraio 2003
di
Paolo Quintavalla
Ho
letto con un brivido per la schiena le interviste
agli studenti sulla vicenda dello spinello in gita
scolastica. Sembra di capire che l'uso delle
droghe leggere sia, anche in ambiente scolastico,
un fenomeno diffuso e, pertanto, da considerare
normale. Non parliamo, poi, del fumo di sigaretta
che, evidentemente, viene confuso da molti giovani
come un balsamico aerosol. Sconcerta, francamente,
in larghi strati di popolazione giovanile
l'ignoranza, la superficialità e la
sottovalutazione dei danni sia del tabagismo sia
dell'assunzione di droghe, leggere o pesanti che
siano.
Intanto
i ragazzi sono portati a separare nel giudizio il
fumo di sigarette dal fumo degli spinelli, come se
non ci fosse alcuna relazione. Invece è accertato
in letteratura medica, come non manca di ripetere
il dottor Gilberto Gerra del Sert di Parma, che l’abitudine precoce al fumo può portare, in seguito,
per predisposizione e assuefazione alla nicotina,
all’assunzione di droghe più pesanti. La
controprova di questa affermazione si verifica nel
fatto che non esistono tossicodipendenti che non
siano anche fumatori. Detto in altri termini,
significa con certezza che chi non fuma non si
droga. Se questo assunto è vero, allora occorre
agire a monte nell'opera di prevenzione del
tabagismo, che può essere per i giovani più
fragili e immaturi il trampolino di lancio prima
verso le droghe cosiddette leggere (ma che leggere
non sono) e poi verso quelle ancora più pesanti.
Nello
scorso novembre, in occasione della Giornata
Nazionale della lotta contro i tumori, il
Presidente della Repubblica Ciampi ha affermato:
“Il fumo
fa male, sempre e comunque, in nessun caso può
essere considerato neutrale”. La recente
approvazione della legge contro il fumo da parte
del Senato contrasta meritoriamente una lunga
tradizione di disinteresse ed incuria in questo
campo. L’Italia, come al solito, è in ritardo
anche su questa battaglia di civiltà a difesa
della salute dei cittadini, fumatori o non
fumatori. Meglio tardi che mai. Ma non vorremmo
che tutto si riducesse ad una sterile campagna
pubblicitaria occasionale o a sciocche crociate
moralistiche e colpevolizzanti nei confronti di
chi ha contratto il vizio del fumo. Reprimere il
fenomeno non basta e le sanzioni lasciano il tempo
che trovano. E’ essenziale, invece, informare
scientificamente i cittadini per prevenire
l’affermarsi dei modelli comportamentali dei
tabagisti. Da questo punto di vista la scuola e,
in particolare, i Capi d’Istituto possono e
devono fornire un contributo determinante per
rendere consapevoli gli studenti sui pericoli
potenziali che corrono nel diventare precoci
fumatori.
I
reali e impressionanti danni sociali e individuali
della pratica del fumo, infatti, non sono ancora
conosciuti in modo adeguato, cioè sul piano
scientifico, a livello di massa e, in particolare,
dai giovani. Infatti:
- Quanti
giovani sanno, ad esempio, che una boccata di
fumo contiene circa 4.000 sostanze chimiche
nocive e che sono gli stessi prodotti da
combustione che escono dai tubi di scappamento
delle auto (fonte: Piero Angela -
"Superquark")?
- Quanti
giovani sanno che il monossido di carbonio,
temibile gas mortale, è solo una di queste
4.000 schifezze mefitiche che fumatori e non
fumatori respirano? Quanti sanno che esso
aggredisce l’emoglobina del sangue
impoverendola di ossigeno e che diminuisce,
quindi, il nutrimento dei tessuti, provocando
l’ingiallimento della pelle, la caduta dei
capelli, l’invecchiamento precoce e la
riduzione della capacità respiratoria?
- Quanti
giovani sanno che la nicotina, una di queste
4.000 sostanze nocive, provoca dipendenza al
pari di una qualsiasi droga, induce
l’aumento della frequenza cardiaca e,
quindi, stressa il cuore, aumentando le
difficoltà circolatorie?
- Quanti
giovani sanno che l’abitudine del fumo
provoca nei polmoni il deposito di uno strato
progressivo di catrame (lo stesso bitume nero
che si usa per asfaltare le strade) che rende
difficoltosa o impedisce gradualmente la
corretta respirazione?
- Quanti
giovani sanno che occorrono dai 10 ai 15 anni,
anche dopo che si è smesso di fumare, per
eliminare totalmente dai polmoni questo strato
di catrame?
- Quanti
giovani sanno che il fumo rende rigidi i vasi
sanguigni e, quindi, predispone alle malattie
cardiovascolari, moltiplicando le possibilità
di subire infarti ed ictus, prime cause di
morte in assoluto nella popolazione dopo i 40
anni? Quanti sanno che il calore della
sigaretta incide negativamente sulle
coronarie, ispessendole?
- Quanti
giovani sanno che il fumo aggrava o provoca le
malattie respiratorie in quanto lede
gravemente l’albero bronco-polmonare
generando asma e bronchite cronica e, nei casi
più gravi, anche tumori? E non si tratta più
di correlazioni ma di certezze statistiche.
- Quanti
giovani sanno che il fumo non è affatto un
simbolo di virilità perché provoca negli
uomini, in prospettiva, depotenziamento delle
funzioni erettili? Il fumo, infatti, svolge
una funzione di vasocostrizione e deprime
tutte quelle funzioni che, al contrario,
richiedono abbondante vasodilatazione.
Quanti giovani sono consapevoli, quindi, che
il fumo compromette, in prospettiva, funzioni
come quelle sessuali importanti per
l'equilibrio e il benessere psicofisico?
- Quante
giovani ragazze sanno che il fumo provoca
nelle donne una accentuata diminuzione della
fertilità e il rischio di dare alla luce
bambini sottopeso che sono maggiormente
vulnerabili nella fase della crescita?
- Quanti
giovani sanno che il fumo indotto o passivo è
scientificamente pericoloso, secondo
l’autorevole conferma dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità, quanto il fumo
diretto? Quanti sanno che coloro che respirano
il fumo degli altri, nei bar, nei ristoranti,
negli uffici, nelle case rischiano conseguenze
gravi quanto i fumatori?
- Quanti
giovani sanno con precisione che in Italia il
fumo provoca direttamente 30.000 morti
all’anno per tumori polmonari e,
indirettamente, 80.000 morti per malattie
collaterali, indotte o aggravate (infarti ed
ictus)? Quanti sanno che ogni anno nel mondo
muoiono 4 milioni di persone, una ogni 8
secondi, per malattie da fumo?
- Quanti
giovani sanno che la collettività è
costretta a sostenere l’onere di circa
50.000/60.000 miliardi di vecchie lire per le
cure e le degenze ospedaliere dei malati di
cancro, per
la cura degli ictus o degli infarti provocati
dal fumo?
Se
questo è il quadro dei danni rilevanti, dei
rischi potenziali nei confronti degli individui e
della società e delle gravi conseguenze per la
salute dei cittadini provocati dal tabagismo ogni
inerzia o indifferenza al problema è colpevole.
Credo che la scuola sia il luogo più adatto, per
le sue peculiari finalità educative, per
trasmettere modelli positivi di educazione alla
salute e per lanciare campagne di prevenzione del
tabagismo. Ben venga da questo punto di vista la
benemerita "Missione Salute",
preannunciata dal ministro della Sanità Sirchia,
come campagna capillare di informazione
scientifica sui danni e sulla prevenzione del
tabagismo e delle droghe in tutte le scuole
italiane.
Non
è un mistero per nessuno, purtroppo, che spesso e
paradossalmente è proprio la scuola l’ambiente
di elezione per la trasmissione dei modelli di
pratica del fumo. Capita spesso con grande
frequenza di osservare per le strade, ma anche
dentro e fuori le scuole giovani delle superiori
ma anche ragazzine e ragazzini delle scuole medie
che camminano con la sigaretta alla bocca o in
mano.
In
Emilia Romagna è partita nei mesi scorsi una
proposta interistituzionale dal titolo “Scuole
libere dal fumo” che vede impegnate la
Regione, gli Enti Locali, le Asl, le scuole
autonome in questa lodevole impresa. Sono convinto
che le istituzioni scolastiche (Dirigenti,
Docenti, Genitori), intese come comunità educanti
abbiano il diritto e il dovere di esercitare una
funzione di primo piano in questo specifico
settore di intervento formativo. Il problema del
fumo è sicuramente maturo ed emergente a livello
di opinione pubblica e deve essere affrontato da
tutti alla ricerca di soluzioni positive. E'
interesse comune delle scuole e delle famiglie che
i giovani, studenti da un lato e figli
dall’altro, rifiutino la facile ma pericolosa
seduzione del sentirsi grandi con la sigaretta in
mano. I giovani, attraverso l’esempio dei loro
dirigenti scolastici, dei loro insegnanti e dei
loro genitori, devono assumere consapevolezza che
fumare fa male non solo a se stessi ma anche agli
altri. A patto, naturalmente, che dirigenti,
insegnanti e genitori non pretendano di educare
gli studenti o i figli semplicemente affermando,
magari con la sigaretta in bocca, che il fumo fa
male. Qui conta semplicemente la coerenza dei
comportamenti e dei modelli che implicitamente si
trasmettono, fumando oppure non fumando. Ma sono
davvero pienamente consapevoli anche gli adulti
dei danni del fumo e delle droghe impropriamente
chiamate leggere?
Paolo
Quintavalla
Dirigente
scolastico del 3° Circolo di Parma
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