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Sito telematico dedicato all'informazione, al confronto, al dibattito sui problemi connessi con il primo CONTRATTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI – a cura del D.S. Paolo Quintavalla  in servizio presso la Direzione Didattica 3° Circolo di Parma - In Rete dal maggio 2000 –

 

 

 

 

 

Non c'é limite al peggio: scuole senza risorse e disparità retributiva per i dirigenti (privi di poteri)

Editoriale n. 64 del 27 luglio 2003

di Paolo Quintavalla

Sono abituato, per forma mentis, a considerare che non esiste limite al meglio e cerco di ispirarmi, nella professione e nella vita, a principi di sano ottimismo e a pratiche di coerente esercizio della volontà. Devo ammettere, tuttavia, che questo orientamento negli ultimi anni ha ricevuto dure smentite dall'esperienza e, almeno per quanto riguarda la mia attività di dirigente nella scuola autonoma, sono costretto a riconoscere, purtroppo, che non c'é limite al peggio. 

Sono tre, sostanzialmente, i macroproblemi aperti e non risolti che contribuiscono ad aggravare le condizioni già disastrate della scuola italiana e l'esercizio della professionalità dei suoi dirigenti:

  1. l'estrema povertà di risorse finanziarie con cui sono costrette ad operare le scuole che rende per molti aspetti virtuale l'esercizio dell'autonomia in primo luogo per coloro che sono chiamati a garantirne un efficace governo

  2. la riduzione delle prerogative e dei reali poteri dei Capi d'Istituto ratificata anche all'interno del recente Contratto Scuola che rischia di rendere virtuale l'esercizio della dirigenza o, comunque, di depotenziarne radicalmente l'espressione

  3. il mancato riconoscimento sociale ed economico dei dirigenti scolastici che vivono la frustrante attesa di un allineamento retributivo promesso  e non mantenuto da due Governi che li confina in un ingiusto stato di minorità rispetto a tutti gli altri dirigenti pubblici italiani.

Le risorse assegnate alle scuole, mai così in basso.

Quest'anno sul bilancio d'Istituto si sono abbattute una serie di novità, tutte di segno negativo, al punto che il Programma Annuale ne esce completamente stravolto, quasi massacrato:

  • ad ottobre 2002 avanzato viene comunicato ai D.S. che la dotazione ministeriale ordinaria per il 2003 é decurtata del 20% rispetto all'anno precedente. Nel caso del 3° Circolo di Parma il salasso è di 3.200 euro (da 16.100 a 12.900 euro)  e in una situazione già critica in cui occorrono almeno 25.000 euro per garantire il funzionamento minimo essenziale della struttura solo sul piano amministrativo.

  • il 29 novembre 2002 il decreto Tremonti congela sine die una buona parte di questi fondi già esigui

  • ai primi di luglio 2003 ci viene comunicato dall'Ufficio Scolastico Regionale che il finanziamento ordinario, già largamente misero e insufficiente anche rispetto alle più elementari esigenze, viene ulteriormente ridotto del 14%. Un altro salasso di 1.800 euro! E non era mai accaduto che i bilanci fossero decurtati durante il corso dell'esercizio finanziario.

  • Resterebbero virtualmente 11.100 euro per le esigenze di un anno intero di una comunità scolastica composta da 900 alunni, 42 classi, 80 docenti e 25 ATA

  • Resterebbero 11.100 euro... se a complicare ulteriormente le cose non ci si mettesse anche la TARSU. Siamo costretti a pagare prima 5.000 euro (di competenza del Ministero) e poi altri 1.700 (di competenza teorica del Comune) per la tassa sui rifiuti solidi urbani che il Comune di Parma si rifiuta di pagare. Restano, di fatto 4.400 euro

  • Resterebbero.4.400 euro... se a complicare ulteriormente le cose non ci si mettesse anche il Collegio dei Revisori dei Conti. Nessuno ha ancora stabilito un apposito capitolo di bilancio per i loro compensi e i rimborsi delle spese. Siamo, quindi, costretti ad anticipare 3.000 euro per un organismo che viene a verificare un bilancio più virtuale che reale, di fatto inesistente.

  • Abbiamo a disposizione (teoricamente) 1.400 euro per l'intero 2003 e con questa mirabile cifra dovremmo esercitare una presunta funzione di presidi manager, strombazzata ai quattro venti proprio da coloro che ci tengono così miseramente a stecca.

  • Può essere utile aggiungere una riflessione sul fatto che per il secondo anno consecutivo da quando è stato introdotto il Programma Annuale in sostituzione del tradizionale Bilancio di Istituto di fatto tale documento contabile è stato approvato oltre la metà dell'anno scolastico (per i ritardi del MIUR e non per responsabilità delle scuole) e non entro metà ottobre, come previsto per norma di legge. In queste condizioni ogni elementare esigenza di programmazione economico-finanziaria delle attività viene resa complicata o, addirittura, vana.

Ho voluto riportare l'esempio personale in quanto, probabilmente, rappresenta un caso limite. Ma so per certo che i dati relativi ai bilanci degli altri Istituti della provincia di Parma  e di tutta Italia non si scostano di molto rispetto a quelli citati. In sintesi: abbiamo quattro soldi e non sappiamo se e quando li potremo spendere. Si tratta di dati crudi e incredibili che riflettono in modo impietoso e ingiusto la scarsa considerazione che, di fatto, al di là di incoerenti ed ipocrite affermazioni di principio, la classe politica di governo rivolge alla scuola. E' evidente che, in queste condizioni umilianti ed estreme per gli operatori scolastici, l'autonomia é destinata a restare una parola vuota di contenuto.

Dirigenti scolastici privi di poteri.

I dirigenti che hanno seguito le trattative per il rinnovo del Contratto Scuola hanno assistito prima con incredula apprensione poi con delusione e costernato sconforto al colpo di mano dei sindacati dei docenti nei nostri confronti. Non si poteva immaginare un segnale di direzione peggiore: un contratto aperto dall'esplicita intenzione della parte pubblica di voler potenziare le prerogative dirigenziali si é concluso con una chiara affermazione della parte  sindacale privata e con una evidente diminuzione o depotenziamento dei nostri poteri. Paradossalmente è stato sottoscritto un pessimo contratto contro i reali interessi  della scuola e contro i suoi dirigenti. 

Sbaglia gravemente il segretario nazionale della Cgil Scuola, Enrico Panini, quando sostiene che in questo modo è stata affermata la centralità del Collegio dei Docenti ed è stata sconfitta la pulsione al "comando" dei dirigenti scolastici. Io non conosco Capi d'Istituto mossi da intenzioni autoritarie ma colleghi responsabili di risultato unicamente preoccupati di garantire nel modo più funzionale il necessario governo delle scuole autonome. Allo stesso modo non conosco Collegi dei Docenti in grado, per magia, di autogovernarsi né altre categorie in cui i dipendenti possano decidere le prerogative dei dirigenti o, al limite, se lavorare o meno. A rischio di deludere gli ostinati nostalgici del sessantotto e i nipotini di Lenin affermo a chiare lettere che il depotenziamento delle funzioni dirigenziali non ha mai portato né mai porterà ad una maggiore efficienza o ad una maggiore efficacia in una qualsiasi struttura.

Si tratta, tuttavia, di un problema aperto che dovrà trovare comunque nella puntuale applicazione del nuovo Contratto scuola un  punto di sintesi e di equilibrio nell'interesse generale della scuola ma che richiederà ai dirigenti scolastici nuovi sforzi, ulteriori impegni e non pochi inediti sacrifici.

L'ingiusta disparità retributiva tra dirigenti.

I dirigenti devono organizzare le attività nelle scuole autonome con pochissime risorse economiche e potendo contare su pochi poteri. A questi limiti strutturali e normativi, tuttavia, si aggiunge anche l'aspetto non secondario di una vistosa ingiustizia retributiva. Siamo collocati chiaramente nella serie C della dirigenza pubblica. Pur percependo uno stipendio tabellare identico a quello dei dirigenti di seconda fascia dell'Area I scontiamo rispetto ai dirigenti amministrativi, agli ex Provveditori e agli Ispettori un differenziale sullo stipendio di posizione che va dai 15.000 ai 23.000 euro. Soltanto i colleghi D.S. che hanno la fortuna di lavorare in una scuola della Provincia di Trento non hanno da lamentarsi per questo scarto, visto che l'hanno colmato attraverso l'ultimo contratto integrativo.

Ovviamente una condizione così palesemente ingiusta e frustrante chiama in causa precise responsabilità. Nessun'altra dirigenza pubblica è stata investita di tanti aspetti passivi in termini di doveri, impegni e responsabilità e nessuna è così misconosciuta e mortificata come la nostra sul piano degli aspetti attivi (cioè di una retribuzione coerente con la funzione esercitata). Può definirsi equa un'Amministrazione che discrimina in modo così spudorato una parte dei suoi dirigenti, ai quali tra l'altro non manca di avanzare richieste su richieste a livelli esponenziali? Eppure attendiamo da anni che questa palese ingiustizia sia riparata. Due Governi hanno solennemente promesso alla nostra categoria l'allineamento retributivo e siamo ancora in attesa, con un bel pugno di mosche. Se torniamo a leggere la lettera del 30 aprile 2001 con la quale l'attuale Esecutivo si impegnava a trovare adeguate soluzioni ai problemi aperti riscontriamo queste precise affermazioni:

  1. "Abbiamo sempre sostenuto la necessità di introdurre un'autonomia non solo di facciata, ma sorretta da efficaci strumenti di gestione "

  2. sarà garantito "un equilibrato rapporto fra la dirigenza delle scuole e gli organi collegiali, che eviti ogni deriva assembleare ed ogni pletorica ed inutile moltiplicazione di sedi di sterile dibattito".E ancora: "Coerentemente con tale idea di scuola, abbiamo sempre sostenuto l'esigenza imprescindibile che alla sua guida sia preposto un dirigente autorevole, dotato di tutte le prerogative necessarie per una gestione efficace e quindi in grado di assumere pienamente la responsabilità effettiva del servizio"

  3. "L'ennesima prova di quest'atteggiamento irresoluto e contraddittorio (del Centrosinistra: ndr) e' venuta dalla vicenda del primo contratto dei dirigenti della scuola al quale si sono volute negare le risorse finanziarie indispensabili per garantire una retribuzione ed una dignità professionale corrispondenti agli obiettivi dichiarati. Per parte nostra sosteniamo invece la necessità di prevedere all'interno del contratto istituti normativi interamente dirigenziali, a fronte dei quali sarà compito e dovere del Governo assicurare risorse finanziarie di pari livello.Questo impegno noi assumiamo formalmente fin d'ora tra quelli da onorare nei primi cento giorni della legislatura, prevedendo gli stanziamenti aggiuntivi con la prossima legge di aggiustamento del bilancio, nella misura indicata nella Sua lettera [ ndr. si tratta della tabella D]."

Non occorre un particolare sforzo esegetico di traduzione del testo. Quattro autorevoli rappresentanti nazionali dei dipartimenti Istruzione dei partiti dell'attuale coalizione di Governo si impegnavano pubblicamente, "a nome del presidente Berlusconi":

  1. a garantire alle scuole autonome adeguate risorse finanziarie
  2. a garantire ai dirigenti scolastici le "prerogative necessarie" per assicurare la qualità del servizio, dotandoli di istituti normativi interamente dirigenziali
  3. a garantire l'allineamento retributivo con le altre dirigenze pubbliche

A distanza di quasi due anni e mezzo dobbiamo prendere atto che non solo nessuna delle tre promesse (autonomia vera, dirigenza piena e allineamento retributivo) è stata mantenuta ma la situazione si è ulteriormente aggravata. I finanziamenti alle scuole non solo non sono aumentati ma si sono addirittura dimezzati, come abbiamo verificato. I poteri dei dirigenti non solo non si sono rafforzati ma sono stati addirittura indeboliti, come abbiamo verificato nell'esito infausto del recente Contratto Scuola. Sul promesso allineamento retributivo la partita è ancora aperta ma resta il fatto che, nella migliore delle ipotesi, conseguiremo tale meta con quattro anni di ritardo alla fine del secondo contratto quando ci spettava di diritto all'interno del primo . 

Le prospettive

Purtroppo dobbiamo prendere atto che non esiste limite al peggio. E le prospettive, francamente, non sono confortanti. Ci stiamo avvicinando al termine del primo biennio economico del secondo contratto e lo stesso Governo che aveva promesso mari e monti alla nostra categoria non ha ancora messo sul piatto nemmeno un euro.  Tutto appare fermo, bloccato sugli incomprensibili bizantinismi di una pessima politica sindacale. Sembra di assistere ad un nuovo film girato con un vecchio copione. Le trattative non possono nemmeno iniziare se non si definiscono preliminarmente le aree dirigenziali e siamo ancora incagliati sugli scogli di queste premesse. Su questo tema, come è noto, le divergenze fra le forze sindacali sono nette e radicali: i sindacati confederali e lo Snals puntano al mantenimento sic et simpliciter dell'Area V mentre l'ANP spinge per un riassetto delle aree che collochi la dirigenza scolastica in un'area più vasta ed omogenea dell'istruzione e della ricerca (cfr:  Primo: uscire dall'area V - Editoriale n. 56 del 27 dicembre 2002). E' evidente che anche il preliminare Atto di Indirizzo del Governo all'ARAN, documento indispensabile per l'avvio delle trattative contrattuali, in queste condizioni, non può essere emanato.

Possiamo soltanto sperare che le forze sindacali cessino di elidersi a vicenda sulla base di strategie perennemente contrapposte, che la categoria abbia uno scatto d'orgoglio e assuma piena consapevolezza dei propri diritti e che si sviluppi un'azione rivendicativa il più possibile estesa e determinata. 

 

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