da "IL SECOLO XIX" del 24.7.2002

Beppe Grillo: «E’ una battaglia persa» 
«Preferisco il basilico vietnamita. Almeno guadagnano anche i poveri del Terzo mondo»
 

Genova. «Il basilico che fanno finta di coltivare nelle nostre serre da anni viene dal Vietnam. Basilico dal Vietnam e aglio dalla Cina. E’ una battaglia persa, io voglio che il basilico venga dal Vietnam, così guadagnano qualcosa anche i poveri contadini di laggiù. La globalizzazione è questa, non possiamo pensare globale e poi agire nel locale con regimi protezionistici. O apriamo o chiudiamo».
Beppe Grillo non si schiera accanto al presidente ligure, Sandro Biasotti, nella guerra santa a difesa del pesto originale
. «Se il parmigiano reggiano lo facessero i tedeschi io sarei contento. Lo farebbero anche meglio». Perché? «Se i tedeschi si mettono in testa di fare qualcosa lo fanno meglio di tutti. Sarebbe meraviglioso se il basilico fosse mondiale, da noi in Liguria sono rimaste quattro serre coltivate a basilico. Ripeto: il 90% del basilico invernale che si consuma in Liguria arriva dal Vietnam. E’ anni che mangiamo basilico del Vietnam e aglio della Cina».
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Allora ci arrendiamo?
«Non c’è difesa». Basterebbe che la Nestlè chiamasse con altro nome la sua salsa verde. «Lei si aggrappa a una cosa alla Marzari, l’unico che aveva scoperto come era nato il pesto. Ormai sono cose di tradizione che si sono perse. Vogliamo essere nostalgici e ricordarci com’era il basilico della nonna pestato nel mortaio?» La nonna è morta, lei dice... «No, la nonna ormai è quotata in borsa». Non crede alla difesa dei prodotti di nicchia? «Non credo al ragionamento ipocrita secondo il quale occorre salvaguardare i posti di lavoro dei nostri artigiani mandando a fondo il lavoro di quelli del terzo e del quarto mondo, dove poi indirizziamo la nostra beneficenza. Apriamo i mercati a chi lo chiede. Il basilico nasce in tutto il mondo». Non si è deregolarizzato in eccesso? «Il problema del basilico come di altri prodotti riporta all’energia che si consuma per produrlo d’inverno nelle serre. E’ un problema di costi, finché non capiremo che l’energia deve costare molto, anziché poco...». Perché deve costare molto, scusi? «Così avanzano le energie alternative Se l’energia costasse molto non ci sarebbe convenienza a trasportare in Italia basilico vietnamita. Se noi avessimo l’energia cinque volte più cara ci converrebbe far lavorare i disoccupati. Loro esportano le materie prime che vengono lavorate qui e reintrodotte nei loro mercati dove i vietnamiti non possono acquistarle perché costano troppo. Funziona così l’economia, non è che manca il cibo. Mancano i soldi per comperarlo, manca la democrazia, la politica della distribuzione. Se non affrontiamo il problema alla radice è inutile parlare di basilico». L’Europa tira in direzione delle multinazionali, è chiaro. «Ogni commissario europeo ha due o tre consulenti, specialisti forniti dalle multinazionali» Si chiama lobbying. «Esatto. Il lobbismo funziona negli Usa, in mano a dieci grandi sorellastre. Dovremmo ricominciare a ripensare dalla base, non il basilico, ma i costi per produrlo, per trasportarlo, e alla mobilità delle merci». Decisioni prese ben al di sopra le nostre teste. «Gli ogm (organismi geneticamente modificati, ndr) sono stati fermati dalla gente scesa in piazza. E’ soprattutto un problema di informazione, ormai si raccontano solo mezze verità. Anche la scienza dice vergognose mezze verità. Sotto la maggior parte delle biotecnologie non c’è niente, se non un’idea per quotarsi in borsa e rastrellare quattrini». Insisto: nel suo piccolo il basilico può essere un segnale. «Da anni vedo pesto alla genovese con dentro l’origano e il prezzemolo». Provi ad imitare lo champagne francese se ci riesce. «E’ un problema di brevetto». Biasotti si prepara a battersi in sede europea appunto per riaffermare il brevetto del pesto originale. «E’ come la storia del burro di cacao nel cioccolato. L’hanno tolto ma il 95% della produzione era già priva di burro di cacao. Basta non illudersi, insomma». Basta fornire informazioni corrette al consumatore. «Ma è la Nestlè che fa l’informazione, la General Electric o la General Motors. E i piani dell’alimentazione nelle scuole li fanno la Barilla, le Buitoni.... Se non c’è un’informazione alternativa...». C’è, ad esempio attorno a Slow Food «E’ il più grosso movimento politico degli ultimi dieci anni. Il signor Petrini dovrebbe essere fatto cavaliere e fatto conoscere a milioni di persone. Biasotti arriva con dieci anni di ritardo. Adesso si buttano tutti sui G8, Porto Alegre, la sinistra ha scoperto i movimenti. Ora è facile». Lei come fa il pesto? «Io ho la fortuna di avere un orto, i pannelli solari fanno andare la pompa dell’acqua con cui irrigo il mio basilico. L’alta tecnologia si fonde con l’alto contadinaggio. Lo fa mia moglie, con il mio basilico, i pinoli veri, l’olio buono. Una porzione di trenette mi costa centomila lire». Pestato nel mortaio? «Nel frullatore...». 

Renzo Parodi

La guerra del pesto: Nestlè replica a Biasotti.

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