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Storia di emigrazione ligure nel mondo
Stöia d'emigraçion ligure into mondo

In passato è stata grande l’emigrazione ligure verso l’America in cerca di fortuna, era gente onesta e con voglia di lavorare (parlo dei Liguri, naturalmente), qualità che spesso non si trovano in molti degli immigrati che arrivano oggi nel nostro Paese e che si piazzano agli angoli delle strade a chiedere soldi, o peggio si dedicano ad altre “attività”. Ma torniamo ai Liguri onesti e lavoratori: «è il caso di Andrea Vaccarezza, originario di Chiavari, che nel 1870 si trasferì in Argentina - racconta Oscar Luis, suo discendente - spingendosi all'interno di Buenos Aires verso nord-est, acquistò un appezzamento di terreno oggi divenuta una città molto ben sviluppata grazie a un duro lavoro, una sincera onestà e un forte sacrificio personale». I nostri avi hanno contribuito a costruire l'economia di Paesi sudamericani allora molto poveri.
Sempre a Buenos Aires, in periferia c’è un quartiere di circa 70.000 abitanti che si chiama Villa Devoto (noto anche come Devoto, con un omonimo centro commerciale), deve il suo nome ad Antonio Devoto (1833-1916), immigrato ligure di Lavagna, presidente del Banco Inmobiliario e personaggio di grande importanza per il paese, proprietario di una delle più grandi fortune dell’ Argentina e del Sudamerica, insignito nel 1915 da Vittorio Emanuele III re d’Italia del titolo di Conte. Nel 1889 acquistò dei terreni per costruire una nuova area cittadina, qui costruì uno dei palazzi più imponenti e lussuosi per quel tempo, si trovava in Avenida Nacional (Salvador María del Carril) ed era esteso più di 10.000 metri quadrati. Un fatto curioso è che, dopo tutto il lavoro che costò realizzare questo edificio, con bronzo e oro, ferro battuto in Italia e mosaici fiorentini, A. Devoto non poté mai abitarlo poiché morì nel luglio 1916, poco prima che fosse terminato. Non avendo discendenti, l’edificio dovette essere demolito per suddividere il terreno in lotti per la costruzione di abitazioni. Fondatore di una vera e propria dinastia, dette il suo nome a sobborghi cittadini, scuole, stazioni ferroviarie. L’ubicazione del fu palazzo Devoto sarebbe davanti all’attuale piazza Arenales che tutti gli abitanti del quartiere chiamano piazza Devoto (dove ci sono negozi, ospedale, ristoranti, scuole, la biblioteca Antonio Devoto) che è un luogo di ritrovo più importante del quartiere. Non dimentichiamo poi il famoso quartiere della Boca a Buenos Aires, fondato da marinai genovesi emigrati nel XIX secolo; guarda il video della Boca raccontato in genovese (2011). Sempre in Argentina esiste una catena di negozi di elettronica, diffusa in tutto il Paese, che si chiama Garbarino.

Anche in Uruguay troviamo il cognome Devoto, dove c’è una catena di supermercati Devoto diffusa in tutto il Paese. Qui circa metà della popolazione ha origini italiane/europee. Ecco un'intervista a Julio Maria Sanguinetti, ex presidente dell'Uruguay (nato il 6/1/1936, presidente 1985-1990 e 1995-2000), che poco prima che scadesse il suo mandato, insieme alla sua signora (Marta Canessa), ha concesso alla tv italiana riguardo al contributo italiano nello sviluppo della propria nazione. sanguinetti J.M.Sanguinetti: «Possiamo dire che tutti gli aspetti della vita di questo Paese riflettono l'influenza della immigrazione italiana. Io stesso discendo da una famiglia di italiani che è arrivata qui nella metà del secolo scorso al seguito di Garibaldi, la famiglia Sanguinetti è di origine ligure della città di Chiavari e come molti che sono arrivati qui nel corso di 50 anni. L'architettura, le nostre abitudini, il nostro modo di essere rispecchiano l'influenza culturale dell'Italia sotto tutti gli aspetti. Il nostro diritto è influenzato dal diritto italiano specialmente in alcuni campi. Io penso che non si possa capire ed interpretare il nostro Paese senza considerare questa influenza e senza questi contatti che si sono mantenuti e conservati per un lungo periodo di tempo e che senza alcun dubbio rappresenta l'essenza stessa di ciò che può essere l'Uruguay come nazione.» Marta Canessa: «Nostro Paese, come tutti sanno, è un Paese di origine italiana e fondamentalmente l'immigrazione è arrivata dalla Liguria. Io credo che tutto questo sia avvenuto sin dai primi anni della vita del nostro Paese poiché già dalla fondazione di Montevideo che è la nostra capitale, il suo primo immigrato fu un genovese di nome Jorge Burghes, ora una casa di Montevideo lo ricorda, e supponiamo che suo nome e cognome originali siano stati Giorgio Borghese. Da questo periodo in poi, dal momento che si trattava di una città con porto, porto di mare e porto di fiume, attirò molto agli immigrati genovesi che a cominciare dal 1830, e persino prima, entrando a far parte degli eserciti spagnoli, arrivò in questo Paese e vi si insediò. L'Italia la portiamo ben radicata dentro di noi, è sempre presente in tutti gli aspetti della nostra vita e soprattutto in quello culturale e in tutte le nostre abitudini. Ci è stato inculcato dai nostri genitori, ed è molto importante sentire che la nostra solidarietà nazionale è una solidarietà Uruguayana forte come quella che proviamo verso quegli antenati che arrivarono per diversi motivi, fondamentalmente quando si emigra lo si fa per ragioni profonde, e si insediarono e formarono questa famiglia che oggi forma il nostro Paese».
Altro presidente uruguayano di origine genovese della val Fontanabuona da parte di madre, è José Alberto Mujica Cordano (n.20/5/1935) in carica dal 2010 al 2015: ascolta un suo grande discorso alla Conferenza delle Nazioni Unite sullo "Sviluppo sostenibile" nel giugno 2012. Egli dona circa il 90% del suo stipendio presidenziale ad organizzazioni non governative e a persone bisognose, tiene per sé circa 1500 $ (in un'intervista ha dichiarato: "Questi soldi mi devono bastare perché ci sono molti uruguaiani che vivono con molto meno!"), inoltre ha rinunciato a vivere nel palazzo presidenziale preferendo una piccola fattoria di Montevideo.

In Ecuador Vicente Norero (Guayaquil 1918 - Chiavari 1996), senatore della repubblica, è figlio di Domingo Norero Cerruti, italiano di S. Colombano Certenoli un paese ligure della val Fontanabuona, il quale, dopo essersi imbarcato la Universal su un veliero nel porto di Genova, ed essere sbarcato all'istmo di Panama, raggiunse a cavallo dalla costa atlantica quella del pacifico, e di nuovo per mare, Guayaquil, la città industriale del Paese. Qui, insieme ad altri (Juan Bautista e Emilio Segale), nel 1889 fondò una società per la lavorazione di prodotti alimentari (La Universal S.A.) società tra le 25 più importanti del latino-america, produttrice di pasta e biscotti, che oggi è giunta a una produzione di grande rilievo. «Ringrazio la tv italiana di questa opportunità, perché questa fabbrica è stata considerata sempre il porto di quasi tutti gli italiani che lavorano qui in Ecuador. Mio padre è uno dei fondatori di questa impresa ed è originario di S. Colombano Certenoli della Fontanabuona. Ho iniziato questo lavoro con la collaborazione di altri italiani, specialmente liguri...». uniprodico Nel 1992 Nabisco presentò un'offerta d'acquisto per buona parte della società, Domingo Norero che possedeva una piccola quota acquisì il controllo de La Universal per impedire la vendita a Nabisco. Fu proprietà della famiglia Norero dal 1901 finché, nel 1996 a causa di una crisi finanziaria, uno dei suoi impianti e 12 marchi di biscotti furono venduti a Nestlé; il primo presidente fu Niccolò Norero. La fabbrica de La Universal, costruita nel 1927, si trova nella parte sud di Guayaquil ed è composta da 3 piani. Nel 2009 Isabel Noboa compra e riapre l'impresa. Nel 2018 è entrata a far parte di BIA multinazionale latina di alimenti. Oggi La Universal produce e vende col suo marchio biscotti, caramelle e cioccolato.   Sempre in Ecuador nel 1920 un giovane genovese, Salvatore Gardella Ferrari, arriva per la prima volta qui, insieme a suo zio, da Sori (Ge), Café Gardella per riunirsi insieme a suo padre che già viveva nel Paese. Egli iniziò come commerciante di prodotti vari; poi nel 1941 decide di dedicarsi al processo e alla vendita di caffè macinato, conosciuto in Guayaquil come "el café del Señor Gardella": nacque così il Café Gardella (veramente buono, ndr).
Altre realtà ancor oggi vive sono presenti: in Perù i fratelli Gerbolini hanno fondato un'industria tessile che esporta il 70% del fatturato in Europa; in Guatemala un ingegnere chimico della Spezia collabora come manager in una grossa corporazione che produce materiale per imballaggio con numerose fabbriche dislocate in Salvador, Guatemala, Costarica e Usa.

In California (USA) emigrarono molti genovesi: Domenico Ghirardelli, nato a Rapallo nel 1817 (suo padre era un importatore di cibi esotici e lo introdusse nell'attività), dopo alcune esperienze lavorative in Uruguay e Perù (dove cambia il suo nome in Domingo), approda negli Stati Uniti d’America intorno al 1849 e nel 1852 crea una azienda dolciaria tutt’ora esistente, la Ghirardelli Chocolate Company, che cresce negli anni fino a diventare oggi la prima azienda di cioccolato americana. Domenico si sposa 2 volte e ha 4 figli, nel 1894 durante un viaggio nella sua casa di Rapallo muore all'età di 77 anni. L'azienda vende il ramo caffè e spezie, limitando la sua produzione a cioccolato e senape. Nel 1963 la società Golden Grain Macaroni acquista la Ghirardelli Chocolate Company; nel 1968 Northwestern Mutual Life Insurance Company diventano i nuovi proprietari impegnandosi a mantenere il sapore e l'integrità della Ghirardelli. Nel 1998 la Lindt and Sprungli acquisisce la Società Ghirardelli come una consociata ed inizia una grande espansione dell’attività. Nel 2002 festeggia il suo 150° anniversario.
Amedeo P. Giannini, nato in California da genitori di Favale di Malvaro (Ge) località in val Fontanabuona, fu il fondatore della Bank of America, la prima banca degli Stati Uniti d’America.
Marco Fontana nacque nel 1849 a Ceresola in val d’Aveto (Ge), emigrò in America e fondò un'industria di conservazione della frutta e della verdura, la Fontana Cannery. In seguito al suo sviluppo divenne la Del Monte Corporation, uno dei colossi del commercio conserviero.

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