Liz Shephard, Daniel Borsani, Jerôme Blanc

Tre conferenze

Sui sistemi di scambio locale

(a cura di Paolo Coluccia)

Traduzione italiana di Lucia Antonazzo

Lilliput Edizioni

1999

 

I edizione – Martano (LE), 1° trimestre 1999

 

Fascicolo auto riprodotto da
Edizioni LILLIPUT
C/o Paolo Coluccia, via Castrignano 51
73025 MARTANO (LE)
Tel. 0368 419399
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Riproduzione libera

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L’esperienza dei Lets nei paesi anglosassoni.

di Liz Shephard (Letslink UK)

Relazione al Convegno "Tenere il Tempo"
Perugia, 6 dicembre 1996.

 

Il sistema dei LETS è costituito, molto semplicemente, da un gruppo di persone che si unisce a livello locale per scambiare beni e servizi, senza bisogno dell’intermediazione del denaro. Ogni persona compila una lista di offerte e richieste, che sarà inserita in un elenco locale; i pagamenti sono effettuati in unità LETS attraverso un blocchetto di assegni; ogni membro ha un conto nel quale è registrato il valore dei beni acquistati o venduti; gli interessi non vengono calcolati cosicché la gente può comprare quando ha bisogno di farlo e ripagare la comunità quando può.

L’idea del sistema di scambio a livello locale, nel quale le persone possono scambiare beni e servizi senza bisogno di denaro, è conosciuta da lungo tempo. Agli inizi degli anni ’80, ritenendo di far parte di una nuova razza di economisti " fai da te " ho cominciato a guardare ai problemi del sistema della moneta e a ricercare nell’affascinante e ampia storia nascosta delle valute locali e delle comunità, i sistemi di scambio e di baratto.

La primissima versione che possiamo trovare di un’organizzazione simile ai LETS è proprio in Italia nel XXII secolo a Venezia. Il doge, che aveva speso tutte le riserve di oro per la costruzione delle volte della città, inventò una Banca dei Trasferimenti per permettere alle attività commerciali di continuare a lavorare registrando la valuta delle transazioni – ducati immaginari – attraverso un sistema di contabilità in partita doppia. Questa banca senza danaro, aiutò a creare la ricchezza del Rinascimento; continuò per circa 500 anni, sopravvivendo alle banche convenzionali, e sarebbe potuto continuare fino ad oggi se l’esercizio svizzero non avesse invaso e bruciato la documentazione.

Un altro tipo di scambio che utilizza il principio dei LETS apparve nel diciassettesimo secolo come "Scambio dei Servizi Utili" a Reston in Virginia. Tuttavia, molte altre iniziative scambiste apparvero dal XIX secolo in poi, quali forme di aiuto reciproco fra la gente delle comunità locali (incluse le organizzazioni, le aziende e le autorità locali), in tempi di inasprimento economico, durante la depressione degli anni 1830/90 e 1930. Organizzate spesso in cooperative e in sistemi di mutuo credito, quando il denaro era scarso, esse usavano conti come i LETS ed emettevano certificati provvisori senza interessi. Negli USA, negli anni ’30, era coinvolto più di un milione di persone; molti erano coinvolti anche in Europa, con almeno un sistema (le SWISS WIR o WIRTSCHAFTSING) che continua ancora oggi come rete di baratto commerciale cui partecipano 60.000 membri.

Il baratto commerciale apparve su larga scala negli anni ’70 specialmente negli USA dove, data l’entità dell’affare quantificabile in molti milioni di dollari (usando "trade credits" agganciati al dollaro) venivano usati i computer per compilare liste di beni e servizi per la vendita.

Anche gli anni ’70 furono testimoni della nascita di un sistema di scambio di professionalità all’interno della Comunità e orientati verso l’aspetto sociale (fino a 1500 persone coinvolte in una Comunità), insieme a sistemi analoghi che usavano mezzi di scambio alternativi alla moneta in molte grandi città della Gran Bretagna e del Nord America. Il sistema che molto più verosimilmente si avvicina al modello attuale dei LETS era il "Community Exchange" di Vancouver (dal 1976 in poi). A partire dall’inizio degli anni ’80 il termine LETS (che letteralmente significa "lasciatelo fare") era utilizzato per esprimere la possibilità, per la popolazione locale, di organizzare i loro sistemi di scambio.

Mentre il primo LETS, che era basato sul baratto, non sopravvisse come modello, l’idea fu adottata dalle Comunità, e il termine LETS venne usato approssimativamente per identificare modelli differenti apparsi in Gran Bretagna e in Australia negli anni 90.

Dall’esperienza di queste iniziative e dai nostri esperimenti in Gran Bretagna, siamo stati in grado di trarre dei vantaggi per ottenere successi ed abbiamo identificati gli errori da evitare per sostenere lo sviluppo dei LETS. Le esperienze sopra citate sono state importanti, ad esempio, per poter rimanere in loco (per permettere di sviluppare il commercio e per rendere la comunità responsabile); per organizzare avvenimenti di carattere sociale e commerciale (per fare incontrare le persone tra loro); per suddividere i compiti della gestione del sistema fra i gruppi (una rete cooperativa cresce più velocemente e stabilmente); per coinvolgere il più possibile settori trasversali (giovani, anziani, occupati e disoccupati, differenti classi sociali e di interessi – perché c’è bisogno di una vasta gamma di professionalità per far funzionare il sistema) e per costruire la partecipazione (iniziando nuovi progetti oppure attirando nello schema organizzazioni di persone già esistenti).

Siamo in grado di sviluppare nuovi sistemi economico-sociali, che potrebbero essere facilmente mantenuti nel tempo, senza richiedere denaro per iniziare. Dal 1991 (quando il coordinamento dei LETS nacque, come agenzia nazionale di sviluppo per ricercare e promuovere la buona prassi), questo lavoro di sviluppo e promozione portò alla rapida crescita dei LETS in Gran Bretagna (da 5 a 400 gruppi, coinvolgendo 40.000 persone), insieme alla loro diffusione, negli ultimi anni, all’interno degli altri paesi.

Abbiamo molte idee per poter sviluppare i LETS: dal punto di vista sociale, ci sono iniziative per aiutare a riorganizzare le comunità, così come la struttura sociale; per ricreare la fiducia, l’aiuto reciproco e un certo senso di appartenenza a famiglie numerose o al quartiere; per consentire a tutte le persone di partecipare senza badare al tipo di abilità personale o al reddito; per sostenere le persone vulnerabili; dal punto di vista economico, per migliorare la qualità della vita, specialmente nelle aree a basso reddito; per identificare il potenziale nascosto, le professionalità e le risorse delle singole persone; per sostenere coloro che vogliono dar vita a sviluppare piccole aziende o cooperative; per creare sistemi di aiuto per i commercianti locali e per rafforzare l’economia locale; dal punto di vista ambientale, per incoraggiare il miglior uso delle risorse, tagliando i costi e gli sprechi, incoraggiando il riciclaggio, il minor uso dei mezzi di trasporto e così via.

A tal proposito, costituisce un esempio un nostro progetto locale iniziato nel 1990 fra un gruppo di gente del luogo. Sebbene queste persone si conoscessero già molto bene tra loro, usando i LETS, si è aperta una sorta di "scatola magica" contenente sorprendenti e sconosciute risorse e talenti di queste stesse persone.

Oltre ai numerosi e usuali benefici che sono stati creati e condivisi attraverso i LETS dai 400 membri (e abbiamo molti esempi) sono stati realizzati anche un certo numero di progetti.

Una scuola per 60 bambini è stata creata ed utilizzando i LETS si sono rinnovati gli edifici e si sono pagati parte dei salari degli insegnanti. Due altri asili nido sono stati successivamente aggiunti alla scuola. Alcuni teenagers hanno pagato in LETS al fine di essere preparati individualmente o in gruppo per formare la "Odd Job Gangs", che ha il compito di aiutare le persone anziane, attraverso forme di volontariato o attraverso forme di retribuzione. Corsi di ogni tipo sono stati organizzati per adulti e un certo numero di persone sono state addirittura in grado di aprire nuove aziende. L’impiego comune delle autovetture ha permesso un certo coordinamento dei trasporti. Tre cooperative alimentari, un servizio di consegna a domicilio di verdura fresca, pasti, lezioni di gastronomia e di catering hanno dato la possibilità di preparare del buon cibo disponibile ad un prezzo basso. Team di giardinaggio si prendono cura dei giardini della collettività. Al completo rinnovamento di un negozio, insieme con l’installazione di un impianto tecnologico a risparmio energetico, si sono aggiunti anche dei lavori edili per completare tale opera.

 

La tutela della salute è sempre stato un punto molto importante ai nostri occhi, il nostro più grande progetto, iniziato 18 mesi fa, è stato designato non solo come il primo progetto pilota al fine di esplorare il potenziale dei LETS, riguardo la cura della salute, ma anche a coinvolgere le persone meno fiduciose nell’insegnarci di più circa i processi e le tecniche per sviluppare i LETS in molte aree a basso reddito.

Il Beckford Community LETS, un progetto pilota rivolto agli utenti del servizio di salute mentale, è stato affiancato ai LETS già esistenti e con i quali esso interagisce.

Questo progetto pilota iniziò con un programma bisettimanale, consistente in riunioni pubbliche che si tenevano in tre stanze all’interno dell’ospedale locale. L’affitto di questi spazi viene pagato dalla Beckford Community attraverso i LETS. Ogni settimana c’è un incontro informale con tutti coloro che anche per curiosità vogliono partecipare ed inoltre c’è anche una riunione pubblica con una presentazione, un relatore o un workshop (di solito tenuto dai membri dei LETS), su una vasta gamma di materie. I medici e gli infermieri psichiatrici indirizzano i pazienti e gli utenti che entrano e escono dall’ospedale al Beckford Community Lets (BCL) e alla sua squadra di terapisti, sempre appartenenti ai LETS, hanno costituito delle reti "amiche" per la cura fai da te, per i benefici che scaturiscono da tutte le attività organizzate, così come per dare un pratico sostegno al fine di vivere all'interno della comunità ed infine per dare l’opportunità di partecipare offrendo le professionalità dei singoli. Le unità dei LETS attraverso le quali vengono pagate le autorità sanitarie, sono successivamente riciclate per sostenere i membri più anziani e quelli in buna salute. Comunque i miglioramenti di molti membri dei LETS sono stati incredibili, tanto che un recente commento è stato il seguente: "Ci sono troppe persone che stanno bene qui dentro!" Questo progetto viene attualmente copiato in tutto il paese con l’assunzione di staff dei Servizi Sociali e delle autorità sanitarie, al fine di sviluppare altri LETS con scopi sanitari.

Questo progetto ha permesso di ampliare la partecipazione ai LETS ad una più vasta base della collettività, rispetto al passato, coinvolgendo oltre a chi è interessato al commercio e agli affari in generale, anche chi è felice di sostenere una buona causa o chi è fiero di offrire benefici alla collettività.

In passato i LETS hanno usufruito della pubblicità gratuita dei mass media per introdurre questo nuovo strano concetto. Tuttavia, questi spazi pubblicitari realizzati più recentemente, non hanno cercato di spiegare o "vendere" i LETS, ma hanno piuttosto cercato di identificare i bisogni della collettività e conseguentemente invitato la gente a provvedere a tali bisogni, oppure incitavano le persone ad unirsi ai LETS per una ragione concreta: ad esempio per organizzare le attività per i bambini durante le vacanze senza spendere neanche un penny.

Il coordinamento dei LETS ha, recentemente, inaugurato una rete nazionale per gli Enti Locali coinvolti nei LETS al fine di condividere le varie esperienze e la buona prassi. Circa100 enti locali sono coinvolti per aiutare i LETS già esistenti e per incoraggiare il loro sviluppo in modi differenti. Alcuni concedono sovvenzioni per più di 10.000 sterline, ma spesso forniscono aiuto, utilizzando lo stesso principio dei LETS: ad esempio dando permessi, materiali pubblicitari, cancelleria, stamperia, foto-copisteria, computer, ecc. Un certo numero di enti locali si sono uniti ai LETS fornendo a questo tipo di servizi come unità di LETS (intese come unità di conto). Spesso questi enti donano materiali, sotto forma di LETS, ad altri fornitori di servizi o ad organizzazioni di volontariato, che a loro volta chiedono sovvenzioni ancora più elevate. Un ente locale utilizza una squadra di giardinieri, sempre attraverso i LETS, per mantenere i parchi curati. In alcune aree coloro che aderiscono ai LETS possono usare queste unità di conto per pagare i servizi comunali, come ad esempio le attrezzature sportive.

Un certo numero di Enti Locali inoltre, stanno assumendo "promotori dei LETS" per iniziare o promuovere i LETS in aree a basso reddito. Progetti basati sul sistema dei LETS sono stati inaugurati anche nelle comunità etniche e in quelle dei rifugiati, ad esempio nei confronti delle donne asiatiche nel Leicester. La prima fase di tali progetti consiste nella identificazione dei bisogni della comunità ed in seguito si offrono programmi di addestramento, sempre attraverso i LETS per far fronte alla mancanza di professionalità. Le professionalità tradizionali così identificate, sono state promosse dal gruppo con il sostegno degli altri LETS già esistenti nel territorio dei Leicester, affinché l’introduzione delle ricchezze culturali di tale gruppo etnico, rappresenti un passo positivo verso un accordo multirazziale in quell’area.

Siamo anche in grado di incoraggiare l’originalità e la sperimentazione per consentire lo sviluppo dei LETS. Ad esempio, i gruppi britannici hanno valute di credito locali, che possono includere "valute fluttuanti" (l’80% dei gruppi hanno unità di conto vicino alla sterlina, ma che possono oscillare in termini di valuta); ci sono sistemi agganciati alla sterlina (10%) o agganciati alle ore (uguali a unità di valore in termini di tempo). Stiamo inoltre introducendo un uso limitato dei biglietti stampati o di altri mezzi di scambio.

Il TIME DOLLARS è un sistema utilizzato negli Stati Uniti, ed è cominciato nel 1985. Attualmente ci sono circa 200 progetti nel paese legati a tale sistema. Essi si differenziano dai LETS, in quanto il valore di ogni time dollars è uguale e non ha alcuna relazione con il denaro. Il time dollars coinvolge il settore non commerciale della società. Il più ampio degli schemi realizzato attraverso il time dollars (con 10.000 organizzati su base locale, a livello di quartiere), mostra il suo potenziale nel lungo periodo rispetto ai progetti realizzati sul modello dei LETS. Questo scambio è chiamato MORE (Member Organzzed Resouce Exchange) ed è nato a St. Louis 15 anni fa, al Grace Hill Settlement: si tratta di un progetto che si occupa della cura delle persone anziane. Inizialmente questo servizio era organizzato da volontari, e vi prendevano parte i neo pensionati, che aiutavano le persone più anziane e fragili. In seguito, esso si ampliò fino ad includere l’intera comunità, nella quale quasi tutti i membri vivevano al di sotto della povertà, per creare quei servizi per i quali non esiste alcuna sovvenzione statale. Alcuni membri sono ancora volontari, altri lavorano dietro retribuzione, ma molti, attualmente, lavorano per il "Time Dollars".

L’intera gamma di professionalità e risorse locali sono inserite nel computer e collegate con i bisogni locali.

I nuovi arrivati che si vogliono unire a More sono inizialmente invitati a frequentare un corso al NEIGHBOURHOOD COLLEGE, che li aiuta a riconoscere le loro abilità e mostra loro come la rete MORE opera. In seguito vengono organizzati in gruppi di quartiere composti di sei o più persone con un insegnante leader che coordina le loro attività. Quando un membro ha bisogno di un servizio il leader controlla se qualcuno della squadra è in grado di fornirlo; oppure trova qualcuno attraverso la banca dati del MORE. Il leader incoraggia i membri a potenziare le loro abilità e la fiducia in se stessi facendo frequentare loro corsi e gruppi di self-help presso il Neighbourhood College, al fine di sviluppare tutti gli aspetti della vita all’interno della comunità: le abilità di genitore, l’insegnamento per i bambini, training per lavori, cura per la prevenzione della salute, programmi di riabilitazione per tossicodipendenti, progetti di conservazione ambientale ecc.

Ogni quartiere ha un suo rappresentante all’interno del progetto MORE, che promuove iniziative per risolvere i problemi locali. La varietà dei servizi è diventata così sofisticata che molti affaristi si sono uniti e anche la Banca di Boatlands di St Louis ha deciso di sostenere il Time Dollars attraverso una carta di credito che registra sia il contante che le transazioni del T.D., così che è possibile seguire entrambe le transazioni su di una sola carta. Più di 500 persone usavano la carta al momento del suo lancio in primavera, e in autunno lo stato è subentrato con la sua gestione per incoraggiare l'ulteriore espansione di questo schema.

 

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Le reti di reciproco scambio dei saperi

di Daniel Borsani - RERSCentre Social Des Amandiers, Aix en Provence

Relazione al Convegno "Tenere il Tempo"
Perugia, 6 dicembre 1996

INVITARE LE PERSONE AD ABBANDONARE
IL LORO STATUS DI CONSUMATORE

 

Le Reti di scambio reciproco dei saperi (RERS) rappresentano un autentico strumento di formazione, basato su un reciproco scambio di saperi, di conoscenze, di abilità, di esperienze.

Il principio è semplice: ciascuno conosce qualcosa; tutto quello che si conosce può essere trasmesso agli altri; ognuno può imparare a "trasmettere"; essere nella posizione di colui che trasmette da valore, perché il mio sapere suscita l’interesse degli altri; il mio sapere acquista valore ed io con lui.

Trasmettere il proprio sapere è un po’ riscoprire di aver avuto la capacità di imparare, e questo permette un reinserimento all’interno di un processo di formazione.

Partendo dalla consapevolezza che ogni persona è indispensabile, che nessun sapere può essere perduto, le reti permettono di incontrarsi per scambiare saperi di uomini e donne di ogni età, di origini sociali ed etniche diverse, siano essi sani o malati, occupati o disoccupati, ecc.

"Io ti insegno la meccanica, tu m’insegni a leggere il francese".

A dire il vero, la rete è più complessa: Claudio aiuta Natascia a conoscere la lingua francese, e Natascia, a sua volta, insegna a dei bambini la tecnica per realizzare pompons; la madre di Natascia aiuta dei bambini algerini a svolgere i compiti di scuola; uno di questi bambini insegna ad altri bambini come si va in bicicletta; una madre algerina insegna ad un gruppo come si usa macchina per maglieria; Claudio utilizza il pianoforte di una maglierista ed impara a lavorare l’uncinetto presso l’altra madre algerina.

Il campo dei saperi è molto vasto; con il passare degli anni si amplia.

Nel corso di francese, una persona "confessa" dopo alcuni incontri, alla luce del fatto che sono stati riconosciuti ed utilizzati i suoi saperi, che non sale più sull’autobus perché non lo ha mai fatto. Le altre donne glielo insegnano e possono così scoprire cose che potranno poi trasmettere.

 

 

Può trattarsi di:

- conoscenze di funzioni: saper viaggiare, riempire moduli, organizzare il tempo quando si è malati, occuparsi di un bambino, ecc.;

- saperi classici: imparare a conoscere un musicista, parlare un lingua, insegnare matematica, diritto, filosofia lettura, scrittura, ecc.;

- esperienze di vita: parlare di un viaggio, della vita di un centro di accoglienza, dell’adozione, ecc.

 

Di cosa si tratta?

Per esempio: Souhat migliora il suo francese con Colette, A Awatif con Sylvie. In cambio Sylvie apprende i segreti della cucina marocchina con Fatima che, a sua volta, impara a cucire, Eric misura il suo francese con Jacquelin che, in cambio, mostra a Bernadette come realizzare delle asole a mano.

Pedro insegna il portoghese ai bambini; in cambio impara lo spagnolo con Ingrid che vuole, invece, imparare a suonare la chitarra.

Daniele fa del bricolage con dei bambini, per il momento non chiede nulla in cambio. Thierry, istitutore, una sera a settimana aiuta Christophe a fare i compiti. In cambio il giovane Rodriquez gli insegna le tecniche del tappezziere; Thierry vuole ristrutturare il suo appartamento; Denise dovrà affrontare un concorso; Natascha l’ha aiutata a prepararsi in dattilografia; in cambio lei vuol mostrare come propagare bene le talee.

Natacha "balbetta" un po’ d’arabo con Awatif. Maria Teresa, Gloria, Michele, Celine e Subiba, imparano lo spagnolo con Liliana che, in cambio, vuole imparare a lavorare a maglia. Alain sta imparando il cinese con Hu e desidererebbe imparare anche l’arabo, in cambio, è disponibile ad aiutare uno studente in matematica.

In una classe di ripetenti di seconda, una giovane vietnamita arriva ad anno scolastico iniziato e si trova ben presto a fare i conti con l’ostacolo della lingua.

Mettendo in pratica il principio prima esposto, il professore lascia a bocca aperta il resto della classe: "sapete che lei può insegnare disegno? Chi si offre ad aiutarla in francese ?" Tra la sorpresa generale si propone la meno brava in francese. Nei giorni e mesi seguenti l’alunna promossa insegnante compie dei progressi considerevoli, i suoi voti triplicano. Alla fine dell’anno scolastico lei che era considerata ultima della classe diventa prima. Ha trovato il modo di capitalizzare ciò che ha acquisito, lo ha in qualche modo scomposto e poi ricostruito per poterlo successivamente trasmettere.

 

In che modo si trasmette tutto ciò?

Mirella, studentessa di scuola media superiore, desidererebbe essere aiutata in fisica, Piero vorrebbe apprendere i primi rudimenti di falegnameria. Lushini propone di rivelare i misteri delle scienze matematiche. Kida insegnerebbe volentieri le mille e una ricetta della cucina marocchina. Queste domande/offerte sono diffuse per mezzo di una specie di catalogo a disposizione di tutti coloro che o chiedono saperi di tutti coloro ai quali interessa il modo di procedere. L’informazione inizia così a circolare, sostanzialmente con il "passaparola" e grazie a coloro che aderiscono alle reti.

Il foglio degli annunci è completato e regolarmente stampato. Il lavoro dell’équipe di coordinamento (o di animazione) consiste nel:

- mettere in relazione persone che vogliano acquisire un sapere con coloro che si offrono di aiutarle ad acquisirlo;

- fare in modo che ciascun richiedente offra in cambio qualcosa e che ciascun offerente sia anche richiedente (è il principio della reciprocità: per ricevere bisogna dare, e per dare bisogna accettare di ricevere);

- aiutare alcuni richiedenti a prendere coscienza di ciò che essi conoscono e potrebbero pertanto trasmettere (andare oltre l’io non so fare nulla) e fare in modo che taluni possano scoprire ed esprimere i loro bisogni di sapere;

- animare incontri: feste, riunioni di presentazione in un quartiere, riunioni per i partecipanti di riflessione sugli scambi, riunioni di gruppi omogenei (chi insegna e impara il francese, la cucina).

 

 

Flessibilità…

Il funzionamento delle reti non è oneroso: niente è rigido, né obbligatorio, né escludente; si rimane per il tempo che si vuole, si esce, si rientra. L’informazione è "a palla di neve": si viene a sapere dell’esistenza delle reti da amici, da vicini che ne parlano: ognuno sceglie ciò che intende richiedere e ciò che è invece in grado di trasmettere agli altri, la durata e la frequenza degli scambi, i luoghi che ritiene più conveniente per gli scambi, le modalità per gli incontri nei quali si sente più a proprio agio (a 2, a 3, a 5, a grande gruppo). Queste scelte vengono compiute attraverso la "mediazione", il "mettere in relazione " proposti da un animatore volontariato retribuito.

 

Le dimensioni sociali.

Le reti di scambio dei saperi facilitano relazioni sociali fondate sulla dignità di ciascuno, sulla consapevolezza della propria utilità sociale, del fatto che ciascuno, per le sue ricchezze umane, rappresenta una risorsa per la società.

E’ vero o no che una persona, chiunque essa sia, rappresenta un valore straordinario? E se pensiamo questo, come non vedere che tutto concorre a negare tale valore? Il punto è restituire alle persone questo valore ormai perduto, collettivamente o individualmente. Io valgo per ciò che sono, io sono ciò che conosco (certamente, ma non soltanto!).

Tutta la difficoltà del mondo sta nella forza inverosimile con cui il timore di non essere capace assale il principiante. Come uscirne?

Essere poveri non consiste nel tanto, nel non poter pagare l’illuminazione o il riscaldamento, nel non poter telefonare ai parenti o agli amici quando tutto va male, né fare una domanda per un sussidio.

Essere poveri è anche, può essere soprattutto, pensare: "E’ per colpa mia, sono un incapace!"

Per questo dentro le reti si sperimenta un’inversione del diritto all’aiuto, perché come normalmente accade, si corre il rischio di uccidere la dignità: io non ho il diritto di essere aiutato perché povero, debole, in difficoltà, svantaggiato, con un insuccesso scolastico alle spalle, ma perché io, proprio io, ho messo a disposizione degli altri le mie risorse di conoscenza. Io ho diritto ad avere una risorsa "dal mucchio" perché anch’io, in quel mucchio, ho messo una mia risorsa.

Si può immaginare un analogo rapporto tra i popoli! Si tratta di un’apertura, di una liberazione….

Apertura perché l’isolamento, le chiusure si possono rompere con delicatezza, senza negare le paure, in una ricerca progressiva di incontri che ognuno può gestire e negoziare secondo i propri ritmi.

E’ liberazione, perché veder valorizzati i propri saperi, farli apprendere, significa anche trovare e ritrovare il gusto della responsabilità, scoprire che si conoscono cose su ciò che ci riguarda, riacquistare stima in se stessi, "riprendere la parola".

E’ la moltiplicazione e la diversificazione delle esperienze valorizzanti che riaccenderanno in coloro che vivono il desiderio di modificare la propria condizione.

Quando Sergio, dopo aver espresso le sue paure, accetta di imparare a cucire da Veronica, vive un esperienza di responsabilità sociale, e questo va bene. La sua voglia di riuscire lo spinge a proporre il suo corso a tre suoi vicini. Sergio sperimenta così una responsabilità nei confronti di quattro persone. "Io ho scoperto di essere utile agli altri"; così moltiplica le offerte e le assume, ritrova infine un lavoro. Diventa così a sua volta colui che facilita la realizzazione di vincoli sociali positivi per gli altri. Egli non è più segregato nel suo status di escluso.

Gli adulti, i genitori si rendono conto di come vanno le cose, vedono in quali condizioni i figli si sentono capaci e desiderosi di imparare e di insegnare; essi possono meglio comprendere che cosa accade a scuola ai propri figli, o come i propri figli potrebbero a loro volta insegnare. Più le cose si conoscono, più si ha potere nei loro confronti. Ogni volta che imparo qualcosa del mio corpo, o sul funzionamento del mio "io", ho potere su di me; ogni volta che riesco a costruire relazioni, nella vita di gruppo o nelle istituzioni, migliora la mia capacità di governare la mia vita, e quando trasmetto agli altri ciò che so, io porto il mio mattoncino per la costruzione di un sapere collettivo, sono socialmente utile.

Di tutte le acquisizioni possibili, quelle che hanno a che fare con l’intelletto (i saperi, le idee, i ragionamenti) sono le uniche la cui condivisione non sminuisce nessuno; al contrario permette d’innalzare il livello di conoscenza e la dignità di tutti.

Procedendo insieme, ci si rende conto fino a che punto bisogna preoccuparsi dell’acquisizione della trasmissione dei saperi, soprattutto con questa esigenza di reciprocità, poiché è l’interessarsi a qualcosa che tocca profondamente l’uomo, la sua consapevolezza di esistere, il suo potere, la sua dignità.

Ciascuno si ritrova non più nel ruolo di "ingranaggio" di una società, ma in quello di colui che – seppure in parte – la fa funzionare. E’ lui che in ogni momento può decidere i contenuti ed i modi dello scambio. Si tratta di una libertà che molti degli attuali aderenti alle reti non conoscono affatto, quella di costruirsi propri saperi, di inventarsi le proprie idee confrontandole con altri, di governare le idee con le quali si trovano a confronto. La libertà discende dalla possibilità per ciascuno di prendere decisioni che lo riguardano. Ogni atto inserito nel quadro più ampio della rete si basa su un reale potere di decisione, per piccolo che sia il suo livello.

Ognuno decide in merito alle proprie offerte/richieste di saperi, negozia e decide con i suoi interlocutori in merito agli scambi, ai luoghi, alle loro durata e frequenza, ai metodi di insegnamento che può inoltre aggiustare o modificare. Stabilisce in piena autonomia sia l’apprendimento che le modalità di svolgimento.

La consapevolezza d’essere autonomo dipende sempre ed in ogni luogo dal convincimento che si può agire là dove noi riteniamo che si debba.

 

Un’azione formativa vera e propria!

  1. – Pedagogia del risultato. Si tratta di proporre situazioni che abbiano esito positivo: il fatto che riescano crea fiducia in sé, che permette, di per sè stessa, di utilizzare in modo migliore le proprie risorse, in quanto il problema da risolvere consisteva nel cancellare il circolo vizioso dell’insuccesso: "Io riproduco l’insuccesso in quanto questa e l’unica situazione che conosco". La situazione di successo proposta si fonda su risultati positivi già vissuti, ma mai individuati né considerati tali (io trasmetto l’arte del cucire e la cosa funziona, perché a me piace e perché io l’ho scelta; ma questo vorrebbe dire anche che io sapevo cucire!). Io sono riuscito a capire, sono in grado di riuscire nell’apprendimento, il passato lo prova ed io divento perciò consapevole che è possibile imparare ad ogni sorta di canale d’apprendimento e non soltanto dalla scuola.
  2. – Superata la fase del "io non so niente" o "io non so di sapere" grazie alla consapevolezza di vedere valorizzati i propri saperi per effetto della richiesta che ne fa un altro, arriva il "Si, ma non è per questo che io sarò in grado di trasmetterli agli altri".
  3. – Noi diciamo che il saper trasmettere è un sapere come gli altri; si apprende, si costruisce, per tentativi, errori, prove, insieme con gli altri (cercare di incontrare coloro che già trasmettono, mettere alla prova se stessi e discuterne con chi ha voglia di imparare, chiedere documentazioni sugli strumenti pedagogici, ecc.). Svolgendo questo ruolo di trasmettitore, ognuno riesce a sdrammatizzare non solo il sapere, ma il saper trasmettere che, a quel punto, non è più cosa magica. L’individuo si rende così conto riuscirci anche quando è solo "allievo". La reciprocità si manifesterà anche nella costruzione del mezzo di trasmissione dei saperi…
  4. – Insegnando s’impara: "Io ascolto, sono tutt’orecchi, parlo". Il sapere si costruisce nel momento stesso in cui si comunica: "Chi insegna deve insegnare" (Bachelard). Per comunicare il proprio sapere, lo si costruisce, lo si struttura, lo si collega, lo si fa proprio, si mobilitano i nostri saperi passivi, inutilizzati e si rimettono in circolo.

In questo modo, bambini in difficoltà (nella lettura o in matematica) compiono notevoli progressi quando si chiede loro di aiutare, in lettura o in matematica, quelli più piccoli, insomma li fa loro comprendere ciò che essi stessi conoscono di quella materia che li mette in difficoltà.

 

Riassumendo: una comunicazione ben riuscita fa superare molteplici stati di depressione;

- la richiesta di sapere, espressa da un altro, valorizza quel sapere: "Sono in grado di rispondere a una domanda" o "Ciò che io conosco interessa qualcuno che desidera acquisirlo";

- la consapevolezza che quel sapere l’ho appreso, stimola la mia capacità di imparare. Per trasmettere, sono portato a oggettivare questo sapere, rivitalizzare o rimettere in moto i diversi saperi che entrano in gioco. Li ricostruisco. Li controllo meglio:

- costruisco progressivamente un saper trasmettere in rapporto con i problemi e gli interessi di colui che impara. Acquisto consapevolezza del modo in cui ho anch’io appreso: dove? Quando? Come? Perché? Con chi?;

- il trasmettere che ha buon esito è peraltro doppiamente valorizzante:

* il buon esito è già, per se stesso, ri-valorizzante;

* il valore che l’altro accorda al sapere che grazie a me sta per acquisire, rappresenta un’ulteriore valorizzazione (che rende più forte quella di partenza): io possedevo e sono riuscito a trasmettere qualcosa che ha valore per qualcun altro.

e) – Infine, la rete permette il diffondersi della "notizia" dei propri saperi. Senza riflettere, io non posso rendere partecipi gli altri su ciò che so, o che desidero conoscere, o che ho bisogno di imparare, o che posso sperimentare, o su come mi appresto a trasmettere, su ciò che sono riuscito a imparare dentro la rete.

Acquisire la consapevolezza dei propri saperi significa:

 

Apprendimento favorevole e relazioni positive.

L’insegnamento ancora troppo spesso funziona attraverso figure che oppongono il sapere all’ignoranza, in un rapporto strettamente gerarchico:

Ora, noi pensiamo che il senso è dunque l’effetto dell’apprendimento cambi secondo la natura del dispositivo in cui è inserito e secondo lo status della gente. Non si fa la stessa cosa quando si ripassa una lezione con un altro allievo, con un tutore/insegnante, un accompagnatore o dentro una rete di scambio. Non sono tante le forme di analogo contenuto, ma piuttosto dei dispositivi che sempre associano al loro tempo dei partners diversamente definiti e dei saperi anch’essi diversi.

Imparare significa far proprie, indissociabilmente, delle conoscenze e il modo di impiegarle nel contesto socio-economico.

Non s’impara in situazioni di umiliazione, di assistenza, di non dignità, di paura, di blocco. L’apprendimento portato a buon fine genera nuova valorizzazione, allo stesso modo in cui le relazioni che hanno successo facilitano consapevolmente l’apprendimento.

Proporre ai giovani (o agli adulti) situazioni di bisogno, significa probabilmente individuare, già oggi, gli assistiti di domani dal punto di vista sociale da una parte, e non basta dall’altro l’apprendimento di un processo dinamico a far affermare "che si è in grado di imparare".

 

La struttura Rete nell’apprendistato.

Il progetto di Reti di reciproca formazione si basa sul reperimento e sulla "presa di coscienza" non solo dei saperi esistenti, ma dei canali/reti d’apprendimento già utilizzati.

La Rete è uno stimolo alla conoscenza permanente, non più limitata soltanto ai luoghi, persone, contenuti, tempi istituzionali di formazione, ma che utilizza anche reti di relazione e saperi diversificati.

Nel processo di formazione messo in atto, la struttura "Rete" introduce possibilità di demoltiplicazione delle risorse esistenti, di responsabilità nei confronti dei saperi, di ruoli, di utilizzo e di applicazione dei saperi, delle funzioni, dei processi e dei contesti dell’apprendimento.

La "Rete" propone a ciascuno una flessibilità di scelte, di strutture cui far riferimento e cui si sente

In grado di rispondere: grande gruppo, confronto a due, piccolo gruppo di tre o quattro persone, inserimento timido e progressivo all’interno di un gruppo.

Ci s’impegna in processi attivi di costruzione delle conoscenze e della loro trasmissione, quando è possibile confrontare i propri punti di vista con quelli degli altri aderenti, cosa di cui tutti sono capaci, (ivi compresi i bambini), che si tratti di confronti a livello sia di saperi, sia di mezzi.

Si constata che il successo nell’acquisizione e nell’utilizzazione di un sapere dipende dalla qualità e della quantità delle interazioni che intercorrono, a proposito di quel sapere, tra colui che lo fa proprio e le altre persone.

La "Rete" rende contemporaneamente possibile l’aspetto collettivo e quello individuale degli apprendistati, permettendo così di diversificare i percorsi.

La "Rete", infine, propone un grande ventaglio di occasioni per osservare le attività ed i saperi degli altri, per ritrovare in essi le preoccupazioni del tutto analoghe alle proprie.

 

IL PRINCIPIO E’ SEMPLICE

Lo scambio di saperi avviene sulla base della reciprocità aperta: ogni offerta presuppone una domanda ed ogni domanda è accompagnata da un’offerta, a breve o a più lungo termine.

Si scambiano soltanto dei saperi, è esclusa qualsiasi relazione in denaro o in "sevizio".

Si può rompere con i sentimenti profondamente radicati d’incapacità e di paura di fronte ai saperi, ponendosi nella condizione di trasmettere agli altri ciò che si conosce.

In questo modo non si è più conosciuti solamente sulla base dei bisogni che ciascuno esprime, delle sue carenze e difficoltà, ma per le risorse di cui è portatore: saperi, esperienze, capacità di entrare in relazione con altri, capacità di trasformarsi e di trasformare la realtà circostante.

 

REGOLAMENTO DELLE RETI DI SCAMBIO DEI SAPERI

  1. Le "Reti" sono costituite da persone, associate o non, il cui fine ricercato e riconosciuto è la valorizzazione di ciascun individuo attraverso la ricerca di strumenti che gli permettano di trasmettere i suoi saperi e di acquisirne in uno scambio reciproco (saperi intellettuali, manuali, abilità, saperi derivanti dall’esperienza, ecc.).
  2. In questi scambi reciproci, si faciliterà la possibilità di entrare in relazione tra individui, ivi compreso il fatto che si può iniziare, ad imparare prima di insegnare (o viceversa) e che si prenderà il tempo necessario per raggiungere l’indispensabile reciprocità.
  3. Nell’eventualità in cui sia sollecitato un contributo per l’organizzazione degli scambi, rimane in ogni caso ferma la "de-monetizzazione" degli scambi stessi.
  4. Non esiste un regolamento tipo che guidi il funzionamento di ciascuna Rete, ma si valuterà ciascun progetto sulla base della reciprocità.
  5. Nell’organizzazione delle Reti sarà posta una scrupolosa attenzione affinché ciascun soggetto sia protagonista, ivi compreso per quel che riguarda l’elaborazione dell’informazione, del potere decisionale e dei modi e dei mezzi dell’apprendimento.
  6. Si avrà cura di aiutare ciascun individuo a prendere coscienza dei saperi di cui è portatore e dei mezzi per trasmetterli ad altri, allo stesso modo con cui si avrà cura di elaborare le sue richieste di apprendimento.
  7. Nel corso degli scambi di saperi, si porrà attenzione ai mezzi che le persone usano per valutare, esse stesse, il loro grado di apprendimento e di trasmissione, e si sarà liberi poi di proporre loro dei criteri che permettano di approfondire questa valutazione, senza dimenticare che il periodo di apprendistato può essere approfondito in altri momenti di formazione.
  8. Non si dimenticherà che le Reti hanno anche, come obiettivo, la creazione collettiva. Si farà perciò in modo che gli scambi di saperi sfocino in iniziative collettive.
  9. Possono essere riconosciuti come animatori volontari o retribuiti delle Reti coloro che sono:
  1. Di pari passo con lo sviluppo delle Reti, si ricercheranno i mezzi necessari per la formazione dei volontari e degli operatori a tempo pieno, per dar loro la possibilità di comprendere più compiutamente domande ed offerte, di essere più efficaci possibili nel mettere in relazione coloro che offrono e coloro che chiedono, così come nell’assolvimento degli scambi.

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Monete locali e legame sociale:

i Sistemi di scambio locale

a cura di

Denis Bayon, Jérôme Blanc, Isabelle Guérin, Gilles Malandrin, David Vallat, con la supervisione di Jean-Michel Servet

Centre Walras

Testo dell’intervento di Jerôme Blanc
Al Colloquio Internazionale di Martano

11 e 12 agosto 1998

"I sistemi locali di reciprocità indiretta"

organizzato da ASSEM – Bdt di Martano (LE)

 

I sistemi di scambio locale in Francia possono essere definiti come associazioni attraverso cui delle persone scambiano, localmente e fuori dai circuiti abituali, beni, servizi e sapere, grazie ad una unità di conto interna. L'associazione è uno statuto giuridico comunissimo in Francia. Un'associazione non ha scopo di lucro.

Il primo SEL è apparso a Mirepoix (Ariège) sul modello dei Lets britannici nell'ottobre del 1994. I primi SEL urbani hanno preso il via un anno dopo a Lione (dicembre 1995), nella regione parigina (Saint-Quentin-en-Yvelines) e a Parigi (maggio 1996). La crescita dei SEL, avvantaggiandosi particolarmente dei numerosi reportages scritti e televisivi, è stata molto forte in Francia poiché si contano oggi più di 300 SEL che presentano tra 20.000 e 25.000 membri.

Organizzando nuove forme di scambio, i SEL ricreano legame sociale attraverso la via di monete locali che permettono a persone dello stesso quartiere, di una stessa città o d'uno stesso cantone di incontrarsi, scambiare e formare così contatti e reti di convivialità. Malgrado la presenza di strumenti simili a quelli del mercato (moneta, prezzo, catalogo, offerta, domanda...), i SEL sono lontani dall'introdurre una logica commerciale nel tessuto delle relazioni di aiuto. Essi mettono piuttosto in gioco una forma di scambio che crea legame con il dono e che si inserisce in una volontà da parte dei membri di creare un modo più umano di consumare, di scambiare e di produrre. Il carattere locale degli scambi e della rete è estremamente importante, a differenza forse dai modelli di altri paesi, come l'Australia, per esempio.

L'unità di conto all'interno del sistema di scambio locale ha ogni volta un nome specifico. Un nome che si smarca totalmente dalla moneta abituale. Per esempio, nel SEL pirenaico, da François Tierris, è il "grano". A Lione, nel quartiere della Croce Rossa, è il "ciottolo", che fa riferimento ad un elemento emblematico del quartiere. Così il nome dell'unità di conto nel SEL determina una buona parte dell'identità della comunità SEL in qualsiasi modo.

 

Al centro Walras (Università Lione 2) abbiamo formato da due anni un gruppo di 6 persone, con a capo Jean-Michel Servet, al fine di studiare i SEL. Noi l'abbiamo fatto in modo intensivo per tutta la durata di un anno. Questa ricerca è una ricerca partecipativa, poiché siamo tutti coinvolti in SEL. All'epoca c'erano 150 SEL in Francia, oggi ce ne sono 300. L'interesse sollevato dai SEL all'epoca era forse soprattutto giornalistico, ma oggi ci si interroga sui SEL giustamente nell'ambiente politico e nell'ambiente governativo.

Io vi darò qui alcuni elementi di questa ricerca, prima in maniera molto sintetica, dopo in modo un po' più dettagliato.

Meglio per parlare dei SEL francesi è forse leggere le prime frasi della Carta dei SEL, qui la Carta dei SEL di Lione Rive Gauche. E' scritto nell'articolo 1 che l'oggetto dei SEL è la creazione di una rete conviviale e solidale tra le persone che vivono nel quartiere. Per fare ciò, i partecipanti al SEL organizzano gli incontri, cenette mensili e scambi tra di loro in un'ottica non commerciale. Ciò che è interessante nella lettura di questa Carta è che gli scambi non appaiono che alla fine di questo primo articolo. Ciò che conta prima di tutto è la rete e la convivialità. L'incontro dell'altro avviene perciò con la parola, Così ciò che conta prima di tutto nel SEL, e ciò che lo differenzia fortemente dagli scambi commerciali, è il legame sociale.

Ciò che appare nel SEL come veramente molto importante è il ritorno della fiducia in sé e la ri-valorizzazione delle proprie competenze. Infatti, quando aderiamo a un SEL, ci domandano di mettere per iscritto ciò che siamo capaci di fare, ciò che siamo capaci di offrire, e ciò fa in modo che si trovino competenze che non si possono utilizzare normalmente. Quello è piuttosto un elemento di natura psicologica.

Si può sviluppare un altro elemento di natura più sociologica, è questa reciprocità indiretta che permette di ricreare o di sviluppare il legame sociale in una comunità locale.

Si può inoltre vedere l'aspetto economico che molti vedono nel SEL, giustamente perché si parla di scambio. L'aspetto della circolazione di beni e di servizi è quasi minore in rapporto all'importanza della ri-valorizzazione di sé e del legame sociale. Nel SEL s'intravede anche ciò che si può chiamare una ri-appropriazione cittadina dell'economia. E' l'idea che si cerca alla base, tra di noi, un nuovo modo di vivere l'economia.

La parola scambio, in Francia, non è comprensibile come lo è in Italia: in Italia la parola scambio era intesa nel senso del mercato, mentre nel SEL francese questa parola non è intesa in questo modo. Il modello francese dei SEL conserva la parola scambio (per esempio quando io ti presto la mia bicicletta, si fa uno scambio), ma non c'è assolutamente l'idea d'uno scambio commerciale, di una mercanzia, di spersonalizzazione dello scambio. Infatti, il modello francese è più vicino al dono che al mercato. La contabilizzazione degli scambi non è un pagamento nel senso abituale del mercato perché la relazione tra i due scambisti non è chiusa. Al contrario, una dinamica dello scambio si crea nel gruppo. Questa idea di rendere dinamici gli scambi, di pensarli come doni piuttosto che come mercato, alla fine o in ogni caso al suo principio, può portare a voler eliminare il principio di contabilizzazione degli scambi. I SEL sono uno stadio intermedio tra il dono e il mercato poiché si contabilizzano ugualmente gli scambi, ma sono soprattutto pensati come un sistema verso la solidarietà e il dono.

Altro aspetto da considerare, quello dell'inserimento e dello sviluppo locale. Secondo ciò che è stato detto sulle Banche del Tempo, sembra che le persone in situazione sfavorevole sono più numerose nei SEL in Francia che nelle B. D. T. in Italia. Per la possibilità di usufruire indirettamente di alcuni servizi, il SEL appare come un mezzo per inserirsi in una rete di relazione e di sviluppare una sorta di solidarietà perduta.

 

Il funzionamento di un SEL.

Gli aderenti dispongono in modo regolare, andando all'ufficio dell'associazione di un catalogo che riepiloga le offerte e domande di beni e servizi degli altri membri.

Attraverso questo, i membri possono incontrarsi e così mettersi d'accordo sullo scambio (servizio da effettuare o tipo di bene, montante in unità locali.....) Una volta realizzato lo scambio, le due persone riempiono una riconoscenza di debito (un buono di scambio). Questa carta è costituita da tre tagliandi: uno è inviato agli animatori del SEL, gli altri due sono per la contabilità degli scambisti. Ciò permette così di accreditare e di addebitare i conti di unità locali dei due membri, conti di cui i saldi negativi o positivi hanno raggiunto il massimo.

Ci sono altre modalità di scambio. In alcuni SEL, si impiegano fogli di ricchezza condivisa: la persona che scambia contabilizza essa stessa sul suo foglio. Quando ha finito di riempire il suo foglio, lo rimanda alla persona che contabilizza gli scambi nel SEL. Esistono infine talvolta Borse Locali di Scambio (BLE), nelle quali si scambia con buoni che rappresentano valori dell'unità di conto interno.

Ci si può dunque rendere ben conto che non si tratta per niente del ritorno al baratto che alcuni hanno voluto vedere ma proprio di un sistema di indebitamento multilaterale. I SEL infatti danno risalto a un sistema monetario con il fatto della compensazione degli scambi e della loro contabilizzazione; la logica del SEL risiede nella compensazione dinamica dei debiti e dei crediti, con la perpetuazione di un legame di debito. La specificità di questa "moneta SEL" sta nel suo carattere socializzante, si ritrova lì il ruolo essenziale della moneta come legame sociale. Non è d'altronde la prima iniziativa di questo tipo poiché i SEL si iscrivono in una lunga filiazione storica d'esperienze a carattere monetario, di cui molte hanno una tonalità socialista e/o un carattere utopico (si ritrova l'idea di una moneta di consumo come in Gesell, così nelle utopie di trasformazione e di soppressione della moneta, difese da Marx, Owen, Proudhon, Gray, Bray e altri).

 

Una volontà di ri-appropriazione cittadina dell'economia.

Il movimento dei SEL è nato dalla volontà di costituire nuovi rapporti nell'economia, basati su un certo numero di principi da cui il riconoscimento dell'altro e delle sue abilità così come il primato del locale contro l'economia mondializzata. Perciò, in molti SEL, il principio d'uguaglianza dei compensi dei servizi e delle abilità è rivendicato, facendo attenzione a lasciare sempre la libertà ai membri di applicare un'altra scala di valori se lo vogliono.

Partecipare al SEL è un mezzo di riappropriarsi del proprio quotidiano. Anche se si distinguono membri "politici" (per il quali il SEL è essenzialmente un progetto politico di ripresa della vita cittadina), e "pragmatici" (per i quali il SEL è essenzialmente uno spazio conviviale), lo studio della vita collettiva dei gruppi SEL permette di considerarli come un luogo d'espressione e di presa di coscienza individuale e collettiva. I SEL re-inventano così uno spazio comune dove i fenomeni detti "economici" sono inseriti in un controllo politico democratico poiché il controllo del gruppo avviene attraverso se stesso: l'autocontrollo e la responsabilità individuale sono privilegiate (controllo degli scambi, dei debiti e dei crediti), si parla di sistema di educazione locale.

Ogni scambio è pensato come una relazione inquadrata e indissociabile dello "spirito SEL": convivialità e scoperta dell'Altro. Non esiste così il taglio moderno tra il politico, l'economico e il sociale. Gli scambi avvengono su questi tre registri.

 

Dono piuttosto che scambio commerciale.

Lo studio della fissazione del valore dei beni o servizi scambiati mostra che il "prezzo" non è la variabile centrale ma una stima della relazione con gli altri, e che lo scambio dà risalto più al dono/contro-dono che a uno scambio commerciale dove il pagamento si suppone chiuda la relazione. Quando si interrogano i membri, l'aspetto della riscoperta del dono, della convivialità e dello scambio (di parole, di punti di vista, di beni, di servizi) risalta con forza. Adottare il SEL "è scegliere che il legame è più importante del bene: è la frontiera che fa passare dallo scambio commerciale al dono. Si può allora parlare di dono anche se c'è reciprocità tra i doni e che questa reciprocità è misurata come nei SEL".

Al di là degli scambi, che passano attraverso il SEL, l'accento è messo sulla creazione di reti di relazioni e di aiuto reciproco al fine di migliorare il quotidiano, tanto sociale che materiale. Infatti, dopo un tempo di apprendistato necessario alla costruzione di relazioni di fiducia, gli scambi non passano più attraverso i buoni di scambio ma avvengono direttamente tra i membri.

 

Uno strumento d'inserimento e di sviluppo locale.

Le inchieste di base mostrano che i SEL raccolgono una forte proporzione di persone in situazione materiale precaria (tra il 40 e il 60% secondo i SEL intervistati ) e che essi funzionano come delle strutture che rinforzano i legami sociali: accesso al consumo, aiuto reciproco e solidarietà di prossimità, allargamento delle relazioni sociali, ri-valorizzazione di sé e di abilità abbandonate sono improvvisamente ritrovati, anche se non hanno la stessa ampiezza secondo gli aderenti. L'impatto non può misurarsi in termine d'aumento di redditi ma piuttosto in piccoli "più" che facilitano il quotidiano e soprattutto in una integrazione d'una maniera valorizzante ad una rete di relazioni interpersonali dove la socializzazione non dipende più dall'utilità delle competenze (come nel mondo del lavoro) ma dalla divisione delle proprie passioni, dei propri hobby. Il posto del lavoro si trova relativizzato al vantaggio dell'idea di attività.

 

SEL ed esperienze al Sud: quali confronti?

Per numerosi aspetti, i SEL hanno una filiazione esplicita o implicita con i sistemi de-centralizzati di finanza come le tontine. Il principio unificatore risiede nel fatto che un legame di debito che si annoda tra i membri di una stessa rete, posandosi sulla fiducia, crea un sentimento crescente di appartenenza a un gruppo. Questa integrazione si esprimerà allora attraverso il rinforzamento dei legami tra i diversi membri, passando gradualmente dalle relazioni societarie a relazioni di tipo comunitario; la scelta di appartenere a queste reti può allora superare il motivo economico prevalente al momento dell'entrata in seno ai due sistemi (accesso ai beni e servizi, accesso al credito).

Osserviamo che nei paesi occidentali la moneta è spesso considerata come un oggetto di perversione: non la si introduce che con molta precauzione nelle relazioni di parentela o di amicizia. Esistono pertanto altre culture, nei paesi del Sud, dove la moneta non è segnata da questo marchio; il legame sociale può allora avere come mediatore il denaro senza prendere la forma di una moneta inventata (come fanno i SEL).

Secondo questa ottica, il debole sviluppo del SEL nei paesi del Sud proverrebbe dal fatto che l'invenzione di una nuova moneta non appare necessaria.

 

Conclusione.

I SEL organizzando una reciprocità a livello del gruppo mettono in piazza una nuova forma di scambio. Il sistema di indebitamento incrociato permette a ciascuno di scambiare indebitandosi non nei confronti di una persona ma nei confronti di tuto il gruppo. Le relazioni tra i membri sono così "mediatizzate" dal gruppo intero; si parla allora di terzo-incluso nello scambio, materializzato dal terzo tagliando dei buoni di scambio.

Questo sistema si allontana dal funzionamento commerciale per avvicinarsi alla logica di reciprocità che prevale per es. tra membri d'una famiglia o tra amici.

Un punto cruciale resta tuttavia in sospeso: le relazioni problematiche dei SEL con lo Stato. Storicamente, lo Stato è sempre intervenuto per distruggere le esperienze di emissione di monete locali (in Autriche negli anni trenta, in Cher nel 1956, ecc.). I limiti nei qual un SEL può intervenire senza affrontare lo Stato sembrano, da ciò, stretti. Fino ad ora, i SEL rappresentano un sistema relativamente marginale al limite del sistema economico e non favoriscono che scambi tra privati: la tolleranza amministrativa sembra essere la regola. Se il sistema si estende integrando dei professionisti, lo Stato potrebbe allora esservi meno favorevole. Relazioni con lo Stato devono allora essere definite, facendo sì che la legge si evolva alfine di ottenere per i SEL uno spazio legalmente riconosciuto. L'evoluzione della regolamentazione all'estero dove le reti di scambio hanno raggiunto sviluppi considerevoli, di cui la rete WIR, creata già da 60 anni e che sviluppa scambi tra le imprese e raggruppa 60.000 PME, potrebbe offrire delle piste in materia di regolamentazione del fenomeno in Francia.

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Lilliput Edizioni

1° trimestre 1999