Brevi stralci illichiani

 

 

Nella comunicazione la cosa più importante è sentire ciò che non viene detto

Peter Drucker

 

 

Goffredo Fofi

Stralcio sulla comunicazione

(Dalla trasmissione di Radio Popolare del 3 dic. 2003)

 

Io sono convinto che la comunicazione sia uno dei mali, se non del ‘900, del 2000 lo è di sicuro, del nuovo secolo, e che la comunicazione sia il contrario dell’autonomia, della libertà degli individui, che sia diventata un’enorme trappola mondiale che serve per asservire le coscienze, per veicolare determinati messaggi consumistici e pubblicitari e per illudere le persone che pensano con la loro testa mentre invece è il potere che le fa pensare come vuole.

La trappola della comunicazione, rispetto alla quale lui (Illich), per esempio, partendo da altre strade, che sono a me molto care, per esempio, come quella dei quaccheri, difendeva come mezzo di comunicazione, di comunicazione interna ai gruppi, per esempio, il silenzio, cioè la capacità anche di non parlare quando non si hanno cose da dire.

 

 

Ivan Illich

Stralcio sulla fede

(dalla trasmissione di Radio Popolare del 3 dic. 2003)

 

Penso esistano prove storiche che il mio credere che quell’angelo… sai, quel Gabriele che all’improvviso è apparso davanti a quella ragazza ebrea e ha detto “Ave”…, non possano essere ignorate dallo storico e allo stesso tempo ha fatto qualcosa che sfugge da ciò che normalmente viene considerato storia o studio della storia.

Io credo che quell’angelo ha detto a quella donna che lei da quel momento in avanti sarebbe stata la madre di Dio, che Egli, il cui nome gli Ebrei non volevano mai pronunciare, sarebbe stato da quel momento in avanti un essere umano quanto te, David o me.

Io credo in questo, quindi io lo ascolto come nessuno prima di questo avvenimento poteva aver ascoltato un altro, guardato un altro e questo è ciò di cui io vivo. Quindi credo che l’incarnazione, l’ensarkosis, la parola greca per dire l’incarnazione dell’Allah biblico, coranico e cristiano, rappresenti una svolta nell’osservare ciò che succede nel mondo e questa è una sorpresa straordinaria, e rimane una sorpresa, non è consapevolezza di tipo ordinario, è la consapevolezza che nella mia tradizione si chiama fede e non smetto di vivere nella mia fede quando studio la storia.

 

 

Joseph Rykwert*

Stralcio sulla morte di Ivan Illich

(dalla trasmissione di Radio Popolare del 3 dic. 2003)

 

Lui è forse uno degli ultimi rappresentanti che negli ultimi anni dell’ultima guerra mondiale erano chiamati della Lebenphilosophie, la filosofia della vita, la vita come atto filosofico, la vita stessa, la propria vita filosofica, ed era sempre un aspettare la morte, lui era sempre cosciente del suo corpo caduco, del fatto che doveva affrontare la morte, che ha affrontato sempre con calma, e malgrado la malattia (era ammalato di cancro) lui era sempre molto vivace ed entrava sempre nelle discussioni in modo, come dire, molto coinvolto nei temi che si discutevano, era sempre molto presente.

Come lei sa, la sua morte è avvenuta in un momento di calma, lui è andato a passeggio con Barbara Duden, lei è andata a fare il suo corso all’Università, lui è tornato a casa e lei quando è venuta a colazione l’ha trovato morto.

 

*Joseph Rykwert è uno storico dell’architettura che invitò Illich a tenere dei seminari nel suo corso di architettura all’Università di Pensilvanya.